Fleamont
Potter & Kara Dawson in Potter
1957
La
partita era appena finita, sancendo la vittoria della
nazionale inglese, quando Kara vide Fleamont distaccarsi dal resto
della
squadra e planare verso la tribuna d’onore dove le alte
cariche e le compagne
dei membri della squadra avevano assistito alla partita.
Frenò
proprio di fronte a lei, sorridendo orgoglioso, le iridi
castane che luccicavano dando dimostrazione di tutta
l’emozione che stava
provando.
Si
allungò sulla scopa, estraendo una scatoletta dalla tasca
interna della divisa.
Attorno
a lei Kara riuscì a sentire chiaramente i sospiri
trattenuti dalle donne che la circondavano.
-
Kara Victoria Dawson, non posso aspettare un giorno di più
senza chiedertelo … vuoi diventare mia moglie? –
Sgranò
gli occhi, portando una mano sulla bocca, incredula.
Quel
pazzo scatenato le aveva fatto una proposta di matrimonio
nel bel mezzo della premiazione dei mondiali di Quidditch.
Sentiva
gli sguardi su di sé; erano tutti in attesa di
scoprire cosa avrebbe risposto, persino i giocatori e i tifosi della
nazionale
bulgara.
-
Sì, Fleamont Potter, voglio sposarti. –
I
tifosi inglesi fecero rombare la loro approvazione con grida
e fischi, che aumentarono paurosamente di volume quando Fleamont si
sporse
ulteriormente sulla scopa e la baciò con trasporto.
James
Potter – Nato nel 1960, Grifondoro
1963
-
James Potter, torna immediatamente qui – esclamò,
rincorrendo quel piccolo teppista che rispondeva al nome di suo figlio.
Aveva
solo tre anni eppure aveva la capacità di combinarne di
tutti i colori, come la volta in cui aveva quasi rotto un vaso in testa
alla
zia Gemima oppure quando aveva colorato di rosa tutta la coda del cane
di casa.
Ebbene,
in quella particolare occasione era montato in sella
alla scopa giocattolo che Fleamont gli aveva regalato per Natale e si
era messo
a volare in giro per casa, avventurandosi quanto più in alto
la scopa gli
concedesse, e girando attorno all’albero di Natale
vorticosamente finendo con
il farlo schiantare al suolo.
-
Oh oh – mormorò il piccolo, dirigendo la scopa
verso la
porta finestra.
Stava
quasi per riuscire a farla franca quando sentì la scopa
rallentare bruscamente e si ritrovò a fronteggiare sua madre
che teneva
saldamente tra le mani la coda in paglia.
-
Non provarci nemmeno, James. È il momento di tagliare i
capelli e fare il bagno. –
-
Ma io non voglio. –
Lo
tirò giù dalla scopa senza troppi complimenti,
tenendolo
stretto tra le braccia mentre si dirigeva verso il bagno.
-
Papà, papà -, gridò il piccolo, -
aiutami. Salvami dal drago
sputafuoco, salvami! –
La
risata di Fleamont provenne dallo studio nel quale si era
chiuso a rispondere alle lettere che gli erano state indirizzate dai
vari team
che gli chiedevano di giocare per loro.
James
aveva preso a chiamare drago sputafuoco sua madre ogni volta
che Kara perdeva la pazienza e decideva d’imporsi.
Sarebbe
stato ancora più divertente se non fosse stato
consapevole che sua moglie sapeva benissimo che quella storia del drago
era
partita da lui e che prima o poi avrebbe trovato il modo di fargliela
pagare.
1971
-
Mamma, chi è quel bambino? –
Kara
seguì la direzione in cui puntava lo sguardo del figlio,
individuando Walburga e Orion Black accanto a un bambino coetaneo di
James
dalle lunghe e scomposte ciocche corvine che incorniciavano due iridi
grigie.
Adhara
le aveva parlato a lungo del primogenito di Walburga;
il piccolo Sirius era fin troppo adorabile per essere il frutto
dell’unione di
quei due, a suo giudizio, ed era il nipote preferito di Alphard.
-
Sirius Black, è il cugino di Hydra. –
Annuì,
osservandolo come se volesse farsi un’idea di lui a
prima vista.
-
Credi che mi troverà simpatico? –
-
Penso di sì, Jamie. –
-
Bene, allora vado subito a parlarci. –
Fleamont
lo trattenne per la spalla, attirando la sua
attenzione.
-
Non così in fretta. Non vuoi salutarci prima della partenza?
Puoi sempre cercare Sirius sul treno. –
L’undicenne
arricciò il naso in una buffa espressione, come se
fosse tormentato dalle due possibilità.
-
D’accordo, ma davvero ragazzi dovreste aver fatto
l’abitudine
alla mia crescita repentina. Non sono più un bambino; anche
se so che vi
mancherò tremendamente, ci vedremo per le feste di Natale.
Quindi niente
lacrime – concluse, con un sorriso ironico sulle labbra
sottili.
Kara
gli raddrizzò gli occhiali sul naso, scuotendo la testa
con un sorriso a metà tra il divertito e
l’esasperato.
-
Fai poco lo spiritoso e cerca di non far perdere la calma a
Minerva, non vorrei doverti inviare una Strillettera già la
prima settimana di
scuola. –
-
Non garantisco nulla. –
-
James … -
-
Scherzo -, aggiunse in fretta davanti al tono minaccioso
della madre, - o forse no – concluse, correndo verso il treno.
Kara
e Fleamont si scambiarono un’occhiata.
-
Quanto pensi che ci metterà a prendere una punizione?
–
-
Due o tre … -
-
Giorni? Sei ottimista. –
-
No, veramente intendevo ore. –
I
Malandrini
1972
Kara
sentì chiaramente le urla provenienti dal piano
superiore, ma cercò di fare finta di nulla.
Era
l’estate del loro primo anno e James le aveva chiesto
praticamente in ginocchio di fare venire a casa sua i suoi amici per
quel
pomeriggio.
Così
alla fine aveva ceduto, scoprendo che se Peter Minus era
impacciato e Remus Lupin era gentile e fin troppo educato …
beh, Sirius Black
era l’esatta controparte di James. Scatenati, sempre con uno
scherzo in
procinto di essere portato a termine, erano due veri e propri terremoti
che
sembravano essersi trovati ed essere destinati a essere legati da quel
tipo d’amicizia
che durava tutta la vita.
Non
invidiava per nulla Minerva che avrebbe dovuto avere a che
fare con loro per altri sei anni.
Afferrò
il vassoio con entrambe le mani, carico di tramezzini
e una grossa caraffa di succo di zucca, e raggiunse la porta della
camera di
James.
-
Ragazzi, vi ho portato qualcosa da mangiare. –
Ad
aprirle la porta fu Remus, che si affrettò a toglierle il
vassoio dalle mani ringraziandola per averlo portato fin lì
e affermando che
avrebbero potuto essere loro a scendere senza farla scomodare
ulteriormente
visto che era stata già molto gentile nel preparare loro la
merenda.
Gli
rivolse un sorriso.
Quel
ragazzino era di una dolcezza squisita e sembrava al
settimo cielo all’idea di essere completamente accettato in
un gruppo di amici.
Non
riusciva a capire quale fosse il motivo, visto che era a
dir poco squisito, eppure aveva negli occhi una scintilla che lasciava
intendere che ne avesse viste molte più di quanto qualsiasi
altro ragazzino di
dodici anni facesse abitualmente.
-
Come mai ridevate così tanto, è successo qualcosa
di
speciale? –
James
annuì, smettendo finalmente di ridere, tenendosi la
pancia.
-
Sirius ha … -
-
Sta’ zitto, James. Nulla di particolare, signora Potter
–
replicò in fretta Sirius, fulminando l’amico con
un’occhiataccia come a volerlo
sfidare a continuare la frase.
-
Sì, nulla d’importante, mamma. –
Certo,
come se lei fosse nata ieri.
-
D’accordo, allora vi lascio alle vostre cose, portate
giù il
vassoio quando avete finito. –
Uscì
dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
Tempo
due minuti e i quattro avevano ricominciato a
chiacchierare e ridere tra le proteste e i commenti piccati di Sirius.
1976
Era
l’ultima domenica di Agosto e mancava meno di una
settimana all’inizio del sesto anno di James quando la loro
vita assunse uno
sviluppo decisamente nuovo e inatteso.
Seduti
al tavolo, erano intenti a fare colazione quando
bussarono alla porta di casa.
-
Vado io – annunciò Fleamont, mettendo via la tazza
di caffè
bollente che stava sorseggiando.
Fermo
sulla soglia della porta, Kara lo vide sgranare gli
occhi.
-
Cosa succede? –
-
C’è Sirius – annunciò,
facendosi da parte per far entrare in
casa il ragazzo con tanto di effetti personali a seguito.
-
Signori Potter, lo so che è domenica mattina e mi sono
presentato senza preavviso, ma potrei restare da voi fino
all’inizio della
scuola? Sono andato via di casa … non li sopportavo
più – mormorò, le iridi
grigie prive della solita scintilla malandrina.
Kara
afferrò un piatto e un bicchiere puliti, depositandoli
sulla tavola.
-
Vieni a sederti, Sirius. Puoi stare qui tutto il tempo che
vuoi. –
Sirius
sedette accanto a James, divorando il bacon croccante e
le uova strapazzate sotto lo sguardo attento di Kara.
Da
come mangiava sembrava che avesse passato ore senza cibo
nello stomaco.
-
Quando sei andato via di casa? –
-
Ieri sera. Non volevo disturbarvi in piena notte. –
Kara
lo abbracciò di slancio, stringendolo a sé come a
volergli trasmettere ciò che stava pensando.
Solo
una madre senza cuore avrebbe lasciato andare via in quel
modo suo figlio.
-
Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi. Casa nostra è anche
casa tua. –
Spazio
autrice:
Salve!
Un
po’ in
ritardo rispetto a quanto avevo pianificato, ma alla fine eccoci qui.
Ho
inserito anche i Malandrini e sono andata un po’
più avanti del ciclo narrativo
compreso dalla ff perché non potevo non scrivere di quel
momento a casa Potter.
Spero
che
l’OS vi sia piaciuta e vi chiedo di votare per la prossima
tra:
-
Drusilla/Stephen;
-
Sophie/Tobias;
-
Alexandra/Abraxas.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,