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Autore: Fanelia    06/03/2018    5 recensioni
La storia si svolge diversi anni dopo la fine della seconda GM e non tiene conto nè di TCC nè dell'epilogo originale.
È una Dramione, anche se non sarà subito presente la coppia.
Dal testo...
Hermione cancelló con rabbia le lacrime che le rigavano il volto, non appena si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo. La paura che si trattasse di Ron, che si accorgesse dei suoi occhi lucidi, la spinse a dipingersi il suo miglior sorriso sulle labbra. Voltandosi, si trovò a faccia a faccia con George e non le servirono parole inutili per capire che aveva visto. D’istinto si passò di nuovo la mano sulle labbra e le sfregó, come a volerle pulire. Quel dannato furetto le aveva rubato il sapore di Ron, l’aveva sporcata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo quattro

Piccoli, sporchi segreti


Sentì chiudersi la porta e alzò gli occhi, certa di trovarsi di fronte Harry: rimase a bocca aperta quando si perse negli occhi grigi di Malfoy. Si morse il labbro prima di imprecargli contro, cercando di controllarsi, ma fallì miseramente.

«Non ti era bastato e volevi un bis? Ti sei divertito?» Gli puntò il dito verso il volto, iraconda.

«Moltissimo, Granger.» Il sarcasmo dietro la sua risposta non venne colto dalla sua interlocutrice, Draco ne era consapevole, perciò non si stupì di udire quella parola uscire in un sibilo velenoso dalle labbra che avrebbe voluto baciare.

«Che bastardo.» Hermione lo odiava, lo detestava per aver frugato fra i suoi ricordi, per essersi soffermato proprio su quel giorno di marzo e aver osservato ancora una volta la scena.

«Pensa quello che vuoi, io torno a lezione.» Avrebbe voluto poterle spiegare, ma era certo che lei non avrebbe capito, che non gli avrebbe mai e poi mai creduto, così uscì da quella stanza col cuore pesante e la testa vuota.

Tornò in aula, terminò la lezione e, quando alla fine della stessa vide Potter sparire, sapeva dove si stava recando. Lo vide tornare qualche minuto dopo, con la fronte corrugata e un'espressione stanca.

«Oggi torni a casa con me.»

Malfoy non disse una parola, si limitò ad annuire e lo seguì. Solo giunti al cancello del Manor, udì ancora la voce di Potty.

«Per quale motivo lo hai fatto? E non dirmi che ti sei divertito, perché non ci credo. Perché se ci credo, vuol dire che tu non sei cambiato e che non c'è speranza, che è inutile lottare.» Harry si passò le mani sul viso tirato dalla stanchezza.

«Potter, voglio tornare a casa.» Malfoy tentò di liberarsene, ma l’altro gli afferrò un braccio.

«Perché?»

Draco si morse l’interno guancia e con poche parole lo liquidó. «Ti svegli mai in preda agli incubi, Potter? Nonostante tutto, nonostante sia passato quasi un decennio.» Inspirò e lo guardò annuire.

«E fra i tuoi incubi peggiori, quelli che ti tormentano, non riguardano le persone che conoscevi?»

«Avrò rivisto centinaia di volte Sirius morire.» ammise, tristemente.

«Ci sono facce di sconosciuti che mi vengono a cercare in sogno, ma i volti delle persone che conosco, conoscevo, sono un tormento e non trovo pace.»

Harry non fece in tempo a fissarlo negli occhi, capire se fosse serio e sondare cosa gli passasse per la testa, perché Draco Malfoy si smaterializzò, sottraendosi al suo sguardo inquisitorio

Stupito che gli avesse regalato un pezzo dei propri pensieri senza prenderlo in giro, senza riservargli la sua solita boria e astio, invece che seguirlo, tornó in ufficio e provò a parlare con Hermione. Era certo di non potersi essere sbagliato a tal punto e sorrise fra sé e sé di una piccola vittoria.

«Speravo di trovarti qui.» Osservò Hermione scarabocchiare con nervosismo qualcosa su un pezzo di carta.

«Harry, ti voglio bene e sto bene, non ti preoccupare.» Decise di mentire al suo migliore amico per preservarlo e non dargli ulteriori motivi di preoccupazione. Era scossa da quanto accaduto, ma a lui lo avrebbe celato, così come gli avrebbe taciuto che non desiderava avere più niente a che fare con quel verme dal sangue puro.

«Volevo solo dirti che forse hai frainteso il gesto di Malfoy.» Sapeva che si sarebbe specchiato nel suo sguardo furioso e così fu.

«Dimmi, per caso sei sotto Imperio?» Per la prima volta il suo tono rasentó il derisorio e un istante dopo se ne pentí. Non poteva e non voleva riversare su Harry la rabbia provata.

«Anche lui era solo un ragazzino quando è successo, codardo a tal punto da rimanere a guardare, vigliacco a tal punto da chiedere un occhio per non vedere.»

Hermione scosse la testa incredula: lo stava forse difendendo? E perché poi? «Se devi dirmi qualcosa, sii chiaro.»

«E va bene. Non essere prevenuta e non avere la presunzione di sapere, di capire perché fa qualcosa. Ti assicuro che potresti sbagliarti.» Non avrebbe aggiunto altro, non stava a lui raccontarle i segreti e i fantasmi di Malfoy, ma nel suo piccolo almeno una breccia, nel muro che Hermione sembrava aver alzato, voleva aprirla.

«A volte mi pare che tu sappia cose che ignoro.» Hermione faticava a credere alle proprie orecchie.

«Forse, sono solo meno rancoroso di te, se è rancore quello che provi verso di lui.» Le sorrise bonariamente. «Credevo che fosse acqua passata ma temo di aver sottovalutato la questione.»

Hermione si arrotolò una ciocca dei lunghi capelli attorno al dito, rimuginando sulle parole appena udite. Era ancora arrabbiata con Malfoy? Lo biasimava per la guerra? Poi scovó la risposta fra i suoi pensieri. Salutò Harry, congedandosi, e si gettò sulla sedia, ridendo a crepapelle, come se fosse ammattita: lei ce l’aveva con Draco Malfoy per quel bacio privo di senso che le aveva rubato quasi un decennio prima! Quanto sciocco e immaturo da parte sua poteva essere? Reagiva in maniera esagerata per le ore insonni che aveva passato a domandarsi i motivi reconditi nascosti dietro a quel bacio, a odiare il contatto fra le loro labbra, a mentire a Ron, sentendosi in colpa.

Frugando fra le sue debolezze, però, Draco Malfoy si era comportato in maniera meschina e non glielo avrebbe perdonato, ma si proibí di prendersela di nuovo con lui per quell’insignificante bacio che ormai era acqua passata.

***

«Sei di umore pessimo?» chiese Blaise, versandogli un bicchiere di whiskey.

«No.»

«Draco, non ti preoccupare per il lavoro, ci pensiamo noi.» Theo glielo ripetè, certo che non ce ne fosse bisogno, ma incapace di aggiungere qualcosa di sensato. Astoria si stava spegnendo, il suo più caro amico avrebbe perso la moglie e la madre di suo figlio, e lui si sentiva impotente perché non sarebbe bastato tutto il loro sangue puro a cambiare l’esito della situazione.

«Ho combinato un casino.» Ammise senza trovare il coraggio di guardare nessuno dei due amici negli occhi. Aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno, di sfogarsi, perché rischiava di esplodere e che la situazione gli scivolasse tra le dita, non potendo impedirlo.

«È venuta a lezione, per Merlino! Non poteva continuare a ignorarmi? Dovrei spezzare il collo a Potter per questo oltraggio!»

Blaise si permise di ridacchiare ma era un gesto dettato dal nervoso e non di certo dall’ilaritá, inesistente, della situazione.

«Sapevi che avresti avuto a che fare con lei.»  Sancì Theo in un tono così secco da non esigere nemmeno una risposta.

«E potevo evitare di praticare un Legilimens proprio su di lei e di andare a riguardare la tortura, dandole l’impressione di uno spettatore morboso?» Draco si adagiò le mani ai lati del viso con così tanta forza da dare l’impressione che si stesse prendendo a schiaffi. «Ditemi che la situazione mi sta bruciando il cervello, che forse bevo troppo whiskey perché io non…»

«Perché tu l’ami.» La voce di Astoria gli giunse come un sussurro così surreale che credette di esserselo immaginato.

Theo e Blaise si defilarono, una volta capito di essere di troppo, preoccupati dalla piega che avrebbe preso quella discussione, sorpresi che lei lei paresse così calma mentre lo asseriva.

«Non dire scemenze. Non dovresti essere a letto?» Draco raddrizzò il tiro, addolcendo il tono. Non lo gratificava ferirla né essere scortese con lei.

«Scorpius mi voleva…»

«Ti scorto in camera, se te la senti di scendere per cena ti vengo a chiamare.» Le offri il braccio, ma lei temporeggio.

«Draco, quando non ci sarò più, quando non sarò più un ostacolo, perchè non cerchi di vincere il suo cuore?» Le faceva male dirglielo, ma che senso avrebbe avuto proibirgli di rifugiarsi da lei. In quegli anni insieme si erano fatti così tanto male, perché non volerlo felice? Lei lo amava ancora, così disperatamente, che in un momento di debolezza come quello, spingerlo fra le braccia della sua eterna nemica era un gesto estremo di amore, anche se il pensiero che la sostituisse con una sangue marcio la infastidiva.

«Non permettere a Scorpius di chiamare mamma nessuna donna. Me lo prometti?» Si adagiò al suo braccio, mentre lui la osservava con gli occhi sgranati, incastrato in uno stato di afasia atipico per un Malfoy.

«Non sporcherei mai il mio sangue puro e, Astoria, nessuna prenderà il tuo posto. Nessuna.»

Rise, sua moglie, mentre raggiungevano la loro stanza e Draco glissó, domandandosi se stesse impazzendo. Non ci trovava nulla di divertente e non capiva come, proprio lei, potesse ridere.

***

Quella stessa notte la situazione degenerò.

Daphne fu chiamata e corse al capezzale della sorella: aumentò la dose che le somministravano di quel preparato proibito e, nascondendo le lacrime, cercò di assisterla come meglio poteva.

Narcissa cullava Scorpius che piangeva disperato e, quando Draco uscì dalla camera e vide suo figlio in lacrime, avvertì una strana sensazione dilaniargli il petto.

«Astoria vorrebbe parlarti, dà Scorpius a me.» Il piccolo si gettò fra le sue braccia, asciugandosi il naso sul pigiama del padre, di tessuto pregiato. Draco lo tenne stretto a sè e cercò di tranquillizzarlo, anche se riuscire nell'impresa non era semplice. Aveva visto la madre contorcersi dal dolore e urlare, come poteva cancellare l’angoscia e quell’immagine dalla sua memoria?

«Latte.»

«Vuoi un bicchiere di latte caldo?»

Scorpius annuì, stringendo la sua maglietta tra le piccole dita.

«Andiamo a prepararlo? Papà ti fa vedere una magia.» Portò il bambino in cucina e con qualche piccolo trucco cercò di distrarlo. Avrebbe potuto chiamare un elfo domestico ma tenersi impegnato e distrarre Scorpius era molto più importante che evitare di abbassarsi a fare lavori destinati a quelle piccole creature orecchiute.

Poi suo padre gli comparve alle spalle. «Do io il latte a Scorpius, va da tua madre.» Draco notó lo sguardo preoccupato e teso e, dopo aver baciato il capo del figlio e avergli promesso che il nonno gli avrebbe mostrato qualche altra magia, sparì, camminando veloce lungo i corridoi.

«Astoria sta…»

«Pensi che non lo sappia?» Urlò, anche se non serviva a nulla prendersela con la madre.

«Faccio chiamare i suoi genitori.» Lo avvisó e lui annuì, arrabbiato e confuso. Che doveva fare? Non poteva fare nulla, se non rimanere a guardare, inerte, mentre la vita scorreva lontano da quegli occhi chiari che lo avevano supportato sempre e che, nonostante tutto, gli erano stati vicini.

La porta della camera si aprì e Draco vide uscire Daphne. Fece a malapena in tempo a impedirle di cadere, allugandosi verso di lei un istante prima che si sentisse male.

«Daphne, respira.» La prese in braccio e la portò nella camera accanto a quella a loro dedicata.

La adagiò sul letto e attese che riaprisse gli occhi. «Puoi chiamare Blaise? È rimasto a casa con River, ma lo vorrei vicino. E chiama i nostri genitori.»

Draco annuì e non solo fece chiamare Blaise ma anche Theo. Quando furono tutti riuniti, si sedettero in salotto. Il fuoco scoppiettava in maniera rumorosa nel camino e Lucius suggerì di bere del whiskey. I genitori di Astoria e Daphne erano esausti e il piccolo River si incolló al seno della madre, addormentandosi.

«Portò Scorpius nella nostra camera.» Narcissa cercò il consenso del figlio. «Lascio un elfo con lui.»

«Che mi avvisi se si sveglia. Non voglio che venga traumatizzato più di quanto già non lo sia.»

«Posso portare anche River?» domandò Daphne, sperando che Narcissa cogliesse che voleva parlarle.

«Certo, vieni con me.» E quando si furono allontanate, Daphne le parlò liberamente.

«Mia sorella insiste per vedere la Granger. Lei fa da tutor a Draco, forse vuole dirle la verità, sperando che sia clemente…» Astoria in realtà le aveva confessato le sue intenzioni, ma non spettava a lei spifferare i segreti di Draco, né tanto meno tradire la fiducia della sua amata sorella.. Era stato uno shock per lei scoprire dei sentimenti di Draco per la Granger e lo aveva odiato a lungo per non essere mai riuscito ad amare sua sorella, ma se era desiderio di Astoria di parlare con la sua nemica, non si sarebbe opposta.

«Non capisco che senso abbia. È Potter che ha garantito per Draco.» Le rispose, facendole strada. Aprì la porta della camera, adagiò Scorpius sul letto e River accanto a lui. «Bonnie!» Chiamò l’elfa domestica e le affidò i bambini e prima di tornare nel salone, terminarono il discorso.

«Dovremo trovare un espediente per fare venire qui la Granger il prima possibile.» Inspirò per poi proseguire, mentre una lacrima le rigava la guancia. «Rimane poco tempo.» Si asciugò la gota, riguadagnando contegno, prima di rientrare nel salone. Non avrebbe mostrato il proprio dolore a nessuno, era il momento di essere forti e lei doveva dare il buon esempio.

 

***

Passò un intero giorno prima che Harry l’avvertisse che Malfoy si sarebbe assentato per qualche giorno. Hermione, che aveva atteso lui, rischiando per non aver denunciato l’assenza del furetto, si chiese cosa le stessero nascondendo, ma Harry la liquidò, asserendo che si trattava solo di un raffreddore. Quando poi Hermione ricevette un gufo da Daphne Greengrass che le chiedeva di poterla vedere quella sera stessa, non tergiversò e le rispose affermativamente, spinta dal desiderio di vederci chiaro. Qualsiasi cosa avesse architettato Malfoy per tornare, per far tacere i giornali e per convincere Harry a garantire per lui, l’avrebbe scoperta, a ogni costo.


Note stonate d'autore: Ciao! Pian piano i nodi stanno venendo al pettine... ho già cominciato a scrivere il confronto tra Astoria e Hermione, anche se è impegnativo e spero vivamente di riuscire a riprodurre al meglio l'incontro che mi sono figurata per notti intere.
Nel prossimo capitolo tornerà Ron, i sospetti di Hermione si faranno sempre più intensi e be', cambieranno alcune delle carte in tavola.
So che è una dramione lenta, ma sapete anche come la penso sull'avvicinamento, e mi auguro comunque che sebbene non stiano ancora insieme e non siano ancora innamorati, la storia sia comunque interessante. Ringrazio tutti quelli che mi stanno leggendo e in particolare un grazie a chi mi lascia un parere.
A presto, spero.
 
   
 
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