Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Acer5520    13/02/2018    0 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 19

 

-Tarìc-

 

Mentre scendeva nelle profondità della zona proibita del Tempio della Ragione, il re continuava a pregare il Dio onnipotente di aiutarlo.

Non era vigliacco, non lo era mai stato, ma scendere nella cripta Proibita lo innervosiva sempre.

Tutti erano stati minacciato almeno una volta dai genitori di venirci rinchiusi, poi erano cresciuti e avevano imparavano a credere all’esistenza di quella cripta come ai mostri sotto il letto.

Tutti tranne i reali che quel posto, purtroppo, lo conoscevano.

Il re era certo che nessun altro posto al mondo fosse in grado di incutere quel timore dentro le ossa.

Il corridoio di accesso era noto solo al re, ai Sommi Sacerdoti e a uno o due altri sacerdoti maggiori.

Nessun altro sapeva che alla fine della scala delle prigioni ne iniziava un’altra che scendeva molto più in profondità e che una identica era posta sotto l’altare del tempio della Ragione.

La cripta proibita era alla fine di una interminabile scala a chiocciola posta a metà del corridoio sotterraneo che univa i due templi, nelle viscere della terra.

Quel posto era più vecchio del regno stesso, costruito da Dio con le sue Mani per imprigionare il male e proteggere il suo popolo e le sue pareti assorbivano i poteri magici di chiunque vi entrasse come la sabbia delle spiagge assorbiva l’acqua del fiume.

Tarìc era certo che qualcuno gli avesse raccontato delle storie di potenti sacerdoti scesi lì e tornati in superficie senza la minima traccia dei loro poteri, incapaci anche di usare la più infantile delle formule magiche. Sapeva che i bracciali del Dio proteggevano da quell’effetto, ma sentiva la pelle d’oca e le orecchie che fischiavano.

Raggiunto l’ultimo gradino, alzò la torcia verso la cella e si prese un attimo per calmarsi. Non poteva permettersi tentennamenti davanti alla grata che rivedeva ogni notte nei suoi incubi

<< Il re in persona >> commentò la voce da sotto il pesante mantello da rinnegato.

Neanche le cappe magiche e la cella della cripta riuscivano a sottomettere il suo potere.

Tarìc non riusciva ancora a guardare oltre le sbarre e provare pena per le braccia sicuramente segnate dalle catene, né per gli occhi impossibilitati da mesi a vedere la luce del sole. Non gli importava niente delle sue condizioni. Niente che non fosse il desiderio di vedere Dio concedere la morte a quella che secondo lui era l’incarnazione della perfidia.

<< Non è buffo che un sovrano per sposarsi debba chiedere il permesso ad un prigioniero? >>

Dal giorno in cui quella creatura infernale aveva messo piede nel suo regno, Tarìc aveva scoperto che il suo bisogno di uccidere diventava più forte ogni volta che si trovava davanti a quelle sbarre.

A nessuno che supplicasse la protezione del Dio del perdono giurando di avere un buon motivo per gli atti che aveva commesso poteva essere negata l’espiazione da Rinnegato, ma Tarìc aveva discusso con tutta la corte e passato svariate notti in bianco nella cappella del palazzo prima di convincersi a concedere anche a quel mostro quella possibilità. Avrebbe preferito infinitamente farlo giustiziare. O, meglio, giustiziarlo con le sue stesse mani. Non era compito del re eseguire le condanne a morte, ma vedere il suo regno distrutto era una cosa che non riusciva a sopportare. Le catene e le torture che, sapeva, erano state inflitte a quello sputo dell’Inferno, non erano abbastanza.

<< I tuoi permessi non valgono niente >> affermò il re con disprezzo

<< No, certo. Vale il fatto che i miei occhi al buio riescano a vedere più lontano dei vostri alla luce del sole >> commentò << Cosa fareste se mi rifiutassi di rispondervi? >>

<< Tu cosa faresti se sfidassi il mio Dio e la mia coscienza per il puro piacere di vendicarmi? >> chiese Tarìc invocando mentalmente il perdono di Dio. Sapeva che, per dispetto a quell’abominio, avrebbe davvero commesso anche il più vile degli atti

<< Non vi facevo così duro. Elydet del fuoco sarà una buona moglie e il suo amore per voi non svanirà nel tempo. Adesso siete più tranquillo?>> chiese prima di cominciare a ridere

La risata dei folli era una cosa che odiava. Cominciava a pentirsi di essere sceso lì da solo. Era disarmato, ma aveva paura di perdere la pazienza e offendere il Dio commettendo un omicidio a mani nude. Sapeva che era inutile, ma tentò comunque la via della corruzione

<< Potrei concedere diverse grazie a numerosi prigionieri il giorno del mio matrimonio >>

<< Oh, non la concedereste mai a me. Non imbrogliate, altezza, non ne siete capace >>

<< Avrai la libertà se rinuncerai al tuo potere >>

Tarìc si pentì quasi immediatamente delle sue stesse parole, ma il mostro lo sorprese di nuovo << Non mi interessa la libertà. Non adesso. Non è il momento giusto >>

Odiava quella voce. Odiava il fatto che avesse ancora la forza di prendersi gioco di lui e di chiunque si presentasse alle sue sbarre. Odiava anche che avesse ancora la forza di parlare. << Perciò, se ti sbattessi fuori da questa cella, ti farei un dispetto? >>

<< Volete provare? >>

No. Non voleva provare. Voleva solo vedere il suo cadavere riverso a terra, ordinare che fosse bruciato, portare personalmente le sue ceneri fuori dal regno con una scorta di sacerdoti purificatori al seguito e anche così non sarebbe certo che avrebbe dormito sonni tranquilli

<< Perché il mio regno? >> chiese per l’ennesima volta

<< Vi ho già detto che conosco il passato >> disse ancora senza aggiungere altro che chiarisse quella sua frase. Poi la sua voce lasciò il tono irrisorio e divenne quasi seria mentre cambiava discorso << Qualcuno nella famiglia della vostra adorata mente da anni e voi state portando quel qualcuno nella vostra cerchia di parenti. Io non correrei il vostro stesso rischio >>

Non era difficile capire a chi si riferiva. Elydet aveva solo sua madre e sua sorella e, tra le due, non c’era bisogno di conoscere passato e futuro per capire chi fosse la più pericolosa

<< Sul serio non lo avete capito? Voi con tutte le vostre conoscenze, con i vostri poteri divini, avete bisogno che vi dica io che c’è qualcosa di strano in vostra moglie? >>

<< Non osare! >>

Il mostro rise di nuovo con tutto il divertimento nella voce. Probabilmente era quella follia a tenere a freno la morte <sbagliando… che sorpresa! Voi sapete già che c’è qualcosa di assurdo e siete qui per chiedermi conferma dei vostri dubbi ma non ne avete il coraggio>>

Tarìc avrebbe voluto chiarire il punto delle menzogne, ma sapeva che doveva prendere la palla al balzo o avrebbe perso anche l’occasione di capire quello che lo tormentava da mesi << Perché nessuno se n’è mai accorto? >>

<< Gli umani sono stupidi. Distraeteli con la storia di un elefante che vola, loro guarderanno il cielo e non vedranno lo strapiombo ai loro piedi. Quanto alla vostra donna, nessuno parlerà mai >>

<< Non è quello che ti ho chiesto >>

Ma non lo ascoltò e continuò le sue chiacchiere << Perché dovrebbero farlo? Voi sareste così stupido da cercare l’esilio da un paese che non vi fa mancare niente per amore della verità? >>

Il mostro stava confermando le sue teorie. Ismene aveva dichiarato il giorno dello sbarco che due sorelle non potevano avere poteri tanto diversi, ma nessuna delle due aveva mai parlato, né con lui né con Nora. Neanche Irmelin aveva mai detto niente. Era impossibile che non sapessero come stavano le cose

<< Voi conoscete la differenza tra un cieco per volere divino e un cieco volere umano? >> sussurrò la voce dietro le sbarre

Tarìc sentì un brivido lungo la schiena e non rispose. Sapeva che la risposta sarebbe arrivata comunque da quell’incubo che si credeva più intelligente di tutti i ministri del suo regno

<< I ciechi per nascita, in certi casi possono vedere le ombre, chi viene reso cieco, o peggio lo fa con le proprie mani, non vede neanche la differenza tra la luce e il buio dietro le palpebre >>

La tristezza comparsa nella voce non lo impietosì minimamente. Anzi, gli portò un minimo di soddisfazione e si allontanò dalla cella con la speranza che quella tristezza durasse a lungo.

Niente avrebbe ripagato quello che aveva fatto al suo regno.

Solo quando fu di nuovo alla luce del sole, fuori anche dal tempio, Tarìc sospirò.

I soldati che lo scortavano erano già al suo fianco, ma erano addestrati a seguirlo e non fare domande, perciò si prese il tempo che gli serviva per riflettere e capire dove andare.

Elydet non aveva mentito. Ci avrebbe scommesso la testa sua e di ogni abitante del regno. Eppure la gente dell’isola aveva soprannominato Selyan la Figlia di Kerse. Gli era stato spiegato che quel soprannome le era stato dato per come aveva imparato a combattere e per proteggerla dalla vergogna dell’abbandono. Adesso era chiaro che, per quanto credibili e forse anche validi quei motivi, la gente dell’isola sapeva che Selyan era figlia del generale ed Elydet no.

Doveva parlare con le persone giuste per chiarire la faccenda.

*****************************************************************************************

-Selyan-

Aveva di nuovo passato la notte tra sonni agitati e incubi.

Sapeva che la stanchezza ottenebrava il cervello, ma non era mai riuscita a essere tanto razionale da riuscire a dormire quando doveva prendere delle decisioni importanti.

Ecco perché Kersediceva sempre che la razionalità apparteneva agli Dei e la stupidità agli uomini.

Sapere che Arcalia,la spada di suo padre, era uscita dall’isola, aveva riacceso in lei la speranza di ritrovarla. Non che le servisse a qualcosa, non aveva bisogno di una spada, né tanto meno dell’oro che valeva, ma era la spada di suo padre, dannazione!

Anche se Deneb l’aveva usata per aiutare la sua famiglia, lei voleva disperatamente riprendersela.

Avrebbe tanto voluto chiedere a Xander se sapesse qualcosa di quella storia, ma aveva il vago sentore che, se Deneb lo aveva detto a lei, suo fratello non ne era al corrente e non avrebbe approvato.

Come poteva Xander non aver visto Deneb con Arcalia in mano?

Non era spada che si confondesse quella. Il padre di Irmelin aveva detto di averla venduta dopo aver lasciato l’isola, sulla terra ferma. Perché Xander non lo aveva visto?

C’era qualcosa che non tornava nel racconto di suo fratello.

Trovare Arcalia era fuori dalle sue possibilità, ma sapere cosa nascondeva Xander no.

Afferrò la sua borsa e si diresse verso il portone principale del palazzo.

 Ciao, Palis, non dovresti riposare la mano invece di lavorare oggi? >>

Lo aveva salutato con tutta la tranquillità di sempre, ma lui le aveva sbarrato la strada aiutato dal soldato dall’altro lato della porta.Selyan arretrò di un passo stupita e lo guardò confusa

<< Mi dispiace, ragazza, ordini superiori >> ammise lui << Non sei con le squadre e non sei alle lezioni della Nobile Ismene, non hai il permesso di andare da nessun’altra parte >>

<< Cosa?! Da quando sono reclusa?! >> chiese incredula

<< Mi è stato ordinato questa mattina. Che altro hai combinato? >>

Palis sembrava quasi divertito da quell’ordine, come se si aspettasse di sentirla raccontare qualcosa di improbabile che aveva combinato negli ultimi due giorni e che l’aveva portata alla reclusione da parte dei nobili. Era tutto assurdo!

<< Palisio… non lo so, voglio solo andare da mio fratello. Con chi devo parlare per uscire? >>

Lui abbandonò l’aria ironica e non mosse le armi di un centimetro << Non con me>>

<< Chi ha dato l’ordine? >> chiese ancora

<< Non insistere, mi metteresti nella posizione di usare la forza e preferirei non farlo >>

Accettò, sebbene furibonda, di lasciar perdere. Non era certo colpa sua se aveva l’obbligo di eseguire gli ordini dei piani superiori.

Eppure, aveva la netta sensazione di sapere benissimo chi fosse dietro quell’ordine.

Tanet non le avrebbe impedito di uscire e il re aveva fatto in modo che nessuna di loro restasse lontana dalla famiglia, perché dare una casa a suo fratello per poi impedirle di andare a trovarlo?

E poi la mano di Palis non poteva essere già guarita al punto di farlo tornare a lavorare. Non spontaneamente almeno. Qualcuno doveva aver sistemato le cose con i Doni del Dio.

Dannazione! Cosa aveva fatto adesso a quel maledetto nobile perché le vietasse di uscire?

Non sei con le squadre e non sei a lezione.

Credeva forse che avrebbe abusato della loro ospitalità passando le giornate a ciarlare con Xander?

E perché poi dovevano impedirlo solo a lei?

Non era certo l’unica a saltare le lezioni da quando erano arrivati i loro parenti!

Irmelin si assentava spesso per aiutare Patrina e Deneb con la casa nuova, perché lei non poteva?!

Aveva quasi voglia di andare a cercare Nora per lamentarsi con lei di quel divieto insensato e prepotente. Almeno avrebbe avuto la certezza di chi insultare. Lei glielo avrebbe sicuramente detto.

Si fermò all’ombra di una grossa colonna e si passò le mani sulla fronte.

Aveva così tante cose da fare fuori da quel posto…

<< Selyan! >>

Si guardò intorno per capire chi l’avesse chiamata e vide un uomo agitare una mano verso di lei

<< Reno? >>

Lui si avvicinò << Ho riaccompagnato mia sorella nella sua stanza. Era da noi per aiutarci a costruire la nostra casa, ma il sole l’ha indebolita. Wanda non è fatta per i lavori faticosi >> ammise

<< È il sole di questo posto che non è fatto per noi >> lo corresse.

Non voleva aiutare Wanda, non si erano mai piaciute, ma Reno era sempre stato gentile con lei.

<< Ho saputo che tu ti sei abituata bene >>

<< Obbligo >> ammise << Ho disobbedito a un nobile e mi ha messo ai lavori forzati >>

<< So anche questo >> la informò << E ho visto le guardie sbarrarti la porta, stavi scappando? >>

<< No, volevo solo andare da Xander. A quanto pare se non sono a lezione o a sgobbare per loro, non posso impiegare quel tempo diversamente per ordine di qualcuno che non ha intenzione di mettermi al corrente né delle sue motivazioni, né della sua identità >>

<< Wanda è convinta che tu stia a cuore a qualcuno dei potenti di questo posto >> ammise lui e prima che lei potesse chiedere spiegazioni aggiunse << Non ti hanno forse appena impedito di andare dove non avrebbero potuto controllarti? >>

Fu costretta ad annuire. Reno era una delle guardie al portone del palazzo del re, una delle mansioni più ambite per una guardia. Da lui dipendeva la sicurezza della nobiltà dell’isola e sapeva chi poteva entrare a palazzo, chi no e anche il perché. Era stato proprio il fatto che lui e suo padre avessero quel ruolo a permettere a Wanda una vita talmente agiata da coprirsi notte e giorno dei gioielli che le erano sempre valsi le prese in giro sue e di Irmelin.

<< Io penso solo che il nobile che si occupa di me stia cercando di farmi impazzire per dispetto >>

<< Anche tu sai come pensano i nobili, figlia di Kerse >>

Perché si era fermato con lei? Perché non parlava neanche più?

<< Reno, stai bene? >>

Lui restò immobile per diversi secondi, come se stesse valutando la possibilità o me no di confidarsi. Alla fine scosse la testa in un chiaro segno di negazione a sé stesso: non ne aveva intenzione.

Eppure prese a parlare lo stesso << Io e mio padre non siamo mai stati altro che guardie e mio nonno lo era prima di noi. Non abbiamo mai usato una zappa o un martello e adesso ci troviamo a dover costruire da soli la nostra casa e a coltivare per mangiare. Papà è zoppo per colpa della guerra, mia madre è quasi totalmente cieca e io sono totalmente inutile >>

Non era quello il suo problema più grosso, ne era certa, ma sarebbe bastato già da solo ad atterrare un uomo normale. Quale soldato della sua carica avrebbe sopportato di veder morire di stenti la sua famiglia per colpa della sua incapacità di adattarsi ad imparare un mestiere nuovo? Ma Reno non era un incapace! Era un soldato di Kerse, dannazione, non uno stupido! Lei era certa che avrebbe trovato il modo di andare avanti se solo avesse avuto la voglia di farlo.

<< Non dire queste cose! Il re non lascia morire di fame la sua gente e neanche gli ospiti! Potresti venire nelle squadre con me la mattina. Pagano bene e non importa se non sei un costruttore esperto, puoi fare il trasportatore come me. Non è il lavoro migliore del mondo, ma… >>

<< Sempre pronta ad aiutare gli altri, vero? >> la interruppe lui

Sembrava quasi un’accusa << Non dovrei aiutare quello che mio fratello considerava un buon amico? >>

<< Se la guerra non si fosse presa Kerse, le cose sarebbero andate in modo diverso >>sospirò lasciandola spiazzata. Non lo aveva mai sentito dare dell’incapace a Jonas. Evidentemente era sconvolto più di quanto lei riuscisse a immaginare

<< Reno, puoi chiedere a Xander di aiutarti con l’orto, o posso dirti io quello che so appena mi lasceranno libera di uscire da qui, o… Deneb e Patrina ti aiuteranno senza problemi. I tuoi genitori non soffriranno la fame. Non preoccuparti >>

<< Non offenderti, ma non chiederei aiuto a tuo fratello neanche se mio padre fosse digiuno da tre giorni. Non mi piaceva all’isola e non mi piace adesso che si crede il Dio del mondo >>

<< Chi gli ha dato il mantello rosso? Lo sai? >>

Lui allargò le braccia in segno di resa << Era l’unico parente in vita dell’ultimo Generale. Quando lo ha preteso, nessuno glielo ha negato. Io ci ho provato e mi sono preso un pugno in faccia. Per quello che valeva quel mantello ormai, abbiamo lasciato che lo indossasse >>

Era una cosa pienamente nei canoni di XanderSelyan sospirò esasperata dalla sua incapacità di comportarsi da persona civile. Capiva che era appena scampato alla guerra e aveva appena ritrovato le persone che lo avevano abbandonato, era normale che fosse arrabbiato, ma questo non giustificava comunque un pugno in faccia a un disgraziato suo pari 

<< Mi dispiace >> ammise al posto dello stupido di suo fratello

<< Non è colpa tua, non sei neanche sua sorella >>

Lei non aveva simpatia per Wanda come lui non ne aveva per Xander, ma lui era una persona rispettabile e maledettamente distrutta come lei. Neanche Reno aveva ancora trovato pace.

<< Devo cominciare a pensare che lascerai il tuo ordine per un uomo, Selyan? >> chiese una voce dal fondo del corridoio.

Selyan cominciava ad avere il forte sospetto che Nora la pedinasse negli ultimi tempi. Forse Reno non aveva tutti i torti quando le aveva detto che i nobili la tenevano d’occhio

<< Nora, ti presento Reno, fratello di Wanda, sacerdotessa della terra >>

<< Quella con i gioielli? >> chiese lei curiosa

<< Esatto, mia signora>> rispose lui inchinandosi

Il tono arrabbiato e le mani sui fianchi indicavano chiaramente che Nora non era d’accordo e non riuscì a non sorridere della sua rabbia prima di spiegarle come stavano le cose << Reno è mio amico. Posso chiedere al Nobile Olen se può entrare nelle squadre stipendiate? >>

Lei annuì rincuorata << Glielo chiederò io stessa questa sera a cena >>

<< Vi ringrazio, signora >> aggiunse lui prima di inchinarsi << Devo tornare a fare il mio lavoro >>

<< La tua Dea ti assista >> rispose prontamente Nora nell’educato saluto dell’isola

<< E il vostro Dio assista voi, signora. Sel… >>

Si era fermato cercando le parole per congedarsi senza riuscire evidentemente a trovare qualcosa che avesse senso e non risultasse fasullo per tutti e due. Fu lei a salvarlo dall’imbarazzo del momento

<< Ci vediamo in giro, Reno. Buona giornata >>

<< Anche a te>> annuì lui rincuorato

Appena l’uomo oltrepassò le guardie Nora sbuffò annoiata << Non ho ancora capito come diamine vi salutate voi isolani! Cosa ho sbagliato questa volta? >>

<< Il saluto era giusto, ma anche Reno ha perso la fede nella Dea spietata, Nora >>

***************************************************************************************

 

-Tarìc-

<< Vostra Altezza, vi prego di scusarmi se vi ho fatto aspettare >>

Selyan dell’acqua era sulla soglia della sua stanza accanto alla serva che l’aveva fatta entrare. Era seria e composta come ogni sacerdotessa, niente che ricordasse le storie folli di Nora sui suoi improvvisi scatti d’ira che facevano ridere la piccola nobile fino a stare male, niente dell’idiozia di cui si lamentava sempre Neithel e ancora meno della curiosità che stupiva tanto Tanet.

Niente più che il timore descritto da Ismene nei confronti dei nobili e il senso di colpa ormai sottomesso dall’abitudine che aveva visto anche Aaren.

Era ovvio che fosse così al suo cospetto. Sarebbe stato normale anche se non avesse passato un pomeriggio intero confinata nel castello senza una minima spiegazione del perché o del chi avesse dato l’ordine.

Dai racconti di Elydet aveva avuto più volte a sensazione che Selyan intuisse gli stati d’animo altrui e lui non poteva permettere che una delle straniere intuisse il suo turbamento all’uscita del tempio. Doveva essere assolutamente certo di aver recuperato il totale controllo di sé stesso prima di avere il dubbio di incontrarla nei corridoi. Se avesse avuto davvero quel dono, e avesse rivelato alla sua amica che il re era sconvolto… Tarìc non osava immaginare la catena di eventi e pettegolezzi che sarebbe seguita. Avrebbero probabilmente interrogato Elydet e lei si sarebbe spaventata a morte per una cosa che non avrebbe mai potuto rivelarle.

Era dispiaciuto per la sua prigionia ma allo stesso tempo sapeva di aver fatto la cosa giusta.

La fece sedere al tavolo e le avvicinò un vassoio di dolci e frutta. Aveva sentito Tanet e Nora prenderla in giro per quanto mangiava quando tornava a casa dai lavori, ma lei non toccò niente

<< La tua punizione sarebbe finita tra una settimana, ma hai chiesto a Tanet di restare >>

Lei annuì<< Mi sembra il modo migliore di impiegare il mio tempo. Dopo tutto quello che fate per noi, il minimo che possiamo fare è dare una mano. Lo avrei fatto volentieri in ogni caso >>

<< Lieto di sentirlo, ma ti ricordo che siete qui per imparare, non per lavorare. Il giorno in cui siete arrivate, tu insistevi per guarire Ismene e mio zio. Non ho mai capito per quale motivo. Cercavi di attirare la nostra attenzione? >>

<< Avrei fatto quanto in mio potere per convincervi e non dover ripartire. Il periodo che avevo appena trascorso in nave… >> si interruppe incapace di continuare << non volevo ripartire >>

Era ovvio, Tarìc non era stupido. Sapeva benissimo perché si era comportata in quel modo, ma aveva bisogno di sapere quanto poteva aspettarsi da lei. Quanta sincerità e quanti segreti quella ragazza intendeva tenere con il re in persona << Cos’era a tormentarti? >>

Lei si prese una pausa in cui sembrava che stesse fissando il legno del tavolo, poi il re si rese conto guardava qualcosa che solo lei poteva vedere. Qualcosa che probabilmente cercava di dimenticare e che la costringeva a torcersi morbosamente una ciocca di capelli << Non riuscivo a pensare ad altro che alla guerra. Non sopportavo l’idea di… aver ucciso tutte quelle persone, e avevo bisogno di… >> sospirò prima di ricominciare << Volevo dimostrare che le mie mani erano ancora capaci di qualcosa di buono ma... non so come si chiama quello che cercavo >>

<< Io credo si chiami redenzioneSelyan >> le suggerì << È questo che ti ha fatto chiedere di restare nelle squadre anche se la tua punizione è finita? >>

<< Più che una punizione, credo che quel lavoro sia un’ancora di salvezza e se posso restare… >>

<< Ormai ti sarai resa conto che, chiunque possa aiutare, è il benvenuto lì. Anche il fratello della tua compagna è stato accettato, Olen glielo farà comunicare questa sera >>

Quello le aveva fatto abbozzare una timida traccia di sorriso, subito cancellata dai dubbi che ormai era abituato a vedere sul suo viso.

 

<< Non voglio creare problemi, tutti i danni che ho fatto sono stati solo incidenti. Vi prometto che non farò più niente che vada contro gli ordini. Per favore, credetemi. Non voglio che le mie azioni compromettano irreparabilmente il nome di mia sorella agli occhi vostri e della vostra corte >>

Questa volta Tarìc restò a bocca aperta << Quando hai capito il motivo per cui sei qui? >>

Allora era vero quello che pensava di lei? Poteva davvero intuire i pensieri degli altri?

Lei era arrossita e aveva abbassato di nuovo gli occhi sui capelli che stava torturando << Ely vi adora più di quanto farebbe con un Dio. Per quanto cercasse di nascondere i vostri incontri, i suoi occhi lo urlavano ogni volta che parlava con voi. Inizialmente, ho avuto paura che vi approfittaste di lei per spiarci. Perdonatemi, ma le vecchie abitudini non si abbandonano facilmente. Sono abituata ai re subdoli che sfruttano la povera gente per poi buttarla via quando hanno finito. E io sono una che ha paura di tutto e di tutti in ogni caso, Nora ve l’avrà detto >>

Non era una risposta alla sua domanda. Quello che Tarìc non riusciva a capire era se fosse volutamente prolissa per confonderlo o se fosse davvero sinceramente confusa dai suoi stessi pensieri e si fosse dimenticata la domanda. Forse doveva essere più diretto

<< Cosa ti ha convinto che non stavo usando Elydet? >>

<< In realtà… non smetterò mai di avere paura che, un giorno, uno di voi confesserà che voi avete solo usato mia sorella e Nora ha solo cercato di estorcere chissà quali informazioni a me e Irmelin; il tutto solo per trovare il modo di farci schiave a causa dei nostri tanto declamati poteri che qui sembrano non essere niente di eccezionale in confronto a quelli della vostra corte, ma che in realtà fanno gola al vostro regno da quando Dalia ha fatto attraccare la nostra barca al vostro molo >>

Tarìc rischiò di impallidire. Aveva di nuovo preso tempo. Si versò un bicchiere di vino e decise di insistere con le domande prima che i dubbi la assalissero di nuovo proprio quando aveva cominciato a parlare.

<< Perché avremmo dovuto controllare solo voi tre in quel caso? >>

<< Siamo le uniche tre che odiano Dalia e se ne stanno per i fatti loro >> ammise lei alzando le spalle << Per voi sarebbe stato più facile scoprire da noi i punti deboli di Dalia e della nostra gente piuttosto che da chi si farebbe torturare per difendere la sua fedeltà alla Somma Sacerdotessa >>

<< Avete davvero dei segreti da dover difendere così strenuamente? >>

<< Io non credo neanche che qualcuna delle nostre compagne resisterebbe a una minaccia da parte vostra prima di raccontarvi quello che volete, a costo di inventare qualcosa per compiacervi >>

Doveva sapere tutto di loro prima di fare una mossa tanto azzardata<< Puoi rispondere alla mia domanda, per favore? >>

<< Avreste potuto smettere di incontrare casualmentemia sorella da molto tempo, non credo che Ely abbia impiegato più di due o tre sere per raccontarvi tutto ciò che vi serviva su di noi e invece siete arrivato al punto di chiamare sua sorella nelle vostre stanze per parlarne e poi… so che è una maledetta abitudine che non riesco a togliermi quella di guardare i nobili… ho capito che tenevate a Ely quando ho visto i vostri occhi mentre parlavate di lei un attimo fa e me l’avete confermato chiamandola per nome invece di usare un semplice ‘tua sorella’. Mi dispiace, non avrei voluto controllare così pesantemente le mosse del re ma è mia sorella, altezza, non potevo abbandonarla >>

Forse le sue parole avevano un senso. Non gli sembravano bugie o scuse accampate.

<< Fai molta attenzione ai particolari >> osservò << Avrei la tua benedizione? >>

 Ora il pallore sul suo viso era diventato fin troppo evidente ed era di nuovo accompagnato dall’ombra di una paura troppo grande per passare inosservata << Perché non avete chiesto a Maleca? È sua madre, io cosa c’entro? >>avrebbe giurato che era la reazione di qualcuno che aveva subito qualcosa di grosso da parte dei nobili della sua terra.

<< Parlerò sicuramente con la madre di Elydet, ma quale madre impedirebbe alla sua unica figlia di sposare il re se fosse lui in persona a chiederlo? >>

<< Quale sorellastra impedirebbe alla legittima figlia di suo padre di sposare un re? >>

<< Quella che le vuole molto bene e vede qualche problema in quel matrimonio >>

<< Per esempio? >> chiese lei di nuovo immobile e attenta.

<< Cosa succederebbe nel vostro ordine? >>

Un sorriso passò improvvisamente sul suo viso. Riusciva a cambiare umore in meno di quanto Tarìc credesse possibile

<< Posso permettermi di fare una domanda all’uomo innamorato di mia sorella invece che al re? >>

<< Va bene >> le concesse improvvisamente incuriosito dalla sua audacia nel chiedergli di mettere da parte la corona pur continuando a non alzare gli occhi su di lui

<< Il re non lo saprà mai? >>

Sorrise a quella precisazione << Non lo saprà mai >>

<< Secondo te, se una di noi si sposa con il re di questo posto, lui ci lascerà restare o ci manderà via comunque? Dopotutto, se la regina fosse una di noi, non avremmo motivo di dare fastidio. Forse Dalia arriverebbe addirittura a capire che trarrebbe maggior vantaggio da una regina che la rispetta piuttosto che da una che la odia a morte e la ritiene una stupida senza cervello. Sarebbe forzata a comportarsi bene, soprattutto se il re le desse un buon motivo per stare al suo posto >>

<< Quale sarebbe? >>

<< Il re potrebbe chiederle se avesse fretta di tornare a casa o preferisse restare un altro mese o, magari, un anno per istruire meglio le sue ragazze. Dalia accetterebbe e starebbe buona nella speranza che il re le tenesse per sempre, e lui avrebbe del tempo per inventare un nuovo modo di tenerla buona in seguito. Sono convinta che il re di questo posto sia abbastanza furbo da tenerla a bada finché la sua Dea deciderà di prenderla con sé. Credi sia possibile? >>

<< Se il re decidesse davvero di tenervi qui, chi salverebbe la vostra terra? >>

Sul suo viso era rimasta impressa la traccia del sorriso che aveva accompagnato la sua scherzosa domanda, ma i suoi occhi si erano intristiti di colpo mentre chiedeva << Secondo te, il re non ha ancora capito che venti sacerdotesse non possono sconfiggere un esercito intero e che sarebbero felici in eterno se una di loro lo sposasse e lo implorasse di dare una casa alle cinquanta persone che rappresentano tutto ciò che resta del regno in cui sono nate? >>

<< Secondo la vostra Somma Sacerdotessa, avete diversi alleati pronti ad aiutarvi >>

La vide sfilarsi il bracciale che portava al polso e rigirarselo nervosa tra le mani. Solo allora si accorse di un particolare che aveva ignorato: quello non era il bracciale che portava tutti i giorni. Era solo una banale striscia di cuoio ricamata. Dov’era la sua pietra? Non aveva neanche il laccio al collo che portavano le altre. Se non se ne separavano mai, perché lei era andata nella sua stanza senza? Tarìc usò anche il suo potere per controllare. Niente. Perché aveva fatto una cosa del genere?

<< La figlia illegittima del più grande generale che la storia d’oltre mare ricordi mi ha detto una cosa, ma passerebbe dei guai seri se si sapesse in giro. Posso fidarmi di te? >>

Possibile che avesse già deciso di raccontargli tutto quello che sapeva della sua gente e avesse lasciato la sua pietra fuori da quella stanza per non essere trovata dalle sue compagne?

<< Posso sapere prima da chi è stata informata? Vorrei farmi un’idea di quante persone sanno questa cosa prima di promettere >>

<< La sua migliore amica ne è al corrente, ma non parlerebbe neanche sotto tortura e il suo fratellastro… Se sapeva la verità, l’ha dimenticata. Il resto della gente di quell’isola vive nell’illusione che Dalia e il successore di Kerse hanno costruito perché non si perdesse d’animo >>

<< Chi l’ha informata? >> ripeté Tarìc più esigente di quanto avrebbe voluto << Dalia? >>

<< Dalia non è sicura che lei sappia la verità. Lo sospetta e la tiene d’occhio perché non parli, per questo non posso rivelarti quello che mi ha detto se non giuri di tenerlo per te. La ragazza è stata informata da suo padre e dal suo… dall’ultimo vero generale degli eserciti della sua terra >>

Aveva le mani strette a pungo e aveva visto le sue nocche sbiancare sulle ultime parole. Elydet gli aveva raccontato la storia della sua vita e sapeva quanto era stata legata al successore di suo padre

<< Te lo prometto >>

<< Non ci sono alleati. La nostra isola era così potente da comandare parecchie terre anche al di là del mare. La guerra doveva passare da loro prima di arrivare a noi e il nostro stupido re era convinto che nessun esercito avrebbe mai raggiunto l’isola >>

<< Cos’è successo? >>

<< I deboli legami con le Terre d’Oltremare sono stati spezzati con un’offerta più conveniente di chi ci aveva mosso guerra e quelle persone non avevano certo voglia di farsi massacrare per difenderci. Lorcan non era un re degno per noi che lo vedevamo ogni giorno, pensa cos’era per loro che non avevano neanche idea di che faccia avesse. Per loro non era che un nome accanto a una richiesta di tasse. Né un viso da immaginare, né un’impresa da ricordare. Niente. Era solo un ordine a combattere e farsi massacrare. Re Theoden, il nostro nemico, era la promessa di vivere in cambio del passaggio indisturbato verso la nostra isola. Chiedi al tuo re quanto pensa che abbia impiegato il regno di terra a tradirci >>

Era sbalordito da quella storia. Elydet non sapeva molto di come si era svolta la guerra, solo che li avevano attaccati per la loro ricchezza. Evidentemente la differenza sociale delle due sorelle si rifletteva nella differenza di informazioni e di visione del mondo. Elydet aveva visto la cosa dalla parte dei nobili dell’isola che difficilmente ammettono gli errori del re, Selyan aveva conosciuto la guerra dalla parte del popolo e dei soldati di alto grado in un regno in cui l’esercito non era d’accordo con il sovrano. Lui non sapeva quale fosse la verità, ma la versione di Selyan sembrava sensata.

Ecco cosa succedeva ai re che perdevano la stima della propria gente.

Olen aveva ragione quando diceva che doveva fare qualcosa per il suo popolo e, se avrebbe dovuto sposarsi di fretta e contro la sua volontà, lo avrebbe fatto. Anche a costo di permettere a suo zio di trattare con qualche famiglia nobile, lasciare Elydet e soffrire tutta la vita per non averla accanto. Non poteva rischiare di vedere la sua gente sottomessa e straziata come quelle ragazze per un suo capriccio personale.

Selyan riprese il suo racconto dopo un sospiro<< La promessa di Theoden si sgretolò come un castello di sabbia sulla spiaggia in un giorno di tempesta e il Regno d’Oltremare fu distrutto. Non so che fine abbia fatto quella gente, ma ne ho una vaga idea. Quelli che hanno raggiunto l’isola, sono entrati a far parte dell’esercito di mio padre, altri fuggiaschi dei regni devastati da Theoden ci hanno raggiunto. La nostra isola era il faro di speranza contro la tirannia di quel pazzo sanguinario, ma quanti soldati poteva mai avere un’isola e quanti invece poteva averne un re che aveva preso possesso dell’unico lato di costa davanti al nostro mare? E chi poteva essere così interessato ad aiutarci da far rischiare alle sue navi un viaggio nell’oceano aperto? Ormai la nostra piccola isola non poteva offrire più niente. Eravamo soli. Con nient’altro che la nostra speranza più grande… >>

<< Il vostro tempio? >> suggerì.

<< Mio padre >> lo corresse << Quando Lorcan, maledetto il suo nome, fuggì abbandonandoci, mio padre prese in mano la situazione. Riunì l’esercito, accolse i fuggiaschi dal regno di terra e ordinò loro di nominare un loro comandante in modo che non si sentissero suoi schiavi. Voleva che combattessero per la loro gente piuttosto che per noi sconosciuti e il nostro maledettissimo re. Per questo Kerse è ricordato come Generale degli eserciti. I migliori strateghi dell’isola ci davano per sconfitti in meno di due mesi. Dopo quasi un anno, Kerse riusciva ancora a garantire la nostra sopravvivenza. La  dentro le mura aveva ancora speranza, era davvero illusa che ce l’avremmo fatta e mio padre ordinò al suo uomo più fidato di non far morire quella speranza per niente al mondo >>

<< Tuo fratello mentì a tutti con la storia degli alleati? >>

<< No >> scosse la testa con decisione << non avrebbe mai mentito ingannando un popolo intero. Cercò di dare alla gente quello di cui aveva bisogno per non arrendersi. Che fossero sacerdotesse per curare le malattie della povera gente di cui nessuno si occupava più, qualcuno a cui rivolgersi quando le famiglie senza più padri finivano alla fame, o la testa di quel vigliacco del re legata a un palo sulla spiaggia. Mio padre era la libertà, Jonas era la speranza. Quando Dalia mentì a tutti annunciando la visione degli alleati pronti a correre in nostro soccorso, Jonas non ebbe il coraggio di smentirla distruggendo la fiducia nelle sacerdotesse >>

<< Perché nessun’altro sa la verità? >>

<< Non lo so. Non l’ho mai raccontato a nessuno. Avrei voluto farlo prima che la bugia di Dalia venisse presa sul serio, ma mio fratello mi implorò di non crearmi nemici potenti in tempi così difficili e mio padre mi avvertì che l’offesa che avrei arrecato a Dalia avrebbe potuto creare dei problemi anche a mia sorella. Non c’era niente che non avrei fatto e non farei tutt’ora per mia sorella. Incluso mentirle facendo vivere anche lei, come tutte le altre, con la falsa e felice speranza che un giorno torneremo a casa >>

<< Perché vi attaccarono? >>

Alzò le spalle << Il vostro regno non ha mai avuto guerre? >>

<< Non senza motivo >>

<< Intendete un pretesto? >> chiese con una nota di amara ironia nella voce << L’isola era ricca oltre ogni immaginazione. Lorcan chiedeva una tassa a chi sbarcava e Dalia faceva pagare i servizi del tempio. In passato non avremmo mai avuto bisogno di cercare altrove le conoscenze che ci mancavano, le sacerdotesse erano esperte di ogni cosa e la vostra biblioteca era niente in confronto alla nostra. I primi scontri distrussero il tempio e Dalia… potete valutare da solo quanto potesse essere adatta al suo ruolo. Quando l’esercito è caduto, prima ancora che Theoden dichiarasse sua l’isola, Dalia aveva già fatto i bagagli e caricato le sacerdotesse sulla nave. Perché Theoden avrebbe dovuto rischiare altri uomini per rincorrere venti incapaci? >>

Non credeva che avrebbe scoperto tanto quel giorno. Non sapeva neanche da dove cominciare a riflettere su quello che gli aveva detto. Immaginava che quella di Dalia fosse solo una menzogna, ma non avrebbe mai creduto che fosse così grande.

<< Vi ho raccontato cosa hanno passato le cinquanta persone là fuori prima di trovare la pace del vostro regno. Credete che qualcuno possa essere così stupido da creare problemi? La gente dell’isola sarà felice di potersi fermare qui, ma non fidatevi mai di noi sacerdotesse, maestà. Mai >>

Quell’avvertimento lo sorprese parecchio << Perché? >>

<< Il re sa che Dalia in un solo giorno riesce a mentire più volte di quante respira? >> chiese lei tornando a ironizzare sulla posizione.

<< Lo sospettava da tempo, in effetti >>

<< Il re di questo posto è un a persona intelligente. Questo puoi dirglielo, se ti va >>

Sapeva di avere la lealtà di Selyan anche se non ne aveva mai capito il motivo preciso. Quell’ammissione da parte sua non poté che fargli piacere, ma decise di valutare quanto effettivamente fosse disposta a schierarsi dalla sua parte e tradire la sua Somma Sacerdotessa<< Dalia ha mentito solo per non distruggere i sogni delle sue ragazze? >>

<< Ci avreste aperto le vostre porte quel giorno, se aveste saputo la verità? Dalia è convinta che i sovrani siano stupidi come Lorcan e credo che abbia messo la tunica da sacerdotessa alle più stupide dell’isola, ad eccezione di mia sorella che è stata infilata in quell’ordine a forza da papà >>

<< Cosa vuol dire? >>

<< Ely ha cominciato a sviluppare molto tardi il suo potere. Quando papà ha ordinato a Dalia di prenderla con sé, vi giuro che aveva meno potere di Keira e ormai era grande per iniziare l’apprendistato. Papà voleva allontanare Elydet dai nobili della nostra terra perché corresse meno rischi possibili durante la guerra che, sapeva, sarebbe arrivata. La Dea della nostra gente aveva uno strano modo di dispensare i suoi doni.  Mia sorella si è impegnata molto più di tutte le altre in quel tempio, si è esercitata fino allo stremo per migliorare. Credo possiate valutare da solo i suoi progressi se vi dico che è arrivata a quello che è in meno di due anni >>

<< Il suo miglioramento è merito di Dalia? >>

<< Di Dalia, di mio padre che l’ha mandata al tempio, della sua testardaggine e del suo orgoglio >>

Non riuscì a non ammirare ancora di più la ragazza del fuoco. Indubbiamente era aveva un carattere fermo e deciso, in grado di raggiungere tutti gli obiettivi che si prefissava al punto di cambiare sé stessa e le sue capacità pur di riuscirci. Come poteva non essere adatta a governare al suo fianco?

<< Non dev’essere facile essere l’incapace sorella della più dotata- >>

<< No, vi prego! >> scattò Selyan alzando improvvisamente gli occhi spaventati su di lui

Tarìc non si aspettava certo quella reazione. Era sicuro che le sue parole fossero solo di apprezzamento, ma lei si era spaventata. Selyan era un problema quando era arrivata e continuava a restarlo anche adesso nonostante la sua lealtà.

<< Scusate. Sono abituata a… a cercare di convincere Dalia che non sono niente ai vostri occhi >> si giustificò lei cominciando a grattarsi nervosamente un polso mentre parlava<< Se vi sentisse dire una cosa del genere, non mi darebbe pace >>

<< Capisco >>

Quella era stata la prima bugia seria da quando aveva cominciato a parlare con lei. Per qualche motivo, non voleva che la ritenesse potente.

<< Avevo paura che allo scadere dei due anni la vostra gente sarebbe ripartita e tua sorella avrebbe sofferto nel non potervi seguire a causa mia >>

<< Ely è fortunata ad avere un pretendente così premuroso. C’è altro che volete chiedermi? >>

<< Perché tu e la tua amica odiate Dalia? >>

<< Dalia odia Irmelin da quando ha messo piede nel tempio perché non dovrebbe avere più potere di sua nipote, figlia di nobili di alto rango. La punisce per le cose più stupide e molte volte ha incluso anche me e Ely nelle sue punizioni per il semplice fatto di esserle amiche. Tra Dalia e Irmelin, io ho scelto Irmelin e, tra le altre e noi, mia sorella ha scelto noi. Non so cosa pensino le altre di questa storia >>

Non era quello che si aspettava. Troppo semplice.  E lei era ancora lì, tormentata da una paura a lui sconosciuta e con la sua immancabile punizione a sé stessa, sul polso ormai arrossato. Decise di tentare di indovinare i suoi pensieri << O sei figlia dell’uomo che ha dato la vita per la tua isola, o sei fedele a chi ha ingannato tutta la tua gente prima di fuggire quando l’isola è caduta. Giusto? >>

Aveva indovinato e lei sembrava felice che lo avesse detto al posto suo << È davvero un grande onore servire un re come voi, vi ringrazio >>

Dopo un inchino, Selyan sparì dalla stanza. Dalya non voleva Elydet nel suo tempio. La spiegazione poteva essere solo una e lui cominciava ad averne paura. Un re poteva sposare la figlia di un importante generale che aveva fatto le veci del sovrano alla sua caduta e che era stato un eroe per la sua gente, nessuno avrebbe obiettato, ma la figlia di un padre sconosciuto non sarebbe stata accettata in nessun regno, in nessun caso. Doveva muoversi prima che tutta quella storia venisse a galla.

*************************************************************

-Elydet-

Doveva solo aspettare. Così aveva detto sua madre. Aspettare e pregare.

Aveva passato la mattina a pregare nel tempio di Dalia, il primo pomeriggio a lezione e dopo si era rinchiusa in quella che era la loro stanza nel regno del Divino a pregare di nuovo.

Quella stanza non aveva più niente di suo ormai.

Ci tornava per dormirci, certo, ma la confusione che regnava per colpa delle altre due non aveva niente a che fare con lei e non le lasciava neanche lo spazio necessario per sentirsi in camera sua. Come potevano vivere in quel modo?

Dieci servi reali non avrebbero ritrovato l’ordine in meno di un mese. Forse aveva ragione sua madre a dirle di stare lontana da loro. Una regina non poteva essere disordinata.

Si stese sul suo letto fissando il soffitto e pensando.

Il dono che sua madre aveva fatto al Dio sarebbe stato sufficiente? Forse sì dato il suo valore. Eppure non era qualcosa che aveva offerto lei personalmente.

Sarebbe stata lei ad essere accontentata, ma non era stata lei a offrire qualcosa in cambio.

Però la Nobile Ismene una volta a lezione aveva detto che non si gioca alla compravendita con gli Dei e che chiedere una grazia non era come chiedere un’offerta ad un banco del mercato.

La Nobile Ismene aveva sicuramente ragione e sapeva di sicuro come si trattava con gli Dei, ma Dalia aveva sempre detto che ogni cosa aveva il suo prezzo e per chiedere qualcosa ad un Dio o una Dea, era necessario offrire qualcosa in cambio che avesse lo stesso valore.

Ma cosa poteva avere lo stesso valore della vita che sognava?

Con cosa poteva scambiare il marito migliore del mondo e i futuri figli che sarebbero arrivati?

Non c’era niente che valesse una vita di felicità.

Elydet sospirò sconsolata. Dalla finestra arrivavano voci indistinte di schiamazzi e urla.

Sicuramente era qualche sua compagna che non aveva ancora capito che in casa del Potente bisognava comportarsi bene. Poi tese l’orecchio e capì che era solo Irmelin che discuteva con Selyan. Avrebbe tanto voluto sapere di cosa discutevano. Solo qualche giorno prima sarebbe stata lì a ciarlare con loro. Forse poteva offrire quello alla Dea di Dalia: la vecchia vita in cambio della nuova.

Forse poteva avere un senso. Poteva scambiare sua sorella e la sua amica con il re?

Forse sì…

Scosse la testa confusa. Non erano ragionamenti sensati quelli! Gli Dei sapevano tutto e decidevano tutto! Sapevano che voleva il Perfettissimo re nella sua vita e sapevano che potevano chiederle tutto quello che volevano in cambio, senza limite alcuno.

Avrebbero deciso da soli senza stupide offerte da parte sua!

Fuori ormai era buio e i morsi della fame cominciavano a farsi sentire. Avrebbe voluto rubare un biscotto dalle scorte di sua sorella, ma se davvero aveva ragione sua madre, che senso aveva mandare tutto all’aria per un misero biscotto?

Elydet sospirò e decise di scendere, come ogni sera, nei giardini reali.

Ormai il re non si faceva vedere da un paio di giorni. Doveva essersi stancato di lei.

Sentiva già la voce di Irmelin nella sua testa:

“Ovvio che non venga più a trovarti! Ha saputo tutto quello che poteva sapere da te e adesso ti ha abbandonata”

E quella di sua sorella rispondere:

“Cosa gli hai detto, ElyÈ importante che lo sappiamo anche noi”

Impiccione! Ecco cos’erano!

Due impiccione scontente della loro vita al punto di non permettere neanche agli altri di essere felici.

Si avvicinò sul bordo della fontana e sospirò di nuovo.

Il re non avrebbe mai apprezzato un viso come il suo. Aveva anche due profondi cerchi neri sotto gli occhi adesso.

<< Disturbo? >>

Lo spavento rischiò di farla cadere in acqua, ma si trattenne. Il re!

<< Altezza! Voi non disturbate mai >> ammise prima di rendersene conto e arrossire.

<< Sei gentile, Elydet >>

Ormai il suo stomaco era dolorosamente attorcigliato su sé stesso, un po’ per i complimenti, un po’ per la fame. Lei sapeva solo che le faceva un gran male.

<< Ti va di fare una passeggiata? >>

Ma certo che sì! Però si limitò ad annuire con gli occhi bassi.

Il re cominciò a camminare lentamente verso una porta che non aveva mai visto aperta, infilò la mano nel mantello e ne estrasse una chiave.

Elydet rimase a bocca aperta. Era il giardino più bello, più colorato e più curato che avesse mai visto.

Non sapeva neanche che esistessero dei fiori che restavano aperti di notte. Era un giardino stupendo.

<< Era il giardino privato di mia madre. Continuo a farlo curare per onorare la sua memoria >>

<< È È >> non riusciva neanche a parlare.

Lui le posò una mano sulla schiena per indicarle la strada. Probabilmente il re non aveva idea del marchio infuocato che aveva lasciato sulla sua pelle, anche se lui non aveva toccato altro che la stoffa della sua veste

<< Vieni. Ho notato che ti piacciono le fontane, voglio farti vedere questa >>

Lo seguì. Senza annuire, senza parlare, senza avere la capacità di fare altro. Lo seguì e basta.

Era effettivamente la fontana più dettagliata, scolpita e raffinata che avesse mai visto, ma non riusciva ad apprezzarla come avrebbe dovuto e voluto. Riusciva solo a pensare che non capiva il perché di tutto quello. Perché il re l’aveva portata nel giardino privato di sua madre? Perché ci teneva a farle vedere le cose più belle del suo palazzo? Perché sembrava essere lì solo per lei?

Non lo sapeva.

Lui le indicò una panchina, le obbedì di nuovo e un attimo dopo cercò di convincere il suo cuore a battere più piano e il suo respiro a farsi un po’ più profondo per non morire. Ma come poteva stare calma con il re seduto accanto a lei?

<< Oggi ho chiamato tua sorella nelle mie stanze >>

I suoi sogni dorati andarono in frantumi in un istante.

<< Oh >> non riuscì a dire altro.

<< Le ho chiesto cosa ne pensasse della vostra situazione, di Dalia, delle sue bugie e anche della fine della vostra isola. Non si è fatta scrupoli a tradire la vostra legge che vi vieta di parlare del passato perduto >>

Di nuovo il re voleva solo parlare di sua sorella e dei problemi del loro ordine. Elydet si sentì mortificata nel profondo all’idea di aver pensato che l’aveva portata in quel giardino per renderla felice. Lui voleva solo un luogo appartato per parlare di ciò che non poteva essere sentito dalle sue compagne. Amava il re, era il suo sogno da quando erano sbarcate, ma non poteva sopportare anche quello. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e si alzò dalla panchina.

<< Scusate, altezza, devo andare >>

<< Perché? >> chiese lui stupito.

Non credeva che il re fosse stupido, non lo aveva mai pensato prima di quel momento.

Avrebbe ucciso chiunque avesse detto o pensato una cosa del genere fino a un attimo prima e invece si trovava a pensarlo lei stessa.

<< Io… vi prego, lasciatemi andare >>

Avrebbe corso, sarebbe tornata dritta in camera sua se avesse potuto, ma la sua mano era stata afferrata dalla stretta salda e decisa di sua maestà.

<< Dalla conversazione con tua sorella, credo di aver capito che non hai un grande interesse a tornare alla tua isola, vero Elydet? >>

<< Cosa c’entra questo adesso? >> gli chiese esasperata dalle sue farneticazioni.

<< Volevo essere sicuro di non chiederti qualcosa che ti avrebbe fatto soffrire in eterno >>

<< Avete una missione per me? >>

<< Ho una proposta per te, Elydet, figlia di Kerse >>

Il suo nome completo pronunciato da lui le provocò un brivido nonostante la rabbia e la delusione. Con suo rammarico, sapeva che non gli avrebbe negato il più grande dei sacrifici in quel momento

<< Ditemi, altezza >>

<< Vuoi sposarmi? >>

Elydet si buttò tra le braccia del re singhiozzando. Aveva frainteso tutto come al solito, era solo una stupida bambina che non gli aveva dato il tempo di parlare e aveva rovinato la sua proposta. Si sentiva una stupida. Ma si sentiva anche tremendamente bene tra quelle braccia calde e forti. Aveva sognato quell’abbraccio infinite notti, e infinite altre lo aveva immaginato, adesso che lo provava davvero sapeva che non si era mai neanche avvicinata alla realtà. Era la cosa più bella del mondo

<< Voglio sperare che sia un sì >> commentò lui appoggiando il viso perfetto alla sua testa

Elydet riuscì solo ad annuire e a scusarsi. Lui la spinse di nuovo sulla panchina senza slacciare la loro stretta e la tenne così finché i singhiozzi non finirono e anche dopo.

<< Mi dispiace di aver rovinato la vostra proposta, mio re >>

<< Elydet, hai appena detto che mi sposerai, non devi più usare le formalità con me >>

La sacerdotessa si prese un attimo di tempo per riflettere e capì che era una concessione troppo grande per lei. Non voleva correre il rischio di dimenticare che aveva accanto il Figlio del Dio, né credersi una sua pari con il tempo. Non si poteva essere pari ad una persona del genere. Né alla sua bellezza, né alla sua intelligenza, né al sangue che portava nelle sue benedette vene.

Non avrebbe mai negato al suo re il rispetto che meritava. Neanche sotto tortura.

<< Userò sempre le formalità che meriti >>

Il solo rivolgersi a lui come a una qualunque altra persona le costò un certo sforzo, ma lo sbuffo divertito che sentì dal suo petto cancellò subito quella sensazione di fatica. Era perfetto.

<< Sono felice che tu abbia accettato >>

<< Sono felice io che tu me l’abbia chiesto >>

Lui le sfiorò il viso con la più lieve delle carezze e poi la scostò leggermente per alzarsi.

<< Nessuno sa dove sono, né sospetta minimamente quello che ti ho appena chiesto, ad eccezione di Nora ovviamente. Passerei con te tutta la notte, ma sono costretto a rientrare >>

<< Non voglio sottrarti ai tuoi impegni >>

<< Io non vorrei sottrarmi al tuo abbraccio, ma… la vita di un re è fatta di obblighi e rinunce, spero capirai che quella di una regina non è migliore >>

<< La mia vita è migliore da quando mi sono innamorata di te >> ammise arrossendo.

<< E la mia da quando ti ho visto. Devo andare, ma sappi che sono l’uomo più felice della terra >>

<< Come so che non è un sogno? >> gli chiese sfidando il suo sentirsi stupida

Lui si sfilò una collana e la appese al suo collo << L’anello del re ti ricorderà la verità >>

Lei ammirò il grosso anello che penzolava dalla collana. Lo aveva visto più volte al dito del sovrano, specialmente nelle grandi occasioni e nelle sedute importanti. Era un dono di inestimabile valore.

<< Grazie >>

Per tutta risposta le baciò la fronte << Perdonami, ma devo chiedere il permesso a tua madre >>

Aveva ragione. Il figlio di Dio doveva comportarsi secondo le leggi di Dio, era giusto, per questo Elydet annuì seria e decisa e soffocò la sua voglia di urlare le parole che rischiavano di uscire da sole dalla sua bocca. Certamente gli Dei apprezzavano più la sua educazione della sua insistenza, ma appena il re sparì dalla sua visuale, non poté non dirlo al cielo

“Mia madre sarà d’accordo e darà il consenso senza fare storie o non sarà più mia madre!”

*****************************************************

 

 Nancyiry

 = un immenso grazie per la tua recensione!

Non credevo che qualcuno avrebbe letto ancora questa storia.

Mi spiace per il ritardo, ti avevo promesso un capitolo qualche giorno fa ma poi non ce l’ho fatta. A presto!

 

                                                                                                                                          

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Acer5520