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Autore: Ms Mary Santiago    31/08/2017    5 recensioni
[STORIA A OC – Conclusa]
Hogwarts 1944
L’ultimo anno di Tom O. Riddle è destinato a cambiare per sempre la realtà del mondo magico.
L’anno in cui i futuri Mangiamorte cominciarono ad associarsi.
L’anno in cui gli studenti di Hogwarts protestarono contro il terrore Grindelwaldiano.
L’anno in cui bene e male finirono quasi con il combaciare.
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'XO XO, Hogwarts with love'
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Capitolo 23

 

 

 

 

 

 

 

 

14 Febbraio 1945

 

 

 

 

 

Sophie scoccò un’occhiata interrogativa al di sopra del boccale di Burrobirra che stava sorseggiando.

Tobias appariva stranamente serio in quel momento e non aveva smesso per un attimo di armeggiare con qualcosa che teneva nella tasca del mantello.

- Che succede? –

- Io … volevo chiederti una cosa, ma non so da dove cominciare – ammise, titubante.

- Beh, comincia dal principio. –

Prese un respiro profondo, afferrando finalmente la scatolina che teneva nella tasca interna del mantello.

Aveva atteso a lungo il momento migliore finchè non aveva realizzato che qualsiasi momento sarebbe stato perfetto purchè fosse al suo fianco.

Attendere ancora non aveva senso.

Estrasse la scatolina, facendola scattare con un gesto deciso.

L’anello al suo interno luccicò sotto la luce artificiale dei Tre Manici di Scopa.

- Sophie, vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo e accettare di diventare mia moglie una volta che ti sarai diplomata? –

Sophie si coprì la bocca con la mano, trattenendo l’esclamazione sorpresa che stava per sgorgarle dalla gola.

Fece il giro del tavolo, gettando le braccia attorno al collo di Tobias.

- Certo. Certo che lo voglio! –

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Adhara assottigliò lo sguardo, incredula davanti allo spettacolo a cui stava assistendo.

Quella che passeggiava per le vie di Hogsmeade con Renford non era di certo Minerva.

Strinse leggermente la mano di Alphard, accennando alla strana coppia poco distante.

- Sono in preda alle allucinazioni oppure quelli sono Renford e Katherine? –

Seguendo il suo sguardo, annuì con altrettanto stupore.

- So che Renford ha parlato con lei prima dell’uscita, ma non ho la minima idea di cosa abbiano combinato. –

- Bene, allora andiamo -, asserì puntando risolutamente verso quei due, - voglio vederci chiaro. –

Rassegnato ad assecondarla, Alphard si ritrovò a seguirla verso i suoi compagni di Casa.

La prima ad accorgersi della loro avanzata fu Katherine, che diede leggermente di gomito a Renford.

- Lestrange, cosa diavolo stai facendo? –

Atteggiò il bel volto nella solita espressione sprezzante e palesemente beffarda che aveva sfoggiato per i sei anni precedenti.

Non sembrava più nemmeno il Renford di quegli ultimi sei mesi.

- Che domanda difficile … forse sto passeggiando? –

- Non trattarmi con sufficienza -, lo rimbeccò, - hai capito benissimo a cosa mi sto riferendo. Dov’è Minerva e perché non sei con lei? –

- Io e Minerva ci siamo lasciati. Credo che sia rimasta al castello … è finito l’interrogatorio? –

Interdetta, Adhara sentì tutto il suo corpo tendersi nello smodato desiderio di assestargli una cinquina.

Perciò fu quello che fece.

Caricò il braccio e sentì distintamente ognuna delle cinque dita stamparsi su quel volto fin troppo perfetto.

Vide lo stupore balenare per un attimo nelle iridi color cobalto, sostituito da un’ombrosità cupa e vagamente inquietante che di rado si era manifestata in pubblico.

- Sfogata abbastanza? Black, porta via la tua ragazza prima che faccia qualcosa di cui finirebbe con il pentirsi. –

Alphard e Renford rimasero a fissarsi per qualche secondo, finchè il rampollo dei Black annuì leggermente.

Afferrò Adhara per una mano e la trascinò via con sé.

Rimasti soli, le rivolse un’occhiata piccata.

- Che accidenti ti è passato per la testa? –

- A me? Casomai a lui. Lascia Minerva e un paio d’ore dopo si fa vedere a passeggiare con la Nott? –

- Renford è strano in questi giorni … più strano di quanto siano notoriamente i Lestrange -, precisò, - e non mi piace affatto lo sguardo che aveva. Cerca di girargli alla larga fino alla fine dell’anno scolastico. –

- Io non ho mica paura di … -

- Non sto dicendo che tu abbia paura. Solo … fammi stare tranquillo e dammi retta, d’accordo? Fallo per me. –

Davanti allo sguardo profondo e insistente del fidanzato, Adhara si ritrovò ad annuire.

Non le piaceva come stavano evolvendo le cose ma se ne sarebbe tenuta alla larga.

Non per sua volontà, ma perché era stato Alphard a chiederle di farlo.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sei stato spaventosamente odioso – osservò Katherine, riprendendo a camminare lungo il sentiero in ciottolato.

Renford scrollò le spalle.

- Tutta la situazione è odiosa quindi perché dovrei sforzarmi di comportarmi bene? Mio padre provvede ampiamente a rendere vani i miei sforzi; è tutto inutile e non vale la fatica. –

- Insiste ancora con la storia del matrimonio con la Carrow? –

Annuì distrattamente.

- Condoglianze. Non augurerei quella piattola nemmeno al peggiore dei miei nemici. –

Continuarono a camminare fianco a fianco fino alla Testa di porco, dove Tom e il resto del gruppo li aspettavano.

Erano quasi arrivati all’ingresso quando le venne l’idea.

Era una di quelle idee con la I maiuscola che avrebbe risolto ogni loro problema.

- Ho trovato. –

- Cosa? –

- Ho trovato il modo che impedirà a te di sposare la Carrow e a me di finire con il diventare la mogliettina di Wilkes. –

- Ti sto ascoltando. –

- Dobbiamo essere noi due a sposarci – decretò, soddisfatta dalla semplicità del suo piano.

Renford abbozzò un sorriso a metà tra il divertito e l’incredulo.

- Ti dispiacerebbe ripetere? –

Katherine roteò gli occhi, sbuffando.

- Non guardarmi come se fossi pazza, Ren. Ci conosciamo praticamente da sempre; le nostre famiglie sono amiche da una vita, tua madre mi adora e lo stesso vale per mio padre nei tuoi confronti … convincerli non sarà difficile. A me non importerebbe se tu continuassi a pensare a Minerva perché non sono innamorata di te e tu non mi obbligheresti a stare a casa a sfornare marmocchi come una brava mogliettina Purosangue. Non dovresti fingere di provare amore per me e io non sarei sottomessa a un marito padrone. Sarebbe una vittoria per entrambi. –

- E in più ci togliamo dai piedi Wilkes e Heidi -, considerò lui, - mi sembra un piano ragionevole. –

- È più che ragionevole, è perfetto. –

Annuì.

In fin dei conti un matrimonio con Kat sarebbe stato il minore dei mali.

Nessuna aspettativa, nessun sentimento da ferire.

Solo due amici che casualmente si erano ritrovati marito e moglie.

Tutto così tremendamente semplice.

- Scriverò a mio padre appena saremo rientrati al castello. Formalizzerà la proposta il prima possibile. –

- Bene. Sarà l’inizio di una proficua non relazione. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

21 Marzo 1945

 

 

 

La notizia dell’accordo matrimoniale tra Renford e Katherine aveva fatto rapidamente il giro della scuola.

Sembrava che il loro matrimonio si sarebbe tenuto di lì a qualche anno. Giusto il tempo di dare alla giovane coppia il tempo di finire i corsi di perfezionamento e trovare un lavoro di loro gradimento.

- Smettetela di spettegolare – sbottò Kara, folgorando con un’occhiataccia un paio di loro coetanee Serpeverde che discutevano su quale sarebbe stato l’abito che Katherine avrebbe indossato alla festa di fidanzamento prevista per Luglio.

Minerva era seduta accanto a lei con una certa rigidità.

Sapeva che quel matrimonio era null’altro che un’abile strategia per massimizzare la libertà di cui entrambi i ragazzi avrebbero goduto in futuro, ma non poteva fare a meno di pensare a come sarebbero state le cose se quella proposta di matrimonio avesse riguardato lei e Ren.

- Stai bene, Minnie? –

Annuì rigidamente, tornando ad affondare il volto nel cumulo di libri davanti a lei.

- Riprendiamo a studiare, manca poco agli esami di fine anno. –

Kara fece per obiettare, ma richiuse la bocca senza proferire parola.

Era il modo di Minerva di allontanare i pensieri e doveva accettarlo.

Anche se personalmente avrebbe scelto un’altra strategia invece dello studio. Magari un sano volo e qualche colpo di mazza a Bolidi che sfrecciavano impazziti in giro per il campo da Quidditch.

Un tossicchiare lieve attirò la loro attenzione.

Fleamont si chinò a scoccarle un bacio sulla fronte, scompigliandole affettuosamente i capelli.

- Tra mezz’ora cominciano gli allenamenti. Minnie, vieni a vederci? Alla squadra mancano i tuoi preziosi suggerimenti. –

- Dovrei proprio studiare … -

Il Grifondoro le chiuse il libro davanti, afferrando tra le braccia muscolose l’intera pila di libri.

- Basta con lo studio per oggi. Vieni al campo con noi, ne hai bisogno. –

Sorridendo leggermente, rinfrancata dall’affetto dei suoi amici, Minerva cedette e li seguì verso il campo.

Dove sarebbe andata senza quei due sempre pronti a sostenerla?

Doveva ricambiare come poteva e supervisionare gli allenamenti alla vigilia della penultima partita di campionato sembrava un buon modo per sdebitarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

1 Aprile 1945

 

 

 

 

 

 

Il coprifuoco era appena scattato quando una decina di sagome interamente vestite di nero, con il cappuccio del mantello saldamente calato sul volto, uscirono dal castello e si diressero a passo spedito verso i confini della Foresta Proibita.

Guidava la fila una figura alta e sottile, seguita a pochi passi da una leggermente più bassa e più esile.

Una voce sottile e femminile ruppe il silenzio.

- La Foresta Proibita? Ma lì dentro ci sono creature di ogni tipo, si dice che ci siano persino lupi mannari. –

- Puoi sempre tornartene al castello se hai paura, Carrow – fu la replica piccata dell’altra ragazza del gruppo.

- Non sto dicendo questo, Nott. Dico solo che c’erano altri posti in cui riunirsi. –

- Non altrettanto nascosti. Qui nessuno verrà a disturbarci – le mise a tacere Renford, affiancandosi a Tom poco dopo il limitare della Foresta, - La radura di cui ti parlavo è a qualche metro a ovest di qui. –

Tom annuì, facendogli cenno di precederlo. – Mostramela. –

Raggiunsero la radura in un paio di minuti, sistemandosi a cerchio intorno a Tom, in attesa che prendesse la parola e chiarisse gli ultimi dettagli della sua idea.

- Tutti voi sapete perché ci troviamo qui e vi siete detti d’accordo con le mie idee. Avete tutti dimostrato di essere versati nelle Arti Oscure e nelle arti magiche più in generale, perciò avete attirato la mia attenzione. Ora la domanda è: siete pronti per quello che accadrà una volta diplomati? –

Katherine annuì risolutamente.

- Lo siamo, Tom. Adesso arriva al dunque. –

- Ho studiato un simbolo che ci permetta di identificarci e tenerci in contatto, migliorando l’incantesimo di convocazione che avevo adoperato per il Club dei duellanti. Si tratta di questo – concluse, mostrando loro un rotolo di pergamena.

Il disegno che vi era impresso era un teschio dalla cui bocca fuoriusciva un serpente.

Era insieme tenebroso e affascinante, bello e letale.

Rappresentava in pieno Tom Riddle e, di certo, anche i suoi seguaci.

- Come ci chiameremo? Strafighi in nero dal 1945? – domandò Abraxas, ironizzando con una delle sue solite battute.

Le risate riecheggiarono nella radura, tacitate dall’espressione seria di Tom.

- No, Abe. Sarete i Mangiamorte. –

Uno alla volta assaporarono sulla lingua il sapore di quella parola.

Forte, decisa, intimidatoria, spregiudicata.

- Mi piace – stabilì il biondo.

Il resto del gruppo mormorò il suo assenso e il sorriso di Tom si fece più marcato.

Tutto stava andando esattamente come aveva preventivato.

- Chi vuole essere il primo a essere marchiato? –

Fu Katherine a muoversi per prima, porgendogli il braccio sinistro.

La bacchetta di Tom s’infranse contro la pelle chiara e delicata dell’avambraccio della ragazza.

Il dolore fu sordo e accecante, spingendola a mordersi le labbra per impedire al più piccolo lamento di fuoriuscire.

Durò una manciata di minuti, poi finì lasciandole la pelle arrossata e dolorante.

Il marchio brillava sinistramente sulla pelle chiara, tra le gocce di sangue della marchiatura, sotto la luna piena che svettava nel cielo primaverile.

Era la cosa più bella che avesse mai visto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

15 Maggio 1945

 

 

 

 

 

- Abbiamo vinto la Coppa! Abbiamo vinto la Coppa! –

Fleamont e Kara saltellavano in giro per la Sala Comune da più di due ore ormai, evidentemente su di giri.

La maggior parte dei loro compagni era crollata dopo i festeggiamenti ufficiali, ritirandosi nelle rispettive stanze, ma loro sembravano avere ancora energie da vendere.

Mayra li osservò ridendo, seduta accanto a Ethan e Tobias che cercavano di darle una mano in vista dei G.U.F.O.

Agli esami mancavano pochi giorni e lei era indietro più che mai con il programma.

- Ragazzi, avete intenzione di saltellare ancora per molto? – chiese Minerva, ritrovandosi suo malgrado a sorridere.

Anche lei era euforica per la vittoria, specialmente perché la partita finale era stata contro Serpeverde ed erano riusciti a vincere per una manciata di punti in più.

Rivedere Renford era stata una fitta al cuore come sempre, ma il Quidditch era stato un deterrente più efficace che mai.

Avevano vinto, erano loro i campioni della scuola per quell’anno, e nient’altro poteva andare storto quando mancavano solo due settimane alla fine della scuola.

- Che piani hai per l’estate, Minnie? –

- Non saprei. Immagino che farò quello che faccio tutte le estati, starmene a casa con i miei genitori e i miei fratelli. –

- L’anno prossimo Malcolm inizierà Hogwarts, vero? –

- Già. Spera di finire a Grifondoro ed è terrorizzato dall’idea di poter capitare a Serpeverde. –

- Più che comprensibile, anche io al suo posto non vorrei – convenne Ethan, soffocando uno sbadiglio mentre si sgranchiva e lasciava perdere gli appunti di Mayra, - Mi arrendo, May, sono troppo stanco per continuare a spiegarti questa roba. Riprendiamo domani mattina. –

Annuì, mettendoli via.

- Credo che ti seguirò, anche io sono stanca morta. Voi due, salterini pazzi, avete intenzione di dormire oppure volete andare avanti per tutta la notte? –

Sovrastando la voce di Fleamont che intonava un canto da stadio dietro l’altro, Kara replicò: - Aspetto che il pazzo si calmi e ti raggiungo in dormitorio, Minnie. –

Minerva annuì, richiudendosi dietro la porta che conduceva al dormitorio femminile.

L’anno successivo, quando Fleamont, Tobias ed Ethan non ci sarebbero stati, le cose sarebbero diventate malinconiche e sotto tono nella torre di Grifondoro.

Del resto l’anno scolastico non era ancora finito e lei già sentiva la mancanza di quel trio scatenato.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

12 Giugno 1945

 

 

 

 

Seduta al tavolo dei Tassorosso, Drusilla osservava gli studenti dei vari anni scambiarsi saluti e abbracci in vista dell’imminente ripartenza verso casa.

Al tavolo degli insegnanti persino i professori sembravano dividersi tra l’essere contenti di aver finito un altro anno scolastico e la nostalgia di avere tutti lì.

Fu allora che notò la mancanza di una figura che spiccava su tutte più di ogni altra.

- Silente non c’è – osservò, voltandosi verso Alya e Laura.

Entrambe le ragazze seguirono il suo sguardo, incredule.

Silente era sempre puntuale, possibile che mancasse proprio l’ultimo giorno di scuola? Lui che era da sempre uno degli insegnanti più affezionati alla scolaresca?

Fu Devon a chiarire ogni loro dubbio, afferrando una delle copie della Gazzetta del Profeta che i gufi avevano consegnato al loro tavolo.

- Guardate qui. Silente ha sconfitto Grindelwald. –

Laura afferrò la copia del giornale, leggendo l’articolo con aria febbrile.

Durante la notte Silente era volato in Italia, affrontando l’amico di un tempo nel suggestivo scenario del Colosseo.

Lo scontro era stato a dir poco epico, aveva sostenuto chi vi aveva assistito, e si era risolto con la cattura di Grindelwald e la sua incarcerazione a Numergard.

Sentì un sorriso dipingersi sul volto.

Finalmente giustizia era stata fatta.

L’anno scolastico si concludeva nel migliore dei modi, non avrebbe mai potuto chiedere nulla di meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Siamo giunti all’ultimo capitolo della storia … domani dovrei pubblicare l’Epilogo e allo stesso tempo una nuova storia che sarà il sequel di questa inoltre mediterò sulla stesura di una raccolta di OS con protagoniste le coppie della storia. A presto con l’Epilogo e il sequel in cui incontrerete i figli dei nostri beniamini.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

   
 
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