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Autore: xxlili_luna    12/09/2017    1 recensioni
Lord Voldemort non è mai esistito, i genitori di Harry sono ancora vivi. Hermione e Draco si sono sempre odiati e insultati. Ma se sotto quegli insulti e quelle occhiataccie si fosse per tutto il tempo nascosto qualcosa di più? Durante l'estate, in cui saranno costretti a passare insieme si renderanno conto di provare qualcosa l'uno per l'altro. I due si sforzano di mantenere la loro relazione segreta ma qualcuno li scoprirà. Malfoy riuscirà a confessare veramente cosa prova per lei e cambierà, oppure rimarrà il solito?
Dal testo:
- Cosa vuoi, Malfoy?
- Rilassati Granger, voglio solo prendere un bicchiere d'acqua, come te. - rispose sorpassandomi e prendendo effettivamente un bicchiere. Mi voltai feci per andarmene quando sentì la voce di Malfoy dietro di me. - Comunque bel pigiama. - disse mi voltai e lo vidi appoggiato al bancone che mi squadrava. Arrossí violentemente [..] e me ne tornai in camera mia.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Pov Hermione
Stavamo camminando da più di un'ora quando ci fermammo e sedemmo a terra per fare una pausa. Eravamo arrivati in Romania da poche ore, atterrati nel paesino ai piedi dei Carpazi. Per quanto fosse bello, però, non eravamo potuti rimanere a lungo, dato il momento in cui eravamo. Il clima sulla montagna era davvero rigido. Aveva da poco finito di nevicare e la neve era soffice e fredda, anche troppo per camminarci sopra ma purtroppo eravamo costretti a farlo, per non parlare del vento forte e gelido che soffiava ininterrottamente. I mantelli ci coprivano ma non abbastanza da non tremare ad ogni folata più forte delle altre. 
Come ci aveva detto Martin, eravamo saliti sulla seconda montagna e come sospettava avevo capito esattamente a quale si stava riferendo solo quando eravamo arrivati. 
Ero davvero preoccupata. Non si vedeva ancora niente nei paraggi, ed eravamo davvero in alto. Non sapevo cosa avremmo trovato lassù, non sapevo cosa dovevo aspettarmi, non sapevo neppure se eravamo arrivati prima di Bellatrix. In cuor mio speravo di sì e purtroppo la speranza era l'unica cosa a cui potevo aggrapparmi. 
- Sarà meglio ripartire! - sentì urlare dalla voce di Blaise. Mi voltai verso di lui e lo vidi già in piedi che guardava il cielo. - Ho paura che tra poco ricominci a nevicare ed è meglio non trovarsi in una bufera qui. - continuò. Alzai lo sguardo a mia volta e vidi che non poco lontano da lì stavano avanzando delle nuvole bianche, nuvole portatrici di neve. 
Accanto a me Draco si alzò e mi tese la mano per aiutarmi. La afferrai e mi tirai su, una volta tutti pronti ricominciammo a camminare. 
Poi, i miei pensieri andarono alla mia famiglia. Non sapevo se mia madre e mio padre sapessero tutto quello che stavo facendo, ma sinceramente preferivo di no. Mia madre avrebbe dato di matto. Mi mancavano, mi mancavano davvero tanto anche se non li vedevo da poco tempo. La paura costante che Bellatrix possa far loro del male era terribile. Poi, senza che me ne accorgersi la mia mente passò ad un'altra persona. 
FLASHBACK
Ero distesa sul mio letto, una copertina sulle gambe ed un libro in mano. Avevo solo cinque anni ma i miei genitori avevano insistito per farmi imparare a leggere ed a scrivere fin dalla mia tenera età.
Improvvisamente sentì la porta della mia camera spalancarsi ed entrò lui. Non ci feci molto caso e continuai a leggere indifferente. Spesso lo faceva, di solito neanche mi parlava; entrava, prendeva quello per cui era venuto e se ne andava. Questa volta, però, non fu così. Si avvicinò a me e mi strappò il libro dalle mani, gettandolo dall'altra parte del letto. Scocciata feci per riprenderlo ma lui mi bloccò per un polso. Passai lo sguardo dal libro a lui e lo fulminai con lo sguardo. 
- Ma che fai? - chiesi scocciata dal suo comportamento. 
- Secondo te? Non hai visto? - chiese indicando con la testa la mia finestra. Posai lo sguardo su di essa ed immediatamente capì perché era venuto, un enorme sorriso mi si aprì sulle labbra. - Dai andiamo! - disse eccitato lasciandomi andare. Annuì e scesi dal letto, quasi correndo raggiungemmo il soggiorno dove c'erano mamma e papà. Il secondo stava seduto sul divano e leggeva il giornale, mentre la seconda stava decorando l'albero di Natale. Era dicembre pieno e lui era arrivato da Hogwarts per le vacanze appena due giorni fa. 
- Mamma! Papà! Possiamo uscire a giocare? - quasi urlai. I due si voltarono stupiti verso di noi, prima di sorridere quasi in contemporanea. 
- Certo, ma copritevi e state attenti! - urlò l'ultimo avvertimento dato che noi eravamo già andati via verso l'uscita. Ci infilammo i cappotti, guanti e sciarpe ed una volta pronti uscimmo dalla casa cominciando a correre verso il solito punto. Il terreno, di solito coperto d'erba, adesso era ricoperto da un magnifico manto bianco di neve. Il vento non era troppo forte quindi non li dava noia e su di noi scendevano solo un paio di fiocchi. Lui, ovviamente, era molto più avanti di me nella corsa e fu il primo ad arrivare. 
- Dai Mione! Sbrigati! - mi urlò. Adoravo quando mi chiamava Mione, era stato il primo soprannome che mi aveva dato, inoltre per una bambina era molto più facile pronunciare Mione che Hermione. - Ho vinto. - 
- Non è giusto! - feci indignata una volta che lo raggiunsi. - Tu hai le gambe molto più lunghe delle mie! - 
- Ed allora? Tu saresti lenta anche con gambe più lunghe. Arrenditi Mione, io sono molto più veloce di te. - 
- Ritira quello che hai detto Jonathan! - dissi incrociando le braccia. Lui scosse la testa ed io in tutta risposta presi un po' di neve e gliela lanciai addosso. E da lì partó la battaglia di palle di neve. Era una nostra tradizione da quando ero ancora più piccola. Ogni anno, appena nevicava, facevamo una piccola sfida che consisteva nel correre fino all'albero più vecchio e grande in mezzo al giardino. Sfida che si concludeva sempre con la vittoria di Jonathan ed una battaglia a suon di neve. Alla fine cademmo a terra, felici, stanchi e terribilmente infreddoliti. 
- Torniamo dentro. - dissi alzandomi in piedi con un sorriso. 
- Ci uccideranno quando vedranno come siamo ridotti. - replicò lui alzandosi a sua volta e guardandosi. Anch'io feci lo stesso movimento e vidi che eravamo entrambi completamente bagnati. 
Sospirando rientrammo in casa ed appena passammo davanti alla porta aperta del soggiorno ci fermarono. 
- Ma... come vi siete ridoti! Cosa avete fatto, insomma? Anzi non rispondete, lo so già. Possibile che ogni hanno la stessa storia? Andate subito a cambiarvi. - disse la mamma con le mani sui fianchi. Annuì lievemente, mentre vedevo mio padre sorridere divertito, ed andai verso le scale. Una volta arrivati davanti alla porta della camera di lui ci fermammo. 
- Jonathan? - lo chiamai quando vidi che stava per aprire la porta. Si bloccò e voltò verso di me con sguardo curioso. - Promettimi una cosa. - 
- Cosa? - 
- Promettimi che sarà così per sempre. - dissi con una nota di speranza alzando un mignolo. Lui mi guardò impassibile per un paio di secondi, come per studiare attentamente le mie parole, ed alla fine mi sorrise amorevolmente. 
- Te lo prometto. - rispose intrecciando il suo mignolo al mio. Sorrisi a mia volta e gli diedi le spalle tornando nella mia camera. 
FINE FLASHBACK
Non era andata affatto così. La promessa era stata infranta tempo fa. Avevo provato a dimenticarlo per tanto tempo... ci avevo provato e ci ero anche riuscita ma capitava qualche volta che il suo ricordo mi tornasse prepotente in mente. Ma in fondo, come potevo dimenticarlo? Come potevo anche solo sperare di farlo? Perché, per quanto volessi il contrario, lui era... 
- Raggazi! Guardate! - a distogliermi dai miei pensieri ci pensò la voce di Ginny. Alzai lo sguardo, tornando al presente, e vidi non distante da noi una piccola porta, seminascosta dalla neve. Prendemmo ad avvicinarmi velocemente ma io fui l'unica ad avvicinarsi ulteriormente. La porta era bianca come la neve che la ricopriva per metà, in mezzo un piccolo foro completamente rifinito d'oro. Era lì che andava la chiave. Allungai una mano e feci per toccare la superficie di legno ma prima che potessi sfiorarlo una voce mi fece sobbalzare ed allontanare di scatto. 
- No! - urlò una voce di donna. Alzai la testa e, adagiata su una collinetta di neve c'era, appunto, una donna. Con la coda dell'occhio vidi i miei amici estrarre la bacchetta e puntarla contro di lei che però, con una scatto della mano, li disarmò lanciando le bacchette lontano. - Moriresti prima che te ne accorga. - continuò la donna portando di nuovo lo sguardo su di me. Era bellissima. La carnagione era bianca latte, i capelli per quel che vedevo erano di un color platino davvero chiaro molto simile a quelli di Draco. Gli occhi, poi era tra l'incantevole e lo spaventoso. Erano azzurri come il cielo, e freddi quanto il ghiaccio; tanto che quando incrociò il mio sguardo mi sentì letteralmente il sangue gelare nelle vene. Indossava un vestito bianco che metteva ancora più in risalto la sua carnagione, sopra di esso una pelliccia altrettanto bianca col cappuccio che andava a coprire la testa. 
- Tu... sei la padrona di questo posto? - chiesi non distogliendo lo sguardo da lei. 
- Strano modo per definire la guardiana della fonte della giovinezza. - rispose fredda. - Voi conoscete chi sono io, ma io non so chi siete voi. Non vi ho mai visto in paese e questo significa che siete forestieri. - 
- Infatti. Il mio nome è Hermione Granger. - dissi indicandomi e poi dissi il nome anche degli altri, indicandoli poi. 
- E cosa volete? - chiese una volta finito riportando lo sguardo su di me. 
- Noi... siamo qui per aiutarla. - dissi insicura. A quelle parole, lei scoppiò a ridere. 
- E perché mai io avrei bisogno del vostro aiuto? - chiese divertita. - Proteggo la fonte da decenni oramai. - 
- Lo sappiamo. - dissi annuendo. Okay, ora basta con l'insicurezza. Ero Hermione Granger per la miseria! - Stanno arrivando due maghi oscuri che vogliono usufruire della fonte e noi dobbiamo impedirglielo. - 
- E perché mai? - 
- Gliel'ho già detto. Sono maghi oscuri, sono pericolosi. - risposi acida. Mi stavo arrabbiando. 
- E perché mai dovrei ascoltare dei semplici maghi come voi? Per di più non siete in possesso neanche della chiave e senza quella non potete neanche costringermi a farvi entrare. - disse decidendosi finalmente a scendere da quella collinetta. Si fermò davanti a me. - E suppongo che la chiave sia in mano loro, o sbaglio? - 
- No, non sbaglia. - dissi secca. Dietro di lei gli altri non avevano ancora aperto bocca. - Abbiamo tentato di fermarli ma... - 
- Ma non ci siete riusciti, questo è evidente. Cosa vi fa pensare che adesso ci riuscirete? - chiese con lo stesso tono composto. 
- Non ne siamo sicuri, ma dobbiamo provarci. - risposi sicura. Lei rimase impassibile. Non disse una parola, solo mi guardava con espressione fredda, ed io facevo lo stesso. 
- Non avete neppure la chiave. Come posso fidarmi di voi così tanto da farvi entrare? - chiese dopo minuti di silenzio. A quella domanda rimasi zitta. Non sapevo come diavolo rispondere, rimasi impassibile, ma dentro stavo esplodendo. Mi aspettavo che sarebbe stato difficile ma non così tanto. - Come immaginavo, non hai una risposta. - sussurrò dopo. Mi guardò per qualche secondo prima di posare lo sguardo sui miei amici, dietro di lei. - Venite com me. - finì secca voltandosi ed iniziando a camminare, verso la direzione da cui era spuntata. La seguì con un po' di esitazione, seguita da Draco e dagli altri. Camminammo per un po' di tempo, mentre la porta si allontanava sempre di più, sempre di più. Ad un certo punto ero anche tentata di dirle qualcosa quando lei si fermò di botto. 
- Dove siamo? - chiese il mio ragazzo guardando confuso il luogo in cui lei ci aveva portato. Era l'apertura di una grotta, completamente ricoperta di ghiaccio. La donna non rispose, solo entrò nella grotta. Noi la seguimmo dentro e dopo qualche passo ci ritrovammo nel buio totale. Sentivo solo i passi della strega davanti a me e sicura li seguì. Alla fine di quello che molto probabilmente era un tunnel vidi una luce fioca, che più ci si avvicinava più diventava grande, finché non la oltrepassammo, ritrovandovi in un altra stanza. Era completamente celeste, ricoperta di una spesso strato di ghiaccio, una specie di grande vasca anch'essa fatta di ghiaccio, piccoli fuochi celesti andavano ad illuminare il luogo. Sopra la vasca c'erano alcuni spuntoni e dentro di essa c'era molta acqua. 
- Avvicinati. - ordinò la donna mettendosi un po' da parte, ed indicando la vasca, dopo avermi lanciato un'occhiata. Guardai prima lei e poi la vasca prendendo ad avvicinarsi a piccoli passi. Appena arrivata davanti ad essa sfiorai l'acqua che dopo qualche secondo cominciò a raggrupparsi fino a prendere una forma umana. Ogni parte del suo corpo era fatta d'acqua, dagli occhi, alle labbra, ai capelli ed al resto del corpo, compresi i vestiti. 
- Tu chi sei? - chiese lei. Aveva una voce cristallina, acuta ma allo stesso tempo molto rauca. 
- Hermione Granger. - sussurrai incantata da quella figura che nasceva dall'acqua. Lei annuì lievemente prima di lanciare un'occhiata alla donna che mi aveva portato lì. Quando posò di nuovo lo sguardo su di me sentì che aveva capito tutto, nonostante non si fossero detto niente. Con uno scatto mi prese la mano destra e la strinse tra le sue, chiudendo successivamente gli occhi. Sentì una strana sensazione addosso, come se qualcosa o qualcuno mi stesse leggendo dentro, come se stesse setacciando ogni cosa di me. Il tutto durò pochi minuti, minuti molto intensi però. Alla fine lei mi lasciò la mano di scatto e dopo un paio di secondi aprì anche gli occhi. 
- Che cosa è stato? - chiesi allontanando la mano. 
- Ha guardato il tuo passato, il tuo presente ed una parte del tuo futuro. - rispose la strega dietro di me. Mi voltai e la vidi guardarci intensamente, o meglio guardare la donna fatta d'acqua dietro di me, sembrava come chiedere una risposta con gli occhi. Voltai anch'io lo sguardo verso di lei e la vidi annuire lievemente. - Va bene, puoi andare. - disse poi dietro di me l'altra e lei, dopo aver lanciato un'occhiata dietro di me si ritrasformò in acqua. 
- Perché? - chiesi senza distogliere lo sguardo dall'acqua. 
- Dovevo essere sicura che stessi dicendo la verità e l'unico modo che avevo era questo. Ora... venite con me. - rispose lei per poi voltarsi verso una delle pareti della grotta. Alzai lo sguardo su di lei e la vidi toccare una parete che vibrò lievemente sotto il suo tocco prima di aprirsi e rivelare un piccolo tunnel. Ci entrò senza esitare e noi la seguimmo lanciandoci delle occhiate. Strinsi la mano di Draco prima di entrare insieme a lui. 
Il pavimento era molto scivoloso e mi dovetti aggrappare con la mano libera all'altra parete. 
Camminammo al buio per un po', con lentezza, dato che quasi ad ogni passo c'era una svolta. Sembrava un labirinto. Verso la fine sentì sotto il piede una specie di gradino, poi un'altro ed un'alto ancora fino a scendere una lunga e tortuosa scala. Appena scesa tutta ci ritrovammo in un enorme spazio, illuminato da una luce calda e le pareti erano completamente fatte di roccia. Non c'era niente lì, solo un'enorme fontatana al centro del luogo. La donna si fece da parte facendoci ammirare quel luogo magico. Ci avvicinammo alla fontana ed una volta abbastanza vicini riuscì a vederla bene. Era molto alta, con una specie di colonna in mezzo e tutto intorno c'era l'acqua, cristallina. Dalla colonna spuntavano dei rami, ricoperti di fiori celesti e rosa che cascavano tutti intorno e dei petali di fiori erano adagiati sull'acqua. 
- Questa è... - feci per dire. 
- La fonte. Sì. - finì al posto mio la custode. Annuì lievemente e rimasi ad ammirare la fonte. Mi sentivo strana, come se qualcosa mi spingesse verso di essa, come una specie di canto che mi spingeva ad avvicinarmi. Solo in quel momento capì perché Martin mi aveva detto di stare attenti. Solo in quel momento capì perché la fonte era stata nascosta. Scossi la testa e chiusi gli occhi qualche secondo prima di fare un passo indietro, portando via anche Draco che sembrava essere messo nelle mie stesse condizioni. 
Mi voltai verso la strega e la vidi calarsi il cappuccio, rivelando i capelli biondi e quasi accecanti. Senza degnarci di un'occhiata andò verso la perete dove in mezzo si apriva una porta ed alzò le mani verso di essa. 
- Cosa sta facendo? - sussurrò Ginny confusa quanto noi guardandola. 
- Non lo so. - sussurrai scuotendo la testa. La sentì sussurrare qualche parola e poi il pavimento sotto i nostri piedi iniziò a vibrare violentemente, poi dal pavimento spuntarono dei rami che si andarono ad intrecciare davanti all'entrata, poi altri ed altri ancora. Fino a formare una vera e proprio scudo. Una volta fatto si voltò verso di noi, la sua espressione non era cambiata di una virgola. 
- Adesso non potranno entrare. - disse secca. 
- Bene. - sussurrò Draco annuendo lievemente. A quelle parole tirai un sospiro di sollievo. 
Aspettammo lì per un po'. Girai per quella grotta guardando ogni affresco che c'era dipinto. Quando arrivai davanti ad uno in particolare mi fermati ad ammirarlo. C'era dipinta una donna, con le mani in alto rivolte verso quello che doveva essere il centro della stanza, nel disegno non c'era ancora la fonte. Avanzai di un altro passo ed accanto ad esso c'era un altro disegno; rappresentava la stessa donna, messa nella stessa posizione dell'altra e, nel punto in cui adesso c'era la fontana, qui c'era una specie di striscia bianca, probabilmente di luce. Un altro passo, un altro disegno. A questo punto, dove c'era prima la striscia, adesso c'era il disegno della fontana. 
- Conosci la storia? - chiese una voce alle mie spalle. Sobbalzai lievemente e mi voltai di scatto verso la proprietaria della voce. Era la strega, ma non guardava me, stava guardando il disegno. Mi voltai anch'io e puntai di nuovo lo sguardo su di esso. 
- Sì, l'ho letta. - dissi annuendo. - Mi dispiace. - 
- L'ultima cosa che voglio è la pietà da parte di una maghetta di diciassette anni. - 
- Non l'ho detto per pietà. - replicai suotendo la testa. 
- Questa fonte ha distrutto la mia famiglia ed adesso sta distruggendo la mia vita, come distruggerà la vita di mia figlia. - disse seria. 
- Quella che... mi ha fatto quella cosa... - 
- Era lei. Quando userà la fonte diventerà come me. - mi spiegò velocemente. 
- E non vuoi? - 
- Non è che non voglio. È che... quando sono nata sapevo già cosa avrei dovuto fare una volta compiuti diciotto anni. Il mio destino era già stato scelto dai miei antenati. Abbiamo tutti pagato per un errore che ha commesso una mia antenata. - disse seria e per la prima volta sentì una, anche se piccola, emozione nella sua voce. Rabbia.
- Perché me ne stai parlando? - chiesi voltandomi verso di lei. 
- Perché so che anche per te è stato lo stesso. So che tu ed il tuo ragazzo eravate promessi sposi da quando eri molto piccola e so che, prima di innamorarvi, eravate nemici. Quindi questa situazione ti stava molto scomoda, per non parlare del fatto che stavi con un altro ragazzo. - 
- Come fai a... - feci per dire confusa ma lei mi precedette. 
- Quando mia figlia ha guardato la tua vita ha trasmesso quelle immagini anche a me. Così ho potuto vedere anch'io. - disse per poi spostare lo sguardo su di me. - Non possiamo cambiare la nostra vita, e non possiamo cambiare la nostra famiglia. Per quanto lo vogliamo non possiamo farlo. Non è facile dimenticare, quasi quanto non è facile perdonare. Le persone non perdonano spesso e non dimenticano mai, o almeno non del tutto. Io sono dell'idea che però è meglio così. Dimenticare è da codardi, perché è come voltare le spalle ad un problema, è come cercare la via più facile e corta. Dimenticare è da ipocriti, perché significa dimenticare sia le cose brutte sia quelle belle e questo non è giusto. Se la vita ci ha fatto questo significava che era il nostro destino, che doveva succedere e che forse è stato meglio perché è grazie a quello se siamo così adesso. Una persona non va mai completamente via dal tuo cuore. Può strapparlo, distruggerlo e poi calpestarlo ma non potrà mai uscirne completamente, ed è questo che qualche volta, ci porta al perdono. Perdonare è un dono ma può essere anche una maledizione. Quando accogli di nuovo una persona dentro il tuo cuore diventi vulnerabile, sai che potrà farti soffrire di nuovo ma in quel momento non ti importa perché speri che non lo farà. - finì il lungo discorso. Non mi ero perso una parola di quello che aveva detto e di nuovo l'immagine di Jonathan tornò prepotente nella mia mente ma tentai in tutti i modi di scacciarla. 
Dopo vari minuti un botto proveniente dalla porta della grotta ci fece sobbalzare tutti, tranne la strega che semplicemente si voltò verso di essa. 
- Stanno provando ad entrare. - disse calma. Un ennesimo botto, seguito dada altri ancora. Probabilmente stavano lanciando molti incantesimi. 
- Non entreranno vero? - chiese Draco raggiungendoci. Mi strinsi a lui, quasi senza pensarci, che mi mise un braccio intorno alla vita. 
- No, è impossibile. È indistruttibile. - rispose la strega guardando la barriera che continuava a bombardare. 
- E se trovassero la seconda entrata? - chiesi voltandomi verso di lei. 
- Posso aprirla solo io, con il mio tocco, ed appena siamo entrati essa si è chiusa. - spiegò lei. I bombardamenti durarono diversi minuti ma alla fine cessarono, ed un urlo frustato spezzò il silenzio. 
- MALEDETTI MOCCIOSI! MORIRETE TUTTI! È UNA PROMESSA! NON SAPETE CONTRO CHI VI SIETE MESSI! - urlò Bellatrix. Quelle parole furono seguite dal suono di diverse smaterializzazioni e solo in quel momento potei tirare un sospiro di sollievo. 
- Ce l'abbiamo fatta. - sussurrai voltandomi verso Draco che si voltò a sua volta verso di me. Gli sorrisi e mi sporsi per baciarlo dolcemente sulle labbra. 
- Ragazzi, non so voi, ma io non vedo l'ora di tornare a scuola. - disse Blaise stringendo la sua ragazza a sé. 
- Anch'io. - disse Draco annuendo. Annuì a mia volta e decidemmo di tornare subito. Salutammo e ringraziammo la strega per poi smaterializzarci a scuola. 
Quello che però non sapevamo era che una persona stava tramando alle nostre spalle, una persona che avrebbe fatto di tutto pur di vincere questa guerra. 
Scusate per l'enorme ritardo ma ho avuto tantissimo da fare in questi giorni. Che ne dite di questo capitolo? Finalmente il problema fontana è andato e personalmente non vedevo l'ora che succedesse. Voglio assolutamente continuare questa storia. Non so esattamente quanti capitoli ci saranno ancora, dato che la storia si sta rivelando più lunga del previsto. Posso solo dirvi che devono succedere ancora molte cose. Scusate se gli ultimi capitoli sono stata un po' noiosa ma questi capitoli erano necessari. Chi sarà il nuovo personaggio che ho introdotto? Qualche ipotesi? 
Devo ammettere che è stato un azzardo ma... infondo la scrittura è anche questo no? Tra qualche giorno torno a scuola quindi ho paura che non riuscirò più a pubblicare puntualmente. Preferisco pubblicare un capitolo ben fatto ma in ritardo, che uno puntuale ma scritto malissimo. Ci voglio anticipare che da adesso succederà qualcosa quasi ad ogni capitolo e spero che vi piacerà. Ciao! 

PASSATO, PRESENTE E FUTURO


Pov Hermione


Stavamo camminando da più di un'ora quando ci fermammo e sedemmo a terra per fare una pausa. Eravamo arrivati in Romania da poche ore, atterrati nel paesino ai piedi dei Carpazi. Per quanto fosse bello, però, non eravamo potuti rimanere a lungo, dato il momento in cui eravamo. Il clima sulla montagna era davvero rigido. Aveva da poco finito di nevicare e la neve era soffice e fredda, anche troppo per camminarci sopra ma purtroppo eravamo costretti a farlo, per non parlare del vento forte e gelido che soffiava ininterrottamente. I mantelli ci coprivano ma non abbastanza da non tremare ad ogni folata più forte delle altre. 
Come ci aveva detto Martin, eravamo saliti sulla seconda montagna e come sospettava avevo capito esattamente a quale si stava riferendo solo quando eravamo arrivati. 
Ero davvero preoccupata. Non si vedeva ancora niente nei paraggi, ed eravamo davvero in alto. Non sapevo cosa avremmo trovato lassù, non sapevo cosa dovevo aspettarmi, non sapevo neppure se eravamo arrivati prima di Bellatrix. In cuor mio speravo di sì e purtroppo la speranza era l'unica cosa a cui potevo aggrapparmi. 
- Sarà meglio ripartire! - sentì urlare dalla voce di Blaise. Mi voltai verso di lui e lo vidi già in piedi che guardava il cielo. - Ho paura che tra poco ricominci a nevicare ed è meglio non trovarsi in una bufera qui. - continuò. Alzai lo sguardo a mia volta e vidi che non poco lontano da lì stavano avanzando delle nuvole bianche, nuvole portatrici di neve. 
Accanto a me Draco si alzò e mi tese la mano per aiutarmi. La afferrai e mi tirai su, una volta tutti pronti ricominciammo a camminare. 
Poi, i miei pensieri andarono alla mia famiglia. Non sapevo se mia madre e mio padre sapessero tutto quello che stavo facendo, ma sinceramente preferivo di no. Mia madre avrebbe dato di matto. Mi mancavano, mi mancavano davvero tanto anche se non li vedevo da poco tempo. La paura costante che Bellatrix possa far loro del male era terribile. Poi, senza che me ne accorgersi la mia mente passò ad un'altra persona. 


FLASHBACK


Ero distesa sul mio letto, una copertina sulle gambe ed un libro in mano. Avevo solo cinque anni ma i miei genitori avevano insistito per farmi imparare a leggere ed a scrivere fin dalla mia tenera età.
Improvvisamente sentì la porta della mia camera spalancarsi ed entrò lui. Non ci feci molto caso e continuai a leggere indifferente. Spesso lo faceva, di solito neanche mi parlava; entrava, prendeva quello per cui era venuto e se ne andava. Questa volta, però, non fu così. Si avvicinò a me e mi strappò il libro dalle mani, gettandolo dall'altra parte del letto. Scocciata feci per riprenderlo ma lui mi bloccò per un polso. Passai lo sguardo dal libro a lui e lo fulminai con lo sguardo. 
- Ma che fai? - chiesi scocciata dal suo comportamento. 
- Secondo te? Non hai visto? - chiese indicando con la testa la mia finestra. Posai lo sguardo su di essa ed immediatamente capì perché era venuto, un enorme sorriso mi si aprì sulle labbra. - Dai andiamo! - disse eccitato lasciandomi andare. Annuì e scesi dal letto, quasi correndo raggiungemmo il soggiorno dove c'erano mamma e papà. Il secondo stava seduto sul divano e leggeva il giornale, mentre la seconda stava decorando l'albero di Natale. Era dicembre pieno e lui era arrivato da Hogwarts per le vacanze appena due giorni fa. 
- Mamma! Papà! Possiamo uscire a giocare? - quasi urlai. I due si voltarono stupiti verso di noi, prima di sorridere quasi in contemporanea. 
- Certo, ma copritevi e state attenti! - urlò l'ultimo avvertimento dato che noi eravamo già andati via verso l'uscita. Ci infilammo i cappotti, guanti e sciarpe ed una volta pronti uscimmo dalla casa cominciando a correre verso il solito punto. Il terreno, di solito coperto d'erba, adesso era ricoperto da un magnifico manto bianco di neve. Il vento non era troppo forte quindi non li dava noia e su di noi scendevano solo un paio di fiocchi. Lui, ovviamente, era molto più avanti di me nella corsa e fu il primo ad arrivare. 
- Dai Mione! Sbrigati! - mi urlò. Adoravo quando mi chiamava Mione, era stato il primo soprannome che mi aveva dato, inoltre per una bambina era molto più facile pronunciare Mione che Hermione. - Ho vinto. - 
- Non è giusto! - feci indignata una volta che lo raggiunsi. - Tu hai le gambe molto più lunghe delle mie! - 
- Ed allora? Tu saresti lenta anche con gambe più lunghe. Arrenditi Mione, io sono molto più veloce di te. - 
- Ritira quello che hai detto Jonathan! - dissi incrociando le braccia. Lui scosse la testa ed io in tutta risposta presi un po' di neve e gliela lanciai addosso. E da lì partó la battaglia di palle di neve. Era una nostra tradizione da quando ero ancora più piccola. Ogni anno, appena nevicava, facevamo una piccola sfida che consisteva nel correre fino all'albero più vecchio e grande in mezzo al giardino. Sfida che si concludeva sempre con la vittoria di Jonathan ed una battaglia a suon di neve. Alla fine cademmo a terra, felici, stanchi e terribilmente infreddoliti. 
- Torniamo dentro. - dissi alzandomi in piedi con un sorriso. 
- Ci uccideranno quando vedranno come siamo ridotti. - replicò lui alzandosi a sua volta e guardandosi. Anch'io feci lo stesso movimento e vidi che eravamo entrambi completamente bagnati. 
Sospirando rientrammo in casa ed appena passammo davanti alla porta aperta del soggiorno ci fermarono. 
- Ma... come vi siete ridoti! Cosa avete fatto, insomma? Anzi non rispondete, lo so già. Possibile che ogni hanno la stessa storia? Andate subito a cambiarvi. - disse la mamma con le mani sui fianchi. Annuì lievemente, mentre vedevo mio padre sorridere divertito, ed andai verso le scale. Una volta arrivati davanti alla porta della camera di lui ci fermammo. 
- Jonathan? - lo chiamai quando vidi che stava per aprire la porta. Si bloccò e voltò verso di me con sguardo curioso. - Promettimi una cosa. - 
- Cosa? - 
- Promettimi che sarà così per sempre. - dissi con una nota di speranza alzando un mignolo. Lui mi guardò impassibile per un paio di secondi, come per studiare attentamente le mie parole, ed alla fine mi sorrise amorevolmente. 
- Te lo prometto. - rispose intrecciando il suo mignolo al mio. Sorrisi a mia volta e gli diedi le spalle tornando nella mia camera. 


FINE FLASHBACK


Non era andata affatto così. La promessa era stata infranta tempo fa. Avevo provato a dimenticarlo per tanto tempo... ci avevo provato e ci ero anche riuscita ma capitava qualche volta che il suo ricordo mi tornasse prepotente in mente. Ma in fondo, come potevo dimenticarlo? Come potevo anche solo sperare di farlo? Perché, per quanto volessi il contrario, lui era... 
- Raggazi! Guardate! - a distogliermi dai miei pensieri ci pensò la voce di Ginny. Alzai lo sguardo, tornando al presente, e vidi non distante da noi una piccola porta, seminascosta dalla neve. Prendemmo ad avvicinarmi velocemente ma io fui l'unica ad avvicinarsi ulteriormente. La porta era bianca come la neve che la ricopriva per metà, in mezzo un piccolo foro completamente rifinito d'oro. Era lì che andava la chiave. Allungai una mano e feci per toccare la superficie di legno ma prima che potessi sfiorarlo una voce mi fece sobbalzare ed allontanare di scatto. 
- No! - urlò una voce di donna. Alzai la testa e, adagiata su una collinetta di neve c'era, appunto, una donna. Con la coda dell'occhio vidi i miei amici estrarre la bacchetta e puntarla contro di lei che però, con una scatto della mano, li disarmò lanciando le bacchette lontano. - Moriresti prima che te ne accorga. - continuò la donna portando di nuovo lo sguardo su di me. Era bellissima. La carnagione era bianca latte, i capelli per quel che vedevo erano di un color platino davvero chiaro molto simile a quelli di Draco. Gli occhi, poi era tra l'incantevole e lo spaventoso. Erano azzurri come il cielo, e freddi quanto il ghiaccio; tanto che quando incrociò il mio sguardo mi sentì letteralmente il sangue gelare nelle vene. Indossava un vestito bianco che metteva ancora più in risalto la sua carnagione, sopra di esso una pelliccia altrettanto bianca col cappuccio che andava a coprire la testa. 
- Tu... sei la padrona di questo posto? - chiesi non distogliendo lo sguardo da lei. 
- Strano modo per definire la guardiana della fonte della giovinezza. - rispose fredda. - Voi conoscete chi sono io, ma io non so chi siete voi. Non vi ho mai visto in paese e questo significa che siete forestieri. - 
- Infatti. Il mio nome è Hermione Granger. - dissi indicandomi e poi dissi il nome anche degli altri, indicandoli poi. 
- E cosa volete? - chiese una volta finito riportando lo sguardo su di me. 
- Noi... siamo qui per aiutarla. - dissi insicura. A quelle parole, lei scoppiò a ridere. 
- E perché mai io avrei bisogno del vostro aiuto? - chiese divertita. - Proteggo la fonte da decenni oramai. - 
- Lo sappiamo. - dissi annuendo. Okay, ora basta con l'insicurezza. Ero Hermione Granger per la miseria! - Stanno arrivando due maghi oscuri che vogliono usufruire della fonte e noi dobbiamo impedirglielo. - 
- E perché mai? - 
- Gliel'ho già detto. Sono maghi oscuri, sono pericolosi. - risposi acida. Mi stavo arrabbiando. 
- E perché mai dovrei ascoltare dei semplici maghi come voi? Per di più non siete in possesso neanche della chiave e senza quella non potete neanche costringermi a farvi entrare. - disse decidendosi finalmente a scendere da quella collinetta. Si fermò davanti a me. - E suppongo che la chiave sia in mano loro, o sbaglio? - 
- No, non sbaglia. - dissi secca. Dietro di lei gli altri non avevano ancora aperto bocca. - Abbiamo tentato di fermarli ma... - 
- Ma non ci siete riusciti, questo è evidente. Cosa vi fa pensare che adesso ci riuscirete? - chiese con lo stesso tono composto. 
- Non ne siamo sicuri, ma dobbiamo provarci. - risposi sicura. Lei rimase impassibile. Non disse una parola, solo mi guardava con espressione fredda, ed io facevo lo stesso. 
- Non avete neppure la chiave. Come posso fidarmi di voi così tanto da farvi entrare? - chiese dopo minuti di silenzio. A quella domanda rimasi zitta. Non sapevo come diavolo rispondere, rimasi impassibile, ma dentro stavo esplodendo. Mi aspettavo che sarebbe stato difficile ma non così tanto. - Come immaginavo, non hai una risposta. - sussurrò dopo. Mi guardò per qualche secondo prima di posare lo sguardo sui miei amici, dietro di lei. - Venite com me. - finì secca voltandosi ed iniziando a camminare, verso la direzione da cui era spuntata. La seguì con un po' di esitazione, seguita da Draco e dagli altri. Camminammo per un po' di tempo, mentre la porta si allontanava sempre di più, sempre di più. Ad un certo punto ero anche tentata di dirle qualcosa quando lei si fermò di botto. 
- Dove siamo? - chiese il mio ragazzo guardando confuso il luogo in cui lei ci aveva portato. Era l'apertura di una grotta, completamente ricoperta di ghiaccio. La donna non rispose, solo entrò nella grotta. Noi la seguimmo dentro e dopo qualche passo ci ritrovammo nel buio totale. Sentivo solo i passi della strega davanti a me e sicura li seguì. Alla fine di quello che molto probabilmente era un tunnel vidi una luce fioca, che più ci si avvicinava più diventava grande, finché non la oltrepassammo, ritrovandovi in un altra stanza. Era completamente celeste, ricoperta di una spesso strato di ghiaccio, una specie di grande vasca anch'essa fatta di ghiaccio, piccoli fuochi celesti andavano ad illuminare il luogo. Sopra la vasca c'erano alcuni spuntoni e dentro di essa c'era molta acqua. 
- Avvicinati. - ordinò la donna mettendosi un po' da parte, ed indicando la vasca, dopo avermi lanciato un'occhiata. Guardai prima lei e poi la vasca prendendo ad avvicinarsi a piccoli passi. Appena arrivata davanti ad essa sfiorai l'acqua che dopo qualche secondo cominciò a raggrupparsi fino a prendere una forma umana. Ogni parte del suo corpo era fatta d'acqua, dagli occhi, alle labbra, ai capelli ed al resto del corpo, compresi i vestiti. 
- Tu chi sei? - chiese lei. Aveva una voce cristallina, acuta ma allo stesso tempo molto rauca. 
- Hermione Granger. - sussurrai incantata da quella figura che nasceva dall'acqua. Lei annuì lievemente prima di lanciare un'occhiata alla donna che mi aveva portato lì. Quando posò di nuovo lo sguardo su di me sentì che aveva capito tutto, nonostante non si fossero detto niente. Con uno scatto mi prese la mano destra e la strinse tra le sue, chiudendo successivamente gli occhi. Sentì una strana sensazione addosso, come se qualcosa o qualcuno mi stesse leggendo dentro, come se stesse setacciando ogni cosa di me. Il tutto durò pochi minuti, minuti molto intensi però. Alla fine lei mi lasciò la mano di scatto e dopo un paio di secondi aprì anche gli occhi. 
- Che cosa è stato? - chiesi allontanando la mano. 
- Ha guardato il tuo passato, il tuo presente ed una parte del tuo futuro. - rispose la strega dietro di me. Mi voltai e la vidi guardarci intensamente, o meglio guardare la donna fatta d'acqua dietro di me, sembrava come chiedere una risposta con gli occhi. Voltai anch'io lo sguardo verso di lei e la vidi annuire lievemente. - Va bene, puoi andare. - disse poi dietro di me l'altra e lei, dopo aver lanciato un'occhiata dietro di me si ritrasformò in acqua. 
- Perché? - chiesi senza distogliere lo sguardo dall'acqua. 
- Dovevo essere sicura che stessi dicendo la verità e l'unico modo che avevo era questo. Ora... venite con me. - rispose lei per poi voltarsi verso una delle pareti della grotta. Alzai lo sguardo su di lei e la vidi toccare una parete che vibrò lievemente sotto il suo tocco prima di aprirsi e rivelare un piccolo tunnel. Ci entrò senza esitare e noi la seguimmo lanciandoci delle occhiate. Strinsi la mano di Draco prima di entrare insieme a lui. 
Il pavimento era molto scivoloso e mi dovetti aggrappare con la mano libera all'altra parete. 
Camminammo al buio per un po', con lentezza, dato che quasi ad ogni passo c'era una svolta. Sembrava un labirinto. Verso la fine sentì sotto il piede una specie di gradino, poi un'altro ed un'alto ancora fino a scendere una lunga e tortuosa scala. Appena scesa tutta ci ritrovammo in un enorme spazio, illuminato da una luce calda e le pareti erano completamente fatte di roccia. Non c'era niente lì, solo un'enorme fontatana al centro del luogo. La donna si fece da parte facendoci ammirare quel luogo magico. Ci avvicinammo alla fontana ed una volta abbastanza vicini riuscì a vederla bene. Era molto alta, con una specie di colonna in mezzo e tutto intorno c'era l'acqua, cristallina. Dalla colonna spuntavano dei rami, ricoperti di fiori celesti e rosa che cascavano tutti intorno e dei petali di fiori erano adagiati sull'acqua. 
- Questa è... - feci per dire. 
- La fonte. Sì. - finì al posto mio la custode. Annuì lievemente e rimasi ad ammirare la fonte. Mi sentivo strana, come se qualcosa mi spingesse verso di essa, come una specie di canto che mi spingeva ad avvicinarmi. Solo in quel momento capì perché Martin mi aveva detto di stare attenti. Solo in quel momento capì perché la fonte era stata nascosta. Scossi la testa e chiusi gli occhi qualche secondo prima di fare un passo indietro, portando via anche Draco che sembrava essere messo nelle mie stesse condizioni. 
Mi voltai verso la strega e la vidi calarsi il cappuccio, rivelando i capelli biondi e quasi accecanti. Senza degnarci di un'occhiata andò verso la perete dove in mezzo si apriva una porta ed alzò le mani verso di essa. 
- Cosa sta facendo? - sussurrò Ginny confusa quanto noi guardandola. 
- Non lo so. - sussurrai scuotendo la testa. La sentì sussurrare qualche parola e poi il pavimento sotto i nostri piedi iniziò a vibrare violentemente, poi dal pavimento spuntarono dei rami che si andarono ad intrecciare davanti all'entrata, poi altri ed altri ancora. Fino a formare una vera e proprio scudo. Una volta fatto si voltò verso di noi, la sua espressione non era cambiata di una virgola. 
- Adesso non potranno entrare. - disse secca. 
- Bene. - sussurrò Draco annuendo lievemente. A quelle parole tirai un sospiro di sollievo. 


Aspettammo lì per un po'. Girai per quella grotta guardando ogni affresco che c'era dipinto. Quando arrivai davanti ad uno in particolare mi fermati ad ammirarlo. C'era dipinta una donna, con le mani in alto rivolte verso quello che doveva essere il centro della stanza, nel disegno non c'era ancora la fonte. Avanzai di un altro passo ed accanto ad esso c'era un altro disegno; rappresentava la stessa donna, messa nella stessa posizione dell'altra e, nel punto in cui adesso c'era la fontana, qui c'era una specie di striscia bianca, probabilmente di luce. Un altro passo, un altro disegno. A questo punto, dove c'era prima la striscia, adesso c'era il disegno della fontana. 
- Conosci la storia? - chiese una voce alle mie spalle. Sobbalzai lievemente e mi voltai di scatto verso la proprietaria della voce. Era la strega, ma non guardava me, stava guardando il disegno. Mi voltai anch'io e puntai di nuovo lo sguardo su di esso. 
- Sì, l'ho letta. - dissi annuendo. - Mi dispiace. - 
- L'ultima cosa che voglio è la pietà da parte di una maghetta di diciassette anni. - 
- Non l'ho detto per pietà. - replicai suotendo la testa. 
- Questa fonte ha distrutto la mia famiglia ed adesso sta distruggendo la mia vita, come distruggerà la vita di mia figlia. - disse seria. 
- Quella che... mi ha fatto quella cosa... - 
- Era lei. Quando userà la fonte diventerà come me. - mi spiegò velocemente. 
- E non vuoi? - 
- Non è che non voglio. È che... quando sono nata sapevo già cosa avrei dovuto fare una volta compiuti diciotto anni. Il mio destino era già stato scelto dai miei antenati. Abbiamo tutti pagato per un errore che ha commesso una mia antenata. - disse seria e per la prima volta sentì una, anche se piccola, emozione nella sua voce. Rabbia.
- Perché me ne stai parlando? - chiesi voltandomi verso di lei. 
- Perché so che anche per te è stato lo stesso. So che tu ed il tuo ragazzo eravate promessi sposi da quando eri molto piccola e so che, prima di innamorarvi, eravate nemici. Quindi questa situazione ti stava molto scomoda, per non parlare del fatto che stavi con un altro ragazzo. - 
- Come fai a... - feci per dire confusa ma lei mi precedette. 
- Quando mia figlia ha guardato la tua vita ha trasmesso quelle immagini anche a me. Così ho potuto vedere anch'io. - disse per poi spostare lo sguardo su di me. - Non possiamo cambiare la nostra vita, e non possiamo cambiare la nostra famiglia. Per quanto lo vogliamo non possiamo farlo. Non è facile dimenticare, quasi quanto non è facile perdonare. Le persone non perdonano spesso e non dimenticano mai, o almeno non del tutto. Io sono dell'idea che però è meglio così. Dimenticare è da codardi, perché è come voltare le spalle ad un problema, è come cercare la via più facile e corta. Dimenticare è da ipocriti, perché significa dimenticare sia le cose brutte sia quelle belle e questo non è giusto. Se la vita ci ha fatto questo significava che era il nostro destino, che doveva succedere e che forse è stato meglio perché è grazie a quello se siamo così adesso. Una persona non va mai completamente via dal tuo cuore. Può strapparlo, distruggerlo e poi calpestarlo ma non potrà mai uscirne completamente, ed è questo che qualche volta, ci porta al perdono. Perdonare è un dono ma può essere anche una maledizione. Quando accogli di nuovo una persona dentro il tuo cuore diventi vulnerabile, sai che potrà farti soffrire di nuovo ma in quel momento non ti importa perché speri che non lo farà. - finì il lungo discorso. Non mi ero perso una parola di quello che aveva detto e di nuovo l'immagine di Jonathan tornò prepotente nella mia mente ma tentai in tutti i modi di scacciarla. 
Dopo vari minuti un botto proveniente dalla porta della grotta ci fece sobbalzare tutti, tranne la strega che semplicemente si voltò verso di essa. 
- Stanno provando ad entrare. - disse calma. Un ennesimo botto, seguito dada altri ancora. Probabilmente stavano lanciando molti incantesimi. 
- Non entreranno vero? - chiese Draco raggiungendoci. Mi strinsi a lui, quasi senza pensarci, che mi mise un braccio intorno alla vita. 
- No, è impossibile. È indistruttibile. - rispose la strega guardando la barriera che continuava a bombardare. 
- E se trovassero la seconda entrata? - chiesi voltandomi verso di lei. 
- Posso aprirla solo io, con il mio tocco, ed appena siamo entrati essa si è chiusa. - spiegò lei. I bombardamenti durarono diversi minuti ma alla fine cessarono, ed un urlo frustato spezzò il silenzio. 
- MALEDETTI MOCCIOSI! MORIRETE TUTTI! È UNA PROMESSA! NON SAPETE CONTRO CHI VI SIETE MESSI! - urlò Bellatrix. Quelle parole furono seguite dal suono di diverse smaterializzazioni e solo in quel momento potei tirare un sospiro di sollievo. 
- Ce l'abbiamo fatta. - sussurrai voltandomi verso Draco che si voltò a sua volta verso di me. Gli sorrisi e mi sporsi per baciarlo dolcemente sulle labbra. 
- Ragazzi, non so voi, ma io non vedo l'ora di tornare a scuola. - disse Blaise stringendo la sua ragazza a sé. 
- Anch'io. - disse Draco annuendo. Annuì a mia volta e decidemmo di tornare subito. Salutammo e ringraziammo la strega per poi smaterializzarci a scuola. 


Quello che però non sapevamo era che una persona stava tramando alle nostre spalle, una persona che avrebbe fatto di tutto pur di vincere questa guerra. 


Scusate per l'enorme ritardo ma ho avuto tantissimo da fare in questi giorni. Che ne dite di questo capitolo? Finalmente il problema fontana è andato e personalmente non vedevo l'ora che succedesse. Voglio assolutamente continuare questa storia. Non so esattamente quanti capitoli ci saranno ancora, dato che la storia si sta rivelando più lunga del previsto. Posso solo dirvi che devono succedere ancora molte cose. Scusate se gli ultimi capitoli sono stata un po' noiosa ma questi capitoli erano necessari. Chi sarà il nuovo personaggio che ho introdotto? Qualche ipotesi? 
Devo ammettere che è stato un azzardo ma... infondo la scrittura è anche questo no? Tra qualche giorno torno a scuola quindi ho paura che non riuscirò più a pubblicare puntualmente. Preferisco pubblicare un capitolo ben fatto ma in ritardo, che uno puntuale ma scritto malissimo. Ci voglio anticipare che da adesso succederà qualcosa quasi ad ogni capitolo e spero che vi piacerà. Ciao! 

 

   
 
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