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Autore: Ms Mary Santiago    27/08/2017    6 recensioni
[STORIA A OC – Conclusa]
Hogwarts 1944
L’ultimo anno di Tom O. Riddle è destinato a cambiare per sempre la realtà del mondo magico.
L’anno in cui i futuri Mangiamorte cominciarono ad associarsi.
L’anno in cui gli studenti di Hogwarts protestarono contro il terrore Grindelwaldiano.
L’anno in cui bene e male finirono quasi con il combaciare.
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'XO XO, Hogwarts with love'
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Capitolo 22

 

 

 

 

 

 

14 Febbraio 1945

 

 

 

 

 

 

L’elegante gufo planò dritto verso di lui, tendendogli la zampa con aria pomposa e cerimoniale.

Sciolse il laccio, aprendo la busta e riconobbe all’istante la calligrafia di suo padre.

Scorse le poche righe, vergate con evidente rabbia.

 

 

Una Mezzosangue?

Quanto ancora pensi di voler mettere in imbarazzo la famiglia?

Nemmeno tua zia Leta ha mai osato tanto.

Metti immediatamente fine a quest’assurdità o me ne occuperò io e non ti piacerà come andrà a finire.

 

 

 

Non si era nemmeno firmato, non che ce ne fosse bisogno.

L’anno scolastico stava volgendo al termine e presto o tardi suo padre avrebbe preteso un conveniente e prestigioso matrimonio Purosangue.

Aveva già trovato la ragazza perfetta, gli aveva detto, invitandolo a mostrarsi più cortese e garbato che mai con Heidi Carrow.

Eppure la sua mancata risposta doveva averlo spinto a indagare più a fondo per capire la ragione del silenzio del suo unico figlio.

Come c’era da aspettarsi non gli era piaciuto minimamente quello che aveva scoperto.

S’impose di mantenere la calma, i Lestrange non crollavano mai neppure quando tutto dentro loro sembrava andare in pezzi.

Ignorò l’occhiata incuriosita di Abraxas e fece un cenno a Heidi, invitandola ad avvicinarsi.

La ragazza fu lì all’istante, sorridendo allegra.

- Cosa c’è, Ren? –

Le mostrò la lettera, inarcando un sopracciglio, le iridi cobalto più gelide che mai.

- Tu ne sai qualcosa? –

Non fu necessaria nemmeno una risposta perché Heidi era impallidita e quella era la riprova dei suoi dubbi: era stata lei a informare suo padre di Minerva.

- Non succederà mai, Heidi. Io e te … non è mai stata un’opzione contemplata, quindi è meglio che ti metti il cuore in pace e cominci a fartene una ragione. –

- Ma Ren … lo sai che tu e Minerva siete destinati a non durare. Tuo padre … -

Suo padre avrebbe fatto letteralmente qualsiasi cosa per preservare la purezza del sangue dei Lestrange, nulla lo avrebbe fermato.

- Lo so –, la zittì, - e adesso sparisci. Mi dai la nausea. –

Abraxas si sporse verso l’amico, l’espressione interrogativa sul volto.

- Mi dici cosa succede? –

Gli mostrò la lettera, in silenzio, serrando le mani sul bordo del tavolo finchè vide le nocche farsi livide.

- Cosa pensi di fare? –

Bella domanda.

- Devo parlarne con lei. Avrei dovuto farlo quando è arrivata la prima lettera di mio padre, ma ho rimandato nel tentativo di trovare una soluzione. Evidentemente non ci sono riuscito. –

Il biondo gli posò una mano sulla spalla, solidale, - Mi dispiace, Ren, sul serio. –

- Lo so. –

Gli rivolse un sorriso tirato, amaro, alzandosi e dirigendosi verso il tavolo dei Grifondoro.

Doveva parlare con Minerva prima di arrivare a Hogsmeade.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Alexandra alzò lo sguardo verso Abraxas, trovandoselo inaspettatamente vicino.

- Che stai facendo? – sussurrò, notando che Edward li guardava con la fronte corrucciata.

- Prendo in mano la situazione -, le sussurrò di rimando, - perché non so come andranno le cose in futuro quindi è meglio agire subito senza aspettare troppo. –

Detto ciò si voltò verso Edward, sorridendo sornione.

- Ed, io e tua sorella stiamo insieme da metà dell’anno scorso – annunciò.

Vide una strana espressione dipingersi sul volto del ragazzo, seguito da un dolore atroce all’altezza dell’attaccatura del naso.

Sentendo Alexandra urlare contro il fratello, Abraxas registrò lentamente che era appena successo l’impensabile.

Il pacato, tranquillo e morigerato Edward King gli aveva appena dato un pugno sul naso.

Sentì le braccia forti di Alphard tirarlo su, aiutato da Tom, e trascinarlo fuori dalla Sala Grande.

- Però chi avrebbe mai detto che Edward avesse un gancio così buono? Ho sempre pensato che fosse Stephen il King incline alle risse – ironizzò Alphard, bussando alla porta dell’infermeria.

- Avresti potuto usare un po’ più di tatto. Una rissa in Sala Grande non è il massimo per la nostra situazione nella classifica quando mancano poco più di due mesi alla fine della scuola. –

- Grazie, Tom, ma ti prego di non mostrarti eccessivamente preoccupato per la mia salute fisica – sbuffò Abraxas, roteando gli occhi.

Dannazione, anche parlare gli faceva male.

Non voleva nemmeno immaginare che razza d’aspetto potesse mai avere.

L’infermiera lo fece accomodare, osservando la frattura con aria professionale.

- È una frattura composta, sei fortunato. –

- Sì, mi sento veramente molto fortunato – ironizzò.

- Stia zitto, signor Malfoy, e mi lasci fare il mio lavoro. Per questa sera sarà come nuovo. –

Di bene in meglio, adesso veniva anche tiranneggiato dall’infermiera scolastica.

- Quanto a voi due -, aggiunse la donna, - potete pure andare alla vostra gita. Il vostro amico è in buone mani. –

- Ti prenderò qualcosa da Zonko – assicurò Alphard, prima che lui e Tom uscissero dalla stanza.

Cos’era un bambino che si comprava con gli oggetti per farlo stare buono durante le medicazioni?

Sbuffò nuovamente, trasalendo poi per il dolore.

- Madama! –

- Avevo detto di stare fermo, signor Malfoy. –

Comunque restò fermo e zitto finchè non lo ebbe medicato, dopodichè trangugiò la pozione che gli porse e si sdraiò sul letto in attesa che il medicamento facesse effetto.

Era quasi in dormiveglia quando sentì la voce di Alexandra che si rivolgeva garbatamente all’infermiera.

La donna le diede il permesso di entrare e la ragazza si avvicinò al letto, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

- Tuo fratello ha un gancio micidiale. –

- Stai bene? Senti molto dolore? –

- Solo un po’, ma verrò rimesso in piedi entro sera. –

Picchiettò sul materasso accanto a lui, invitandola a sedersi.

- Se non altro adesso tutti sanno di noi – osservò Alexandra.

- Già. Mi spiace solo di averti costretta a passare il San Valentino in infermeria. –

- Non dirlo nemmeno per scherzo. Ho già fatto una sfuriata a Edward … prima o poi passerà a chiederti scusa. –

- E Stephen? Devo aspettarmi di essere usato come sacco da boxe anche da lui? –

Rise, scuotendo i corti capelli biondi.

- No, lui sembrava piuttosto rilassato a dire il vero. Immagino c’entrasse molto il suo appuntamento con Drusilla. –

- Bene, perché non so se te ne sei mai accorta, ma sono un po’ troppo gracile per cavarmela bene con i duelli alla Babbana. –

- Lo so, ma a me vai benissimo così – gli assicurò, chinandosi a baciarlo delicatamente.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Minerva lo osservò, in attesa che si decidesse finalmente a prendere la parola.

L’aveva seguito fuori dalla Sala Grande perché le aveva detto di avere bisogno di parlarle prima del loro appuntamento.

Era curiosa, ma adesso aveva la netta sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.

“Ti devo parlare” non era mai una buona frase, specialmente se seguiva una settimana in cui sembrava che Renford fosse tormentato da chissà quali demoni interiori.

- Di cosa volevi parlarmi? – chiese, decisa ormai a rompere quel silenzio.

- È difficile da spiegare a parole. Faccio meglio a fartela leggere. –

Le piazzò in mano una lettera.

Un brivido freddo le corse lungo la schiena.

Mancava poco al diploma, quindi poteva trattarsi di una cosa sola: un contratto matrimoniale.

Lesse le poche righe, faticando a contenere il tremito nella voce.

- Cosa significa? –

Era ovvio che sapesse il significato di quelle parole, ma Renford capì la domanda implicita.

“Cosa significava per loro due?”

- Ho cercato di risolvere il problema trovando una soluzione da me, ma questa lettera non lascia alternative. Non conosci mio padre, non dice tanto per dire. Neppure se rinunciassi al nome di famiglia e mi auto diseredassi servirebbe a qualcosa. Sono l’ultimo dei Lestrange, non mi lascerebbe mai andare via come se nulla fosse. E tu … –

- Io sarei molto più facile da far sparire per risolvere questo increscioso problema – concluse aspramente al posto suo.

Le era perfettamente chiaro come funzionasse la logica di certi Purosangue.

- Forse, tutto sommato, sapevamo entrambi che non avrebbe funzionato. –

Renford teneva lo sguardo fisso verso il basso, rifiutandosi di guardarla negli occhi.

- Quindi … mi stai lasciando? – chiese, la voce ridotta a un flebile sussurro nel disperato tentativo di non scoppiare a piangere.

- È meglio così. È meglio soffrire un po’ adesso che molto di più in futuro. –

Non aveva senso.

Nulla di quello che aveva sentito fino a quel momento aveva senso.

- Ma … -

- Avrei voluto che le cose andassero diversamente. Non hai idea di quanto lo avrei voluto – la interruppe.

Questa volta aveva alzato lo sguardo e la fissava come se la stesse letteralmente implorando di credergli.

E lei gli credeva, perché da quando lo conosceva non aveva mai visto lacrime in quelle iridi cobalto … eppure Renford Lestrange aveva gli occhi lucidi e arrossati in quel momento.

- Io ti credo – sussurrò, lasciando che le braccia del ragazzo si chiudessero su di lei.

Si abbandonò a quell’ultimo intenso abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Drusilla sorseggiò la sua cioccolata calda con panna, guardandosi attorno.

- Sembra che tutti siano concentrati su di noi – considerò imbarazzata.

- Già. Come se non bastasse il nostro appuntamento, mio fratello ha anche pensato bene di spaccare il naso ad Abraxas. –

C’era una certa ilarità nella sua voce che incuriosì Drusilla.

- Tu come la pensi? –

Stephen si strinse nelle spalle.

- Penso che se due persone si amano non è colpa di nessuno. Certo Abraxas non mi fa impazzire e lo reputo un damerino, ma se Alexandra è felice e lui la tratta come merita allora sono disposto a fare l’abitudine a vederli insieme. –

- Sei un buon fratello … credo che mi sarebbe piaciuto avere un fratello come te. –

- Pensa invece quanto sei ancora più fortunata … invece di uno come me hai l’unica e sola versione autentica – sorrise ammiccando.

Scoppiò a ridere, sollevando una polvere di zucchero a velo dai cornetti al centro del tavolo.

- Scusa, ti ho riempito di zucchero – mormorò, avvicinandosi verso di lui con un fazzoletto per ripulirlo.

Stephen socchiuse gli occhi sotto il tocco delicato della ragazza, inspirando quel profumo dolce che associava ai marshmallow e che irradiavano le lunghe ciocche di Drusilla.

E allora seguì semplicemente l’istinto e annullò la distanza che li separava, catturandole le labbra in un bacio carico di passione che le facesse capire quanto la desiderasse, quanto fosse affascinato e inesorabilmente attratto da lei.

Quando si separarono la vide fissarlo in silenzio, con gli occhi sgranati, stranamente a corto di parole.

- Non avrei dovuto farlo … scusami. –

- Fallo di nuovo – lo zittì.

- Come hai detto? –

- Fallo di nuovo. Baciami. –

Impiegò qualche secondo a realizzare che non stava affatto scherzando.

Così si chinò di nuovo, sorridendo contro le sue labbra quando la sentì rispondere al bacio con altrettanto trasporto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

In questo capitolo ce ne è davvero molta di carne al fuoco per quanto riguarda le relazioni.

Alexandra e Abraxas che escono allo scoperto, Renford e Minerva che chiudono definitivamente la loro relazione, e la Druphen che diventa Canon.

La seconda parte di San Valentino arriverà con il prossimo capitolo, non preoccupatevi.

Al prossimo aggiornamento.

XO XO,

Mary

   
 
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