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Autore: Nene_92    08/01/2018    8 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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Ehilà! :)
Come andiamo? Passate bene le vacanze di Natale? Io in realtà non ho fatto neanche un giorno di ferie (solo i giorni segnati in rosso sul calendario T.T) ma spero che a voi sia andata meglio.

Vi spiego una cosa, perchè ho notato che ha generato qualche dubbio: al contrario dei fatti narrati nel diario di Jacob Grimm, avvenuti nel 1803 - e che vanno in ordine cronologico - gli avvenimenti di Eleonore e co - nel 2022 - non lo sono affatto. Avranno un senso logico solo alla fine, a storia ultimata. Per adesso mi limito a saltare da una scena all'altra, senza però andare in ordine di avvenimento.
Spero che la cosa sia chiara.
Altra piccola nota per chi non avesse letto "Grimm | Jager der Dunkelheit" : non leggete il primo paragrafo se non volete spoiler! 

Buona lettura! ;)




- Cenerentola -



"Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t'aspetta."






giugno 2022, Londra, Villa Grimm



Quando si svegliò nel cuore della notte, a Daniel non servì allungare il braccio sul materasso per capire che Eleonore non stava più dormendo accanto a lui.
La riusciva chiaramente a percepire, sveglia e vigile, all'esterno della casa, avvolta dalla frescura notturna. E intenta a chiacchierare con qualcuno. Sospirando leggermente, si limitò a recuperare la bacchetta e ad appellare una coperta leggera, poi spalancò la finestra.

Esattamente come aveva percepito, Eleonore era lì, seduta sul bordo del cornicione e intenta a chiacchierare a bassa voce con suo cugino Erik.
"Credo proprio che il mio turno sia finito." Commentò quest'ultimo, mentre Daniel li raggiungeva per accomodarsi al loro fianco. "Torno da Emily. Buonanotte." Si congedò, chinandosi appena per lasciare alla cugina un bacio sulla fronte.

Nel giro di pochi secondi, balzando con agilità da un punto del cornicione ad un altro, era scomparso.
Probabilmente quella sua agilità avrebbe lasciato stupito chiunque, ma Daniel era ormai troppo abituato alle abilità dei Grimm per farci davvero caso. Abilità che, tra l'altro, erano ormai anche sue.

"Bella mossa, Dan, informare Erik delle mie intenzioni. Peccato che io sia ancora della mia idea." Lo accolse Eleonore, lanciandogli un'occhiata in tralice. "E - per inciso - è d'accordo anche lui. Con me ovviamente."
Roteando appena gli occhi, l'ex tassorosso le si avvicinò ancora di più fino a coprirla del tutto con la coperta, dopo averla attirata al suo petto.

La ragazza non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma lui percepiva perfettamente come stesse tremando. Per il freddo, non di certo per la rabbia.
E infatti sentì immediatamente la schiena della ragazza, fino a quel momento rigida, rilassarsi non appena entrata in contatto con il suo calore corporeo.

"Lo sai che in linea di principio sono d'accordo anche io, Lene." Ammise con un sospiro "Come sai anche che, al contempo, andare in Germania adesso, dopo ciò che abbiamo fatto un anno fa, è semplicemente un suicidio." 
"E' un pericolo che vale la pena correre." Lo corresse lei.
"E come la metti con gli altri Grimm?" Domandò a quel punto Daniel.

Erano discorsi che avevano già affrontato. Centinaia di volte. Eppure continuavano a ripetere sempre le stesse cose.

"Non è neanche detto che si interesseranno del nostro arrivo Daniel! Magari ci ignoreranno e basta." Rispose la Corvonero, in un tono che però faceva benissimo capire quanto lei per prima credesse poco a quell'ipotesi.
"Ma certo, vi ignoreranno di sicuro." Fu il commento ironico del ragazzo "D'altra parte il ramo inglese dei Grimm è semplicissimo da ignorare: James è sposato con una Sondereith, Erik e Celia con due babbani, tu, Hansel ed Erin siete dei Grimm soltanto per metà e per concludere Celia ha appena rivelato al mondo che tutti i maghi, anche quelli che vantano antichissime origini purosangue, discendono in realtà da babbani che hanno pasticciato col sangue di demone. In sostanza, si salva soltanto tua sorella Gretel. ... Ah no, si è messa in mezzo per evitare che Jakob ti ammazzasse nel peggiore dei modi." Riassunse velocemente "Faranno proprio finta di nulla."

A quel discorso, che conteneva la pura e semplice verità, Eleonore non seppe cosa ribattere. Perciò si limitò a scrollare le spalle, sospirando rassegnata prima di appoggiargli la testa sulla spalla.
"Dopo quello che abbiamo affrontato l'anno scorso ho giurato di non mentirti più, Daniel, perciò non ti rassicurerò dicendo che resterò qui, perchè non ho alcuna intenzione di farlo. Ormai ho già deciso e niente di ciò che dirai potrà farmi cambiare idea: io andrò in Germania. Puoi solo decidere se restare qui. Oppure se seguirmi là."



-----------------


27 aprile 1803, Durmstrang


Quando quella sera Wilhelm entrò nella camera del fratello, si sorprese di trovarlo effettivamente lì.
Era da più di una settimana che lo cercava costantemente, senza però mai riuscire nell'intento. Ormai si recava nella sua stanza più per abitudine che non per reale speranza di trovarlo.
Eppure, quando ormai aveva perso le speranze, ecco che lui ricompariva: Jacob era lì, disteso sul suo letto, con la testa appoggiata sulle mani intrecciate, intento a fissare il soffitto.
Non aveva dato il minimo segno di averlo sentito entrare, tuttavia Will era certo che fosse a conoscenza della sua presenza nella stanza.

Teoria che venne confermata quando fu Jacob stesso a parlare. Senza spostarsi di un millimetro dalla sua posizione. "Elijah ha acconsentito a modificare il contratto?"

Davanti a quella domanda, Willhelm sbattè per un attimo le palpebre, preso completamente in contropiede.
Non voleva di certo iniziare il discorso partendo da quel maledetto contratto.
"Si può sapere dove sei stato per tutto questo tempo?" Replicò così senza rispondergli, forse con tono più brusco di quanto non avesse voluto. "Mi hai fatto preoccupare." Aggiunse subito dopo, cercando di riparare.
"In giro." Si limitò a rispondere Jacob, con una scrollata di spalle. "Allora? L'ha modificato sì o no?"

Dopo un attimo di silenzio, Wilhelm decise semplicemente di rispondere.
Avrebbe voluto prendere il fratello per le spalle e scrollarlo, magari nella speranza che uscissero dalla sua bocca anche tutte le parole non dette che si erano accumulate tra di loro nell'ultimo periodo, ma qualcosa gli suggeriva che ciò non sarebbe servito a nulla: se Jacob non voleva parlare con lui, semplicemente non lo avrebbe fatto.

"Sì, l'ha modificato." Rispose abbozzando un mezzo sorriso, che però non raggiunse i suoi occhi. "Sarò io a sposare Bianca. E lo zio è riuscito a convincere anche Philippe - non che sia stato difficile, visto che sei il primogenito: tu sposerai Erika."
"Povera Erika." Commentò a quel punto ironicamente Jacob "Sposata con me. Almeno Bianca mi avrebbe saputo tenere testa. E non mi sarebbe importato se mi avesse tradito con te sin dal primo giorno. Ma Erika... è soltanto destinata a soffrire."
"Probabilmente più di quanto immagini." Commentò a quel punto Will, ignorando volutamente la parte inerente a Bianca, accomodandosi con un sospiro sulla poltrona. "Non ti ho detto tutto: Elijah ha voluto inserire a tutti i costi una clausola. Visto che sei il maggiore, dovrete essere tu ed Erika i primi a sposarvi. E a consumare. Finchè non lo farete, io e Bianca non potremo neanche fidanzarci ufficialmente."
"Vorrebbe uccidermi ma non può. Quindi utilizza te come scudo per farmi fare ciò che vuole lui." Si limitò a commentare Jacob "Chi l'avrebbe mai detto? Elijah Grimm è un vigliacco."


*-*-*-*-*-*


La moglie di un ricco si ammalò e, quando sentì avvicinarsi la fine, chiamò al capezzale la sua unica figlioletta e le disse: "Sii sempre docile e buona, così il buon Dio ti aiuterà e io ti guarderò dal cielo e ti sarò vicina." Poi chiuse gli occhi e morì. La fanciulla andava ogni giorno alla tomba della madre, piangeva ed era sempre docile e buona. La neve ricoprì la tomba di un bianco drappo, e quando il sole l'ebbe tolto, l'uomo prese moglie di nuovo.
La donna aveva due figlie che portò con sè in casa, ed esse erano belle e bianche di viso, ma brutte e nere di cuore.
Per la figliastra incominciarono tristi giorni.



Sentendo la faccia diventare praticamente bordeaux a causa di ciò che stava per fare, Ashton affrettò il passo per cercare di tenere dietro all'andatura di Reyna.
Certo che per essere una ragazza si muoveva parecchio veloce.
Appena finite le lezioni era scattata fuori dall'aula, precipitandosi nel lungo corridoio: se Ashton non l'avesse tenuta d'occhio per tutto il tempo, aspettando l'occasione giusta per parlarle, probabilmente non si sarebbe neanche accorto della sua frettolosa ritirata.

"Reyna!" Provò a chiamarla, prima di rendersi conto di aver utilizzato un tono talmente basso da far fatica a sentirsi da solo. "MISS BLACK!" Strillò a quel punto, dopo aver radunato tutte le sue forze - ma soprattutto il suo coraggio.
La Kelpie arrestò così i suoi passi, appoggiandosi alla parete del corridoio ad aspettarlo, indirizzandogli un'occhiata perplessa.

Nonostante gli Australiani fossero ormai nella scuola da ottobre, non aveva avuto molte occasioni per scambiare con loro quattro chiacchere. E Ashton le era sempre sembrato il più timido di tutti, molto sulle sue e perennemente in imbarazzo per qualcosa.
Perciò le sembrava strano che fosse proprio lui a bloccare la sua 'marcia forzata' attirando di conseguenza una buona parte degli sguardi degli studenti presenti nel corridoio. Ma, a quel punto, era anche parecchio curiosa di scoprire il perchè.

"Mr. Aldrige." Lo salutò a sua volta, mentre un sorrisino impertinente le affiorava sulle labbra. "Mi dica, come posso esserle utile?"
Ashton aveva ormai il volto completamente in fiamme tuttavia, dopo aver deglutito un paio di volte, decise di porle la domanda che gli premeva dal giorno prima. "So che siete molto amica della signorina Volkova." Cominciò a disagio "E ho notato che non era presente a lezione. Potrei avere sue notizie? Sta bene?" 
"Posso sapere la ragione del suo interesse?" Domandò a quel punto Reyna, inclinando leggermente la testa.
E mettendo ancora più in imbarazzo Ashton, che si sentì a disagio come mai in vita propria. "Io... l'ho vista piangere ieri in biblioteca... e..." Spiegò balbettando, non sapendo bene come continuare.

Quella spiegazione sembrò ammorbidire la Black, che gli indirizzò un sorriso molto più dolce.
"Capisco. Tranquillo, sta bene." Lo tranquillizzò, passando dall'utilizzo del 'lei' al 'tu'. "Ha ricevuto una brutta notizia per lettera, perciò avrà bisogno di un po' di tempo per riprendersi. E per pensare a come uscirne." L'ultima frase la borbottò a mezza voce, come se non fosse davvero indirizzata a lui.
"Che tipo di notizia?" Le parole rotolarono fuori dalla bocca di Ashton prima che quest'ultimo riuscisse a fermarle. Si accorse soltanto dopo di quanto quella domanda potesse suonare indiscreta. E, se possibile, arrossì ancora di più. "No, cioè, non..."
"Non spetta a me parlare di fatti altrui, ma sei stato gentile a preoccuparti. Glielo riferirò. Chissà, magari te lo spiegherà lei stessa."

Prima che Ashton potesse fare qualcosa per fermarla, Reyna gli indirizzò un debole sorriso.
Poi sparì nuovamente tra la folla.


*-*-*-*-*-*


Durmstrang


"VATTENE!"

L'urlo disperato della ragazza squarciò l'aria, facendogli così portare le braccia in alto, con i palmi aperti, come a dimostrare di venire in pace.

"D'accordo, ma posso almeno sapere che cosa ti ho fatto? Non pensavo neanche ti fossi accorta che sono entrato."
Sentendo quella voce, Livvy alzò lo sguardo di scatto, sussultando sorpresa e arrossendo nel trovarsi di fronte Liam, che la scrutava con aria perplessa.
"Io... non ce l'avevo con te." Mormorò alla fine imbarazzata la tuonoalato.

Ce l'aveva con uno dei 'fantasmi' che la perseguitavano, ovviamente. Ma
quello Liam non poteva saperlo.
Non lo sapeva nessuno.

"Ah no?" Replicò lui dopo averla scrutata intensamente. "E con chi allora? Perchè ci siamo solo io e te qui dentro." Le fece notare.
"Io..." Tentennò lei, parecchio titubante, prima di arrestarsi e non sapere come proseguire.

Nonostante gli sforzi, non non ce l'aveva ancora fatta a dirlo a qualcuno. Neanche a Camille.
Ma sapeva di stare per scoppiare.

"Io..." Ripetè ancora una volta, sentendo le lacrime iniziare a scorrerle sulle guance.
"Che hai?" Domandò a quel punto Liam preoccupato, avanzando di scatto verso di lei. "Stai male? Vuoi che ti accompagni in infermeria?"
"NO!" Strillò a quel punto Livvy, arpionandosi con la mano al suo braccio.
"Sicura?" Insistette lui, lanciandole un'occhiata strana "Sei pallida, stai piangendo e hai appena urlato contro il nulla. Sei sicura di stare bene?"

Per qualche secondo i due si scrutarono intensamente.
Poi, vinta dalla voglia di non tenere più tutta quella situazione dentro di sè, Livvy decise di raccontargli tutto.


*-*-*-*-*-*


"Non avete un'altra figlia?"
"No," rispose l'uomo, "c'è soltanto una piccola brutta Cenerentola della moglie che mi è morta: ma non può essere la sposa."
Il principe gli disse di mandarla a prendere, ma la matrigna rispose: "Ah no, è troppo sporca, non può farsi vedere." 


"Ehy! Hai voglia di andare a fare una passeggiata nel par...?" Domandò Tyler entrando in camera di Reyna, prima di arrestarsi di botto.

Nella camera non era infatti presente alcuna traccia della ragazza da lui cercata, ma soltanto Heidi, in camicia da notte e che lo guardava con occhi sgranati e rossa come un pomodoro.

"Scusa scusa scusa!" Borbottò l'americano velocemente, prima di fare dietro front e nascondersi la visuale con l'ausilio della porta di legno. "Cercavo Reyna!" Le spiegò attraverso la porta, mentre la ragazza si copriva velocemente con una vestaglia e un mantello.
"Non... non è qui." Rispose alla fine Heidi, leggermente in imbarazzo "E' andata a lezione stamattina ma non è ancora tornata. Comunque puoi rientrare se vuoi, adesso." Lo invitò.

Pochi secondi dopo il ragazzo fece nuovamente capolino da dietro la porta con gesti molto lenti, come se avesse avuto a che fare con un cerbiatto spaventato. "Scusa ancora... io non ci ho proprio pensato." Si scusò nuovamente.
"Non è colpa tua visto che è pomeriggio. Sono io che sono rimasta a dormire, tu non potevi sapere che ero ancora... in camicia da notte." Lo rassicurò lei, arrossendo furiosamente.
"Non stai bene?" Si preoccupò a quel punto Tyler, innarcando un sopracciglio, non riuscendo a trovare altra ragione per cui una ragazza dovesse rimanere ancora a dormire a quell'ora tarda.
"Non proprio, no." Rispose lei scuotendo la testa.
"C'è qualcosa che posso fare?" Domandò a quel punto il Caposcuola, lanciandole un'occhiata per cercare di capire quale potesse essere la causa del suo malessere.

Niente di troppo grave, presumeva.

Altrimenti la ragazza sarebbe stata in infermeria. E Reyna non l'avrebbe lasciata da sola.

"Niente che tu possa risolvere, ma grazie comunque." Replicò la purosangue, con un sospiro triste. "A meno che tu non sia un legimens. In tal caso potresti spiegarmi perchè la mia matrigna mi odia così tanto da farmi ciò che ha fatto."
"Cos'ha fatto?" Domandò a quel punto Tyler, innarcando un sopracciglio.

In effetti non ci aveva troppo pensato, durante le vacanze, troppo preso dalla sua felicità.
Ma se Heidi aveva deciso di andare con lui e Reyna - a costo di fare la parte della terza incomoda - piuttosto che tornare dalla propria famiglia, probabilmente qualcosa che non andava c'era eccome.

"Mio padre non ha mai voluto matrimoni combinati per me e qui a Durmstrang ho avuto la fortuna di innamorarmi di un ragazzo, Frederick Brumer - che appartiene ad una famiglia purosangue molto ricca - che si è diplomato l'anno scorso. Sembrava che tutto dovesse procedere per il meglio, ma lei non solo è riuscita a convincere mio padre a sottoscrivere il contratto con la famiglia Brumer per sua figlia, ma l'ha anche... convinto a darmi in sposa ad un uomo che non ho mai visto in vita mia, che ha 20 anni in più di me e che dovrò sposare poco dopo il diploma. Io... io non voglio. Ma non so neanche che cosa fare per oppormi." Esplose Heidi disperata, prima di scoppiare nuovamente in singhiozzi.


*-*-*-*-*-*



"Distillato della morte vivente modificato, antidoto completamente inefficace." Rispose Daniel, accarezzando la schiena di Eleonore per calmarla "Una pozione che renderà famosi i Grimm per secoli: Hans, è stata Biancaneve ad inventare la Fluchschlafes, la maledizione del sonno."

(da cap. 22 - Biancaneve e Rosarossa)




Con uno sbuffo spazientito, Bianca fissò il topo che stava usando come cavia, quasi come se fosse stata tutta colpa sua se l'antidoto non funzionava.
Alla fine, con l'aiuto di Will, ce l'aveva fatta: era riuscita a ricreare quel composto strano, così simile al distillato della morte vivente e al contempo così diverso.

Peccato che ciò che ancora non erano riusciti a creare fosse un antidoto efficace.


Il topo morto sembrava e finto morto rimaneva. 
Era sempre lì, sul tavolo, rigido come un baccalà ed immobile, nella stessa posizione in cui il sonno l'aveva colto.
Niente di ciò che gli aveva somministrato fino a quel momento aveva sortito il minimo effetto.

E la cosa più assurda era di come lei continuasse a preoccuparsene.

Non era di certo il topo - o la sua apparente morte - il suo problema più grande. Non con tutto quello che stava succedendo in quel periodo. Eppure continuava a scervellarsi su come poter fare a risvegliarlo.
Forse perchè aveva bisogno di distrarsi. E pensare a come sciogliere tale dilemma era un buon metodo per farlo.

Willhelm era parecchio nervoso, in quel periodo, e di conseguenza lo era anche lei.
Lo sarebbe stata comunque: alla fine dei conti, per lei, sia Jacob che Willhelm, ancora prima che possibili fidanzati, erano stati come dei fratelli. Erano cresciuti insieme, guidati in ogni loro mossa da Elijah.
Non aveva un solo ricordo dove non fossero presenti anche gli altri due.
E sapere che il proprio padre aveva iniziato a ragionare sull'ipotesi di far fuori quello che lei considerava un fratello - e che lo era davvero per il ragazzo che amava - la mandava fuori di testa. Come se non fosse sufficiente la pessima situazione nella quale era sprofondata Durmstrang.

Decisamente, era meglio preoccuparsi delle sorti di un misero topo, piuttosto che scervellarsi su cose che non poteva minimamente risolvere.
Perchè, da ciò che aveva capito anche da Will, Jacob non sembrava minimamente intenzionato a farsi aiutare da loro due - qualsiasi fosse la situazione in cui si stava cacciando.

"Se ti fai ammazzare da mio padre per colpa di una stupida lupa, Jack, giuro che ti ammazzo prima io." Borbottò a mezza voce, senza rendersi conto di ciò che stava facendo.

Aveva un coltello in mano, con il quale stava giocherellando.
Coltello che dopo il suo scatto finì sul corpo del topo, squarciandone la carne
.

Ma dalla ferita, per quanto profonda, non uscì neanche una goccia di sangue.

Forse non aveva scoperto l'antitodo, ma di sicuro aveva appena scoperto una delle proprietà più importanti di quella pozione.


*-*-*-*-*-*


"E così vedi i fantasmi delle tue antenate che hanno scelto la magia nera anzichè la luce?" Chiese conferma Liam al termine del racconto di Livvy. "Ce ne sono anche adesso?" Domandò poi incuriosito, guardandosi intorno quasi come aspettandosi di poterne vedere uno.
"No." Replicò però lei, scuotendo la testa. "E' da quando sei entrato nella stanza - quando ho urlato - che non si fanno vedere. Non hai... paura?" Domandò subito dopo titubante, quasi tremante.
"Di te?" Replicò il ragazzo, inarcando un sopracciglio. "Perchè dovrei averne? L'unica persona spaventata, qui dentro, sei tu al momento. E non dovresti." Le suggerì con tono pacato. "A meno che... hai già fatto del male a qualcuno, per caso? Mi stai dicendo che sei tu il fantomatico aggressore?"
"No! Certo che no!" Rispose immediatamente lei, sgranando gli occhi, spaventata alla sola ipotesi.
"E allora di che cosa dovrei avere paura?" Le domandò nuovamente Liam.
"Di ciò che potrei diventare in futuro." Le parole le rotolarono fuori dalle labbra ancora prima che riuscisse a rendersene conto. Poi si portò una mano alla bocca, come scottata.

"Livvy..." Liam sospirò, prima di accomodarsi su una poltrona "A mio parere non dovresti essere così spaventata."
"Ma hai ascoltato tutto ciò che ho detto fino ad ora?" Replicò lei, sedendosi a sua volta sul bordo del letto che condivideva con Camille e nascondendosi il volto tra le mani.
"Non mi sono perso una virgola." La rassicurò lui, alzandosi in piedi per raggiungerla "E fino ad ora hai parlato tu, adesso perchè non provi ad ascoltare me?" Le propose, costringendola con una presa gentile a togliere le mani dal volto. "Ti va?"

Davanti alla risposta della ragazza, che si limitò ad annuire e sospirare, il wampus si inginocchiò per terra, mettendosi così alla sua stessa altezza. "Livvy... fantasmi a parte, dove sta scritto che tu debba per forza prendere la via dell'oscurità? O che tu debba diventare per forza malvagia?"
"Tutte le mie antenate..." Iniziò a replicare lei, prima di venire interrotta.
"Sì, lo so: tutte le tue antenate che hanno scelto quella strada sono diventate malvage." Annuì Liam "Lo so io, come lo sanno metà dei maghi americani - e non solo. Ma loro sono loro e tu sei tu. Ognuno è libero di scegliersi la sua strada e nessuno - nessuno - è davvero predestinato a fare o non fare qualcosa, diventare o non diventare qualcuno. Io non credo nel destino. Credo soltanto nell'uomo e nelle sue capacità. Perchè dovresti privarti all'improvviso del tuo raziocinio e diventare una pazza scatenata? Solo perchè qualche fantasma ha detto che sei destinata a farlo?" Concluse con tono leggero, con un piccolo sorriso.

Un lungo silenzio calò sui due, silenzio che Liam lasciò passare per permettere a Livvy di metabolizzare il discorso.

"Livvy... se io e te andassimo in un villaggio babbano, in questo momento, e gli dessimo fuoco, cosa penserebbero quei babbani di noi?" Domandò poi, riprendendo così il discorso all'improvviso.
"Che siamo creature del demonio e... ci condannerebbero al rogo." Replicò lei con un brivido, non capendo cosa avesse a che fare quella domanda con tutto il resto.
"E lo siamo? Creature del demonio?" Domandò a quel punto il Caposcuola.
"No!" Si oppose immediatamente Livvy "Abbiamo soltanto un potere che loro non capiscono... e che avremmo deciso di usare nel modo sbagliato." Realizzò a quel punto, sgranando gli occhi e intuendo finalmente dove William volesse andare a parare.
"Il fuoco può sia scaldare che distruggere. Una piccola scintilla esce dal camino... e un intero villaggio viene bruciato. Eppure lo usiamo tutti: sta ad ognuno di noi controllare la propria fiamma." Confermò infatti il wampus "Non si tratta di luce o di oscurità, di magia bianca o nera, ma semplicemente di come vorrai usare quella magia. E questo dipende soltanto da te."


*-*-*-*-*-*


La maggiore andò con la scarpa in camera sua e voleva provarla davanti a sua madre.
Ma la scarpa era troppo piccola e il dito grosso non le entrava; allora la madre le porse un coltello e disse: "Tagliati il dito: quando sarai regina non avrai più bisogno di andare a piedi."
La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa e andò dal principe.
Egli la mise sul cavallo come sua sposa e partì con lei. Ma dovettero passare davanti alla tomba; sul nocciolo erano posate due colombelle che gridarono:
"Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t'aspetta."


30 aprile 1803



"E' incredibile quello che sta succedendo ad Heidi!" Sbuffò Clementine, appallottolando un foglio di carta - dove aveva sbagliato per l'ennesima volta una frase, malconcentrata com'era - e buttandolo a terra. "E la cosa più incredibile è che ormai tutti sanno e nessuno fa niente. Se quel ragazzo l'amasse sul serio..."
"Potrebbe comunque fare molto poco." La interruppe Madison, alzando la testa dal libro. "Tu sei stata fortunata Clem, i tuoi, benchè entrambi purosangue, si sono sposati per amore e vivono felici. Ma la tua famiglia vive davvero in una piccola bolla di sapone, rispetto a quasi tutte le altre che la circondano. Io ne so qualcosa." Concluse borbottando, ripensando a ciò che sua madre poteva star architettando per lei proprio in quel momento. "E la vuoi sapere la cosa più brutta? Almeno Heidi non è la vera figlia della nuova signora Volkova, quindi se la tratta male 'ci sta'." Le fece notare virgolettando il concetto con le dita "Ma mia madre potrebbe farmi la medesima cosa. Ed è stata lei a partorirmi."
"Tua madre è un mostro senza cuore, ogni tanto ho il dubbio che sia davvero umana." Le rispose Clementine scuotendo la testa.
"Lo so." Si limitò a commentare cupamente Madison, senza neanche provare a difendere la propria genitrice.
"Se questa è una gara a chi vada assegnato il premio 'peggior madre dell'anno' temo che anche la mia sia in lizza." Intervenne a quel punto Kathleen, unendosi così alla conversazione. "Sarebbe davvero una gara interessante." Commentò ironica.

"Comunque è davvero assurdo!" Riprese il discorso Clementine "Voglio dire... anche i Grimm hanno cambiato i contratti tra di loro! Insomma, Bianca e Willhelm si sono scoperti innamorati e lui ha preso il posto di Jacob! Almeno in quel caso il padre ha tutelato sua figlia no?"
"Quanto sei ingenua Clem!" La riprese però immediatamente Kath "Possibile che tu voglia vedere sempre e soltanto il meglio delle persone?" Ancora prima che l'altra potesse chiedere qualcosa, la Campionessa continuò "Il Preside di Durmstrang non ha affatto tutelato sua figlia, ha tutelato soltanto se stesso: non hai notato quanto i rapporti tra lui e suo nipote Jacob sono tesi ultimamente? Se non lo vedessi in giro per la scuola, di tanto in tanto, mi verrebbe quasi da pensare che in realtà l'abbia fatto fuori. E non mi sorprenderebbe, a proposito della lista per miglior genitore dell'anno."

"Giusto... ma Jacob e Willhelm non hanno i genitori? E la madre di Bianca?" Realizzò a quel punto Madison, spalancando gli occhi e chiedendosi mentalmente per quale motivo non ci avesse mai pensato prima "Ho sempre e soltanto sentire parlare del Preside... e di quel Cancelliere, quello che si è fatto vedere alle Prove del Torneo."
"Philippe Grimm." Le venne in soccorso Kathleen.
"Sì lui." Annuì l'altra "Tu ne sai qualcosa?"
"Perchè dovrei saperlo proprio io?" Protestò la Campionessa, innarcando un sopracciglio con aria scettica.
"Perchè hai una cugina che frequenta Durmstrang." Le ricordò la dirawong.
"La madre di Willhelm e Jacob è morta di parto alla nascita di Will." Rispose a sorpresa Clementine, reinserendosi così nel discorso. "E il padre è stato ucciso da un sondereith più forte di lui, al quale stava dando la caccia, poco dopo che la moglie era rimasta incinta. Della madre di Bianca non si sa nulla invece. Elijah Grimm li ha cresciuti da solo, da quel che ho capito."

Davanti alle occhiate perplesse delle altre due, si strinse le spalle. "Beh, che c'è? Me lo ha detto Trys!"
"Ecco vedi? Questa è l'esatta dimostrazione che sei molto più fortunata di noi: i nostri genitori non ci permetterebbero mai di frequentare un mezzosangue."


*-*-*-*-*-*


Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Patton!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e perciò non vuoi davvero ucciderlo.

"Per l'amor del cielo, Powell, è soltanto un libro!"

Lui è Patton Powell, sai com'è fatto e...



Camille sospirò e ripetè quella frase come un mantra almeno venti volte prima di alzare nuovamente lo sguardo, per puntarlo verso il compagno di scuola che ancora non si era reso conto di ciò che stava facendo.

Era tutto partito davvero in maniera molto innocente.

La Serpecorno aveva semplicemente bisogno di esercitarsi con alcuni incantesimi perciò, per non recarsi in biblioteca - ambiente che le era sembrato molto poco adatto per ciò che voleva fare lei - aveva optato per la saletta che si trovava vicino alle loro camere da letto, che il Preside di Durmstrang aveva loro gentilmente fornito ad inizio anno come una sorta di Sala Comune.

E lì aveva iniziato ad esercitarsi con una serie di incantesimi, partendo dai più semplici fino ad arrivare ai più complessi, con l'idea di farsi un ripasso generale in vista dei MAGO, che ormai le sembravano sempre più vicini.

Dopo un po' che si trovava lì, l'aveva raggiunta anche il compagno di scuola, che, almeno all'inizio, si era limitato a farsi gli affari suoi. O al massimo a lanciarle un'occhiata di tanto in tanto.

Il problema era giunto quando Camille era arrivata agli incantesimi di locomozione.
Un incantesimo normalissimo, che si imparava a fare al quinto anno.
Camille, però, aveva voluto provarlo come non verbale.

Ed era lì che era scoppiato il pandemonio: l'unica cosa che aveva a disposizione per esercitarsi, era il suo libro. E quando quest'ultimo, rispondendo al suo comando silenzioso, aveva iniziato la sua galoppata nella stanza, Patton aveva perso la testa.

Aveva iniziato a strillare come un'aquila, urlando a Camille di mettersi in salvo e che ci avrebbe pensato lui a proteggerla.
Poi aveva iniziato a farneticare qualcosa inerente al complotto delle piante e sul fatto che lui avrebbe dovuto pensarci prima che i libri erano fatti di carta.
Pertanto, secondo la sua modesta opinione, il libro li stava attaccando.
E per quel motivo lui si era sentito autorizzato a dare fuoco, dopo di lui, all'intera biblioteca.

'Ma non poteva semplicemente continuare ad indagare su Liam? Almeno lui è già abituato!'
Si ritrovò a pensare Camille, prima di essere costretta a sbarrare la porta - e di conseguenza il passaggio a Patton, già armato di bacchetta e fortemente motivato a raggiungere la biblioteca. 'Che gli dei mi aiutino!'

Il suo libro di incantesimi era ormai già andato, pensò tristemente guardando i pochi residui di cenere rimasti sul tappeto. Ma quel pazzoide avrebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di dar davvero fuoco all'intera biblioteca!


*-*-*-*-*-*


Trystifer si trovava in biblioteca, intento a completare un tema particolarmente ostico insieme ad Ashton e Mike, quando quest'ultimo si irrigidì all'improvviso emettendo un forte singulto, mentre i suoi occhi diventarono vacui.

Il ragazzo tedesco, concentraro com'era sul tema, non se ne accorse in un primo momento.
Ma non potè ignorarlo quando Mike, dopo essersi accasciato sul tavolo sopra al quale stavano lavorando, cacciò un urlo talmente spaventoso da ghiacciargli il sangue nelle vene.

"Che cosa... MIKE!" Strillò a quel punto Trys, realizzando solo in un secondo momento che - al suo contrario - Ashton non sembrava minimamente impressionato da quella scena racappricciante.

Dopo quelle che all'alastyn parvero ore - e che in realtà furono solo pochi minuti - la situazione sembrò tornare alla normalità.
L'unico segno tangibile di ciò che era appena successo era soltanto Mike, che continuava a respirare a fatica, con il corpo abbandonato mollemente sul tavolo.

"Cos'è successo?" Domandò a quel punto Trys, incredulo e incapace di credere a ciò al quale aveva appena assistito.
Ne aveva sentito parlare. Anzi, li aveva proprio studiati, a Durmstrang. Insieme ai diversi modi per ucciderli. Ma mai avrebbe pensato di trovarsi di persona davanti ad un ...
"Mike è un farshee?" Domandò spiazzato.

Senza provare neanche a controbattere, gettando un'occhiata preoccupata al suo amico, Ashton si limitò ad annuire.
Non aveva senso, in fondo, provare a negare.
Era già un miracolo che uno studente di Durmstrang non se ne fosse accorto prima.

"Questo cambierà la vostra amicizia?" Domandò a quel punto l'australiano preoccupato. "In fondo, secondo le vostre regole..."
Ma Trys scosse la testa, rispondendogli con un sorriso amaro "Stai parlando delle stesse regole che mi vogliono ai margini della società soltanto perchè sono mezzosangue?"


*-*-*-*-*-*


Castello di Welfenbuttel


Ormai avrebbe dovuto esserci abituata.
In fondo, aveva condiviso la camera con Jacob per mesi.
Eppure, quando se lo vide comparire dinnanzi all'improvviso, in mezzo al corridoio - illuminato debolmente dalle torce che ardevano sulle pareti - che stava percorrendo per passare dal salotto alla camera da letto, Sascha non riuscì a trattenere un urlo spaventato.

"Da dove... da dove diamine sei sbucato?"  Riuscì a domandare con un filo di voce, quando riuscì a riprendersi, dopo essersi ripetuta più volte mentalmente che non era niente, che era solo Jacob. "Non c'eri fino a pochi secondi fa!"
"Mi sono smaterializzato." Replicò lui scrollando le spalle. "Dovresti saperlo come funziona ormai." Aggiunse indirizzandole un piccolo sorriso.
Ma non come quelli cattivi e derisori che le rivolgeva all'inizio, utili soltanto a ricordarle la sua condizione di netta inferiorità.
Era semplicemente un sorriso divertito.

"A casa mia le persone avvisano prima di passare." Replicò in automatico lei, senza neanche pensarci, rendendosi effettivamente conto di ciò che aveva detto soltanto dopo averlo sentenziato.
Casa sua.
Perchè, per quanto stesse cercando di abituarsi a quella nuova realtà, non riusciva ancora a considerarla, quella, come casa propria.


A quelle parole, vide il sorriso sul volto di Jacob spegnersi. E un lampo di furia passargli negli occhi.

Dovette trattenersi per non fare un passo indietro spaventata.

"Perchè non ci sei rimasta allora, a casa tua?" Domandò il Grimm stringendo i pugni. "Ti ci avevo riportata, in fondo."
"Così come mi avresti riportata indietro!" Replicò lei "Non lo abbiamo già affrontato questo discorso?" Domandò poi, facendo un passo indietro, ricordandosi come quel discorso era terminato. 

Non era sicura di voler ripetere. L'aveva solo baciata, quando l'aveva visto - e sentito - lei stessa fare molto altro con altre ragazze.
Ma le era ampiamente bastato.
No, non voleva ripetere.

Lentamente, iniziò ad allontanarsi da lui, un passo dopo l'altro.
Le sbarrava la strada per andare nella sua camera? Allora sarebbe tornata in salotto.

"Ti avrei lasciata là." La confessione di Jacob la fece bloccare a metà. "Avrei sbagliato di sicuro - sbaglio sempre con te - ma ti avrei lasciata là."
"Sbagli sempre con me?" Domandò confusa lei.
"Avrei dovuto chiedere a Bianca di ucciderti nella Prima Prova, ma ero incuriosito da te." Ammise avvicinandosi di un passo "Avrei dovuto lasciar fare ai toxic death quando ti hanno punto, anzichè somministrarti l'antidoto, ma mi sono detto che se la cosa funzionava su di te, allora avrebbe potuto funzionare anche su mia madre." Continuò avvicinandosi di un altro passo "Quando sei fuggita la prima volta, avrei dovuto lasciarti andare via anzichè venirti a cercare. Oppure, come mi aveva suggerito Will, togliermi la voglia e prenderti direttamente in quel bosco quando ti ho ritrovata, ma non sono fatto così. Avrei potuto non affidarti a mia madre, dopo l'episodio della malia, ma mi sono ripetuto che l'esperimento del mantello non era ancora completo. Mi sono ripetuto nella testa un'inifinità di scuse ridicole per tenerti in vita. Scuse che non hanno retto quando ho visto Albert Mueller - un uomo di mio zio - cercare di ucciderti soffocandoti. Ormai non mi interessa più contro chi dovrò mettermi, per saperti al sicuro. E se tu avessi voluto rimanere da tuo padre, ti avrei lasciata lì. Ma sei tornata di tua volontà e questa è la tua casa adesso, Eleanor." Continuò ormai a due centimetri da lei "Quindi stabilisci le tue regole, se vuoi, ma non lamentarti come se fossi costretta a fare qualcosa che non vuoi, perchè non lo sei più da molto tempo." Concluse prima di intrappolarla tra le sue braccia e baciarla di nuovo.

Non come la prima volta, dove il bacio era stato appena uno sfioramento di labbra.
Ma con vera e propria foga, in una battaglia alla quale ben presto la ragazza si arrese.

Era ormai completamente in balia di Jacob Grimm.



*-*-*-*-*-*


Ghita stava spegnendo le ultime candele che ancora illuminavano la stanza quando si bloccò di colpo, irrigidendo le spalle.
Poi, molto lentamente, si girò su se stessa, finchè il suo sguardo non incrociò quello furioso di suo fratello.
"Elijah." Ebbe appena il tempo di sussurrarne il nome prima di ritrovarsi schiacciata a terra, sotto al possente corpo del Preside, che la teneva stretta per la gola.
"Ghita." Rispose lui nello stesso modo "Per quale diavolo di motivo sei tornata?" Domandò infuriato.

Senza darle la possibilità di risponderle, serrò ancora di più la presa sulla sua gola, senza però soffocarla davvero. "Ti ho dato una scelta, sedici anni fa, e tu hai accettato, maledizione! Quindi perchè sei di nuovo qui?"

Ghita non provò neanche a ribellarsi.
Tra i due era sempre stata lei, la più debole nel corpo a corpo. Se avesse provato ad opporsi, avrebbe soltanto costretto il fratello a forzare la presa sulla sua gola, incentivandolo ad ucciderla sul serio.

L'ultima cosa che volevano entrambi.

Perchè, per quanto odio potesse ormai provare Elijah per lei da quando era diventata una hexenbiest - creatura magica nemica naturale dei Grimm -, la donna aveva comunque la certezza che suo fratello non sarebbe mai davvero riuscito ad ucciderla.

"Sono di nuovo qui perchè non riuscivo più a restare lontana dai miei figli."
Proclamò con voce soffocata, che convinse infatti l'uomo ad allentare la presa sul suo collo. "E anche perchè le cose sono profondamente cambiate. Per quanto tu possa disprezzare i miei poteri, Elijah, lo sai anche tu che le hexenbiest hanno sempre ragione. Che i risultati si vedano adesso o tra 200 anni, sta accadendo ciò che serve affinchè cambi tutto. E neanche tutti i Grimm del mondo potranno impedirlo."  

Con uno scatto, sentendo quelle parole, Elijah si rialzò in piedi per allontanarsi il più velocemente possibile da lei. "Sei soltanto un mostro." Proclamò gelido "Abbandona Durmsburg stanotte. O la prossima volta che le nostre strade si incroceranno non lascerò la presa sulla tua gola così facilmente."
"Hai detto la stessa cosa 16 anni fa, Elijah." Gli ricordò "Eppure sono ancora qui."


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Domanda della settimana: cosa vorrebbero fare i vostri OC dopo il diploma? (vi prego: ricordatevi che siamo nel 1800! per MP)

Ci vediamo al prossimo giro con Tremotino! ;) 


  
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