L’Erede del Male.
“If I could help you forget
Would you take my regrets
'Cause I remember everything
Oh, dear brother, just don't hate me
For never standing by you or being by your side.”*
[Five finger death punch – Remember everything]
Atto X, Parte I
– Il Castello di diamante
Aveva capito di essere vittima di un qualche controllo della
mente nel momento stesso in cui si era ritrovata a fissare una se stessa
undicenne negli occhi. In un primo istante, in realtà, si ritrovò a chiedersi
se fosse davvero mai stata così piccola, così entusiasta della magia. Si
osservò fare acquisti per Diagon Alley insieme ai
suoi genitori ed a quella che sarebbe stata la sua futura professoressa di
Aritmanzia1 come se si fosse trovata davanti un film parecchio
avvincente ma irrealistico. Era incredibile,
davvero. Il modo in cui tutto le era apparso nuovo, l’esaltazione nel
ritrovarsi circondata da gente come lei
senza doversi necessariamente nascondere come se fosse stata un terribile
mostro o comunque una creatura da dover controllare. Si era sentita libera per la prima volta e le era
piaciuto terribilmente.
Perché?
Sapeva bene che quella finestra sul suo passato dovesse essere
una qualche conseguenza di un attacco di Mulciber e
si chiese cosa dovesse significare.
Non si sentiva minacciata e non si sentiva neppure male. Se doveva essere completamente sincera, si sentiva bene come
poche volte le era successo negli ultimi anni. La sua mente era chiara,
riusciva a ragionare con una tranquillità che per un momento le sembrò quasi strana. Non si era neppure mai resa
conto di aver avuto la mente annebbiata negli ultimi mesi.
O negli
ultimi anni?
Confusa, continuò a seguire se stessa, osservandosi nell’atto
di prendere i libri per il suo primo anno di scuola. Sorprendentemente – o
forse no – non era stato scegliere la bacchetta a farla emozionare di più. Una
bacchetta le avrebbe solo consentito di usare qualcosa che lei già possedeva,
una bacchetta avrebbe richiesto preparazione magica che da sola lei non avrebbe
mai potuto ottenere. Erano i libri la
vera scoperta. I libri l’avevano davvero introdotta in quella nuova realtà di
cui quasi non riusciva a capacitarsi, quella bellezza che solo in quel modo
lei, figlia di due dentisti, avrebbe potuto conoscere. I libri, che per anni
l’avevano salvata e accompagnata nelle avventure che lei di certo non aveva
volontariamente scelto di affrontare ma che comunque erano ricadute su di lei
come macigni al collo di carcerati.
Hermione non aveva mai amato davvero il pericolo, ma era
riuscita ad apprezzarne gli aspetti positivi. In quel momento però, guardando
negli occhi la bambina che osservava il Ghirigoro come qualunque altro Nato Babbano avrebbe osservato il negozio di attrezzature per il
Quidditch, quegli aspetti positivi persero qualunque attrattiva. Avrebbe voluto
inginocchiarsi davanti a quella bambina innocente e chiederle scusa per tutto
ciò che avrebbe dovuto affrontare. Avrebbe voluto scusarsi per averla costretta
a rinunciare a tutto ciò che credeva
le fosse caro.
«Possiamo sempre cambiare idea, cara» sentì sua madre
sussurrare, proprio come aveva fatto durante quella prima uscita a Diagon Alley. Hermione aveva rimosso quel dettaglio, perché
da quel momento in poi Jane si era mantenuta il più silenziosa possibile sulle
questioni riguardanti la scuola, supportandola ed incoraggiandola a fare del
suo meglio finché lei non l’aveva
pugnalata alle spalle e spedita in Australia. Con il senno di un’adulta,
vide il vero terrore negli occhi della donna: il terrore di una madre che
avrebbe presto salutato sua figlia in un salto nell’ignoto, lasciandola alle
cure di un insieme di insegnanti con
buffi cappelli a punta e capaci di far apparire fiori e diavolerie varie dal
nulla2.
La bambina, naturalmente, rise con tutta l’eccitazione che
solo i bambini avrebbero mai potuto avere. «Ma mamma! Certo che sono sicura! Guarda, quel libro riguarda la trasfigurazione! Non è eccitante?» le aveva chiesto, quasi saltellando
sul posto dalla gioia. «Oh, mamma, ti prometto che sarò la più brava e porterò
a casa tantissimi voti alti. Nessuno sarà più bravo di me, ti renderò fiera!».
Suo padre le accarezzò la testa riccioluta, sorridendo
dolcemente ma anche con una strana angoscia ad oscurargli lo sguardo. Come aveva potuto non notarlo mai? «Noi
saremo sempre fieri di te, tesoro. Sei la nostra fatina dei denti, non è così?»
le chiese, tirando fuori una risata forzata
quando la piccola, scandalizzata, gli fece notare la presenza poco lontana
dell’insegnante di Hogwarts incaricata di accompagnarli per il primo giro
d’esplorazione. «Saremo sempre fieri
di te».
Il sorriso della piccola Hermione, se possibile, si allargò a
dismisura finché non sembrò notare, assurdamente, gli occhi della sua versione
futura. La guardò intensamente mentre la curva delle sue labbra cambiava,
capovolgendosi, e la gioia del suo viso si trasfigurava in puro e orrore
terrore.
«Come hai potuto? Li hai traditi»
esalò, spaventata, portando le manine davanti alle labbra come a voler
nascondere i denti ancora troppo grandi per il resto del suo viso. «Perché
l’hai fatto? Loro erano fieri di me e tu li hai portati alla morte».
Il dolore allo stomaco che la colpì la fece quasi piegare in
due in preda ai conati di vomito. Riuscì a trattenersi, forse perché il suo
stomaco era vuoto da un numero quasi sconsiderato di ore. Restò in silenzio il
tempo necessario per ottenere il pieno controllo sulle proprie budella e per
riordinare i pensieri, poi, lentamente, fece un passo avanti. «L’ho fatto
perché è stato necessario. Non mi
aspetto che tu… che chiunque possa
capirlo».
La bambina pestò i piedi per terra, il viso gonfio e rosso.
Aveva iniziato a piangere ma lei non se n’era quasi resa conto. «Io sono te! Siamo la stessa persona! Se io non
lo capisco, come puoi tu?».
La tipica risposta da adulta – sei una bambina, fra qualche anno capirai – fu sul punto di
lasciare le sue labbra, ma si fermò appena in tempo. Prima di risvegliarsi in
quella strana realtà alterata, neppure la sua versione adulta aveva capito.
Dubitava che l’avrebbe fatto una volta liberata da quello strano mondo. «Non l’ho
capito neppure io. Ancora oggi mi sveglio piangendo, ogni tanto, ma so che è stato tutto necessario, ho
imparato ad accettarlo. Senza il dottor Crave, oggi
non sarei stata capace di guardarli negli occhi. Ma adesso io so, anche se non lo capisco».
La bambina fece una smorfia furiosa.
«Non ti perdonerò mai!».
«Lo so e lo accetto».
Quando si voltò, fu quasi come se la loro discussione non
fosse mai avvenuta. La bambina continuò a sorridere ai genitori, a qualche
passo di distanza dall’insegnante accompagnatrice. Fu proprio osservando lei
che Hermione si ritrovò a notare un dettaglio che non aveva mai toccato la sua
attenzione, prima di quel momento. Accanto alla professoressa, infatti, stava
una persona incappucciata, con lunghi capelli grigi e occhi neri come il
carbone. Aveva la pelle pallida come quella di un morto e dei tratti delicati
che rendevano difficile capire se si trattasse di un uomo o una donna. In
circostanze normali, non le sarebbe importato più di tanto: la divisione fra
maschi e femmine aveva dell’assurdo ai suoi occhi. Tuttavia qualcosa, nel modo
in cui la persona si pose, la fece irrigidire nella consapevolezza.
Tiresias.
«Oh, signori Granger, sono mortificata ma credo di dover
rientrare ad Hogwarts. Se doveste aver bisogno di aiuto, sono certa che i
negozianti saranno ben lieti di assistervi» mormorò con tono vago l’insegnante,
sorridendo con l’espressione tipica di chi fosse stato soggetto ad un basilare
Imperius. «Oh, nel negozio c’è anche il signor Malfoy! Mia cara, sono certa che
se gli chiederai aiuto lui sarà più che pronto a dartelo».
Con orrore, l’Hermione adulta si voltò verso l’ingresso del
Ghirigoro, dove, in effetti, sapeva avrebbe trovato un piccolo, appiccicaticcio
e borioso Draco Malfoy che, di lì a breve, l’avrebbe trattata male davanti a
tutti gli occupanti, spingendola verso un’inimicizia pluriennale. Draco Malfoy,
a causa del quale avrebbe avuto modo di iniziare una discussione con Ron ed
Harry. Draco Malfoy, che per la prima volta l’avrebbe fatta sentire inadeguata,
spingendola a dare sempre di più, ad
essere davvero la migliore.
Se non ci
avesse abbandonati, io non l’avrei conosciuto in questi termini. Non sarei
stata quella che sono.
Era stata tutta opera di Tiresias.
***
Aveva appena scoperto il segreto della Camera3,
quando la seconda visione ebbe inizio. La sua versione dodicenne la precedeva,
uno specchietto in mano ed il terrore dipinto nello sguardo. Era diretta alla
partita di Quidditch, lo ricordava bene, perché lì avrebbe potuto avvertire
Harry e Ron e tutti gli altri, avrebbe potuto dire a tutti di stare attenti, di
aspettarsi l’attacco di un mostro talmente raro da essere considerato quasi
estinto. Aveva anche pensato di rintanarsi direttamente in Sala Comune, ma il
buonsenso aveva avuto il sopravvento.
Sfortunatamente.
Proprio come ricordava, Penelope Light emerse da oltre una
porta, agitata e confusa, finendole contro come se non l’avesse vista arrivare.
L’allora prefetto di Corvonero era stata una rara bellezza, ai tempi della
scuola, e nessuno aveva mai capito come
esattamente fosse finita fra le braccia di Percy
Weasley, fra tutti i possibili pretendenti. Hermione, naturalmente, aveva
sempre saputo che fra loro fosse stata una questione di affinità mentali: anche
lei, più di una volta, si era ritrovata attratta dalla compagnia dei Corvonero
così come doveva esser successo a Percy. In
quell’istante, quando quasi fece cadere la bambina per terra, Hermione notò
qualcos’altro oltre alla sua famosa bellezza.
Pupille dilatate, espressione vuota.
Oh, no.
«Prefetto Light! Cosa facevi in quell’aula vuota?» chiese la
bambina, prendendola per le spalle per aiutarla a rimettersi in piedi e restare
in equilibrio. Era convinta fosse strana a causa di solo lei sapeva cosa, in
quel momento, invece, riconobbe tutti i segnali. Sapeva che, se si fosse presa
la briga di aprire la classe e controllarla, l’avrebbe probabilmente trovata
occupata da una creatura con lunghi capelli grigi ed occhi neri.
«Devo andare in bagno» esalò la ragazza più grande, fissandola
come se lei fosse stata la responsabile di tutti i mali dell’universo. «Devo
proprio andare in bagno».
«Oh, no, torna nella
tua Sala Comune, è troppo pericoloso» tentò, disperatamente, afferrandola per
la manica della tunica e cerando di riportarla indietro. La versione adulta
ricordava l’ansia, il panico all’idea di essere già fra le fauci della belva. Era
stato quasi un miracolo che avesse
trovato quel libro, in quel momento tuttavia la paura che potesse trattarsi non
di un colpo di fortuna ma, sfortunatamente, di un piano ben architettato nei
secoli la fece rabbrividire di più.
Quanto aveva manipolato, Tiresias?
Quanto era stato davvero frutto del suo libero arbitrio?
«Devo andare in bagno»
insistette il Prefetto, ribellandosi alla sua presa finché non riuscì a
liberarsi. Partì di gran carriera, allora, incurante della bambina che la
tallonava presa dall’angoscia, quasi fosse stata certa che lei non l’avrebbe abbandonata.
I
Grifondoro erano prevedibili, stupidi. Hermione non era da meno.
«Prefetto Light! Aspetta!» disperata, la bambina trasfigurò
una piuma di riserva trovata nella tasca del mantello in uno specchietto. «Devi
usare questo! Devi-».
Ancora una volta, Hermione non sentì il rumore del corpo della
bestia che le attendeva proprio dietro la porta del bagno delle ragazze. Ancora
una volta, fu soltanto un attimo prima di perdere qualunque contatto con il
mondo che lei ebbe coscienza di ciò che stava per accadere. Ma Hermione – la
sua versione più giovane, la sua versione più innocente che ancora non aveva idea di quanto dolore avrebbe dovuto
sopportare – non aveva avuto paura. Non si era spaventata. Lei aveva ancora
fiducia nel mondo, nei suoi amici.
Sarebbe dovuta cadere, tuttavia restò in piedi, pallida come
un cadavere ma ancora apparentemente viva.
Si voltò a guardare la sua versione futura, piena di rabbia e risentimento.
«Perché? Perché sei
diventata una vigliacca?» le domandò,
la voce ridotta ad un sussurro furioso.
C’erano tante ragioni, in realtà. Una più ragionevole e
sensata dell’altra, probabilmente anche la bambina avrebbe capito se lei si
fosse presa la briga di spiegare.
«Non è stata una mia decisione» fu tutto ciò che disse,
stringendosi nelle spalle. Non c’era difesa che potesse tenere.
«Essere vigliacchi è più facile, ma io non voglio la strada
facile».
«Io, invece, vorrei proprio avere una scelta facile, una volta
tanto». Con un sospiro, si voltò verso la porta dietro cui sapeva avrebbe
trovato Tiresias. «Credevo di essere qui dove sono a
causa mia. Invece temo di non aver mai avuto libertà».
***
Sapeva che quel momento sarebbe tornato a tormentarla, era
addirittura sorpresa che non fosse
giunto prima. Forse le sue illusioni erano talmente razionali da ammettere che
potessero presentarsi in modo non cronologico. Oppure era arrivata ad un tale
livello di masochismo da volersi prima riscaldare,
così da essere pronta al ricordo.
Non si trattava di un episodio estremamente doloroso, in
effetti. Non a livello oggettivo. Non
si trattava di una promessa infranta fatta ai suoi genitori o della prima,
tragica esperienza di quasi morte.
Era stato solo il suo cuore a soffrire, quel giorno.
Era ancora seduta in un angolo delle scale, raggomitolata su
se stessa e con il viso ancora bagnato di lacrime. Non era stata una bella
serata, nonostante tutte le sue aspettative, nonostante fosse stata consapevole
di essere invidiata da tutte le ragazze delle tre scuole che avevano sperato di
attirare l’attenzione di Viktor Krum. Le era sembrato
assurdo che lui l’avesse invitata,
che lui avesse scelto proprio lei.
Che Tiresias lo avesse stregato? No,
impossibile, Viktor era sempre stato molto più che lucido in sua presenza,
restando a guardarla in Biblioteca per settimane prima di farsi avanti e
chiederle di accompagnarlo. Almeno lui
l’aveva avvicinata di propria volontà. Che in quest’occasione fosse la sua
miseria ad essere messa in primo piano?
«Avresti dovuto invitarla tu, idiota».
La voce di George, più vicina di quanto avesse immaginato, la
fece sobbalzare violentemente. Voltandosi notò i gemelli, nascosti poco dietro
la porta della Sala Grande ed intenti a guardarla. Angelina, che avrebbe dovuto
accompagnare Fred, era ancora dentro la Sala, intenta a chiacchierare con Katie
– era così giovane e felice! Difficile
collegarla a Kate – e a lanciare occhiate furtive a… George. Ah, allora quel loro matrimonio non era stato poi così
tanto assurdo. Fred aveva sempre
avuto ragione di non prendersela perché l’ex Cacciatrice alla fine aveva scelto
il suo gemello.
Non che il Fred del passato sembrasse vagamente interessato a
lei, i suoi occhi erano focalizzati solo su Hermione. A breve, infatti, sarebbe
andato da lei per offrirle un abbraccio ed un fazzolettino, rassicurandola che
Ron fosse un idiota orgoglioso e che lei non dovesse prendersela, essendo la
ragazza più invidiata della serata.
Vali
molto di più, Hermione.
«Sai perché non l’ho fatto, Georgie.
Non mettere la bacchetta nella piaga» lo rimbeccò, con un sospiro secco e lo
sguardo pieno di pena. «Se devo esser sincero, però, avevo deciso di… di farmi avanti, prima ancora che Krum iniziasse a girarle intorno».
Aveva
notato Krum, nonostante neppure Harry e Ron se ne
fossero accorti.
George fissò il gemello con aria curiosa, perdendo
l’esasperazione con cui l’aveva guardato fino a quel momento. «Davvero? Perché
hai cambiato idea?» domandò, diviso fra la curiosità e la stizza. «Ti saresti
risparmiato d’invitare la mia futura moglie, fratello. È piuttosto evidente che
Angelina avrebbe dato una gamba per essere qui con me».
La risatina di Fred le fece stringere il cuore. «Così come
buona parte della fauna maschile e anche femminile della scuola avrebbe fatto
per essere al tuo posto con Katie.
Non ci metterei la mano sul fuoco, ma credo di aver visto Malfoy lanciarti un
paio di sguardi assassini quando le hai chiesto di accompagnarti e lei ha accettato».
Il ghigno di George lo fece somigliare ad un demonietto
soddisfatto. «Katie non risponde di se stessa davanti alle Api Frizzole. È bastato sventolargliene un pacco sotto al naso
e non ci ha pensato due volte a cadermi fra le braccia».
«Come ti ha definito Seamus Finnigan?».
«Fortunato Bastardo». Il sorriso di George era quasi difficile
da sopportare, in quel momento. «Ma non deviare, fratellino. Perché non sei
andato dalla tua bella? Considerando come quell’idiota di Ron l’ha trattata le
avresti risparmiato un sacco di grattacapi» mugugnò, dando leggermente di
gomito a Fred. «E Krum, per quanto… uh… grandioso sul campo da Quidditch è un
po’…» fece un gesto vago con la mano, alla ricerca della parola giusta. «… arido».
Fred gli dedicò un’occhiata curiosa. «Con un mondo di insulti
che avresti potuto utilizzare tu scegli arido?
Per caso la nostra bella Katie ti ha sbaciucchiato troppo e ti ha tirato via il
cervello?».
Il modo in cui George si finse sconvolto fece ridacchiare
Hermione. «Katie è una sorella per
me! E credo che Oliver mi ucciderebbe se solo mi permettessi a pensarci. È stato lui a mettermi sulla
strada delle Api Frizzole, per evitare che qualcuno
potesse invitarla». Si morse il labbro inferiore, stranamente nervoso,
soprattutto rispetto alla spavalderia mostrata poco prima. «Anche se… le hai
viste anche tu le foto con quella strana ragazza. Non credo che lei voglia solo
essere sua amica».
«Ah, Oliver non lo farebbe mai4» liquidò Fred,
tranquillo. Quando tornò a guardare la giovane Hermione, ancora in lacrime, il
suo sguardo si oscurò. «Quanto a lei… ero ad un passo dal dirglielo, davvero.
Però…».
«Però?».
Si strinse nelle spalle, sconfitto. «Non lo so. All’improvviso
mi sono convinto che fosse meglio lasciare la strada libera a Ron. Non so per
quale motivo, ma… qualcosa mi dice
che loro siano destinati».
George strinse le labbra. «Negli ultimi quattro anni, Ron non
ha fatto altro che farla arrabbiare, innervosire e farsi passare per scemo. Chi
è che l’ha accompagnata in classe, quando ha rischiato di perdersi il suo primo
giorno?».
«… io».
«Chi è che l’ha aiutata a spedire il gufo per salvare Harry,
durante il primo anno? E chi le ha portato fiori tutti i giorni, quando era pietrificata, passando anche per un
povero idiota con l’infermiera?5».
Fred ebbe il buongusto di arrossire miseramente. «Non c’è
bisogno di ricordarmelo, ok? Solo perché mi sono messo leggermente in imbarazzo-».
«Lee ti chiama Casanova
Fallito».
«Ron potrebbe essere felice con lei, ok? Pensa a nostro
fratello. Quali sono le possibilità che possa trovare una ragazza capace di
andare oltre la sua stupidità?» la sua voce era incerta, quasi si fosse
convinto di quell’idea ma gli sembrasse ogni giorno più assurda.
«Ma lei potrebbe essere felice con Ron?» fu la domanda di
George, estremamente preoccupato. «Io non sono sicuro che dovresti tirarti
indietro. Hermione sembra cocciuta,
ma alla fine potrebbe cedere a nostro fratello solo perché tutti si aspettano
che lo faccia6. Sappiamo entrambi che Krum
non le interessa più di tanto».
Tutt’altro che interessato alle parole del fratello, Fred
sembrò udirlo appena, troppo interessato ad Hermione ed alle sue lacrime. «Non
so perché non l’ho fatto, d’accordo? Ma ormai non è tempo di discuterne. Vado
da lei».
Qualcosa attirò lo sguardo di Hermione – la versione adulta,
quella che ricordava appena il rumore del cuore spezzato – e, sollevati gli
occhi, si ritrovò a fissare la se stessa in lacrime a pochi passi di distanza.
«Eravamo le più belle»
le rinfacciò, allargando le braccia. «Perché hai dovuto tradirci così? Se tu ti
fossi abbassata a chiederglielo per prima, lui non avrebbe mai detto di no».
«Stai parlando di Ron o di Fred?» le domandò allora,
sinceramente confusa.
«Credi che importi qualcosa? Stupido orgoglio, ci ha rovinate!».
«Sì, forse il nostro orgoglio ci ha rovinate. Dopotutto, è per
questo che abbiamo rovinato la nostra serata più importante e che altre mille
disavventure ci hanno colpite» concordò lei, annuendo leggermente «Ma era tutto
necessario. L’orgoglio fa parte di me».
«Essere te è la cosa peggiore che mi sia capitata».
«Oh, lo so anche io».
Quando la giovane piangente tornò al suo posto, Hermione ebbe
appena il tempo di voltarsi e ritrovarsi faccia a faccia con una creatura
incappucciata. Tiresias, naturalmente.
Tiresias, che aveva spinto Fred a
lasciarla andare, a lasciarla a Ron. Che aveva manipolato il mondo intorno a
lei così che la sua vita potesse effettivamente andare a rotoli.
Ancora una volta, era colpa sua.
Se Fred l’avesse invitata, buona parte dei suoi problemi
futuri avrebbe potuto risolversi in nulla, lasciandole quella finestra di
speranza, quella boccata d’aria fresca la cui assenza l’aveva quasi spinta a cadere.
«Brutto figlio di puttana, è stata tutta colpa tua».
***
«Credi sia saggio?».
«Non abbiamo poi molta scelta, non credi anche tu?» aveva
risposto ad Harry, osservando la mappa di Godric’s Hollow con cipiglio confuso. «Tutti gli indizi portano qui,
credevo fossimo concordi su questo punto. Ne abbiamo già discusso».
Harry – più giovane e meno tormentato, nonostante tutto –
annuì, senza sembrare neppure lontanamente più tranquillo. «Grazie, Hermione.
Mi rendo conto che tutto questo debba essere… difficile, per te» le disse,
abbassando lo sguardo come se si stesse profondamente vergognando di se stesso.
«Quello che ti ho detto… tempo fa è
ancora valido, lo sai. Puoi andare via, se vuoi. Puoi tornare a casa o… o
potresti tornare alla Tana. I Weasley ti aiuterebbero anche a ritrovare i tuoi
genitori».
La giovane scosse il capo, testarda nonostante l’evidente
pallore che le notti insonni le avevano recentemente provocato. «Ho promesso
che ti avrei aiutato, Harry, ed io non mi rimangio le mie promesse.
Oltretutto…» si fermò per un istante, cercando le parole giuste ma poi
cambiando bruscamente direzione, preferendo dire qualcosa di diverso.
«Oltretutto, credi davvero di potercela fare senza di me? Ti ho salvato il
fondoschiena da quando avevamo undici anni».
Il sorriso esitante di Harry riuscì a riempirle il cuore
nonostante fossero passati anni. Era così solo,
il suo migliore amico. Lo era sempre stato, nonostante la presenza sua e di
Ron. Loro non l’avevano mai capito davvero e, almeno così credeva all’epoca,
non l’avrebbero mai fatto.
Col senno di poi, Hermione stessa era stata messa davanti a
traumi molto simili ai suoi ed abbastanza orribili da farle capire, seppur
parzialmente, la sua posizione.
«Se dovessi cambiare idea, però…».
«Nel caso, tu saresti il primo a saperlo».
Dietro i due ragazzi, confusa fra le ombre, la creatura
immortale dai terribili occhi neri sorrise, compiaciuta7.
Non c’era
stato bisogno del suo intervento.
«Saresti potuta tornare
a casa» le rinfacciò invece la sua versione più giovane, voltandosi per
fissarla con rabbia nello sguardo. «Saremmo potute andare a casa, ma non
l’abbiamo fatto».
«A quest’ora non saremmo riuscite a guardarci negli occhi. Non
mi pento di essere rimasta al fianco del mio migliore amico, non potrei mai
pentirmene. Neppure tu sei davvero arrabbiata per questo» le fece notare,
piegando il capo di lato. «La prima Hermione mi ha rinfacciato una promessa
infranta, la seconda mi ha rinfacciato di essere una vigliacca, la terza di
essere troppo orgogliosa. Tu non mi
stai davvero rimproverando per essere rimasta al suo fianco».
«No» concordò la
giovane, mentre intorno a loro tutto cambiava e la tenda veniva sostituita da
un palazzo in fiamme. Si sentivano urla disperate, crolli nei piani superiori,
il muoversi frenetico di persone all’esterno. «Ti sto rinfacciando di non aver
continuato a proteggerlo. Se tu non fossi scappata, se tu avessi mantenuto la
tua promessa e l’avessi avvertito della tua volontà di arruolarti nelle
banshee… questo non sarebbe successo».
Dietro di lei, un Harry coperto di cenere e scottature fece la
sua apparizione, lo sguardo vuoto, carico di un orrore inimmaginabile.
Lipsia.
Il senso di colpa che la assalì per poco non la fece cadere a
terra. Era vero, se solo lei avesse parlato
con Harry, lui non avrebbe avuto anche la sua ipotetica morte di cui accusarsi.
Se lei non fosse stata una vigliacca,
orgogliosa e incapace di mantenere le promesse, Harry non avrebbe provato a suicidarsi.
«Mi sono sempre chiesta cosa possa avermi mai spinto a
mentirgli così a lungo» rifletté, stringendosi nelle proprie braccia in un vano
tentativo di proteggersi. «Per un secondo, poco fa, ho pensato potesse essere
stata opera di Tiresias, ma non è così».
La versione giovane – era cresciuta, molto più simile a lei, con indosso la divisa Banshee –
annuì, piena di disgusto. «È stata
solo opera tua. Tu hai scelto di scappare».
«Perché sono diventata una vigliacca».
«Perché sei diventata debole, proprio come Tiresias
voleva».
Le due Hermione si guardarono per un lungo istante, mentre
intorno a loro l’inferno bruciava.
«Cosa posso fare, allora? Come posso…» tentò, stringendo poi
le labbra per l’incapacità di proseguire, di trovare le parole giuste. «Come posso aiutarmi e aiutarli?».
La sua versione più giovane sorrise, quasi si fosse aspettata
quella domanda. «Sai, un tempo una persona molto saggia ti definì “la strega più brillante della tua
generazione”».
Hermione sorrise, passandosi stancamente una mano fra i
capelli. «Il mio cervello, quindi? Immagino che sia l’unica cosa che Tiresias non abbia avuto modo di corrompere» rifletté,
guardandosi intorno. «Molto bene… direi che, partendo dal presupposto che io
non mi sia sentita così lucida da anni,
questa specie di visione mi stia aiutando a liberarmi di ciò che mi ha bloccata
negli ultimi tempi, no?».
La sua controparte annuì, mentre dietro di lei facevano la
loro apparizione le altre tre Hermione che aveva già incontrato: l’undicenne,
la dodicenne, la quattordicenne. Loro erano, in effetti, parte di lei,
rappresentazioni dei suoi più atroci dubbi, dei pesi che nel tempo aveva posto
su se stessa e che nessuno era riuscito a toglierle. Come avrebbero potuto? La
sua mente era come un castello di diamante purissimo, prezioso ma impenetrabile. Lì, in quell’illusione,
era chiusa dentro le mura, capace di fronteggiare se stessa direttamente.
Capace di pensare lucidamente.
In reazione a quel suo pensiero, lo scenario cambiò ancora e
si ritrovò chiusa in una stanza dalle pareti splendenti.
«Deve essere opera di Mulciber,
naturalmente» rifletté ad alta voce, osservando le sue cloni ma senza
aspettarsi delle risposte. «Mi ha rinchiusa nella mia mente, mossa
intelligente. Dubito di potermi liberare con facilità… non senza le mie piene
facoltà su di voi» aggiunse, indicando sempre le sue interlocutrici. «Non credo
immaginasse che la mia condizione mentale fosse tanto tragica, non dev’essere
divertente, per lui. E non credo avesse messo in conto che, odiando me stessa,
avrei anche rivisto molti episodi in cui Tiresias si
è fatto avanti» mormorò, senza riuscire a nascondere un sorriso. «Ho anche la
sensazione che il veggente fosse coinvolto nel suo arresto. Troppo strano che
nessuno abbia mai pensato di sottoporlo al Bacio del Dissennatore».
L’Hermione quattordicenne annuì. «Hai ragione, ma non dare
troppe cose per scontate» la ammonì, con una smorfia. «L’hai fatto troppe volte
e questo è il risultato».
«Proteggerlo a tutti i costi… perché? Che sia lui?» si chiese, mordendosi il labbro
inferiore. «È possibile, certo. Spiegherebbe perché anche Voldemort l’abbia
sempre tenuto in alta considerazione, quasi avesse paura».
Le altre concordarono.
«Se lui fosse davvero Sisifo…
dovrebbe averlo già scoperto. E dovrebbe aver già riscoperto parte dei suoi
poteri».
«In effetti, signorina Granger, mi aspettavo anch’io una tale
evoluzione». Dalle sue spalle, la voce dell’uomo chiamato in causa la fece
trasalire. Voltatasi, Hermione si ritrovò a fronteggiare Mulciber
– o Sisifo? – ed il suo ghigno compiaciuto, mentre Harry e Barry, fermi alle
sue spalle, si guardavano intorno con aria confusa. «I suoi amici non hanno
idea di cosa stia succedendo, signorina Granger, e di certo non ho intenzione
di renderli partecipi. Ho provato a lasciare indizi qui e lì, ma non sembrano
aver recepito poi così bene, sa?» si rallegrò l’uomo, con una risatina. «Ma sapevo che lei mi avrebbe dato
soddisfazione. Questo castello che si
è costruita… è incantevole» si
congratulò, battendo le mani. «Ed il fatto che sia consapevole di non poter
scappare è ancora più eccitante, sapevo che sarebbe successo. I suoi amici sono
scappati via dall’illusione, sa? Non ho messo in conto un paio di cosucce e si
sono liberati. Ma lei… lei mi somiglia troppo. Anche lei è brillante».
L’essere paragonata ad un serial killer, cannibale e
probabilmente immortale non le fece molto piacere, ma non trovò nulla da
controbattere. «Perché mi hai messa sotto illusione? Sapevi che sarebbe finita
così, che avrei capito».
Mulciber rise più forte. «Per
poterti mangiare, mia cara, devo indebolirti. Il veleno che in questo momento
scorre nelle tue vene ti sta spegnendo lentamente e, nel tempo che impiegherò
per accompagnare i due signori a dare uno sguardo alla Negromante, tu sarai
sufficientemente prosciugata da poter essere cotta a puntino. Non c’è modo che
tu possa liberarti, lo sai, quindi inutile provare».
Se fosse stata in se
stessa, il suo orgoglio l’avrebbe spinta a ribattere che, invece, lei ce
l’avrebbe fatta, che l’avrebbe aggirato in qualche modo. Tuttavia il suo
orgoglio la fissava da svariati passi di distanza, disinteressato a tutto. «Hai
ragione» concordò alla fine, «ma io ci proverò lo stesso, spero non te ne
dispiaccia. Niente mi impedirà di tentare di fermarvi, anche se dovessi
riuscire soltanto ad avvisare Harry e morire nel tentativo».
Il sorriso di Mulciber si allargò.
«Hai davvero capito, allora?».
«Non ti permetterò di toccarlo».
Il Legilimens rise più forte, prima di darle le spalle.
«Mettiti comoda, signorina Granger. Io ho tutto il tempo di portare quei due
dalla Negromante. Sarà un piacere far vedere loro quanto terribile sia la sua
esistenza, prima di uccidervi tutti».
«Ho solo una domanda» lo interruppe lei, incrociando le
braccia al petto. Quando lui si girò, lei gli sorrise. «Hai già detto di essere
rimasto sorpreso da Harry e Barry… credi davvero che Kate sarà da meno?».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Sono viva! Ho riposato
(un po’, in realtà mi sono lasciata stressare dalla vita e dal caldo, quindi
non so bene quanto positivo sia stato questo break) ed ora sono pronta a farvi male.
Stavo giusto pensando che
fino ad ora sono stata collegata ad Hitchcock e Moffat,
ma ancora nessuno mi ha paragonata a George RR Martin.
Devo porre rimedio.
Che questi personaggi
siano la vera #SuicideSquad?
Punti importanti:
» * - Se potessi aiutarti a dimenticare/ accetteresti il mio
rimpianto?/ Perché mi ricordo tutto./ Caro fratello/ ti prego non odiarmi/ per
non averti mai supportato/ e non essere rimasta al tuo fianco. Hermione
sta soffrendo e si vergogna, il solo guardare Harry negli
occhi la uccide.
» 1 – Nei libri si
dice spesso che la lettera di Hogwarts venisse consegnata ai Nati Babbani da un
professore. Io ho ipotizzato (non ricordo se fosse davvero così) che un
professore accompagnasse le famiglie a Diagon Alley
proprio come Hagrid fece con Harry. Non potevano certo abbandonarli a se
stessi, no?
» 2 – Hermione aveva undici anni, quale genitore sano di
mente l’avrebbe mandata a cuor leggero nel culo
della Scozia a studiare magia insieme
a gente capace di indossare cappelli a punta? Tutto il concetto di Hogwarts è
inquietantissimo.
» 3 – Contesto
storico: ci troviamo durante la famosa partita di Quidditch non giocata (“Non può cancellare il Quidditch!” [Cit.
Oliver Baston]) proprio perché Hermione e Penelope vennero ritrovate
pietrificate.
» 4 – Fred e George fanno riferimento a quella che diventerà
la futura moglie di Oliver. Lui ha ceduto già all’epoca oppure lei ha
approfittato della (futura) separazione fra lui e Katie per farsi avanti? In ogni
caso, ti prego Oliver perdonami per
quello che ti sto facendo. Io sono la sua fan n.1 e trattarlo male mi sta uccidendo. I ♥ U
Oliver!!!!!!!!!!!!!!
» 5 – Sono tutti episodi
sostanzialmente fanon,
che io immagino siano davvero
esistiti. Nello specifico:
-
Come Harry e Ron (ovviamente nel film, non avevo voglia di controllare il
libro, abbiate pietà), anche Hermione ha rischiato
di perdersi e arrivare tardi, il suo primo giorno, perché troppo presa dall’osservare
i quadri per seguire il Prefetto. Per sua fortuna è finita dritta dritta fra le braccia di un improvvisamente paonazzo Fred,
così intrigato da quella ragazzina da
farsi avanti e accompagnarla personalmente.
-
Alla fine del primo libro, Hermione scappa dal nascondiglio della Pietra con
un Ron svenuto (l’ultima volta in cui ha davvero fatto qualcosa di buono, per
quanto mi riguarda) e manda un gufo a Silente. Per me, Fred l’ha beccata a metà
strada e l’ha aiutata.
-
Secondo libro: quando Hermione è stata pietrificata, Fred è andato a trovarla
tutti i giorni. La Chips non sapeva
se ridere di lui o intenerirsi. Nel dubbio, lo ha costretto ad aiutarla a
riordinare l’infermeria.
-
Abbiamo poi l’episodio della “scena”, cioè Fred che la rassicura al Ballo
del Ceppo.
-
Fred che durante il sesto anno ha quasi dato una pozione ad Hermione per
farle dimenticare Ron (non per farla innamorare di lui invece che di suo fratello, perché Fred era innamorato ed è una persona meravigliosa.
#ProtectFredWeasley2k17
» 6 – Nessuno mi
convincerà che Ron ed Hermione siano una bella coppia. Sono palesemente un
contentino della Rowling ed una presa a pietà per Ron, che essenzialmente è un
idiota. No, non mi farete cambiare idea, nell’altra mia ff
l’ho fatto diventare un mostro, non
provocatemi per una volta che gli ho dato una morte onorevole. Nonostante
tutto, però, è innegabile che, secondo me, non siano mai stati una buona coppia
ma che, semplicemente, Hermione abbia avuto una sbandatella
per l’amico e che alla fine si siano messi insieme perché tutti se l’aspettavano
un po’.
» 7
– Tiresias era lì,
perché se Hermione avesse deciso di tornare a casa avrebbe dovuto intervenire
per impedirglielo. Generalmente, se Tiresias è
presente in determinate circostanze ma non tocca nessuno è perché il futuro
previsto è molto incerto, quindi meglio essere presente ed intervenire se
necessario.
Dun Dun DUUUUUUUUUUUUUUUHN!!!!
Qualcuno aveva ipotizzato
che Sisifo e Mulciber fossero una persona sola.
A queste persone, io
dedico questa: https://us.v-cdn.net/5019940/uploads/editor/4t/ivr7tp9i2efj.gif
Un bacione a tutti! A
lunedì prossimo con il capitolo più lungo
che io abbia scritto per questa ff! E indovinate un
po’ chi sarà la vittima protagonista?
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie