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Autore: piccolo_uragano_    02/11/2017    8 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Kayla si sistemò sulla poltrona rossa, abbracciandosi una gamba. “Passando a cose più serie.”
Più serie di Lord Voldemort?!”
“Molto più serie, per Salazar!”
Harry scosse la testa. “Cosa ci sarebbe di più serio di Voldemort, Silente e il Pensatoio?”
“Ginny che bacia Dean in mezzo al corridoio … e tu che diventi del colore della tua cravatta se solo se ne parla.” Kayla sorrise, mordendosi un labbro. “Ma dico, le hai mai chiesto di uscire? Ron la prenderebbe meglio se non fosse quel pallone gonfiato a baciarla ma una persona di cui si fida.”
Harry provò a dire qualcosa, ma chiuse subito la bocca, per poi riaprirla. “Non ha senso parlare con te di questa cosa, sei come Martha, non …”
“Certo che sono come Martha!”
“Non vale. È come parlare con un muro, insomma, tu hai già deciso chissà cosa e io non ho potere su questo!”
Kayla allargò il suo sorriso. “Prova a guardarmi negli occhi e dirmi che Ginny non ti piace.”
“Sei davvero un essere spregevole.”
Kayla scoppiò in una risata simile ad un latrato che quelle quattro mura conosceva fin troppo bene.
“Non dirlo a nessuno, okay?”
Kayla continuò a ridere.
“Nemmeno a Robert o Fred.”
“Credi che Robert Black e Fred Weasley non se ne siano accorti esattamente come me ne sono accorta io?”
“Sarebbe tutto molto più semplice e meno imbarazzante se tu la smettessi di ridere.”
“Mi piace l’idea che tu creda che nessuno se ne sia accorto.”
“Perché non  c’è niente di cui accorgersi! Lei sta con Dean, e …”
“E chissenefrega!”
“Ti si sente dalla Sala Grande.” Disse la voce di Robert dal buco del ritratto.
“E meno male!” esclamò lei, senza smettere di ridere.
“Dovresti andare a dormire, Harry Potter.” Disse il primogenito. “Hai una partita, domattina.”
“Si dà il caso che anche tu abbia una partita domattina.” Contestò Harry.
“Si dà il caso che giochiate nella stessa squadra.” Puntualizzò Kayla.
“E si dà anche il caso che vinceremo.”
“Si dà il caso che tu sia un …”
“Bravissimo fratello maggiore che ti riaccompagnerà nei sotterranei.”
“Vai a dormire, Robbie, hai la partita domattina.” Scherzò lei, alzandosi dalla poltrona.
“Pensavo avessimo smesso con i soprannomi nel momento in cui abbiamo perso il primo dente da latte.”
“Non la smetterò mai.” Scompigliò i capelli a Harry per dargli la buonanotte. “Ci vediamo domani mattina, sfigato.”
“Anche io ti voglio bene!” esclamò Harry, mentre i due uscivano dalla Sala Comune.
Scosse la testa, fissando il fuoco. È proprio uguale a Martha.

“Anastasia, parlando da persona mature, non …”
“Sirius, Anastasia ha diciotto mesi.”
“Anastasia è abbastanza grande per capire che deve finire tutto quello che ha nel piatto, Martha. Non è così, Anya?”
Anya lo guardò con espressione perplessa.
“Vedi? Non le piace.”
Non mi interessa se non le piace.”
“Forse dovresti smettere di prepararle tu da mangiare e lasciare fare a me.”
“Non lascerò mai che sia tu a cucinare per i nostri figli, Martha Redfort. Ci ho messo dell’impegno, per farli. Soprattutto questa.”
Martha scolò la pasta con un colpo di bacchetta. “L’hai notoriamente portata in grembo e messa al mondo, infatti.”  Poi si girò verso le scale che portavano alle stanze. “A tavolaaaa!”
Anya si spaventò, sputando ciò che stava masticando. “Non sei d’aiuto.”
“Perché tu non sei capace.” Intervenne Tonks, trotterellando giù per le scale.
“Parla per te, Ninfadora!”
“Non chia-“
“Chiama i gemelli.” Le ordinò Martha, preparando le porzioni.
“Hai cucinato tu?” domandò la strega dai capelli fucsia.
“Smettetela di dubitare di me!” sorrise. “Anya, dì a papà e zia Tonks di fidarsi della mamma.”
“Mamma!” disse semplicemente lei.
“Visto? Ora recuperate i gemelli. E anche Damian e Gabriel, domani mattina devono partire presto.”
“Oh, è proprio necessario che partano, vero?” si lamentò Tonks, sedendosi al suo solito posto.
“Staranno via solo qualche settimana, suvvia. Mancheranno anche a me.”
“Ma è necessario che si portino Nicole? Ha appena imparato a gattonare, e …”
Martha prese posto, esattamente davanti a Tonks e accanto a Sirius, che ancora cercava di far mangiare Anya.
“Tonks, Damian è suo padre, per Merlino, è più che naturale che se la voglia portare dietro.”
“E se si innamora di nuovo di Parigi e non vuole più tornare indietro?”
“Andrai a trovarli ogni volta che vorrai. Gabriel ti adora.”
“Devi smetterla di piangerti addosso.” Le disse Sirius, chino sul seggiolone. “Oppure puoi fare come Remus, che non affronta il lutto e proietta tutto si Nicole.”
“Non sta a te giudicare Remus per come sta affrontando la morte di Rose. Almeno lui lo sta affrontando.”
“Anche tu non sei esattamente un sano esempio della cosa.” Replicò lui. “Quanto dormi da quel giorno, due ore a settimana?”
Martha scosse la testa e si alzò dalla sedia. “Ne ho abbastanza.”
“Non abbiamo neppure iniziato.”
Appunto!”
Con un leggero rumore, Martha si Smaterializzò. Sirius scosse la testa.
“Sei uno stronzo.” Gli disse Tonks, nel momento in cui i Weasley e Remus arrivarono in cucina.
“Che gioia le cene in famiglia.” Ironizzò Fred, mettendosi a sedere. “Chi ha cucinato?”
“Martha.” Dissero i cugini Black all’unisono.
“Mamma!” esclamò Anastasia.
“Perché non puoi dire anche ‘papà’, qualche volta?”
“Mamma!” ripeté la bambina.
“Perché permettiamo ancora a Martha di cucinare?” domandò George, arrotolando gli spaghetti alla forchetta.
“Perché Rose è morta.” Disse Sirius, facendo sparire il piatto di Anastasia. “Contenti? L’ho detto, ad alta voce. Ora perdonatemi, ma devo andare a salvare il mio matrimonio.” Baciò Anastasia sulla fronte e guadagnò l’uscita.
“E io ho il compito di salvare tutti voi da qualche avvelenamento accidentale.” Disse Molly, muovendo un poco la bacchetta per cambiare il contenuto dei piatti delle persone sedute a tavola. “Ecco. Buon appetito!”

Le sorelle Redfort erano cresciute in una zona di Londra tranquilla, grigia e monotona. Le case si assomigliavano tutte e per le strade non succedeva mai nulla di nuovo. C’era un parco, una farmacia, due scuole e la fermata dell’autobus e della metro, entrambi straordinariamente puntuali.
Per Sirius, trovare Martha non fu per niente difficile. Se ne stava seduta su un altalena, dando le spalle al tramonto per perdersi a guardare quella che era stata casa sua. Si dondolava piano, con i capelli raccolti in una coda e il giubbotto rosso che impediva di confonderla con chiunque altro.
Sirius le si avvicinò senza dire una parola:  loro non ne avevano bisogno. Erano perfettamente in grado di parlarsi e capirsi senza aprire bocca.
Dopo un po’, lei alzò lo sguardo verso di lui, ancora in piedi al suo fianco. “Non volevo trattarti male.”
Lui le sorrise. “Lo so.”
“Solo che … ogni tanto mi manca così tanto che mi sembra di non ricordarmi come si faccia a respirare.”
Sirius annuì. “Lo so.”
“E non posso … non posso fare a meno di pensare che non doveva essere lei, a morire per prima.”
“Non dirlo neanche per scherzo.”
Dovevo essere io a sacrificarmi per te. Dovevo essere io a …”
“Non riesco a vivere con i miei sensi di colpa pensando che tua sorella è morta per me, pensa a come starei se fossi morta tu.”
“Ma ho saltato anche io.”
“Mi sarei incazzato a morte se fossi stata più svelta di lei. Ce l’avrei avuta con te fino al giorno in cui sarei morto anche io.”
“Ma Nicole …”
“Nicole ha un padre, ha noi, ha dei cugini, un fratello e Remus e Tonks. Non è sola. E Rose lo sapeva.”
“Nicole non saprà mai quanto Rose fosse … Rose.”
Sirius le prese entrambe le mani e la fece alzare da quell’altalena. “Vieni, bimba, facciamo due passi. Lascia qui tutti i tuoi fantasmi.”

Kayla si sedette sul divano della Sala Comune rossa e oro con il bicchiere di Burrobirra in mano. Fece finta di parlare con un paio di coetanei di come fosse andata la partita, avvolta in un maglione grigio di Fred, e quasi nessuno parve ricordarsi che lei in teoria avrebbe dovuto tifare Serpeverde. In teoria. Serpeverde aveva perso, e lei sarebbe dovuta essere nei sotterranei a insultare Ronald Weasley, il talento del giorno, ed il suo capitano Harry Potter; invece, scambiò un abbraccio fraterno con entrambi e rise con loro di Harper, Cercatore verde argento, che si era lasciato distrarre dallo stesso Harry.
Poi, si accorse di una cosa. “Ron?” disse, avvicinandosi al rosso.
Lui le sorriso brillo.
“Ron, Lavanda Brown ti sta guardando.”
“Si, e allora?”
E allora?” domandò lei allargando le braccia. “Ti sta facendo gli occhi dolci da almeno dieci minuti!”
“E io cosa dovrei fare?” domandò Ron, arrossendo un pochino.
“Cosa avete voi Weasley che non funziona, sotto la chioma rossa? Vai a parlarle!”
“E cosa dovrei dirle?” chiese lui, sempre più imbarazzato.
“Non ha importanza, Ron.” Rispose Robert, posando un braccio sulle spalle della sorella. “Contando da quanto ti sta guardando e come ti sta guardando, potresti anche andare là e dire che la Burrobirra fa schifo.”
“Ma la Burrobirra non fa schifo!”
“Appunto!” esclamarono i fratelli Black.
“Godric, Ron, devo spiegarti proprio tutto?” sbuffò Robert, dandogli una spinta in direzione di Lavanda.
“Vai, campione!” gli disse Kayla.
Ai due fratelli bastò guardare il veloce sguardo che si scambiarono i due Grifondoro per battersi il cinque sopra le loro teste.
“Bel gioco, fratello.”

Kayla chiuse la pesante porta di pietra dietro di sé, facendo meno rumore possibile. Era l’alba di un lunedì  freddissimo, ma lei era riuscita a passare la notte in giro per il bosco con Fred e non poteva che essere più felice.
“Ogni tanto” gli aveva detto “stare qui senza di te mi fa dubitare del fatto che tu sia reale.”
Lui l’aveva guardata con occhi stanchi e aveva sorriso, scuotendo la testa. “Io e te siamo la cosa più reale che io abbia mai visto o provato in vita mia.”
Si strinse nella sua felpa e si riempì la mente con il suo profumo. Le faceva bene, vederlo un paio di volte a settimana. Anche se non dormiva, anche se rischiava la pelle entrambi, anche se era contro ogni regola.
Era Fred, a farle bene. Era Fred a farle luce in tutta quella confusione, era Fred a darle forza ed era Fred a convincerla di poter ancora respirare in mezzo a tutta quella follia.
Mosse tre passi sul pavimento di marmo freddo, ma le Converse fradice di rugiada la tradirono, e vide immediatamente accendersi tutte le luci della Sala Comune.
Immancabilmente, sul divano di pelle nera, c’era Draco Malfoy.
Era pallido, smagrito, e con due occhiaie terribili. Sedeva con fare sprezzante, ma i suoi occhi non avevano nessun sentimento negativo. “Un po’ tardi per tornare, non credi?”
“Un po’ tardi per starsene sul divano a riflettere sul senso della vita, non credi?”
“Tu lo hai trovato il senso della vita, non è vero? Scorrazzare con il rosso per tutto il perimetro del Lago, fino a che la luce del sole non vi tradirà?”
Kayla si mise sulla difensiva, e involontariamente, afferrò la bacchetta.
“Oh, piccola Kayla innamorata, non c’è bisogno di reagire in questo modo: non rivelerò a nessuno il tuo segreto.”
“Ti conviene, Draco, non ci guadagneresti nulla.”
“Vedere voi due al capolinea sarebbe un bel trofeo.”
Non osare.” Ringhiò lei. “Draco, non …”
“Il tuo segreto non corre alcun rischio con me.” Disse lui, accennando un sorriso. “Puoi fidarti.”
“Fidarmi di te non è una cosa che mi riesce troppo facile o naturale.”
“Ecco perché hai scelto il rosso.”
Kayla alzò gli occhi al cielo. Poi si ricordò di Harry, Ron, Hermione e la loro teoria.
“Il mio segreto è al sicuro con te?”
“Sì, lo è.”
“Non ci credo.”
“Non è un mio problema.”
“Perché tu sai un mio segreto e io non ne so uno tuo?”
“Occhio per occhio, dente per dente? Non mi sembra che la tua famiglia abbracci certi ideali.”
“Che cosa stai combinando in questo periodo, Draco?”
“Che cosa intendi?”
“Dall’inizio della scuola a questa parte.”
“Tu sei strana dall’anno scorso, se è per questo.”
“Non ho detto che tu sia strano, ho chiesto cosa stai combinando.”
“E perché mai ti interessa?”
“Perché sei arrivato a non giocare a Quidditch, sabato, e lo avevi fatto solo con la febbre a quaranta.”
Lui alzò le spalle. “Non mi va più, il Quidditch. Roba da ragazzini.”
“Oh, invece tu sei un uomo maturo e carico di responsabilità.”  Lui sembrò infastidito. Lei si avvicinò. “Quale parola ti ha dato fastidio? Maturo o responsabilità?”
Lui la guardò, rimanendo seduto, per una manciata di secondi. Poi, con il solito fare altezzoso, si alzò, trovandosi a meno di dieci centimetri da lei. “Perché non vai a farti una doccia? Puzzi di Weasley.”
Prima che Kayla potesse dire qualcosa, lui se ne stava già andando.

“Ma Gazza non li ha banditi, i prodotti dei gemelli?”
Kayla alzò gli occhi al cielo. “Nemmeno Gazza fa caso a cosa bandisca Gazza.”
“E dici che lo fanno solo per venire alla festa di Lumacorno con me?”
Kayla si fermò nel bel mezzo del corridoio. “Qui si vede che non siamo consanguinei. Davvero me lo stai chiedendo?”
Harry allargò le braccia.
“Oh, insomma! Tu sei il Prescelto, Harry! Hai passato un anno a dire che Voldemort era tornato, nessuno ti credeva, poi sei scappato dalla scuola, ti sei intrufolato nel Ministero della Magia e non solo è saltato fuori che stavi dicendo la dannatissima verità, ma lo hai affrontato e ancora una volta sei sopravvissuto! Uscire con te, darebbe a ogni ragazza una visibilità assurda!
“E che se ne fa, una, della visibilità? Okay, avevo ragione, ma zia Rose è morta, e con lei un sacco di altra gente. E dovrebbero sapere anche questo.”
Kayla scosse la testa. “Eppure, questo non interessa.”
“A voi femmine interessa di più la visibilità?” domandò lui, stranito.
“Non guardare me, Harry Potter, io pagherei oro per essere invisibile, a volte.”
“Eppure c’è gente che vuole avvelenarmi per farmi innamorare! Non posso portare te, alla festa di Lumacorno?”
“No.”
“Perché no?”
“Perché sono tua sorella.”
“Hai appena detto che non siamo consanguinei!”
“Solo quando fa comodo a me!”

“Luna Lovegood?”
Tonks annuì. “Me l’ha scritto Robert ieri sera.”
Sirius scosse la testa, versandosi il caffè. “Si accorgerà troppo tardi del suo potenziale. Dico, Robert non può insegnargli niente?”
“Oh, perché, credi che il primo pensiero di Harry adesso sia fare colpo?”
“Hai presente quanta potenza ha il fascino del tenebroso? Il dannato? Quello pieno di cicatrici e storie da raccontare? È al sesto anno, ha tutta la vita davanti, e …”
“Anche tu hai scelto una ragazza al sesto anno.” Specificò Tonks, che sfoggiava una chioma rosso fuoco e una camicetta blu a fiori rosa.
“Ma non Lunatica Lovegood!” esclamò lui, prendendo la tazza del caffè con entrambe le mani. “Insomma, non può essere figlio di James. E nemmeno figlio mio. Forse è figlio di Remus.”
Tonks si strozzò con il caffelatte.
Sirius sorrise. “Ormai, non fa nemmeno più ridere.”
“Cosa?”
“Il fatto che Remus sia il tuo tallone d’Achille.”

“Voto Infrangibile?” domandò Martha, irrigidendosi. “Harry, Merlino, cosa stai combinando?!”
Harry si strinse nelle spalle. “Non ho fatto nulla, io.” specificò. “Ne … ne ho sentito parlare.”
“Da chi?”
“Ha importanza?” domandò Robert, passando per il salotto con Anya in braccio. La neve fioccava lenta fuori dalle finestre della Tana.
“Moltissima. Chi infrange un patto del genere, muore.
“Piton e Malfoy.”
“Inizio a pensare che tu abbia una cotta per quel ragazzo, Harry.”
“Ciò che vostra madre sta cercando di dire” intervenne Sirius  “è che preferirebbe non vi metteste nei guai.”
Preferiremmo.” Lo corresse lei.
“Si, certo. Ditemi, i due bastardi dicevano altro del … ahia!”
“Puoi non essere così te stesso, per una volta?”
“Evita di tirarmi calci. Non li reggo più così bene.”
“Dove diamine è Kayla?”
“Mamma, è la terza volta che lo chiedi. È con Fred, dove diamine vuoi che sia?”
“Ma è ora di cena!” sbuffò lei, girando la pasta con un colpo di bacchetta.
Sirius si avvicinò e la abbracciò da dietro. “Stai diventando una vecchia acida.”
“Sono pur sempre la sorella di Rosalie Redfort.” Sorrise lei. “A proposito, puoi recuperare Aaron?”
dalla finestra della cucina, poteva chiaramente vedere Aaron White molto coinvolto in un due contro due a Quidditch, affiancato da Tonks, mentre perdevano spudoratamente contro Ron e Ginny.
“Almeno per salvare la sua dignità.”
Sirius sorrise e corse fuori. Martha rimase ad osservare, sperando che facesse scendere tutti dalle scope e li richiamasse all’ordine, visto che ormai era anche buio. Ma Sirius ordinò solo a Tonks di scendere dalla scopa, e ben preso si ritrovò a due metri da terra, apparentemente intendo a spiegare ad Aaron il modo migliore per afferrare la Pluffa.
Scosse la testa e sorrise. “Remus!” gridò, verso le scale.
Lui si affacciò. “Se hai di nuovo bruciato la cena, io …”
“Ti ricordi come si sale su una scopa?”
A Moony si illuminarono gli occhi. “Come se non avessimo mai smesso di giocare.”
Martha gli indicò la scena in giardino con un cenno.
“Prendi la giacca, Remus Lupin. Torniamo in campo.”
Lui rise, afferrò la giacca e si diresse verso la porta. Lei stregò la pasta perché si cucinasse da sola e poi seguì l’amico in giardino. Corsero, ridendo, verso i quattro giocatori.
“Weasley, a riposo.” Ordinò Martha. I due fratelli si guardarono e, senza fare domande, scesero dalle scope, porgendole a Martha e Remus. “Tonks, stai qui, dacci il via.”
In pochi secondi, tutta la prole Weasley e Black era in giardino a osservare quanto stesse succedendo.
“Non starai per usare lo schema di Rose per il due contro due, non …”
Martha sorrise alle parole di suo marito.
“Martha, Aaron fatica a sollevarsi più di sei metri, non …”
“Gioco io con te, papà.” Si offrì Robert.
Aaron lo osservò con aria impaurita. “Mi sembra giusto, non …”
“No, Aaron, non puoi dirti parte della famiglia se non sei stato battuto dallo schema Redfort. Sirius, sei in squadra con me. Remus, mettiti accanto a mio fratello e scegliete qualcun altro che giochi con voi.”
Due contro tre?” domandò Ginny, perplessa.
“E vinceremo comunque.”
“Oh, non credo proprio.” Disse Harry, rimboccandosi le maniche del maglione, mentre Robert Appellava la sua scopa. Ci mise pochi secondi a montare in sella. “Quando siete pronti voi, signori.”
Tonks fischiò il via sulla risata di Robert, dannatamente uguale a quella di Sirius.

“Ad Aaron White, signori.” Disse Martha, alzando il calice. “Per aver perso con dignità. Nessuno ha mai battuto lo schema di Rosalie. Quindi brinderei anche a lei, che ha vinto anche oggi. Brindo a voi, e a questo Natale. Grazie.”
Tutti si scambiarono i baci di circostanza e poi gli auguri, mentre Martha, seduta a capotavola, osservava le persone accanto a lei. Sirius, l’amore della sua vita, e i loro figli. Remus, Tonks, e Aaron. I Weasley, al completo. Hermione. Damian, l’uomo di sua sorella, con Gabriel e Nicole, tornati per le feste. In qualche modo, c’erano tutti, anche Rose, James e Lily.
“Tutto bene, Martha?” le chiese Sirius.
Lei lo guardò e annuì. “Più di ieri e meno di domani.”
   
 
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