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Autore: Vera_D_Winters    10/12/2017    3 recensioni
Sto per cimentarmi nell'ennesima Long (giuro che appena tornerà l'ispirazione ultimerò anche la kozaxbibi) e come sempre ringrazio i ragazzi del gdr onepiece caffè per la profonda ispirazione che mi regalano.
La storia come avrete intuito dal titolo è un crossover au, dove i nostri pirati preferiti saranno scolari alle prese con l'ultimo anno di liceo
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: ASL, Ciurma di Barbabianca, Nami, Nefertari Bibi, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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𝓣𝓪𝓴𝒆 𝓲𝓽 𝓫𝓪𝓬𝓴 𝓽𝓸 𝓽𝓱𝒆 𝓹𝓵𝓪𝓬𝒆 𝔀𝓱𝒆𝓻𝒆 𝔂𝓸𝓾 𝓴𝓷𝓸𝔀 𝓲𝓽 𝓪𝓵𝓵 𝓫𝒆𝓰𝓪𝓷
𝓦𝒆 𝓬𝓸𝓾𝓵𝓭 𝓫𝒆 𝓪𝓷𝔂𝓽𝓱𝓲𝓷𝓰 𝔀𝒆 𝔀𝓪𝓷𝓷𝓪 𝓫𝒆
𝓨𝓸𝓾 𝓬𝓪𝓷 𝓽𝒆𝓵𝓵 𝓫𝔂 𝓽𝓱𝒆 𝓷𝓸𝓲𝓼𝒆 𝓽𝓱𝓪𝓽 𝓽𝓱𝒆 𝓫𝓸𝔂𝓼 𝓪𝓻𝒆 𝓫𝓪𝓬𝓴 𝓪𝓰𝓪𝓲𝓷
𝓣𝓸𝓰𝒆𝓽𝓱𝒆𝓻 𝓶𝓪𝓴𝓲𝓷𝓰 𝓱𝓲𝓼𝓽𝓸𝓻𝔂
𝓘𝓽'𝓼 𝓽𝓲𝓶𝒆 𝓽𝓸 𝓼𝓱𝓸𝔀 𝓱𝓸𝔀 𝓽𝓸 𝓫𝒆 𝓪 𝓼𝓾𝓹𝒆𝓻𝓱𝒆𝓻𝓸

Sabo sopraggiunse alla villa di Perona, dopo essersi accordati via messaggio: lui le aveva chiesto se la collana che le aveva commissionato era pronta e lei gli aveva detto che poteva passare a prenderla quando voleva, di conseguenza lui si era precipitato come un kamikaze.
Quando si sporse per suonare al campanello però, il cancello in ghisa nera si aprì, ed un auto costosa quanto probabilmente l'intero debito del terzo mondo uscì con un lieve stridio di ruote, diretta chissà dove.
Anche la famiglia di Sabo era ricca, benchè lui facesse di tutto per far sembrare il contrario, e tuttavia non era COSì ricca.
Un lieve fischio abbandonò le sue labbra sottili mentre si voltava di nuovo verso la grande e sontuosa casa padronale, dove sulla soglia intravide una Perona mai vista prima: le morbide onde rosate erano imbrigliate in due codini arrotolati alla base delle orecchie, creando quasi una sorta di pon pon naturali attorno al suo viso latteo; indossava un paio di pantaloni tipo jeans e una t-shirt abbondante di almeno una taglia con l'effige dei Boston Red Sox, una squadra di baseball. E la giovane non aveva proprio l'aria della tipa che seguiva un qualsiasi sport. Eccezion fatta per il basket ovviamente, ma lì c'era un ragazzo di nome Zoro che canalizzava tutta la sua attenzione.
Perciò Sabo la osservò perplesso, anche quando lei dopo averlo notato gli fece segno di avvicinarsi.
Perchè era conciata così? Come se volesse sembrare un... maschiaccio?Il biondo la raggiunse ad ogni modo, e la salutò cordiale come sempre, non ricevendo però la solita accoglienza spensierata. Vi era una sorta di aura pesante che sovrastava la casa quel giorno.
La compagna di classe si defilò da lui asserendo che andava nella sua stanza a prendere il pacchettino e lo fece accomodare, dicendogli che sarebbe arrivata subito, ed una domestica si impegnò affinchè Sabo le lasciasse la giacca e la cartella, mentre un'altra gli chiedeva se voleva del tea e dei biscotti.
Oh, lui sapeva che era un po' troppo accettare quel trattamento da principino, ma i biscotti in quella casa erano sempre una delizia, ed alla fine lo stomaco aveva vinto. La domestica aveva anche scoperto che i dolcetti preferiti dal biondo erano quelli alla mela, perciò non poteva proprio rifiutarsi.
Tuttavia fecero in tempo a sopraggiungere tea fumante e biscotti, e di Perona ancora nessuna traccia.
«Il padrone è stato qui.» 
 Bisbigliò la domestica a Sabo, come se fosse un segreto madornale, e davanti all'espressione perplessa del giovane aggiunse una spiegazione rapida e quasi timorosa.
«Il padrone voleva un primogenito maschio, perciò non è mai gentile con la signorina. La signorina cerca di accontentarlo in tutto ma lui non si sofferma mai nemmeno a guardarla. E quando lui riparte per un viaggio di lavoro la signorina è sempre molto... infelice.» 
Ed ecco spiegato lo strano abbigliamento maschile della ragazza quel giorno. Faceva il maschiaccio per accontentare il padre.
Istintivamente Sabo provò una nuova simpatia per lei, la quale come tutti loro sembrava avere seri problemi con i genitori, e sentì anche un odio viscerale verso quel padre ligio al dovere che schifava la figlia perchè non era ciò che lui avrebbe voluto. Erano tutti così? Che schifo.
A quel punto il biondo fece per alzarsi per andare a vedere dove fosse finita la compagna, ma lei sopraggiunse con un sorriso forzato e il pacchettino promesso tra le mani. Aveva gli occhi rossi e gonfi, segno che aveva pianto, e a lui dispiacque molto che lei non si fosse sentita libera di farlo davanti a lui, ma che al contrario si fosse nascosta in camera sua.
Voleva dirle qualcosa di carino, ma lei gli posò delicatamente l'indice sulle labbra schiuse e scosse il capo.
«Non c'è nulla che tu possa dire. Lo apprezzo, ma preferisco non parlarne. E' troppo complicato.» 
 «Posso capirti più di quanto credi.» 
Mormorò il biondo con fare accondiscendente, ma lei scosse ancora la folta chioma rosa, tornata ad accarezzarle le spalle ora che i codini erano stati sciolti.
«Non voglio essere capita Sabo, io voglio essere amata.» 
 Non era chiaro se si riferisse a suo padre di preciso, o se intendesse in maniera più generale. Ad ogni modo a quelle parole il biondo non seppe davvero cosa rispondere, ma ripromise a se stesso che prima di partire, avrebbe fatto assolutamente qualcosa anche per lei. E sicuramente ancora una volta avrebbe avuto bisogno della sua Koala e di quella scavezzacollo di Nami.
Non se ne sarebbe andato in pace se non avesse saputo la ragazze felice. Parola di ragazzo rivoluzionario.


«Rufy, mi stai ascoltando??!!» 
 Lo redarguì Nami picchiettando la matita sul quaderno del giovane moro la cui attenzione sembrava persa altrove.
«Ehm... no.» 
 Ammise lui costringendo la ragazza a sbuffare sonoramente. Chiuse quindi il libro di trigonometria e guardò attentamente il compagno più giovane, cercando di scrutarne i pensieri.
Rufy allora ricambiò il suo sguardo e le mostrò una tristezza immensa, sopita nelle sui iridi scure.
«Sabo ed Ace se ne vanno. Partono dopo il diploma e mi lasceranno indietro. Si dimenticheranno di me. Io sono sempre stato un di più, il fratellino piccolo, la zavorra. Loro se ne andranno e io rimarrò indietro.» 
Ok Nami doveva ammettere che quel discorso non se lo sarebbe mai aspettata, non perchè Rufy non fosse capace di discorsi e sentimenti profondi, ma perchè si era sempre figurata il rapporto tra i tre come qualcosa di idilliaco e perfetto, ed invece in quel momento scopriva che uno dei tre aveva sempre covato dentro di sè quelle paure, probabilmente anche infondate, che tuttavia gettavano una luce del tutto diversa sul trio.
«Rufy, i tuoi fratelli ti vogliono bene, non ti lascerebbero mai indietro.»  
«Anche se non siamo fratelli veri?»   
Qualcosa dentro Nami si scaldò a quelle parole tanto intrise di ansia e timore.
«Ascoltami Rufy. Siete più fratelli voi di chiunque io abbia mai incontrato avente un legame di sangue. Non dimenticartelo mai.»   


«Questa cosa deve finire.» 
Izou stava parlando ancora una volta da solo con le sue tele nell'aula ormai deserta, o che almeno credeva tale.
«Cosa deve finire?» 
Delicata la voce di Bay lo raggiunse, facendolo leggermente trasalire ed anche arrossire. 
Il corvino sapeva essere spregiudicato come poi a quel mondo, tuttavia davanti alla gentile eleganza di Bay si ritrovava sempre un po' in soggezione, come se avesse davanti una dama d'altri tempi ed in qualche modo dovesse comportarsi di conseguenza.
«Ehm... nulla.»   
Mentì massaggiandosi la nuca e stiracchiando le spalle mentre si raddrizzava e si voltava sullo sgabello girevole mentre lei si scostava dalla porta su cui era rimasta educatamente prima di ottenere il permesso di entrare.
«Non sei molto bravo a mentire Izou, ma non ti obbligherò a parlare se non lo desideri.»   
Lo rassicurò la donna dai capelli turchesi fermandosi a pochi passi da lui. Glie ne fu grato.
«E' strano vederti qui. Posso fare qualcosa per te?» 
«Si e no. Ho bisogno di un consiglio. Mi hanno offerto una cattedra in un'altra scuola, o meglio in un conservatorio, e per me sarebbe l'ideale. Ma è... molto lontano. Dalla'altra parte del Paese in effetti.»   
Bay si stava torturando il lembo della camicetta lilla, senza guardare Izou negli occhi. Non era molto da lei quell'atteggiamento.
«Scusa Bay, non voglio essere indiscreto ma... perchè chiedi consiglio a me e non a Marco?»  
Un attimo di silenzio e poi...
«Perchè ho paura della sua risposta. Sicuramente mi inciterebbe a cogliere l'occasione perchè sarebbe per me un posto migliore di quello che ho in questo momento. Tuttavia... tuttavia ho paura di scoprire che mi spronerebbe ad andarmene anche per... tenermi lontana da lui. Da loro.» 
Ed il loro era chiaro anche al corvino a chi fosse riferito. L'altra metà di quell'equazione complicata.
Possibile che loro fossero gli adulti, e che fossero molto più incasinati degli studenti?
«Senti Bay... non sai mica se in qualche scuola vicina a quel conservatorio cercano anche un professore di belle arti?»   
No, il piano della fuga non era molto da persona coraggiosa, ma lui sapeva che Hina era come una droga di cui lui era fortemente dipendente, per quanto sapesse fosse dannosa e pericolosa, perciò l'unica soluzione era tenersi lontano dalla tentazione.
E chi poteva dirlo? Nella nuova città magari avrebbe trovato qualcuno capace di fargli battere il cuore.
In fondo a Izou avevano insegnato a credere nei miracoli.

 

- To be Continued-
- Coming next: work this out -

   
 
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