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Autore: Voldemortslostnose    07/08/2017    1 recensioni
Will aveva appoggiato la mano sul vetro, lasciando l'impronta di una manina grassoccia per la quale sua madre l'avrebbe sicuramente sgridato, ed aveva gridato "toppa libera tutti!" nell'esatto momento in cui Cecil si era girato verso di lui, gli occhi scuri spalancati in una comica espressione tradita, la curva all'insù delle labbra che lasciava comunque intuire la sua felicità.
Will si era chiesto perché fosse proprio quello il ricordo che gli era venuto in mente, prima di lanciare un'ultima occhiata al display del suo cellulare sul quale lampeggiava la scritta "CeChill" e decidersi a rispondere.
Seguito de "Terribly Faked Texan Accent". Lo so, tornare dopo tanto con una cosa del genere è imperdonabile, ma boh. Spero possa incuriosire qualcuno. Purtroppo per voi, leggere la prima storia è (più o meno) indispensabile per la comprensione di questa.
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Apollo, Leo/Calipso, Nico/Will, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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II.


Qualche anno prima, Leo era sicuro di aver detto a Nico che lui non si sarebbe mai fatto prendere dal panico per una donna, ma quella sera l'affermazione non era assolutamente vera. Probabilmente, aveva pensato amaramente divertito Leo, considerando i suoi precedenti con le ragazze-Hazel, con la quale non aveva mai avuto speranze perché sorella di Nico, il quale aveva fatto del cosiddetto "bro code" uno stile di vita e Chione, la sua prima cotta, che aveva corteggiato per quasi un mese prima di sentirsi dire che avrebbe preferito vederlo morto piuttosto che anche solo dargli una chance-quella frase non era stata minimamente veritiera neanche nel momento in cui era stata pronunciata per la prima volta. Calypso, attaccata al suo braccio, irradiava letteralmente felicità mentre entravano nel ristorante che Leo aveva prenotato per loro quella sera. Si erano accomodati al loro tavolo, e Calypso gli aveva sorriso.
Leo si sentiva il sangue bruciare nelle vene, mentre si alzava dalla sua sedia e si inginocchiava davanti a Calypso. La donna si era portata le mani alla bocca, aveva già gli occhi lucidi e tremava, ma a Leo non era sembrata mai così bella come in quel momento. "Calypso, figlia di Atlante" aveva iniziato, un leggero tremore nella voce che non aveva potuto evitare di lasciar trapelare la grande paura che provava l'ispanico "Vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?" aveva chiesto sorridendo. Calypso si era inginocchiata davanti a lui, e l'aveva baciato come Leo era sicuro non avesse mai fatto. Si sentiva invincibile in quel momento, come se potesse spiccare il volo in sella ad un drago da un momento all'altro, portando Calypso con sé per iniziare la loro nuova vita insieme. Calypso si era separata leggermente da lui, e Leo l'aveva stretta a sé mentre singhiozzi di gioia scuotevano le spalle della donna. L'aveva tenuta stretta mentre si rialzavano insieme, e il ristorante era esploso in un boato di applausi.

Erano passati due giorni dall'"impresa" al centro commerciale e Will aveva cercato di convincere Nico che neanche legandolo ed imbavagliandolo sarebbe mai riuscito a fargli indossare lo smoking che il figlio di Ade aveva preso per lui. Un attimo prima di uscire dal negozio, dove la commessa Iride era stata una consigliera a dir poco perfetta, infatti Nico aveva preso la ragazza da parte per sussurrarle qualcosa all'orecchio. A Will non era piaciuto il risolino della commessa, gli era piaciuto ancora meno il ghigno di Nico e la cosa che gli era piaciuta di meno in assoluto era stato il numero che Nico aveva scarabocchiato sul registro di cassa poco dopo aver parlato con Iride.
Quella mattina, stranamente, Nico si era alzato allo squillo del campanello, quando invece normalmente non l'avrebbero svegliato nemmeno le cannonate di una guerra appena scoppiata esattamente sotto il suo appartamento. Non che Will se ne fosse accorto perché dormissero insieme - Nico non era abbastanza fiducioso per un passo del genere, e Will aveva capito già tempo prima di non essere interessato a spingere oltre la sfera affettiva la sua relazione con Nico - ma perché il più piccolo era barcollato fino alla porta facendo un baccano infernale, cosa che nessuno si sarebbe aspettato visto e considerato che tutte le sue calzature non avevano mai fatto nessun rumore - un altro dei motivi per cui tutti, non sentendolo mai arrivare, pensavano uscisse direttamente dalle ombre.
Quando Will si era alzato ed aveva ciabattato fino alla cucina, aveva trovato Nico ed una tazza di cioccolata calda fumante sul tavolo. Non avvertendo il tradimento imminente, aveva sorseggiato tranquillo la sua cioccolata per poi dirigersi in sala ed accomodarsi sul divano come tutte le mattine da un mese a quella parte. Nico si era accoccolato accanto a lui e si era impossessato del telecomando, per poi fare zapping tra i canali televisivi per qualche minuto. Aveva lasciato scorrere le immagini del telegiornale, e alla fine aveva spento il televisore. Will aveva provato a protestare, ma Nico lo aveva zittito lasciandogli un leggero bacio sulle labbra. Will aveva sorriso stupito, per poi aprire il pacco che Nico gli stava porgendo con un sorrisetto che avrebbe dovuto allarmare il biondo ma che era stato solo fonte di maggiore tradimento passato nelle iridi del biondo quando aveva visto cosa conteneva il pacco. Nico era scoppiato a ridere, e Will nonostante tutto non aveva potuto fare a meno di ammirare come i suoi lineamenti si trasfigurassero nei rari momenti in cui il più piccolo si lasciava andare alla risate.
Ma poi Will gli aveva lanciato addosso un cuscino. Nico aveva alzato un sopracciglio che sembrava chiedergli davvero, Solace? Mi hai veramente appena tirato addosso un cuscino? E Will per tutta risposta aveva iniziato a fargli il solletico, al quale Nico aveva reagito cercando di scappare. Ma Will aveva continuato inflessibile la sua tortura, non ascoltando le suppliche del più piccolo.
Perché andava bene che gli piacessero i colori vivaci, ma il biondo era sicuro, sicurissimo, perfettamente sicuro che la bastardata dello smoking rosa confetto non gliel'avrebbe mai perdonata.

Cecil quel sabato avrebbe voluto morire. Oh, sì, avrebbe preferito di gran lunga dissolversi nell'Ade piuttosto che stilare la lista degli invitati al matrimonio e quella, parallela, degli invitati al suo addio al celibato. Si era pentito più volte della decisione di organizzarne uno, per poi tornare continuamente a ritrattare sulle sue decisioni perché ehi, sarebbe stato divertente.
Alla fine si era deciso, ed aveva impugnato la penna, guardando interrogativamente Lou Ellen. La donna aveva sorriso, spostando un ricciolo blu mare dietro l'orecchio destro ed aveva iniziato a snocciolare nomi su nomi.
Cecil aveva iniziato a scrivere, eliminando automaticamente quelli su cui la sua futura moglie era stata leggermente incerta, sapendo che lei sarebbe stata d'accordo, e si era interrotto solo per guardare quella che da lì a due settimane sarebbe stata sua moglie. Era bellissima, sorridente ed assorta, e Cecil avrebbe potuto sposarla anche lì, in quel momento, nella loro cucina illuminata dal sole di giugno.

Nico stava scappando infilandosi in un vicolo scuro dopo l'altro, sentendo i passi pesanti di Percy Jackson dietro di lui. Il ragazzo per cui si era preso una cotta alle medie l'aveva notato in mezzo alla strada quelle che dovevano essere state ore prima, ed aveva iniziato ad inseguirlo subito dopo, ed era da allora che il cielo si era fatto scuro e Nico aveva cominciato a correre. I piedi gli sembravano andare a fuoco, e non riusciva quasi più a respirare.
Poi, svoltato l'ennesimo angolo, Nico si era accorto con orrore di essersi cacciato in un vicolo cieco. Aveva provato a voltarsi, ma all'entrata del vicolo, perfettamente calmo, Percy gli stava sorridendo. Gli occhi di Nico si erano spalancati dal terrore, ed il figlio di Ade aveva cercato disperatamente una via d'uscita mentre Percy gli si avvicinava, estraendo una pistola dalla fondina agganciata alla sua cintura.
Nico aveva sentito il respiro di Percy sulle sue labbra, e prima che l'altro potesse fare qualsiasi cosa, aveva esalato stremato un "Perché?" che in quel momento domandava risposte a centinaia di domande che gli si erano affollate nella mente da quando aveva conosciuto Percy per la prima volta. "Perché, mio piccolo Nico", aveva detto Percy, sogghignando diabolicamente "il primo amore non si scorda mai."
Nico si era risvegliato nel suo letto, urlando. Will era comparso quasi immediatamente accanto a lui, e l'aveva abbracciato come faceva ogni notte. Nico aveva deglutito, cercando di tirare indietro le lacrime che già scendevano sulle sue guance scavate. Erano rimasti così per quelli che erano sembrati anni ma che in realtà erano stati solo pochi minuti, finché Nico si era calmato leggermente e Will si era tirato lentamente indietro, sciogliendo l'abbraccio. "Will" aveva sussurrato Nico nel buio "Will, resta con me, per favore." Il biondo gli aveva preso le mani nelle proprie e si erano addormentati l'uno di fianco all'altro.

***
Leo non ci teneva particolarmente a svegliare il suo migliore amico, da quando, anni prima, Nico l'aveva mandato in ospedale con il polso sinistro rotto e la spalla lussata dopo quello che era stato un disastroso tentativo di far svegliare l'italiano, che si era bellamente dimenticato del fatto che quella domenica mattina Ade sarebbe passato a salutarlo a casa sua, ed ad informarsi su come stessero andando le cose. Leo sapeva che svegliarlo non sarebbe assolutamente stata una buona idea già quando Nico, la settimana prima, aveva riattaccato la cornetta del telefono, lasciandosi cadere sul divano esasperato, e mugugnando qualcosa sulla domenica, sulla perdita di preziose ore di sonno, sui genitori invadenti, sulle fidanzate e sul fatto che Ade stesse iniziando a sospettare che la storia della sua amicizia con Leo stesse nascondendo qualcosa di illegale o, peggio, -testuali parole di Ade-una tresca con l'ispanico. Ma Leo, accidenti alla sua ostinazione, l'aveva strattonato leggermente dopo avergli urlato nelle orecchie di svegliarsi fino a perdere completamente la voce, e in due secondi si era ritrovato a gemere sul pavimento, con un dolore lancinante al polso ed alla spalla, mentre Nico dormiva beato.
Memore dell'episodio, e consapevole del fatto che la camera di Nico era stata insonorizzata-dietro costante insistenza del corvino, che non voleva dargli fastidio con le sue urla notturne dovute agli incubi, che a detta sua avrebbero potuto far pensare male Ade una volta di più-, Leo si era diretto verso la camera del corvino come se stesse andando al patibolo, sapendo che in caso di rottura di qualsiasi altro osso, urlare come un ossesso non lo avrebbe aiutato, perché Calypso sapeva benissimo che Nico ci metteva un'ora e più a svegliarsi nel fine settimana e non si sarebbe preoccupata affatto.
Ma, giunto, sulla porta, Leo non aveva avuto bisogno di aprirla per sentire i respiri di due persone diverse nella camera, regolari come il ticchettio degli orologi che sapeva riparare in pochi secondi, segno che Nico non era da solo, e che, conoscendo Will, si sarebbe svegliato a breve, evitando alle sue ossa di subire altri danni.
Leo si era scostato per dirigersi verso la cucina. Come ogni domenica mattina, l'odore del caffè si mescolava al profumo inconfondibile di Calypso, ma c'era un'ombra scura contro la porta in vetro della cucina che non poteva certo appartenere alla figlia di Atlante.
Leo aveva fatto scorrere la porta nel supporto, e nel suo campo visivo la sua futura moglie era scoppiata a ridere, mentre una donna dagli improbabili capelli lilla si portava una mano curata alla bocca, nascondendo un sorriso. Seduto con le spalle alla porta, un uomo con corti capelli castani sembrava non essere affatto divertito.
Leo aveva circondato con un braccio le spalle di Calypso, mentre la donna che rideva con lei aveva allungato una mano ed aveva detto sorridendo di chiamarsi Lou Ellen. Leo le aveva stretto la mano, quando la zazzera bionda e spettinata di Will aveva fatto capolino dalla porta aperta. "Non ci speravo più" aveva detto l'uomo seduto in un tono di voce che lo aveva fatto sembrare improvvisamente un ragazzino, girandosi verso Will con un sorriso. "Cecil!" aveva esclamato il biondo, contento. "Che ci fate qui?"

"Allora? Quando hai intenzione di mandare il video al nostro amico?" aveva chiesto il biondo, mentre stappava l'ennesima bottiglia di birra, steso sul grande letto matrimoniale in una delle stanze attigue alla sala di registrazione. "Non ho intenzione di rovinarmi ulteriormente i polsi se non so neanche quando dovrò recitare la commedia che abbiamo preparato con così tanta cura nelle ultime settimane, e"-si era interrotto, lanciando un'occhiata ammonitrice a suo marito che si stava avvicinando a lui con uno sguardo tutt'altro che innocente-"non ti azzardare a dire che mi legheresti ogni notte, i miei polsi ne risentono anche troppo già così! Ho la pelle delicata, e sai benissimo che devo essere sempre al meglio!"
L'altro aveva sbuffato. "Certo, principino..." aveva risposto, modulando la voce per prendere in giro l'altro. "Comunque non ti preoccupare, manca poco. E poi..." Si era interrotto per un attimo, e poi aveva costretto l'altro sotto di sé, sorridendo lascivo "...sai benissimo che non ti legherei certo con delle corde, ma se preferisci..." Il biondo aveva ridacchiato, e si era sporto in avanti per lasciare un bacio sulle sue labbra.

Prima che Cecil potesse rispondere, la voce assonnata di Nico aveva richiamato Will dal corridoio. Il biondo si era sporto verso di lui, ridacchiando piano alla vista dell'insegnante che aveva ancora il segno rosso del cuscino sulla guancia. A Will era balenata in mente per un attimo l'idea di svegliarsi ogni giorno accanto a Nico, ed aveva dovuto distogliere lo sguardo dagli occhi del coinquilino, sentendosi arrossire.
Nico era entrato in cucina, senza quasi notare i due nuovi arrivati, ed aveva iniziato ad armeggiare con la caffettiera, mentre Cecil cercava di attirare l'attenzione di Will per chiedergli spiegazioni, dato che il corvino entrato in quel momento gli incuteva abbastanza paura, nonostante fosse in pigiama. Ma gli sforzi di Cecil non sembravano essere destinati a fargli ottenere alcunché, dato che il suo migliore amico non aveva occhi che per il potenziale serial killer dai capelli neri che, Cecil si era reso improvvisamente conto, doveva essere la persona speciale di cui Will gli aveva parlato con un sorriso stampato in volto avvertibile anche per telefono e che in quel momento stava molto probabilmente per scottarsi le dita. Mentre Leo si assicurava che il vestito a fiori della donna accanto a lui non prendesse fuoco, Cecil aveva potuto constatare come il "serial killer" fosse veramente quello di cui Will gli aveva parlato, nel vedere l'amico precipitarsi al salvataggio delle dita del corvino, spegnendo prontamente il gas. L'altro aveva mugugnato in protesta qualcosa che somigliava molto ad una sequela di improperi in italiano, ma Will si era limitato a sorridergli incoraggiante mentre gli spostava delicatamente le mani dai fornelli e vi posizionava nuovamente la caffettiera.
"Scusatelo" aveva detto poi, approfittando del momento in cui Nico stava bevendo il caffè ed era quindi forzatamente innocuo, a meno che non volesse strozzarsi con la bevanda calda "È domenica mattina, e senza caffè nessuno di noi funziona propriamente. Beh, Nico lo da' anche a vedere, ma a parte questo..." Will era stato zittito da una gomitata tiratagli da Nico nel plesso solare, a dimostrazione del fatto che non fosse mai veramente innocuo. L'italiano aveva poggiato la tazzina sul tavolo, spostando gli occhi su Cecil, che si era ritrovato a deglutire sotto quello sguardo. Will si era allontanato leggermente dal suo ragazzo, prima di aggiungere "Guarda che non morde", al che Nico gli aveva angelicamente pestato il piede destro, che sapeva essere stato ferito durante una sparatoria all'inizio della ex carriera come agente segreto di Will.
Mentre il biondo gemeva tra i denti, Cecil aveva iniziato a raccontare della sua sofferta decisone di dare una festa di addio al celibato, lanciando di tanto in tanto un'occhiata a Lou Ellen, che sembrava essere costantemente sul punto di dire qualcosa. Aveva invitato Will, Leo e-facendo buon viso a cattivo gioco-Nico, che ancora non gli piaceva per nulla.
Lou Ellen stava parlottando a bassa voce con Calypso, e quando Cecil le aveva lanciato silenziosamente un'occhiata interrogativa lei si era limitata a sorridere in un modo che non gli era piaciuto per nulla.
Solo ore dopo, durante il viaggio di ritorno verso casa, aveva avuto il coraggio di chiederle di cosa avessero parlato. Lei gli aveva tranquillamente comunicato di aver invitato Calypso al suo addio al nubilato, e Cecil aveva rischiato di andare a sbattere contro un semaforo.

Il sabato mattina, Will si alzava sempre di buon'ora, e quel sabato in particolare avrebbe rispettato la tradizione, dato che doveva anche impedire a Nico di fargli veramente indossare l'obbrobrio rosa shocking che il corvino si ostinava beffardamente a chiamare smoking, nascondendolo dove Nico non avrebbe potuto trovarlo neanche se avesse avuto un esercito di scheletri di trovarobe al suo servizio. Avrebbe, appunto, se non fosse stato che il suddetto corvino la sera prima avesse insistito che Will dormisse insieme a lui, e alle sette e mezza del mattino stesse ancora dormendo beatamente avvinghiato alla maglietta del suo pigiama. Avendo saputo della disavventura di Leo, Will non ci teneva certo a farsi fracassare il polso per essersi spostato. E poi, anche se non l'avrebbe mai ammesso-per non creare disagio a Nico, non che avesse una reputazione da mantenere-spostarsi anche solo di un millimetro avrebbe significato perdere ogni traccia della fiducia che Nico aveva riposto in lui nell'ultima settimana. Il figlio di Ade non era un grande entusiasta del contatto fisico, e già dormire insieme-come, quella stupida vocina nella sua testa aveva convinto Will a pensare per l'ennesima volta, avrebbe voluto fare ogni notte-era stato un grande passo avanti. Nonostante questo, Will aveva davvero bisogno di un modo per evitare di indossare lo stupidissimo smoking. Non che quello che avesse già, color giallo canarino, fosse molto meglio, ma avrebbe fatto di tutto per non indossarlo. Poi, un'idea diabolica gli era venuta in mente.
Aveva afferrato il cellulare che la sera prima aveva dimenticato acceso sul comodino, ed aveva chiesto a Cecil se avesse intenzione di rovinare il vestito che avrebbe indossato all'addio al celibato.
Quella sera, mentre la musica a palla rimbombava sulle pareti dell'appartamento che Cecil aveva affittato e diversi ventenni ubriachi ballavano ad un ritmo tutto loro, Will, ancora-per sua fortuna-sobrio, si era avvicinato a Cecil, tentando di farsi sentire sopra il rumore assordante dell'ultimo singolo di Bruno Mars. Si era scusato per il comportamento di Nico il giorno precedente - sapevano entrambi che l'italiano non era stato scortese, ma si era limitato a far venire voglia a Cecil di fuggire a gambe levate da quel posto - e Cecil gli aveva chiesto informazioni sulla loro storia, dato che da quando Will aveva iniziato a lavorare erano stati costretti ad interrompere ogni contatto.
Will era arrossito sotto le luci stroboscopiche ed aveva iniziato a raccontare a Cecil come si erano conosciuti, tacendogli i dettagli della sua missione. Poi, incuriosito, aveva chiesto come lui e Lou Ellen si fossero incontrati. Cecil aveva ridacchiato, rispondendo che avrebbe saputo tutto al matrimonio. "Ma come, il mio migliore amico sta per sposare la sua anima gemella e io non so praticamente nulla su come ha capito che fosse lei quella giusta?" aveva chiesto Will scherzosamente.
Cecil aveva sorriso, e sorseggiando l'ennesimo bicchiere di birra gli aveva chiesto in italiano "E tu? Hai intenzione di portare Nico all'altare?" Will era arrossito senza riuscire a spiccicare parola, e si era accorto troppo tardi dell'ombra scura alle sue spalle. "Oh, probabilmente sì" aveva detto Nico con un sorriso diabolico. "Ha anche lo smoking giusto." Cecil aveva guardato l'obbrobrio rosa che stava indossando per gentile concessione dell'amico ed aveva promesso a Nico che non l'avrebbe rovinato per nulla al mondo.
Will avrebbe voluto ucciderli entrambi.

   
 
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