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Autore: Marauder Juggernaut    25/02/2018    3 recensioni
[Seguito di "Disco"]
Ci sono dei momenti che qualunque coppia deve passare...
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[Dal capitolo 1]
« La mia famiglia vuole conoscerti ». Il più giovane si strozzò con il fumo e gli venne quasi da lacrimare, voltandosi verso l’amante che lo fissava incerto, come se temesse di dover presentare alla famiglia un corpo morto.
[...]
« Cosa hanno detto sulla differenza d’età? ». Katakuri chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro, sollevando l’angolo della bocca.
« Erano solo un po’ sorpresi, ma non hanno detto nulla. Credo che per loro chiunque vada meglio di Jack… ». [...] « Katakuri… »
« Sì, Ichiji. Non è proprio il momento adatto, ma ti racconterò di lui… »
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*Fan Fiction partecipante al Sfiga&CRack's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Charlotte Katakuri, Ichiji Vinsmoke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Life Places'
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Note autrice: Ed ecco il primo vero capitolo. Essenzialmente è, in parte, a questo e - soprattutto - al prossimo capitolo che è dovuta la dicitura "tematiche delicate" della fanfic. So che Zomi e _Dreamer97 non vedevano l'ora di conoscere la storia tra Katakuri e Jack ... beh, ecco la prima parte. Presto anche la seconda e, a dirla tutta, da come ce l'ho al momento in testa, non sarà molto leggera. Un paio di indicazioni: nei flashback di Katakuri a ogni stacco corrisponde un periodo di tempo trascorso, che, a seconda dei casi, varia dalle poche ore ai diversi anni. In ogni caso si capisce dal contesto. Spero intanto che questo capitolo vi piaccia!
A presto
M.J.
 
P.s. ehi tu! Sì, parlo proprio a te, utente anche non registrato, ma che leggi le mie storie. No, tranquillo, questo non è nessun appello per chiedere commenti. Anzi, si tratta di una cosa per cui dovrai spendere molto meno tempo! Ok, a dirla tutta non so se lo possano fare anche i non registrati, ma penso di sì: quando entrate nel fandom di one piece di EFP, in alto a destra compare il link "aggiungi personaggio". Essenzialmente, vi sto solo chiedendo di aggiungere voti ai personaggi della famiglia Charlotte. Non so se si possa chiedere o meno, ma in ogni caso è fastidioso continuare ad aggiungere la dicitura "altro personaggio" perché il personaggio vero ancora non compare nell'elenco. Non vi costa niente!




Capitolo 2 - Prima


Ichiji mugolò quando Katakuri uscì da lui e si sfilò il preservativo. Dopo aver chiuso il profilattico e averlo messo da una parte – insieme agli altri – tornò a stendersi tra le gambe di Vinsmoke. Il dolce tepore post-coito era ancora migliore se lo passava tra le cosce dell’amante, con la testa appoggiata sul suo petto ad aspettare che il respiro di entrambi si calmasse. Dopo un periodo di tempo difficilmente quantificabile per entrambi, Ichiji ruppe il silenzio, voltando la testa di lato per evitare di incrociare lo sguardo con Katakuri.
« Senti … scusa ancora per le conclusioni affrettate di qualche giorno fa... » mormorò sottovoce, passando una mano sulle ampie spalle di Katakuri. Questi sbuffò, come a dire che non vi aveva dato particolare peso. Ichiji si sporse sul comodino, alla ricerca del pacchetto e dell’accendino. Prese due sigarette, portandosele entrambe alla bocca e accendendole contemporaneamente, solo per passarne una all’uomo che si era posizionato e messo comodo al suo fianco. Rimasero a fumare in silenzio per alcuni minuti, Ichiji stringendosi meglio contro il braccio che Katakuri aveva passato attorno alle sue spalle.
« La mia famiglia vuole conoscerti ». Il più giovane si strozzò con il fumo e gli venne quasi da lacrimare, voltandosi verso l’amante che lo fissava incerto, come se temesse di dover presentare alla famiglia un corpo morto.
Quando riprese a respirare, Ichiji fissò stralunato il compagno: « Glielo hai detto a tutti? ». Katakuri si allontanò un poco, solo per squadrare meglio il più giovane con un sopracciglio alzato.
« Non sei un po’ troppo grande per pensare di tenere nascosta una relazione? » domandò, ma non c’era rimprovero nella sua voce. Anche se, probabilmente, Ichiji aveva le sue ragioni. Non era particolarmente facile arrivare a casa e far sapere alla famiglia che non ti interessavano le donne e avevi una relazione con un uomo. Molto più grande, per di più.
Entrambi spensero i mozziconi nel posacenere lasciato accanto al letto.
« Non è quello. » la voce di Ichiji si fece più flebile, come Katakuri non l’aveva mai sentita. Infatti lo squadrò sorpreso, avvicinandosi a lui.
« E allora cosa? ». Vinsmoke alzò la testa per guardarlo dritto negli occhi, ma – anche se solo un poco – si vedeva che era a disagio. « Cosa hanno detto sulla differenza d’età? ». Katakuri chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro, sollevando l’angolo della bocca.
« Erano solo un po’ sorpresi, ma non hanno detto nulla. Credo che per loro chiunque vada meglio di Jack… ». Ancora lui. Ichiji lo fissò per alcuni istanti, insicuro su cosa dire. La curiosità premeva alla bocca dello stomaco, ansioso di conoscere quella storia che in qualche modo sembrava pregiudicare la loro relazione. Solo, non trovava le parole giuste per chiedere.
« Katakuri… »
« Sì, Ichiji. Non è proprio il momento adatto, ma ti racconterò di lui… »
 
Katakuri tentò di accendersi una sigaretta.
Il vicolo era ancora umido di pioggia e uno sgradevole odore si spandeva da oltre i cassonetti più avanti. La musica della discoteca era attutita dalla porta chiusa. Ancora pochi minuti e sarebbe finita anche la sua pausa, costringendolo a tornare all’entrata del locale per continuare il proprio lavoro. Avrebbe dovuto smetterla di passare tutto il suo tempo libero dal lavoro nel bagno della discoteca a farsi la prima tipa che gli era caduta tra le mani…
Scacciò quei pensieri scuotendo la testa, rendendosi conto che non era stato ancora in grado di accendersi la sigaretta perché l’accendino non collaborava. Un breve fischio lo costrinse a sollevare lo sguardo: poco distante da lui, verso l’uscita del vicolo, un altro dei buttafuori – era la prima volta che ce l’aveva in turno quella sera – gli lanciò un accendino. Katakuri lo prese al volo, facendo un cenno del capo come ringraziamento, accendendosi finalmente la sigaretta.
Non aveva fatto in tempo a prendersi la prima boccata di fumo che già il tipo lo bloccò, rischiandolo di farglielo andare di traverso. « E come lo spieghi al capo che durante la pausa te ne fiocini almeno una a notte? » domandò lo sconosciuto con un ghigno divertito. Katakuri rimase in silenzio guardando per terra, senza perdere nemmeno un grammo della propria innata compostezza. Espirò il fumo prima di rispondere. « Glielo andrai a dire tu? » chiese ironico, senza degnarlo di uno sguardo, ma concentrandosi sul muro di mattoni di fronte a sé.
« Potrei… » disse in tono talmente vago da far capire a Katakuri che no, non l’avrebbe fatto. Ma, in ogni caso, continuò a stare al gioco sebbene non credesse a una sola parola.
« E cosa ci guadagneresti? »
« La tua attenzione ». Katakuri si voltò finalmente a guardarlo, prestando per la prima volta la dovuta attenzione a quei lunghi capelli biondi, a quella mascella robusta e squadrata, a quel ghigno malevolo.
Sollevò un sopracciglio a quel flirt nemmeno troppo velato. « Già ce l’hai… » gli fece notare. L’altro rise di gusto: « Buono a sapersi … Jack Withered. » si presentò tendendo la mano.
Katakuri la strinse con forza. « Katakuri Charlotte… ».
 
 
« Posso offrirti da bere questa sera invece che tu vada a scopare la prima ragazza disposta a dartela? » domandò Jack, frenando Katakuri dall’addentrarsi in quella bolgia di corpi che si dimenavano nella pista da ballo. Si voltò verso l’altro, scrollando le spalle e rifiutando: « Non bevo quando devo lavorare, una sveltina invece non mi dà problemi. » osservò pragmatico, ma senza avanzare oltre, del tutto concentrato su Jack.
« Neanche qualcosa di … analcolico? » sputò quella parola come se fosse un peccato pronunciarla. Katakuri ghignò divertito: « Credo che sia la cosa più triste che si possa offrire… ». Jack gli diede ragione con un cenno del capo, avvicinandosi di più a lui per farsi sentire meglio oltre la musica rimbombante: « Che ne dici di fare così allora: stacchiamo alle 6 tutti e due … ti offro la colazione, affare fatto? » propose disinibito, senza smettere di sorridere malevolo. Katakuri rimase a pensarci alcuni secondi, senza staccare lo sguardo dal suo. « Affare fatto… ».
Quattro ore dopo se ne stava appoggiato allo schienale di ferro battuto di un bar che aveva appena aperto per il turno della mattinata. Il sole era ancora tiepido, sorto da poco, e filtrava dalle grandi finestre dietro il loro tavolo. La camicia nera che indossava come divisa era non poco stropicciata dopo il lavoro, ma non era un problema: l’avrebbe sistemata una volta a casa. Jack si sedette di fronte a lui dopo essersi preso la libertà di ordinare per entrambi.
Katakuri lo squadrò in silenzio per diversi secondi. « Perché? »
« Perché dopo un’intera nottata passata svegli un caffè mi sembra la cosa migliore da bere… » rispose Jack annoiato e infastidito. Katakuri non badò minimamente a tale tono, sistemandosi meglio contro lo schienale: « Perché mi hai invitato qui? ».
« Ci sto provando, mi sembra abbastanza palese… » affermò l’altro senza peli sulla lingua. Katakuri si prese alcuni secondi per contemplare lo splendore delle ciambelle che il barista aveva appena portato al tavolo, prima di riprendersi e fissare scettico il proprio interlocutore. « Cosa ti fa pensare che a me non interessino solo le donne? ».
Jack si sporse in avanti, con fare arrogante e un ghigno: « Ti interessano solo le donne? ».
« Non è la risposta alla domanda che ti ho fatto… »
« Ma io ho ottenuto quella che volevo… ». Touché. Assorto com’era, Katakuri bevve il suo caffè senza nemmeno zuccherarlo (pentendosene, ma non dandolo a vedere), ponderando le sue parole.
« Katakuri, non sono tipo da girarci intorno: sei interessato o no? Non voglio essere impegnato, mi basta solo un po’ di divertimento… ».
Divertimento, voleva Jack. Le uniche esperienze con partner dello stesso sesso Katakuri le aveva avute al liceo, nulla che però andasse più in là di uno smanettarsi di coppia e di una – disastrosa – succhiata di cazzo nei bagni.
Non aveva senso buttarsi alla cieca in una cosa senza impegno.
« Va bene ».
Idiota.
 
 
« Di’ un po’, quale parte di “senza impegno” ti è sfuggita? » domandò ironico Jack uscendo dal salone. In realtà non sembrava molto infastidito da quella gita fuoriporta a un’esposizione motociclistica.
« Ti ha fatto schifo? » domandò Katakuri sollevando un sopracciglio. Jack ghignò. « Affatto ».
« Allora non lamentarti. » lo zittì Katakuri, ma senza cattiveria « Se vuoi prenderti quello che ti interessa, almeno offrimi prima qualcosa che mi faccia capire che te lo meriti… ». Jack spalancò gli occhi sorpreso, prima di ghignare divertito. « Vuoi dire che finalmente me lo darai stasera? ».
« Potrei essere tentato… ». Jack si parò davanti a Katakuri, bloccando la sua avanzata con un braccio. « E me lo dici così? » domandò, fintamente offeso.
« Beh, spero che tu abbia casa libera… ».
 
Jack assestò un morso sulla linea della mandibola di Katakuri, ma questi era troppo perso nella nebbia dell’orgasmo per lamentarsene. Era stato intenso, senza la minima remora e aveva lasciato nel petto di entrambi una soddisfazione che li aveva ben appagati. Il muro non era il luogo più comodo, ma a nessuno dei due era importato, troppo carichi di quelle sensazioni pressanti che chiedevano di essere rilasciate. Con un gesto insolitamente gentile, Katakuri passò le mani fra i capelli di Jack. Questi lo guardò divertito, anche se il suo fiato era ancora pesante.
« Non pensavo che fossi un verginello, Katakuri… ». Lo freddò con lo sguardo, non aveva voglia di sprecare le parole per quella questione. Jack si spostò da lui, appoggiando una mano sul muro per sostenersi, lasciando spazio per respirare.
« Spero almeno che ti sia piaciuto. » continuò, appoggiando la schiena accanto a lui.
Katakuri annuì, prima di voltarsi a guardarlo. « Ora tocca a me… » affermò sicuro, mettendo in chiaro i ruoli. Jack lo guardò con un ghigno. « Un altro giro di giostra? Mi vuoi viziare, Katakuri… » disse, lasciandogli il comando per quella nuova cavalcata.
 
 
Katakuri fissò distratto la birra di fronte a sé. Le bollicine risalivano navigando verso la schiuma bianca e lì dissiparsi. Tornò a prestare attenzione solo quando Jack cominciò a parlare. Non era così strano che si vedessero per andare fuori a bersi una birra – anche più di una. Forse era in realtà insolito che ciò accadesse quando, ancora dichiaratamente, la loro “relazione” era senza impegno.
« Eviterò di girarci intorno » sentenziò Jack, prendendo un generoso sorso della propria media « Questa cosa non può andare avanti in questo modo ». Katakuri, con la guancia appoggiata stancamente sulle proprie nocche, sollevò un sopracciglio.
« Questa cosa … cosa? » domandò, mettendosi un poco sulla difensiva. « Sei stupido, Katakuri? Intendo questa cosa che c’è tra noi, ovvio! ».
Katakuri sbuffò, più calmo, sorvolando sull’insulto. « Non così ovvio in realtà… » rispose secco, portandosi il bicchiere alle labbra. Non andava davvero matto per la birra. « Vuoi troncare la cosa? » domandò, posando la birra sul tavolo.
« Nah. Mi diverto a scopare con te, Katakuri. » confessò Jack con una scrollata di spalle.
Lo prese come un complimento. Ma Jack non aveva ancora finito: « Mi diverto così tanto, che saranno almeno quattro mesi che non vedo altri che te… ».
Katakuri lo guardò senza proferire parola; poi sospirò: « Anch’io non vedo altre persone da diversi mesi… ».
Jack fece un cenno con la testa. « Adesso dimmi … ha davvero senso definirla una cosa “senza impegno”? » domandò ironico.
Katakuri rimase in silenzio, per poi scuotere la testa. Jack ghignò, sollevando il bicchiere per proporre un brindisi a quella dichiarazione portata avanti per non detti. Katakuri fece cozzare il bicchiere contro il suo con un tintinnio. « Quindi ora devo pure presentarti a tutta la famiglia Charlotte? » domandò ironico.
 
 
 
Katakuri sgranò gli occhi di fronte a quel … regalo. Non se lo aspettava. Squadrò Jack per alcuni secondi, tornando poi a fissare quel bolide.
« Perché? » chiese solamente, accarezzando con la mano il telaio cromato, trattenendosi dall’inforcare il manubrio e provarla subito. « Sai, Katakuri, giusto per ricordartelo, sono pur sempre tre anni che stiamo insieme… » rispose Jack, facendo ruotare gli occhi. « Non me lo sono dimenticato, Jack. Ma un Harley mi pare comunque eccessiva ». Non che gli dispiacesse. Da quando andava al liceo voleva averne una. Era già abilitato a guidare le moto, ma non aveva avuto mai modo di comprarne una. E, a quanto pareva, non ce n’era più bisogno.
Jack espirò infastidito: « Non rompere i coglioni, Katakuri, accettala e basta. Guarda che ho visto come guardavi la mia ». Era vero: l’aveva invidiata per diverso tempo. Prese al volo il casco che il compagno gli lanciò. Integrale nero, con un tridente bianco disegnato poco più a destra della visiera. Jack ghignò, prendendo il proprio, di casco: « Allora, vuoi sentire come romba questa signorina? ».
 
 
« Jack, è meglio se torni a casa, sei completamente ubriaco. » osservò pragmatico Katakuri; non che lui fosse completamente sobrio, semplicemente sapeva ancora reggersi in piedi e non prendere decisioni avventate. « Ti dà fastidio per caso, stronzo? » domandò Jack minaccioso.
Katakuri non vi badò. « Se devo raccoglierti prima che tu soffochi in una chiazza del tuo vomito, sì, mi dà fastidio Jack. Ci sono volte in cui riesci a fare davvero schifo… ». Non sarebbe stata la prima volta in cui avrebbe dovuto recuperarlo da un vicolo nauseante o tirarlo fuori da una rissa.
Non lo vide arrivare. Il gancio ben assestato di Jack lo colpì direttamente alla tempia.
   
 
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