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Autore: MedusaNoir    30/01/2018    1 recensioni
Tre slice of life dei tre protagonisti della mia avventura di "Dragon Age", capitoli ispirati al motto dei Custodi Grigi.
DAO: Val Cousland, umana nobile.
DA2: Roland Hawke, guerriero.
DAI: Eliana Lavellan, elfa maga.
Sono presenti spoiler importanti di DAO, DA2 e soprattutto DAI e DAI: Trepasser/Intruso.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Cullen, Custode, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In peace, vigilance


«Giuro che questa è l'ultima volta che torniamo a Denerim, lo giuro!»

Val sollevò un sopracciglio divertita. «Ti sei dimenticato di abitarci?

«Uff... Devo proprio?» Alistair sbuffò, lasciandosi cadere sul letto perfettamente intatto. Lo osservò per un momento, in colpa, poi ammucchiò le coperte e fece cenno alla moglie di raggiungerlo. «Vorrei viaggiare come te, visitare posti nuovi, città esotiche...»

«La fai sembrare una vacanza, mentre io viaggio alla ricerca di uomini da coscrivere ed eventuali Prole Oscura.»

«Esatto! Come mi manca il Flagello... mi mancano perfino la strega e l'assassino.»

Val si distese sul letto accanto a lui, ammiccando maliziosamente. «E l'Oblio?»

«Non puoi neanche immaginarlo...»

«Le Vie Profonde?»

«Il sogno della mia vita...»

«Gli Ogre?»

«Così mi stuzzichi...»

Val scoppiò in una risata che Alistair fermò presto con un bacio. Rimasero sdraiati vicini, le labbra unite, per molto tempo – mai quanto il tempo che avevano vissuti distanti.

«Non mi piace fare il re» confessò infine il giovane sovrano, sospirando. Val gli accarezzò la chioma bionda. «E non mi piace vederci così raramente. Sei la mia regina, è assurdo vivere costantemente separati.»

«Sono tua moglie, sono la regina e sono anche la comandante dei Custodi Grigi: posso essere tre cose insieme, ma non contemporaneamente. E purtroppo la priorità è la salvezza del tuo regno.»

«Che andrà in rovina quando il sovrano morirà di noia.»

«Oh, non dire sciocchezze: troveranno facilmente qualcuno che ti rimpiazzi!»

«Sei crudele!» piagnucolò Alistair, battendo i pugni sul suo petto. «Vorrei soltanto passare più tempo con mia moglie... vederla più spesso. Partire con lei in una nuova avventura.»

«Ma il tuo posto è qui.» Val si era improvvisamente fatta seria. «C'è una grossa parte di nobiltà che non ti accetta ancora come il re del Ferelden, lasciare Denerim a lungo e per questioni lontane dalla politica indebolirà il tuo trono. E io... io non posso lasciare la Prole Oscura. Anche in tempo di pace, dobbiamo restare vigili, affinché il pericolo non ci colga di nuovo alla sprovvista. Mi dispiace, Alistair.»

«"Nella pace, vigileremo"» recitò suo marito. La guardò negli occhi azzurri. «Era scritto anche sul pugnale di Duncan. I Custodi Grigi rimangono fedeli a vita... ma ricorda che la nostra vita è breve. Non voglio sprecare neanche un istante.»

 

~~~~~

 

Come ogni sera, Roland varcò la soglia di casa con un sospiro di sollievo: un altro giorno era passato e finora niente di terribile era accaduto. Chiudersi la porta alle spalle era come tracciare un confine netto tra il suo senso del dovere e la sua vita privata, ogni giorno più breve; ovunque si voltasse appariva una nuova richiesta d'aiuto, una caverna da esplorare, un conto da saldare, e per questo doveva ringraziare la fama conquistata durante la spedizione nelle Vie Profonde. Varric, ovviamente, aveva raccontato le loro avventure all'intera Kirkwall, romanzando buona parte della storia, e ora chiunque voleva avvalersi del talento e della spada di Roland Hawke. Il quale, al contrario, desiderava solo una lunga dormita.

Quando rientrò nella villa degli Amell, quindi, respirò come ogni sera il sapore della libertà, la prospettiva di rispondere ad alcune lettere, la speranza di terminare il libro sul comodino. Però qualcosa lo fece immediatamente mettere in guardia, un particolare a cui non era abituato.

La casa era vuota.

Capitava che i servitori uscissero a fine giornata, qualora non desiderassero passare la notte nella tenuta degli Amell, era una scelta concordata e condivisa fin dall'inizio del loro lavoro; al contrario, Leandra non lasciava mai l'abitazione dopo il tramonto, nemmeno se ne fosse andata della vita del fratello – soprattutto se ci fosse stato di mezzo lui. Il silenzio e il buio oppressero Roland, che istintivamente portò la mano alla spada, procedendo con cautela verso l'unica stanza in cui si intravedeva la fioca luce di una candela: la sua camera da letto.

Mosse un passo dietro l'altro cercando di non fare rumore, nonostante la pesante armatura con cui era vestito, e non appena raggiunse la soglia spiò oltre la porta socchiusa. Ma non vide nessuno.

«Dobbiamo allenare la tua furtività.»

Prima di avere il tempo di riconoscere quella voce, Roland si era voltato sguainando la spada, pronto a colpire l'intruso; per sua fortuna, Isabela fu più veloce di lui.

«Ehi, sono affezionata a questo taglio di capelli!»

«Isabela!» Roland sussultò per la sorpresa, maledicendo la pirata per la sua stupidità. «Come ti è saltato in mente di apparirmi alle spalle?! Avrei potuto farti del male!»

«Avrebbe dato un po' di pepe alla nostra relazione, dolcezza.»

Non demorse. «Come sei entrata? Dove sono tutti? Dov'è mia madre?»

«Una cosa alla volta, per favore. Anche se la risposta è una sola: ho chiesto un favore a Leandra. Avevo bisogno di avere la casa... tutta per noi.»

«Cos'avevi intenzione di fare?»

Isabella rise. «Rilassa quelle spalle, Hawke, non ho un gruppo di eretici nascosti dietro la schiena!»

Roland cominciò a sentirsi parecchio sciocco. Ripose la spada e iniziò a togliersi l'armatura, cercando di dimostrare a Isabela di non sentirsi più in pericolo.

«Volevo farti una sorpresa» continuò la donna, avvinghiando la sua schiena. Le lunga dita affusolate percorsero l'addome di Roland, aiutandolo a svestirsi. «Non passiamo molto tempo soli, quindi ho ideato un piano per la serata...»

«Un piano che ha a che vedere con quel problema di cui non mi vuoi parlare?»

«Non fare il guastafeste, Hawke. Rimandiamolo a domani. Stasera ti voglio tutto per me... in vista di uno scopo puramente materiale.»

«Giusto: l'affascinante Isabela non si lascia mai trasportare dai sentimenti.»

«Non deridermi. Converrai anche tu che questo tipo di relazione si addice a entrambi.»

Roland sospirò: avrebbe voluto continuare a discutere, ma le dita di Isabela stavano raggiungendo dei punti che gli impedivano di ragionare lucidamente.

«Domani ci occuperemo di tutte le questioni che vorrai» continuò la pirata, baciandogli il lobo dell'orecchio destro. «Stanotte godiamoci la pace...»

 

~~~~~

 

«Hai visto mio fratello?»

Eliana sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo, l'ennesimo emozionante capitolo di Duri nella Città Superiore, e tornando alla realtà incontrò l'espressione furente di Mia Rutherford. Il suo volto angelico, pallido e incorniciato da una massa di riccioli biondi non era fatto per la rabbia o per l'odio, ma i comportamenti del fratello maggiore di Mia erano in grado di disturbare la donna al punto da oscurare l'apparente aura di santità che la circondava. A Eliana non piaceva essere nei paraggi quando Mia era indignata. Ancora meno se Cullen non era nelle strette vicinanze, pronto a prendersi tutta la responsabilità delle sue colpe.

«Io... ehm... credo stesse pescando con Ethan...»

«Ethan è a casa. Seduto a tavola. Esattamente dove dovrebbe essere anche Cullen!»

Con uno scatto Eliana fu in piedi, il libro chiuso tra le mani. «Corro a cercarlo. Scusaci, Mia, non ti faremo aspettare ancora.»

«Lo spero. Perché oggi è il mio compleanno, e se Cullen non si decide io...»

Scappò prima che Mia potesse ultimare la frase. Seguendo un'improvvisa intuizione, corse nella direzione delle stalle. Non dovette cercare a lungo: Cullen aveva appoggiato la schiena su un covone di fieno, poco interessato al vento che gli scompigliava i capelli, e teneva tesa tra le mani una lettera; la sua espressione era cupa.

«Va tutto bene?»

Anche lui si riscosse dalla lettura come se fosse entrato in un mondo tutto suo. Annuì brevemente e nascose la pergamena. «Josephine» si limitò a dire.

«È successo qualcosa di grave?»

«No... non proprio. È il Ferelden. Pare che alcuni nobili non siano proprio contenti di avere le truppe dell'Inquisizione nelle loro terre... come se si fossero dimenticati in fretta il motivo per cui sono lì!»

Era facile fare infervorare Cullen: bastava prendere di mira l'Inquisizione, in particolare modo gli uomini sotto il suo comando, e l'ex templare dimenticava in un lampo il luogo e il tempo in cui si trovava e fremeva dal desiderio di correre sul campo a combattere qualche nemico. Il problema, dopo la disfatta di Corypheus, era che "il nemico" ora era rappresentato da un gruppo di nobili orlesiani o fereldiani che non approvavano le azioni dell'Inquisizione. Affrontarli con la spada in mano era sconsigliabile.

«È il compleanno di Mia» tagliò corto Eliana, sapendo che continuare a parlare delle informazioni di Josephine avrebbe potuto portare a una discussione lunga e faticosa – perché fare desistere Cullen dall'armare i suoi uomini era difficile e solo una via d'uscita diplomatica avrebbe avuto successo. Una via che, senza Josie e Leliana, era difficile da ideare in poco tempo.

Come previsto, Cullen rimase a bocca aperta. «Mia... l'avevo dimenticato» realizzò mestamente. «Mi ucciderà.»

«Non se corriamo subito in casa e ci lasciamo l'Inquisizione alle spalle per un paio d'ore.»

«Sei l'Inquisitore, non dovresti parlare così.»

«Ma siamo venuti qua per passare un po' di tempo con la tua famiglia, e ora non possiamo pensare al Ferelden. Non oggi.» Eliana afferrò le mani dell'uomo, godendo del calore che le trasmisero.

«Lo so, ma... non dovremmo mai smettere di vigilare. Nemmeno nei giorni di pace. Il pericolo potrebbe essere nascosto ovunque, e con le pressioni della corte orlesiana e del Ferelden...»

«Non è concessa anche a noi un po' di pace?»

Cullen sospirò e rimase in silenzio, ma alla fine strinse più forte le mani di Eliana. «Suppongo che un paio d'ore non possano fare male» ammise infine, baciandole teneramente la fronte.



Buonasera, cari lettori, sono lieta di avervi presentato il secondo capitolo - un po' più sbarazzino e rilassante del precedente... e del successivo. Perché il titolo dell'ultimo capitolo si può facilmente intuire.
Prima di tutto ringrazio chi ha aperto questa storia, perché significa che almeno per un secondo ha nutrito interesse; ringrazio chi ha messo un "mi piace", chi ha letto per intero il primo capitolo, chi ha deciso di seguirla; ringrazio ancor di più coloro che hanno lasciato una recensione, perché con quel gesto mi hanno fatto capire che non è stato un così grosso azzardo ritornare su EFP con un nuovo fandom.

Per quanto riguarda le note vere e proprie, passiamo ai singoli episodi.
Prima scena: ambientata dopo DAO: Awakening, una piccola flash fluff tra il Re del Ferelden e la Comandante dei Custodi - nonché regina del Ferelden.
Seconda scena: ambientata tra il primo e il secondo capitolo di DA2, preludio a una nottata piccante tra Roland Hawke e la seducente e imprevedibile Isabela. Ho usato il termine "la pirata", lo so; mi dispiace, non riesco a digerire "la piratessa" o "la donna pirata": voglio dire, quel "donna" sembra aggiungere che si tratti di un mestiere per soli uomini, e Isabela ne vale decine, di uomini pirata.
Terza scena: ambientata tra il finale di DAI e DAI: Trepasser, narra della prima vacanza di Cullen dopo la sconfitta di Corypheus. L'uomo si reca con l'Inquisitore, sua compagna, dalla sorella Mia per qualche giorno, ma non riesce proprio a rilassarsi. Come accennavo nel primo capitolo, non ricordo se l'Inquisitore (in caso di romance con Cullen) incontri Mia prima dei fatti di Trepasser o dopo, così ho scelto la via più facile (per me).

Grazie mille della lettura e dell'attenzione, e se conoscete altre mie storie state tranquilli: non ho perso il mio toco angst. Non è al massimo, ma con Dragon Age non si sbaglia mai. Attenti al prossimo capitolo.

Custode Medusa
   
 
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