In peace, vigilance
«Giuro
che questa è l'ultima volta che torniamo a Denerim, lo
giuro!»
Val
sollevò un sopracciglio divertita. «Ti sei
dimenticato di abitarci?
«Uff...
Devo proprio?» Alistair sbuffò, lasciandosi cadere
sul letto perfettamente
intatto. Lo osservò per un momento, in colpa, poi
ammucchiò le coperte e fece
cenno alla moglie di raggiungerlo. «Vorrei viaggiare come te,
visitare posti
nuovi, città esotiche...»
«La
fai sembrare una vacanza, mentre io viaggio alla ricerca di uomini da
coscrivere ed eventuali Prole Oscura.»
«Esatto!
Come mi manca il Flagello... mi mancano perfino la strega e
l'assassino.»
Val
si distese sul letto accanto a lui, ammiccando maliziosamente.
«E l'Oblio?»
«Non
puoi neanche immaginarlo...»
«Le
Vie Profonde?»
«Il
sogno della mia vita...»
«Gli
Ogre?»
«Così
mi stuzzichi...»
Val
scoppiò in una risata che Alistair fermò presto
con un bacio. Rimasero sdraiati
vicini, le labbra unite, per molto tempo – mai quanto il
tempo che avevano
vissuti distanti.
«Non
mi piace fare il re» confessò infine il giovane
sovrano, sospirando. Val gli
accarezzò la chioma bionda. «E non mi piace
vederci così raramente. Sei la mia
regina, è assurdo vivere costantemente separati.»
«Sono
tua moglie, sono la regina e sono anche la comandante dei Custodi
Grigi: posso
essere tre cose insieme, ma non contemporaneamente. E purtroppo la
priorità è
la salvezza del tuo regno.»
«Che
andrà in rovina quando il sovrano morirà di
noia.»
«Oh,
non dire sciocchezze: troveranno facilmente qualcuno che ti
rimpiazzi!»
«Sei
crudele!» piagnucolò Alistair, battendo i pugni
sul suo petto. «Vorrei soltanto
passare più tempo con mia moglie... vederla più
spesso. Partire con lei in una
nuova avventura.»
«Ma
il tuo posto è qui.» Val si era improvvisamente
fatta seria. «C'è una grossa
parte di nobiltà che non ti accetta ancora come il re del
Ferelden, lasciare
Denerim a lungo e per questioni lontane dalla politica
indebolirà il tuo trono.
E io... io non posso lasciare la Prole Oscura. Anche in tempo di pace,
dobbiamo
restare vigili, affinché il pericolo non ci colga di nuovo
alla sprovvista. Mi
dispiace, Alistair.»
«"Nella
pace, vigileremo"» recitò suo marito. La
guardò negli occhi azzurri. «Era
scritto anche sul pugnale di Duncan. I Custodi Grigi rimangono fedeli a
vita...
ma ricorda che la nostra vita è breve. Non voglio sprecare
neanche un istante.»
~~~~~
Come
ogni sera, Roland varcò la soglia di casa con un sospiro di
sollievo: un altro
giorno era passato e finora niente di terribile era accaduto. Chiudersi
la
porta alle spalle era come tracciare un confine netto tra il suo senso
del
dovere e la sua vita privata, ogni giorno più breve; ovunque
si voltasse
appariva una nuova richiesta d'aiuto, una caverna da esplorare, un
conto da
saldare, e per questo doveva ringraziare la fama conquistata durante la
spedizione nelle Vie Profonde. Varric, ovviamente, aveva raccontato le
loro
avventure all'intera Kirkwall, romanzando buona parte della storia, e
ora chiunque
voleva avvalersi del talento e della spada di Roland Hawke. Il quale,
al
contrario, desiderava solo una lunga dormita.
Quando
rientrò nella villa degli Amell, quindi, respirò
come ogni sera il sapore della
libertà, la prospettiva di rispondere ad alcune lettere, la
speranza di
terminare il libro sul comodino. Però qualcosa lo fece
immediatamente mettere
in guardia, un particolare a cui non era abituato.
La
casa era vuota.
Capitava
che i servitori uscissero a fine giornata, qualora non desiderassero
passare la
notte nella tenuta degli Amell, era una scelta concordata e condivisa
fin
dall'inizio del loro lavoro; al contrario, Leandra non lasciava mai
l'abitazione dopo il tramonto, nemmeno se ne fosse andata della vita
del
fratello – soprattutto se
ci fosse
stato di mezzo lui. Il silenzio e il buio oppressero Roland, che
istintivamente
portò la mano alla spada, procedendo con cautela verso
l'unica stanza in cui si
intravedeva la fioca luce di una candela: la sua camera da letto.
Mosse
un passo dietro l'altro cercando di non fare rumore, nonostante la
pesante
armatura con cui era vestito, e non appena raggiunse la soglia
spiò oltre la
porta socchiusa. Ma non vide nessuno.
«Dobbiamo
allenare la tua furtività.»
Prima
di avere il tempo di riconoscere quella voce, Roland si era voltato
sguainando
la spada, pronto a colpire l'intruso; per sua fortuna, Isabela fu
più veloce di
lui.
«Ehi,
sono affezionata a questo taglio di capelli!»
«Isabela!»
Roland sussultò per la sorpresa, maledicendo la pirata per
la sua stupidità.
«Come ti è saltato in mente di apparirmi alle
spalle?! Avrei potuto farti del
male!»
«Avrebbe
dato un po' di pepe alla nostra relazione, dolcezza.»
Non
demorse. «Come sei entrata? Dove sono tutti? Dov'è
mia madre?»
«Una
cosa alla volta, per favore. Anche se la risposta è una
sola: ho chiesto un
favore a Leandra. Avevo bisogno di avere la casa... tutta per
noi.»
«Cos'avevi
intenzione di fare?»
Isabella
rise. «Rilassa quelle spalle, Hawke, non ho un gruppo di
eretici nascosti
dietro la schiena!»
Roland
cominciò a sentirsi parecchio sciocco. Ripose la spada e
iniziò a togliersi
l'armatura, cercando di dimostrare a Isabela di non sentirsi
più in pericolo.
«Volevo
farti una sorpresa» continuò la donna,
avvinghiando la sua schiena. Le lunga
dita affusolate percorsero l'addome di Roland, aiutandolo a svestirsi.
«Non
passiamo molto tempo soli, quindi ho ideato un piano per la
serata...»
«Un
piano che ha a che vedere con quel problema di cui non mi vuoi
parlare?»
«Non
fare il guastafeste, Hawke. Rimandiamolo a domani. Stasera ti voglio
tutto per
me... in vista di uno scopo puramente materiale.»
«Giusto:
l'affascinante Isabela non si lascia mai trasportare dai
sentimenti.»
«Non
deridermi. Converrai anche tu che questo tipo di relazione si addice a
entrambi.»
Roland
sospirò: avrebbe voluto continuare a discutere, ma le dita
di Isabela stavano
raggiungendo dei punti che gli impedivano di ragionare lucidamente.
«Domani
ci occuperemo di tutte le questioni che vorrai»
continuò la pirata, baciandogli
il lobo dell'orecchio destro. «Stanotte godiamoci la
pace...»
~~~~~
«Hai
visto mio fratello?»
Eliana
sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo, l'ennesimo
emozionante
capitolo di Duri nella Città
Superiore,
e tornando alla realtà incontrò l'espressione
furente di Mia Rutherford. Il suo
volto angelico, pallido e incorniciato da una massa di riccioli biondi
non era
fatto per la rabbia o per l'odio, ma i comportamenti del fratello
maggiore di
Mia erano in grado di disturbare la donna al punto da oscurare
l'apparente aura
di santità che la circondava. A Eliana non piaceva essere
nei paraggi quando
Mia era indignata. Ancora meno se Cullen non era nelle strette
vicinanze,
pronto a prendersi tutta la responsabilità delle sue colpe.
«Io...
ehm... credo stesse pescando con Ethan...»
«Ethan
è a casa. Seduto a tavola. Esattamente dove dovrebbe
essere anche Cullen!»
Con
uno scatto Eliana fu in piedi, il libro chiuso tra le mani.
«Corro a cercarlo.
Scusaci, Mia, non ti faremo aspettare ancora.»
«Lo
spero. Perché oggi è il mio
compleanno, e se Cullen non si decide io...»
Scappò
prima che Mia potesse ultimare la frase. Seguendo un'improvvisa
intuizione,
corse nella direzione delle stalle. Non dovette cercare a lungo: Cullen
aveva
appoggiato la schiena su un covone di fieno, poco interessato al vento
che gli
scompigliava i capelli, e teneva tesa tra le mani una lettera; la sua
espressione era cupa.
«Va
tutto bene?»
Anche
lui si riscosse dalla lettura come se fosse entrato in un mondo tutto
suo.
Annuì brevemente e nascose la pergamena.
«Josephine» si limitò a dire.
«È
successo qualcosa di grave?»
«No...
non proprio. È il Ferelden. Pare che alcuni nobili non siano
proprio contenti
di avere le truppe dell'Inquisizione nelle loro terre... come se si
fossero
dimenticati in fretta il motivo per cui sono lì!»
Era
facile fare infervorare Cullen: bastava prendere di mira
l'Inquisizione, in
particolare modo gli uomini sotto il suo comando, e l'ex templare
dimenticava
in un lampo il luogo e il tempo in cui si trovava e fremeva dal
desiderio di
correre sul campo a combattere qualche nemico. Il problema, dopo la
disfatta di
Corypheus, era che "il nemico" ora era rappresentato da un gruppo di
nobili orlesiani o fereldiani che non approvavano le azioni
dell'Inquisizione. Affrontarli
con la spada in mano era sconsigliabile.
«È
il compleanno di Mia» tagliò corto Eliana, sapendo
che continuare a parlare
delle informazioni di Josephine avrebbe potuto portare a una
discussione lunga
e faticosa – perché fare desistere Cullen
dall'armare i suoi uomini era
difficile e solo una via d'uscita diplomatica avrebbe avuto successo.
Una via
che, senza Josie e Leliana, era difficile da ideare in poco tempo.
Come
previsto, Cullen rimase a bocca aperta. «Mia... l'avevo
dimenticato» realizzò
mestamente. «Mi ucciderà.»
«Non
se corriamo subito in casa e ci lasciamo l'Inquisizione alle spalle per
un paio
d'ore.»
«Sei
l'Inquisitore, non dovresti parlare così.»
«Ma
siamo venuti qua per passare un po' di tempo con la tua famiglia, e ora
non
possiamo pensare al Ferelden. Non oggi.» Eliana
afferrò le mani dell'uomo,
godendo del calore che le trasmisero.
«Lo
so, ma... non dovremmo mai smettere di vigilare. Nemmeno nei giorni di
pace. Il
pericolo potrebbe essere nascosto ovunque, e con le pressioni della
corte
orlesiana e del Ferelden...»
«Non
è concessa anche a noi un po' di pace?»
Cullen
sospirò e rimase in silenzio, ma alla fine
strinse più forte le mani di Eliana. «Suppongo che
un paio d'ore non possano
fare male» ammise infine, baciandole teneramente la fronte.
Buonasera, cari lettori, sono lieta di avervi presentato il secondo capitolo - un po' più sbarazzino e rilassante del precedente... e del successivo. Perché il titolo dell'ultimo capitolo si può facilmente intuire.
Prima di tutto ringrazio chi ha aperto questa storia, perché significa che almeno per un secondo ha nutrito interesse; ringrazio chi ha messo un "mi piace", chi ha letto per intero il primo capitolo, chi ha deciso di seguirla; ringrazio ancor di più coloro che hanno lasciato una recensione, perché con quel gesto mi hanno fatto capire che non è stato un così grosso azzardo ritornare su EFP con un nuovo fandom.
Per quanto riguarda le note vere e proprie, passiamo ai singoli episodi.
Prima scena: ambientata dopo DAO: Awakening, una piccola flash fluff tra il Re del Ferelden e la Comandante dei Custodi - nonché regina del Ferelden.
Seconda scena: ambientata tra il primo e il secondo capitolo di DA2, preludio a una nottata piccante tra Roland Hawke e la seducente e imprevedibile Isabela. Ho usato il termine "la pirata", lo so; mi dispiace, non riesco a digerire "la piratessa" o "la donna pirata": voglio dire, quel "donna" sembra aggiungere che si tratti di un mestiere per soli uomini, e Isabela ne vale decine, di uomini pirata.
Terza scena: ambientata tra il finale di DAI e DAI: Trepasser, narra della prima vacanza di Cullen dopo la sconfitta di Corypheus. L'uomo si reca con l'Inquisitore, sua compagna, dalla sorella Mia per qualche giorno, ma non riesce proprio a rilassarsi. Come accennavo nel primo capitolo, non ricordo se l'Inquisitore (in caso di romance con Cullen) incontri Mia prima dei fatti di Trepasser o dopo, così ho scelto la via più facile (per me).
Grazie mille della lettura e dell'attenzione, e se conoscete altre mie storie state tranquilli: non ho perso il mio toco angst. Non è al massimo, ma con Dragon Age non si sbaglia mai. Attenti al prossimo capitolo.
Custode Medusa