Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Ace of Spades    13/12/2017    5 recensioni
"Ogni persona al mondo nasceva con quella sorta di orologio tatuato e su cui inevitabilmente scorrevano le ore. Non si sapeva quando era iniziato, si sapeva solo che non appena incontravi la persona a cui eri destinato il tempo si fermava e le ore si bloccavano.
Ora 0
Minuto 0
Secondo 0
L’ora x che tutti attendevano, nessuno conosceva il giorno o il momento esatto, ma sarebbe accaduto prima o poi.
Eustass Kidd non credeva in quelle cazzate sul fato o sull’essere predestinati.
Il suo ancora scorreva silenzioso, portandosi dietro secondi e minuti della sua esistenza senza che cambiasse qualcosa.
(...)
Un paio di occhi azzurri come il ghiaccio si piantarono nei suoi e il mondo si fermò, come se qualcuno avesse spinto il tasto pausa sul telecomando.
Il respiro si bloccò e un leggero prurito si diffuse sul polso.
Su quel polso.
Tre zeri si stagliavano sul suo contatore.
“Piacere, Trafalgar Law”
“Piacere un cazzo”
-
Soulmate AU con tante, troppe coppie (KiddLaw, DoflaCroc, MarAce, KillerPenguin, MihawkShanks, ZoSan)
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Sanji/Zoro, Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Matter of Time

extra

La tua risposta dovrebbe essere ‘lo voglio’









 

Si specchiò nuovamente e sorrise nel vedere l’immagine che la superficie riflettente gli donava; doveva ammettere che stava proprio bene vestito da pinguino, proprio ‘un bel figurino’, come gli avrebbe detto, palesemente ironico, suo fratello Sabo.
Non aveva mai contemplato l’idea di innamorarsi, figuriamoci quella di sposarsi. Fino a qualche anno prima credeva che anche solo respirare fosse uno spreco di ossigeno, ed invece eccolo lì, coi capelli corvini leggermente tirati indietro, in smoking nero e papillon dello stesso colore, in una stanza al primo piano di quella che doveva essere stata una reggia in epoche passate, riportata agli antichi fasti da persone completamente pazze.
Fissò il fazzoletto rosso sbruciacchiato che sbucava dal taschino; doveva pur aggiungere qualcosa di suo a quell’ outfit elegante!
Ace trasse un profondo sospiro cercando di calmarsi. Stava davvero per sposarsi.

Sabo lasciò Koala insieme ad una donna dai capelli verdi e dai buffi occhiali tondi e si diresse al primo piano; dopo che aveva saputo della cerimonia era stato preso da una grande euforia. Suo fratello se la meritava un po’ di felicità, e per questo non avrebbe mai smesso di ringraziare quell’ uomo dai capelli buffi.
Senza bussare spalancò la porta.

“Ace come- Ace?” commentó arricciando il naso in un cipiglio divertito.

Il suo caro fratellone era nascosto sotto una tovaglia bianca con vari ricami di pizzo, raggomitolato e accovacciato, sembrava volesse imitare una pianta grassa.

“Posso sapere cosa stai facendo?” chiese, mentre l’idea del panico pre-nozze si stava facendo largo nella sua mente. D'altra parte era pur sempre un giornalista, e le intuizioni erano il suo pane quotidiano.

“Mi sposo capisci. Mi sto per sposare.”

 

Appunto.

 

“Sì Ace, lo so”
“Qua dentro non fa caldo?”

Sabo si diresse verso la finestra che dava sul giardino sottostante, già pieno di gente.
Nonostante avessero invitato solo i parenti e gli amici stretti, la banda di Barbabianca consisteva in un gran numero di gente scatenata.

“Ho aperto la finestra, va meglio?”

In quel momento la porta si aprì e si richiuse velocemente.
“Scusate l’interruzione, ma se continuo a stare giù o finisco lo champagne, o ammazzo Doflamingo” sibilò Law sistemandosi la cravatta bordeaux.

Quando notò il ragazzo sotto la tovaglia sorrise sornione.
“Se volevi il velo bastava dirlo”

“Non respiro”
Sabo fece una smorfia e Law si avvicinò; il biondo lo fissò mentre diceva qualche parole sulla respirazione e sul fatto che fosse normale, poi si stupì quando il moro cercò di argomentare una discussione sulle emozioni, evidentemente in difficoltà.

Ace lo fissò per tutto il tempo.

“Ma quindi tu e Kidd quando vi sposate?”

Sabo si passò una mano tra i capelli; ora erano in due sotto una tovaglia, uno in preda ad un attacco di panico, l’altro ad allucinazioni di fenicotteri che volavano e decorazioni rosa confetto con cuori ovunque.
“Fantastico” decretò. “per caso c'è posto anche per me?”


Marco non era messo meglio di Ace; in una stanza diversa ma sullo stesso piano, si era messo a camminare in circolo respirando ed intervallando frasi sul matrimonio a incitamenti sulla calma.
Quando Satch decise di andare a vedere come stesse il pennuto, lo trovò tranquillo, seduto su una sedia e perfettamente vestito con smoking e cravatta blu di prussia.
In effetti immaginava che non fosse persona da farsi prendere dal panico, ma era suo dovere di fratello controllare.
“Pennuto! Tra poco ti sposi!” disse mollandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

Marco scivolò lentamente a terra, come se fosse stato privato della colonna vertebrale.

“M-Marco?” chiese preoccupato l’uomo guardando l’altro a pancia in su sdraiato sul pavimento.
“Penso di dover vomitare” rispose tranquillamente non muovendo un muscolo.

Satch sogghignò e lo aiutò ad alzarsi.
Se solo ripensava a quello che era successo qualche mese prima, sarebbe potuto cadere anche lui per terra, dal ridere.






 

Due mesi prima


“Davvero Izou, non dovevi”
“Marco, non prendermi in giro, stai lavorando come un forsennato da settimane ormai! Hai un’espressione distrutta e sembra che non mangi da secoli!”
“Da ieri in realtà”

L’uomo si spostò la lunga coda bassa sulla schiena, in un evidente gesto di stizza.

“E poi dici che non dovevo sostituirti al bar? Tu sei pazzo”
“Sto cominciando a crederci pure io” commentó sedendosi meglio e chiudendo gli occhi.
“Va tutto bene con Ace?” chiese incerto Izou mentre finiva di asciugare le stoviglie.
“Sì, perché?”
“Stavo cercando di capire le ragioni del tuo comportamento”
Il biondo si ammutolì di colpo e l’altro lo notò.

“Pennuto, cosa stai combinando?”

Marco rimase silenzioso e lo fissò, incerto se parlarne con il suo fratello più pettegolo o tenerlo per sé.
“Ragazzi, scusate il ritardo, ma sapete com'è il traffico” commentó a gran voce Satch entrando dalla porta della cucina e togliendosi il cappotto.
“Cosa sta succedendo qui?” disse notando l'atmosfera tesa.
“Succede che gliel’ ho chiesto e lui non mi risponde” sibilò Izou tornando ai piatti.
Satch rivolse uno sguardo divertito al moro e poi si voltò a guardare Marco, seduto su una sedia, che sembrava fare il finto tonto.
“Dai Pennuto, lo sai che siamo dalla tua parte” cominciò prendendone un'altra per caderci sbuffando.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, Satch esordì con “Hai ucciso qualcuno?” e allora Marco capí che non aveva scampo.
“No, non ho ucciso nessuno, e no, non ho intenzione di dirvelo. Ancora.” cercò di chiudere il discorso il biondo facendo per alzarsi, ma un violento capogiro lo fece tornare alla posizione di partenza.

Izou, finito coi piatti, si rivolse a Satch.

“Portiamo questo zuccone a casa, non si regge in piedi”
“Agli ordini mademoiselle!”

 

Ace stava leggendo il nuovo fumetto della Marvel che aveva comprato quella mattina quando suonò il campanello.
Si infilò pigramente le ciabatte e andò ad aprire.

“Ma che-”
“Ciao ragazzino! C'è un pacco speciale per te!” esclamò Satch spingendo Marco verso di lui. “Finiamo noi al bar, fai in modo che si riposi” commentó Izou puntandogli contro un indice minacciosamente.
Marco cinse il collo di Ace con entrambe le braccia mentre il moro lo sosteneva come meglio poteva tenendolo per la vita.
“Va bene” rispose e i due uomini se ne andarono.

Chiuse la porta con il piede e portò il suo ragazzo a letto, aiutandolo a stendersi, rendendosi conto che si era già addormentato sul colpo.
Si grattò la nuca; aveva notato che era da un po’ di tempo che il biondo faceva straordinari su straordinari, ma, dopo le sue domande, l’altro aveva liquidato l’argomento con un semplice ‘c'è un sacco di lavoro in questo periodo’.
Ace all’ inizio gli aveva creduto, poi aveva cominciato a preoccuparsi; il fatto di non vederlo più spesso nonostante abitassero insieme era fonte di stress anche per lui.
Soprattutto perché non aveva la minima idea di quello che stesse succedendo, e la cosa lo intristiva. Forse Marco non si fidava poi così tanto di lui, in effetti lo chiamava sempre ragazzino e lo prendeva in giro per la sua ignoranza in cucina o sul fatto che avesse dato alle fiamme una lavatrice (ancora adesso si domandava come era stato possibile, lui aveva seguito le istruzioni).
Si sedette sul pavimento di fianco al letto e mise la testa tra le gambe.
Una sensazione terribilmente familiare si stava facendo spazio in lui.

Che Marco avesse un amante? Forse non lo amava più e aveva deciso di ignorarlo, forse stava frequentando qualcuno da tanto tempo, probabilmente si era stufato di prendersi cura di una persona più piccola di lui, forse…

Ace si strinse le gambe verso il petto, circondandole con le braccia.
Sentiva un senso di panico e vuoto e non sapeva come affrontarlo.

 

 

Marco si svegliò e per i primi minuti non capì chi fosse e dove si trovasse, quindi si stiracchiò e aspetto che la crisi d'identità passasse.
Quando il suo cervello tornò a connettere, capì di trovarsi a letto in casa sua; l’ora segnata dalla sveglia era sul tardo pomeriggio e quindi Ace non si trovava in casa, impegnato con il suo nuovo lavoro part-time alla GalleyLa Company.
Si alzò e si fece una doccia, poi si rivestì ed uscì.
Era una fortuna che il ragazzino non fosse a casa, almeno aveva potuto evitare di dover intavolare stupide scuse sul fatto di dover uscire.
Per prima cosa gli serviva un caffè per svegliarsi completamente, quindi si diresse ad un bar-pasticceria molto noto per i suoi dolci e la sua atmosfera tranquilla.
Stava per entrare quando, sentendosi osservato, si girò verso i tavolini posizionati sotto il gazebo davanti alle vetrine.
Uno sguardo onice leggermente dorato e molto seccato lo fece sorridere.

“Ciao Crocodile, che coincidenza” salutò gentile l’uomo che stava leggendo il giornale e fumando, il quale notò la sua aria stanca e alzò un sopracciglio.
“Marco.” rispose, non senza distogliere lo sguardo.
Il biondo rimase in piedi a fissarlo per qualche secondo, indeciso sul da farsi.

In effetti ho bisogno di un consiglio da una persona riservata, e se possibile che ne sappia qualcosa sull’argomento.

“Posso sedermi?” chiese indicando la sedia davanti al moro, che annuì chiudendo il giornale.
Alla fine quelle notizie erano insignificanti, se paragonate al braccio destro di Barbabianca, palesemente in procinto di un crollo nervoso.
“Avrei bisogno di un consiglio”
“Lo vedo” rispose picchiettando con l’indice sul sigaro per far cadere la cenere.
Marco rimase in silenzio per un po’, poi decise di andare dritto al punto.
“Ho bisogno di un consiglio su dove poter andare a comprare un anello di fidanzamento e delle fedi, dato che ho intenzione di chiedere ad Ace di sposarmi”

Crocodile rimase impassibile e per risposta inspirò una boccata di fumo.

“Capisco, conosco una buona gioielleria. Chiederò a Paula di accompagnarti” commentó, notando l’uomo di fronte a sé rilassarsi notevolmente.
“Hai accumulato una buona dose di stress, ti manderò il luogo e l’ora domani mattina. Adesso ti conviene tornare a casa e mangiare” concluse alzandosi in piedi e mettendosi  il sigaro tra le labbra.
“Ci vediamo. Ah, congratulazioni”
“Grazie” disse Marco guardandolo allontanarsi.

 

 

Law finì di controllare le cartelle che gli erano state assegnate e le ripose sulla scrivania, poi si diresse verso gli spogliatoi.
“Ehi!” Penguin lo affiancò sorridendo “hai finito per oggi?”
“Fortunatamente sì, ho voglia di farmi una doccia calda” commentó trascinandosi fino al suo armadietto.
“Trafalgar, cos’hai fatto alle gambe? Cammini come se lo avessi preso in culo” commentó un tizio che a quanto pareva lavorava con loro, subito seguito dai risolini di due oche con il camice da infermiera.
“Oh” rispose lui girandosi per sorridergli gentilmente “non pensavo si vedesse così tanto, ma sai, il mio ragazzo è un tipo violento”

Due secondi dopo nello spogliatoio c'erano solo lui e Penguin.

“Li hai fatti scappare!” esclamò ridendo. La mancanza di vergogna era uno dei tratti che più apprezzava in Law, oltre a quello di intimidire chiunque, ovviamente.
“Ma quelle mutande zebrate non sono di Kidd?”
Il ragazzo ghignò.

Certe volte se le cercava, però.

 

 

Crocodile camminava con calma verso casa sua; doveva ammettere che non si era sorpreso più di tanto dopo la rivelazione che Marco gli aveva fatto.
Aveva notato come quei due si guardassero e si cercassero con lo sguardo.
L’ultima volta che li aveva visti insieme aveva pensato ad una trama teatrale, di quelle romantiche e stucchevoli in cui tutti vivono felici e contenti. Tossì per nascondere il principio di un sorriso dopo che la sua mente gli propose la visione di un Marco-Renzo che stringeva le mani ad un Ace-Lucia.
Prese le chiavi dal cappotto ed aprì la porta; odiava l’inverno, non tanto per i vestiti pesanti, ma per il freddo pungente. Aveva sempre avuto una termoregolazione tutta sua che ben si prestava al suo nome; infatti sopportava le temperature alte senza problemi, mentre quando il termometro scendeva sotto i dieci gradi cominciava a sentire freddo nelle ossa, nonostante si coprisse in ogni modo.

Si chiuse la porta alle spalle e trasse un respiro di sollievo alla temperatura calda che si trovava in casa.
Notò il fuoco acceso nel camino e si fermò in mezzo al corridoio; era sicuro di avere lasciato solo le braci prima di uscire.
Appese il cappotto e la sciarpa e si diresse in cucina strofinando le mani, già sapendo chi avesse ravvivato il fuoco.
Infatti, poco prima di varcare la soglia, due braccia gli cinsero la vita e lo spinsero indietro verso un corpo caldo.
Questo era un altro motivo per cui lo odiava; come faceva ad avere sempre le mani bollenti?

“Croco-chan, sono venuto per riscaldarti”
“Esiste il riscaldamento per questo”
“Ma io punto a ravvivare la fiamma che c'è in te”
“Potresti darti fuoco”
“Non sei per niente carino, sai?”
“Vorrei chiederti come hai fatto ad entrare in casa, dato che la porta era chiusa”
“Semplice” lo interruppe Doflamingo prendogli le mani e avvolgendole con le sue “dalla finestra”
“Dalla finestra” ripetè Crocodile, “scemo io a non pensarci”
“Tranquillo, capita a tutti di sbagliare” gli rispose l’altro mentre lui alzava gli occhi al cielo domandandosi ‘perché a me’.

Vedendolo distratto, il biondo lo trascinò in salotto davanti al fuoco dove era stata lasciata casualmente una coperta.

Seduto in mezzo alle gambe di quell’uomo e con la schiena appoggiata al suo petto, chiuse gli occhi neri e si godette il calore che lo circondava mentre Doflamingo si metteva la coperta sulle spalle, avvolgendo pure lui.

Un giorno, pensavo, mi innamorerò anch'io purtroppo. Posso provare ad evitarlo, a boicottare questo contatore e a vivere una vita tranquilla. Un giorno, mi innamorerò anche io, e alcuni anni dopo, per errore, lo feci sul serio. E ora guarda come sono finito, davanti ad un camino come nei peggiori film natalizi da quattro soldi. Mi sto rammollendo.

Crocodile sbuffò mentre l’altro lo stringeva di più a sé, appoggiando la fronte sulla sua spalla.
“Sai perché il pesce ha le spine?”
“Non lo voglio sapere”
“Perché nel mare c'è corrente”

Il moro si voltò a guardarlo con un’espressione disgustata.

“Ho dovuto rompere il ghiaccio così perché se ti avessi chiesto di dirmi qualcosa di hot tu mi avresti risposto con qualcosa tipo ‘tu che bruci’ ” sbottò Doflamingo girandosi da un lato e rimanendo in silenzio.
Il moro sbuffò. In effetti non poteva dargli torto; il biondo era venuto da lui solo per vedere se non era collassato a causa del freddo e lui non gli aveva risposto molto bene.

Fantastico pensò ora mi sento pure in colpa! Io. In colpa. Davvero fantastico.

Con le dita della mano destra prese il mento del biondo e lo voltò verso di sé, poi gli tolse gli occhiali.

Tutti hanno una debolezza, per Pandora fu il famoso vaso; i troiani puntarono sul cavallo sbagliato; lui era rimasto incantato da un paio di occhi, come un marinaio che incontra lo sguardo di Medusa e si pietrifica, l’immagine di quelle iridi profonde gli era rimasta impressa nella mente e, senza rendersene conto, se li era impressi anche nel cuore.

Crocodile unì le loro labbra in un bacio lento e logorante, in cui si prese tutto il tempo per sentire il sapore dell’altro nella sua bocca mentre gli accarezzava i capelli corti.
Doflamingo, colto di sorpresa, ricambiò di buon grado dopo qualche secondo di sbigottimento; non capitava spesso - anzi, non capitava praticamente mai - che il moro lo baciasse in quel modo, ma quando succedeva il suo corpo si scioglieva e bruciava come se fosse diventato un forno. Il loro bacio sapeva di nicotina a causa dei sigari di uno e di cioccolato a causa della torta mangiata dell’altro.
Quando si allontanarono e Crocodile si voltò nuovamente verso il fuoco, Doflamingo sorrise e appoggiò la fronte sulla sua spalla.

Raramente va come avevi programmato, anzi, per la precisione quasi mai; la vita è un continuo stress, una continua lotta per trovare il tuo posto nel mondo e per sentirti a casa.
Nessuno dei due aveva mai creduto nei bei sentimenti o nei miracoli; entrambi sapevano della presenza del contatore sul loro polso, ma non faceva alcuna differenza.
Non sarebbe contato nulla la visione dei tre zeri, si ripetevano, dato che una persona sana di mente non avrebbe mai potuto provare affetto nei loro confronti.
Peccato che non avessero calcolato che ‘Dio li fa e il Diavolo li accoppia’, e loro erano la peggiore accoppiata che un essere senziente avrebbe mai potuto concepire.

“Stasera andiamo a cena fuori”
“Ok, ma prima del dolce devo andare a sparare ad un tizio che spaccia nella mia zona”
“Va bene, allora ne approfitto per minacciare il presidente di quella società di immobili che mi deve qualche favore”
“Adoro quando parli di far del male alle persone”
“Saltiamo il dolce”
“Lo andiamo a minacciare di persona?”
“No, basterà qualche sparo sulla sua automobile, che arma hai detto che usi?”

La peggiore di sempre.

 

 

Zoro rientrò in casa sbattendo la porta e accompagnandola con un lungo sospiro; fuori faceva freddo e la giornata non era stata delle migliori, con il cuoco che lo aveva praticamente ignorato per finire non so che ricetta, il tutto per stupire Zeff.
Appoggiò il cappotto e si passò una mano tra i capelli.
Era terribilmente frustrato.
Una settimana senza fare sesso lo aveva portato al limite, riuscendo a mantenere la calma solo grazie agli allenamenti in palestra.
Non pensava che in così poco tempo avrebbe sviluppato una dipendenza nei confronti del biondino dalle strane sopracciglia, ma quando sapeva che non lo avrebbe visto, automaticamente il suo cervello registrava la giornata come ‘inutile’.

Una musica dolce lo distrasse dai suoi pensieri, così si avvicinò al salotto per vedere da dove provenisse.
Mihawk e Shanks stavano guardando un film, e, data la faccia seccata del primo, non doveva essere qualcosa di interessante.
Dopo qualche minuto in piedi di fianco alla porta capì il perché: probabilmente trascinato dal Rosso sul divano, ora il moro era costretto a vedere una pellicola romantica e sdolcinata, di quelle datate. E, come se non bastasse, Shanks gli si era attaccato addosso, il tutto mentre commentava coinvolto.

Mihawk si rese conto della sua presenza e lo fissò per qualche secondo.
“Zoro! Sei tornato, che bello, perché non vieni a vedere il film con noi?” chiese il Rosso.

Il ragazzo sgranò gli occhi alla prospettiva nefasta.

“Purtroppo ho un impegno con Rufy e gli altri, sono tornato solo per lasciare lo zaino” commentó, grattandosi la nuca.
“Ti prego, uccidimi prima” sibilò Mihawk, che fino a quel momento era stato in silenzio.
Vederlo impigliato in quel genere di situazione era alquanto esilarante, pensò Zoro, prima di salutarlo con la mano e ricevere in risposta uno sguardo tagliente, ma era meglio tagliare la corda prima di condividere lo stesso destino del suo maestro.

La porta di casa si chiuse e l’uomo dagli occhi dorati espiró lentamente; non ricordava di aver firmato da qualche parte per acconsentire a questa pagliacciata dei film sentimentali e, da quel che si ricordava, non stava frequentando una donna.
Purtroppo Shanks era sempre stato un tipo emotivo, cosa che gli aveva garantito un discreto successo con il gentil sesso.
Dopo quella che sembrò un’eternità, vide finalmente i titoli di coda scorrere sullo schermo; fece per alzarsi quando un braccio lo trattenne.

Un paio di vispi occhi scuri lo stavano fissando con una tale intensità da farlo bloccare sul posto.
Non vedeva spesso quello sguardo deciso.

“Fammi alzare”
“Non credevo resistessi fino alla fine” commentó con noncuranza l’altro non muovendosi di un millimetro.
Mihawk non rispose ma assottigliò lo sguardo aspettando che l’altro finisse la frase.
“Devi amarmi davvero tanto per sopportare una cosa che odi senza lamentarti”
La mente dello spadaccino registrò l’informazione; distolse lo sguardo e schioccò la lingua sul palato, in un evidente gesto di stizza.
“Fammi alzare” ripeté, senza però fare nessuna mossa a sostegno della sua richiesta.
Shanks per risposta gli morse leggermente il collo scoperto e lo avvicinò tirando il colletto della camicia.
L’altro ancora non si muoveva.
Imbronciato, morse più forte finchè non sentì lo sguardo dorato di nuovo su di sé.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse sorridendo in modo strano; Mihawk capì subito che la testa rossa stava per dire una cavolata ancora prima che l’altro la pronunciasse.
“Va bene” disse infatti Shanks continuando a ghignare “ti faccio alzare”
Il moro sollevò un sopracciglio interrogativamente, questo fino a quando non lo vide abbassarsi e prendere tra i denti la chiusura dei suoi pantaloni.

Capì poco dopo cosa volesse dire con ‘alzare’.


°

 

Marco si alzó presto, preso dall'ansia per l'incontro di quella mattina. La scelta degli anelli era sempre cruciale, ma lui per fortuna aveva già un'idea precisa su cosa volesse comprare.
Una fede dorata, semplice, senza fronzoli o altro.
Anche perché, se fosse stato per lui, le fedi non le avrebbe neanche comprate. Sono quelle cose che la sua mente classificava tra le romanticherie inutili, anche se erano un obbligo. A lui bastava l'amore di Ace, rient’ altro.
Guardò il ragazzo sdraiato accanto a sè fare una smorfia corrucciata nel sonno quando si alzó dal letto, ma lo ignoró, anzi, cercó di fare più in fretta possibile per evitare di svegliarlo.
Cinque minuti dopo era davanti alla pasticceria indicatagli da Crocodile in compagnia della sottoposta dai capelli ricci e l'aria misteriosa.
Inutile dire che Ace gli era alle calcagna qualche palo più indietro e con un paio di occhiali da sole addosso.

Chi era quella? Cosa ci faceva con Marco? L'aveva già vista? Perché la sua memoria faceva così schifo?

Cercó di controllarsi e di non dare nulla per scontato, d'altronde sapeva che il biondo lo amava, non c'era nessun motivo per allarmarsi.
O c'era?
Vide i due entrare in una gioielleria e si ricordó di respirare.
Non voleva saltare alle conclusioni, non doveva farlo. Lui si fidava.
Quando vide Marco comprare quella che non poteva essere altro che una fede dorata si lasció cadere sconsolato a sedere.

Alla fine tutti nella sua vita lo abbandonavano quindi non poteva neanche essere troppo sorpreso. Però ci aveva creduto, ci aveva creduto davvero in quel contatore che fa incontrare le anime gemelle. Alla fine era un romantico e pensava che in fondo, forse, da qualche parte nel mondo, qualcuno per lui ci fosse. Non aveva mai avuto la pretesa di incontrarlo perché sarebbe stato davvero un colpo di fortuna che pochi sperimentano, e sicuramente lui non sarebbe stato tra quelli. E invece si era sbagliato.
Come minimo doveva porre fine alla cosa come un vero uomo, e confrontarsi a testa alta con Marco.
Se lo voleva lasciare glielo avrebbe dovuto dire in faccia.
Appena li vide uscire dalla gioielleria li seguí e si piazzó davanti a loro, aiutato dalla conformazione spigolosa delle strade gli era stato facile aggirarli e precederli.
Quando vide Marco sbiancare si innervosí.

“Ciao che fai?”

Il biondo recuperó la sua faccia da poker e gli sorrise cordialmente, cosa che lo mandó in collera ancora di più.

“Accompagnavo un'amica a fare spese”

Paula era dietro di lui, sorridente e pronta a godersi la scena.

“Non raccontarmi balle, hai comprato un anello, ti ho visto! Da quanto uscite insieme? Perché non me lo hai detto? Mi consideri ancora un ragazzino? Io non sono un bambino!”

Marco capí subito dove volesse andare a parare Ace e lo fermó alzando entrambe le mani.

“Frena un secondo, mi sa che hai frainteso. Io e lei non abbiamo quel genere di relazione”

Ace aveva ancora un'espressione contrariata, così gli prese entrambe le guance e gli sorrise.

“Con te non si possono fare le cose normalmente, eh?”

Ace lo guardó in modo interrogativo, fino a quando non lo vide estrarre un cofanetto dalla tasca. L'uomo davanti a sè si inginocchió e gli prese la mano, e in quel momento Ace collegó tutti i pezzi.

“Ho dovuto fare gli straordinari per potermi permettere di comprarti una fede, ma capirai che non ci si puó sottrarre a questi luoghi comuni.

Quindi, dato che mi hai scoperto prima che potessi preparare tutta la mia immagine stucchevole e romantica di proposta di matrimonio, te lo chiederó qui e ora. Ace, vuoi sposarmi?”

Il ragazzo lo guardava stralunato, ci mancava poco che gli occhi gli uscissero dalle orbite e che prendesse fuoco.
Alcune persone si erano fermate ad assistere alla scena ma Ace non le vedeva, sentiva solo il sangue pompargli nelle vene e la pelle diventare bollente.
“La tua risposta dovrebbe essere ‘lo voglio’.” sussurró Marco sorridendogli.
Ace gli saltó addosso e lo bació; il biondo, non aspettandosi una tale reazione, non riuscí a frenare la caduta, che comunque non fu cosí disastrosa grazie ai suoi riflessi.
La gente applaudí e poi tornó alla sua vita, lasciando i due sdraiati sul marciapiede e Paula al telefono che comunicava la notizia al suo capo.

“Perdonami Marco non volevo rovinare tutto, peró-”
“Va bene cosí” lo interruppe “Alla fine le cose normali non fanno per noi”

 

La donna li guardó allontanarsi mano nella mano dopo averli salutati.
“Ah, l'amore”
Crocodile, al telefono, alzó gli occhi al cielo.
“Non dirmi che sei diventata sentimentale, non me lo aspettavo”
“Boss, a volte succedono cose che ci fanno credere nel bene, dopo tutto quello che vediamo un po’ di sentimento non fa male.”
“Come vuoi, ma non dimenticare i tuoi compiti per oggi”
“Capo, lei invece quand'è che si decide a fare il grande passo?”
Il suono intermittente della chiamata conclusa la fece sorridere.

 

Crocodile appoggió il telefono sulla scrivania e sbuffó infastidito. Un paio di mani scivolarono sulle sue spalle e cominciarono a massaggiarle per alleviare la tensione.
“Croco-chan dovresti rilassarti un po’, lascia fare a me”
E Crocodile chiuse gli occhi e lo lasció fare, perché Doflamingo aveva davvero delle mani magiche, e perché per quel giorno poteva anche essere più tollerante nei suoi confronti. Non che la questione matrimonio avesse influito in qualche modo, solo che si profilava una giornata pesante ed era saggio approfittare di quei momenti per staccare la spina.

 

°
 

La velocità con cui un'informazione si propaga è direttamente proporzionale alla quantità di pettegole presenti nel gioco. E in quel caso, per sfortuna dei due piccioncini, erano troppe.
Da Crocodile, la notizia passó a Doflamingo, e dai due alle rispettive famiglie, tra cui Kidd e Law, che rilanciarono il messaggio ai Mugiwara; Rufy avvertí Garp, che chiamó Newgate, il quale mandó una missiva su what's app a tutti i contatti, tra cui Izou e Shach, che la inoltrarono ai loro.
Dopo cinque minuti anche Smoker era al corrente che il suo nemico preferito stava per andare all'altare con il primogenito di Barbabianca. Ovviamente si sentí obbligato a diffondere la notizia all'interno della questura. Nessuno lo sa ma i poliziotti sono molto simili a delle comari di paese, ed infatti, usando mail e testimoni, diffusero la notizia anche al di fuori del commissariato.

Marco e Ace arrivarono a casa nell’esatto istante in cui i loro cellulari cominciarono a suonare.
“Pronto Papà?”
“Nonno cosa vuoi?”

Entrambi si guardarono e chiusero chiamata e telefoni.

“Come diavolo fanno a saperlo” sibiló Ace passandosi una mano sulla faccia.
“Ho imparato a mie spese a non sottovalutare mai quanto possano essere pettegole le persone. Immagino che sia partito tutto da Crocodile e Doflamingo, quei due insieme sono terribili”

I due si guardarono nuovamente e si sorrisero, avvicinandosi e abbracciandosi.
Ace amava stare tra le braccia di Marco, era uno di quei posti in cui si sentiva a casa.
Marco amava stare stretto nella morsa di Ace, lo faceva sentire vivo.


“Garp!”
Barbabianca sfondó letteralmente la porta dell'ingresso della marina, ignorando la gente spaventata che si spostava di lato per farlo passare. Il marine gli andó incontro, quasi si aspettasse una sua visita.
“Newgate, abbiamo un problema”
L'uomo lo guardó.
“Dove lo facciamo il matrimonio?”
“Stenderó una lista”

“Scusate il disturbo” gli uomini si voltarono verso Smoker “è appena arrivata una mail per voi, credo sia importante”
I due si piazzarono davanti al computer e fissarono le parole sgranando gli occhi.
“Come si permette questo moscerino?” sbottó Barbabianca quasi ringhiando.
“Peró non ha tutti i torti, aspetta, ci ha appena aggiunti su un gruppo su Wappa, ma chi gli ha dato i nostri numeri?”
Smoker fissó i due omoni inforcare un paio di occhiali e pigiare i tasti sul cellulare, borbottando insulti ad una certa persona.
Approfittando del fatto che entrambi fossero presi a discutere per messaggio, gettó un occhio allo schermo e lesse la mail.

Quel tizio è pazzo.

Smoker scosse la testa e si allontanó; solo uno con problemi mentali come Doflamingo avrebbe inviato una mail a due degli uomini più influenti dicendo loro di avere la location perfetta per il matrimonio e di venire il giorno dopo a vederla.
Mentre si allontanava sentí vibrare la tasca e capí che dentro quel gruppo maledetto ci era finito pure lui.

 

°

 

Marco e Ace si svegliarono il giorno dopo totalmente all'oscuro delle trame di palazzo dietro al loro imminente e quanto mai assurdo matrimonio, nudi, felici e con una gran fame.

 

Crocodile e Doflamingo si erano messi dietro a stilare punti su punti di varie decorazioni e mobili, usando diverse riviste a tema e internet.
Sul gruppo della vergogna, nominato così da Kidd quando aveva letto qualche riga di quello che scrivevano, venivano mandate ogni genere di informazione.
E, come nella maggior parte dei casi, l'unione fa la forza, cosí da poter arrivare ad una serie di possibili soluzioni da proporre ai due sposini, che tornarono reperibili dopo due giorni.
Ace stava per buttarsi dalla finestra, ma Marco lo aveva fermato dicendogli che dovevano affrontare tutto insieme, e che lui da solo quella marea di gente fuori controllo non voleva fronteggiarla.
Alla prima riunione del gruppo della vergogna si presentarono Doflamingo, Crocodile, Garp, Barbabianca, Kidd e Law perché costretti, Smoker perché aveva fatto da autista, e Marco e Ace, a cui venne consegnato tutto un fascicolo pieno di roba tra cui scegliere.
Marco cominció subito ad escludere le idee piú assurde, avrebbe potuto giurare di riconoscere la mente malata di Satch dietro ad alcune.
Ace si avvicinó a lui.

“Tutta questa roba è inutile, a me piacciono gli ibisco rossi, ma per il resto va bene una cosa semplice.”

“Anche io la penso uguale, mi piacerebbe ci fosse qualche decorazione blu, ma mi va bene un matrimonio tradizionale.”

Quando furono d'accordo, si girarono verso gli altri e comunicarono la loro scelta.
“Comprensibile. Penseró io alle decorazioni, che se ci pensa questo qui mette il rosa ovunque” rispose Crocodile accendedosi un sigaro.
“Uomo di poca fede, ti daró comunque una mano” ribattè Doflamingo, che peró gongoló del fatto che la sua casa al mare fosse stata approvata a pieni voti per la location.
“Io penso al catering” commentó Barbabianca già sapendo a quale dei suoi figli chiedere una mano.
“E io vi aiuteró a scegliere i vestiti, conoscendo mio nipote si andrebbe a sposare in jeans” sbuffó Garp.
“Sarei comodo”
“Non dire baggianate”
Kidd e Law si guardarono e scossero la testa.
“Poteva andarvi peggio” disse loro Smoker.
“Oh, e come?” chiese ridendo Kidd.
“Poteva essere il vostro, di matrimonio.”

Law sbiancó. “Non è in programma” ribattè assottigliando gli occhi azzurri ghiaccio.
Smoker li fissó ghignando.
“Perché credete davvero che a quei due” disse indicando Crocodile e Doflamingo con lo sguardo “importi davvero cosa sia in programma?”

E, detto questo, se ne andó con Garp con un sorriso stampato sul volto alla vista dei due ragazzini bianchi come due lenzuola e in procinto di spararsi.
Era proprio vero che la vendetta si gustava meglio fredda, cosí imparavano a farlo correre per la città per colpa di quel marmocchio che avevano ficcato in un cassonetto.



 

I giorni successivi vennero ultimati i preparativi, mandati gli inviti con sopra il disegno di una bandiera pirata per rimanere in tema con la location, e deciso il menú.
Garp si armó di estrema pazienza, preparandosi mentalmente all’uragano che era suo nipote.
Invece, grazie anche all'aiuto del suo futuro suocero, riuscirono a far provare ad Ace diversi completi e a trovarne uno che piacesse a tutti.
La famiglia Donquixote e la Baroque Works lavorarono insieme per la prima volta, non senza incidenti e qualche proiettile nei muri, e rimisero a nuovo quella che di casa aveva poco.
Kidd e Mister One la soprannominarono La Reggia del Dress-Rosa a causa delle innumerevoli tende e vestiti di tonalità rosate.
Anche il fratello di Ace, Sabo, era riuscito a prendere una settimana di ferie ed aveva trascinato Rufy e la sua compagnia di amici strampalati a Dress-Rosa. Tutti avevano aiutato, chi pulendo, chi cucinando per gli altri, chi curando il giardino e chi dipingendo o addobbando.
Dopo qualche giorno, la location era pronta e il matrimonio era stato deciso.
Anche un capitano della Marina poteva ufficiare una unione, e quindi, essendo Garp il nonno, venne deciso che sarebbe stato Sengoku a sposare i due, cosí da permettere all'amico di sempre di godersi la cerimonia.





 

°




 

Presente, poco prima del matrimonio

 

Satch riuscí a far respirare Marco in modo normale e Sabo trascinó fuori dalla stanza Ace e Law, bruciando direttamente la tovaglia sotto cui si erano rifugiati.
Ace ripensó alle parole che Law gli aveva detto poco prima di infilarsi con lui sotto il tavolo.
Appena vide la spiaggia con la navata improvvisata, sedie bianche con decorazioni azzurre, gialle e arancioni ai lati, con tutte le persone che conosceva da una vita o che aveva conosciuto di recente, non potè far altro che inspirare profondamente per restare in piedi e non crollare come un sacco di patate.
Avere tutti gli occhi puntati addosso non era una bella sensazione.
Quando suo nonno lo prese per un braccio e gli sorrise si calmó un poco, ma fu quando incontró gli occhi di Marco, già sotto il gazebo, vestito di tutto punto e con un'espressione cosí felice che non gli aveva mai visto fare, fu in quel momento che si calmó e che il suo cervello gli ripropose le parole di Law, cosí strane dette da uno come lui, ma cosí tremendamente giuste.

 

“Nel Simposio di Platone, viene riportato ed elaborato il mito greco degli ermafroditi, che mi pare adatto in questa situazione. Secondo questo mito, all’origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per genere, ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste. Col tempo gli ermafroditi cominciarono ad essere insolenti nei confronti degli dei e questi, per punizione, li separarono in due parti con un fulmine, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna. Come conseguenza, ognuno cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta. Secondo il mito però, gli esseri umani erano una coppia che poteva essere formata da due donne, due uomini o un uomo e una donna, quindi non era presente nessuna forma di omofobia.
Ma a te questo non interessa vero? Non sono la persona più adatta a parlare di queste cose, mi riesce piú facile citare libri che ho letto che empatizzare con qualcuno.
Nel mondo esiste sempre qualcuno che attende qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano.

Anche questa è una citazione, ma forse è piú di aiuto.
No eh? Allora proveró a dirti una cosa che mi ha colpito fin da quando ero bambino, Doflamingo me la disse una sera prima che mi addormentassi. Mi disse ‘Sai cos’è un’anima gemella? È come la tua migliore amica,ma molto di più, è la persona in questo mondo che ti capisce meglio di chiunque altro. È colei che ti rende una persona migliore. Anche se alla fine non è lei che lo fa, ma sei tu che ti rendi migliore perché loro ti ispirano. Una volta che hanno incrociato il tuo cammino ci restano per sempre, anche quando sono lontane, anche quando se ne sono andate. Un’anima gemella è qualcuno che ti porti con te in ogni momento. E’ quella persona che ti conosce, che ti accetta per come sei, ed è la prima che crede in te quando nessun altro lo fa, o lo vuole fare.’

Ecco, mi disse cosí. E credo che tu e Marco formiate una bellissima coppia, anche senza un anello al dito, siete stati fortunati, l'amore vero al giorno d'oggi è davvero un dono prezioso.”

 

Ace guardó negli occhi Marco tutto il tempo, non ascoltó neanche le brevi parole di Sengoku, disse solo ‘lo voglio’ e si ricordó di respirare quando si vide il dito adornato da una fede d'oro.
Non avrebbe mai pensato di finire cosí, sposato con l'uomo che amava e che era pure la sua metà, con gli amici di sempre che urlavano e scherzavano e con i suoi fratelli che si abbracciavano mentre lui baciava Marco.
Rischió di morire soffocato nel riso da quanto ne tirarono, ma per il resto la cerimonia fu un successo. I festeggiamenti si spostarono nella casa e nel giardinetto, con alcuni degli invitati che non si risparmiarono i gavettoni e un bagno nel mare.
Anche Shanks e Mihawk, invitati da praticamente tutti, erano riusciti ad arrivare in tempo per assistere al fatidico sí, e ora se ne stavano sotto uno dei gazebi di paglia vicini alla spiaggia a bere cocktail in compagnia di Crocodile e Doflamingo, mentre attorno a loro Rufy, Zoro e Sanji, liberatisi dei vestiti da pinguino, avevano cominciato a fare scherzi agli invitati, subito spalleggiati da Izou e Mister Two. Kidd e Law avevano come obiettivo di stare alla larga dai loro padrini, e di bere alcool, tanto.
Peccato che il tutto venne scambiato per una gara di bevute e si ritrovarono in mezzo ad alcuni figli di Barbabianca e Smoker, che cominciarono a bere e a passargli bicchieri.

 

“Sei felice?”
Ace si voltó a guardare, ora poteva dirlo, suo marito.
“Non potevo chiedere di meglio”
Marco gli sorrise e gli strinse la mano.


Strano ma vero, il Destino, il Fato, la Sorte, Dio o qualsiasi entità vogliate chiamare in causa, aveva messo la sua mano nelle faccende di queste persone, facendo incontrare loro qualcuno che le aveva cambiate in meglio, o in peggio, dipende di chi parliamo.

Il loro destino era stato deciso dalle carte toccate loro in sorte o dal modo in cui le avevano giocate?

Non sapremo mai la risposta. In ogni caso, non si può mai sapere cosa ti capiterà in un giorno qualunque, se due punti sono destinati a toccarsi, l'universo troverà sempre un modo di metterli in collegamento, ecco perché bisogna sempre stare all'erta, potresti incontrare la persona che ti cambierà la vita al supermercato nel reparto assorbenti, ad un torneo di spada, ad un pub, dentro una clinica in cui non vorresti essere, a causa di un incidente stradale, oppure potresti girare l'angolo e andarci a sbattere contro, come nei peggiori film. Ma raramente quella Cosa si accontenta di un angolo per complicarti la vita, solitamente è più bastarda.

Quindi prestate attenzione, perché non si può mai sapere cosa può succedere in una giornata qualsiasi.









 

*extra*

“Tu sei Doflamingo, vero? Io sono Sabo, il fratello di Ace, piacere! Volevo ringraziarti per aver fornito la casa e per aver aiutato indirettamente quel testone quando era in crisi poco prima del matrimonio”
Doflamingo lo guardó interrogativamente.
“Aiutato?”
Il discorso aveva catturato l'attenzione di Crocodile, Shanks e Mihawk, che erano seduti vicino.
“Beh, sí, Law gli ha parlato e gli ha detto una frase che ricordava gli avessi detto tu”
E Doflamingo rise, rise di gusto al sentire riportato il discorso che aveva fatto al piccolo Law tanti anni addietro.

“Mi fa piacere che le parole prese da Dawson's Creek siano state utili!”

Sabo e Shanks sorrisero, mentre gli altri due uomini sbuffarono non nascondendo peró un certo divertimento; conoscevano quell'uomo amante del rosa da anni, eppure continuava a sorprenderli con delle uscite infelici e totalmente imprevedibili.
“Non diró nulla della loro provenienza” commentó Sabo prima di allontanarsi e dirigersi verso il buffet da suo fratello Rufy, che stava ingoiando l'ennesimo pezzo di carne.

“Croco-chan, ma stavo pensando… sai cosa dovremmo fare?”
“La risposta è no” sibiló l'altro con uno sguardo corrucciato.
“Ma cosa vai a pensare, quello stanotte. Dicevo, ci sono altre due persone che dovremmo aiutare ad andare all'altare, non so se mi spiego”
Crocodile alzó un sopracciglio.
“Pensavo di aspettare qualche anno”
“Allora ci avevi pensato pure tu”
“No, solo che quei due non mi sembrano tipi da matrimonio”
“Ma loro non sapranno nulla, possiamo sempre narcotizzarli e farli svegliare già vestiti e davanti ad un prete”
“Kidd potrebbe vomitare di nuovo se ne vede uno” obiettó il moro chinandosi in avanti, improvvisamente interessato.
“Ma potrebbe andare come idea”
“Ottimo, magari alla fine di quest'anno”
“Sí, ho una casa vicino ad un lago perfetta per questo tipo di eventi”

Shanks tiró la manica di Mihawk, il quale stava guardando inorridito quelli che da tempo erano i suoi peggiori migliori amici.
“Cosa c'è Rosso”
“Non, chiamarmi cosí. Ma fanno sul serio?”
“Fanno sempre sul serio, purtroppo. Per questo ho imparato a capire quando è il momento di andarsene in un altro continente quando si mettono d'accordo”

“Perché Falchetto, non ci vuoi bene?” commentó Doflamingo alle sue parole, sorridendo come sempre.
“Forse perché ha ancora i traumi di quando gli abbiamo fatto quello scherzetto unendo le forze” aggiunse Crocodile accendendo un sigaro.
Shanks ghignó.
“Cosa gli avete fatto?”
“Abbiamo tolto tutti i dolci nei posti in cui solitamente andava a rifornirsi” rispose il biondo scolandosi il drink che aveva di fronte e giocando con l'ombrellino di carta.
“Io vi odio profondamente” sussurrò Mihawk incrociando le braccia al petto e maledicendosi per aver lasciato a casa la sua spada.
I tre uomini risero.
“Ora scusa ma abbiamo il matrimonio di Eustass e Trafalgar da organizzare” aggiunsero tornando a parlottare tra loro.

 

Kidd e Law, nascosti poco distante, si guardarono pallidi.
“Dici che in Egitto ci trovano?”
“Kidd, quelli ci trovano anche se andiamo in Uganda”
“Siamo finiti”
“A meno che non organizziamo prima il loro e mandiamo le carte ad entrambi, dicendo che uno sta organizzando il matrimonio per conto suo. Cosí saranno troppo distratti per pensare a noi.”
“Trafalgar ti amo”
“E le mie rose?” scherzó Law.
Kidd estrasse dal taschino la rosa rossa che si era scelto appositamente per l'occasione.
“Per le altre dovrai aspettare”
Law la rigiró tra le dita e gli fece l'occhiolino.
“Sei pronto a diventare un wedding planner disastroso?”
“Cazzo sí, facciamolo”

 

 












 

Angolo dell'autrice:

Siamo arrivati in fondo a quella che è una delle storie più complesse e belle che mi siano mai venute in mente. La tematica del Fato è una delle mie preferite, mi piace ragionarci sopra e pensare alla vita delle persone come ad un qualcosa che possiamo controllare tramite le nostre scelte, ma che alcuni avvenimenti succedano a discapito della nostra volontà. Sono sempre stata convinta che le coincidenze non esistano, come afferma sempre Gibbs in NCSI, e che quindi, se ci ritroviamo in una determinata situazione, è perché ci dobbiamo essere. Avvalendomi di un prompt su tumblr, il quale parlava proprio dei contatori che si fermavano non appena incontravi l'anima gemella, la mia mente malata ha partorito l'idea iniziale del primo capitolo, e il resto si è scritto da solo.
Questo ultimo capitolo conclusivo mancava per chiarire alcuni punti e per vedere ancora le coppie interagire, e poi che Marco e Ace dovessero sposarsi lo sapevamo.
Ma che Kidd e Law si trovino nei guai a causa di Doflamingo e Crocodile e viceversa, beh, quella è un'altra storia che lascio aperta nonostante potrei andare avanti ancora.
Come ogni volta non ho resistito ad infilare riferimenti di altre mie storie anche qui, come il reparto assorbenti e i dolci rubati di ‘Business Problems’. Ma come avete visto questo capitolo è bello lungo e ho dovuto farmi del male e controllarmi.
Non ho altro da aggiungere, se non che ringrazio tutti quelli che hanno seguito Matter of Time, e spero che vi siate divertiti quanto me a leggerla.
Come sempre mi ritrovate nella long che sto scrivendo, We'll never Change, e non escludo in futuro altre one shot stupide che si tramuteranno in una roba lunghissima come questa. Sí, all'inizio volevo fare solo due capitoli…

A presto,


Ace of Spades
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Ace of Spades