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Autore: Nocturnia    06/01/2018    2 recensioni
Animali, bestie, uomini: null'altro che maschere e teatranti che si dimenano su questo palcoscenico che la voce chiama vita.
Il velo viene sollevato - li spoglia, nudi dinnanzi uno spettatore il cui nome è destino.
Insieme si gettano nell'abbagliante luce della tragedia.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Withering bones'
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ssss Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Capitolo 4 - A te mi consegno.


"Sei bellissima." le ripete sua madre, e lo è davvero Excella.
Fasciata in un vestito di porpora e oro, fili corvini attorno al volto giovane - radioso.
Excella brucia, piccola falena, e sorride a un futuro che appare magnifico, pieno di possibilità.
Si fissa un'ultima volta nello specchio, coglie il riflesso di una ragazza che presto sarà regina.
Excella alza il mento, raddrizza le spalle: mai il mondo le è parso più vicino.


Rosso e nero, Alexandra è una curva liquida che si riflette in un viso stanco, armonioso nella sua bellezza fredda e riservata.
Stuart le porge un bracciale in rubini e oro, al collo il serpente - fauci spalancate e occhi che sanguinano.
Anche in questo giorno Alex non rinuncia a ricordare a tutti chi è lei - cosa, oltre le convenzioni e la maschera.
"Siete bellissima." le dice, e sorride.
Alex piega appena un angolo delle labbra, si alza - qualcosa a basso ventre che tira, e la rende tragicamente consapevole.
"Albert si sposa." dice, e cerca gli occhi di Stuart.
"Sì, mia signora."
Lo fissa, cercando una risposta che non c'è - non in lui.
"Che cosa ho fatto, Stuart?"
"Ha salvato la corona, mia signora."
Alex annuisce, china il capo - trattiene un singhiozzo patetico.
Stuart le appoggia una mano sulla spalla e stringe.


Il re è di pessimo umore.
Chris può vederlo da come si muove, dai gesti rigidi - bruschi.
Scaraventa al suolo un calice mezzo pieno, ringhia qualcosa a Cindy - la congeda in malo modo.
Chris gli scivola addosso con lo sguardo, lo studia.
C'è qualcosa nel re che gli ricorda una belva in trappola, uno di quei grossi leoni di montagna che ogni tanto ha incrociato a caccia con Claire.
È sinuoso nella mimica del corpo, il re, selvatico - levigato dalla disciplina della spada.
"Tutto bene, sire?" si azzarda a chiedere, e il re solleva lo sguardo - lo inchioda sul posto.
"Mi sposo, Chris." ribatte, come se questo spiegasse tutto.
"È una bella notizia... no?"
Il re gli rivolge un'occhiata perplessa, quasi oltraggiata.
Libera poi una risata senza suono, scuote la testa.
"Oh, Chris: sempre così spontaneo nelle tue espressioni."
Redfield sposta il peso da un piede all'altro, incerto.
"Sai, è per questo che ti ho scelto. Certo, perché sei un bravo guerriero, ma anche perché non hai alcun rispetto dell'autorità costituita."
Chris aggrotta le sopracciglia - non sa se sia un complimento o no.
Il re sospira, fissa il suo vestito da cerimonia - viene interrotto dalla sua contemplazione da un quieto bussare alla porta della sua camera.
Chris si volta, la socchiude - scorge la sorella del re.
"Sua sorella, sire." annuncia, e arretra, lasciandola passare.
Alex gli rivolge un cenno del capo, e Chris ricambia.
"Volevo salutarti prima della cerimonia. E farti i miei auguri."
Il re le cerca gli occhi, affonda - mostra un'intensità che disorienta Chris.
"Puoi lasciarci soli un attimo, Chris?" gli chiede, e non lo guarda neppure.
"Certamente." e s'inchina leggermente, uscendo e chiudendosi la pesante porta in legno massiccio alle spalle.
Si appoggia con la schiena al muro, aspetta - ignaro.
Quale condanna è la fedeltà per un cane il cui padrone è una serpe crudele.


"Ti dona il rosso."
Wesker studia il riflesso di Alex nello specchio, abbozza un sorriso.
Capelli sciolti sulle spalle, occhi trasparenti, Alex è bella.
Lo fissa senza vergogna, avvicinandosi e blandendogli la nuca in punta di dita.
"E così oggi ti sposi, uhm, fratello mio."
Albert segue i suoi movimenti, la curva del collo che si flette, la piega delle labbra.
"Così sembra."
Alex emette un suono di gola, a metà tra la risata e il ringhio.
"Così sembra." ripete, e c'è una nota malinconica nella sua voce - spezzata.
Alex sa cosa succederà: lo sanno entrambi.
Il rito davanti a tutte le casate. Lo scambio dei voti, degli anelli. Il banchetto. La prima notte.
"Vorrei..." inizia, ma si ferma Alex, appoggiandosi al bordo del tavolo.
Chiude gli occhi, china il capo.

Si concede un momento di debolezza.

Inspira, e percepisce Wesker prenderle una mano tra le sue e nascondervi dentro qualcosa - una banda rigida e fredda.
Alex riapre gli occhi, ammira un anello che sanguina, rubini e oro.
"Dovresti consegnarlo a Excella."
"Per lei ne ha già preparato uno l'orefice di corte."
Alex studia l'interno dell'anello, vi legge la scritta incisa dentro.

Uno il Tutto.

Chiude le dita in un pugno chiuso, gli cerca gli occhi - il cuore.
"È usanza..."
"Me ne fotto di quale sia l'usanza; per Excella va più che bene quello che ho scelto per lei."
"Che sarebbe?"
"Ogni rosa è preda dell'inverno."(1)
Alex libera una risata a metà, asciutta.
"Un monito."
"Una profezia, Alex."
Gli riserva un'occhiata in tralice, l'anello che brucia tra le dita.
"Oggi ti sposi, Albert."
"Lo so."
Silenzio.
Wesker le prende la mano libera (la sinistra) le cerca l'anulare - lo incatena a una promessa più grande, che scorre nel sangue, sotto la pelle.
Alex inspira con forza, libera un gemito umido quando Albert affonda sulla sua bocca - ride, e immagina una vita che non potrà mai essere sua.

Non in questo mondo: non in questa epoca.

"Oggi ti sposi." ripete, e non c'è alcuna convinzione nelle sue parole, nei suoi gesti.
Lascia le sollevi la gonna in velluto rosso, le schiuda cosce.
Lascia che le blandisca lo spazio tra i seni in punta di lingua, che ansimi il suo nome - il suo desiderio.
Lo accoglie, Alex - ora, sempre.
Consuma un amplesso che non lascia niente, che divora - sancisce.
Alex si flette tra le sue braccia, sporca la seta del suo abito da sposo - gli incide mezzelune di sangue sulle spalle, lungo il petto.
Marchia, Alex, e Wesker sorride nell'incavo del suo collo, comprende.
A Excella si consegnerà con ancora l'odore di Alex addosso.


Brucia la cattedrale di Raccoon, pinnacoli che artigliano il cielo e lo costringono a terra - tra i comuni mortali.
Si slancia verso l'alto, sembra quasi scomparire tra i pallidi nembi che s'intrecciano tra le sue gargolle.
Claire ne fissa gli archi, le bifore: studia le scene di battaglia rappresentate, mosaici di luce e vetro.
Il re è già all'altare, una statua rossa e nera - impassibile.
Assomigliano a una corona d'oro i suoi capelli, così biondi da essere quasi bianchi.
Ha occhi vuoti, il re.
Claire sa che questi matrimoni sono solo accordi politici, null'altro, ma è così diverso il suo sguardo da quello di Excella - felice, contento.

Fiducioso.

Il re la guarda appena e a Claire ricorda una vipera nell'atto di studiare la sua preda.
Tra gli astanti riconosce il volto bonario di Burton, la bellezza particolare della Hunnigan - i suoi tatuaggi scolpiti lungo gli zigomi, sulle spalle.
Suo fratello è alla destra del re, e Claire sorride perché le apre il cuore vedere Chris in quella posizione - splendente.
Scivola sulla prima fila - i Gionne, i Birkin, lei.

Sola.

Alexandra Wesker siede in disparte da tutti loro, leggermente staccata persino da Annette Birkin.
Ha le mani strette in grembo, il viso stanco - segnato.
Una bambina le tira l'orlo della gonna, le chiede qualcosa - Alex s'inclina in avanti e risponde, rivolgendole un sorriso a metà.

Sherry Birkin.

La cerimonia inizia, prosegue - le promesse,

"Siete disposti, seguendo la via del matrimonio, ad amarvi e a onorarvi l’un l'altro
per tutta la vita davanti ai Cinque Dèi?"

lo scambio dell'anello,

"I Cinque Dèi benedicano questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà."

la posa del velo.

"L’uomo non osi separare ciò che i cinque dèi hanno unito".

Excella si guarda l'anulare sinistro, regala al re un sorriso ridicolmente grato - vivo.
Claire torna a studiare il profilo di Alex, immobile - agitato da qualcosa d'invisibile.
La vede stringersi le dita tra loro, le nocche sbiancare - le labbra tremare dallo sforzo di non piegarsi in una smorfia.
Fa male, si ritrova a pensare, e per un attimo non li vede più come fratello e sorella, ma come una donna tradita e svenduta per un accordo politico.
Sbatte le palpebre una, due volte, si ripete che no, non c'è innocenza in loro, nessuna scusante.

Nessuna valida motivazione.

La cerimonia volge al suo termine, il sacerdote consacra la coppia - invita gli astanti ad alzarsi, scoprendo nuovamente gli sposi.
Alex si solleva lentamente, appoggiandosi con una mano allo schienale della panca - bianca in viso, lungo il collo.
Sta per svenire, e Claire apre la bocca - vorrebbe quasi scattare in avanti quando nota Annette metterle una mano dietro la schiena e sostenerla, facendole riacquistare l'equilibrio.
Il re annuisce all'indirizzo del sacerdote, Excella lo imita; si china poi su di lei, baciandola - un gesto debole, sbiadito.
La folla esplode - il re si volta verso di loro, prende la mano di Excella e la solleva.

La presenta come sua legittima e devota sposa.

Illuminata da una luce malsana - densa - Alex sembra sgretolarsi a ogni respiro.


"Era anche ora." esordisce Luciani, allungandosi verso uno stinco di maiale "Ed è anche una bellissima donna."
Claire lo fissa in tralice, sospira - sfiora con il mignolo il filetto di cervo che sanguina nel suo piatto.
"Uhm." replica Ada, occhi obliqui - da leone di montagna "Ragazzina, vorrai dire."
Luciani le scocca un'occhiata interdetta, afferra Liam per il collo della maglia e lo rimette al suo posto.
"Non è poi così giovane."
"È stata cresciuta isolata da tutti e tutto, Parker." lo apostrofa Jill, gambe muscolose che si contraggono sotto il tavolo "Potrà anche assomigliare a una donna, ma credo non abbia mai visto nulla in vita sua: né la guerra, né un uomo."
"Essere virgo intacta è un requisito fondamentale per un buon matrimonio." intercala Sergei, e Claire assaggia una patata arrosto.
"Speriamo almeno consegni un erede alla corona; i Cinque Dèi solo sanno quanto ne abbiamo bisogno." conclude Parker, e strappa un pezzo di pane.
Claire osserva in silenzio la tavola centrale - il re e la regina; alla sua sinistra Alex, dietro di loro la Guardia Reale e suo fratello.
Inspira, e l'odore ferroso del sangue le invade le narici, la gola - la nausea.
È Alex questa volta a cercare il suo sguardo e a bruciarla.


La percepisce alzarsi, sfilarsi via dalla sua mano che le stringe la coscia sotto la pesante tovaglia in lino.
La cerca, Albert, e la vede portarsi una mano alla bocca, congedarsi con un gesto brusco del braccio - affrettato.
Chris le mormora qualcosa - ha bisogno, mia signora? - ma Alex lo ignora, quasi incespicando nei suoi stessi passi.
Lo supera, oltrepassando i Birkin, i Gionne, i suonatori di corte - sparisce nei corridoi e Wesker soffoca l'istinto di alzarsi e seguirla.
Excella gli si appoggia contro la spalla e sorride.


Non di nuovo, è la prima cosa che pensa, non adesso.
Alex si solleva il bordo della gonna, sibila una bestemmia - svolta prima a destra, poi a sinistra, cerca di arrivare alla balconata in tempo.
Si umetta le labbra, in bocca il sapore metallico della carne e della bile.
"Merda." mormora, e reprime un conato - si aggrappa a una delle colonne che si susseguono lungo il corridoio.
Inspira, stringe i denti - apre le porte che si affacciano sulla terrazza dell'ala est del palazzo e si piega oltre la balaustra - rigetta un fiotto acido di saliva e poco altro.
"Merda." ripete, sentendo le ginocchia cedere.
Ha la fronte madida di sudore, le labbra socchiuse - tutto possiede il lezzo del sangue e della miseria.
Lo sa, Alex: lo sente.
Qualcosa si agita, si muove.
E sa che è troppo presto, che se anche fosse non dovrebbe ancora percepire nulla, ma lo sente, Alex.
"No." geme, e non riesce a trattenere le lacrime.
"No, no, no." ripete, e si lascia andare sull'impiantito, una bambola rotta, un fiore reciso.
Nasconde il viso tra le mani, trema - ha paura, Alex, ed è sola.

Non ho più nemmeno Albert.

Alex si raggomitola nel suo prezioso vestito e rimane lì, a fissare un cielo privo si stelle e speranze.


"Non ha retto il colpo, la troia." bercia Carla, stretta in un corpetto nero come l'inchiostro.
"Ha dovuto addirittura abbandonare il banchetto per il matrimonio di suo fratello."
Simmons tace, asciutto di parole - pieno di pensieri.
Addenta una costoletta d'agnello, evita accuratamente lo sguardo di Lansdale - meglio non dare adito ad alcuna voce.
"Puttana."
Simmons studia gli astanti e nota l'assenza della piccola di casa Redfield.


"Ehm."
Silenzio.
La punta di una scarpa che sfrega le decorazioni della terrazza, un respiro quieto - imbarazzato.
"Tutto bene?"
No, idiota, vorrebbe risponderle Alex, non c'è un cazzo che vada in questa vita di merda, ma evita, e si rialza, spazzandosi la gonna dalle foglie.
"Sì."
Claire distoglie lo sguardo, lo posa sulle fiaccole che illuminano le mura del palazzo.
"Vi ho vista uscire dalla sala e ho pensato che vi desse fastidio tutto quel fumo: nemmeno a me piace quando arrostiscono il maiale direttamente al tavolo."
Alex la fissa con occhi diffidenti, liquidi.
"Non sono abituata a tutto questo." continua, ruotando le dita in aria "Le convenzioni, i rituali di corte. Il cibo, l'assenza di mio fratello."
Alex continua a fissarla, immobile.
"Mi portava sempre a caccia quando aveva un attimo libero, oppure a pescare. Cose piccole, ridicole, ma adesso che è capitano non ne ha più il tempo."
Alex stringe le dita tra le pieghe della gonna, inclina il mento nella sua direzione.
"I cambiamenti spaventano, suppongo."
"Già."
"Non mi va di tornare a mangiare: è tutto troppo pesante." aggiunge, come a giustificarsi.
"È un'eccezione, questa." replica Alex "I banchetti sono fatti per soddisfare gli altri, non chi li organizza."
"Oh."
Alex è un profilo leggermente curvo, chiuso in posizione difensiva.
E Claire non sa cosa l'abbia spinta a seguirla - cosa, se non la sua stupida curiosità e gentilezza.

Ma una donna del genere merita davvero le mie attenzioni?

"Posso rimanere qui?"
"Non devi chiedere il permesso a me." ribatte Alex, passandosi la lingua delle labbra "Semmai a Excella."

Disprezzo. Rabbia. Delusione.

"Non le piace la regina?"
Alex la studia in tralice, sospettosa.
"Voi Redfield siete sempre così brutalmente onesti? Ingenui?"
"È una caratteristica di famiglia."
Alex abbozza un sorriso, annuisce un paio di volte.
"Una qualità rara." e Claire sorride "Stupida, che vi farà ammazzare. Ma ammirevole."
Claire aggrotta le sopracciglia, piega le labbra in una smorfia.
"Con voi non so mai quando una cosa è un insulto o un complimento."
Alex inspira, rafforza quel sorriso a metà che le taglia il viso.
"Con noi Wesker tutto è un insulto travestito da complimento, Claire."
Claire sbuffa, l'affianca - si appoggia con i fianchi alla balaustra e rovescia lo sguardo verso il cielo.
"Io di là non ci torno; preferisco l'aria fresca della sera."
Alex si allontana di qualche passo, una mano alla ringhiera e l'altra lungo il fianco.
Il silenzio è, per la prima volta, un suono confortevole.


Si esaurisce nello sciabordio di mille voci il banchetto di nozze del re.
Sfilano sotto il suo sguardo leoni e scorpioni, pallide libellule e voraci lupi.
Excella è al suo fianco, tiepida - agitata.
Si congedano i suoi genitori, sorridono - ed Excella si ritrae ancora più a fondo, una bestiolina spaventata e inquieta.
Staurt gli rivolge uno sguardo consapevole, che gli spacca qualcosa nel petto, tra le costole.
La Guardia Reale è alle sue spalle, la sedia di Alex vuota - fredda.
Excella è piccola vicino a lui - respiri affrettati, deboli.
Dovrebbe provare tenerezza - forse.
Dovrebbe ammirarla per la sua bellezza, intelligenza - forse.
Dovrebbe aver voglia di trattarla per quello che è: un fiore delicato e che non ha ancora conosciuto la primavera.
Dovrebbe; ma tutto quello che sente è una devastante rabbia - un pugno rovente che vuole solo stritolarla e schiacciarla, fino a vederla sfiorirsi tra le sue dita, nera di morte, avvelenata.
Excella lo guarda da sotto in su, ciglia scure, occhi timidi - sotto ai quali si agita un appetito diverso.
Albert snuda i denti e le porge la mano.


Alex si guarda le dita dei piedi, le agita nel tepore del camino.
"Mi sembra stanca, mia signora."
"Lo sono." replica a Stuart, e si rilassa contro lo schienale della poltrona.
"Vuole qualcosa da bere?"
"Acqua."
Stuart annuisce, le porge un calice pieno fin quasi l'orlo.
"È stata brava, oggi."
Una risata silenziosa; a labbra chiuse.
"Non deve essere stato facile."
"No."
Stuart annuisce, la osserva bere a piccoli sorsi e con calma.
"Posso fare altro, mia signora?"
"Domani manda nelle mie stanze il medico di corte." gli dice, e libera un sospiro esausto "Devo... controllare una cosa."
Stuart irrigidisce le spalle, il collo: inquieto.
"Certamente."
Si congeda, lasciandola sola in quella stanza troppo grande e troppo buia - un profilo pallido d'oro e avorio che le fiamme bruciano.
Alex posa lo sguardo sull'arazzo che nasconde i corridoi sotterranei tra la sua camera e quella di Albert - immagina.
Il dolore è un pugno che le afferra il cuore e spreme.


Soli; è la prima volta che succede, ed Excella ha paura.
Si stropiccia l'orlo del vestito nuziale tra le dita, gioca con l'anello che ora le circonda l'anulare sinistro.
Ha paura, Excella, e rivolge a Wesker un'occhiata in tralice - lo studia.
Ha quarant'anni, e la dimensione di quella consapevolezza quasi la schiaccia.
Deglutisce, si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio - nervosa, tesa.
È una ragazzina, Excella, e libera un guaito sorpreso quando sente le sue dita accarezzarle la nuca, lo spazio tra le scapole.
Ha quarant'anni, ed è un uomo, si ripete, occhi grandi e azzurri come un cielo invernale.
"Dovresti rilassarti." le dice, e continua a disegnare figure concentriche sulle sue spalle "Non voglio farti del male."
Non ancora, è la frase sospesa, ma Excella è troppo impegnata a sembrare grande, adulta, degna, per accorgersene.
Wesker si siede sui talloni, abbassandosi alla sua altezza.
"Se vuoi aspettare..." e le lascia una via di fuga, Wesker.
Lascia che sia Excella a cadere, a cercarlo - a bramare la sua approvazione, la sua benevolenza.
E si schiude a lui - per lui - quella rosa che così orgogliosamente Excella porta tra i capelli, si apre alle sue richieste.
Lo bacia, Excella, e Wesker quasi riderebbe se non fosse così impegnato a trattenersi dall'affondarle le unghie nel collo e strappare.
È impacciata, Excella; giovane, alla fine.
Segue i suoi movimenti, la sua bocca - geme, e sì, sarà facile.
Si flette sotto le sue mani, Excella, e si raggomitola in un pugno di stoffe e lenzuola solo quando lo vede spogliarsi, un profilo nudo che le fiamme rendono ancora più spigoloso - imponente.
"Oh."

Oh.

E ha un orribile déjà-vu, Wesker.
Per un crudele istante è il profilo di Alex a sovrapporsi - ma no, non è quello giusto.
Perché Alex non ha quella voce.
Perché Alex non aveva paura, vergogna.
Perché Alex blandiva un desiderio che era anche il suo - piccola serpe velenosa e senza pudore.
Perché Alex non si era irrigidita così tanto tra le sue braccia, e per quanto lui si sforzi - per quanto Excella sia oscenamente bagnata e pronta e dedita, il dolore le piega i lineamenti del viso, premendole un singhiozzo fuori dalle labbra serrate.
"Non è niente." le dice, ed Excella annuisce contro il suo petto.
"Passerà." la rassicura, ed Excella libera un respiro tremante - fiducioso.
Si aggrappa alle sue spalle, piange contro la sua pelle - Wesker può sentirla chiaramente provare a essere coraggiosa, all'altezza delle sue aspettative.
Storna lo sguardo dalla testiera del letto, scivola tra di loro - sangue tra le cosce, sulle dita.
Intreccia le dita nei suoi capelli, affonda - chiude gli occhi.
L'orgasmo di Excella è improvviso almeno quanto il suo.


Ha ancora il suo odore addosso, miele e arance amare.
Alex può sentirlo appena entra nella stanza, una traccia che lo insegue fino a quando non sparisce oltre i pesanti tendaggi che danno sulla balconata.
Si alza, avvolgendosi nel mantello - velluto e pelliccia di lupo.
È immobile sotto la pioggia, gli occhi chiusi.
Wesker reclina il capo all'indietro, allarga le braccia - la invita.
Alex scivola nella tempesta - per lui, con lui.
"Era..." e si ferma Alex, perché la realtà rischia di schiacciarla - di stritolarla nella sua ruota implacabile.
"Sì." replica, e la fissa "Virgo intacta."
Alex deglutisce, non ci riesce - soffoca in un grumo di lacrime e inaspettato dolore.
Si volta, portandosi le dita chiuse a pugno alla bocca.
E immagina, Alex.
Immagina Excella flettersi sotto di lui, per lui.
Immagina i suoi ansiti, la sua voglia - la sua giovane risata.
Immagina quando, fili di sangue tra le lenzuola, su di lui - tra le sue cosce.
La tocca, Albert, e fa male.
Tagliano le sue mani, la bruciano viva.
Ogni carezza è una ferita, ogni bacio un morso.
Non c'è nulla in Albert che non la uccida ogni giorno - che la riporti indietro ogni notte.
"Dovevo."
"Lo so."
"Ne avevamo parlato."
Alex annuisce, un brusco cenno del capo.
Le stringe il polso, la conduce a sé - contro il suo petto.
La pioggia ha quasi cancellato del tutto il suo odore, e Alex respira freddo e cuoio - lo stesso sapore che ha portato sotto la lingua per tutti quegli anni.
Lava, la pioggia.
Monda l'ennesima colpa, espia un peccato troppo grande per essere anche solo nominato.
Alex sospira, nasconde il viso nell'incavo del suo collo - chiude gli occhi.
Tra i suoi capelli Albert mormora promesse piene di troppo.


"È la tua prima notte di nozze." gli ricorda Alex, un profilo nudo al suo fianco.
Wesker la ignora, gli occhi socchiusi, un'espressione distesa sul volto indurito dagli anni.
"Avresti dovuto passarla con tua moglie."
"Dorme." è tutto quello che le risponde, e Alex libera una risata quasi offensiva.
"Immagino sarà stanca, Excella."
Wesker si volta, circondandole la vita con le braccia e portandosela al petto.
Alex si raggomitola contro di lui, cerca il suo odore - sorride.
"Uhm." replica, e respira tra i suoi capelli - un vago sentore di lilium e sangue.
"Uhm." ribatte Alex, schiudendo le cosce e accogliendolo - pelle umida, calda.
Brillano i rubini che sormontano l'anello che le ha offerto solo poche ore prima, catturano la luci di un fuoco morente.
Alex chiude gli occhi, intreccia le proprie dita alle sue - spogliate d'ogni simbolo, la fede nuziale che riposa sul mobiletto vicino, opaca, spenta.
La pioggia continua a scuotere il palazzo, la terra - a frustrarla con le sue grida, la sua forza.
Tra le sue ombre, due profili in cerca di una pace che solo la morte potrà concedergli.




Note dell'autrice: (1) Jialal al-Din Rumi


   
 
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