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Autore: time_wings    04/08/2017    2 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAMICIE NUOVE DI ZUCCA
 
Ottobre era ormai andato da un pezzo, lasciando che un novembre più gelido del solito affondasse i suoi artigli ghiacciati nella città. L’alba aveva iniziato ad avere quei piccoli riflessi che facevano sentire a chiunque la scorgesse anche solo da lontano la presenza ormai imminente dell’inverno. Percy odiava tutto ciò. Odiava doversi svegliare con il buio, le mattine piovose, odiava doversi riscaldare le mani soffiandoci sopra, nella speranza di non sentirle più pietrificate, odiava doversi vestire a strati ed odiava lasciare la sua casa riscaldata per lanciarsi nelle fredde strade di New York.
Percy non aveva mai apprezzato il suo spacciatore, ma aveva imparato a non farsi troppi problemi su che tipo di persona fosse. A lui serviva l’erba e se quel biondino poteva procurargliela andava bene così. Era indubbiamente un tipo strano, ma alcuni suoi comportamenti, quando l’aveva incontrato in occasioni diverse dal solito, non gli erano per niente piaciuti, specialmente le ultime volte.
Era per questo che quel giorno, complice anche il freddo, di vedere quel ragazzo, non aveva per nulla voglia.
“Ciao Jackson, di nuovo qui?” Domandò il biondo con un sorrisetto divertito: “Come sta Piper?”
“Togliti Piper dalla testa e limitati a fornirmi l’erba. Io e te non siamo amici.” Sibilò Percy prendendosi un sacchetto dalle mani del ragazzo e sbattendogli i soldi che gli spettavano sul petto.
“Oh, così mi offendi.” Rispose il ragazzo, il cui sorriso, ancora più divertito del precedente, non sembrava poi così coerente con la frase appena detta. Il moro, però, si limitò a girarsi ed allontanarsi senza fiatare.
“Ci rivediamo quando sarai di nuovo in astinenza!” Gli urlò dietro il biondo, lasciandosi andare ad una fragorosa risata quando vide il dito medio di Percy, che non si era neanche girato a guardarlo.
 
“Jason, mi dispiace per aver creduto… Insomma, che volessi provarci con Annabeth.” Percy aveva capito che forse Jason poteva essere qualcuno con cui parlare di tutto. Per un secondo aveva anche creduto che potessero essere grandi amici.
“Non preoccuparti, fratello, ma sappi che non sarò mai interessato ad Annabeth in quel senso.” Rispose sorridente Jason togliendosi la maglietta pronto per l’allenamento di quella mattina: “Solo… Posso dirti che sei un coglione?”
“Mi è stato detto di peggio.”
“No, davvero, questa cosa di far ingelosire Annabeth usando Rachel…” Iniziò Jason con la voce di uno che si ritrova a spiegare la matematica ad un bambino per la prima volta.
“Lo so, lo so. Dovrei fare qualcosa.”
“Perché non le chiedi di uscire?” Domandò il biondo assestandogli una pacca sulla spalla ed iniziando a sbottonarsi il pantalone.
“Certo!” Esclamò sarcastico il moro: “Così magari insieme ad una risposta negativa mi rifila anche un calcio dove nessuno lo vorrebbe.” Disse facendo scoppiare Jason a ridere, ma valutando seriamente il suggerimento dell’amico.
“Va bene, piccioncini!” Esclamò una nuova voce: “Perché invece di ridere alle battute che non fanno ridere di Percy non mi aiutate a scappare da Drew?” Domandò Leo guardando male i suoi amici: “Sono abbastanza sicuro che me le suonerà di brutto con quelle sue unghie laccate appena ne avrà l’occasione.” Sussurrò con uno sguardo terrorizzato che fece ridere i suoi amici.
“Non era un angelo venuto dal cielo, fino a qualche settimana fa?”
“Lo era!” Precisò il messicano prendendo a rovistare nel suo armadietto in cerca della divisa da football.
“Wow, Leo! Dovresti mettere in ordine quel povero armadietto! Sembra ci sia scoppiata una bomba!” Esclamò Percy. In effetti non c’erano parole per descrivere l’armadietto di Leo. Pezzi di cibo, magliette sporche e calzini appesi in ogni dove popolavano in grande quantità l’armadietto del ragazzo impedendo a chiunque ci ficcasse il naso di distinguere una mensola da un deodorante (che, per la cronaca, sembrava dover essere ancora inventato da quelle parti, visto l’odore piuttosto pungente che c’era). Leo, invece, guardando il suo armadietto, si limitò ad una scrollata di spalle e lo richiuse con un tonfo, facendo alzare gli occhi al cielo a Jason.
Quando i tre si decisero a raggiungere il coach nel campo, questo non perse tempo ed avvicinò il suo megafono alla bocca: “DISGRAZIATI!” Esclamò nell’orecchio di Leo, che prese a massaggiarselo dolorante ed a mormorare qualcosa come: “Perché sempre a me?”
“COSA STAVATE ASPETTANDO? UNA CARROZZA? CINQUANTA ADDOMINALI, FORZA!” Urlò con un sorrisetto soddisfatto, mentre i ragazzi protestavano: “VALDEZ!”
“Eccolo…” Sussurrò il ragazzo, pronto a tutto.
“Come dici, scusa?”
“Nulla.” Commentò alzando solo un angolo della bocca in un sorriso.
“Benissimo! TU TE NE BECCHI SETTANTA!”
Percy non osava immaginare che trattamento avrebbe riservato all’altra metà della squadra che era ancora negli spogliatoi.
Fu più o meno a metà allenamento, tra un urlo ed un altro del coach Hedge, che Percy notò una chioma bionda sugli spalti vuoti, alzò lo sguardo di scatto spostandosi i capelli bagnati dal sudore dagli occhi ed incontrò lo sguardo di Annabeth, alzò una mano per salutarla con un sorriso ebete dipinto in viso. Non aveva neanche notato Hazel e Piper sedute accanto a lei.
Il coach, però, riuscì senza problemi a riportarlo alla realtà, realtà in cui esistono clave piuttosto spiacevoli da ricevere sulla nuca: “Ahi…” Mugolò prendendo a massaggiarsi la testa mentre la bionda rideva divertita.
Fu l’allenamento più lungo che Percy avesse mai fatto, ma quando fu finito vide le tre ragazze avvicinarsi e pensò che avrebbe potuto anche farci l’abitudine, che si sarebbe preso tutte le bastonate e le urla amplificate dal megafono del coach Hedge se quella doveva essere la sua ricompensa.
Jason e Percy si avvicinarono alle ragazze sorridendo, mentre le tre ridevano di Leo che, poco più in là, era ancora a fare le flessioni tra le grinfie del coach.
“Ciao, Hazel!” Salutò Jason abbracciando la ragazza in questione. Leo fece il grande errore di girarsi di scatto perdendo la presa sulle braccia e cadendo proprio con la faccia sulle scarpe puzzolenti del coach. Il messicano cercò di dire qualcosa, ma il suono arrivò attutito.
“Di solito mi cadono solo pollastre ai piedi!”
Leo si alzò disgustato tossendo e mormorando qualcosa sul fatto che cadessero svenute per la puzza delle sue scarpe, ma il coach era troppo impegnato ad allontanarsi urlando al megafono: “RICORDATEMI DI NON PRENDERE PIÙ PIROMANI IN SQUADRA!”
“Oh, bene” Disse Leo avvicinandosi ai suoi amici spazzolandosi i vestiti: “La voce è arrivata anche a lui!” Esclamò sorridendo fiero: “Ciao ragazze!”
Ed insieme si avviarono agli spogliatoi ridendo per la maggior parte del tempo pensando a quanto fosse ridicolo Leo negli sport, mentre il ragazzo in questione campava in aria ragionamenti contorti su quanto questo aumentasse radicalmente il suo fascino agli occhi delle ragazze.
 
“Annabeth!” La ragazza si girò verso la voce che l’aveva appena chiamata mentre il suo cervello la associava in tempo record ad un volto.
“Ciao.” Si limitò a rispondere fredda. Annabeth non aveva alcuna voglia di sentirsi raccontare da Percy di tutti i rapporti sessuali che aveva avuto con Rachel fino a quel momento e fingere che non le importasse minimamente, così continuò a camminare verso la sua classe nonostante la campanella non avesse ancora avvertito i ragazzi della fine dell’intervallo.
“Che fai oggi pomeriggio?” Domandò il moro senza arrendersi appoggiandosi al primo armadietto sulla strada di Annabeth ed impedendole di procedere oltre. I loro visi erano separati da qualche centimetro.
“Quello che avresti bisogno di fare tu: studiare.” Replicò la ragazza puntando i suoi occhi grigi in quelli verdi del ragazzo con uno sguardo di fuoco.
“Risposta sbagliata.” La corresse Percy: “Ti andrebbe di fare un giro?”
“No.”
“Non capisco davvero come tu faccia ad avere dei voti così alti. Di nuovo, risposta sbagliata.” Replicò imperterrito il moro con un sorriso ironico e strafottente insieme stampato in viso: “Dai, non vorrai dirmi che sei gelosa.”
“Io?” Domandò la ragazza alzando la voce più di quanto volesse.
“Ah no?” Rispose Percy avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra: “Dimostralo uscendo con me.”
Annabeth sentì che il suo orgoglio stava per essere frantumato dal primo ragazzo con un bellissimo sorriso strafottente.
“E va bene. Alle 18:00 fuori scuola.” Accettò facendo sorridere il moro vittorioso: “Ma solo come amici.” Aggiunse superandolo e recandosi in classe, lasciando Percy lì dov’era a sorridere amaramente. Era un sfida? Era pronto a giocarsi le migliori carte.
 
Annabeth non era il tipo di ragazza che voleva far tardi per farsi desiderare. Fece venti minuti di ritardo perché aveva passato l’intero pomeriggio a studiare ed alle sei meno dieci aveva visto l’orario dopo ore.
Trovò Percy seduto su una panchina ad aspettarla, con la testa abbassata tra le ginocchia, il vento rendeva i suoi capelli neri ancora più in disordine del solito. Non era vestito in modo particolarmente elegante. Una semplice camicia nera era l’unico tocco di classe sui jeans e le sue scarpe sfondate. Annabeth, dal canto suo, aveva avuto davvero poco tempo per pensare all’abbigliamento. I suoi capelli erano ancora raccolti in una coda dalla quale usciva qualche ciuffo biondo. (Si appuntò mentalmente di tralasciare questa parte quando avrebbe parlato della sua uscita a Piper, che, per di più, non sapeva nulla di quell’appuntamento, visto che Annabeth non voleva essere spiata.) Questo bastò comunque, però, perché le pupille di Percy si dilatassero quando si accorse della ragazza.
“Oh, guarda!” Iniziò il ragazzo con un sorrisetto: “Siamo entrambi in anticipo.” Disse sarcastico.
“Almeno hai avuto abbastanza tempo per decidere il posto fantastico in cui porterai la tua amica.” Replicò Annabeth regalandogli una delle sue occhiatacce che Percy aveva imparato ad ignorare.
“Ti piace il mare?” Domandò con un luccichio nello sguardo.
 
Percy aveva pensato a tutto, ma non voleva che Annabeth lo capisse, voleva che tutto ciò che aveva organizzato passasse per un semplice regalo del caso.
Qualche autobus dopo si ritrovarono appoggiati ad un muretto a guardare il mare: “Ti presento l’oceano!” Esclamò Percy allargando le braccia sorridendo. Annabeth alzò gli occhi al cielo: “Va bene, era questa la tua grande idea? Portarmi al mare?
“Non esattamente.”
Dopo un giro sul lungomare e dopo che le loro mani si furono sfiorate accidentalmente almeno venti volte, Percy girò verso un molo al quale erano attraccate almeno dieci barche dall’aria parecchio costosa.
“Percy?” Chiamò Annabeth tentennando: “Stai salendo clandestinamente su una barca che non è tua o hai un padre particolarmente ricco di cui nessuno sa nulla?”
Il moro si rabbuiò solo un attimo prima di rispondere con il suo solito sorriso sarcastico: “Non preoccuparti, so quello che faccio.”
Annabeth alzò gli occhi al cielo, ma seguì comunque il ragazzo, pronta ad incolparlo di un potenziale furto nel caso in cui l’avesse ritenuto necessario. Si stupì parecchio quando Percy si avvicinò ad un uomo che aveva tutta l’aria di essere un cameriere: “Salve, c’è un tavolo libero per due?” L’uomo non fiatò, ma fece segno ai ragazzi di seguirlo conducendoli ad un tavolino particolarmente appartato dove la vista era strepitosa: “Wow” Esalò Annabeth guardandosi attorno, mentre Percy si concedeva un piccolo sorriso vittorioso.
Parlarono per tutta la prima metà della cena. Annabeth notò che, in fin dei conti, Percy non era un ragazzo così stupido come si poteva pensare guardandolo solo da fuori. Aveva notato, inoltre, che non doveva aver avuto un passato facile dato che non aveva accennato nemmeno a suo padre o alla sua famiglia, esclusa sua madre.
“E quindi la tua passione per il mare da dove salta fuori?” Domandò la ragazza tra un boccone e l’altro.
“Be’, vedi, mia madre mi ci portava sempre quando… Nei momenti difficili. Aveva un non so che di rilassante, sembrava andare tutto bene, almeno per un po’.”
“Oh, capisco.” Si limitò a rispondere Annabeth che non voleva infilare il dito nella piaga: “Io da picc…” La ragazza fu interrotta da uno scossone ed un rumore di motore in azione: “C-che cosa succede?”
Percy si limitò a sorridere. Mezz’ora dopo si erano di parecchio allontanati dalla costa e lo skyline di New York illuminata si stagliava davanti ai loro occhi, permettendo loro, però, di vedere comunque le stelle. Annabeth straparlava dei fantastici edifici visibili da lì. A Percy non interessava poi tanto il discorso, ma adorava vedere gli occhi della ragazza brillare mentre parlava delle sue passioni. Erano soli sul pontile e Percy decise finalmente di farsi coraggio.
“Annabeth,” Iniziò con la voce tremante. Non sapeva nemmeno lui perché, per la prima volta nella sua vita, desiderasse con tutto se stesso, ed al contempo aveva così paura, di dare un bacio, ma quella serata era stata perfetta e non avrebbe permesso a nessuno di rovinarla.
“Mh-mh” Rispose distrattamente la ragazza continuando a tenere gli occhi fissi sugli edifici in lontananza. Percy si avvicinò di più a lei e riprovò, quella volta con più sicurezza nella voce: “Annabeth”. La bionda si girò finalmente a guardarlo, mentre lui diminuiva la distanza tra loro sempre di più.
All’improvviso, però, Annabeth cambiò sguardo. L’orrore era particolarmente visibile nei suoi occhi: “P-Percy…”
Il ragazzo sbuffo ed aprì gli occhi, senza, però allontanarsi di un centimetro: “H-hai… un ragno sulla spalla!” Gridò allontanandolo di scatto e facendolo cadere su un vassoio di pasticcini glassati alla zucca alle sue spalle imbrattandogli la camicia.
Percy prese il ragno dalla sua spalla e lo lanciò a mare. Annabeth si fiondò verso di lui: “Oddio, scusa! Davvero, mi dispiace tantissimo, giuro che non volevo, è che… I ragni mi terrorizzano, io…” Riprese fiato: “Sono ridicola, mi dispiace tanto.”
Percy sorrise. Insomma, la camicia era l’ultimo dei suoi problemi. Ciò di cui si dispiaceva davvero era il fatto di aver rotto l’atmosfera precaria che si era creata.
Poco dopo erano fuori casa di Annabeth e stavano per salutarsi: “Ebbene,” Esordì Percy: “Possibile che debba rovistare nella spazzatura o diventare una spazzatura per avere il tuo numero e conoscere il tuo indirizzo?” Scherzò il ragazzo.
“Ehm… Mi dispiace.”
“Non preoccuparti. È stata una bella serata all’insegna del caso.”
Annabeth rise: “Il caso come il fatto di aver prenotato un tavolo di un bellissimo ristorante ed aver pregato il cameriere di farmi credere che fosse la prima volta che ci mettevi piede?”
Percy sbiancò un secondo ed il secondo dopo sentì il viso andargli a fuoco senza essere capace di proferir parola.
“Esci così con tutti i tuoi amici?” Gli domandò ironica, rientrando in casa senza aspettare una risposta: “Grazie.” Disse prima di richiudersi la porta alle spalle.
No, quella era tutt’altro che un’uscita tra amici.
 
Poco dopo, sulla chat di gruppo che Annabeth aveva con Hazel e Piper, ci volle tutta la calma della prima per placare la rabbia della seconda nei confronti della sua amica per aver rovinato l’atmosfera.
 
Note dell’autrice: Ciaaaao amici!
Sì, lo so, sono un essere ignobile, ma credo di essermi fatta perdonare dopo aver scritto i 9/10 del capitolo tutti oggi. CHI SARÀ LO SPACCIATORE? Ho da chiarire parecchie cose su questo capitolo e sulla storia in generale.
Prima di tutto volevo specificare che questa è una storia leggera, il mio obiettivo era creare un qualcosa di rilassante che la gente potesse leggere a fine di una giornata stressante. Quindi, sì, alcune delle storie personali dei personaggi (oggi avete avuto qualche assaggio di quella di Percy) non saranno proprio allegre, ma in generale la storia sarà una semplice storia di semplici adolescenti che affrontano problemi di poco conto per i quali siamo passati tutti. Non vi libererete di me facilmente, quindi chissà le prossime storie che temi avranno eheheheh. 
Volevo anche dire che Annabeth ha accettato di uscire con Percy perchè non voleva che lui capisse la sua gelosia, ma non si aspettava certo quello che ha fatto il nostro figlio di Poseidone, quindi, viste le intenzioni, si è addolcita un po' per capire a che punto volesse arrivare il ragazzo.
L’altra cosa che volevo dire era che questo è un capitolo Percabeth e che, quindi, gli altri sono un po’ in secondo piano, ma non temete, presto avrete ciò che bramate *coff coff* Solangelo. Ho una paura matta di pubblicare nuovi capitoli per paura che troviate la storia scadere lentamente. Spero di non avervi delusi e, si, mi dispiace per com’è andato a finire questo capitolo, ma abituatevi a questo mio tipo di sadismo eheheheh
Grazie a chi è arrivato fin qui (le note così lunghe non le legge nessuno, El!) e a chi sta mettendo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite, grazie a chi sta recensendo (mi riempite di gioia) ed anche a chi legge senza commentare.
Ci vediamo appena potrò (sto per partire di nuovo), non troppo tardi
Adieu,
 
El.
   
 
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