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Autore: Rohchan    23/12/2017    0 recensioni
L'anno scorso, l'ultimo giorno dell'anno ero su un treno. Ho fatto una scommessa con me stessa: lasciare che il mio lettore mp3 scegliesse le canzoni per accompagnarmi nell'ultimo viaggio dell'anno, per poi scriverci su delle piccole storie.
Le regole che mi sono imposta sono semplici. Tutte le storie si svolgono l'ultimo giorno dell'anno, su un treno o in stazione, e il tempo atmosferico va dal pallido sole alla neve alla pioggia (cioè il clima durante il mio viaggio dell'ultimo giorno dell'anno scorso). Devono essere rispettate almeno due condizioni su tre.
Ne sono venute fuori 16 piccole storie, alcune tristi, altre melense, alcune allegre, altre arrabbiate. Sono quasi tutte romantiche, come me, e ve ne regalerò una al giorno fino all'ultimo giorno dell'anno.
Buona lettura. :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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7- And I wonder if I ever cross your mind...for me it happens all the time (Lady Antebellum)

 

Di solito, i desideri si esprimono la notte del 10 Agosto. Era, invece, l'ultimo giorno dell'anno, e lei si era ritrovata a pensare a lui. Di nuovo.

Non che questo facesse qualche differenza, è chiaro; pensava a lui ogni giorno, molto o poco, intenzionalmente o meno. Le si era piantato nella testa come un chiodo nel muro, e sapeva che sarebbe stata una faccenda maledettamente complicata toglierlo da lì.

Sperava che, almeno quel giorno...e invece.

 

Stava salendo le scale della stazione ferroviaria, un cupo casermone sovrastato da una cupola di vetro cui sarebbe tanto piaciuto essere trasparente, diretta al treno che l'avrebbe portata in un'altra città, a festeggiare. O almeno, a provarci.

Schivava la gente con movimenti esperti, automatici, il bavero del cappotto alzato contro il freddo e gli occhi bene aperti a guardare dove camminava. Un passo avanti all'altro, movimento meccanico, cadenzato e involontario.

Poi, era caduta.

Era stata travolta. Qualcuno che correva verso un treno -come lei- non l'aveva vista, e le era finito addosso.

Aveva smozzicato un'imprecazione, mentre le cuffie del lettore portatile le si strappavano via dalle orecchie e lei perdeva il filo della canzone.

  • Scusa...davvero scusami...-una mano guantata si era tesa verso la sua, offrendo aiuto per alzarsi. Lei, che era abituata a cavarsela da sola, non ci aveva fatto caso.

Poi, il cervello aveva finalmente fatto contatto, e la voce le era risuonata nelle orecchie come una campana.

Merda.

Aveva chinato il viso più che poteva, facendolo sparire fino al naso nella grossa sciarpa di lana arancione che indossava.

Di tutte le persone...

  • Non preoccuparti, davvero, non mi sono fatta nulla.- si era ripulita lo sporco immaginario dalle ginocchia e dal sedere, arricciando il naso. La voce gracchiante dagli altoparlanti aveva interrotto la carola di Natale per dare l'annuncio di un treno in partenza dal binario 2, ma le fischiavano le orecchie e non aveva capito quale.

  • Ero distratto, scusami. Sono in ritardo...-aveva borbottato lui, imbarazzato.

Lei aveva cercato di non guardarlo, ma era dura. Aveva preso tempo spegnendo il lettore e avvolgendosi le cuffie intorno alle dita della mano sinistra, ma alla fine non aveva resistito.

 

Aveva un cappotto blu scuro, dal cui colletto rialzato spuntava un sciarpa bianca. La tesa del cappello a borsalino creava una zona d'ombra che scuriva le sue iridi, facendo perdere loro le sfumature luminose che avevano alla luce.

  • Dovresti sbrigarti, allora...-aveva mormorato in risposta, osservando il sorriso di lui nascere e poi morire in un battito di ciglia.- Anche io devo, comunque. Dovrei.-

  • Sì, sì certo. Immagino. Beh, auguri allora. Buon anno nuovo.-

Le aveva teso nuovamente la mano, e lei l'aveva presa nella sua. La pelle nera del guanto di lui era tiepida contro la sua mano gelata.

  • Buon anno a te.-

Aveva un profumo forte, speziato. Forse era dopobarba, ma non se l'era poi domandato davvero. Si era limitata ad inspirarlo, sapendo che sarebbe stata insieme una grazia ed una maledizione.

Si era sollevata sulle punte dei piedi e gli aveva baciato la guancia. Un bacio da bambini -non sapeva salutare in altro modo, lei-, con uno schiocco leggero che era risuonato nell'orecchio sinistro di lui, consapevole della sua vicinanza.

Aveva un profumo dolce, di fiori. Non ne capiva granchè, ma avrebbe detto fresie.

Sarebbe stato strano salire sul treno con quel profumo nelle narici.

 

Poi lei si era staccata e si era voltata, e in un attimo era sparita nel vociare della stazione.

 

Lui non poteva vederla, ma sorrideva, con una gioia negli occhi che non aveva un minuto prima.

Lei non poteva vederlo, mentre la destra toglieva il guanto alla sinistra, che si alzava e carezzava piano la guancia.

 

  
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