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Autore: jarmione    10/10/2017    1 recensioni
[crossover]
[crossover][crossover][crossover]Che cosa accadrebbe se la città di Storybrooke fosse popolata da altre storie e non da quelle che noi tutti conosciamo?
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Personaggi inseriti:
X-men -> Logan, Young Charles, Young Eric
Supercar -> Devon, Michael, Bonnie, KITT, Amy (mia OC)
Thor -> Loki
Doctor Who -> Eleventh, Clara
Dalton -> Joe, Jack, William, Averell, Evelyn (mia OC)
Adventure Time -> Simon/Re Ghiaccio, Marceline
Sherlock BBC -> Sherlock, Watson
Labyrinth -> Jareth, Sarah
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Amy spalancò la bocca e fissò Mina con sguardo stupito.

“Il vice sceriffo!?”

“Shhh!” Mina le fece cenno di abbassare la voce “i miei fratelli non devono saperlo”

“Che c’è di così strano?”

“Sei l’unica che mi farebbe questa domanda”

Amy la guardi interrogativa.

“Mi aspettavo cose tipo...lui è più grande di te, va contro la legge, la differenza di età...”

“Per quanto grande, non ci vedo niente di strano” Amy alzò le spalle “se lo ami devi esserne sicura tu...e anche lui, ovviamente” precisó “al diavolo gli altri”

“Tu come reagiresti se scoprissi che tua sorella sta insieme alla persona che odi di più?”

Amy ci pensò.

“La odio io, non tu quindi me lo farei andar giù”

Mina sospiró.

Se solo i suoi fratelli ragionassero così, Jeff in particolare.

Spiego ad Amy come stava la faccenda.

I suoi fratelli consideravano buona ogni occasione per fare disastri, tra cui atti vandalici di ogni genere.

Lei non riusciva ad avere amici e il bar era tutto ciò che aveva.

Nonostante i fratelli fossero degli scapestrati, il bar era frequentato per via del fatto che era meno caro del pub all’altro lato della città.

Eppure i suoi fratelli non erano cattivi.

Jeff sapeva essere dolce se voleva, mentre gli altri non sapevano cosa fosse la cattiveria.

Si lasciavano sempre trascinare e di solito era Arvey a farli beccare.

Lei e Lowell avevano iniziato a frequentarsi dopo l’ennesimo arresto del maggiore.

Anche se era lui a catturarli, si era dimostrato molto gentile e disponibile.

Erano però due mesi che lei non voleva vederlo.

Presentarsi per la cauzione del fratello era stata una tortura.

La motivazione non la disse, ma doveva essere qualcosa di serio.

“Me ne andrò Amy” concluse “andrò via da questa città”

“E dove andrai?”

“Non lo so...forse a Boston” rispose “ho sentito che ci sono grandi opportunità laggiù e poi potrei raccontare di essere uscita per prima”

“Per prima?”

“Tu sei la prima forestiera che capita da quando ho memoria, io sarò la prima ad uscire da qui”

Amy spalancò di nuovo la bocca.

Nessuno entrava, nessuno usciva

“Perché non è mai uscito nessuno?”

“Dicono che accadono cose brutte a chi lascia la città, incidenti” spiegò Mina “ma io non sono superstiziosa e intendo uscire”

“E Lowell?”

“Chris capirà” poi si avvicinò all’armadio e prese delle coperte, un cuscino e un pigiama.

Li porse ad Amy, che si cambiò.

“Ad ogni modo...Chris ha l’età di mio fratello Arvey”

Amy contó sulle dita, ma non sapendo l’età doveva fare un conto approssimativo

“Venti?”

“Ventisei”

“Urca!”

Mina rise e aiutó Amy a fare il letto, composto da un materasso sul pavimento.

Amy era grata per l’aiuto ricevuto e avrebbe fatto di tutto per sdebitarsi.

Non poteva pesare sulla famiglia Darwin a lungo.

Anche se avrebbe voluto aiutare suo padre a ricordare e cercare sua madre, KITT e suo zio Devon, l’indomani si sarebbe messa a cercare un lavoro.

Avrebbe tanto voluto avere un cellulare.

Suo padre non glielo voleva comprare perché erano sempre in contatto tramite l’orologio.

Lo stesso orologio che adesso aveva la sola funziona oraria.

Non avrebbe potuto contattare nessuno.

Non avrebbe potuto parlare con KITT.

Lei e Mina parlarono ancora un po’, infine spensero la luce.

L’unico sveglio era Jeff, che guardava la televisione con fare annoiato.

Che strana e splendida famiglia.

Quanto avrebbe voluto avere la sua con se.

Avvicinò l’orologio alle labbra, sperando in un miracolo.

“Buona notte mamma, buona notte papà, buona notte zio Devon, buona notte KITT”

E chiuse gli occhi.

************************

Esistevano due detti:

Il primo: il mattino ha l’oro in bocca 

Il secondo: il buon giorno si vede dal mattino

Entrambi si sono rivelati veri.

Amy venne svegliata da un raggio di sole dorato, che penetrava dalla finestra, che riscaldava e dava una luce particolare alla stanza.

E poi, una volta in cucina con gli altri, venne accolta dal profumo dì pancake appena sfornati, con tanto di sciroppo d’acero, preparati da Arvey.

“Buongiorno” esultò quest’ultimo “ho fatto i pancake!” Ne riempì un piatto e lo passò alle ragazze.

“Sei unico fratellone”

Arvey sorrise a trentadue denti, con aria soddisfatta.

“Si si buongiorno un corno” borbottò Jeff 

“Ma è scorbutico anche la mattina?” Mormorò Amy a Wayne, che era seduto vicino a lei

“A volte è anche peggio” rispose invece Jamie

“Guardate che vi sento!”

Mina rise e andò alle sue spalle, abbracciandolo da dietro

“A me invece lo dai il buongiorno come si deve?”

Jeff sbuffó 

“Eddai fratellone” lo incalzò lei “sono la tua sorellina”

“Appunto”

Mina rise ancora e diede un bacio sulla guancia al fratello, che fece un leggero sorriso.

In fondo voleva bene alla ragazza.

“Che programmi hai oggi?” Domandò Wayne a Amy

“Innanzitutto cercherò un luogo dove stare e poi un impiego...o viceversa”

“Ma puoi restare qui” asserì Mina, che non voleva perdere la sua nuova amica.

“Ha ragione” si intromise Arvey “chi farà da assaggiatrice ai miei piatti speciali?”

“Imbecille” borbottò Jeff.

“Siete stati tutti molto gentili ragazzi...anche tu Jeff” sottolineò Amy “ma voi avete i vostri affari ed io i miei e preferisco non intralciare nessuno”

Fece capire che voleva chiudere li il discorso.

Dopo colazione si vestì e ripiegó le coperte e il pigiama.

“Sei fortunata” disse Mina “oggi è lunedì e di solito la gente cerca sempre qualcuno che li aiuti”

“Speriamo” si fece la coda “Tu? Vai al bar?”

“Ripeto...” mostró lo zaino di scuola “è lunedì”

“Ah giusto”

“Mina, sbrigati!” La chiamarono dall’ingresso 

“Arrivo Wayne!” Rispose “ci vediamo più tardi, esco a mezzogiorno”

Uscirono assieme e poi si divisero.

Amy vagó a lungo per la città.

I negozi aprivano alle otto e mezza o alle nove e l’orologio della torre, che Amy si accorse solo in quel momento della sua esistenza, segnava le otto.

Aveva ancora mezz’ora di tempo, anche se le pareva di essere stata in giro più a lungo.

Che avrebbe fatto?

Si chiese anche chi poteva assumerla.

Era solo una ragazzina, senza documenti e con un verbale della polizia in tasca.

Un ottima referenza. 

Avrebbe dovuto ammazzare il tempo, sarebbe andata al bar assieme a Jamie e poi avrebbe iniziato le ricerche.

Neanche ventiquattro ore, ed era già come se fosse a Storybrooke da sempre.

Si sentiva strana…tutti erano strani.

Entrò nel bar e si mise seduta in un angolo, con la testa fra le mani.

“Ti sei già arresa?” le domandò Jamie, che si era avvicinato.

“Sinceramente non ho ancora cominciato”

“E che aspetti?”

Amy sospirò “L’apertura dei negozi”

“Sono già aperti”

Amy spalancò gli occhi “Prego?”

“I negozi sono tutti aperti a quest’ora”

“Alle otto?” guardò l’orologio della torre

“Mina non te lo ha detto?” si stupì Jamie “quell’orologio non ha mai funzionato da quando ne ho memoria”

Amy si sentì male “Mai?...”

“Mai” confermò “sono le nove”

“Cosa!?” esclamò Amy, facendo girare le poche persone presenti nel bar e facendo sobbalzare Jamie “come faccio a trovare un lavoro se sono così stupida!?” e corse fuori, ignorando Jamie che cercava di fermarla.

Corse al primo negozio che le capitò a tiro.

Un negozio di un commercialista.

Significava puntare alto, nessuno avrebbe preso una ragazzina.

Entrò.

“Buongiorno…?” disse

“Buongiorno”

Amy ebbe un tuffo al cuore.

Quella voce era famigliare.

Un signore anziano, ma ancora ben tenuto, fece capolino nella stanza.

Aveva un eleganza ed un portamento che ad Amy vennero quasi le lacrime agli occhi.

“Zio Devon…” mormorò

“Come scusa?” domandò lui, sorridendo in modo affabile.

Voleva morire.

Prima suo padre, ora suo zio.

Le mancavano sua madre e KITT, chi altro era senza memoria in quel paese?

E perché capitavano tutte a lei?

Fece un profondo respiro.

Non doveva darlo a vedere, non doveva lasciar trasparire emozioni.

Le figuracce del giorno prima le erano bastate.

“Ehm…io stavo…” deglutì “mi chiedevo se le servisse una mano in negozio, sto cercando un lavoro”

L’uomo la guardò sbalordito

“Ma non sei un pò troppo giovane?”

Amy scosse la testa “Se sono grande per la patente, posso essere grande anche per un lavoro”

“Giusta osservazione” affermò l’uomo “ma rimane il fatto che sei davvero giovane, non dovresti essere a scuola?”

E adesso?

“Lo so” rispose “ma ritengo più gratificante una giornata di lavoro che la scuola”

L’uomo era soddisfatto di tali risposte.

Amy sapeva cosa piaceva a suo zio e sapeva ogni singola risposta da dargli quando le poneva le domande.

Nonostante non si ricordasse di lei, aveva ancora le abitudini che lei conosceva.

“Facciamo così cara…” si mise seduto alla scrivania.

Una bella scrivania in noce, in tono con tutto il resto dello studio.

Tante cose antiche e costose.

Era proprio nel suo stile.

“Mi hai dato delle ottime risposte e questo mi fa capire che sei una ragazza volenterosa” precisò “io ti assumo come apprendista ma devi mostrarmi il certificato di frequenza scolastico e i tuoi documenti”

L’entusiasmo di Amy si fermò all’istante e divenne bianca.

“Ci sono problemi?”

Amy annuì e mostrò, a colui che dovrebbe essere suo zio, il foglio dello sceriffo.

L’uomo lo lesse “Ah capisco” disse, anche lui evidentemente deluso “sei appena arrivata ed hai smarrito i documenti…questo è un problema”

“Non le darò problemi…”

“Non ne dubito, ma in mancanza di documenti non posso permettermi di assumerti”

Amy sospirò sconfortata.

Se reagiva così lui, figuriamoci gli altri.

“Non abbatterti, se riesci a recuperare i tuoi documenti posso sempre tenerti un posto”

“Lo farebbe davvero?” l’uomo annuì “la ringrazio tanto signor…”

“Claiton” rispose “Sam Claiton”

Amy annuì e ringraziò, uscendo fuori dal negozio.

Si allontanò e si intrufolò in un vicolo.

Lì scoppiò a piangere.

Stava perdendo la sua famiglia.

Si sentiva quasi morire.

Suo padre vagava per la città in veste di sceriffo e con un nome da brivido, suo zio sembrava avere il nome di una marca di caramelle.

Si aspettava di vedere sua madre fare la cheerleader ed era a posto.

E KITT?

Che fine aveva fatto?

Più ci pensava peggio era.

Non doveva lasciarsi andare.

E se avesse ritrovato anche sua madre, non avrebbe dovuto lasciar trasparire nessuna emozione, proprio come aveva appena fatto con suo zio.

Non riusciva a spiegarsi perché lei si ricordava e loro no, ma scosse la testa e si diede una calmata.

Uscì dal vicolo e riprese il suo giro.

Nessuno sembrava intenzionato ad assumere una ragazzina e i pochi disponibili cambiavano idea appena mostrava il documento della polizia.

Era ora di avere dei documenti veri.

Chiese l’orario ad un passante.

Era mezzogiorno.

Si fece indicare la scuola e vi andò, in attesa che Mina uscisse.

La vide passare assieme alle due ragazze che il giorno prima le avevano proposto di partecipare al talent show.

Anche Mina si accorse di lei e la salutò, correndo verso di lei.

“Sei venuta!”

“Come promesso”

“Hai trovato qualcosa?” Amy scosse la testa “non abbatterti”

“Fosse facile…ciao” salutò poi le altre due

“Ciao, sei la ragazza di ieri, Mina ci ha parlato di te”

Amy arrossì “Ah…”

“Presentiamoci meglio” la ragazza dalle diafana sorrise, mostrando i canini ben pronunciati “io sono Madeline Gold, mio padre ha il negozio di antiquariato in fondo al paese”

“Piacere Madeline”

“Ed io sono Sally Winter, abito qui vicino e assieme ai miei genitori organizzo eventi per la città”

“Io e te abbiamo già dato” ammiccò Mina

“Già…io invece sono appena arrivata, non ho documenti e ho preso il due di picche da tutti”

“Se è per i documenti, vai pure in comune e te li faranno”

Sally sbuffò e sembrò infastidita.

“Non ama il comune”

“Detesto lui!” sbottò, facendo sorridere Madeline “non ridere, è uno sbruffone!”

“Ma di chi…?”

“Parla del sindaco” spiegò Mina “ha sempre da ridire sulle iniziative che creano per la città, anche su quelle gratuite in cui nessuno deve sborsare soldi”

“Appunto!”

“Comunque, se vuoi, ti accompagnerò io” si offrì Madeline

“Anche io!” seguì Mina

“Io mi ritiro”

“Ma se ti piace!”

“Vai al diavolo Maddy!”

“Sempre mia cara!” sorrise maliziosa lei.

Sally sbuffò e se ne andò infastidita.

“Vado a portare le cose al negozio e ci vediamo in comune” Madeline salutò e andò anche lei.

Mina sospirò “Io non ho fretta, andiamo e la aspetteremmo lì.

Fecero per andare ma Mina si fermò di colpo.

Respirò affannosamente per qualche secondo.

“Mina stai bene?”

“Si…si sto bene…” deglutì e si guardò attorno, sperando che nessuno l’avesse vista.

Qualcuno c’era.

Lowell, che teneva d’occhio gli studenti quando uscivano, la stava osservando da lontano.

Si vedeva che era preoccupato.

Lei lo ignorò e se ne andò con la testa bassa, seguita da Amy.

“Che ti prende?”

“Devo aver mangiato troppo veloce stamattina”

“A me la racconti?”

“Ti prego Amy…non mi va di parlarne”

“Sei bianca, ti serve un dottore”

“Non esagerare”

Amy non proseguì e andarono in comune.

Attesero Madeline e poi entrarono.

Il palazzo era immenso e pulito tanto da specchiarsi.

“A giudicare dal luogo direi che il sindaco è molto potente”

“E vanesio” precisò Mina “e su questo do ragione a Sally”

“Qualche problema ragazzine?” una voce maschile le fece sobbalzare.

Si voltarono e vennero a contatto con un uomo alto, distinto.

I capelli biondo platino lunghi e raccolti in una coda ordinata dietro la testa.

Tutte e tre rabbrividirono.

“Buongiorno signor sindaco” salutò Mina in modo educato e timoroso.

Amy ammise che dava una certa inquietudine.

Eppure lui sorrideva.

Non sembrava affatto stupito di vedere tre ragazze minorenni nella sua “dimora”

“A cosa devo l’onore?”

“Deve fare i documenti!” Madeline, che era ritornata a velocità della luce, spinse Amy avanti

“Maddy!” esclamò lei

“I documenti?” domandò lui quasi stupito “e per quale motivo vieni tu e non i tuoi genitori?” senza attendere la risposta si incamminò verso una porta a vetri, dove si trovava il suo studio, anch’esso immenso.

“Ho sedici anni e posso gestire le mie cose da sola”

“Mi spiace ma senza i tuoi genitori non posso fare nulla” tagliò corto lui, mettendosi a maneggiare delle carte.

Amy sospirò e mostrò la carta dello sceriffo.

Il sindaco la lesse “Capisco…ma sai che adesso sono costretto a farti uscire dal paese? E credimi, nessuno può lasciare il paese”

“Perché capitano incidenti” disse, facendo sobbalzare le due ragazze con lei e ricevendo un lievissimo –sei impazzita?- di sottofondo.

“Che intendi dire?” il sindaco la guardò come se volesse fulminarla.

Sapeva qualcosa.

Amy si rese conto della cavolata appena detta e, per evitare di mettere in imbarazzo le ragazze, decise di tacere.

“Niente…”

“Bene, direi che abbiamo concluso”

“E per i documenti?” si intromise Maddy

“Nessun documento per i forestieri!” tuonò “ed entro ventiquattro ore dovrà andarsene o sarò costretta a rivolgermi ai servizi sociali!” si ricompose “giusto signorina Darwin?” domandò infine, con un tono quasi maligno.

Mina tremò e abbassò il capo “Si signore” e sia lei che Maddy uscirono.

“Io non me ne vado senza i documenti”

Anche se era da poco in quella città, non intendeva farsi mettere i piedi in testa.

Quell’uomo nascondeva qualcosa di importante e teneva in pugno gli abitanti.

Non poteva dirlo con certezza ma voleva vedere fino a che punto arrivava.

“Non sei nessuno, per la legge non esisti e quindi non ho modo e motivo per rilasciarti i documenti”

Amy riflettè.

Non era nessuno?

“Che cosa dovrei essere per avere i documenti?”

“Innanzi tutto la presenza dei genitori, che non ci sono” puntualizzò “un minimo di rispetto per le autorità e non ce l’hai ed infine un lavoro, assente anche quello”

Fregata.

Si guardò in giro, in cerca di qualsiasi cosa che potesse venirle in aiuto.

I suoi occhi caddero su un foglio di giornale, posto su una sedia.

Ritraeva il lupo che aveva visto la sera prima.

A caratteri cubitali c’era il titolo –Dracula ancora libero–

“E se vi portassi Dracula?”

Il sindaco tornò nuovamente a guardarla

“Prego?”

“Vi porto Dracula” prese il foglio di giornale e glielo sbattè sul tavolo “entro ventiquattro ore”

Come avrebbe fatto non lo sapeva neanche lei.

Ma pur di non dargliela vinta quello e altro…anche se era più facile che fosse le a rimetterci le penne.

“Sei impazzita ragazzina” rise lui.

“La metta su questo piano” disse “se lo catturo io ottengo i documenti”

“Ti renderai conto di aver detto ventiquattro ore?”

Amy annuì “Appunto per questo intendo sfidarla”

Il sindacò sembrò interessato.

Amava le sfide.

“Facciamo così” si alzò in piedi e si avvicinò a lei, sovrastandola con la sua altezza “tu lo catturi ed io ti do i documenti ma se non ce la fai io provvederò a farti sparire da questa città per sempre”

“Affare fatto” si strinsero la mano

“Ah, un ultima cosa” la fermò lui “nell’ipotesi più drastica che tu non riesca a catturarlo e venissi…presa tu da lui” sottolineò bene queste parole “la signorina Darwin pagherà al posto tuo”

“Che cosa centra lei?”

“Non sono cose che ti riguardano, ma se fossi in te farei di tutto per catturare quel mostro”

Amy rimase impietrita per qualche istante.

Il sindaco scoppiò in una risata fragorosa e a quel punto Amy uscì di corsa.

Superò Mina e Maddy e andò a nascondersi nel primo vicolo che trovò.

Si nascose come una stupida, come una vigliacca.

Aveva sfidato il sindaco e aveva fatto finire in mezzo anche Mina.

Perché non imparava a stare zitta?

Ma, soprattutto, perché Mina?

 

 

Salve a tutti, come va?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Stavolta abbiamo visto due nuovi personaggi: SAM CLAITON (che sarebbe Devon Mile di Supercar)

E il sindaco (Che sarebbe Jareth di Labyrinth)

A presto.

Ciauuu!

  
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