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Autore: Tinkerbell92    24/02/2018    1 recensioni
Estate 2008.
Quando l’impianto idraulico della vecchia casa decide di darsi il benservito, provocando un allagamento senza precedenti, l’affascinante Nimel Anywayah, leader di un piccolo branco di Figli della Luna, decide di salvare le vacanze di Amy, la sua figliastra quindicenne, mandandola a Forks a casa di un’amica d’infanzia.
Una volta giunta sul posto, Amy si mostra subito desiderosa di conoscere i mutaforma di La Push, che considera in qualche modo “parenti” alla lontana.
Alla riserva le cose sembrano procedere per il meglio: ormai sono passati due anni dal mancato scontro con i Volturi e i giovani lupi hanno trascorso quel lasso di tempo in relativa tranquillità.
Tuttavia, una nuova, terrificante nemica fa la propria comparsa, gettando un tremendo scompiglio; la situazione non migliorerà quando Amy, a causa della propria natura di licantropo, comincerà a perdere totalmente il controllo durante le notti di luna piena, trasformandosi in una creatura violenta e assetata di sangue.
Attaccati su due fronti, da amici e nemici, i mutaforma Quileute saranno costretti a lottare con tutte le proprie forze, stringere di nuovo fastidiose alleanze e compiere enormi sacrifici per non perdere sé stessi e tutti coloro che amano
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Nuovo personaggio, Quileute, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Twilight Saga according to Tinkerbell'
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SILVER LIGHTS



Capitolo I

"M.S.V.E. - Missione Salvataggio Vacanze Estive"





Le vacanze estive non erano incominciate nel migliore dei modi: di punto in bianco, dopo anni e anni di onorato servizio, le tubature di casa Anywayah avevano deciso di entrare in sciopero, facendo saltare tutti i meravigliosi programmi per i mesi successivi.
Amelia Mooney osservava il disastro dall’alto della scalinata che conduceva al piano inferiore, stringendo le dita attorno al manico del proprio bagaglio: le sembrava quasi di assistere dal vivo a una scena del film Titanic, mancavano soltanto i quadri che galleggiavano a pelo d’acqua, Leonardo Di Caprio morente e i commenti molesti di Adahi come: “Spostati e fa’ spazio anche a lui, brutta culona!”
L’intero salotto allagato, la taverna completamente inagibile. Di sicuro almeno tre tubature erano fuori controllo.
- Sei sicura di aver preso tutto? – domandò apprensiva Nimel, avanzando faticosamente con gli stivaletti da pioggia ai piedi, i lunghi capelli neri raccolti in uno spettinatissimo chignon. – Ti basta quella valigia?
- Non mi manca nulla – la rassicurò la piccola, senza la minima intenzione di scendere le scale. - Da quale finestra posso uscire?
- Da quella di camera mia – rispose la maggiore, sfilandosi gli stivaletti e raggiungendola rapidamente. – È la più vicina.
Calarono insieme il bagaglio dal davanzale, facendolo atterrare nelle mani sicure di Quidel che attendeva di sotto, dopodiché, l’affascinante Alfa del clan Anywayah osservò il volto pallido della figliastra con un sorriso, serrando le lunghe dita sulle sue piccole spalle.
Il sole metteva in risalto la sua bellissima carnagione color bronzo, mentre il suo viso, caratterizzato dai lineamenti tipici del popolo Cherokee, era ingentilito da un’espressione serena e benevola.
- Telefonami, quando puoi – si raccomandò. – E cerca di non combinare casini.
- Promesso – rispose la quindicenne con aria convincente. – O almeno, ci proverò.
Nimel alzò gli occhi scuri al soffitto, trattenendo una risata: - Già, immaginavo.
Si scambiarono un dolce ma vigoroso abbraccio, dopodiché la minore scavalcò il davanzale e saltò di sotto, atterrando con leggerezza sul prato ben curato.
Essere un licantropo comportava enormi vantaggi: fosse stata una persona normale non sarebbe di certo uscita integra da quel balzo nel vuoto.
Quidel, il primo dei tre fratelli di Nimel, attendeva già in macchina, accomodato sul sedile del guidatore; Honaw, il secondo, stava chiudendo il bagagliaio dove aveva caricato la valigia della ragazzina, mentre Adahi, il terzo, bighellonava appoggiato pigramente al cofano dell’auto.
Amy salutò gli ultimi due lasciandosi stritolare dalle loro braccia lunghe e muscolose, dopodiché scivolò sul sedile anteriore della vettura, accendendo la radio e allacciando la cintura.
Quidel si scompigliò i capelli scuri con fare disinvolto, poi mise in moto l’amato veicolo e uscì dal vialetto di casa, immettendosi in strada.
- Destinazione: casa Turner!  – annunciò allegro.  – Chissà che almeno le tue vacanze siano salve, piccola.
- Starò bene – assicurò lei, osservando il paesaggio scorrere rapido oltre il finestrino. – Ho proprio voglia di rivedere Liv e la sua famiglia… stare a contatto con qualcuno a cui non devi nascondere nulla… ah, e mi piacerebbe riuscire a conoscere i nostri cugini di La Push!
- Cugini? – rise il giovane, imboccando l’autostrada.
Amy annuì convinta: - Sono la razza più simile a noi, spero che anche loro vogliano incontrarmi. Uno dei capi della riserva è amico della madre di Liv, le chiederò di mettere una buona parola per me.
- Beh, in questo caso, occhio all’imprinting, bimba – scherzò Quidel, mentre alla radio partivano le note coinvolgenti di  Take on me.
- Non ho ancora quindici anni e mezzo, sarò immune almeno fino a Dicembre – replicò la ragazzina, facendo la linguaccia e alzando il volume.
Amava la sua famiglia. Nimel e i suoi fratelli si erano presi cura di lei da quando aveva otto anni, ignorando le occhiate perplesse che la gente rivolgeva vedendoli insieme a quella bambina tanto diversa da loro dal punto di vista fisico.
“Siamo praticamente uguali, alla luce della luna piena” ripeteva spesso la bella leader. “E per altri aspetti, siamo uguali anche a loro, alla gente comune, a quelli che ci lanciano occhiate confuse e prendono le distanze.”
Per un attimo, Amy si domandò spontaneamente se anche i mutaforma Quileute condividessero una simile filosofia, se l’avrebbero accolta senza problemi o se avrebbero… preso le distanze.
“Take ooon meee… take meeee ooon…”
Doveva prepararsi ad accettare qualsiasi opzione, aspettarsi l’incomprensione e la paura altrui che avrebbe sempre incontrato sul proprio cammino.
Poggiò la fronte contro il finestrino, osservando le altre auto che sfrecciavano nelle corsie parallele, provando a immaginare le storie personali dei conducenti e i passeggeri seduti accanto a loro o accomodati sui sedili posteriori.
“I’ll be gooone… in a day or twooo!”



La casa dei Turner si trovava al confine occidentale della città di Forks, a una ventina di chilometri dal mare; era una villetta dalle mura color panna, provvista di un grazioso giardino su cui era stata posta una grande piscina gonfiabile.
Il cancello era aperto: Amy scese dalla macchina con un grande sorriso, correndo subito ad abbracciare la ragazza bionda che attendeva in piedi sul vialetto.
- Liv! – strillò, affondando il viso nei capelli color miele dell’amica. – Mi sei mancata tantissimo!
- La cosa è reciproca, tesoro – rise l’altra. – Ho calcolato l’ora del tuo arrivo, commettendo un errore di un minuto e quaranta secondi. Mi è bastato per vincere la scommessa con Jul.
- Errore di quattro minuti e trenta – annunciò un giovanotto allampanato, raggiungendo le due ragazze tenendo in mano un cronometro. – Pensavo avreste trovato più traffico.
- Ciao Jul! – lo salutò la rossa con entusiasmo, gettandogli le braccia al collo. – Allora, avete ancora intenzione di provare a entrare a Seattle, l’anno prossimo?
- Già, speriamo solo di non cominciare di nuovo a competere con i voti.
- Speranze vane – commentò Liv, facendo cenno a Quidel di raggiungerli.
Olivia e Julian Turner erano la coppia di gemelli più stravagante che Amy avesse mai incontrato. Avevano due anni più di lei, erano entrambi biondi, pallidi e con gli occhi azzurri, ma fisicamente si trovavano agli antipodi: lui era alto e secco, si nascondeva dentro magliette troppo grandi ed era costretto a indossare sempre una cintura per impedire che i jeans gli scivolassero fino alle caviglie; lei superava di poco il metro e sessanta, aveva un seno e un fondoschiena piuttosto generosi e, quando sorrideva, scavava un paio di graziose fossette nelle guance morbide e piene.
Erano sempre stati i primi della classe e spesso si divertivano a gareggiare e scommettere su qualsiasi cosa.
- Oh, ben arrivati! – salutò Jenny Turner, la madre dei due ragazzi, affacciandosi dalla soglia d’ingresso. – Com’è stato il viaggio?
- Relativamente tranquillo – rispose Amy, permettendo alla donna di stamparle due baci sulle gote. – Due ore in compagnia della musica degli anni Ottanta.
- Uh, adesso divento malinconica – sorrise la donna. – Roger arriverà stasera, stiamo avendo parecchio da fare al bar, in questi giorni… ehi, Quidel, perché non ti unisci a noi per pranzo?
- Ah, tranquilla, non voglio disturbare – replicò il trentenne dai capelli neri. – Il viaggio non mi ha stancato…
- Suvvia, insisto – lo interruppe Mrs Turner, allungandogli un paio di buffetti sulla spalla muscolosa. – Abbiamo i nostri panini speciali.
- In questo caso, non posso proprio dire di no – rise il Beta del branco Anywayah, posando il bagaglio di Amy all’ingresso.
La quindicenne dai capelli rossi si guardò attorno con un sorriso, infilando le mani nelle tasche dei jeans: il salotto, con la grande libreria e il divano con penisola, era sempre stato una certezza, non un singolo mobile era stato spostato o cambiato nel corso degli anni.
- Ti porto la valigia in camera,  Amy –disse Jul, mentre Liv le piazzava in mano alcune vecchie fotografie.
- Non vedevo l’ora di mostrartele! Ti ho sentita così entusiasta al telefono, quando ti ho parlato della riserva e dei mutaforma…
- Non ci posso credere! – esclamò la ragazzina, soffermandosi a lungo sull’ultima foto. Le immagini dai colori un po’ sbiaditi ritraevano tre persone sedute su un grande telo da pic-nic: una di loro era una ragazza bionda sui vent’anni dall’aria famigliare, mentre accanto a lei sorridevano due giovani dai lineamenti tipici dei nativi americani, uno con i capelli lunghi e neri, l’altro, poco più vecchio, con un cappello da cacciatore.
- Jenny, questa sei tu!
- Già.
La donna si avvicinò, indicando i due che la affiancavano in quel ritratto scattato molti anni prima: - Questo con il cappello è Harry, purtroppo mancato qualche anno fa, mentre lui è Billy. L’ex compagna di mio padre era una Quileute, quindi ho vissuto alla riserva per un po’. Posso essere considerata un membro onorario, diciamo.
- E… da quanto si è formato il branco di… mutaforma? – domandò Amy, trattenendo a stento l’eccitazione. – Da quando hanno cominciato a trasformarsi di nuovo?
- Mmmh… Billy mi ha detto che la prima trasformazione è avvenuta tre o quattro anni fa. Il boom però è stato nel 2006, quando dei… Freddi con cattive intenzioni hanno messo piede da queste parti.
Il suo tono assunse una nota di disprezzo non appena pronunciò la parola “Freddi”.
Amy scambiò una rapida occhiata con Quidel, il quale replicò con una smorfia: persino una famiglia tollerante e mentalmente aperta come la loro mal sopportava la razza dei vampiri.
- Pensi che… sarebbero contenti di conoscermi? – domandò la piccola rossa, restituendo le foto alla proprietaria.
Jenny piegò l’angolo destro delle labbra verso l’alto: - In genere i Quileute sono molto cauti, soprattutto da quando devono mantenere il segreto sulla nuova generazione di mutaforma, però posso provare a fare una telefonata a Billy.
- Aiuto i ragazzi a preparare la tavola – si offrì Quidel, mentre la signora Turner tirava fuori il cellulare, componendo rapidamente il numero di casa del vecchio amico.
Amy attese con impazienza, appoggiata con una spalla allo stipite della porta della cucina. Dietro di lei, Jul sistemava con cura una tovaglia dai motivi floreali sul tavolo da pranzo, scambiando un sorriso con il ragazzo più grande, che posizionava i piatti di fronte a ogni sedia.
- Tranquilla, sono sicura che anche loro saranno curiosi di conoscerti – sussurrò Liv all’amica, battendole un paio di volte la piccola mano sulla spalla.
Si udì una breve serie di squilli ovattati, poi, una voce maschile e profonda rispose: - Pronto?
Il cuore cominciò a battere all’impazzata nel petto della giovane Figlia della Luna.
- Ciao Billy, sono Jenny – rispose Mrs Turner. – Ti disturbo?
- Ciao, Jenny!
Il tono neutrale e un po’ cupo dell’uomo mutò all’improvviso, assumendo una colorazione più amichevole: - Nessun disturbo, come stai?
- Tutto bene, tu?
- Non c’è male, direi. Quest’estate avrò a casa sia Jake che Rachel e, forse, ad Agosto verrà a trovarmi anche Becky. I tuoi figli come stanno?  
- Oh, loro stanno benone. A proposito di questo, per tre mesi avrò a casa un’ospite speciale, un'amica di mia figlia… ricordi Nimel Anywayah, Billy?
Dall’altro capo del telefono, l’uomo ebbe qualche istante di esitazione: - Anywayah… sì, è la nipote del vecchio Diwali… Figli della Luna, giusto?
- Esatto. Ospiterò la sua figliastra per l’estate. Si chiama Amy e le piacerebbe molto conoscere i ragazzi. Sarebbe un problema se, qualche volta, facesse visita alla riserva? Ha con sé tutte le… precauzioni necessarie. Sai, le sue… medicine.
Seguirono alcuni istanti di silenzio, durante i quali la più piccola del clan Anywayah cercò di scaricare la tensione stringendo i pugni e mormorando a filo di voce: - Ti prego… ti prego… ti prego…
Finalmente, Billy riprese a parlare, strappandole un sussulto: - D’accordo, non c’è problema. Jake passerà a prenderla oggi pomeriggio, se volete.
- Fantastico, così non dovrà stare chiusa qui mentre Liv e Jul studiano! Grazie mille Billy, a presto!
Mentre Jenny chiudeva la chiamata, Amy si lasciò sfuggire un gridolino di eccitazione, saltando e battendo le mani come una bambina.
- Non posso crederci! Grazie, grazie, grazie Jenny!
- A quanto pare conoscerai i “cugini” – sorrise Quidel, circondando le spalle della rossa con il braccio. – Salutali da parte nostra. E mi raccomando: occhio all’imprinting! – ripeté, scoppiando a ridere non appena lei gli mostrò il dito medio come risposta.
- Sedete pure, comincio a scaldare i sandwiches – li invitò Jenny, alzando il coperchio di una grande piastra posta accanto ai fornelli. – Quidel ha due ore di strada da fare, sarà meglio mangiare presto.



Era passata circa un’ora e mezza da quando il secondo per età tra i quattro fratelli Anywayah era partito, dopo aver salutato la nipote con un lungo abbraccio.
Amy guardava impaziente fuori dalla finestra, attendendo che un’auto si fermasse davanti al cancello di casa; Liv sedeva sul divano con un libro aperto sulle ginocchia, mentre Jul si era sistemato in cucina, chino sul testo di Filosofia con le cuffiette dell’Mp3 infilate nelle orecchie.
- Secondo te quando arriverà il figlio di Billy? – domandò la rossa a un certo punto. – E se per caso si fosse dimenticato? E se non dovessi piacere a lui e ai suoi compagni? E se…
- Amore mio, rilassati – la interruppe Liv, trattenendo una risata. – Fai un bel respiro, vedrai che andrà tutto bene.
La quindicenne si morse un labbro, dubbiosa, quando  un’auto grigia rallentò gradualmente, fino ad arrestarsi di fronte a casa Turner. Il volto di Amy si illuminò, mentre le portiere anteriori si spalancavano lentamente.
- Sono arrivati! Sono arrivati!
Jenny uscì tempestivamente dallo sgabuzzino in cui stava riponendo alcuni scatoloni con le decorazioni estive per il bar, alzò il citofono schiacciando il pulsante per aprire il cancello e, subito dopo, spalancò la porta di casa, accogliendo il giovane Quileute con un sorriso.
- Ciao Jake! Vieni, tesoro, posso darti un bacio? Sarà almeno un anno che non ti vedo! Oh, hai portato anche la tua piccola amica!
Amy si fermò a metà strada tra il salotto e l’ingresso, osservando la scena in silenzio, troppo emozionata per riuscire a spicciare una singola parola.
Il figlio di Billy era un ragazzo alto e attraente, sui diciotto anni: portava i lucidi capelli neri tagliati molto corti e indossava un paio di jeans e una semplice camicia, il cui tessuto si tendeva appena a livello dei pettorali e dei muscoli della braccia.
Non era solo: accanto a lui, c’era una ragazzina di circa tredici o quattordici anni, molto carina, con i capelli rossicci che scendevano in boccoli armoniosi fin sotto le costole  e gli occhi di un intenso marrone scuro, simile al cioccolato. Era abbigliata con una t-shirt bianca, con la stampa di Avril Lavigne sul davanti, e una gonnellina nera che scendeva fino a metà coscia.
- Ness ha insistito per venire – disse Jake, indicando colei che lo accompagnava, per poi volgere lo sguardo verso la quindicenne che lo fissava impalata a pochi metri di distanza. –Tu devi essere Amy. Piacere, Jacob.
Le tese la grande mano calda che, dopo aver ricevuto una piccola spinta da parte di Liv, Amy si affrettò a stringere, cercando di controllare invano il tremore.
- Il… piacere è mio… ehm… credo di avere la mano un tantino sudata – balbettò imbarazzatissima. – Sono… emozionata. Io… a dire il vero non pensavo avrei mai conosciuto dei… cugini.
Il diciottenne sorrise con fare gentile: - Anche noi siamo ansiosi di conoscerti. Non capita spesso di incontrare dei Figli della Luna, da queste parti.
- Non preoccuparti per la mano sudata – fece eco la ragazzina, Ness, posando due baci sulle guance della rossa. – Sappiamo bene che a volte le emozioni possono giocare… qualche scherzetto, giusto Jake? Comunque, io sono Renesmee, ma puoi chiamarmi Ness.
- Ciao, Ness… - rispose Amy, esitando. – Hai uno…
Stava per dire “strano odore”, ma, all’improvviso, una seria di immagini provenienti dall’esterno cominciarono a vorticarle nella testa, formando un unico messaggio: “Non dirlo ad alta voce. Loro sanno qualcosa, ma anche i muri hanno le orecchie”.
Quel “loro” si riferiva chiaramente ai Turner, così la giovane lupa si schiarì la voce, improvvisando: - Hai un… buon profumo…
- Ti ringrazio, è la nuova fragranza di… Avril Lavigne – rispose l'altra, rivolgendole di nascosto uno sguardo d’intesa.
- Oh, certo, Avril Lavigne, ecco, mi pareva di averla già sentita!
- Volete qualcosa da bere, ragazzi? – domandò Jul, affacciandosi dalla soglia della cucina. – Fa parecchio caldo e qui abbiamo un sacco di roba fresca da offrire.
- Volentieri! – si illuminò la strana tredicenne, prima che Jacob avesse il tempo di replicare qualcosa. – Jake, beviamo qualcosa, vero? Mi sta venendo una sete tremenda!
- D’accordo, d’accordo – rise il mutaforma, mentre la piccola amica gli si aggrappava al braccio, stringendosi a lui con fare affettuoso. - Ness non fa mai complimenti – spiegò poi, rivolto alla famiglia Turner.
- Ehi, loro lo sanno, Jake? Lo sanno già? – trillò Renesmee, mentre prendevano posto attorno al tavolo della cucina. – Billy gliel’ha detto?
C’era un qualcosa di strano nel modo in cui i due nuovi arrivati si rapportavano tra loro, una specie di complicità che all’occhio attento di un licantropo, che fosse mutaforma o Figlio della Luna, significava una cosa sola: imprinting.
Amy li osservò in silenzio, cercando di capire quale segreto celasse la curiosa adolescente: la bellezza eterea e quella specie di potere speciale, cioè l’abilità nel mostrare immagini attraverso il tocco, ricordavano  caratteristiche  tipiche dei vampiri, eppure, il calore umano che emanava e il battito del suo piccolo cuore la differenziavano non poco dall’immortale razza succhiasangue.  
- Detto cosa? – s’interessò Jenny, tirando diverse bevande fuori dal frigo e scuotendo la figliastra di Nimel dai propri pensieri.
Jake abbassò lo sguardo, sorridendo, mentre l’oggetto del suo imprinting lo scuoteva con fare impaziente: - Non credo che siano in molti a saperlo…
- Jake diventa zio! – annunciò allora Ness, estasiata.
- Oh! – replicò Mrs Turner con aria adorante. – Che cosa meravigliosa, Jake! Rachel o Rebecca?
- Rachel – disse lui, versando della Coca Cola nel proprio bicchiere. – È stato un po’ inaspettato, a dire il vero. La notizia ha già fatto il giro della riserva, ma all’esterno lo sanno in pochi, visto che siamo ancora alle prime settimane.
- Sono così contenta per voi, tesoro, stasera chiamerò di nuovo Billy – rispose Jenny, passando una bottiglia di tè alla pesca alla figlia.
Amy guardò alla propria destra, dove Ness ricambiò il suo sguardo con un sorriso. Senza dare nell’occhio, la misteriosa ragazzina allungò la mano sotto il tavolo, posandola su quella della quindicenne dai capelli rossi.
Seguì un’altra vivida serie di immagini, al termine delle quali una risposta inaspettata si impresse nell’incredula mente del membro più giovane del branco Anywayah.
“Metà vampiro, metà umana”.





***
Angolo dell’Autrice: Ecco il primo capitolo in cui appaiono anche Jake e Nessie.
Il POV principale sarà quello di Amy, ma penso che ne userò anche altri durante il corso della storia, in modo da avere diverse prospettive.
Naturalmente, si verrà a scoprire come lei sia venuta a conoscenza della natura dei ragazzi Quileute, come mai non sia stata informata prima dai componenti della famiglia Turner, cosa sono le sue “medicine” e cose varie, incluse alcune mie licenze riguardo le caratteristiche dei Figli della Luna.
Nel prossimo capitolo ci sposteremo alla riserva, sinceramente non vedo l’ora, i mutaforma sono il mio gruppetto preferito.
Spero che abbiate apprezzato la lettura e che i personaggi della saga siano IC.
Alla prossima!

Tinkerbell92

  
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