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Autore: _Fire    02/03/2018    4 recensioni
AU Malec || Magnus!Badboy
Alec è al suo primo anno quando incontra Magnus Bane, senza sapere il suo nome.
Le loro strade si incrociano nuovamente al terzo anno di Alec, ma il ragazzo che aveva visto piangere quel giorno di due anni prima non c'è più: ha lasciato posto a un ragazzo sfacciato e arrogante.
Come una stella che si trasforma in un buco nero.
Alec riuscirà a portare un po' di luce sul suo cammino o verrà inghiottito dall'oscurità?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Congratulazioni!» esclamò il preside, e tutti loro lanciarono in aria il cappello.
Alec credeva di essere il più felice di tutti, perché in quel momento stava ufficialmente dicendo addio al liceo: era pronto per una nuova fase della sua vita, che vedeva più splendente che mai.
A proposito di splendente… gli occhi di Magnus brillavano tra la folla, e Alec li avrebbe riconosciuti ovunque, anche tra un milione di persone. E, soprattutto, erano fissi su di lui, mentre batteva le mani, in piedi accanto ai suoi fratelli e ai suoi genitori.
Magnus aveva conosciuto Maryse e Robert da piuttosto poco, ma Alec aveva fatto sì che accadesse prima della cerimonia del diploma, perché sapeva che sarebbero stati tutti e tre presenti sicuramente.
«Tengo a tutti voi.» ricordava di aver detto. «Quindi per me è importante che riusciate ad accettare me e Magnus.»
Era seguito un momento di silenzio, e lui aveva dato ai suoi genitori del tempo. Maryse era stata la prima ad andare da lui, dicendo che un po' se lo aspettava e che voleva che lui fosse felice. Con Robert era stato più difficile – neanche ora aveva completamente accettato la cosa – ma, anche grazie all'aiuto di Isabelle e Jace, alla fine si era convinto che non era così grave. Certo, continuava a sperare che la cosa cambiasse, ma almeno non lo aveva disconosciuto – e questo per ora era abbastanza.
Il solo poter vedere Magnus accanto alla sua famiglia gli riempiva il cuore di gioia, perché ormai anche Magnus ne faceva parte.

 

* * *

 

«Quindi ora college, eh?» fece Magnus. «Sei inarrestabile, Alec Lightwood.»
«Prima vado al college prima potrò entrare nell'azienda di famiglia.» rispose Alec, ripetendo quello che gli stavano dicendo i suoi genitori da mesi. Aveva sempre saputo che, in quanto primogenito, l'avrebbe fatto, e che poi un giorno l'azienda sarebbe stata sua, oltre che di Jace e Isabelle. Il lavoro dei suoi genitori tutto sommato gli piaceva – era sempre stato bravo nelle materie scientifiche – però avrebbe voluto poter fare anche altro, magari relativo alla sua passione per il pianoforte.
«Lo so.» disse Magnus, e sembrava che non si riferisse solo alle sue parole, ma anche ai suoi pensieri. «Devo parlarti di una cosa.»
«Non preoccuparti, nessun ragazzo del college mi piacerà mai quanto te.»
«Di questo ero sicuro, piccolo.» mormorò Magnus, facendogli l'occhiolino. «Ma è comunque bello avere una rassicurazione.»
«Allora cosa volevi dirmi?» Alec cominciava a preoccuparsi.
«Vieni, entriamo.»
Magnus lo fece entrare nel primo bar che incontrarono sulla strada. Alec lo vedeva pensieroso già da un po' di tempo, ma tra gli esami e il suo diploma non gli aveva ancora chiesto nulla. Neanche il giorno prima – quello del suo diploma – avevano parlato molto, presi dai festeggiamenti.
Quella mattina Magnus gli aveva chiesto di fare una passeggiata per stare un po' insieme da soli.
«Dimmelo.» gli chiese Alec, non appena si furono seduti.
«Non abbiamo neanche ordinato...»
Dopo l'occhiataccia di Alec, Magnus si affrettò a chiedere due caffè e poi tornò da lui.
«Ci sto pensando da un po'.» cominciò Magnus. «Vederti diplomare mi ha fatto realizzare che non sono più un ragazzino – per quanto mi piacerebbe – e che è il momento di fare qualcosa.» Alec annuì per spingerlo a continuare. «Voglio aprire un locale tutto mio.»
Alec rimase un po' sorpreso, ma non troppo, perché ricordava che Magnus glielo aveva detto al loro primissimo appuntamento, ormai anni prima. «Mi avevi fatto spaventare.» disse. «Questa è una bella notizia.»
«Ci vorrà tempo. E molto lavoro.» ribatté Magnus, come se quella cosa lo tormentasse. «E non è l'impiego più stabile del mondo. La maggior parte delle persone mi avrebbe dissuaso – o comunque non mi avrebbe sostenuto in una cosa del genere.»
Alec sorrise, al pensiero che Magnus stesso si facesse molti più problemi di quanti gliene avrebbe fatti lui. «Quando mai le cose con te sono facili?» gli fece notare. «Ormai ci sono abituato.»
Magnus tirò un sospiro di sollievo. «Quindi per te non è un problema?»
«No.» gli assicurò Alec, prendendogli la mano. «Voglio che tu faccia una cosa che ti rende felice.»
«A proposito di questo...» Magnus colse l'occasione. «So che avrai tantissime cose da fare, tra il college e l'azienda di famiglia, ma… Ti andrebbe di suonare il piano nel mio locale?»
Il sorriso di Alec si ingrandì. In quel modo avrebbe potuto portare avanti la sua passione, suonare, e lavorare con la sua famiglia. «Sì, certo che sì!»
«Sono onorato.» rispose Magus, ricordandosi che a quell'appuntamento gli aveva detto «Sarebbe un onore avere te che suoni nel mio locale». La frase era ironica, ma si vedeva che era felice davvero.
Anzi, lo erano entrambi.

 

* * *

 

3 anni dopo


«Magnus!» lo chiamò Alec, entrando nel locale. Dove si era cacciato? «Stavolta non ti perdonerò.» minacciò, mentre continuava a cercarlo.
Alla fine, Magnus sbucò da dietro il bancone con aria colpevole. «Sarebbe stato un bello scherzo.» mormorò, alzando le spalle.
«Direi che me ne hai fatti abbastanza.»
Magnus scoppiò a ridere, pensando a quando, qualche giorno prima, aveva fatto prendere un colpo ad Alec saltando da dietro una pila di scatoloni appena scaricati dal rifornitore di alcolici.
«Non avrei dovuto perdonarti neanche quello.» gli disse Alec, con un finto broncio, capendo immediatamente a cosa stava pensando.
Ancora con la risata sul volto, Magnus si sporse dal bancone e baciò dolcemente Alec, sentendo le labbra dell'altro dischiudersi in un sorriso.
«Mi sono fatto perdonare?»
«Quando fai così ci riesci sempre.» rispose Alec, alzando gli occhi al cielo e scoccandogli un altro bacio. «Ma ora sbrigati» lo esortò. «altrimenti faremo tardi alla cerimonia e, non so tu, ma io non ho voglia di sentire la ramanzina di Izzy.»
A quelle parole, Magnus prese la giacca dall'attaccapanni, afferrò la sua mano e lo trascinò fuori, verso la macchina, noleggiata per l'occasione – il diploma di Jace, Isabelle, Simon e Clary.
«Comunque» disse Alec, mentre andavano. «cosa ci facevi lì dietro?»
«Controllavo che ci fossero tutti i drink per stasera.»
Alec gli strinse la spalla con dolcezza. «Stai tranquillo.»
«Certo.» fece lui, con una risata quasi esasperata. «Stasera al mio locale, sotto la mia responsabilità, si festeggerà solo il tuo ingresso nell'azienda di famiglia e il diploma di Jace e Isabelle, più i loro fidanzati. Cosa potrebbe andare storto?»
«Sarà tutto perfetto, vedrai.»
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Ti conosco.» rispose semplicemente lui, scrollando le spalle. «Ti ricordi cosa ti ho detto quando hai aperto il locale?»
«Che non eri convinto del nome?»
Al momento della scelta, Magnus aveva affermato che voleva un nome che avesse un significato per lui, e che restasse impresso. «Penso che la frase che ho più impressa nella mente è quando tu mi hai detto che avevo più di solo un po' del tuo cuoregli aveva detto, motivando così il fatto che aveva deciso di chiamare il suo locale Just a little bit. All'inizio Alec non era stato entusiasta, poiché la sentiva una cosa personale e non gli andava a genio che diventasse addirittura il nome di un locale, che tutti potevano vedere. Comunque, con il tempo l'aveva accettato, e doveva ammettere che ora gli piaceva davvero, e un po' lo lusingava che Magnus avesse chiamato il suo locale ispirandosi a qualcosa che aveva detto lui.
Alec rise. «Sai che poi ho cambiato idea.» gli assicurò. «Comunque intendevo l'altra cosa.»
«Che il mio locale sarebbe stato il più bello di Brooklyn.» ricordò Magnus.
«Anzi» aggiunse ora Alec, ripensando a tutte le recensioni più che positive che il Just a little bit aveva ricevuto fino a quel momento. «Ora voglio azzardare, il più bello di tutta New York.»
Magnus buttò fuori il fiato e sorrise. «In tal caso sarà anche merito tuo.»

 

* * *

 

Tornare al liceo era un po' strano. Non aveva messo più piede a scuola da quando si era diplomato, salvo rare volte in cui era passato a prendere Jace e Isabelle. Non gli mancava, in tutta sincerità.
La cerimonia fu piuttosto simile alla sua, e applaudì felice per i suoi fratelli, che giungevano ad un'altra tappa della crescita, anche se lui continuava a vederli più piccoli di quanto fossero.
A proposito, si girò verso Max, che avrebbe cominciato il liceo dopo poco, e gli scompigliò i capelli esattamente come faceva sin da quando aveva sette anni. Davanti ai suoi amici gli dava fastidio, ma ora lo lasciò fare.
Era fiero di tutti loro. E anche di se stesso, doveva ammettere.

Mentre aspettavano che Jace, Isabelle, Simon e Clary salutassero tutti i loro amici, Robert chiese ad Alec se potevano fare due passi per parlare. Alec annuì, lasciando Magnus con Max e Maryse – lui e Max ormai erano amici, e con Maryse andava abbastanza d'accordo.
Alec e Robert si allontanarono, camminando fianco a fianco, all'inizio in silenzio. Alec era un po' preoccupato: suo padre non era mai stato molto presente nella sua vita, ma comunque ci teneva a lui. Dopo aver scoperto della sua omosessualità, il loro rapporto era diventato più freddo, anche se non apertamente conflittuale. Che non lo volesse più nell'azienda di famiglia? E in tal caso, perché non dirglielo prima?
Visto che Robert continuava a non parlare, decise di esprimere ad alta voce questa domanda. «Non vuoi più che entri a far parte dell'azienda?»
Robert sembrò sorpreso che avesse pensato una cosa del genere. «In realtà prima di entrare ufficialmente dovrai fare un tirocinio di almeno un anno...»
«Sai cosa intendevo.»
«No, c'è bisogno di un'altra persona, di uno come te.»
«Quindi mi ammetti perché hai bisogno di personale?» sbottò Alec, che non capiva dove il padre volesse arrivare.
«No.» ripeté Robert. «L'azienda è di famiglia, e tu sei famiglia. Quello che volevo dirti è che vorrei seguire personalmente il tuo tirocinio.» gli propose, abbassando la voce. «Se a te va bene.»
Alec non riusciva a credere alle sue orecchie. Pensava che Robert avrebbe fatto di tutto per non seguirlo, e invece…
«Va… va bene.»
Si sorrisero, sembrando due bambini che hanno appena fatto amicizia in prima elementare.
«Non pensare che non ti voglia bene.» aggiunse Robert poco dopo.
Se prima era sorpreso, ora era vicino allo shock. «Non l'ho mai fatto. Pensavo non accettassi che il tuo primogenito fosse… come me.»
Robert si passò una mano sulla barba, che cominciava ad avere dei peli bianchi tra quelli neri come i capelli suoi e di Alec. «Non posso dire che la cosa mi piacesse.» ammise. «Ma i tempi cambiano, la mentalità dovrebbe essere più aperta, soprattutto se si tratta di un padre con un figlio. Poi ho avuto tre anni – tre anni in cui ho visto che persona sei diventato, e ne sono fiero. E se Magnus ti rende felice… a me sta bene. Anche se ci ho messo tanto a capirlo.»
«Grazie.» rispose Alec, e sentiva quella parola dal profondo del cuore. «papà.» aggiunse, timidamente.
Continuarono a camminare, e Robert gli raccontò del suo migliore amico, Michael Wayland, suo primo socio quando aveva aperto l'azienda. Aveva poi scoperto che Michael era innamorato di lui, e tra loro si era creato un abisso, al punto che Michael non si presentava più al lavoro, finché un giorno non era morto, all'improvviso, per un infarto.
«Non aveva figli, nessuno, quindi ha lasciato che l'azienda diventasse tutta mia. Ho pensato molto a lui in quest'ultimo periodo, e non posso negare che mi abbia aiutato. So che lui sarebbe stato felice di vederti nell'azienda.»
Alec gli toccò una spalla e gli sorrise. Non aveva mai sentito questa storia, ma rendeva più chiara per lui la reazione di Robert: istintivo rifiuto, riflessione e accettazione, quella che non era riuscito a dare a Michael prima che morisse. Alec era felice che ora si fosse riappacificato con entrambi, in qualche modo.
«Penso che questa sia stata una delle nostre conversazioni più lunghe.» rifletté Alec.
«Avremo voglia di parlare, durante il tuo tirocinio.» rispose Robert, e sorrisero finché non tornarono dagli altri.

 

* * *

 

«Non ci credo.» disse Magnus, guardando Robert da lontano, dopo che Alec gli ebbe raccontato della loro conversazione. «È molto meno cattivo di quanto sembra.» rifletté, con un sorriso.
Alec rise. «Già. C'è ancora strada da fare, ma è un inizio.»
«Magari tra altri tre anni riuscirà a dire che gli sono simpatico.»
«Diciamo anche quattro.» ribatté Alec, guadagnandosi una gomitata da parte di Magnus, senza però smettere di ridere.
«Forza, aggiungiamoci alla festa.» lo invitò Magnus, porgendogli la mano, con il palmo verso l'altro. Alec la strinse – l'avrebbe sempre fatto – e lo seguì dagli altri. Dopo la cerimonia erano stati per un po' a casa, solo loro in famiglia, poi verso sera erano usciti per la festa. C'erano ovviamente tutti i parenti dei Lightwood, le famiglie di Clary e di Simon e alcuni amici.
«A voi!» esclamò Magnus, fornendo un drink a tutti e sollevando il proprio per brindare.
«Grazie, Magnus.» disse Isabelle, lanciandogli un bacio. «Questa festa è magnifica.»
Alec lo guardò di sottecchi, come per dire “te l'avevo detto” e Magnus sorrise.
«Non è niente.» rispose, con un gesto della mano, ma Alec sapeva quanto ci aveva lavorato ed era sempre più fiero di lui. «Anche se non pensavo che avrei organizzato feste per i diplomi.»
«Ehm» si intromise Jace. «abbiamo parlato di te e del locale ad alcuni nostri amici del terzo anno, quindi in futuro potrai ricevere qualche richiesta.»
«Grazie per la pubblicità, Jace...» mormorò Magnus, quasi sorpreso per il fatto che Jace avesse parlato bene di lui.
«Magnus, come ti organizzi per la musica?» chiese poi Simon, sbucando all'improvviso, mentre si spingeva gli occhiali più in su sul naso. Qualche volta metteva le lentine, ma trovava gli occhiali più comodi, e ormai piacevano anche Isabelle, secondo la quale facevano parte del suo look.
«Qualche volta suona Alec, altre c'è il karaoke, oppure ingaggio delle band...» rispose Magnus, un po' sospettoso. «Dipende. Perché?»
«Io ho una band.» buttò lì Simon, guardandosi intorno, come impegnato in qualche calcolo. «Diciamo che stiamo cercando un posto dove suonare, anche per guadagnare qualcosa mentre studiamo al college.»
Magnus per poco non si strozzò con il drink. «Mi stai chiedendo di assumervi?»
«Se ti fa piacere.» disse Simon, come se l'idea fosse stata tutta di Magnus, non sua. «Potremmo fare una prova stasera, e poi deciderai.»
«Va bene...»
«Eric, Kirk, Matt!» Simon chiamò i tre amici, andando verso di loro, mentre Isabelle gli faceva l'occhiolino.
«C'entri anche tu, non è vero?» sussurrò Alec all'orecchio della sorella.
Izzy rise. «Potrei avergli dato un piccolo suggerimento. Dopotutto sono bravi.» disse, cominciando ad avviarsi per raggiungere Simon.
Magnus trangugiò il suo drink. «Non mi libererò mai dei tuoi amici?» chiese ad Alec, staccandosi un po' dagli altri.
«Ho paura di no.» rispose Alec, ridendo. «Se ci sono io, ci sono anche loro.»
«Allora farò uno sforzo.» sospirò Magnus, baciando Alec sulla guancia. «Speriamo che almeno siano bravi.»
«Isabelle dice di sì.»
«Lei è un po' di parte...»
«Alec!» Simon chiamò anche lui. «Ti va di accompagnarci con il piano?»
«Certo.» disse Alec. All'inizio non stravedeva per Simon – né tantomeno per Clary – ma con il tempo li aveva conosciuti meglio e ora doveva ammettere che gli erano anche simpatici. Magnus gli sorrise, anche se non era entusiasta di rimanere da solo con Jace e Clary. Mentre si allontanava, Alec sentì Clary parlare con Magnus, capendo le parole dipingere, decorare e interni. Già, Magnus avrebbe dovuto passare un altro po' di tempo con i suoi amici.
Raggiunse gli altri nella zona destinata alle esibizioni musicali, dove Simon e gli altri lo stavano aspettando.
«Buonasera a tutti, siamo I Cacciatori di Ombre.» annunciò Simon. «Con la speciale partecipazione di Alec Lightwood.» aggiunse, il che lo fece un po' imbarazzare, ma si calmò non appena poggiò le mani sui tasti bianchi e neri.
Sapeva cosa fare e, a esibizione finita, era sicuro che fossero stati proprio bravi, come confermarono gli applausi successivi.

 

* * *

 

Normalmente, la domenica dopo la prima settimana di lavoro sarebbe rimasto a dormire fino a tardi. Ma Magnus non era dello stesso parere: lo svegliò presto, dicendo che voleva fargli fare un lungo giro in moto, ora che non faceva più freddo, e poi portarlo a fare colazione all'aperto.
«Tu mi vizi.» gli disse Alec, infilandosi la giacca, mentre lo seguiva fuori.
«Te lo meriti.» rispose Magnus, lasciandogli un lento e profondo bacio sulle labbra prima che salissero sulla moto.
Ogni stanchezza, ogni dispiacere venne spazzato via, come le foglie sulla strada che Magnus attraversava con la moto. L'aria fresca gli scompigliò i capelli, sempre più violenta, mentre acquistavano velocità, e si strinse alla schiena di Magnus.
Mentre sfrecciavano per le strade deserte di Brooklyn, quella domenica mattina, le loro risate cristalline riempirono l'aria.
«Ti amo, Alec.» gridò Magnus, sopra il rumore dell'ambiente circostante.
Alec risentì quella sensazione nello stomaco e nel petto, come la prima volta che Magnus gliel'aveva detto. «Ti amo anch'io.»
«Come la prima volta?»
Alec ci rifletté. Ne avevano passate tante, di belle e di brutte. Sapeva cosa significava perdersi e poi ritrovarsi, ancora e ancora, solo per rendersi conto di essere destinati a stare insieme. Solo per rendersi conto che non poteva essere altrimenti.
Ormai era cresciuto, era cambiato. Aveva sbagliato, aveva imparato.
E no, non amava Magnus come prima. «Di più, Magnus, ti amo di più.»
Magnus percorreva tutte le strade che voleva, perché stavolta non avevano fretta. Stavolta Alec era sicuro che sarebbero tornati a casa, quando la giornata sarebbe finita, che si sarebbero addormentati l'uno al fianco dell'altro e che il mattino dopo si sarebbe svegliato con il viso di Magnus accanto al suo, come da tre anni a quella parte.
Quindi semplicemente si strinse più forte a Magnus, beandosi del contatto con il suo corpo e della sua risata nelle orecchie.
E Alec si sentì finalmente completo, perché sì, Magnus l'aveva spezzato, ma aveva anche rimesso insieme i pezzi, meglio di quanto chiunque altro avrebbe mai fatto.
«Hai tutto il mio cuore, Magnus Bane.» disse, con sicurezza.
Magnus non esitò neanche un secondo. «E tu hai tutto il mio, Alexander Lightwood.»









 

Note dell'autrice:
ç_________________________________ç
Scusate, dovevo iniziare con questa faccina perché non ci credo di aver finito anche questa long, alla quale, dopo ben 28 capitoli, sono molto affezionata. 
Mi scuso per il ritardo con cui pubblico, ma ultimamente non sono riuscita a scrivere molto, tra la scuola e la paura di non riuscire a dare un bel finale alla storia. Poi però l'ispirazione mi è tornata e spero con tutto il cuore che questo finale vi sia piaciuto 
Ho cercato di inserire tutto, anche se su questi Malec potrei scrivere altri mille capitoli, ma già erano quasi 3000 parole, quindi... magari potrei scrivere una raccolta di missing moments di Alec al college, o qualcosa sul loro futuro, non so, fatemi sapere anche voi se vi piacerebbe ;)
Comunque, ringrazio veramente di cuore chi ha seguito questa storia (per quasi tre anni) e chi mi ha lasciato un parere nel corso di questo tempo *abbraccia*.
Ora la smetto con queste note e vado a cliccare il tasto completa, lasciando come sempre un pezzetto di me.
Grazie ancora e al prossimo progetto.
Con affetto,


 
PS. Vi lascio la mia pagina autrice  per ogni evenienza :*
   
 
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