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Autore: Marne    18/09/2017    5 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

Il vero coraggio, tu credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano.

Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare,

e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.

È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.*”.



[Harper Lee – Il buio oltre la siepe]

                                  

 

Atto XI, Parte II – Il Non-Morto

 

 

Kate non era sorpresa. Era assai improbabile che Sisifo avesse intenzione di spostare troppo i suoi tre prescelti, a prescindere dal luogo in cui fossero. Non aveva sentito nulla mentre le creature la portavano via, trascinandola fra le ombre come se fosse stata una di loro, ma ritrovarsi all’ingresso del Quartier Generale fu quasi banale, dal suo punto di vista. Era molto probabile che Tiresias avesse trovato il modo di mettere le mani sull’Organizzazione, addirittura avrebbe potuto essere responsabile della sua fondazione, essendo abbastanza vecchio1.

Accanto a lei, una bestia dal pelo nero come la notte ringhiò nella sua direzione, quasi a volerle intimare di continuare a procedere, di andare avanti ed incontrare il suo destino. Non che lei avesse intenzione di esitare, non quando la pena di Draco Malfoy era come un pugnale piantato nel suo petto da oltre un’ora. L’istinto le urlava di correre, di raggiungerlo ed assicurarsi che fosse al sicuro, che stesse bene, ma lei non era solo guidata dalla sua biologia da Succubus, lei era una Banshee ed una Banshee riconosceva una trappola quando si ritrovava ad esserne la vittima. Dentro di lei era fin troppo consapevole che, con ottime probabilità, non avrebbe trovato nulla di prevedibile ad attenderla.

Avrebbe dovuto elaborare un piano, giocare sull’incapacità di Tiresias di prevedere le sue mosse. Ma se lei riusciva già a percepire l’immenso potere, ancora intrappolato, di Sisifo sprigionarsi dalla Sala Centrale, era ben probabile che il Tramite – cosciente della sua vera identità, ne era piuttosto sicura – l’avesse sentita arrivare a sua volta. Esitare avrebbe solo fatto aumentare il numero di bestie inviate per controllarla, rischiando di toglierle quel minimo margine d’azione che ancora dava speranza ai tre intrappolati di sopravvivere.

Porta onore al tuo sangue, si ripeté, cercando di isolare la stessa voce che aveva già sentito nel Magazzino e che le aveva consentito di realizzare quanto terribile fosse la loro condizione. Non sapeva a chi appartenesse, ma aveva delle idee sufficientemente plausibili da farla sentire meno sola. Chiunque fosse la stava osservando, la stava accompagnando. Non era sola e non poteva permettersi di farsi prendere dal panico, non in quel momento, non in quel modo. Allora, raddrizzando le spalle e decidendo di ignorare totalmente le bestie intorno a lei – oltre alla prima versione onirica e quasi immateriale di un licantropo in piena trasformazione, se ne erano aggiunti tanti altri, dalle forme più disparate ma tutti in qualche modo protagonisti delle più grandi paure degli uomini, come ogni Terrore Notturno degno di quel nome –, si avviò su per le scale d’ingresso, senza incontrare anima viva.

Da qualche parte, nei sotterranei, c’era ancora qualcuno intento a combattere, c’erano anime vive che stentavano ad andare avanti e che lei non poteva aiutare. Non c’erano rimedi, non c’erano cure, avrebbero solo dovuto resistere e sperare in un miracolo.

 Ecco come sono morti gli ex Mangiamorte. Li hanno usati per richiamare le bestie. 2

Il portone in mogano e cemento che per secoli, grazie alle rune protettive scavate dai più grandi maghi e streghe del tempo e periodicamente aggiornate, aveva protetto l’ingresso al Quartier Generale era spalancato, lasciandole subito intravedere il lungo corridoio, solitamente affollato da agenti e reclute e perennemente illuminato, totalmente deserto ed immerso nell’oscurità. C’erano occhi che la osservavano, mani ed artigli pronti ad afferrarla, ma niente e nessuno si fece avanti, niente la disturbò nel suo veloce incedere. Era piuttosto certa che quella fosse una semplice parata della vittoria per Sisifo e Tiresias, un’esibizione del potere che aveva portato lei, figlia dei suoi nemici, a camminare da sola in mezzo ai loro seguaci, diretta al patibolo.

Sarebbe morta con l’orgoglio di una regina: guardando negli occhi il suo boia e senza piangere.

La Sala Centrale era stata sede della firma di innumerevoli Trattati di pace, ma anche Tribunale per i più grandi maghi oscuri degli ultimi settecento anni. In uno scranno era ricordato il Gran Processo riservato a Grindelwald, in un altro erano trascritti i nomi dei giudici che avevano gestito il Tribunale di Hogwarts dopo la fine dell’ultima guerra. Al centro, fin dalla costruzione del castello, c’era stata una enorme fontana d’oro zecchino che quasi tutti i Ministeri degli Stati membri della Confederazione avevano emulato con maggiore o minore fedeltà. In Inghilterra avevano preferito complicare le relazioni con Maridi, Goblin e Centauri, in Canada, invece, si erano avvicinati molto di più al trionfo di creature abbracciate in un gesto di fratellanza che i Fondatori dell’Ordine avevano commissionato per il Quartier Generale.

In quel momento, la fontana non esisteva più.

Tutto il corpo centrale, che aveva incantato Kate fin dal primo sguardo, era stato sciolto e plasmato fino a ricreare due troni – di cui uno nettamente più maestoso, giusto per evidenziare quanto paritaria dovesse essere quella loro relazione – e quella che aveva tutta l’aria d’essere un’enorme vasca dorata, al cui interno Kate sapeva che avrebbe trovato il sangue di tutti i Mangiamorte sacrificati settimane prima.

La fonte dei Terrori.

I terrori che avevano aiutato l’attentato di Diagon Alley, che avevano aiutato Jack lo Squartatore, Hitler e tutte le altre incarnazioni di Sisifo.

Tiresias aveva sempre saputo come riportare indietro Sisifo, ma aveva avuto bisogno di arrivare alle sue tre vittime sacrificali. Aveva bisogno che Kate fosse pronta ad assistere senza poter far nulla. Aveva bisogno che lei fosse disperata.

«Ciao signora» salutò una vocina nascosta poco dietro l’enorme sagoma dorata, giusto un attimo prima che una bimba dai lunghi capelli neri facesse la sua apparizione, coperta da un grazioso vestitino in pizzo bianco. «Tiresias ha detto che sei la mia nuova schiava» le comunicò, tranquilla, come se fosse stata una cosa perfettamente normale, oltre che scontata. Kate la riconobbe immediatamente come la piccola Obscurus, nonché come Horcrux. La carica magica nascosta in quel piccolo corpo era spaventosa, eccessiva, comprimeva la sua piccola essenza vitale al limite del possibile.

Non sarebbe sopravvissuta molto, forse solo un’ultima esplosione di potere prima del nulla.

E lei non ne aveva idea?

«Tiresias avrebbe dovuto spiegarti che la schiavitù è stata abolita da un po’ di tempo, quantomeno qui in Svizzera» le fece notare, pacata, inginocchiandosi davanti a lei per poterla guardare negli occhi. Erano neri, ma non semplicemente a causa della naturale conformazione dell’iride. C’era così tanta oscurità dentro di lei, così tanto orrore. La sua innocenza era stata strappata via prima ancora che potesse assaporarla. «Sai dirmi dove sono? Prima di morire ho intenzione di provare a vendicare la vita che avresti dovuto avere».

La bambina la fissò con tanto d’occhi, per nulla spaventata ma estremamente curiosa. Allungò una mano per toccarle la guancia ma, come scottata, arretrò quasi immediatamente di un paio di passi. «I tuoi occhi sono bui e sei tanto fredda» constatò, il capo piegato per poterla osservare meglio. «Non sei come tutti gli altri, ma non sei neppure come me. Perché dici che vuoi vendicarmi?».

Kate avrebbe voluto prendere a pugni Tiresias, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita se anche l’avesse voluto. «Non mi aspetto che tu possa capire, per quanto tu possa essere intelligente» le disse, rialzandosi. «Ti hanno mandata qui nella speranza che io ti uccida, lo sai, vero? Quella storia della schiava non regge molto, se neppure tu ne sei davvero convinta».

La piccola sorrise, stringendosi nelle spalle. «Tiresias mi ha sempre detto che tu mi avresti uccisa, è necessario, sai» le disse, sussurrando come se fosse stato un importantissimo segreto. «Dice che poi Sisifo mi riporterà in vita senza… senza il dolore» spiegò, portandosi una manina al piccolo petto, come a voler sottolineare la propria sofferenza. Tutto quel potere doveva essere soffocante, bruciandola dall’interno come una fiamma viva sempre accesa.

«Perché mai dovrebbe farlo?».

La bambina si strinse nelle spalle. «Non lo so, ma non mi importa, Tiresias ha sempre mantenuto le sue promesse ed io voglio smettere di soffrire» sbottò, improvvisamente nervosa, sbattendo il piedino per terra. Per un istante la sua immagine sembrò tremolare, i suoi contorni indefiniti. «Voglio morire! Adesso!».

Potresti anche accontentare il piccolo mostro3.

«No, non adesso, non così» la liquidò velocemente Kate, guardandola come avrebbe guardato le bestiole di Barry, se ne avesse avuto il coraggio. La sua abilità nel controllare le passioni umane era inutile con lei: troppo giovane per provare libido e troppo poco umana per essere davvero manipolabile. Se fosse stata meno desiderosa di morire e Kate, di per sé, non fosse stata già con un piede nella fossa, avrebbe potuto trovare in lei una giusta avversaria. Ma non in quelle condizioni. «Tiresias! Vieni fuori e porta con te quella specie di sottosviluppato ibrido immortale, ho voglia di guardarlo negli occhi e dirgli quanto mi fa schifo».

Non esattamente un discorso da diplomatica, ma niente male.

La bambina, come un cagnolino da guardia stuzzicato, si fece avanti a braccia larghe, quasi invitandola a scontrarsi con lei e con l’inquietante velocità con cui il potere stava prendendo possesso del suo corpicino, ma un rumore sordo dalle sue spalle la fermò in un istante, spingendola ad allontanarsi con un sibilo ferito, quasi si fosse aspettata d’esser colpita. Come se fosse stata addestrata a rispondere al suono con terrore. Come un animale.

E proprio dalle sue spalle, etereo come lei l’aveva sempre immaginato, il Veggente fece il suo ingresso, vestito di una tunica fuori moda da almeno tremila anni e con il capo ornato di foglie d’alloro dorato, come se fosse stato una divinità. Il suo sguardo era serio, intenso, ma il resto del suo viso era inespressivo. Sulla sua guancia destra svettava un livido violaceo che nessun mortale avrebbe mai potuto causargli, poiché non ne avrebbe avuto il tempo.

Non è mai vero amore, se l’ossessione diventa parte dell’equazione.

«Mi direi dispiaciuta del trattamento che Sisifo ti sta riservando, se tu non fossi ancora più psicopatico di lui e meritevole di un trattamento anche peggiore» fu il modo in cui lo accolse, il naso arricciato in una smorfia disgustata4. «Il tuo padrone ha deciso che in questi millenni non sei stato abbastanza sottomesso? Oppure ha semplicemente deciso di sfogarsi un po’ sul suo giocattolino preferito?».

Tiresias non si mostrò affatto turbato dalle sue parole, limitandosi a sorridere con scherno. «Non mi aspetto che tu possa capire il vero amore, Succubus. Voi bestiole conoscete solo la lussuria, pur essendo figli di Eros» le disse, con tranquillità, accomodandosi delicatamente sul trono più piccolo, come se ci fossero dubbi su chi fosse il proprietario dell’altro. «Tu mi sorprendi, però. Ti fai venire gli scrupoli di coscienza ad uccidere qualcuno già condannato, anche se il tuo sangue sta ancora marcendo per aver preso la vita di Mulciber».

«Sapevi che l’avrei ucciso, allora. Credevo non potessi prevedere le mie mosse».

Il Veggente sorrise, questa volta per nascondere l’irritazione. «Quell’essere è sempre stato debole, nulla più di un parassita. Tu sei una creatura di discendenza immortale e, con te, ci sarebbero stati tre fra i maghi più abili attualmente in vita, non ci avreste messo molto ad ucciderlo. Speravo, però, che tutti decideste di venire fuori, i miei Terrori avevano fame».

Kate non riuscì ad impedirsi di stringere i denti. «Mi dispiace averti deluso, ma noi Negromanti siamo parecchio familiari con le creature oscure. Prima che il tuo Padrone se ne impadronisse, loro appartenevano a mio Padre. So come difendere me stessa da loro», il suo sorriso si allargò, assumendo sfumature macabre. «E sono convinta che anche Barry ed Hermione sapranno cavarsela. Non sono molto convinta di Harry, ma se gli diranno cosa fare sono piuttosto certa che anche lui saprà rendersi utile» aggiunse, stranamente allegra. «Ma tu questo lo sai, non è vero? Tu vuoi che vengano qui».

Tiresias ricambiò il suo sorriso, accomodandosi meglio sul suo piccolo trono. «Il mio Amore desidera che il suo trionfo sia pubblico. E forse spera di far assistere Maine alla tua dipartita, non essendo disponibili i tuoi altri genitori. Quanto alla donna, lei è la prossima in lista, dubito rivedrà mai il marito».

Qualcosa di oscuro ed amaro le risalì la gola, facendola quasi sentire male. Avrebbe dato qualunque cosa per potersi far avanti e dare un pugno a quel mostro che la fissava come se fosse stata una sciocca. Forse lo era, ma di certo lei non gli aveva mai dato il permesso di considerarla tale. Era maleducazione pura e semplice e Kate odiava i maleducati. «Tu non puoi sapere per certo cosa succederà, sei cieco dal momento stesso in cui Sisifo ha riacquistato coscienza, non è vero?5 Tu non hai la minima idea di cosa succederà e per questo hai paura» sbottò, facendo un paio di passi avanti ma fermandosi prima di toccare l’oro delle scale. Non aveva idea di cosa stesse dicendo, non sapeva se Tiresias fosse davvero preoccupato o cieco. Aveva semplicemente aperto la bocca per dare fiato alla stizza, tirando fuori dei sospetti che avrebbe fatto bene a mantenere tali, soprattutto considerando quanto poco sapesse ancora dell’Evocato. Quello non era modo di preparare un piano d’attacco e se per caso le sue supposizioni si fossero rivelate sbagliate probabilmente avrebbe pagato cara la sua impertinenza.

Da brava figlia del dio caduto in una trappola sciocca.

«Ah, non essere così dura con te stessa, il mio Tiresias è davvero terrorizzato» rise una voce fin troppo nota, direttamente dalle sue spalle, un attimo prima che Winter Vane la affiancasse, sorridendole come era solita fare nelle sue giornate buone, quando Winter era più forte di Elladora. Il suo accento però non imitava quello strascicato del Sud degli Stati Uniti ma, invece, ne era completamente privo. Sembrava che a parlare fosse stato un automa. O peggio, una creatura esistita prima di qualunque lingua moderna. «Ah, sì, lei amava quella falsa della gentildonna del sud, non è vero? Io la trovo insopportabile, ma tutti voi mortali lo siete, alla fine dei conti» riprese, facendole l’occhiolino quando, fulminata dalla comprensione, Kate arretrò bruscamente di un paio di passi. Il sorriso divenne una risata quando, dalla fretta, inciampò sui suoi stessi piedi e cadde senza la minima grazia.

«Questo spiega tante cose» riuscì a tirare fuori, fortunatamente senza fare troppe smorfie per il dolore alle ossa. A breve avrebbe sofferto molto di più, avrebbe fatto bene a mantenere la dignità finché le fosse stato possibile. «Ho sempre sentito qualcosa di sbagliato in lei e l’ha sentito anche il Dottore» aggiunse, con una smorfia. «Mulciber vi è servito per torturarla per benino, non è vero? Renderla più debole per il tuo stupido Risveglio» sputò con disgusto, rialzandosi e mostrandosi molto più grande di quanto in realtà non fosse. «Non hai alcun rispetto per la vita umana?».

Sisifo-Winter rise, accomodandosi sul suo enorme trono. «Senti chi parla! Stai esplodendo con il potere dell’anima del povero Silas e vieni a fare la predica a me? Tuo padre è una divinità della Morte, anche se tu sembri vergognarti di lui. Non che io possa darti torto, anche io mi vergogno dell’idiota capace di mandare tutto al diavolo per amore».   

«Mio padre è stato pronto a sacrificare tutto per il suo compagno, io non potrei esserne più fiera» sibilò lei, facendosi avanti ancora una volta. «Se non fosse stato per l’amore di… di… di quel tuo schiavo, adesso tu non saresti qui!».

«Se non fosse stato per l’amore di Tiresias che Eros gli garantì, loro non si sarebbero mai separati» le fece notare allora Sisifo, con una risata. «Non puoi girarci intorno, Succubus, l’amore è stato la causa di tutti i vostri problemi mentre a me ha portato solo grandezza. Adesso ho un corpo molto più potente di quanto il mio non fosse mai stato e, una volta riacquistate le mie piene capacità, potrò finalmente porre fine a tutto e diventare tutto! Non ci sarà nulla che io non avrò creato, nulla che non dipenderà da me». Si rialzò, spingendola involontariamente ad arretrare ancora una volta. Era inquietante essere fissata in quel modo da un viso che fino a poco prima aveva sempre considerato amico. «Sarei diventato infallibile millenni fa, se alla fine i tuoi genitori non fossero riusciti a fermarmi, ma ora loro non potranno più intervenire e dovranno assistere inermi alla distruzione della loro progenie».

La presunzione – o forse era l’idiozia? – la spinse a parlare di nuovo. «Se avessi voluto e potuto uccidermi, l’avresti già fatto» gli sibilò dietro, impassibile al suo sorriso sornione. «Ho letto anche io il Necromicon, so che non puoi toccarmi a meno che non sia io a permettertelo e non c’è nulla che mi spingerebbe a tanto! Neppure se dovessi costringermi a scegliere fra il bambino di Ophelia e me stessa! Neppure se dovessi uccidere Draco!».

Sisifo rise, stranamente allegro, indicandole con un cenno l’enorme vasca in cui il sangue raccolto veniva rimescolato. «Oh, io non voglio ucciderti, siamo entrambi consapevoli che con questo corpo ancora fragile non ne avrei modo. Ho detto solo che voglio distruggerti» specificò. «Ti prego cara, avvicinati, sono certa che vorrai vedere. In effetti è curioso che tu abbia nominato proprio Malfoy…».

Un inaspettato senso di terrore le strinse il petto, impedendole di rispondergli con tutti i dolcissimi epiteti che fino a quell’istante avevano occupato la sua mente. Era impossibile che fosse successo qualcosa a Draco, no? Lei l’avrebbe sentito, l’avrebbe capito subito. Poteva aver sofferto molto, ma nulla più di una leggerissima tortura, non… non poteva essergli successo qualcosa di peggio senza che se ne rendesse conto. Sisifo stava bluffando, non c’erano altre spiegazioni. Fare gli ultimi passi avanti ed osservare il disgustoso contenuto della vasca dorata fu tuttavia difficile come se avesse dovuto combattere contro una forza irresistibile che spingeva per tenerla il più lontana possibile.

«Una cosa curiosa, la condivisione della forza vitale. In molti credono che le anime gemelle siano naturalmente portate a certi tipi di legami, sviluppandoli anche volontariamente» iniziò a spiegare Sisifo, affiancando Kate ed osservando a sua volta l’interno della vasca. Qualcosa si mosse sotto la superficie nerastra, come avrebbe fatto uno squalo prima di attaccare. «Condividere la forza vitale, però, spesso non significa condividere la vita vera. Una persona in coma sarebbe viva ma non più vitale. I Risvegliati tanto cari a noi seguaci della morte, invece, sembrerebbero essere vitali anche se non più vivi. È una differenza così sottile che, in un momento di dolore, potrebbe quasi passare inosservata».

Da oltre il sottile velo del sangue, un corpo cominciò a risalire, gli occhi coperti dalla patina biancastra della morte e la pelle bluastra, fermandosi davanti al suo nuovo Padrone, lo stesso essere che l’aveva trascinato in quel limbo di non-esistenza.

Kate sentì le ginocchia cedere nel momento stesso in cui il cadavere di Draco Malfoy spostò la sua fragile attenzione su di lei, fissandola senza riconoscerla. Intorno a lei sentì un verso strano, come di un animale in agonia, e, con orrore, quasi non si rese conto di esserne lei la fonte.

Se credeva di aver vissuto un cuore spezzato, era stata solo una sciocca ed una ingenua. Cosa poteva essere la fine di una cotta adolescenziale, se paragonata alla distruzione di un’anima predestinata, di un legame che era stato voluto dall’universo? Draco avrebbe dovuto amarla anche dopo la morte, ma la Morte non sarebbe mai arrivata per lui, non se prima lei non avesse distrutto il mostro.

E lei non poteva far nulla contro di lui.

Voleva distruggerla e c’era riuscito. Quella spavalderia che l’aveva portata fin lì, che l’aveva convinta ad andare davvero da sola – doveva andare, doveva provare ad aiutare Draco e Ophelia e Fred – era sparita, inghiottita dagli occhi vuoti dell’amore che non avrebbe più avuto modo di vivere. L’amore che Sisifo le aveva portato via.

«Dov’è la forza dell’Amore, adesso?» rise Sisifo, per nulla toccato, osservando Malfoy uscire dalla vasca e fermarsi fra lui e Kate, osservandoli entrambi senza alcuna espressione in viso. «Adesso faremo in modo che il cadavere di Draco possa rendersi utile, che ne dici? Credo proprio sia giunto il momento del sangue della tua amica, si? Ophelia PerderghastTiresias ha faticato così tanto per impedirle di avere altri figli, sai?6 Sarà un piacere toglierle quella creatura dal grembo. Forse potrebbe non accorgersene neppure! Ma, oh, soffrirà così tanto!».

Quelle parole avrebbero dovuto irritarla, ne era consapevole, ma Kate aveva perso qualsiasi contatto con la realtà, arrivata a quel punto. Sentiva la voce di colei che era stata sua amica, vedeva Draco ancora fermo a pochi passi da lei, ma non c’era nulla in lei. Nulla, se non dolore, orrore, rabbia.

 «Trina!».

Quando risollevò gli occhi dalle proprie mani – le unghie erano penetrate a tal punto nella sua stessa pelle da ferirla, lasciando gocciolare sangue scuro e denso, profumato come un mazzo di fiori appena raccolti7 - si rese conto che, approfittando della sua confusione, Draco dovesse aver recuperato le altre due vittime, trascinando il corpo apparentemente senza sensi di Fred e tirando per un braccio Ophelia, il cui viso era ancora macchiato di lacrime ormai asciutte e stravolto dal dolore. Aveva urlato il suo nome lasciando che l’angoscia pesasse su ogni singola lettera, resistendo alla presa ferrea di qualcuno che non aveva più neppure una vita da perdere, figurarsi una coscienza.

«Trina, mi dispiace» continuò, imperterrita. «Ho provato, io… non ho potuto far nulla» esalò, quando Draco la fece cadere a terra senza troppe cerimonie. L’orrore che emanava ogni suo movimento le avrebbe spezzato il cuore, se già Sisifo non fosse riuscito a distruggerlo. «Mi dispiace».

Fu un cambiamento istantaneo quello che colpì Kate in quel singolo istante. Non era una novità, Succubi ed Incubi erano creature che si nutrivano di vita e la vita era emozione. Solitamente incanalavano la lussuria, ma in generale propendevano per assorbire – e provare – una sola forte emozione alla volta. Poteva essere paura, poteva essere eccitazione o, come in quel momento, rabbia.

Rabbia, perché Ophelia – la madre che avrebbe sempre voluto, in quel momento terrorizzata – si stava scusando per non aver saputo proteggere Draco, nonostante quella avesse dovuto essere una preoccupazione di Kate e di nessun altro. Si stava scusando, perché sapeva che lei avrebbe avuto il cuore spezzato, poteva vederla ridotta in pezzi, in ginocchio e con il viso sporco di lacrime insanguinate. Ophelia stava per morire, eppure si stava scusando con lei.

Non poteva permetterlo.

Lentamente si alzò in piedi, lo sguardo buio puntato sulla donna, che ancora si disperava, quel tanto necessario a tornare in posizione eretta. A quel punto, tutta la sua attenzione venne concentrata su Sisifo, nel corpo di Winter, che continuò ad osservarla con un bel sorriso sornione e l’aria di qualcuno che avesse ottenuto esattamente quanto sperato. Dopotutto, Sisifo non aveva certo bisogno di Tiresias per prevedere come lei avrebbe reagito. Ma, per una volta, Kate non si sarebbe preoccupata di cadere in una qualche trappola, di essere prevedibile.

Voleva vendicarsi.

Un passo, poi un altro. Non sentiva altro rumore che il sangue che le scorreva nelle vene e quello che scorreva in tutti gli altri esseri viventi nella stanza. Il silenzio proveniente da Draco era solo un altro incentivo a continuare sempre più spedita, sempre più velocemente, finché non le bastò alzare la mano per poter stringere il collo che era appartenuto alla sua compagna di squadra ma che ormai non aveva più nulla di lei. Strinse la carne debole finché non riuscì a sentire il pulsare del sangue sotto le dita, beandosi del verso strozzato che giunse alle sue orecchie.

«Fallo, Succubus» la incitò proprio Sisifo, senza mai smettere di sorridere nonostante i suoi occhi si fossero annacquati. «Fallo, dopotutto è colpa mia se tu sei tanto miserabile adesso. È solo colpa mia».

Ah, la tentazione era forte. Ogni singola cellula del suo corpo la stava implorando di prendere quella vita, di tirar fuori l’ultimo sospiro di quel mostro e vendicare Draco. Vendicare Ophelia ed il bambino che lei sapeva stesse ormai perdendo8, poteva sentire la vita abbandonarlo con la stessa velocità con cui a breve il sangue avrebbe iniziato a scorrere giù per le gambe della donna. Vendicare Fred, senza sensi a causa di quella che doveva essere stata una battaglia estenuante.

Li avrebbe vendicati tutti, se solo avesse stretto di più le mani.

«Trina, rifletti!» urlò invece proprio Ophelia, dal punto poco lontano in cui si era accasciata al suolo, le mani strette intorno al proprio busto. «Concentrati!».

Concentrarsi. Perché avrebbe dovuto farlo? Non serviva certo un ragionamento complesso per ucciderlo. A lei non era mai piaciuto analizzare, era sempre stata una donna d’azione. Un’agente.

Un’agente deve sempre comprendere le motivazioni del suo nemico, prima di fermarlo.

Era stato il Supervisore a ripeterglielo, in più di un’occasione9. Comprendere il nemico, per evitare le trappole. Comprendere il nemico, per vincere. Era stata la tecnica che anche Sisifo e Tiresias avevano utilizzato con i suoi genitori, imprigionando il più intelligente e lasciando che l’emotivo reagisse in base all’istinto. Era quello che stavano facendo anche con lei.

Ma lei non era una divinità, non aveva la loro stessa presunzione. Lei era una Banshee.

Sorrise, allora, stringendo la presa solo per un altro istante, per poi spingerlo via con un gesto brusco. «Ti piacerebbe se ti uccidessi, non è vero? Se dovessi farlo, probabilmente moriremmo tutti a causa di un qualche trucchetto di negromanzia basilare. E tu torneresti, perché ormai la Luna Sanguinis è vicina, e saresti ancora più forte. Ed io diventerei una padrona di anime troppo debole per controllare se stessa, un’ottima sostituzione per la perdita che tu hai causato, uccidendo il mio fratellino» gli sputò contro, riversandogli contro tutto il suo disgusto. Era tutto così ovvio, in quel momento, così banale. Lei non era stata invitata semplicemente per assistere, lei era il piano di riserva. Il dolore aveva colpito Philly più duramente del previsto e, nel tempo che avrebbero impiegato a poter utilizzare il suo sangue, non ci sarebbe più stata un’anima da proteggere, in lei. Kate, invece, era una Padrona d’anime fatta e finita, avendo già assorbito Mulciber. Se avesse ucciso anche Sisifo, avrebbe perso qualunque controllo su se stessa e da lì a dargli il permesso di sfruttarla sarebbe bastato un nulla. «Ma io non seguirò i tuoi piani» continuò, voltandosi per poter osservare dapprima il veggente, rimasto raggomitolato sul suo trono come un gattino spaventato, e, alla fine, Draco Malfoy, ad ogni secondo più debole, ogni secondo meno vitale.

Dopotutto, Sisifo non era ancora un negromante completo, non poteva concludere il rituale nel corpo di Winnie, non finché non avesse avuto tutti gli ingredienti.

«Vuoi davvero resuscitarlo?» le chiese Sisifo, con una risata. «Sei troppo instabile, dopo quello che hai fatto a Mulciber! Non sopravvivresti» le fece notare, ridendo come se lei avesse detto una cosa assurda. Come se fosse stata un’idiota.

«Non ho intenzione di resuscitarlo e morire» si limitò allora a dirgli, tuttavia alzando la mano ancora ferita – quella che sanguinava, perché lei era una Negromante, lei non coagulava – in direzione dello zombie, che la fissò senza espressione per pochi istanti, prima di farsi lentamente avanti. «Ma se credi che il legame che esiste con il tuo sangue, così debole, possa valere più di quello che potrei creare io…» riprese, con un sorriso soddisfatto, «non hai proprio capito nulla».

Il momento in cui Draco balzò per afferrarle la mano e bere dalle sue ferite fu fra i più dolorosi della sua esistenza, ma non per questo non soddisfacente. In quel modo, naturalmente, non l’avrebbe riportato totalmente alla vita, ma avrebbe potuto legarlo a lei e ridargli coscienza di se stesso, ridargli una patetica imitazione di vita, anche se solo per poche ore. Come lei aveva sperato, i suoi occhi vacui acquisirono sempre maggiore focus e, quando si staccò da lei, lo fece con l’orrore dipinto in viso.

«Kate? Io sono morto».

Lei annuì, un sorriso triste ad incurvarle le labbra. «Non preoccuparti, sistemeremo anche questa faccenda molto presto» lo rassicurò, mentre lui, involontariamente, si portava la stessa mano da cui aveva bevuto alla guancia, chiedendo implicitamente di essere accarezzato. Era un riflesso involontario, naturalmente: tutti i Risvegliati erano servi del loro Negromante, pronti a tutti per lui, innamorati più per necessità di sopravvivenza che per vero sentimento. Con Draco, però, la faccenda era diversa. Lui era il suo Auctor.

«Non è vero che non voglio credere al nostro legame, penso tu debba saperlo. Io sono davvero convinto di essere innamorato di te».

Kate rise, nonostante volesse solo piangere. «Oh, lo so» gli disse, voltandosi poi verso Sisifo, rimasto al suolo e con gli occhi pieni di furia. «Oh, ho rovinato i tuoi piani?» gli disse, con un sorriso che lei sapeva essere inquietante. Il sorriso che aveva sperato di non sentir mai comparire sul proprio viso. Il sorriso della follia.

Troppo potere tutto insieme, bambina mia. Sei solo una mortale.

«Disgustosa creatura, credi davvero-».

Kate non gli consentì di continuare. «Forse non sei intelligente come credevi, fratello» gli disse, ridendo maniacalmente. «Probabilmente è per questo che nostro padre ti ha sempre detestato più di tutte le altre creature10». 

 

 

 

 


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Ho ucciso Draco Malfoy, la la lalaaaaaaa.

 

Adesso metto da parte la mia Bellatrix interiore (che in realtà non esiste, sono troppo buona) e piango al pensiero di quanto male ancora dovrò causare.  

 

Punti importanti:

 

» * - Amo questo libro e ritengo che tutti debbano leggerlo. Così, come consiglio random. Chi non volesse leggere il libro potrebbe comunque guardare il film (non è la stessa cosa, ma meglio di niente).

 

» 1 – Senza volerlo, Kate ha effettivamente pensato una cosa verissima: Tiresias ha davvero collaborato alla nascita dell’Ordine delle Banshee. Naturalmente per lei è ancora una supposizione, nulla di più.

 

» 2 – Cosa sono i terrori notturni? I terrori notturni, letteralmente, sono quei “sogni horror ad occhi aperti” che crediamo di vedere quando ci “svegliamo” prima del nostro cervello (un fenomeno vero, non è una mia invenzione qui). Nello specifico sembra di vedere dei mostri ma non si riesce a scappare o a muoversi in generale, perché, appunto, il cervello dorme ancora. Non è una bella esperienza, lo garantisco. Nella storia i Terrori sono creature di “magia oscura”, incubi che hanno preso vita, possiamo dire, e che per essere evocati richiedono enormi sacrifici. Nel nostro caso, tutti i Mangiamorte sono stati sacrificati proprio per evocare quelle creature e per dare inizio al rituale per richiamare Sisifo.

 

» 3 – Quando sembra che qualcuno stia parlando con Kate, qualcuno sta effettivamente parlando con lei. Chi? Sta a voi capirlo. 

  

» 4 – Né io né Kate approviamo la violenza, in alcun caso (lei in realtà non è nuova alle risse nei pub, ma shh), ma qui la situazione è un po’ particolare. Tiresias è vittima quasi quanto gli altri, ma non si può biasimare quella poveretta per avergli augurato di peggio.

 

» 5 – Perché Tiresias non vede più nulla del futuro? Perché Sisifo è un negromante. Tiresias è stato condannato a non vedere nulla dei negromanti. Dal momento stesso in cui lui si è svegliato dentro Winnie (cioè un paio di capitoli fa), Tiresias ha perso qualsiasi controllo sulla situazione. Tutte le sue previsioni sono precedenti, quindi possono cambiare. Ha paura perché non vede.

 

» 6 – Passatemi il francesismo: quel figlio di puttana di Tiresias ha impedito che Barry e Ophelia potessero avere figli negli anni precedenti.

 

» 7 – Qualche capitolo fa avevo accennato a qualcosa sul sangue dei negromanti, che ora vi ripropongo. I Negromanti normali hanno sangue puzzolente ed acido, per scoraggiare vampiri e company dall’ucciderli. Kate, invece, è una Succubus ed il suo sangue è come il più pregiato dei vini, proprio perché le creature di ogni tipo devono essere attirate da lei. In entrambi i casi il sangue non coagula (per il prossimo capitolo, ricordate che lei già sta sanguinando dalla mano).  

 

» 8 – La seconda vittima ufficiale della storia è quella povera creatura. Sì, Ophelia sta abortendo. No, non c’è nulla da fare.

 

» 9 – Senza rendersene conto, Tiresias ha aiutato Kate a capire. No, non è una cosa cosciente per sabotare implicitamente Sisifo e aiutare “i buoni”, Tiresias ha solo fatto una cazzata.

 

» 10 – Chi è davvero Sisifo? Sisifo è il primogenito di Thanatos. Tutto questo casino non è altro che frutto di una millenaria lite padre/figlio frutto dell’invidia verso “il matrigno” e i fratellastri più piccini. Sisifo, in pratica, è il figlio grande che si è stufato di vivere all’ombra della nuova famiglia del padre ed ha deciso di fare cazzate. Sisifo Big Brother del secolo.

 

 

 

Se penso alla povera Kate mi viene da piangere. Se penso a Winter sto pure peggio. Draco mi rifiuto di considerarlo e Ophelia fingo che non esista.  

 

In questa settimana avrò il mio esame e non mi sento per niente pronta, quindi perdonate se il prossimo capitolo sarà un po’ una schifezza. Farò del mio meglio e voi, vi prego, pregate per me, perché ho davvero paura di dare di matto stavolta.

<3

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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