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Autore: Jordan Hemingway    03/10/2017    8 recensioni
Una città di cacciatori. Una faida secolare tra Gilde rivali. Una creatura che può essere avvicinata solo in sogno, due nemici giurati uniti da un incantesimo sbagliato e una coppia di impostori pronta a tutto pur di salvarsi la pelle.
Se i sogni si mischiano alla realtà tutto diventa possibile.
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul sito, ‘Cronache di Cacciatori’
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.2 Smooth Criminal

 
 
Quando l’Illustre Mastro Falda, fondatore delle Luci Grigie, si era trovato a dover decidere dove stabilire il proprio quartier generale – un problema, in effetti, che nonostante la sua nota abitudine a procrastinare non poteva più essere rimandato: le faide tra Gilde lo avevano lasciato con le spalle al muro, la spada spezzata e tre membri sopravvissuti di una banda che ne aveva contati almeno cinquecento – aveva pensato che la soluzione più efficace era quella più semplice.

Impugnato il moncone della lama e declamando versi scelti dell’Epopea del Primo Cacciatore si era inabissato nel terreno di Colle Storto avvolto in una coltre di fumo grigio e portando con sé i tre superstiti.

Questo secondo la leggenda.

“Il vecchio era ubriaco” asserì Petyr il Guercio versandosi altro vino. “Farsi battere a quel modo: nemmeno un terrazzano con le braghe calate in un bordello si sarebbe fatto prendere alle spalle dalle Lame Nere.”

“Lame Nere?” Tales allungò l’unico braccio per afferrare la brocca e svuotarla nel proprio boccale. Alcune gocce finirono sul fitto vello che gli ricopriva parte del torace e del collo. “Pensavo fossero una Gilda dei piani bassi.”

“Infatti.”

L’intervento divino che aveva permesso la traslazione di Mastro Falda all’interno di Colle Storto era anche stato responsabile della creazione di una rete di grotte e gallerie sotterranee collegate ai punti più importanti della città.

Una combinazione di eventi che aveva permesso alle Luci Grigie di risollevarsi dal colpo mortale, vendicarsi delle Lame Nere e diventare una delle Gilde più importanti di Colle Storto.

“Inciampò in un canale di scolo e fece finire tutti in un cunicolo” si intromise la cacciatrice seduta al loro tavolo. “Il nonno del nonno di mio nonno era tra quei tre scampati alla strage: tutti pensavano si fossero rotti il collo nella caduta”, ridacchiò, “e invece trovarono questo.” Indicò lo spazio attorno a loro.

L’antica rete di gallerie era stata allargata da secoli di lavori: un labirinto di roccia e terra che solo le Luci Grigie sapevano decifrare per arrivare al proprio covo, ovvero una caverna che si reggeva su enormi stalagmiti di pietra lavorata dall’acqua e dal tempo. 

Le pareti erano state scavate per ricavare stanze, armerie e rifugi mentre lo spazio centrale fungeva da cortile e sala principale per i raduni indetti da Mastro Valdemar, attuale capo delle Luci Grigie. Ovviamente, dato che il libero commercio non si fermava davanti a niente e nessuno, alcuni cacciatori dotati di istinto imprenditoriale (e privati per cause non naturali di arti o organi essenziali per la carriera di cacciatori) avevano creato una sorta di taverna a cielo aperto – o meglio, a grotta aperta – per quelle Luci che non si arrischiavano a uscire dal covo o semplicemente per sfruttare i numerosi comizi e raduni come un’ulteriore fonte di entrate.

Era a uno di questi tavoli che Tales e l’intera Gilda stavano aspettando l’apparizione di Mastro Valdemar e altre notizie sulla nuova caccia: date le quantità di beveraggi a disposizione non era un’attesa silenziosa.

A Tales ricordava molto i propri periodi di ferma nell’esercito.

La cacciatrice, Gerda Rei, si accoccolò al suo fianco riprendendo l’argomento. “Se solo fossero stati più furbi avrebbero potuto farsi mettere fuori gioco vicino al Picco e lasciare alle Schiere il privilegio di lasciarsi marcire le ossa in questa umidità.” Afferrò la brocca ormai vuota e la agitò in aria per segnalare all’oste di portarne un’altra. “Certe notti fa così freddo che una coperta non basta a scaldarmi.” E si strinse ulteriormente contro il torso scuro del Minotauro.

“Ho sentito dire che esistono gallerie anche per raggiungere il Picco.” Tales si spostò e cercò di mascherare il proprio disagio: non c’era nulla che non andasse in Gerda ma aveva l’impressione che se avesse risposto alle avances della cacciatrice il Guercio non avrebbe esitato a recidergli il braccio rimasto.

“Dicono ci siano, certo.” La nota di delusione nel tono di Gerda era appena percettibile. “Ogni tanto qualcuno ci prova, a cercare di scoprire un passaggio per entrare al Picco Rosso e farlo crollare sopra tutte le Schiere. Peccato che nessuno sia mai riuscito a trovare la strada per tornare indietro.”

“Le gallerie sono pericolose.” Petyr fissò Tales: sotto la frangia scura uno dei suoi occhi era nero, cupo, l’altro era azzurro e vitreo. “Ti ho detto come è finita con quel succhiacazzi di Bill l’Idiota.”

“Quello morto nel tentativo di tracciare una mappa delle gallerie inesplorate?”

“Lo ritrovammo con la bocca ancora incollata a una stalagmite: aveva cercato di bere le gocce d’acqua condensate.”

“Si dice che,” Gerda sfoderò un sogghigno e preso il muso di Tales lo fece voltare verso di lei mentre muoveva l’altra mano verso il basso, “il fantasma di Bill l’Idiota si aggiri per le gallerie, assetato, e che se qualcuno lo incontrasse la povera anima si avventerebbe immediatamente su quello che era abituato a succh…”.

“Mastro Valdemar!” Tales si alzò di scatto facendo crollare Gerda sul pavimento.  Alzandosi il Guercio la tirò su senza troppe cerimonie, alzando gli occhi verso destra come tutti gli altri cacciatori.

La parete della caverna destinata alle stanze personali del Mastro si distingueva per i fregi e bassorilievi scavati nella pietra grezza e per il grande balcone ricavato da uno spuntone di roccia granitica da dove ogni Mastro per secoli aveva pronunciato discorsi, giudicato e a volte giustiziato Luci ribelli.

Mastro Valdemar amava ripetere di non essere più giovane: un vero e proprio eufemismo dal momento che l’ormai novantenne – così si diceva - guida delle Luci Grigie si reggeva a stento sul bastone laccato mentre avanzava fino al bordo del balcone. Al suo fianco c’era l’erede designato e fidato luogotenente Corin Lance, impassibile come un esattore a un funerale di stato.

“Abbiamo ricevuto un mandato.” La voce del vecchio, bassa e roca, ricordò a Tales che cosa era successo a quei pochi che avevano fatto l’errore di sottovalutarlo. Da quel che gli avevano raccontato non era stato uno spettacolo piacevole. “Un mandato di venti milioni di corone d’oro se portato a termine nei tempi stabiliti.”

Tutte le Luci trattennero il respiro prima di scoppiare a parlare nello stesso momento. Venti milioni di corone d’oro: nemmeno il Sindaco in persona, con tutti i suoi possedimenti, poteva disporre di una somma del genere.

A un cenno di Mastro Valdemar Corin sparò un colpo in aria. Nel silenzio che seguì Gerda prese la parola. “Di che cosa si tratta?” I suoi occhi brillavano di eccitazione.

“Questo potrà spiegarvelo il committente in persona.”

Una terza persona era comparsa sul balcone: una donna avvolta in un mantello da viaggio straripante di gale e piume.

Immediatamente il baccano riprese più forte di prima: se definire sbalorditiva la ricompensa era poco, la presenza di un committente estraneo alle Luci Grigie nel loro quartier generale era  incredibile.

Un nuovo sparo di Corin zittì in parte il chiasso. “Mastro Valdemar ha acconsentito alla committente di essere presente a questa riunione.”

“Voglio essere sicura del mio investimento.” Dichiarò la donna, gettandosi il cappuccio sulle spalle. Un viso coperto di biacca e trucco assortito e un enorme posticcio di capelli rossi decorato con piume e fiori finti furono vagliati attentamente dai membri della Gilda. “Il mio nome è Catrina Miranda Ines Jacinta Josefina Felicia Maria, contessa Della Veglia Consalves: mia zia è la cugina acquisita del fratello del marito della duchessa di Chiras.”

Dal suo punto di osservazione Tales vide molte Luci assumere un’espressione perplessa. “Ma è autentica?” sussurrò Gerda al Guercio con una gomitata.

“Le sue credenziali sono autentiche, Gerda Rei. ” Fu la risposta di Mastro Valdemar, le cui orecchie non avevano risentito dell’età avanzata.  La cacciatrice ammutolì arrossendo.

“Così come autentiche sono le corone che vi offro.” Con un gesto teatrale Catrina Miranda e - vattelapesca, Tales aveva già dimenticato più della metà dei nomi – gettò una manciata di monete in aria.

“Non siamo in una taverna, signora” la redarguì Corin. Il comandante aveva l’aria di mettere in dubbio la risaputa lungimiranza di Mastro Valdemar nello scegliere i committenti.

“Vedo però tavoli e vino.” Catrina allargò le braccia e scrollò le spalle. “Ma torniamo a noi: Chiras è disposta a investire metà del tesoro ducale,” sollevò le sopracciglia con fare drammatico, “nella caccia e successiva uccisione delle tre Sfingi che hanno rapito la duchessa Martina Alexandra Corrada Nives Aurelia Chloé Berenice Degli Auberti Ramini.”

La rapida sfilza di nomi passò in secondo piano: Sfingi.

“Brutte bestie, le Sfingi.” Gerda si unì al brusio generale.

“Stronze” aggiunse lapidario il Guercio. “Un enigma fatto per non essere mai risolto e il tuo fegato diventa la portata principale del loro prossimo pasto. E si parla di tre di loro.” Ingollò in un sorso il vino rimasto nella brocca ancora sul tavolo. “Ora capisco i venti milioni di corone.”

Tales si grattò il moncherino del braccio. “Eppure non è impossibile” rifletté ad alta voce. “Ho combattuto presso Chiras durante la Guerra del Confine Occidentale: una Sfinge aveva attaccato il Quinto Battaglione durante un’esplorazione. Ne rimasero in vita dieci ma la Sfinge fu costretta a lanciarsi in uno dei burroni che circondano la capitale fracassandosi la testa.”

“Vedo che ho avuto ragione a rivolgermi alle Luci Grigie.” Catrina Miranda si sfregò le mani gongolando. “Tu!” Indicò Tales.

Il Minotauro trattenne l’impulso a irrigidirsi e battere i talloni nel saluto militare.

“Se è vero quello che dici voglio che tu sia parte della missione.”

“Un momento signora.” Data la sua faccia, il luogotenente Corin sembrava soffrire di una grave forma di mal di denti. “Non abbiamo ancora deciso se accettare il vostro mandato.”

“Accettiamo!” Ululò Gerda gettandosi cavalcioni sulle spalle di Tales, impresa notevole dal momento che la cacciatrice arrivava sì e no ai fianchi del Minotauro. “Sfingi? Ho abbattuto più di venti draghi: una puttana grifone non mi terrà lontana da quei venti milioni di corone!”

L’urlo di assenso delle Luci accompagnò la sua dichiarazione. Dall’alto del balcone Corin intercettò lo sguardo dell’occhio buono di Petyr e sospirò.

“Corin, ragazzo” ridacchiò Mastro Valdemar. “Ti preoccupi troppo.”

“Giusto, Onorabile Mastro.” Catrina Miranda fece per gettare un braccio attorno alle spalle di Corin ma il comandante si scansò con prontezza. “Siete troppo rigido: dovreste prendere esempio dai nostri ufficiali a Chiras. Sempre allegri, i nostri ragazzi, anche durante le battaglie peggiori.”

“È tempo che ve ne andiate signora.” Fu la replica piuttosto fredda. “I nostri uomini saranno più che lieti di riaccompagnarvi attraverso le gallerie.” Fece un cenno al Guercio e a Tales.

Catrina Miranda sbatté le ciglia. “Speravo in qualche bicchiere di quel vino che mi avete tanto decantato, Mastro Valdemar.”

“Così ho detto, sì.” Il vecchio sembrava divertirsi molto nel mettere alla prova la pazienza del suo luogotenente. “A suo tempo. Per oggi questo ammasso di vecchie ossa indifese ha bisogno di riposare. Non sono più giovane come un tempo e inizio a sentire il peso dell’età.”
“Credo voi siate tutto tranne che un povero vecchio indifeso.”

Gli occhi di Mastro Valdemar brillarono furbi. “Ci rivedremo presto per mettere a punto i dettagli per il pagamento: in quell’occasione vi farò assaggiare il miglior vino che abbiate mai gustato.”

“La considero una promessa.” Con una riverenza la donna si spostò per lasciar rientrare il vecchio Mastro e porse il braccio a Petyr, comparso alle sue spalle. “Vogliamo andare?”

“Assicuratevi che non ritrovi la via.” Mormorò Corin a Tales mentre questo si preparava a seguire il Guercio. “Avete dei sospetti, sign… Comandante?”

Corin fissò il mantello multicolore di Catrina allontanarsi nel buio delle stanze di pietra. “Una sensazione, niente di più. Sorvegliala e dì al Guercio di tenere l’occhio aperto.”
 


 
“Signori, è stato un piacere fare affari con voi” affermò Catrina Miranda quando il Guercio le tolse la benda dagli occhi, il sacco di tela dalla testa e le slegò gambe e braccia. “Anche se mi sarei aspettata un trattamento un po’ più consono al mio rango,” aggiunse togliendo alcuni fili di paglia dalla chioma rossa. 

“La vostra scorta vi aspetta ai piedi della collina. Ringraziate di non essere stata costretta a trovare la via da sola,” sibilò Petyr, spegnendo una lampada da minatore e indicando l’uscita dell’ampia grotta in cui erano sbucati dopo parecchie gallerie di cammino. “Cinque minuti e avreste detto addio a tutti i vostri nomi.”

Ho perso ogni mio nome tranne il più prezioso: il tuo. Che cos’è la morte con te accanto?” Declamò la donna con l’aria di aspettare una risposta. “La Leggenda degli amanti di Terranera. No?” Non ricevendo commenti si strinse nel mantello: “A presto dunque. Verrò tra due settimane con la prima parte del denaro come stabilito con il vostro Mastro: spero di trovare tutto pronto per la spedizione.”

“Agli ordini signora.” Le parole del Guercio sarebbero potute sembrare rispettose non fosse stato per la parodia di inchino che le rivolse ma Catrina sembrò non accorgersene.

“Torniamo indietro.” Gerda, aggiuntasi all’ultimo alla scorta per motivi puramente egoistici, afferrò il braccio di Tales e cercò di smuoverlo senza successo. “Scommetto che il vino migliore è già finito.”

Il Guercio fissava la sagoma di Catrina mentre questa usciva dalla grotta e si incamminava verso una carrozza circondata da soldati. “Potevi restare con gli altri.”

“Ho seguito il Monco” specificò la cacciatrice. Petyr si voltò verso di lei: “E adesso seguirai me per organizzare la caccia che tu in quanto capoccia dei cacciatori di Draghi hai contribuito ad accettare” intimò afferrandola per il collo della casacca di cuoio e costringendola a rientrare nelle gallerie. “Monco?”

Tales era rimasto accanto all’uscita della grotta. “Ordini del comandante Lance: resto a controllare che sua grazia se ne vada davvero.”

Petyr borbottò qualcosa sulle maledette manie di controllo di Lance ma non protestò, limitandosi a tenere salda la presa su Gerda. “Raggiungici alle armerie: dobbiamo capire di quanti e quali uomini avremo bisogno.”

“E ricordati,” aggiunse Gerda sfuggendo dalle mani di Petyr, “se tornando nelle gallerie senti un’ombra singhiozzare dietro di te, chiedendo da bere, tieni bene al sicuro il tuo…”

Il Guercio la riacchiappò e se la caricò sulle spalle a mo’ di sacco di patate. “A dopo.” E lanciandogli una delle lampade sparì nelle gallerie.

Tales respirò profondamente: decisamente il suo ambiente era sopra la terra, non sotto.
Oltretutto, metà delle vie d’accesso era troppo stretta: le sue corna continuavano a cozzare contro i soffitti delle gallerie.

Ai piedi della collina il cocchiere agitò le briglie e la carrozza partì. Il Minotauro tornò nell’oscurità della caverna e riaccese la lampada prima di imboccare il tunnel.

Dopo un paio di svolte Tales si rese conto che, nonostante le settimane di addestramento, tornare indietro era più difficile di quel che sembrava: segni e simboli incisi per aiutare gli iniziati si confondevano con quelli lasciati per confondere gli ospiti indesiderati. Inoltre era la prima volta che rientrava non accompagnato.

I cunicoli erano appena sufficienti a contenerlo: il Minotauro rabbrividiva ogni volta che la pietra gelida sfiorava il moncherino del suo braccio.

Doveva essere entrato nel settore non ancora esplorato, decise dopo quasi un’ora di continue deviazioni.

Alle armerie il Guercio stava con tutta probabilità maledicendo il giorno in cui Lance aveva deciso di accettare il Minotauro tra i Grigi. La luce della lampada si affievolì: Tales si domandò quanto tempo aveva prima di cadere nell’oscurità totale. 

Un lamento flebile - il soffio dell’aria tra i cunicoli – lo fece sobbalzare: nessuna meraviglia che circolassero leggende di spettri e fantasmi.

Infine la galleria iniziò a salire: il Minotauro affrettò il passo fino a quando non intravide una luce che si faceva via via più intensa ad ogni passo.

Infine sbucò all’aperto: un mozzicone di terra incuneato tra le rocce che si innalzavano sulla sommità di Colle Storto.

Sopra di lui il sole cocente e uno stormo di corvi formavano uno strano comitato di benvenuto. Sotto di lui appena un passo lo separava da uno strapiombo e da una morte certa.

Un corvo si posò su uno spuntone di roccia accanto a lui. “E’ stato difficile?” domandò il corvo grattandosi un’ala con il becco.

Il Minotauro badò a tenersi il più distante possibile dal dirupo. “Sono un Minotauro: la mia gente costruiva labirinti quando la tua ancora non volava.”

I corvi erano diventati due.

“Ottimo.” Uno dopo l’altro l’intero stormo si riunì sulla stessa roccia, talmente vicini da potersi fondere assieme.

Il che avvenne qualche momento più tardi.

Qualche penna lunga e nera rimase nell’aria svolazzando lentamente giù per il dirupo: accanto a Tales rimase una donna avvolta da un prezioso mantello colorato.

“Allora,” chiese grattandosi la parrucca rossa, “come sono andata?”

Tales sospirò. “Benissimo: fra due settimane ti getteranno in una cella e butteranno la chiave.”


NdA: Salve! Grazie a chiunque abbia letto fin qui: al solito, se cliccate sul titolo del capitolo dovreste essere rimandati al link di YT della colonna sonora corrispondente, in questo caso Smooth Criminal nella versione per violino di David Garret (sì, sono un po' in fissa con i violini, scusate). Sto cercando di correggere tutti gli errori che solo adesso scopro di aver fatto in grammatica e punteggiatura: se vedete qualche orrore segnalatemelo e lapidatemi. E dire che avevo cercato di fare le cose fatte bene dato che si trattava di un contest T.T Ecco, ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto e/o commentato il primo capitolo: spero di riuscire a rispondervi/pubblicare al più presto! ^^ Alla prossima!
 
  
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