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Autore: Circe    18/02/2018    3 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Rabastan: “Sai di chi stiamo parlando”


Era raro vedere insieme noi giovani arrivati da poco con gli altri Mangiamorte storici. Eppure quella volta ci eravamo radunati tutti in una stessa stanza, cinque o sei di noi, in attesa del Signore Oscuro e di Bella.
Erano per conto loro già da un po’e non riuscivo a capire per certo cosa stessero facendo. Ero geloso, ero follemente geloso, più di quanto lo fossi stato mai di Rod e non capivo il motivo, inoltre ce l’avevo a morte con quello stupido idiota di mio fratello che ancora una volta aveva dato a Bella l’occasione di avvicinarsi a Lord Voldemort.
Se prima, in presenza di lei, mi ero trattenuto dal parlar male a Rod, poi avevo iniziato ad incalzarlo spesso, con rimproveri, invettive e domande.
“Dovevi proprio usare una maledizione per fare un semplice allenamento?”
“Se non fossi stato tanto stupido, ora lei sarebbe qui con noi!”
Mio fratello non rispondeva, faceva finta di essere calmo e tranquillo, ma non lo era affatto, si vedeva chiaramente perché si torturava le mani, attorcigliandosi le dita e mordendosi continuamente le unghie.
Mi lanciò uno sguardo distratto e rabbioso e alla fine decise di rispondermi.
“Non potevo immaginare che sarebbe corsa da Lord Voldemort, lui non era nemmeno qui. E ancor meno potevo immaginare che sarebbe tornato proprio in quel momento, e avrebbe occupato il suo tempo per una semplice contromaledizione.”
Scossi la testa pieno di rabbia verso di lui.
“Stupido, non ragioni mai, non hai mai ragionato in vita tua, ma tocca prevedere le cose ogni tanto, per evitare guai peggiori.”
Ci fu ancora silenzio, un silenzio rabbioso. Era curioso quanto nessuno di noi due fosse preoccupato per Bella, ma soltanto per il fatto che i due fossero insieme. Il nostro era un amore brutale e possessivo, io credevo di essere meglio di mio fratello, di saper provare un amore diverso per lei, più dolce e altruista, ma in certi momenti dubitavo ciò fosse vero.
Dolohov interruppe i miei pensieri.
“Quindi stiamo tutti aspettando qui, senza ordini sul da farsi, solo perché la ragazzina preferita del Signore Oscuro si è fatta male?”
Dolohov era da poco rientrato al quartier generale insieme a Lord Voldemort, cercava di capire anche lui la situazione, ma sentirlo dire di Bella che era “la ragazzina preferita del Signore Oscuro” mi diede sui nervi, fu comunque Rod che ovviamente reagì a quella sorta di insulto.
“Guarda che stai parlando di mia moglie!”
Si alzò in piedi, pronto a fronteggiare il Mangiamorte più vecchio, il quale però non lo degnò di molta attenzione, fu invece Nott a tentare di placare gli animi.
“Piantatela, non c’è bisogno di fare storie, o scenate! Non siamo fermi per nulla di tutto ciò.”
Lanciò uno sguardo cupo al suo compare Dolohov e aggiunse:
“L’hai visto anche tu che lui non stava bene, no? Lasciamolo in pace, che fretta hai?”
Calò il silenzio nella stanza, credo avremmo voluto fare tutti la stessa domanda: cosa avesse il Signore Oscuro, perché Nott diceva che non stava bene, ma nessuno si azzardò a chiedere niente a quei due che sembravano sempre tanto più vicini a Lord Voldemort rispetto a quanto lo fossimo noi altri nuovi adepti.
Man mano che il tempo passava la conversazione languiva e la tensione aumentava.
Quando alla fine comparve Bella sulla porta, un po’ pallida, ma sempre stupenda, ci voltammo tutti verso di lei, in attesa e fu Nott a parlare per primo.
“Eri con Lord Voldemort? È tutto a posto?”
Bella alzò lo sguardo come incuriosita, ma non del tutto stupita dalla domanda, rispose semplicemente di sì, sostenendo lo sguardo dell’uomo che si era rivolto a lei.
“E tu invece come stai?”
Stavolta era stato Rod a parlare, ma lei quasi non lo sentì, era troppo presa dagli sguardi dei due Mangiamorte più anziani, come se ci volesse leggere qualcosa. Ignorava Rod completamente e quando mi voltai verso mio fratello vidi la rabbia e la disperazione nei suoi occhi, non sapeva proprio più che fare e da che parte prenderla ormai, capii che la situazione fra i due era più grave di quanto immaginassi.
“Bellatrix, sto parlando con te!” 
Provò ad insistere, ma lei sembrava troppo impegnata in un dialogo muto con gli altri due, finché, improvvisamente, si voltò verso Rod con un sorriso finto e gli si avvicinò piano.
“Sto bene, è tutto a posto, non ti preoccupare.” 
Quando furono vicini gli mostrò la mano alzando la benda che le tamponava la ferita: la bruciatura della maledizione era quasi del tutto scomparsa, si vedeva solo il segno e la pelle arrossata.
Rimasero per un attimo fermi a guardarsi, in piedi, uno davanti all’altra.
Pensai per un attimo che si sarebbero baciati improvvisamente, come sempre, spregiudicati e spudorati, lì davanti a tutti senza il minimo pudore, come tante volte mi avevano abituato a dover osservare. Invece nulla, questa volta Rod rimase zitto e fermo a guardarla, freddo come il ghiaccio e Bella, di rimando, lo sfidava apertamente lasciandogli quella mano davanti agli occhi, con il suo sguardo sprezzante, come volesse dire quanto lei fosse comunque invincibile.
C’era una tensione palpabile nell’aria, una tensione che probabilmente stupì tutti, abituati a vederli complici ed uniti.
“Tira brutta aria tra le nuove reclute, o sbaglio?”
Fu di nuovo Dolohov a parlare, sempre pronto a provocare, evidentemente. Forse era nervoso per qualcosa che era accaduto di cui non eravamo a conoscenza, ma continuava a creare tensione dove già ce n’era a sufficienza.
A quel punto però, Bella mi stupì: non cedette minimamente alla provocazione. La vidi invece voltarsi verso tutti i Mangiamorte attorno e proporre di tornare a casa, oppure, per chi volesse restare, ci si poteva organizzare per mangiare.
Così conciliante non la conoscevo proprio, ma la sua idea di allontanare gli astanti parve funzionare.
Si allontanò da Rod avvicinandosi a me.
“Come si fa a procurarsi due cose da mangiare anche per questi qui, Rab? In caso restino… io non ne ho idea.” 
Mi parlò sottovoce, per non farsi sentire, trascinandomi con garbo verso il corridoio. Ovviamente lei voleva restare e io non l’avrei lasciata sola. Le risposi però scherzosamente, per cercare di allontanare qualsiasi tensione tra noi.
“E come mai tutta questa gentilezza e disponibilità, signorina Black? Tu non sai nemmeno cosa vuole dire essere conciliante.”
Alzò le spalle, quasi rassegnata. 
“Me lo ha chiesto Lord Voldemort…”
Ancora lui, non riuscivo più a non odiarlo, ma non potevo esprimerlo.
Cambiai discorso.
“Dovrai affrontare Rod prima o poi…”
Lei sospirò pensierosa.
“Lo so bene, Rab, non devi essere tu a dirmi cosa fare, ma ora non mi va, non saprei nemmeno cosa dirgli. Tu continui ad immischiarti fra me e il mio maestro, ma non sai nemmeno come stanno le cose, non sono affari tuoi.”
Ebbi paura di perderla, in un certo senso sapevo che aveva ragione, feci dunque totalmente marcia indietro:
“Va bene, va bene, Bella, hai ragione! Ti prego, dimentica tutto quello che ti ho detto ora e anche tutte le sciocchezze dette l’ultima volta qui al castello. Va bene?”
Lei annuì seria, senza dire una parola. Mi faceva paura questa Bellatrix che avevo davanti. Non la conoscevo. Non era più la ragazza dei miei sogni che capivo al volo e comprendevo fino infondo ai meandri della mente. Ora era dura, sfuggente, misteriosa. E io avevo sempre paura di perderla. Allo stesso tempo mi affascinava ancora di più e non volevo per nessun motivo che si allontanasse, non volevo perdere la sua vicinanza, dato che, nonostante tutto, contava ancora su di me e si appoggiava a me.
“Vediamo di trovare un elfo, se qui ce ne sono, ci penso io, credo potrà procurarci due cose da mangiare, poi ce ne andiamo, che dici?”
La trovai d’accordo e ci separammo momentaneamente.

*** 

Persi del tempo per sbrigare questa cosa, quando riuscii a sistemare la questione tornai indietro per cercare Bella.
Stranamente non la vedevo da nessuno parte, pensai se ne fosse andata, o fosse tornata col maestro.
Invece percorrendo un corridoio pieno di colonne e capitelli scorsi una porta e una stanza semi buia, sentivo delle voci e avvicinandomi appena riuscii a riconoscere chiaramente la voce di Bella e altri.
Mi avvicinai silenziosamente. 
Sembravano discutere animatamente anche se sottovoce, a parlare con lei riconobbi subito  Nott e in seguito Dolohov. La cosa mi stupì non poco, infatti, nonostante non sembrasse un colloquio amichevole, capii che i due la trattavano praticamente da pari a pari, cosa che con noi giovani non succedeva quasi mai.
Quando sentii più chiari i loro discorsi e le loro voci, rallentai il passo è mi fermai davanti alla porta, accanto allo stipite: così potevo sentire cosa dicevano senza essere visto.
“Avevi detto che era tutto a posto! Ci siamo fidati di te!”
Dolohov parlava in maniera concitata, nervosa.
“Ma è tutto a posto, me lo ha detto lui che stava bene!”
Anche Bella sembrava nervosa, soprattutto scocciata dalla conversazione con il nostro compare. Stava sulla difensiva e parlava seria, dura.
“Ma quanto sei ingenua Bellatrix? Ovviamente lui ti dirà che sta bene, ma devi essere tu ad osservarlo, a capire cosa stia realmente succedendo.”
A quel punto lei alzò la voce, notai anche un po’ di ansia nel suo tono e nelle parole.
“Mi volete spiegare cosa succede veramente? Perché tanta agitazione?”
Non avendo reazione dal primo interlocutore si voltò di scatto, afferrò con forza il braccio dell’altro, Nott, il più propenso a mediare, e lo fece voltare verso di sé.
“Allora?”
“Cosa vuoi che ti dica? Non lo so nemmeno io cosa faccia, ma ha ripreso gli esperimenti di arti oscure, quelli per cui ci siamo allontanati verso Albania ed est Europa anni fa. Probabilmente anche altri, dovresti saperne tu, meglio di me, di arti oscure. Lui prova tutto su di sé e noi non lo sappiamo come reagisce il suo fisico, non lo possiamo prevedere. Vogliamo solo sincerarci che sia tutto a posto. Dato che sei sempre tu con lui ultimamente, che si fida di te, dovresti essere tu a controllare la siatuazione.”
Bella rimase interdetta, pensierosa, si vedeva che era rimasta colpita e preoccupata. La sua risposta restò comunque la stessa:
“Ti ripeto che mi ha detto di stare bene, cosa dovrei fare secondo voi? Controllarlo e venirvi a riportare le cose? Siete pazzi se pensate una cosa simile.”
Invidiavo quell’istinto di protezione e di esclusività che voleva sempre avere col suo maestro.

Mi abbattei molto, ma continuai ad ascoltare.
Il primo a parlare ancora fu Dolohov:
“Tu lo conosci da poco, non sai molto di lui. Ti rendi conto però che da lui dipendiamo tutti noi? Sta bene davvero, te ne sei sincerata? Dimmi, cos’ha preso lo sai?”
Mi accorsi che a quel punto Bella fece fatica a reggere. Rispose concitatamente:
“Non capisco, cosa deve aver preso? Ha bevuto dell’acqua, ci ha messo delle gocce, ma perché? Che c’è di male in ciò? Cosa vi interessa?”
Dolohov ebbe uno scatto d’insofferenza, diede un pungo sul tavolo.
I due Mangiamorte si guardarono. Ci fu silenzio per qualche istante, poi Nott alzò le spalle in direzione di Dolohov e parlò rivolgendosi direttamente a lui:
“Senti, non facciamone una tragedia. Alla fine lo conosciamo, Lord Voldemort si sa controllare molto bene, e senza comunque non ci sta, lo sappiamo bene entrambi. Penso abbia ragione lei, lasciamolo in pace.”
Dolohov non era proprio della stessa idea.
“Anche lui a volte esagera e lo sai! E lei si è dimostrata inaffidabile. Non sa nemmeno le cose.”
Naturalmente Bella rispose a tono, con arroganza e aggressività.
“Mi volete spiegare di cosa parlate? Io non saprò nulla dei vostri anni passati in terre sconosciute a sperimentare magia sconosciuta, non saprò quali pericoli corra o cosa faccia, ma non mi risulta che Lord Voldemort non sia in grado di badare a se stesso e abbia bisogno proprio di te, o di voi, per cavarsela.”

Vidi Dolohov scuotere la testa.
“Non lo capisci che se rischia lui, rischiamo tutti? Se cede lui, cediamo tutti?”
 “Certo che lo capisco! Solo che io al contrario di voi non ho paura, mi fido totalmente di lui. Inoltre non ha mai avuto un cedimento, non avete alcun motivo di dubitare come state facendo.”
Di nuovo parlò Nott, sempre il più diplomatico.
“Non stiamo dubitando, ma lo conosciamo, come ti dicevamo, da tempo. Gli effetti collaterali della magia oscura su di lui non sono mai stati di lieve entità anche se lui minimizza. Le gocce che poi prende non sono poca cosa, conosci il laudano immagino, sai bene che effetti ha. Penso sia normale che qualche pensiero ce lo abbiamo, non credi?”
Bella stava per rispondere, ma io non riuscii più a seguire la conversazione perché arrivò Rod alle mie spalle.
“Che stai facendo? Dov’ è finita Bella?”
Lo trascinai lontano da quella stanza intimandogli di stare zitto, mio fratello di dimenò per qualche minuto poi mi seguì più obbediente.
“Bella sta parlando con Nott e Dolohov di Lord Voldemort, stavo ascoltando la conversazione e avrei gradito di sentirla fino in fondo, ma sei arrivato tu a rovinare tutto.”
Lo guardai male.
“Perché? Cosa c’era di così interessante da sentire senza potersi mostrare?”
Ci guardammo per un attimo in silenzio, Rod mi studiava, non sapeva più se prendermi sul serio, o continuare a trattarmi come un idiota.
Io rimasi zitto, continuavo a guardarlo negli occhi senza battere ciglio.
Alla fine decise di ascoltarmi.
“Va bene Rab, dimmi di questa novità di cui parli, non volevo rovinare tutto, credimi.”
Io gli parlai con enfasi, cercavo in Rod un alleato, mi attaccavo ad una vana speranza che forse in due avremmo allontanato Bellatrix dall’Oscuro Signore e l’avremmo riportata vicino a noi, come quando era una ragazzina e il suo mondo era fatto solo di noi due e di piccoli incantesimi di magia.
“Ci sono alcune cose di cui eravamo allo scuro e secondo me sono importanti. Per esempio, a quanto ho sentito, l’ Oscuro Signore ha iniziato ancora esperimenti di magia oscura, diversi da quanto fatto finora, forse più potenti. Probabilmente, però, questi hanno delle ripercussioni forti a livello del sul suo fisico. Nessuno sa le conseguenze che si possono scatenare, anche a lungo termine, potrebbero essere preoccupanti.”
Lui restava zitto e mi ascoltava, dopo qualche istante di riflessione provò ad indagare meglio.
“Sta facendo queste cose insieme a Bella?”
“No, lei sembrava non saperne nulla, mentre ne parlava con Dolohov. I due Mangiamorte sono preoccuparti delle conseguenze, hanno paura che la protezione del Signore Oscuro possa un giorno venere a mancare. Almeno così ho intuito.”
Ci guardammo nello stesso istante e fu come capirci senza bisogno di parole. Rod disse esattamente quello che pensavo io stesso.
“Inoltre, trattandosi di magia oscura, potrebbe iniziare presto la pratica anche con lei, o lei volerla iniziare insieme a lui.”
Annuii.
“Sì infatti, ho pensato lo stesso anch’io. Poi hanno parlato anche di altro, secondo me erano preoccupati per l’uso che lui fa del laudano.”
Rod mi guardò serio e attento, sembrava stupito.
“Laudano? Ma sei sicuro?”
Alzai le spalle.
“Quasi sicuro, non lo posso sapere per certo, ma direi che ho percepito così dalla conversazione.”

Rod mi guardò pensieroso.
“Non me ne ero mai accorto.”
“Io lo avevo intuito già da tempo, si nota dagli occhi. Però non immaginavo fosse una condizione che potesse far impensierire i suoi Mangiamorte più vicini.”
Rod rimase zitto per un attimo, poi scosse la testa guardandomi fisso negli occhi.
“Stiamo pur sempre parlando del Signore Oscuro, Rab, non so se capisci cosa intendo…”
“Sì, fratello, il Signore Oscuro, colui che ci sta portando via Bellatrix, so benissimo di chi stiamo parlando!”
Lui non mi rispose, ma sospirò afflitto.
“Comunque sì, ho capito cosa intendi, Rod. Sinceramente non pensò nemmeno io che da lui ci si debbano attendere cedimenti, di nessun genere.”
Rod si sedette su una sedia poco distante, sempre in silenzio, poi si rivolse di nuovo a me.
“Inoltre, fratello, per quanto ci riguarda, se anche abbiamo queste informazioni, a cosa ci possono servire? Credi che lei, anche sapendo della pericolosità, non vorrebbe più condividere con lui le arti oscure? O eviterebbe di amarlo perché prende il laudano?”
Mi guardò ancora, quasi disperato.
“Io non credo proprio, Rab. Io credo invece che la stiamo perdendo e non vedo speranze.”
Era la prima volta che vedevo e sentivo mio fratello così afflitto e rassegnato. Non riuscii a fare altro che tacere, guardandolo in attesa di una sua mossa.
Quando mi mise una mano sulla spalla per farmi segno di muoverci, mi sentii molto vicino a lui, per la prima volta dopo tanto tempo ritrovai quel fratello triste e solitario che conoscevo da bambino.
In un silenzio pieno di angoscia tornammo ad aspettare Bella per la cena, o meglio, a godere del poco tempo insieme che ancora ci concedeva, prima di tornare ancora, sempre, dal suo amato maestro.

 
   
 
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