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Autore: Jeo 95    29/08/2017    1 recensioni
«Pare che stanotte siamo rimasti soli entrambi.» non era esattamente così. Lui aveva ancora i suoi figli, mentre lei ormai non aveva più nessuno. [...]
Hiruzen gli sorrise ed annui, riportando lo sguardo sulla figura della bambina addormentata.
«Nonostante tutto, farò in modo che tu sia sempre felice e al sicuro. È una promessa, piccola Naruko.» ed era più che intenzionato a mantenerla.
***
Ripropongo la mia saga di Naruko in una nuova veste :)
Ci saranno delle differenze, ma spero comunque possiate apprezzare questa nuova versione di "Naruko:L'inizio della Leggenda"
Ad oggi, è ancora una delle mie fic che ha avuto più seguito, forse anche per quello non ho avuto il cuore di cancellarla, ma solo di ripresentarla in questa nuova forma. Spero vi piacerà come la prima, un bacione a tutti coloro che mi seguiranno!
Jeo 95 =3 (ArhiShay)
Aggiornamento ogni due settimane! Prossimo Capitolo: Martedì 12 Settembre.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Threesome | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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N.d.A- Salve a tutti!
Chiedo venia per il ritardo, aggiornare anche secondo un calendario si sta rivelando più complicato del previto -.-" spero che questa ri-edizione della storia di Naruko interessi ancora a qualcuno!
Grazie a tutti quelli che mi seguiranno e a chi ha portato pazienza fino ad ora, 
un bacione grossissimo e alla prossima,

Jeo 95 =3 (ArhiShay)


p.s. Mi trovate anche su:

Writer's Wing 

Wattpad

 

*w*w*w*w*



 
Naruko

 


 

Di tutti quegli eventi accaduti nel corso della storia del mondo ninja, Naruko non riusciva a memorizzare il minimo dettaglio. Tutte quelle guerre iniziate da ninja i cui nomi ancora risuonavano nelle vecchie storie, scritti su tomi vecchi e polverosi che ormai più nessuno consultava, non avevano per lei alcun significato.

Per come viveva lei, il passato doveva restare tale, focalizzando la propria vita sul presente e, nel particolare, sul futuro. Lei aveva chiaro ciò che voleva per la propria vita.

Diventare Hokage era il suo sogno, l'ambizione di mostrare a tutti quanti che non era solo un disastroso fallimento, bensì una tra i più grandi guerrieri mai esistiti nel villaggio della Foglia.

Forse addirittura più di un titolo, ciò a cui aspirava davvero era il rispetto di tutti quelli che l'avevano sempre discriminata, accusata, odiata. Tutto questo senza darle una spiegazione chiara sulle ragioni per cui, sin da che avesse memoria, venisse trattata da quasi tutti come un'appestata.

Mentre le pagine del libro cantavano gli scontri epici e le eroiche imprese di ninja e kage, ciò che invece Naruko vi leggeva non era altro che un inutile spargimento di sangue per le ragioni più futili. E a farne le spese, sempre secondo la sua interpretazione del testo, erano i più deboli.

Sfogliò ancora pagina, saltando dalla seconda alla Terza Grande Guerra Ninja, e ancora fino ad uno dei più terribili avvenimenti mai accaduti al suo villaggio: l'attacco della Kyuubi no Yoko.

Da piccola, quando il nonno le leggeva la storia dell'attacco, c'era sempre un tono incrinato nella sua voce, quasi temesse a raccontarle cosa fosse accaduto quella notte di dodici anni prima. Naruko non ci aveva mai creduto davvero.

Conosceva la leggenda delle bestie codate, ma non avendone mai vista una davvero, trovava difficile credere all'esistenza di mostri di quel calibro. Eppure, quando Hiruzen parlava c'era sempre una luce strana nel suo sguardo, ed era quando la vedeva che Naruko non aveva dubbi su quel che le veniva detto.

Spostò lo sguardo annoiata da una pagina all'altra, leggendo di come lo Yondaime di allora, un certo Namikaze Minato, si fosse sacrificato per sigillare la volpe e salvare così il villaggio dalla distruzione completa. Il libro finiva così, senza spiegare la storia del quarto né fornire ulteriori dettagli su cosa ne fosse stato della bestia e come fosse morto l'Hokage. Sospirando, infine Naruko chiuse il libro e si lasciò cadere sul tatami con un tonfo.

Shikamaru tornò nella stanza qualche istante dopo, tra le mani alcuni dolcetti e due tazze di tè caldo.

«Hai già memorizzato tutto il libro?» le chiese, scettico.

Era un bravo insegnante il giovane Nara, benché ogni parola fosse subito seguito da uno sbadiglio, alternato a volte dall'immancabile “che seccatura”. Eppure nemmeno tutto il suo genio e le sue capacità da insegnante potevano aiutare Naruko a ricordare tutti quegli eventi che la sua mente rifiutava di memorizzare. Era, come si suol dire, un caso disperato.

«Perchè dobbiamo ricordare tutte quelle guerre?! Sono state inutili e sanguinarie, che motivo c'è di ricordarle?»

Tutti parlavano di vittorie, sconfitte, onore e gloria, ma tutto ciò che lei vedeva altro non era se non la prova di quanto la stupidità umana potesse dimostrarsi ogni volta pronta a raggiungere nuovi limiti. Non trovava alcuna buona ragione per ricordare quelle battaglie.

«Forse perché sperano di non ripetere più gli stessi errori.» la buttò lì Shikamaru, azzannando un dolcetto, e forse poteva anche avere ragione, ma a Naruko non bastava.

Se avessero voluto davvero non rifare più quel genere di errori, sarebbe stato più corretto descrivere per filo e per segno la cruda realtà, non addolcire il tutto come i successi di eroi che davvero eroi non erano.

Afferrò un biscotto e li addentò.«Fono fuffe sfufe.» detto questo si rigirò sul fianco e chiuse gli occhi. Non voleva più saperne di studiare quelle inutili guerre.


 

Alla fine aveva dovuto studiarle seriamente, quelle stupide battaglie.

Shikaku Nara era entrato nella stanza del figlio qualche ora dopo la merenda, e trovandoli in panciolle, persi in qualche videogioco, si era impuntato a voler fare loro da tutore personale. Ed incredibilmente, Naruko pendette dalle sue labbra.

Ciò che Shikaku raccontava, il modo avvincente con cui evidenziava dettagli assenti in tutti quei libri, furono per la ragazza come una ventata di novità in una storia altrimenti noiosa ed incomprensibile. Voleva saperne di più, bramava di conoscere quelle sfaccettature che soltanto il capo clan sembrava conoscere, o meglio era l'unico disposto a raccontargliele.

E lo ascoltò a lungo, fino a quando Yoshino Nara non andò a chiamarli per la cena.

Naruko non si fermava mai così tanto a casa di Shikamaru, sia per non recare disturbo, sia perché si sentiva a disagio nel restare così a lungo nel quartiere di un clan tanto rinomato come lo era quello dei Nara. Perché a parte la famiglia dell'amico, benchè non fosse ancora convinta che Yoshino la vedesse come un'innocente bambina, tutti gli altri esponenti del Clan non sembravano volerla intorno più di quanto necessario.

Eppure, in quei brevi momenti in cui Naruko poteva passare del tempo assieme a tutta quella famiglia, si sentiva felice come forse non era mai stata. La casa si scaldava all'improvviso, il cibo aveva un sapore più buono, ogni parola o battuta che fosse sembrava sempre più divertente di quanto non sarebbe stata detta nella solitudine del suo appartamento, illuminato dalla flebile luce di una candela, banchettando con un insipido ramen istantaneo di cui però andava ghiotta.

Nulla però era buono come il ramen di Yoshino Nara mangiato in compagnia. Eccetto forse il ramen di Teuchi, quello era difficile da battere.

E anche se sapeva che presto o tardi il silenzio del suo appartamento l'avrebbe di nuovo avvolta nel suo freddo abbraccio, il tiepido calore condiviso con Nara l'avrebbe riscaldata ancora per qualche tempo.

In quei momenti, a Naruko sembrava finalmente di capire cosa significasse avere una famiglia.

 

*w*w*w*w*
 

Quando era poi tornata a casa la sera prima, aveva trovato due lettere ad attenderla sui gradini, assieme ad una deliziosa tavoletta di cioccolato al latte.

Si richiuse la porta alle spalle e si concesse un bagno rilassante. Sentì la tensione sparire ed i nervi rilassarsi a contatto con l'acqua calda, e per un attimo tutte le pressioni del mondo sembrarono sparire dalla sua mente.

C'erano soltanto lei e la vasca colma di acqua calda.

Quando uscì la pelle delle dita si erano fatte grinzose, ma benché risultasse fastidioso Naruko non si pentì di essere rimasta a mollo più di quanto non facesse solitamente. Un bagno rilassante era sempre la risposta giusta ad ogni problema.

Si vestì con una larga canotta bianca ed un paio di pantaloncini scuri. Faceva troppo caldo per indossare un pigiama completo, e se mai avesse avuto freddo, il lenzuolo avrebbe fornito sufficiente copertura per riscaldarla il necessario.

Finalmente pronta e rilassata, Naruko aprì il primo biglietto.

 

Sarò uno degli esaminatori,

per questo il mio giuzio sarà imparziale.

Spero ugualmente di non dover bocciare la mia preziosa nipotina.

In bocca al lupo.

Nonno.”

 

Naruko sorrise. Ultimamente, specialmente da quando viveva in quel monolocale per conto suo, vedere suo nonno diventava ogni giorno più difficile. E non voleva ammetterlo, ma sentiva la mancanza di quel burbero vecchietto che per sei anni era stato l'unica figura a cui potesse associare l'appellativo di famiglia.

Strinse a sé la lettera e l'appoggiò con delicatezza sul comodino, passando poi alla seconda busta che le era stata lasciata sull'uscio. Mentre l'apriva addentò un pezzo di cioccolato, e le sembrò di essere improvvisamente rinata. Era delizioso.
 

Metticela tutta, sono sicuro che ce la farai.

Faccio il tifo per te.

Buona fortuna.

Kakashi.

p.s. Questo cioccolato è per stimolare la tua concentrazione,

mangialo tutto mi raccomando.”

 

Le si imporporarono le guance leggendo quelle parole. Ora che anche Kakashi le stava dando il suo supporto, Naruko si disse che fallire l'esame non era un'opzione contemplabile. Troppe persone credevano in lei per poterle deludere.

«Yosh! Ce la metterò tutta! Farò vedere a tutti di che pasta è fatta Uzumaki Naruko! Diventerò Hokage e guadagnerò il rispetto del villaggio intero, state a vedere!»

Finì il cioccolato e si distese carica di nuova energia e voglia di impegnarsi più di prima. Quella notte non dormì tranquilla, ma nonostante tutto fu felice di avere accanto persone che contavano su di lei.

E quando l'energia dell'eccitazione si esaurì, finalmente crollò esausta tra le braccia di Morfeo.

 

*w*w*w*w*
 

Hiruzen guardò nervoso l'orologio per l'ennesima volta. Tra le teste dei molti studenti che spiccavano davanti a lui, determinati a diventare presto dei ninja d'elitè, non vi era alcuna testa bionda che spiccasse particolarmente tra loro.

Sospirò, chiedendosi dove fosse andata a cacciarsi la sua piccola Naruko. Se non fosse arrivata in tempo, nemmeno la sua posizione di Hokage avrebbe potuto salvarla dal non poter più svolgere l'esame.

Iruka sospirava sconsolato al suo fianco, e Hiruzen poteva scommettere che anche lui si stesse chiedendo che fine avesse fatto la giovane allieva, proprio il giorno dell'esame di promozione.

Infine non poterono più aspettare. Mizuki, l'altro sensei che con loro avrebbero esaminato e valutato quali fossero gli studenti meritevoli di promozione, si alzò in piedi. Salutò gli studenti con un sorriso, rassicurandoli sulle loro capacità e sul non essere tesi, poiché tutti avevano le capacità per farcela.

Toccò poi ad Iruka alzarsi in piedi.

«Bene ragazzi, la prima prova sarà...»

La porta si aprì con uno scatto violento, mentre Naruko combatteva contro la stanchezza per riuscire a varcare la soglia. Alle sue spalle due ninja corpulenti e nerboruti l'avevano afferrata per le braccia, impedendole di compiere l'ultimo passo che l'avrebbe portata alla sua classe.

«Mollate l'osso stupidi babbuini!» si dimenava scalciava, ma la presa si intensificò soltanto.

Sarutobi li fulminò con un solo sguardo, intimandogli con il tono più calmo di cui disponeva di lasciar andare la ragazza. Quando fu a terra, libera dalla ferrea presa dei suoi aguzzini, finalmente Naruko trasse un profondo respiro.

«Sei in ritardo Naruko, sai che non potrei farti svolgere l'esame per questo?»

Le sembrò di sentire il mondo crollarle sulla testa. Non poteva arrendersi così, non voleva.

«L-La prego Iruka-sensei! Io... mi sono preparata tanto! La scongiuro, mi faccia fare l'esame!» si prostò in un profondo inchino, serrò gli occhi e si mise in attesa di una risposta.

Iruka guardò l'Hokage e Mizuki, in cerca di un qualche segno che lo aiutasse a decidere come comportarsi con quella ragazza. Era una brava allieva nonostante tutto, chiassosa e indisciplinata certo, ma era evidente la passione che mettesse in ogni cosa che facesse.

E a lui più di altri, non sfuggiva mai quella fredda scintilla di solitudine e tristezza che le annebbiava lo sguardo altrimenti attivo.

Con un sospiro e l'ok degli altri esaminatori, si concesse di sorriderle.«Forza, vatti a sedere, la prova inizierà tra poco.

Naruko rialzò il capo stupita. Sorrise, ringraziando più e più volte gli esaminatori per non averla cacciata, per averle ugualmente dato la possibilità di poter finalmente lasciare l'accademia.

Prese posto accanto a Sakura Haruno, una giovane compagna di classe dai capelli rosa e gli occhi verdi con la quale non era mai andata particolarmente d'accordo, che per quel mattino aveva occupato il suo posto accanto a Sasuke Uchiha. Non discusse con lei, era già stata fortunata a poter partecipare all'esame nonostante il ritardo, creare problemi di alcun tipo era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Guardò per un attimo la ragazza al suo fianco, e sentì le guance bruciarle mentre realizzava quanto fosse carino il viso di Sakura. L'aveva sempre pensato, in verità.

Avrebbe tanto voluto diventare sua amica, era più o meno da quel giorno di tanto tempo prima che le sarebbe piaciuto poterle parlare in qualche modo, conoscerla, instaurare con lei un rapporto d'amicizia forte e duraturo. Magari non come quello con Shikamaru, non chiedeva certo così tanto, andava bene anche un'amicizia semplice, fatta di sorrisi e qualche uscita insieme.

Eppure, ogni volta che cercava di avvicinarla, Sakura l'allontanava bruscamente, a volte infastidita, altre ancora arrabbiata. E davvero Naruko non capiva perché si fosse ritrovata vittima dell'astio di una ragazza per il quale lei invece provava una sincera ammirazione. Forse anche i suoi genitori le avevano detto di non avvicinarsi, di evitare ogni tipo di contatto con Uzumaki Naruko, il mostro di Konoha.

Si lanciò uno sguardo alle spalle. Shikamaru mimava con le labbra un qualcosa che assomigliava molto ad un “baka”, al quale rispose con una buffa linguaccia.

«Bene ragazzi, che gli esami abbiano inizio!»

E solo in quel momento, il cuore di Naruko ebbe un sussulto.
 

*w*w*w*w*

 

Il vociare orgoglioso dei genitori riempiva il cortile della scuola come non aveva mai fatto prima, riempiendo l'aria di allegria e risate.

Naruko osservava quelle famiglie orgogliose del successo dei loro figli seduta sull'altalena del cortile, da sola, lontana da tutta quella folla che di sicuro non avrebbe voluto avere nulla a che fare con lei.

Si toccò con incertezza la fronte, timorosa di non trovarvi il copri-fronte tanto agognato, e quando le dita sottili si scontrarono con la fredda placca di metallo della fascia, istintivamente sorrise. Se lo tolse, percorrendo con le dita il simbolo di Konoha inciso su di esso.

Era finalmente diventata una Kunoichi. Ancora Genin certo, ma aveva fatto un passo più vicino verso quello che era il suo sogno. Eppure, nemmeno lei sapeva spiegarsi esattamente perché, non riusciva ad essere completamente felice di quella vittoria.

Guardò ancora una volta la folla, e tra le tante famiglie riuscì a scorgere l'unica altra figura che come lei era sola e senza nessuno. Sasuke Uchiha se ne andò dal cancello della scuola così com'era entrato, solo quanto lo era lei.

Si chiese se anche a lui mancasse il calore di una famiglia, quello che lei non aveva mai provato, e che lui sembrava aver perso una notte di qualche anni prima, per mano del suo stesso fratello. Naruko di fratelli non ne aveva, se non l'unico che considerasse tale nonostante non lo fosse davvero, e non poteva capire cosa comportasse il tradimento da parte di qualcuno che prima ammiravi quasi come un'eroe.

«Come ha potuto l'Hokage permettere una cosa del genere?» alcuni acidi commenti le arrivarono alle orecchie quasi per caso, mentre cominciava a sentire occhiate astiose fissarsi su di lei.

«Non riesco a capire, perché ha lasciato che diventasse un ninja? Rischia di condannarci tutti!» cercò di ignorarli, di non ascoltare, ma fu più difficile di quel che sembrasse.

«È lei vero?» si aggiunse poi una terza persona.«La ragazzina della volpe.»

«Zitta! Lo sai che è proibito parlare di quella storia!»

Ancora quei discorsi senza senso, quelle inutili accuse che per lei non avevano alcun significato apparente. Erano anni che sentiva accusarsi di essere un mostro, una minaccia, ma nessuno mai le aveva spiegato perché o cosa avesse fatto per ricevere alcuni appellativi.

Si toccò un fianco, pensierosa, mentre la cicatrice che si era procurata da bambina bruciava ora più che mai. Sarebbe morta quella sera, se lui non fosse arrivato a salvarla.

Ma chi era lui? Questo Naruko non riusciva proprio a ricordarlo.

«Ehi.» Shiakamaru la strappò ai suoi pensieri. Shikaku e Yoshino poco dietro di lui.

Si stava ormai facendo tardi, e molte famiglie ormai stanche stavano lentamente rientrando nelle loro case, probabilmente prossimi a festeggiamenti per la conquista dei loro ragazzi.

«Congratulazioni per la promozione, Naru-chan!»

Ringraziò i coniugi Nara con un sorriso sincero, declinando però l'offerta di andare con loro a festeggiare la fine degli esami e la loro nuova vita da Gennin. Mentì.

«Ho un impegno, ma la prossima volta verrò di sicuro!» aveva sempre quel suo stupido sorriso stampato in volto, eppure Shikamaru riuscì chiaramente a capire che qualcosa non andava nel comportamento dell'amica. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non lo fece.

Era evidente ai suoi occhi che Naruko volesse stare sola, perché non voleva sentirsi un peso per loro, un'estranea in un quadro di famiglia in cui sentiva di non centrare assolutamente nulla.

Quando la famiglia Nara se ne andò, Naruko restò su quell'altalena fino a quando anche gli ultimi gruppetti non se ne furono andati. In quel miasma di gente aveva visto Sakura abbracciare sua madre con orgoglio, sgridare suo padre per averle scompigliato i capelli davanti a tutti, guardarsi attorno con imbarazzo, sperando che Sasuke non l'avesse vista.

Ognuna delle sue mosse erano bellissime agli occhi di Naruko, rendendo Sakura ancora più carina. Le piaceva davvero guardare la sua spontaneità, il suo imbarazzarsi quando Sasuke era troppo vicino, l'alterarsi ogni qual volta si accendeva una discussione con Yamanaka Ino.

Forse un giorno avrebbe provato davvero a parlarci, sperando di non ricevere la solita occhiataccia che puntualmente, ogni mattina che la vedeva avvicinarsi a lei per prendere il posto accanto al suo, la inceneriva sul posto. Ancora non aveva capito perché lo facesse, e non aveva mai trovato l'occasione per chiederle qualcosa.

Il buio prese presto il posto della luce, e quando la luna fu alta nel cielo scuro, Naruko era ancora seduta sull'altalena a pensare, a chiedersi perché l'avere tra le mani quello stupido pezzo di stoffa non la rendesse felice così come credeva.

Una mano grande le si posò sul capo all'improvviso, carezzandola con gesti dolci e gentili. L'aveva colta di sorpresa, eppure aveva riconosciuto il tocco gentile del fratello nell'istante in cui la mano di lui le si era posata sui capelli.

D'istinto sorrise.

«Kakashi-nii!» lo abbracciò, ma nell'attimo in cui si staccarono le guance le si gonfiarono. Aggrottò le sopracciglia, fissando con disappunto il viso mascherato del fratello.«Ma dove sei stato?! Sono due settimane che non vieni a trovarmi!»

Kakashi rise, ricominciando a carezzare il capo della biondina che parve rilassarsi a quel dolce contatto.«Perdonami, ho avuto una missione urgente di cui occuparmi.»

Probabilmente era una bugia. Sospettava si fosse rintanato in casa, sole e senza impegni, a leggere uno di quei strani libri sulle pomiciate di cui andava tanto fiero. Ma in quel momento le importava soltanto che fosse lì con lei, a riempire almeno in parte quel vuoto che la stava lacerando.

«Guarda, guarda! Finalmente anche io sono una ninja!»

Si congratulò con lei, l'avviso delle fatiche che comportava essere un ninja e delle responsabilità a cui andava incontro, ma Naruko era troppo impegnata a decantare le imprese di cui sarebbe stata la protagonista, e di come alla fine tutti l'avrebbero acclamata come nuova e miglior Hokage di sempre.

Con un sospiro Kakashi la lasciò parlare, guardandola saltare euforica da una parte all'altra del cortile. Sorrise. L'aveva vista abbattuta mentre le si avvicinava, triste e sconsolata, pensava che fosse successo qualcosa di grave, ma era felice di essersi sbagliato. Sembrava davvero felice, e questo, indirettamente, rendeva felice anche lui.

«Che ne dici di andare a mangiare del buon ramen da Ichiraku? Offro io per stavolta.» lo sguardo le di illuminò, e ancora una volta fu subito al collo dell'uomo dai capelli d'argento.

«Grazie mille Kakashi-nii!»

Naruko rise per tutta la sera. Davanti ad una ciotola calda di ramen in compagnia del suo amato fratello, Naruko fu finalmente felice di aver conquistato quel tanto agognato copri-fronte.

   
 
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