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Autore: Ms Mary Santiago    12/09/2017    5 recensioni
[Raccolta di OS dedicate ai protagonisti di “Hogwarts 1944 – First Act”]
Che fine hanno fatto i ragazzi dopo il diploma?
Tra lavoro, famiglia, e avvenimenti vari queste OS ripercorrono gli anni che vanno dalla fine della scuola all’inizio della vita a Hogwarts per i loro figli.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'XO XO, Hogwarts with love'
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Stephen King & Drusilla Selwyn in King

 

 

 

 

 

1955

 

 

 

 

Controllò per l’ennesima volta l’esito degli esami, incredula.

Era una Medimaga quindi sapeva bene che quel tipo di test non sbagliava mai.

Eppure non riusciva a capacitarsene.

Erano stati attenti, molto attenti, perché la loro carriera non era ancora abbastanza avviata per pensare a fare un figlio.

E invece eccolo lì.

Era incinta.

Si passò una mano sul volto, sospirando.

Non restava altro che dirlo a Stephen ed escogitare insieme un modo per riuscire a far quadrare i conti.

Recuperò le sue cose, salutando le colleghe del turno pomeridiano, e uscì di corsa dal San Mungo.

Dieci minuti, e una piccola Smaterializzazione, dopo era nel cortile di casa loro.

Entrando in casa si accorse che Stephen era già lì.

Era sdraiato sul divano con gli occhi chiusi, ma a giudicare dal modo in cui respirava non era ancora addormentato.

Gli si avvicinò, posandogli una mano sul braccio muscoloso, e lo scosse leggermente.

Le iridi color ghiaccio si spalancarono e un sorriso sghembo si dipinse sul volto di quello che sei mesi prima era diventato suo marito.

Fece per cingerle i fianchi e attirarla sul divano insieme a lui, ma Drusilla oppose resistenza.

Se si fosse lasciata andare avrebbero finito con il distogliersi fin troppo dal discorso che voleva affrontare.

Percependo che c’era qualcosa che la preoccupava, Stephen si mise a sedere con un rapido e agile colpo di reni.

- Che succede? –

- Oggi ho scoperto una cosa … una cosa che è importante che tu sappia. –

- C’entra il lavoro? Ti ho già detto che non devi fare tutti quei turni se ti stressa troppo, non peserà poi così tanto sul bilancio mensile. –

Scosse il capo.

- Tu stai bene? –

- Sì o almeno credo … -

- Dru -, insistè preoccupato, - vuoi dirmi di cosa si tratta prima che cominci a farmi venire in mente una serie di risposte una più preoccupante dell’altra? –

Prese un respiro profondo, afferrandogli una mano e intrecciando le dita alle sue.

- Aspetto. –

- Aspetti? – le fece eco, perplesso.

- Sì, Stephen, aspetto. –

- Cosa aspetti? –

- Aspetto un bambino. –

Con la fronte corrucciata, sembrava proprio che Stephen non capisse.

- Aspetti un bambino? Che bambino … viene Alex con il piccolo Lucius? –

Si battè la mano sulla fronte, esasperata.

Non sapeva se ridere o mettersi a urlare.

Era impossibile che Stephen non afferrasse il senso del discorso.

- No, Stephen, non aspettiamo tua sorella e nostro nipote. Sono io che aspetto un bambino … il nostro bambino – chiarì.

Vide la consapevolezza farsi lentamente largo sul suo volto.

- Sei incinta? –

- Già. –

Stephen l’afferrò per i fianchi, attirandola a sé e baciandola con trasporto.

- Ma è fantastico! –

- Sì, lo è … ma come faremo ad arrivare a fine mese? –

Scrollò le spalle. – E chi se ne frega … speriamo solo che sia un maschio, dovrò insegnargli a giocare a Quidditch e a tirare un pugno e … -

Drusilla alzò gli occhi al cielo.

Sembrava di averlo già un bambino euforico in giro per casa.

- Perché non aspetti altri sette mesi prima di lasciarti prendere la mano? –

Rise, baciandole la fronte, - Anche questa potrebbe essere una buona idea. –

 

 

 

 

 

 

Nicholas King – Nato nel 1956, Grifondoro

 

Rebekah King – Nata nel 1957, Corvonero

 

 

 

 

1960

 

 

 

 

Drusilla vide Amelia e Rebekah correre dentro casa a perdifiato, ridacchiando tra di loro, stringendo tra le mani la scopa di Nicholas.

- Cosa state combinando, signorine? –

Amelia arrossì leggermente, cercando di nascondere il manico della scopa con il suo corpo, mentre Rebekah si limitò a rivolgerle il suo solito sorriso da diavoletto travestito d’angelo.

- La facciamo pagare a Nick. Si è preso tutti i biscotti al cioccolato e li ha nascosti. –

Annuì, sorseggiando il suo the caldo.

La questione era decisamente seria, per il cioccolato tutto era concesso.

- D’accordo, allora io non vi ho viste … nascondetela nello stanzino al secondo piano, lo sapete che Nick lì non entra. –

Ricompensandola con due sorrisoni, le bambine sgattaiolarono al piano superiore e fecero quelle che aveva loro consegnato.

Erano appena scomparse dalla sua vista quando Nick entrò in casa a passo di carica.

- Le scarpe, mi sporchi il tappeto – lo bloccò all’istante.

Calciando via gli stivali sporchi di fango con stizza, Nicholas fece vagare lo sguardo attorno a sé.

- Dove sono? –

- Dove sono chi? –

- Beks e Lia. Hanno preso la mia scopa … appena le trovo le uccido. –

- Non di certo dentro casa mia, signorino. Gli elfi hanno appena finito di pulire il pavimento e mi seccherebbe fargli pulire di nuovo il marmo. –

Sbuffando e borbottando contro le ingiustizie che era costretto a sopportare in quella casa a opera delle femmine, Nicholas continuò la sua ricerca finchè non trovò un foglio di pergamena sulla sua scrivania.

Era scritta in modo incerto e con qualche errore grammaticale qui e lì, ma il senso era chiaro.

- Cosa significa che se rivoglio la mia scopa dovrò darvi un chilo di biscotti al cioccolato? Io non ce l’ho nemmeno un chilo di biscotti – esclamò.

La voce di Rebekah giunse da dietro la porta della sua stanza, dove si erano barricate.

- E allora valli a comprare invece di lamentarti! –

Volse le iridi nocciola verso la madre, fissandola supplichevole. – Mamma … -

- Te li faccio comprare da tuo padre -, lo rassicurò, - così magari ne prende un po’ anche a me. –

Alzando gli occhi al cielo, Nicholas marciò nuovamente fuori per tornare da Benjamin che aveva assistito alla scena con un sorriso divertito sul volto.

Maledette femmine.

 

 

 

 

 

1964

 

 

 

 

 

- C’è Jon, c’è Jon! –

Rebekah prese a saltellare da una parte all’altra del salone, per poi soffermarsi davanti allo specchio e sistemare le lunghe onde bionde.

Rassettò il vestitino rosa, voltandosi verso il fratello e i suoi amici con un sorrisone.

- Come sto, sono carina? –

- Sì, più o meno quanto un rospo – replicò Nick, vedendosi affibbiare per tutta risposta un pestone sul piede.

- Cafone. Ed, Benji … voi che dite? –

- Stai bene – la rassicurò Edgar.

- Già, sei molto carina – rincarò la dose Benjamin, arrossendo.

- Alcuni trovano anche i rospi carini … -

- Nick, vuoi che te ne dia un altro? –

- Provaci e ti raso i capelli a zero mentre dormi – la minacciò di rimando, sorridendo soddisfatto quando la vide sbiancare.

Il loro scambio di battute venne interrotto dalla porta che si apriva a mostrare Stephen, Devon e Jonathan di ritorno dal loro turno come Auror.

Rebekah sbattè le ciglia sulle iridi verde giada, sorridendo vezzosamente mentre cinguettava: - Ciao, Jon. –

L’uomo le sorrise di rimando, accarezzandole una guancia rosea.

- Ciao piccola. Hai un vestito nuovo? Ti sta molto bene. –

Annuì, ringraziandolo sottovoce mentre il volto arrossiva furiosamente.

Nick le fece il verso, guadagnandosi un’occhiata che preannunciava una morte lenta e dolorosa.

Con una risata, Jonathan si fece strada nel salone accomodandosi accanto ad Alya.

Fece passare il braccio attorno alle spalle della donna, sorridendole accattivante.

- Allora, bruna bellezza, come vanno le cose? –

Alya sorrise di rimando.

- Non c’è male, le cose al dipartimento Auror? –

- Una faticaccia come al solito, ma è il lavoro più bello che ci sia. –

Drusilla e Laura si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Erano passati solo due giorni da quando Laura aveva raccontato quella storia della “sventola” e dello “sventolo” che Amelia le aveva confidato nella sua giovane innocenza e da allora lei e Drusilla erano impegnate più che mai nel tentativo di sistemare l’amica con l’avvenente Auror.

- Noi andiamo a finire di preparare la cena. Bambini, a lavarvi le mani – annunciò Drusilla, mentre Laura la seguiva.

- Vengo anche io a darvi una mano … -

- Non serve, rimanete pure a chiacchierare – la fermò prima ancora che Alya avesse modo di alzarsi dal divano.

Jonathan dovette capire il loro gioco perché sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga e riprese la conversazione.

- Già, rimani a farmi compagnia … anche perché volevo parlarti di una questione su cui forse puoi darmi la tua opinione. –

Perplessa, non le rimase che rimanere seduta sul divano e ascoltare ciò che Jonathan aveva da dirle.

In cucina Drusilla e Laura cercavano di origliare la conversazione con scarso successo.

Erano con le orecchie poggiate contro il muro quando Stephen e Devon fecero il loro ingresso.

Dalle loro facce era chiaro che si stessero domandando cosa ci fosse che non andava nelle loro mogli.

- Ho quasi paura di chiedere cosa state combinando. –

- Non siamo matte, Stephen. Vogliamo solo sentire cosa si dicono Alya e Jonathan. –

- Sul fatto che non siate matte ho i miei seri dubbi … quanto al resto abbiamo appena sentito Jonathan chiedere ad Alya di uscire a cena domani sera. –

- E lei ha accettato – concluse Devon.

Drusilla e Laura si scambiarono un cinque vittorioso.

E anche quella era andata.

 

 

 

 

1971

 

 

 

 

 

Erano tutti seduti a tavola per la cena dell’ultimo dell’anno.

C’erano Laura e Devon, con Edgar, Amelia e Benjamin; la zia Mayra con il suo fidanzato e lo zio Edward, ancora scapolo, e i nonni sia paterni che materni.

Il tacchino era stato tagliato, le patate dolci e le verdure stufate già disposte al centro del tavolo e il dolce che finiva di cuocersi nel forno.

Tutto era assolutamente perfetto … o almeno così pensava Nicholas.

Ma si sa, c’è sempre la quiete prima della tempesta.

E lui stava per impararlo molto presto.

A casa King era tradizione leggere un buon proposito da perseguire per l’anno successivo prima che venisse servita la cena.

E quello era il momento che più di ogni altro lo imbarazzava.

- Tocca a te, Nick – lo invitò gentilmente sua madre.

- Devo proprio? –

- Andiamo, non è poi una cosa imbarazzante. –

- Non lo è se il proposito è puro e casto -, intervenne Rebekah sorridendo come doveva aver sorriso il serpente dopo che Eva aveva afferrato il frutto proibito, - ma questo non è il caso del proposito di Nick secondo me. –

Gli uomini ridacchiarono mentre le donne lo guardavano con tanto d’occhi.

Aveva quindici anni, insomma, era del tutto naturale che avesse certi desideri un po’ … fisici.

Non aiutava di certo il fatto che Edgar stesse ridendo come una iena, confermando implicitamente l’affermazione di Rebekah.

- Allora, ho ragione quando dico che il tuo proposito comporta te e Hydra in atteggiamenti non proprio casti? – rimarcò la sorella.

- Rebekah! – esclamò Drusilla.

- Mamma, non sono mica io quella che si vuole rotolare sotto le lenzuola con qualcuno … è di Nick che dovresti essere indignata. –

- Lo spero bene – bofonchiò Stephen.

Nicholas avrebbe voluto scomparire dalla faccia della terra e non essere ritrovato neppure da cadavere.

Quella era ufficialmente la cena dell’ultimo dell’anno più imbarazzante della storia dell’umanità.

- Ho appena cambiato il mio proposito per l’anno nuovo -, la informò, - adesso è ucciderti. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Eccoci qui con l’OS dedicata alla Druphen. Come sempre invito chi non l’ha già fatto a esprimere la propria preferenza per la prossima coppia tra:

- Abraxas/Alexandra;

- Toby/Sophie.

Prima di lasciarvi, informo chi fosse interessato che al seguente link potrete trovare una mia nuova storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3703278&i=1

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary
   
 
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