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Autore: The Custodian ofthe Doors    05/03/2018    5 recensioni
[Spin off di “Una pista che scotta”]
New York si tinge di bianco per Natale, la neve ricama ghirlande tra i fili del telefono e merletti sulle fronde degli alberi.
È un freddo piacevole quello che soffia per le vie, da' quella sensazione di pace che scaturisce solo dall'essere al caldo, in casa propria, con chi si ama ed osservare le strade ghiacciarsi ed i cumuli nevosi crescere ai lati delle scalinate.
E che sia solo per una notte o che sia da tutta la vita, che siano le persone con cui condividiamo gioie e dolori o quegli individui che si sono affacciati alle nostre giornate per caso. Che siano lontani o vicini, che sia qualcosa di nuovo o un tradizione vecchia più di noi, nulla cambierà una delle più grandi verità della vita:
Il Natale, che ci piaccia o no, rimarrà sempre il periodo più magico che ci sai.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4- Christmas' End, Boxing Day.




Erano le tre e mezza di notte quando il primo di loro corllò poco onorevolmente addormentato. Clary aveva decisamente alzato troppo il gomito quella sera, probabilmente la schiacciante vitoria di Alec a poker l'aveva segnata come poco cose in vita sua, o per lo meno questo era quello che aveva farfugliato, seduta a cavalcioni sul Jace, con le braccia attorno al suo collo e la testa riccia e scompigliata buttata di lato. Il biondo si era mangiato non pochi dei suoi capelli, cercando di scansarglieli senza svegliarla. Se ne era rimasto seduto sul divano, la schiena sprofondata nel morbido cuscino ed il capo riverso all'indietro, scrutava gli altri dalla sua posizione senza poter muovere un muscolo, Isabelle si era anche intenerita e, cacciando un acuto su quanto fossero carini in quella posa, aveva portato al fratello l'ennesimo drink della nottata.
Poco dopo Izzy gli si era seduta vicino a terra ed in meno di cinque minuti si era addormentata anche lei, scivolando lentamente sdraiata sull'enorme tappeto sporco di briciole di patatine e dolciumi vari.
Jace aveva ridacchiato su quanto fosse poco resistente la sorella, mentre Simon cercava un plaid di quelli che Magnus di solito teneva sul divano, una cosa improponibile leopardata e rosa, per coprirla.
Erano rimasti tutti così a chiacchierare, mentre i toni si abbassavano sempre di più ogni qual volta qualcun altro cedesse all'alcol e alla stanchezza.
Lily, seduta di sbieco sulla poltrona, aveva dato qualche colpetto ad Alec per indicargli Max che si era abbandonato contro lo schienale del sofà, toltosi gli occhiali e lasciatili da qualche parte di fianco a lui.
Non ci pensò neanche troppo su il moro, quando si alzò per prendere in braccio il fratellino e portarlo nella stanza degli ospiti ma Catarina lo intercettò in tempo, facendogli silenziosamente cenno di no con la testa e preoccupandosi lei stessa di scuotere il diciassettenne e accompagnarlo a dormire su un letto vero.
Letto occupato da Presidente Miao che però accettò di buon grado la presenza del ragazzo che se lo abbracciò e trascinò con sé sotto le coperte.
A poco a poco anche Simon si addormentò, spalla a spalla con Raphael, la mano nella ciotola di popcorn. Il messicano aveva a mala pena bisbigliato per chiedere al padrone di casa una coperta anche per lui. Magnus si era presentato con un plaid enorme con cui aveva coperto entrambi.
<< Tanto non puoi muoverti no? Presumo dormirai qui.>> gli sussurrò l'amico mentre l'altro tirava la mano fuori dal tessuto per ficcarsi una manciata di salatini in bocca.
<< Se non muoio prima.>> sibilò.
<< Continua a mangiare e sarà così.>>
<< Ssh!>> li chiamò Catarina, indicando Lily che era crollata con le gambe penzoloni dalla poltrona. Alec si sfilò il maglione e lo poggiò sulle gambe scoperte della ragazza, già infagottata nella giacca di Raphael.
Ci vollero altri venti minuti prima che anche Jace si lasciasse sopraffare dal peso caldo della sua ragazza, addormentataglisi in braccio, finendo anche lui nel regno di Morfeo. Catarina lo seguì subito dopo, buttando a terra vicino ad Izzy due cuscini e trovando la posizione più comoda sul soffice e spesso tappeto.
Quando anche Raphael si fu addormentato Magnus ed Alec rimasero a guardarsi per un instante, controllando che tutti i loro amici fossero ben coperti e cominciando a togliere di mezzo bottiglie o ciotole vuote da ammassare sul tavolo.
<< Che cosa triste rimanere svegli, di solito svenivo sempre per colpa dell'alcol.>> borbottò Magnus più a sé stesso che ad altri.
<< Ma così domani non avrai i postumi della sbornia.>>
Un sussurro diretto nel suo orecchi lo fece sobbalzare. Alec gli si era avvicinato furtivo e silenzioso come un'ombra, poggiando con delicatezza dei bicchieri sulla superficie ingombra del tavolo. Aveva parlato direttamente nella conchiglia sensibile del suo timpano, un brivido caldo e piacevole che gli aveva regalato un po' del tepore che non pensava di necessitare.
Si girò verso di lui sorridendo con leggerezza e ritrovandoselo così vicino che gli sarebbe bastato piegare il capo per poggiarlo sulla sua spalla.
<< Vuol solo dire che sto diventando vecchio.>> sussurrò anche lui.
Alec scosse la testa. << O che stai diventando responsabile.>>
Il broncio di Magnus l'avrebbe fatto scoppiare a ridere se solo non stessero tutti dormendo.
<< Quindi vecchio!>>
<< Mh...come vuoi tu, re del dramma. >> gli diede una spinta giocosa e si allontanò verso il centro del salotto. << Andiamo a letto?>> gli chiese.
Era una domanda innocente e del tutto priva di qual si voglia malizia, ma Magnus era pur sempre sé stesso e non poté impedirsi di sorridere furbo. Alec avvertì quel cambio di atmosfera e si voltò verso di lui con le guance arrossate.
<< A dormire, Mags.>> specificò pronto.
Quello alzò le mani in segno di resa. << Certo, certo, cos'altro? Ma stiamo dando per scontato che dormirai con me, giusto?>> si sbrigò a domandare affiancandolo.
Alec annuì. << Il tuo letto degli ospiti è per uno, non per due e Max ormai è grande. Senza contare che potrei schiacciare Miao. Ma se ti do fastidio dormo qui co- >>
<< NO!>>
Magnus si morse la lingua, sgranando gli occhi e guardandosi attorno furtivamente.
Tirò un sospiro di sollievo quando poté constatare che nessuno si era svegliato, solo Lily si era mossa un po' dalla sua posizione e Alec si sporse verso di lei per sistemarle meglio addosso il maglione.
Sono in quel momento Magnus registrò la semplice maglia blu, sorprendentemente della giusta taglia e priva di qual si voglia segno del tempo, che il giovane indossava. La scrutò con apprezzamento ed annuì.
<< Perché hai tenuto quel maglione tutto il tempo e non te lo sei tolto prima?>> chiese con gli occhi assottigliati, già dimentico del suo mezzo grido.
<< Per lo stesso motivo per cui tu non ti sei richiuso bene la camicia, presumo.>> disse stringendosi nelle spalle.
Magnus alzò un sopracciglio. << Vuoi dire per provocarti, farti eccitare e convincerti che un orgasmo a Natale non ti rovinerà la salute?>> fece lui cogliendo il detective di sorpresa. << No, perché in tal caso dovevi togliertelo. O toglierti tutti i vestiti. Apprezzerei anche quello.>>
<< Cos- ? Io non, non- >> grugnì frustrato dal suo balbettare. Era dal liceo che non lo faceva così spesso, quella serata lo stava uccidendo. << N-no. Perché stavo bene anche con il maglione indosso.>> specificò per prima cosa. << E...e poi- lo sai che- che il mio medico- >>
<< Vuol dire che se il dottore non ti avesse detto niente accetteresti la mia proposta?>>
Alec chiuse gli occhi, solo per non vedere quelli scintillanti di malizia dell'uomo di fronte a sé. Prese un respiro profondo per darsi coraggio.
<< Magnus, io non- >>
<< Lo so.>> lo interruppe di nuovo lui, un sorriso rilassato sulle labbra. << Non c'è bisogno che tu mi spieghi nulla, Fiorellino. Ho imparato a conoscerti e so cosa pensi, quindi, per favore, non sentirti in imbarazzo con me o con le mie battute a sfondo sessuale. Okay, non battute, proposte.>> mise in chiaro. << Però pensaci.>> finì. << Non alle mie battute, o proposte, cioè, pensa anche a quelle che magari ti stimolano la voglia di fare, Dio non voglia darmi questa gioia eh, però- >>
<< Magnus?>>
<< Si dolcezza?>>
<< Stai straparlando, come Simon.>> gli fece notare Alec abbozzando un sorriso storto.
Magnus scosse la testa, << No caro, io sono più grande di lui, quindi al massimo è Simon a straparlare come me.>>
<< Lo hai chiamato con il suo vero nome.>> ridacchiò allora il moro ricominciando ad incamminarsi per il salone, diretto al corridoio che portava alle camere. Il proprietario di casa lo seguì, momentaneamente distratto dalla famigliarità con cui Alec si muoveva per il suo loft, come se ci fosse abituato.
In effetti era proprio così, aveva passato quasi un mese in quelle quattro mura e persino due settimane a stretto contatto con lui, in un altro appartamento. Non si sarebbe dovuto sorprendere, probabilmente.
<< Capita anche ai migliori di sbagliarsi.>> disse semplicemente seguendolo.
Lasciò che entrasse per primo in camera da letto e lo osservò sedersi sul lato destro e cominciare a sciogliere i lacci delle scarpe di pelle che indossava. Non poteva credere di aver fatto una radiografia al vestiario di Isabelle e di Lily ma di non aver notato che Alexander per una volta era vestito bene, se non si contavano i suoi completi alla Man in Black. Ma Simon aveva ragione, quei completi potevano star bene solo ad Alec e Will Smith ogni singolo giorno della loro vita. Ben pensandoci probabilmente il giovane aveva solo giacche nere o grigie.
Rimase a fissarlo senza vederlo davvero per qualche minuto, il tempo necessario ad Alec per voltarsi verso di lui e guardarlo con aria accigliata.
<< Tutto bene?>> gli chiese piano.
Magnus si affrettò a riprendersi dai suoi pensieri ed entrò nella stanza, raggiungendo il suo lato, il sinistro, e lanciando via le scarpe mentre cominciava a togliersi le collane.
<< Si, si, stavo solo aspettando per vedere lo spogliarello completo.>> disse con tono disinteressato.
Notò con la coda dell'occhio Alec stringere le labbra e scuotere la testa.
<< Non ci sperare.>> gli fece eco togliendosi però la maglia e posandola ben ripiegata sul mobile della toeletta. Si portò le mani alla vita e cominciò a slacciare la cinta, arrotolandola e poggiandola poi sulla maglia.
Magnus si voltò verso di lui per godersi quella mise che faceva tanto vecchio gangstar, con la canottiera bianca smanicata dentro i pantaloni stretti e dritti. Se solo avesse avuto gli straccali, il cappello ed una sigaretta in bocca sarebbe stato perfetto. Come un James Dean di altri tempi… no, non come lui, Dean era un bel tipo ma non era propriamente bello, per Magnus. No, Alexander era più un...un…
<< Alein Delon!>> s'illuminò di colpo.
Alec lo guardò senza capire. << L'attore? Che c'entra ora?>>
<< Oh, fiorellino!>> cominciò avanzando per la stanza sino al suo guardaroba, vi frugò dentro e vi trovò un paio di pantaloni da boxe che aveva comprato a suo tempo, spinto da un ex boxer che voleva insegnargli le basi del combattimento corpo a corpo.

Che ho gradito tantissimo Jerard, davvero, la mia miglior seduta di palestra di tutta la vita.

Li lanciò ad Alec, convintissimo che non avrebbe fatto troppe storie per il fatto che fossero blu e gialli. << Sono felicemente sorpreso del fatto che tu abbia capito il collegamento.>>
<< Beh, è solo stato reputato uno degli uomini più belli del mondo, ha preso parte a grandi film del passato- >>
<< Si, tutto quello che vuoi. Io lo conosco perché è un figo. Era, pardon, ora è un po' vecchiotto...ma mantiene comunque il suo fascino ed il suo volto gioviale, ci passerei volentieri una giornata intera a farmi raccontare tutto ciò che ha fatto da giovane… ma non è questo! >> gli si avvicinò e lo prese per le spalle.
<< Alexander, tu sei Alein Delon! Siete identici!>> lo scrollò felice. Poi fece un passo indietro.
<< Ora togliti quei pantaloni e fammi rivedere quelle belle gambe.>> sentenziò improvvisamente serio.
Alec alzò gli occhi al cielo: neanche Natale glielo poteva far passare con tranquillità.

 

 

Si mise nel letto e tirò le coperte fino alla spalla. Magnus, alla sua sinistra, teneva ancora il broncio.
<< Ti verranno le rughe.>> lo prese in giro bonariamente a voce bassa.
<< E sarà tutta colpa tua. >>
<< Magnus, mi sono solo seduto...>>
<< Mentre ti toglievi i pantaloni! Non ho potuto vederti il sedere!>>
Alec chiuse gli occhi e sospirò, solo per non alzarli di nuovo al cielo.
<< Ti assicuro che non è cambiato da quando lo hai visto l'ultima volta.>> disse arrossendo leggermente per le sue stesse parole e per il riferimento esplicito al fatto che lo avesse visto nudo.
<< Non cambia nulla. Hai un culo da paura, mi manca.>> fece lui ostinato, incrociando le braccia al petto e fissando il soffitto.
<< Non mi alzerò solo per permetterti di guardarmi il sedere.>>
<< Dovresti. Stai dormendo nel mio letto.>> sibilò velenoso.
Alec batté le mani sul materasso e si tirò a sedere. << Ho capito, vado a dormire sul divano vicino a Jace.>>
Magnus non voltò neanche la testa per guardarlo, fermo nella sua inutile ed infantile offesa, mentre Alec si dava una spinta con le braccia per sollevarsi.
Per poi ricadere di botto sul letto, attirando tutta l'attenzione di Magnus, che scattò anche lui a sedere ponendogli subito una mano sul braccio e aiutandolo a tirarsi su.
<< Non è niente. Non è niente. Mi ha solo ceduto il braccio.>> si sbrigò a scusarsi il moro massaggiandosi la spalla destra. << Ieri notte ho tenuto il braccio sempre nella stessa posizione, quando succede poi capita che non regga pesi o sforzi. Ma non è niente, è da sta mattina che mi cade roba di mano.>> continuò accampando scuse.
Il silenzio che ricevette lo fece preoccupare e stupidamente non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.
<< Lo hai detto ad un medico?>> fu la sola cosa che Magnus gli chiese.
Stavano giocando, si stavano palesemente prendendo in giro a vicenda, Magnus lo avrebbe bloccato sulla soglia della porta dicendogli che anche quella di vista poteva bastargli, ma Alec era crollato. Perché gli pareva che da quella dannata sparatoria tutto ciò che loro due facevano si alternava tra la normalità e la serietà più profonda senza passare mai per una via di mezzo?
Alec fece una smorfia. << Non ha senso dirlo ad un medico. Mi direbbe le stesse cose che mi hanno già detto: dovrà passare un bel po' di tempo, forse anche un anno, prima che questo genere di ferite guariscano. Continuerò però a sentirle per tutta la vita. Lo so. Già lo so.>> finì affievolendo la voce.
La mano sul suo braccio salì fino alla spalla e poi al suo collo. Alec si sentì spingere gentilmente all'indietro, trascinato da quella mano liscia ed affusolata, sino a poggiarsi contro la spalla dell'altro.
<< Puoi dirmelo ora, se vuoi. Cos'è.>> sussurrò.
Ci pensò su seriamente ma poi scosse la testa. << Per un giorno in cui avremmo tempo e non ci sarà nessuna festa in mezzo. Mi ricorda che ho passato quasi un anno lontano da casa.>>
Magnus sembrò sorpreso. << Che vuol dire?>>
Alec voltò la testa incrociando il suo sguardo e tirandosi su per guardarlo meglio in faccia, abbozzò un sorriso di scuse. << Oh, ma certo, tu non lo puoi sapere. Sono un Riservista, ho passato undici mesi- li ho passati in Medio Oriente. Me la sono beccata lì la mia prima pallottola. Ormai è passato tanto tempo...>>
<< Hai venticinque anni, non può essere così tanto.>> gli fece notare, rimanendo con la mano tra i suoi capelli.
<< Ne ho ventisei, Mags, ti ricordi? Li ho passati in ospedale ma non vuol dire che non li abbia compiuti.>> sorrise gentile.
Magnus annuì, quel sorriso avrebbe sempre avuto il potere di scaldarlo e farlo rilassare.
<< Va bene, non importa ora. Dormiamo?>> si risolse a chiedergli, cercando di non farlo pensare a certe cose.
Alec annuì e fece per rimettersi sdraiato. Si fermò poggiato sul gomito, il busto alzato. Guardò Magnus come se volesse dirgli qualcosa di importante, l'uomo alzò anche un sopracciglio per invogliarlo a parlare e l'altro si morse un labbro incerto.
Scosse la testa e si sporse per dargli un bacio a fior di labbra, leggero e gentile come ogni gesto che Alexander gli rivolgeva, lasciandolo come sempre sorpreso.
<< Buona notte Magnus.>>
L'uomo rimase bloccato, le labbra ancora leggermente protese in avanti, per seguire quelle del moro che si allontanavano. Avrebbe mai finito di stupirlo quel ragazzo?
<< Buona notte anche a te Fiorellino.>> sorrise sornione sprofondando nel cuscino.

 

<< Alec?>>
<< Mh?>>
<< Alle volte mi capita di fare sogni davvero bollenti.>>
<< Buona notte Magnus.>>
<< Se faccio un sogno sconcio e mi si alza la bandiera posso svegliarti e chiederti una mano?>>
<< Ho detto buona notte.>>
<< È compito di un amico aiutarne un altro in difficoltà!>>
<< Buona- Notte.>>
<< E se sogno di farmi una cavalcata epica e quando mi sveglio ho voglia di farla davvero?>>
<< Dormi.>>
<< E se sogno il Grand Canyon? Quello sarebbe un segno del destino! Non potresti ritrarti indietro!>>
<< Magnus. Chiudi quella cazzo di bocca e dormi!>>
<< Oh Fiorellino, ma lo vedi che siamo sulla stessa lunghezza d'onda? Nessuno riesce a chiudermela bene come fai tu!>>
<< Fiorellino? Fiorellino? Andiamo! Non mi rispondi più?>>
<< Dormi e basta.>>
<< Se no?>>
<< Se no ti lego e imbavaglio.>>
<< Argh! Bondage!>>
<< Vaffanculo. Notte.>>
<< Ma io- >>
<< NOTTE!>>

 

 

 

Quando la luce aveva fatto capolino nella stanza lui era già sveglio. Gli capitava spesso di aprire gli occhi e non riuscire più a richiuderli, aveva passato un magnifico periodo della sua adolescenza in cui sarebbe stato in grado di dormire ovunque, in qualunque situazione e per un tempo infinito ed indeterminato. Poi era arrivata l'età adulta e aveva dovuto dire ciao a questa magnifica capacità.
Aveva dormito si e no quanto? Quattro ore? Forse si, forse di meno, forse di più.
Si rigirò nel letto e sbirciò quanto possibile dalla finestra, poteva sentire il distinto rumore delle macchine, Brooklin che tornava a muoversi frenetica come ogni giorno, ma nella casa regnava il più assoluto silenzio.
Lanciò uno sguardo al suo compagno di letto, profondamente addormentato ed immerso nelle trame di Hypnos, quanto lo invidiava, avrebbe voluto dormire lui così bene e invece ormai aveva sviluppato la terribile dote di riposarsi e riprendere le forze in un tempo ridicolo, solo per poter tornare al lavoro il prima possibile. Queste erano il genere di cose che, secondo suo padre, definivano un poliziotto: dormi quando puoi e quanto puoi e quello ti basta.
Alec prese un respiro profondo e poi espirò pesantemente, scivolando fuori dalle coperte e stiracchiandosi quando la spalla aveva deciso di permettergli quel giorno.
Fece i soliti esercizi della mattina, quelli che servivano per risvegliare il muscolo e si sentì stupidamente soddisfatto quando il braccio gli rispose senza tremori e riuscì addirittura a sostenerlo in un paio di flessioni improvvisate. C'avrebbe ripreso la mano lentamente, la fisioterapia era ormai finita ma poi avrebbe continuato a frequentare la palestra per tenersi in allenamento, aveva una tabella di marcia serrata e doveva rispettarla se voleva essere al pieno della forma per il suo rientro.
Entrò silenzioso in bagno e si diede una rinfrescata con calma, rimettendosi i pantaloni ma restando in canottiera, quella casa era un forno.
Controllò che Magnus dormisse ancora e poi andò da Max a controllare anche lui.
Suo fratello dormiva alla grande proprio come avrebbe fatto lui alla sua età, si era a mala pena tolto le scarpe e la camicia, ma solo perché sicuramente lo infastidivano. Aveva tutti i capelli scompigliati ed Alec raccolse da terra i suoi occhiali, poggiandoli sul comodino assieme al cellulare.
Accoccolato tra le braccia di Max, Presidente Miao ebbe la decenza di aprire un occhio e scrutare con attenzione Alec, che allungò la mano per grattagli la testa prima di tornare sui suoi passi e controllare anche gli altri.
Li ritrovò ben o male come li aveva lasciati: Clary nella notte era scivolata di lato, trascinandosi dietro Jace che ora dormiva con la faccia premuta contro la pancia della ragazza.
Simon si era solo accomodato meglio contro la spalla di Raphael che invece era ancora nella stessa identica posizione in cui lo avevano lasciato, neanche fosse morto e non se ne fosse accorto. La ciotola dei popcorn probabilmente giaceva ancora tra di loro.
Catarina e Izzy se ne stavano invece sdraiate sul tappeto, una sotto i pedi di Jace e l'altra sopra quelli di Raphael, Alec allontanò leggermente sua sorella, conscio che se si fosse girata di colpo come faceva spesso lei avrebbe dato una testata a Catarina così forte che avrebbero dovuto portarla in ospedale per un trauma cranico.
Lily, in fine, dormiva solo più rannicchiata sulla sua poltrona, il maglione di Alec ancora sulle gambe e la giacca del suo amico tutta spiegazzata indosso.
Sorrise a quella semplice scena e si diresse a passo leggero in cucina, cominciando a metter su il caffè per tutti, anche se dubitava che si sarebbero alzati prima di un altro paio d'ore come minimo.
Aspettò con calma che la bevanda fosse pronta, poggiandosi contro il vetro della finestra con la spalla nuda e quasi rabbrividendo per il contrasto con la superficie fredda. Dentro l'appartamento forse facevano 25°, ma fuori c'era ancora la neve ad imbiancare il quartiere, l'esterno della finestra dava bello sfoggio del ghiaccio che l'aveva coperta, solidificandosi con il calare della notte.
Scrutò i profili degli edifici, le macchine ed i pedoni che camminavano per la strada, vedere tutte quelle nuvole di vapore salire da ogni dove gli stava facendo venire una gran voglia di fumarsi una sigaretta, ma già aveva sgarrato con quella della sera precedente, non poteva farlo di nuovo; per di più non aveva tabacco con sé e tecnicamente aveva smesso di fumare tornato dal Medio Oriente.
Sospirò un po' sconsolato: i vizi si chiamavano così proprio per una ragione e per tantissimo tempo la nicotina era stata la sua via di fuga, il suo vizietto che i genitori non dovevano scoprire ma che di certo sarebbe sempre stato meglio degli altri. Dopotutto sua madre ancora non sapeva quanti tatuaggi avesse, o che aveva due pircing, non c'era bisogno di dirgli anche che aveva speso sei anni della sua vita a fumare e rovinarsi i polmoni. Non credeva di riuscire a trovare una scusa valida per farsi ricoverare per una pulizia completa, questa volta.
Il rumore della macchina del caffè che gorgogliava lo fece tornare alla realtà. Tornò verso il bancone e storse il naso quando pensò che avrebbe preferito molto più un ristretto che un americano, ma si sarebbe accontentato per quella volta.
Si versò una tazza di caffè e la poggiò lì vicino, mentre cercava qualcosa da mettere sotto i denti, identificando il famoso dolce che Magnus non gli aveva fatto sbirciare quella volta. Era una semplice bavarese al cioccolato e caffè, un anello lucido e soffice che avrebbe aggiunto solo altra caffeina alla sua colazione e che gli andava più che bene.
Non se ne tagliò neanche una fetta, prese la scatola, il cucchiaino con cui si era girato lo zucchero, e si sedette direttamente sul piano della cucina.
Aveva ancora la tazza sollevata davanti a sé quando avvertì dei passi strascicati. Di norma quello sarebbe bastato ad identificare il soggetto come Max, ma il suo fratellino dormiva ancora beatamente e Alec capì subito che invece si trattava del padrone di casa.
Magnus si era svegliato per un motivo serio e fin troppo preoccupante. Si era rigirato nel letto, finendo inevitabilmente a sconfinare nell'altra metà e ritrovandosi a pancia in giù. Aveva spalancato gli occhi e a quel punto si era reso conto che o si sarebbe alzato di lì o se la sarebbe fatta sotto.
Certo, il fatto che, tornato in camera, avesse realizzato che erano solo le otto e mezza e che Alexander non era più lì lo aveva definitivamente spinto ad andare a cercarlo, ma era stata una dura lotta, tra il suo senso del dovere verso il suo corpo spossato e quello verso il detective.
Arrivò in cucina con il capo ancora voltato verso i suoi amici che dormivano alla grande, Catarina russava, glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita, a lei e a Simon.
<< Ehi.>> lo salutò la voce sveglia e chiara di Alec.
Magnus si girò verso di lui e per un attimo temette di avere una visione: Alexander che sorseggiava caffè bollente in canottiera nella sua cucina, con i capelli gonfi tirati indietro, probabilmente con un gesto automatico e per nulla intenzionale. Teneva le gambe divaricate, i piedi nudi a penzoloni nel vuoto. Lo vide posare il cucchiaino che teneva nell'altra mano e scendere dal piano, prendendo una tazza per versare anche a lui del caffè, zuccherarglielo e porgerglielo.
Magnus lo accettò senza proferir parola, osservandolo mentre si poggiava con i fianchi alla cucina, riprendendo a sorseggiare il suo di caffè.
<< Non sono pronto per tutto questo di prima mattina.>> gli confessò ingollando quasi metà tazza. << E non sono neanche sicuro del perché tu sappia come prendo il caffè visto che il tempo che abbiamo passato assieme io lo passavo a bere frullati, granite e drink ghiacciati.>>
<< Però sei loquace come sempre.>> gli fece notare lui sorridendo da dietro la tazza.
<< Sei illegale. >>
<< Si dice “sleale”, illegale è qualcosa vietato dalla legge e purtroppo per noi la slealtà non lo è.>> Alec continuò a parlargli con tono pacato ma non troppo basso, Magnus scosse la testa.
<< No, no, proprio illegale, se fossi un po' più in me ti salterei addosso e ti sbatterei a novanta sull'isola.>>
L'altro arrossì leggermente ma alzò comunque gli occhi al cielo. << E ben tornato Magnus, ora so che sei tu e non un sosia. Buon giorno.>> sbuffò ironico.
L'uomo si avvicinò a lui e gli si poggiò di fianco, nella stessa posizione.
<< Me lo sono sognato o ti ho detto davvero che sembri Alein Delon?>> chiese curioso voltandosi verso di lui per sbirciare cosa stesse mangiando.
Alec prese un altro cucchiaino dal cassetto e glielo passò, poi gli porse il dolce.
<< Me lo hai detto.>> rispose a bocca piena.
<< E avevo assolutamente ragione. Mai pensato di fare l'attore?>> prese anche lui una porzione abbondante e se la infilò in bocca senza troppe cerimonie.
Il moro scosse la testa. << Con le mie capacità di recitazione non potrei vincere neanche il titolo di peggior attore. Fallo tu, sai i soldi che fai?>>
<< Ne ho già a bizzeffe, che me ne faccio di altri? Volendo potrei comprarmi il Dipartimento.>>
<< Non esagerare. >> disse Alec sporgendosi verso di lui per controllare che non si stesse mangiando solo lo strato di cioccolato come invece stava facendo. Lo guardò male. << Lo sai che il caffè è amaro e lo hanno abbinato al cioccolato per un motivo?>>
<< E tu lo sai che io preferisco il cioccolato lo stesso?>>
<< Mangia tutti e due o ridammi la scatola.>>
<< L'ho comprato io e io me lo mangio come voglio.>> gli rispose alzando un sopracciglio in segno di sfida.
Alec lo interpretò più che bene. << No Bane, non mi sfidare, non sui dolci e non su caffè e cioccolato. Molla l'osso o pur di non fartelo mangiare te lo schiaffo in faccia.>>
La bocca di Magnus si aprì in una 'o' stupida e scandalizzata. << Alexander!>>
<< Niente se o ma, il cibo va mangiato tutto.>>
<< Cosa c'è? La fine del Natale ti fa diventare un Ginch?>>
<< Io stavo tanto bene qui a mangiare da solo… >> si lamentò lui.
<< Solo perché Babbo Natale è già passato non vuol dire che tu non possa essere nella lista dei cattivi. Non ti darò il mio regalo Alexander!>> fece Magnus incrociando le braccia al petto, chiudendo gli occhi e alzando il mento in alto. Poi aprì un occhio e gli sorrise malandrino e malizioso. << Ovviamente il mio regalo non è ne il mio culo ne il mio c- >>
<< MAGNUS!>>
<< Pene! Per l'amor del cielo Fiorellino, anche fuori dalle coperte?>> fu la volta di Magnus di lamentarsi e di Alec di posare la sua tazza ormai vuota ed incrociare le braccia al petto.
<< Si, l'accetto solo come imprecazione.>> sentenziò.
Magnus sbuffò. << Okay, okay… comunque non è niente di sessuale perché sono più che propenso da ridartelo in qualunque momento!>> continuò sorridendo divertito dai continui borbottii del compagno.
<< Ringraziamo Dio… >> fece sarcastico Alec.
<< No tesoro, ringraziamo mamma che mi ha partorito così e papà che mi ha passato questi geni. Oh, e anche la genetica che li ha mischiati bene!>> batté le mani un paio di volte. << Sai cosa? Resta qui, vado a prendere il tuo regalo così te lo do subito!>> cominciò a marciare verso la porta della cucina, completamente disinteressato al fatto che lo avesse appena minacciato di non consegnargli nulla, si fermò e si voltò con un'espressione poco raccomandabile in viso.
<< Il regalo, non il cazzo.>>
<< MAGNUS!>>

 

 

Lo ritrovò così come lo aveva lasciato, l'unica differenza era un pacchetto rettangolare che faceva bella mostra di sé sul piano dell'isola. Non era nulla di appariscente, aveva una carta verde pino con delle palline di natale argentate sopra, una carta palesemente natalizia ma comunque sobria, proprio da Alexander.
Magnus tenne il suo dietro la schiena e sfoggiò un enorme sorriso alla vista delle chiazze di rossore che si stavano aprendo sul volto dell'altro.
<< Com'è questa storia che più ci conosciamo e più arrossisci? Non dovrebbe essere il contrario? Prendi confidenza con una persona e ti senti a tuo agio, parli con uno sconosciuto e ti imbarazzi?>> lo prese in giro avvicinandosi ad ampie falcate. Non gli diede neanche il tempo di rispondere, o di caricare il destro per togliergli dalla faccia quel sorriso divertito e leggermente sadico, che gli schiaffò in mano una scatola quadrata, coperta da una carta che sicuramente avrebbe scatenato un attacco di epilessia a chiunque se l'avesse fissata troppo a lungo, ed un fiocco grande quando il regalo stesso, rosso e billantinato.
<< Buon Natale Fiorellino!>> sorrise ancora di più. << Questo è il mio pacco per te!>>
L'altro lo fulminò con lo sguardo. << Ne hai ancora molti?>> chiese retorico.
<< Ricorda tutti i dolci natalizi, bastoncino di zucchero e menta piperita.>>
Alec sbuffò. << Ti rendi conto, si, che se dovesse esserci un'emergenza se mi chiamassi così faremmo prima a morire tutti?>>
Magnus gli rifilò un pugno sulla spalla sinistra, attento sempre a non prendere la destra anche se Alec gli aveva ripetuto più di una volta che si era rotto la clavicola, non la spalla in sé. Di solito da qui cominciavano le discussioni sulla veridicità della frase “me la sono rotta”, ma Magnus non si sarebbe mai sognato di ritirarla fuori di sua spontanea volontà.
<< Ti chiamerei Fiorellino in quel caso.>>
<< Neanche Alec? È molto più corto e veloce!>> fece stupito il ragazzo.
Magnus mosse la mano in aria, facendogli capire quanto quel discorso non gli interessasse e tornò poi a fissare il regalo con gli occhi brillanti dei bambini. << Su, su! Apri, guarda cos'è! Dimmi se ti piace!>>
Travolto dall'entusiasmo dell'uomo Alec afferrò il fiocco e lo sciolse con un solo colpo secco, passandolo poi attorno al collo di Magnus che rise, sistemandoselo come uno scialle e poi cercando di legarselo in testa come fosse un uovo di pasqua.
Strappò la carta e si ritrovò davanti il coperchio con il marchio di uno dei negozi della Street, lo conosceva di vista ma non c'era mai entrato perché era un famoso brand di moda e lui tentava di tenersi alla larga da posti come quelli il più possibile. Se Izzy avesse saputo che c'era entrato anche solo per sbaglio lo avrebbe costretto ad accompagnarcela e Alec proprio non ne vedeva il motivo.
Tolse il coperchio ed una nuvola di carta velina bianca gli occupò la vista. Sentì Magnus ridacchiare e alzò lo sguardo lanciandogli il suo solito sorriso storto.
<< Che diamine mi hai preso?>> chiese con una nota di divertimento nella voce.
L'altro lo incitò a continuare togliendogli il tappo dalle mani. << Guarda tu, non è niente di pericoloso o troppo appariscente, giuro.>>
<< Magnus non mi hai fatto un vestito vero?>> fece ora leggermente preoccupato ma senza perdere la piega gentile delle sue labbra.
Magnus scosse la testa. << No, un vestito non c'entrerebbe mai! E poi a te al massimo posso regalare un completo! A meno che tu non mi dica che hai il fatish dei vestiti da donna o che in realtà sei una Drag Queen! A quel punto, sappilo, ti chiedere immediatamente sia in marito che in moglie e ci sposeremmo a L.A durante il Pride!>>
Alec rise di cuore a quella sequela velocissima di affermazioni e non si preoccupò neanche di poter svegliare qualcuno.
<< Non ho fatish e non sono una Drag, mi dispiace Magnus, ma non credo che questo matrimonio funzionerebbe.>>
<< Mh, no, in questo caso credo di no… >> annuì con la sua miglior espressione seria. << Però non è un capo di vestiario. Oddio, no, aspetta, in un certo senso lo è… insomma, apri e basta dai! L'attesa mi sta logorando anche per te!>>
Accontentando l'amico Alec spostò tutto quell'ammasso di carta fine e crepitante e la lanciò contro l'altro neanche fossero coriandoli, strappandogli qualche verso di protesta che però morì in fretta quando Magnus scorse la faccia perplessa di Alec.
Il giovane fissava il contenuto della scatola senza capire effettivamente cosa ci fosse di tanto strano in quella sciarpa, perché era questo che era, una sciarpa. Al tatto gli risultò liscia ed impalpabile come una crema; aveva una consistenza morbida, setosa, ma era spessa e pesante, perfetta per quei mesi freddi che stavano affrontando e a cui sarebbero andati incontro. Eppure qualcosa non gli quadrava, aveva un aspetto così famigliare…
<< Fiorellino?>> lo chiamò Magnus scrutandolo con attenzione, forse aveva paura che si stesse sentendo male? O che gli avesse ricorda qualcosa? Beh, in effetti qualcosa gli ricordava, ma cosa?
<< Mi...mi ricorda qualcosa. L'abbiamo per caso già vista da qualche parte? Ha un che di famigliare ma non capisco- >> la frase gli si bloccò in gola quando alzò il capo per incontrare lo sguardo divertito e consapevole di Magnus, brillante come il ghiaccio che si stava sciogliendo sui vetri delle finestre della casa.
<< Non l'hai mai vista, no, a meno che tu non sia entrato nel magazzino del negozio e abbia cercato le ordinazioni private. Lo hai fatto?>>
Alec scosse la testa.
<< Allora forse è il colore ha ricordarti qualcosa?>> continuò Magnus sempre più sorridente.
Alec aggrottò le sopracciglia. << Aspetta, hai detto gli ordini privati? Vuol dire che l'hai ordinata solo per me?>> chiese sorpreso.
<< Oh, pasticcino, “solo” è riduttivo. Ovvio che non lo avrei fatto per altri, è una cosa speciale per te, Muffin, ho scelto il modello e poi me lo sono fatto colorare come volevo.>> spiegò tirando fuori la sciarpa dalla confezione e avvicinandola al suo volto.
Fece saltare lo sguardo dalla stoffa al viso di Alec e poi annuì pienamente soddisfatto.
<< Certo, è impossibile replicare perfettamente il colore… ma se fossero un filo di cachemire sarebbero proprio così.>>
<<< Cosa?>> domandò senza capire, sempre più confuso.
<< Ma i tuoi occhi Alexander!>>
Alec lo fissò con quegli stessi occhi sgranati, rendendosi contro che la sciarpa gli pareva tanto famigliare perché era dello stesso colore che vedeva tutte le mattine nello specchio e ogni volta che incontrava suo padre. Era blu come i suoi occhi.

Una cosa dannatamente romantica… No! Alec, no! Non romantica! Un bel pensiero, davvero una cosa gentile, davvero…

<< È bellissima Magnus, grazie.>> si lasciò sfuggire dalle labbra sorridenti, posando la scatola sul piano cottura e abbracciando l'uomo che si godette la stretta tutto felice della sua idea.
<< Così con tutto quel nero avrai finalmente qualcosa che farà risaltare i tuoi begli occhioni!>> disse dandogli un buffetto un una guancia. << Sono felice che ti sia piaciuto.>>
<< Come poteva non piacermi? L'hai scelta pensando a me, no? I regali sono belli proprio perché le persone si impegnano tanto per farti qualcosa di speciale e che tu possa apprezzare.>> gli disse con sincerità, stringendogli una spalla prima di voltarsi, mettersi la sciarpa attorno al collo e saggiarne la morbidezza, sprofondando il viso nella stoffa.
<< è davvero morbidissima, Mags.>> borbottò attutito da tutti quei giri di maglia.
<< Il fatto che io abbia detto cachemire prima è passato completamente in secondo piano vero?>>
<< Cosa?>>
<< Nulla Fiorellino, non ti preoccupare, rimani felice nella tua ignoranza.>> sospirò affranto.
<< Aspetta!>> trillò con voce allegra Alec, riuscendo come sempre ad attirare tutta l'attenzione di Magnus solo grazie al suo timbro vocale.
Il moro lo superò allungandosi sul piano dell'isola e prendendo la sua scatolina. Gliela porse.
<< Non è una cosa particolare come la tua… ma è di buon auspicio, dicono che porti fortuna e tutti quelli a cui capita ce l'hanno. Dovrebbe aiutarti a proteggerti...>> farfugliò scompigliandosi i capelli e lo guardò un poco imbarazzato.
Magnus lo guardò con curiosità e gli sorrise scuotendo la testa. << Ma lo hai fatto per me, no? Lo hai scelto pensando a me, come hai detto tu, si? E per di più mi porterà fortuna!>>

Ma l'espressione di Alec non mutò, se possibile invece peggiorò quasi. << Forse Natale non era il momento adatto, magari dovevo farlo prima.>> sembrava seriamente preoccupato, come se si stesse pentendo della sua decisione e Magnus non voleva vederlo così, non dopo che gli aveva sorriso in quel modo per la sua sciarpa.
Senza altri indulgi strappò la carta verde e aprì la scatola nera, era di un gioielliere e Magnus sorrise: Alexander gli aveva dato un aiuto per farlo rilassare e neanche lo sapeva.
<< Oh, tesoro, ma quindi è una cosa ufficiale? Non vuoi aspettare che si sveglino tutti e chiedermelo in ginocchio?>> disse fingendo di asciugarsi una lacrima.
Come da copione Alec rilassò le spalle e rise. << Mi dispiace, non è ancora arrivato il momento in cui Miao potrà chiamarmi papà.>>
<< Quell'infame già lo fa, credimi, lo so che mentalmente lo fa. Ti adora, ti preferisce a me, il che è assurdo!>> borbottò improvvisamente imbronciato aprendo il regalo.
Esattamente come Alec prima di lui, Magnus si congelò con il volto puntato verso il contenuto della scatolina.
Adagiato attorno ad una forma ricoperta di velluto, una semplice collana a catena fine scintillava nel nero della sua confezione. Era un oggetto semplice ma di classe, Magnus era sicuro che a sceglierlo fosse stato proprio Alec e che lo avesse fatto da solo, Jace e Simon lo avrebbero convinto a prendere qualcosa di più massiccio e Izzy sicuramente di più elaborato. Invece erano solo una serie di maglie piatte e fini, congiunte da un moschettone dall'aria resistente e con un sistema a blocco. Doveva essere una di quelle collane che non le si può strappare di dosso e dal piccolo marchio ovale che brillava sul fermo doveva anche essere in argento. Ma ogni cosa, ogni dettaglio, passava in secondo piano davanti al ciondolo che vi era attaccato: quello che pareva un cristallo sagomato, di una trasparenza perfetta, racchiudeva in sé qualcosa di piccolo e dorato, un cilindretto tutto accartocciato su se stesso che Magnus non poté non capire cosa fosse.
<< È…è il mio proiettile?>> chiese con voce tremante.
Alec si morse una guancia.
Ma si Alec, che bell'idea, perché non regalargli il proiettile che lo ha quasi fatto morire dissanguato nel suo stesso appartamento? Si, splendido, digli anche che dovrebbe proteggerlo, peccato che, ops! Gli avevano già sparato e l'altro non gli ha portato fortuna...anche se non lo portava con sé… e neanche i tuoi ti hanno portato fortuna e tu ne hai un infinità a casa, sono otto cazzo di proiettili che non ti hanno mai protetto neanche per sbaglio. Anche se pure tu non li porti costantemente con te…

Cristo, parlo anche da solo ora. Ma si, facciamoci un autoesame di coscienza, tanto faccio schifo lo stesso. Questo, questo è quello che devo dire al dottore, altro che “come mi sento”!

Non osò spostare lo sguardo dal capo chinato di Magnus e non riuscì a farlo neanche quando l'uomo lo alzò e lo fece congelare sul posto.
Gli occhi di Magnus erano lucidi, Alec aveva il terrore di averlo ferito, che da un momento all'altro potesse scoppiare a piangere anche se sapeva, lo sapeva benissimo, che Magnus non era un tipo così sensibile e fragile, ma non cambiava il fatto che non voleva vederlo piangere. Non voleva neanche vederlo triste e-
<< Grazie.>>
Batté le palpebre stordito. Aveva sentito bene?
<< Come?>> chiese sorpreso.
Magnus gli sorrise e in quelle biglie scintillanti Alec lesse… gratitudine?
<< Ho detto grazie, Alexander. Grazie per questo regalo. Non pensavo che lo avrei mai avuto, questo affarino è stato motivo di tanto dolore e male e non mi sono neanche reso conto che lo immaginavo come chissà cosa… >> sollevò la catenella e fece penzolare il cristallo tra di loro, il proiettile si mosse impercettibilmente. << e invece è solo un pezzetto di metallo, è solo un minuscolo oggetto non più grande di una mia unghia. Sai, da quando mi hanno sparato questa seconda volta… la prima ho avuto paura, si, è impossibile non averne, ma non mi ha colpito davvero, mi ha solo preso di striscio. Questa invece mi ci avrebbe potuto far rimanere secco.
Ho sempre saputo che le armi uccidono, ci sono cresciuto in un mondo in cui un giorno potresti uscire di casa e ritrovarti il tuo vicino morto sulle scale perché non ha pagato un debito, lo so che le armi tolgono la vita, ma ho sempre dato tutta la colpa, beh, all'arma. È la pistola a spaventare, non il proiettile, eppure è lui che ti uccide. Credo di aver imparato a prendere in considerazione ogni più piccolo oggetto, a non sottovalutare nulla. Ma questo- >> alzò di più la collana, sorridendogli con serietà ma anche con una strana luce negli occhi, << mi ricorda che non devo averne paura, che si può vincere anche contro di loro. So che è un pensiero assurdo, che dovrei contin- >>
L'aria gli uscì tutta dai polmoni quando Alec lo afferrò per le spalle e lo abbracciò, stringendoselo contro e serrandolo nella presa ferrea dei suoi bicipiti, impossibile da spezzare, specie in quel momento.
<< Non permetterò che ti sparino mai più. Ti proteggerò. Proteggerò te e Simon da tutto e tutti, te lo prometto. Non lascerò che nessuno vi faccia del male, ad ogni costo.>> gli disse solenne.
E Magnus ci credeva, eccome se non ci credeva: sapeva che Alexander avrebbe fatto di tutto per salvarli, per proteggerli, così come avrebbe fatto per i suoi fratelli.
Non si ricordava se ci fosse arrivato da solo o se qualcuno glielo avesse detto, ma Magnus era certo di essere ormai entrato a far parte della famiglia allargata di Alexander Ligthwood.
Spostò le braccia solo per poterle posare anche lui attorno alle spalle del moro e rendendosi conto con una punta di divertimento che quello era l'abbracci più virile che si fossero mai scambiati.
Sorrise e fece per farglielo notare, quando una voce impastata di sonno giunse sino a loro.
Un mugugnio prolungato e lamentoso li fece distanziare solo per potersi guardare in faccia in espressione interrogativa.
<< Che diamine era?>> chiese Magnus con un sopracciglio alzato.
Alec chiuse un attimo gli occhi, abbandonando il capo sulla spalla dell'altro che gli diede qualche pacca incoraggiante.
<< Lewis… >>
<< Cosa?>>
<< È Simon. La voce è la sua.>>
<< La mia schiena… sono tutto accartocciato… >>
Magnus annuì, dando un ultimo colpetto ad Alec per farlo alzare. << Si, è lui.>> fece un passo indietro e si mise le mani sui fianchi, nella sua miglior interpretazione di un genitore pronto a sgridare il figlio.
<< Io te lo avevo detto che non dovevamo adottarlo.>> sentenziò più che altro con il tono con cui un coniuge rimprovera qualcosa all'altro.
Alec lo guardò per un attimo senza capire, poi abbassò la testa, scuotendola divertito.
<< Tecnicamente non siamo sposati, quindi non possiamo adottare. Ma in ogni caso ti ricordo che siamo passati per tutti i livelli che mi hai elencato a suo tempo quando te l'ho portato qui.>>
<< Dovevi lasciarlo in orfanotrofio.>>
<< Lo dici solo perché adesso piagnucola e non vuoi andare a vedere cos'ha.>> ritorse Alec incrociando le bracci al petto.
Magnus lo scrutò con gli occhi socchiusi senza riuscire ad impedirsi di sorridere.
<< Assolutamente no, sono un bravo genitore io, guarda Presidente.>>
<< È indisciplinato e altezzoso. >> gli fece notare.
<< Il bambino perfetto!>> esclamò alzando le mani al cielo e facendo ridacchiare Alec.
<< Non camminerò più, non riesco ad alzarmi… >> la voce lamentosa di Simon li raggiunse di nuovo ed Alec alzò un sopracciglio indicando con la testa il salone.
<< Su, vammi a dimostrare che sei un genitore modello.>> lo sfidò sogghignando.
Magnus si tirò su le maniche e annuì, accettando la sfida.
<< Ora arrivo Steven, aspetta.>> strinse la collana in pugno, rimettendola a posto e marciando poi verso la sala. << Ora papà arriva!>> gli gridò sorridendo e voltandosi a far il dito medio ad Alec che si stava versando altro caffè, tranquillo e rilassato, divertito dalla scena e dai modi del compagno.
<< Non voglio te! Voglio solo papà Alec!>>
Alla risposta di Simon il diretto interessato per poco non si strozzò con il caffè, ridendoci dentro e rovesciandone un po' fuori per averlo sputacchiato. Magnus si voltò di nuovo verso di lui, la bocca e gli occhi spalancati, indicò la porta con il pollice e l'espressione assolutamente scioccata.
Alec non riuscì a dirgli niente, continuando a ridacchiare e spostando la tazza in avanti per evitare di sporcarsi i vestiti, serrò le labbra e cominciò a sbuffare dal naso.
<< Ti rendi conto? >> gli domandò Magnus, << Neanche è ufficiale e già ha le sue preferenze! Questo è perché lo vizi! Non dovresti permettergli di bere alcolici!>>
<< Chi è che non ha detto ai suoi amici di vecchia data di non versagli vino e vodka?>> continuò a ridere Alec.
<< Non sono io che lo vizio Alexander, sei tu che gli fai sempre passare tutto liscio!>>
Alec scoppiò definitivamente, poggiando la tazza sul piano e piegandosi in avanti per posare le mani sulle ginocchia e ridere di cuore, a pieni polmoni.
<< Sei serio? Ti sei reso conto di quello che hai appena detto?>> gli chiese quasi con le lacrime agli occhi.
Magnus ci pensò, si stava sforzando di tener quell'espressione meditabonda e di non lasciar uscire quel sorriso che già gli faceva dolere le guance. << Tipo la cazzata più grande del mondo?>>
Alec annuì solo cercando di prendere respiri profondi.
<< Aaaaaalec!>> piagnucolò ancora Simon.

<< Non rompere le palle, Lewis, Alec è mio. Alec! Coccole!>>
I due ragazzi si guardarono ancora ad occhi sgranati, un attimo di silenzio e le loro risate risuonarono per tutto l'appartamento, rimbalzando su ogni parete, mentre Simon e Jace si mettevano a discutere su chi avesse più diritto alle attenzione del giovane detective in quel momento, se Simon che lo aveva chiamato per primo o Jace che era suo fratello - “il suo preferito!”- . Ben presto si unirono anche la voce strascicata di Izzy, quella ad intermittenza di Catarina e le bestemmie di Lily che era stata svegliata quando avrebbe dormito benissimo fino al giorno dopo. Una sequela di parole incomprensibili, si cui Alec fu sicuro di aver riconosciuto la parola “matali” e “cabron”, li informò che anche Raphael si era svegliato.
Clary continuava a dormire alla grossa con la faccia spiaccicata sul divano, la guancia, il naso e la fronte arrossati e con la trama della stoffa impresse sopra.
Dei passi strascicati annunciarono l'arrivo di Max che barcollava assonnato e confuso da tutta quella gente che già alle nove di mattina parlava così tanto. Una macchia bianca lo superò con la coda dritta come fosse il suo personale vessillo, Presidente arrivò saltellando in cucina e salì sul bancone chiedendo cibo ed attenzioni e Alec e Magnus non riuscivano a smettere di ridere.
Il moro si asciugò una lacrima che gli si era formata all'angolo dell'occhio, rimettendosi dritto e prendendo i croccantini di Miao, versandogliene una buona dose nella ciotola a forma di pesce, poi si voltò per battere una mano sulla spalla di Magnus e richiamarlo all'ordine.
Fece un cenno con il capo verso il salotto. << Andiamo su, essere genitori è un lavoro a tempo pieno.>>
Magnus annuì. << Si e non abbiamo neanche fatto tanto sesso selvaggio prima!>> si lamentò lui seguendolo.
Alec si bloccò sulla porta della cucina. << Non hai neanche passato nove mesi con una pancia enorme, mille problemi e non hai neanche fatto nascere un bambino.>>
<< E perché dovrei essere io la madre?>> chiese Magnus quasi indignato.
Alec alzò un sopracciglio, lo scrutò da testa a piede e poi lo guardò negli occhi.
<< Davvero me lo stai chiedendo?>>

Scosse la testa ed entrò definitivamente nella sala. << A chi serve un papà?>> domandò ironico ricevendo un coro di voci e di richieste.
Magnus si riprese e lo raggiunse. << No, davvero, perché devo essere io la donna?>>
<< E te lo chiedi?>>
<< Ma che domande fai?>>
<< Sei serio Mags?>>
<< Indovina, deficiente?>>
<< Secondo te?>>
<< Perché lui ha più cazzo di te.>>
<< LILY!>>

 









 

Salve a tutti.
Siamo giunti alla fine anche di questa mini long. Spero che la festa, i ragazzi e anche i loro regali vi siano piaciuti. Per il resto non credo ci sia molto altro da dire.
Gli spin-off non sono ancora finiti, ma la prossima storia sarà tutta per il nostro tecnico informatico preferito:quindi Simon, i suoi pensieri e le sue fisime logorroiche anche se mentali, la sua decisione di diventare agente sul campo e tutto ciò che ci passa in mezzo. Ci saranno anche un po' di date che determineranno le tempistiche e le collocazioni cronologiche di un po' di eventi, ma non prometto troppa chiarezza.

 

   
 
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