Serie TV > Supergirl
Segui la storia  |       
Autore: Ghen    11/02/2018    12 recensioni
Dopo anni dal divorzio, finalmente Eliza Danvers ha accanto a sé una persona che la rende felice e inizia a conviverci. Sorprese e disorientate, Alex e Kara tornano a casa per conoscere le persone coinvolte. Tutto si è svolto molto in fretta e si sforzano perché la cosa possa funzionare, ma Kara Danvers non aveva i fatti i conti con Lena Luthor, la sua nuova... sorella.
~
Non solo quello che sembra! AU (no poteri/alieni) con il susseguirsi di personaggi rielaborati e crossover, 'Our home' è commedia, romanticismo e investigazione seguendo l'ombra lasciata da un passato complicato e travagliato, che porterà le due protagoniste di fronte a verità omesse e persone pericolose.
'Our home' è di nuovo in pausa. Lo so, la scrittura di questa fan fiction è molto altalenante. Ci tengo molto a questa storia e ultimamente non mi sembra di riuscire a scriverla al meglio, quindi piuttosto che scrivere capitoli compitino, voglio prendermi il tempo per riuscire a metterci di nuovo un'anima. Alla prossima!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ours'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1. Casa dolce casa, famiglia dolce famiglia


Lillian Luthor l'aveva bloccata davanti alla porta di casa come avesse paura potesse sfuggirle e l'aveva stretta in un abbraccio strano, pensava Kara, poiché sembrava massiccio, ma al contempo era decisamente freddo. D'altronde, di lei sapeva che era il capo della Luthor Corp dove lavorava sua madre come scienziata, che lei stessa operava al suo fianco, ma che era una donna ricca abituata allo sfarzo e forse non proprio avvezza ad abbracciare la gente. Non per niente, sua figlia Lena sembrava essere cresciuta in modo totalmente diverso da lei e sua sorella.
«Sono felice di conoscerti, finalmente», si allontanò da lei solo il tanto di giusto di guardarla bene in viso che, nel frattempo, doveva essere diventato paonazzo. «Mi chiamo Lillian, ma puoi chiamarmi mamma, se lo preferisci, Kara», disse con voce ferma e intimidatoria. Kara non rispose e si allontanò, mentre Alex dietro di loro tratteneva una risata. «Beh, immagino sia ancora presto», sorrise la donna. Lena Luthor, non molto distante, ancora valigetta alla mano, aveva debolmente scosso la testa.
«Sono anch'io felice di conoscerla», rispose Kara d'un fiato.
Alex la guardò, Lena rise con garbo ed Eliza scoppiò in una fragorosa risata, intanto che Lillian spalancava gli occhi come colta di sorpresa.
«Kara, non c'è bisogno di darle del lei», le disse sua madre, per poi sorriderle dolcemente, carezzandole un braccio.
Capì di aver appena fatto una pessima figura. Lena Luthor stava ridendo di lei e Lillian Luthor doveva averla presa per un'imbecille. Non poteva esserci inizio migliore.
Quella donna. Quella donna dall'aspetto sospetto che voleva essere sua madre ora si burlava di lei. In un certo senso, somigliava a sua figlia: entrambe avevano un aspetto freddo e distante ma, al contrario di Lena, lei sorrideva in un modo quasi forzato, come se non fosse sincera. Doveva essere la sua impressione.
Sua madre le disse che avrebbe dovuto dividere la sua stanza con Lena perché l'unica abbastanza grande. C'erano due letti singoli, quando erano piccole lei e Alex quella era la stanza di entrambe e solo successivamente, una volta diventata più grande, Alex volle trasferirsi nella camera piccola che sua madre prima usava come studio. Kara salì le scale di casa in fretta, a memoria. Subito a sinistra c'era la stanza di Alex e poi la sua. L'aprì e Lena Luthor la seguì a ruota, con la valigetta ancora in mano.
L'idea di dividere la stanza con lei le faceva venire il mal di pancia: non sapeva nemmeno di che parlare con quella ragazza. Erano due complete estranee che neppure si piacevano.
«Okay, quello è il mio letto. Questo era di Alex, lo userai tu», disse poggiando una mano sul materasso del primo lettino, senza guardarla, camminando subito verso la finestra, dove c'era il suo. Lena Luthor si guardò attorno; la bocca chiusa. Da come ne aveva parlato Eliza Danvers, aveva immaginato quella stanza più grande di come era in realtà. Le pareti erano di un rosa pastello, c'erano piccoli quadretti con fiori e alberi, in altri il cielo; la scrivania color panna era vicina alla finestra, dal lato opposto c'era il suo letto. Era tutto così ordinato. Oh, entrambi i letti avevano delle trapunte con un buffo coniglio bianco disegnato sopra. Lena ci passò una mano, sembrava morbido, così ci appoggiò la valigetta. Poi c'era un cestino vuoto accanto alla porta, vicino al letto in cui avrebbe dormito lei, e all'altra parte del muro l'armadio a muro a tre ante, anche quello color panna. Guardandolo meglio, scorgeva alcuni aloni lasciati probabilmente da colla, da chissà quale adesivo. L'aria era profumata, non c'era polvere, era tutto perfetto. Considerando che le due figlie di Eliza Danvers non venivano a casa da mesi, Lena immaginò che fosse la donna a tenerla in perfetto stato. Forse in attesa che loro andassero a trovarla, pensò. O magari l'aveva sistemata il giorno prima proprio in vista del loro arrivo. Guardando Kara Danvers, notò che sembrava perfettamente a suo agio, dunque la camera non doveva essere cambiata dall'ultima volta in cui si era ritrovata al suo interno: aveva anche lei appoggiato il suo trolley sul letto e aveva iniziato a togliere dei vestiti, piegandoli. Lei sembrava parte dell'arredamento: in ordine e color pastello; forse perfino profumata.
Aprì la sua valigetta con un tic. L'altra ragazza si girò a osservarla, distratta dal rumore. Lena la vide con la coda dell'occhio farle una buffa smorfia con la bocca. Sorrise, scuotendo la testa.
«Sai, potevi farmi male», le disse a un certo punto, interrompendo quel pesante silenzio.
«Cosa?».
«Sul treno, prima di scendere», specificò, corrugando la fronte, «Stavo per cadere».
«Ah», Lena abbozzò una risata, girandosi verso di lei, con una mano su un fianco. «Credimi, se avessi voluto farti male, te ne saresti accorta». Kara restò a bocca aperta e, intanto che pensava a cosa dire, lei si era già rivoltata verso di lei, indicando degli indumenti piegati all'interno della valigetta. «Ti dispiace? Dovrei cambiarmi».
Kara lasciò le sue cose sul letto e uscì in fretta, chiudendo la porta. Era stata costretta a lasciare la sua stessa stanza. Non succedeva da quando Alex quindicenne aveva in mente di provare ad appartarsi con dei ragazzi. Per fortuna in quel caso non durava a lungo; Lena Luthor invece… la sentiva fischiettare? Stava davvero fischiettando mentre lei aspettava fuori dalla porta che si cambiasse? Aveva come la sensazione che non sarebbe uscita presto. Kara sbuffò, allontanandosi e scendendo le scale.
Lena si sedette sul letto, tastando con le dita quanto il copriletto fosse soffice. Ne era quasi stupita. Continuando a fischiettare, si guardò di nuovo attorno immaginando Kara e Alex Danvers in quella stanza, a come doveva essere il loro rapporto tra sorelle e come avevano vissuto in quella camera, studiando in quella scrivania davvero piccola in confronto a quella che aveva lei, gettando i rifiuti in quel cestino per la carta, aprendo l'armadio per scegliere cosa indossare per andare a scuola. Si alzò e aprì l'armadio, studiandolo attentamente.

«Dalle una possibilità», le disse Alex, appoggiandosi al bancone della cucina. «Dobbiamo darla a lei e a sua madre. Magari non la chiameremo mai mamma», rise, «ma potrebbe non essere tanto male. Guardala: ne sembra davvero innamorata». Con lo sguardo, indicò Eliza nel salone accanto, dove lei e Lillian Luthor, vicine, controllavano i vasi dei fiori e parlavano. Ridevano e sembravano entrambe a loro agio, pensò Kara. Forse dopotutto la cosa avrebbe potuto funzionare.

Sbuffò ancora, mandando giù un boccone della sua minestra, guardando Lena Luthor in cagnesco, davanti a lei.
La prima cena in famiglia che Eliza e Lillian speravano aprisse a tutte un dialogo per conoscersi si stava dimostrando fin da subito un vero fallimento. Le due donne provavano a sorridere a se stesse e alle figlie, Alex ricambiava, Lena mangiava senza guardare nessuno con aria di superiorità e Kara grugniva. La si sentiva brontolare fin dalla parte opposta del tavolo.
«Kara, tesoro… non è successo niente», tentò di dirle di nuovo Eliza, sorridendo a lei e poi a Lillian, che aveva allungato una mano solo per raggiungere la sua e così darle conforto.
«Niente? Mi ha buttato giù mezzo armadio per farci stare i suoi vestiti», gracidò, guardando subito Lena: lei continuava a mangiare la sua minestra con calma e educazione, senza scomporsi.
«Ti ha sistemato tutto sul letto, no?», rispose sua madre.
«Mezzo armadio!», ribadì, spalancando gli occhi e indicando la ragazza, incredula dal fatto che nessuno a parte lei capisse la gravità della cosa. «Quanta roba vuoi che ci sia stata in quella valigetta? Le serviva davvero mezzo armadio?».
«Kara, Lena non è abituata…».
«È così», confermò Lillian Luthor, prendendo parola per la prima volta, «Lena non è abituata a questi spazi…», guardò la figlia con la coda dell'occhio, «Hai comunque mezzo armadio, no? Sono certa che riuscirete a trovare una soluzione, mia cara», sorrise a entrambe e poi a Eliza, che ricambiò.
Kara fulminò Lena con lo sguardo e l'altra finalmente la degnò di un'occhiata, accennando un sorriso prima di avvicinarsi il cucchiaio alle labbra.
Abituata o no, quella ragazza lo faceva apposta. Lo faceva apposta solo per darle fastidio, lo sapeva. Lo sapeva.
«Su, non siate timide», riprese parola Lillian. «Ci sarà pur qualcosa che vogliamo dirci in questa prima cena come una famiglia, vero? Alex?», la guardò e l'altra deglutì, cercando aiuto con lo sguardo a sua sorella e poi a sua madre.
«Ah… una cosa…», sorrise con nervosismo.
«Sì? Puoi dire qualsiasi cosa ti passi per la testa».
«Questa è… è una… insomma, questa situazione mi mette a disagio».
«Alex!», la richiamò immediatamente sua madre, ma Lillian scosse la testa, mantenendo un sorriso.
«Ha fatto bene. Alex ci ha detto cosa ne pensa, va bene. Proviamo a cambiare», guardò Lena, come illuminata. «Ah, Lena, sai che tu e Kara avete una cosa in comune?». Sua figlia si accigliò. «Siete state entrambe adottate».
Lena abbassò il suo cucchiaio, guardando Kara sorpresa e poi Eliza, accennando un sorriso. «Ah, quindi è Alex la tua figlia preferita, Eliza?».
La donna restò a bocca aperta mentre Lillian s'imbrunì di colpo. «Sai benissimo che non è vero! Io amo te e Lex allo stesso modo, Lena».
«Sai benissimo di mentire», ribatté, bevendo un sorso d'acqua. «Non dovremmo essere sincere durante la nostra prima cena come una famiglia?».
Lillian Luthor si zittì, irrigidendo le labbra, mentre Eliza le stringeva la mano più forte di prima. Alex e Kara si scambiarono uno sguardo, nascondendosi dietro al cibo più che potevano.
«Avevi ragione, Alex: è davvero una situazione che crea disagio», disse Lillian, dopodiché le invitò a lasciare la tavola, se desideravano farlo. Si alzarono tutte e tre, abbandonando i piatti in tavola. Normalmente Kara e Alex erano abituate ad aiutare la loro madre con le faccende, ma quella notte nonostante il pensiero di andare da lei sfiorò entrambe non osarono avvicinarsi, notando come Lillian Luthor le girasse sempre intorno. Videro le due aiutarono a vicenda, sparecchiando e dopo lavando i piatti. Non credevano che la seconda ne fosse capace, immaginando che avesse del personale a fare le cose per lei.
Lena si era sistemata in sala, seduta sul divano per guardare un film davanti alla televisione, da sola. Non aveva rivolto più la parola a nessuno.
Kara e Alex si chiesero se fosse vero ciò che aveva detto a cena. Ne parlarono un po' in camera di Kara, da sole. Alex l'aveva aiutata a sistemare il suo mezzo armadio sulla scrivania, in attesa l'indomani di sapere dove metterlo. Alex le offrì del posto nel suo armadio in camera sua; anche se era più piccolo, se stringevano ci poteva stare tutto quanto. Kara accettò solo in ricordo di ciò che aveva detto Lena a cena. Era decisa a fargliela pagare con la stessa moneta buttandole giù la sua metà dell'armadio, ma aveva avuto pena per lei.
«In fondo quella donna potrebbe benissimo essere malvagia, Alex», sussurrò alla sorella, ripiegando un pantalone e disponendolo su una pila. «Hai visto come ci guarda… e come guarda Eliza? Non mi stupirei se davvero volesse più bene a Lex, il figlio biologico. Non so in che modo ti ha abbracciato quando ti ha conosciuto, ma io ho avuto la sensazione di abbracciare un albero secco: quella donna non è abituata agli abbracci. Decisamente».
«Non mi fido di lei», rispose invece Alex, appoggiandosi alla scrivania e mettendo braccia a conserte. «Sai cosa ti dico? Chiederò a Maggie di fare ricerche sul suo conto. Se quella donna ha qualche scheletro nell'armadio, salterà fuori. E staremo tutte più tranquille».
Kara annuì con decisione.
Maggie Sawyer, la ragazza di Alex, era entrata a far parte del corpo di polizia da qualche mese; era ancora maldestra e il suo supervisore la trattava da ragazzina, ma aveva accesso agli archivi del distretto di National City e la posizione tornava assai utile.

Quando Kara cominciò a prendere sonno, quella notte, era già mezzanotte passata. Al campus era abituata ad andare a letto presto per via degli orari di allenamento con la squadra che la obbligavano ad alzarsi molto presto, così i suoi occhi si stavano chiudendo automaticamente appena udì la porta di camera sua aprirsi, nel buio, e restò ferma, fingendo già di dormire. Lena Luthor fece più piano possibile, i suoi passi si sentivano appena scricchiolare sul pavimento di legno; andava da una parte all'altra della stanza, si preparava per entrare sotto le coperte, e quando Kara non udì più alcun suono capì di aver fatto. Era sollevata che in fondo, dopo un inizio burrascoso, le cose stessero andando bene tra loro. Nessun dispetto con l'intento di svegliarla, nessun rumore molesto. Si stava lasciando abbandonare al sonno, rilassandosi, stiracchiando le dita dei piedi e sorridendo, fino a quando il rumore di una sigla e una voce chiara e alta in sottofondo non le fecero prendere un colpo, svegliandosi di soprassalto. Aprì gli occhi e fu investita dalla luce del telefono di Lena, acceso e chiassoso. Lei era sdraiata con il cellulare acceso tenuto tra le mani.
«Un documentario, Alex, quella guardava un documentario che si è protratto per ben due ore e ventisette minuti, e lo so bene, questo, Alex, perché non ho chiuso occhio», le raccontava la mattina dopo, in bagno. Appena aveva visto la sorella passare per il corridoio l'aveva presa e trascinata dentro contro la sua volontà mentre andava a fare colazione.
Alex la guardava trattenendo una smorfia dal sonno. «Hai un aspetto orribile…».
Kara vedeva le sue occhiaie a un metro e mezzo dallo specchio del bagno. «Appena cercavo di dormire, e credimi se ti dico che ci provavo, una musica altissima me lo impediva. Lo faceva apposta! Appena chiudevo gli occhi ripartiva la musica, lo faceva apposta, Alex, apposta. E sai cos'altro ha fatto?», parlava senza prendere fiato, agitando le mani, «Ha mangiato il mio yogurt».
«Il tuo yogurt?».
«Il mio yogurt, Alex, quello all'albicocca; Eliza lo sa che è il mio preferito eppure lo ha fatto mangiare a lei», piagnucolò.
Alex si prese un momento di pausa e la guardò con attenzione, dalla testa spettinata ai piedi scalzi, per ritornare di nuovo sulle sue occhiaie. «Vedrai, troveremo una soluzione», le poggiò le mani sulle spalle e poi uscì dal bagno, trascinandosi stancamente con le ciabatte. «Prima lavati la faccia, o il nemico capirà di star vincendo facile».
Nemico. Kara si affacciò allo specchio del bagno e si guardò con attenzione, rimuginando su quella parola. Ci rimuginò a lungo anche nei due giorni successivi, in particolar modo quando Lena si chiudeva nell'unico bagno di casa, escludendo quello della camera padronale, per più di mezzora, quando sempre lei vedeva il suo documentario al cellulare prima di dormire, quando faceva fuori tutti i suoi yogurt all'albicocca e, non contenta, apriva le confezioni del gelato a due gusti e ne mangiava uno solo, obbligando loro a mangiarsi l'unico rimasto. A volte si chiudeva nella loro camera in comune e, per quanto Kara bussasse per entrare, lei non rispondeva perché lavorava con il suo laptop. Quando finalmente usciva neppure la guardava e camminava a naso in su con fare superiore.
E se Lena Luthor non faceva che complicare le cose, Lillian Luthor cominciava seriamente a innervosire lei e Alex. Sì, vedere la loro madre così solare mentre lei e Lillian si abbracciavano sul divano per guardare la televisione era una scena che riusciva sempre a far sciogliere il cuore di entrambe, ma il viso di quella donna, sempre così tirato e innaturale, rovinava il bel momento. Intanto, ogni occasione era buona per coglierle con inviti a fare qualcosa con lei oppure in famiglia.
«Alex». Una mattina spalancò la porta del bagno che lei aveva lasciato socchiusa mentre si lavava i denti, sorridendole. «Che ne diresti se ci facessimo una bella chiacchierata madre-figlia questo pomeriggio, ti va bene?».
Non le rispose, con la bocca che colava dentifricio.
Oppure sorprendendo Kara in momenti casuali della giornata.
Guardava il frigorifero svogliata scoprendo che Lena aveva fatto scomparire anche l'ultimo yogurt. Chiuse lo sportello e si ritrovò Lillian Luthor davanti a lei, facendola sobbalzare dallo spavento. «Kara. Che ne pensi se, questa sera, ci guardassimo un film tutte insieme in salone? Potresti sceglierlo tu, va bene?».
Alex parlava al cellulare e Lillian Luthor si era palesata davanti a lei, in cortile, con le mani l'una sull'altra e non mancò di guardarla finché non terminò la sua chiamata con Maggie. «Lillian…?».
«Alex, cara, mi chiedevo se ci fosse qualcosa che potessimo fare per avvicinare la famiglia. Sai, ho come la sensazione che le cose tra Kara e Lena non stiano andando troppo bene e vorrei unirle, ma non so… Tu hai qualche idea? Cosa piacerebbe fare a Kara? La serata film non è andata molto bene…».
Kara aveva scelto un film d'amore e Lena non aveva fatto altro che sbadigliare rumorosamente dai primi dieci minuti. Per dispetto, Kara che era al suo fianco, le aveva sfilato dalla schiena uno dei suoi cuscini preferiti, così Lena aveva cercato di riprenderselo, e a metà film la situazione era degenerata tanto che Eliza aveva confiscato tutti i cuscini quando avevano iniziato a darseli addosso, ma piano, fingendo di non farlo.
«Ti è caduto il cuscino».
«Sicura? Mi era parso fosse caduto a te, non vorrei restassi senza».
Alex trattenne una risata al ricordo, guardando il viso di Lillian seriamente colpito dalla situazione. «Emh… non lo so… Kara in realtà è una persona molto semplice, potrebbe prendere più in simpatia Lena se, ad esempio, le lasciasse anche solo il suo yog-».
«Cosa ne pensi di un gioco tutte insieme?», la interruppe e Alex si zittì. «Sì, un gioco da tavola potrebbe spingere tutte a conoscerci meglio». Se ne andò, lasciandola perplessa.
E così quella sarebbe presto entrata nei ricordi della famiglia Danvers, o Danvers-Luthor, come la peggior giocata a Monopoly da quando la scatola del gioco entrò in quella casa. Kara non era mai stata una cima nei giochi di società, specie in quello specifico gioco, ma soprattutto in quella specifica sera, scoprì: Lena Luthor riuscì ad acquistare il 75% delle proprietà sul tabellone in meno di quindici minuti di gioco, spillandole fino all'ultimo centesimo, notando con quanta goduria amava dirle di doverle dei soldi.
«Presto finirai per dormire sotto ai ponti, Kara», rise Lillian Luthor, contagiando anche Eliza. Facile per lei parlare, essendo seconda. Alex non ci provò, fulminata da una sola occhiataccia.
«Se non finirò per comprare anche quelli», sottolineò Lena a bassa voce.
Eliza e Lillian erano troppo prese tra loro per sentirla, ma Kara non si lasciò sfuggire quel sussurro e lo stesso Alex, che tentò di fermare la sorella con uno sguardo, inutilmente. «Beh, forse non riuscirai a farlo: dicono che faccia malissimo al cervello guardare il cellulare prima di dormire».
Lena la degnò appena di mezza occhiata prima di riprendere con accuratezza a sistemare le file delle sue banconote sul tavolo. «Guardare le ultime scoperte nel campo della biotecnologia mi aiuta a conciliare il sonno. Durante la notte, mentre dormiamo, la mente umana continua a lavorare su quanto abbiamo appreso quando eravamo coscienti. Non mi sorprende che tu non lo capisca, dopotutto io sono solo una ricca sfondata che pensa di essere migliore di voi perché ho dato gli esami di due anni in uno».
«Scusa?». Kara impallidì, deglutendo: le stava davvero rivoltando contro la sua discussione al telefono con Alex quando erano sul treno? La ricordava fin troppo bene, pensò.
«Kara, Lena scherzava, non prenderla così sul personale», la implorò Eliza. La sua voce era paziente, ma il suo sguardo raccontava una storia diversa.
Alex pensò di intervenire prima che la cosa degenerasse come con la serata film, con le pedine e le casette al posto dei cuscini. «Lena, Kara intendeva dire che i raggi dei telefoni- È solo che non riesce più a dormire e la cosa la rende nervosa».
«Lo avevo notato», battibeccò. «Immagino dovrà pazientare finché non diventerà un'abitudine e il suo corpo si adeguerà di conseguenza».
«Lena, potresti essere più gentile», rimarcò Lillian.
Lei sospirò, prendendo i dadi dal tabellone. «Potrei. Ma così è più divertente», si lasciò andare a un forzato sorriso. Lanciò i dadi. Stava per muovere la pedina quando Kara si alzò facendo cadere la sedia e infine gettando il tabellone e tutto il gioco a terra, raggiungendo a passo svelto camera sua.


***


Eliza non riusciva, per la prima volta da quando l'aveva adottata, a capire appieno il comportamento di sua figlia. Era sempre stata una bambina un po' aliena in tutto; con lei aveva dovuto ricominciare daccapo su parecchie cose ed era scesa a patti con altri per farla stare tranquilla e per renderla una Danvers a tutti gli effetti, adesso le sembrava quasi di dover fare il giro e di dover ricominciare daccapo un'altra volta, di dover tentare un approccio diverso. Di tutto si sarebbe aspettata meno che le due loro figlie, quelle che avevano più cose in comune, si sarebbero fatte i dispetti come due adolescenti.
«Forse dovrei chiedere ad Alex», si massaggiò la tempia nel dirlo, provata da quella situazione che andava a peggiorare, «di scambiarsi camera con Kara. Alex è più matura e… la cosa non le piacerà, lo so, ma non vedo alternative».
Dietro di lei, seduta sul materasso, Lillian Luthor cominciò a massaggiarle la schiena, ed Eliza si lasciò sfuggire un sorriso rilassato. «Sei certa che separarle possa essere la soluzione?», intervenne. «Sono convinta che tutto sia dovuto a questa novità. Kara sarà esplosa questa sera, ma Lena riuscirebbe a far arrabbiare anche i santi; è lei che ha esagerato. Secondo me dovremo dare loro del tempo, non si conoscono e non fanno che stuzzicarsi a vicenda; quando scioglieranno i muri che si sono imposte, si guarderanno per la prima volta e impareranno a volersi bene». Sentì Eliza sospirare.
«Lena avrà anche esagerato, ma non ho mai visto Kara comportarsi così… Certo, quando aveva quattordici anni era una vera gatta da pelare, troppo suscettibile e con voglia di disobbedire, un po' come tutti gli adolescenti, anche se naturalmente non come Alex, no», scosse la testa, «perché era quasi sempre lei la mente di tutto e a creare problemi… Ma Kara è gentile, e dolce, non fa queste cose. Lei riesce sempre ad andare d'accordo con tutti e non capisco proprio perché si lasci provocare da Lena in questo modo».
«Potremmo organizzare delle belle uscite tutte insieme, funzionò con Lena quando era bambina», mormorò l'altra con un sorriso.
«Potremmo, sì…», parve pensarci, «Forse hai ragione». Si girò il tanto per trovare il suo viso e scambiarsi un bacio.

Lena era già in camera, probabilmente a guardare uno dei suoi preziosi documentari, pensava Kara, ma lei non aveva avuto voglia di raggiungerla in stanza e si era seduta in cucina, guardando il vuoto. Tanto non sarebbe riuscita a dormire comunque. Alex era seduta nella sedia accanto.
«Cosa ti ha fatto sapere Maggie? Su Lillian?», le chiese la prima, senza guardarla.
«Non ha potuto approfondire. Ha dato una veloce occhiata ed è uscito fuori che è una donna potente, d'affari, intelligente, ricca, tutte cose che già sapevamo. Appena potrà riprovarci, mi darà aggiornamenti». Alex guardò la sorella con attenzione, sapeva a cosa stava pensando. «Non ti piace Lena, ma ancora meno Lillian». Kara si girò a guardarla, senza dire una parola. «E comunque, quella ragazza sta cercando di far uscire il peggio di te, Kara. Glielo stai lasciando fare… Tu non sei così».
«Ma-», s'interruppe, imbronciandosi.
«E non dirmi che è stata lei a iniziare».
«È stata lei a iniziare, Alex!», brontolò. «Lo so che lo fa apposta, ma non riesco a farne a meno, mi fa saltare i nervi. Mi guarda in un modo, e come si atteggia, e hai visto come mi ha risposto durante il Monopoly?», gonfiò le guance, «Si crede tanto furba, ma lei non sa che non può vincere in questa casa».
«Stai citando Home Alone?».
«Gliela farò pagare, Alex. Te lo posso assicurare», annuì con decisione, «Eliza è troppo cieca per vedere chi si è portata in casa, ma ci siamo noi».
Alex la guardò per un attimo, poi di colpo scese il piede destro che aveva appoggiato comodamente sulla sedia, rimettendosi composta e annuendo. «Mentre aspettiamo aggiornamenti da Maggie, indagheremo su Lillian per conto nostro. Quelle due sono troppo diverse… deve per forza esserci qualcosa sotto, non mi convincono».
«E intanto faremo guerra a Lena».
«No, non mettermi in mezzo in questa cosa».
«Faremo guerra a Lena», ribadì Kara, con una nuova luce negli occhi. «Guerra vuole, e guerra avrà».


















***


Otto recensioni al prologo? Wah, non me lo aspettavo proprio, spero di non deludervi :)
Cosa ne pensate del primo capitolo? Di Lena che fa arrabbiare Kara? Di Kara che vuole farle guerra? Di Lillian che si apposta e fa domande a cui poi risponde da sola?

Io amo la Lillian Luthor della mia fan fiction. È volutamente diversa dal personaggio che abbiamo visto nella serie, ma ho cercato di “prenderla un po' in giro” pur restando fedele ad alcuni atteggiamenti che mi era parso di notare della sua personalità; è una Lillian Luthor what if (se non fosse la perfida criminale che conosciamo) secondo la mia visione delle cose.

Quanti di voi guardano qualcosa dal cellulare prima di dormire? Smettete, fa malissimo!

Il prossimo capitolo arriverà domenica prossima e si intitola: La guerra
Piuttosto esplicativo, uh? :D


   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Ghen