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Autore: adelhait13    05/11/2017    0 recensioni
Respiro a pieno, mentre il vento s’insinua sotto il mio vestito di lino beige. Mi piace sentire il suo dolce tocco, molto simile alle mani di un amante.
Sento un brivido piacevole percorrermi la schiena, mentre lo sento scivolare tra le mie gambe.
Mi piace.
L’aria profuma di mare. Di salsiccia alla brace. Di noci tostate. Di vita di paese.
E’ la festa padronale di un piccolo paese nel sud d’Italia...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I






Tum…
Lo sento. Un suono dolce e caldo.
Tum…
Un suono che mi fa sentire viva…libera.
Tum…
È dolore. Rammarico
Tum…
Una catena che si spezza.
Tum…
Ora sono libera, anche se…ho un rimpianto. Non averti detto la verità.





Ningen.
Questa parola ancora rimbomba nella mia mente. Perché?
Per quale motivo?
Ho tante domande mi roteano in mente ma nessuna risposta.
Come: chi sei sconosciuto della piazza?
Perché quella parola ha fatto vibrare il mio corpo? Perché?
“No! Ora basta! Se continuo così, divento pazza!”.
Mi dico mentre lascio che, l’acqua della doccia scivoli sul mio corpo. L’acqua dolcemente fa andar via quella parola dalla mia mente.
“Devo lavorare.”. Sussurro.
Già, lavorare. Sono in ritardo di due settimane con le foto da inviare alla redazione e ancora non ho terminato nulla. Cavoli!
“Katia sei davvero in un mare di guai”.
Mi dico ridendo sarcastica, mentre mi avvolgo in un soffice telo da bagno che profuma di sapone di marsiglia.
Esco dal bagno e mi dirigo in salone dove, una borsa nera è poggiata accanto al divano. So bene cosa c’è e ne sono consapevole che, nell’ultimo periodo non l’ho toccata come oggi.
Sospiro e mi avvicino a essa, afferro la cinghia e la alzo. Alzo un sopracciglio mentre corruccio le labbra.
“Sono davvero nei guai”.
Mi ripeto mentre la osservo, quando il telefono squilla facendomi girare. So chi è, infatti, alzo gli occhi al cielo.
“James”. Sospiro avvilita.
Lo lascio squillare fino a far partire la segreteria telefonica.
[Katia, sono io James…].
“Ma va? Non lo sapevo”. Penso sarcastica.
[…allora le foto sono pronte? Sai il 25 agosto si avvicina e il direttore non sarà più clemente con te! Perciò sbrigati!].
Chiuse la chiamata. Già la scadenza è vicina ed io non ho combinato nulla…solo poche foto scattate mesi fa. Sospiro, mentre ripoggio a terra la borsa.
“Beh, domani rimedierò…lo giuro”.
Sospiro, mentre vado in stanza da letto. Ho davvero bisogno di dormire. Mi vesto e m’infilo sotto le lenzuola, quando la mente mi fa ricordare lui.
Afferro il cuscino e lo metto sulla testa, mentre mi urlo di non pensare a lui.
“Che cavolo!”.

Beh, la notte passa veloce, anche se non ho dormito per nulla. Mi sento uno straccio, ma devo lavorare.
Afferro la borsa e mi dirigo di nuovo al paesino, quando mi dico.
“Chissà forse ho la fortuna di rivederlo…”.
Già, vorrei vedere il viso di quell’uomo che, ha destato in me un brivido…di un antico ricordo.

La giornata scorre tranquilla, ma di lui niente.
Sospiro, mentre scatto l’ultima foto di un anziano uomo che lento intreccia dei rami di salice per ricreare un paniere. Mi trovo ad ammirarlo.
Scatto e riscatto. Il rumore metallico della mia compagna mi fa piombare in un mondo magico.
Di libertà.
Già con lei mi sento libera…
Sorrido compiaciuta, mentre entro in macchina e ritorno a casa.
“Stavolta James sarà felice…ho scattato un sacco di foto”.
Sorrido, mentre apro la porta di casa. Entro e poggio la borsa sul divano, mentre vado in bagno.
“Ora serve una doccia, un buon pasto e poi…si torna a lavorare”.
Mi lavo veloce e mangio un pasto frugale, fatto di un panino e un buon bicchiere di vino bianco. Adoro il vino bianco così fresco e dolce, quello rosso…beh, mi ricorda il sangue e questo non mi piace molto.
Afferro la mia borsa, faccio scivolare la zip e tolgo fuori la mia compagna. Mi volto e mi dirigo verso il mio computer.
“Ora si lavora”. Mi dico.
Poggio la macchina sulla scrivania. Accendo il pc, mi siedo e attendo bevendo un altro sorso di vino.
“Avrei voluto vederti”.
Mi trovo a pensare mentre il monitor s’illumina. Sospiro scuotendo il capo.
“Devo lavorare”. Sibilo.
Attacco il cavetto al computer e comincio la mia cernita di foto da inviare. Mi sento soddisfatta, quando il mio sguardo cade sull’icona d’internet.
Mi fermo a guardarla qualche istante, quando.
“Sono curiosa di sapere il termine di ningen. Beh, una piccola pausa me la posso concedere o no?”.
Mi dico, mentre cerco su Google il termine. Sono curiosa come non mai. Perché?
Varie voci fuoriescono, legate per di più ad antiche credenze…quando…
“Il termine ningen era utilizzato, in modo dispregiativo, da entità sovrannaturali come gli youkai per definire la razza inferiore a loro, cioè, quella umana.”.
“Youkai”.
Sussurrai, mentre continuavo a leggere, quando mi trovai a dire.
“Quell’uomo…no, non può essere!”.
Urlo, mentre mi alzo dalla sedia.
“Non può essere!”.
Mi trovo a ridere.
“Katia sei davvero una stupida…esseri così non esistono! Quel tipo ti prendeva in giro…anche se…quella parola…”.
Chiudo gli occhi e cerco di scacciare quella dannata parola dalla mia testa. È tutto così assurdo. Troppo assurdo.
Sospiro e riapro gli occhi.
“Devo lavorare”.
Mi risiedo, chiudo la finestra e ricomincio a lavorare, anche se quella sensazione riamane.

E se fosse vero? Se quell’uomo fosse uno spirito nella cultura nipponica?
Quante domande che aspettano una giusta risposta. Una risposta per il mio animo…





Continua…

   
 
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