Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Isara_94    14/03/2018    2 recensioni
"Quello è stato il vero problema, ho supposto che stavolta fosse come le altre. Quando si dice un errore… imperdonabile."
La vita di Sirius, sedicenne e ribelle erede della famiglia Black, al numero 12 di Grimmauld Place non è tutta rose e fiori. Dopo l'ennesima divergenza con i genitori prende una decisione drastica: se non ti piace la famiglia che hai, cambiala.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Potter, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una storia che mi ronzava in testa da un po', ispirata dai bellissimi roleplay di The Boy Who Lived su Tumblr. Buona lettura, spero vi piaccia!





12 grimmauld Place, Islington, London


Di norma se dal salotto arrivano strilli, la mia mano lascia libri e pergamene sparse sul letto tastando in cerca del giradischi posato sul pavimento per alzare il volume.
Ho iniziato da un po’ a rispondere alla guerra con la guerra, e poche cose fanno incazzare all’istante i miei come la musica babbana. I risultati migliori finora li ho avuti con gli album rock, per cui tengo a portata di mano la mia collezione di 45 e 33 giri. Non si sa mai quando potrebbero servire per assicurarmi che la cara mamma si ritrovi ad avere la luna storta almeno quanto me in tempi brevi.
Da stamattina però tira una brutta aria in casa, da prima che iniziasse questo chiasso, e non è mai troppo consigliabile mettere alla prova l’inesistente pazienza di Walburga Black in giornate come questa. Perché nonostante la McGranitt sia convinta del contrario, non sono ancora così irresponsabile da cercarmi guai che potrei facilmente evitare. Non saprei neanche perché ero così sicuro che sarebbe successo qualcosa oggi. È una specie di sesto senso che si sviluppa quando il tuo passatempo preferito è combinare scherzi al prossimo, immagino.
Sollevo la puntina dal vinile dopo un grido più forte dei precedenti, cercando di decifrare quello che stanno dicendo. Parola mia, è un’impresa capire qualcosa quando quella donna strepita, roba da far invidia a una Banshee.
Ed ecco che improvvisamente i compiti non sono più una scusa sufficientemente valida per spiegare come mai sto in camera evitando di fare vita sociale. Il fatto che ci sia un educato bussare alla porta indica che il mio amato fratellino ha deciso di fare l’intermediario.
Forse è stufo di sentir casino come il sottoscritto, forse sperano che mandando lui mi morda la lingua… qualunque sia delle due, m’importa poco.
-Ho da fare Reg- metto in chiaro sperando basti a farlo andar via –Vai a ricordare a quell’arpia mancata che alcuni di noi devono studiare-
No, a quanto pare oggi ci si vuol mettere d’impegno pure lui. Non solo non mi fa il favore di uscire, si piazza nel mezzo della porta e resta lì a fissarmi.
Sa che non riesco a ignorarlo, e che basta aspettare un paio di minuti lì dov’è per far sì che i toni soavi di ma’ abbiano la meglio sui miei nervi già particolarmente provati. A quel punto sa che ci saranno solo due possibili reazioni: o un naso dolorante dopo una porta sbattuta in faccia, o la resa incondizionata.
Per quanto mi piacerebbe la prima soluzione, è pur sempre di mio fratello minore che si tratta… non è che abbia proprio tutta questa gran scelta.
-Ti vogliono nello studio di papà- annuncia prevedibilmente, aggiungendo con un tono che vorrebbe essere autorevole –Immediatamente-
Ecco, avrei anche potuto considerare di alzarmi subito così da evitare che se la prendano con lui per averci messo troppo. Ma quando si improvvisa a dare ordini facendo la figura del leoncino spelacchiato mi passa la voglia di fargli i favori.
Per cui mi prendo il mio tempo per spegnere la musica e recuperare la copertina rimasta sul tappeto -E sentiamo un po’, ma’ te l’ha detto come funziona la Maledizione Imperius o preferisce lasciarti sperimentare?-
-Per una volta nella tua esistenza potresti evitare di fare polemiche?-
-Fammi pensare, visto e considerato che me ne stavo tranquillo per conto mio prima che piombassi qui non invitato… direi di no-
Sfilo uno degli elastici al polso e raccolgo velocemente i capelli. Senza specchio deve essermi venuto un mezzo nodo spettinato, che mi fa finire le solite ciocche ribelli negli occhi, ma non mi spreco in un secondo tentativo per rendermi presentabile. Non sto offrendo una buona presa nel caso decidano di prendermi per i capelli come l’altra volta che si sono create divergenze d’opinioni, per quanto mi riguarda va già bene così.
-Ti prego- interessante scelta di parole, non capita spesso di sentirglielo dire –Cerca di non farli arrabbiare più di quanto non lo siano già ora-
Reprimo uno sbuffo, esasperato –Oggi non ho fisicamente avuto modo di far infuriare qualcuno, a meno che esistere non sia compreso nella lista delle cose da non fare in loro presenza…-
Regulus di tutta risposta si permette di sottolineare con un gesto veloce che potrei essere riuscito nell’impresa già solo vestendomi stamattina. Cose assolutamente innocue eppure così devastanti per il “buon nome” dei Black come le unghie laccate di nero, le magliette dei miei musicisti preferiti che hanno l’unica colpa di essere babbani, la giacca di pelle, gli strappi sui jeans, i jeans, gli anfibi, il collare nero con le borchie che Remus mi ha regalato per scherzo questo Natale…
Altra cosa che si permette di fare, rovistare fra i miei cuscini giurando di aver visto qualcosa di luccicante. Maledettamente curioso, e più motivato di uno Snaso quando si tratta di cercare cose che non gli appartengono.
-Come fosse camera tua mi raccomando…-
-Che ci fai con uno specchio nascosto lì?-
-Fratellino te l’ho mai detto che chi si fa gli affari suoi campa cent’anni?- gli sfilo di mano lo specchio che mi ha passato James. Di solito li usiamo quando abbiamo punizioni in stanze diverse, controllare come se la passa l’altro aiuta ad ammazzare il tempo, e lo metto nel baule senza dargli il tempo di esaminarlo meglio.
Non mi serve che vada a spiattellare anche che ho un modo utile di tenermi in contatto almeno con il mio migliore amico, dal momento che la mia posta negli ultimi tempi viene intercettata sempre più spesso perché apparentemente l’erede dei Black non dovrebbe intrattenere corrispondenza con “certa gente”, come ama ripetere mio padre.
Per il tempo che mi ci vuole a scendere le scale, mi accorgo che mi pizzica il naso per la puzza di bruciato che aleggia nell’aria. Se poi si aggiunge che l’odore viene proprio dallo studio dove sono atteso… direi che non ci vuole un genio a capire cos’è andato in cenere.
Sorpresa delle sorprese… una bruciatura in più sull’arazzo di famiglia, così fresca che ancora fuma, e Walburga che se ne sta lì davanti ad ammirare il suo capolavoro. Ancora mi domando che diamine ce l’abbiamo a fare un albero genealogico che occupa le pareti di un’intera stanza se poi abbiamo gente che di tanto in tanto cancella parenti a destra e a manca.
O meglio, se per il resto del mondo me compreso si tratta di cancellature fatte a casaccio, secondo loro si tratta solo di difendere e onorare le nostre tradizioni. Per dire, c’è chi ha come tradizione quella di ritrovarsi ogni domenica dopo la messa e poi ci sono questi due che sarebbero capaci di gettare in mezzo alla strada fratelli e figli se solo osano salutare qualcuno che non ha sangue magico nelle vene da almeno qualche decina di generazioni.
Sta di fatto che mi dispiace pure perché mi accorgo che è toccato alla mia cugina preferita, Andromeda, una delle poche in questa famiglia ad aver capito che si può vivere magnificamente una volta compreso che questa mania del “sangue puro” poteva avere un senso fino a quando i babbani quelli come noi cercavano di bruciarli. Quindi, qualcosa di sostanzialmente inutile essendo questo il dannato ventunesimo secolo.
Voglio dire… chi se ne importa? Non è che sia un vantaggio o qualcosa di straordinariamente utile nella vita. Senza contare poi che non essendo più nel Medioevo ormai ci sono solo due modi per mantenere questa tradizione assurda: o il sangue puro vai a cercartelo all’estero, e buona fortuna visto di quale fama gode il nostro nome, oppure devi sperare di pescare quello che sopporti di più fra i cugini dal terzo grado a scalare. Praticamente è un continuo andare a complicarsi la vita quando sarebbe molto più semplice, ed eticamente corretto, fare come Andromeda e sposarsi qualcuno che davvero ha voglia di metter su famiglia come è successo con quel Tonks.
Varco la soglia sforzandomi di non fissare il ritratto annerito che è andato ad aggiungersi agli altri e cercando di trovare un posto comodo per raggiungere la porta, tentando al tempo stesso non dare a vedere che sto prendendo le mie precauzioni nel caso la conversazione non vada per il verso giusto. Fa un certo effetto, sentirsi a disagio in casa propria. Nonostante gli arredi lussuosi, qui niente ti fa sentire davvero il benvenuto. È stretta, soffocante, tetra, piena zeppa di oggetti inquietanti e oscuri… tutto il contrario di quello che dovrebbe essere. Tutto il contrario di casa Potter, per esempio, o della Torre di Grifondoro ad Hogwarts.
Probabilmente quello che sto pensando mi si legge in faccia, essendo che ma’ mi rivolge quella sua graziosa occhiata gelida che fa ringraziare che gli sguardi non possano uccidere. A volte mi chiedo come faccia ad avere in sé tutto quel veleno, e se la cosa non dipenda dal fatto che ha qualche affinità con dei rettili famosi per avere la lingua biforcuta e il dente avvelenato praticamente con chiunque.
-Sirius-
Papà è leggermente più ragionevole. Nonostante l’abbia costretto allo sforzo di ripetersi, tanto ero impegnato a fissare l’arpia che mi ha messo al mondo che mi ero completamente dimenticato della sua presenza, preferisce parlare con calma. Potrebbe sempre andare peggio di così, per cui se siamo ancora alla conversazione civile meglio approfittarne.
-Siediti-
Mi indica la sedia imbottita accanto alla finestra, con una formalità che mi fa già presagire che non sarà una chiacchierata piacevole. Come se ci siano mai state chiacchierate piacevoli in questa casa, i miei non sono certo quel tipo di genitori. Perlomeno, non con me.
Declino l’offerta, senza rendere troppo ovvio che non mi fido a perdere un po’ del vantaggio che ho restando in piedi.
–No grazie, sto bene dove sono-
-Molto bene- e nel dirlo fa il giro della scrivania appoggiandosi con assoluta noncuranza al piano di legno scuro, davanti a me. E vicino, più di quanto farebbe in circostanze normali.
Anche ma’ si avvicina, e questo sì che non è un buon segno. Da quando sono stato smistato in Grifondoro mi evita neanche avessi contratto qualche tipo di morbo contagioso, è abbastanza inquietante che ora sia disposta a stare nei limiti del mio spazio personale di sua spontanea volontà.
Sto considerando un passo indietro mentre Orion riprende la parola.
-Sono certo che tu sia a conoscenza di come tua cugina abbia infangato il nome di questa famiglia…-
…Di pazzi, pa’, hai dimenticato di finire la frase. Come sempre del resto. Perché non devi essere del tutto a posto se pensi che un matrimonio sia qualcosa di scandaloso.
Comincio a farmi una certa idea di dove vorrebbe andare a parare tutto questo bel discorso su quanto disonorevole e deprecabile è stato il gesto di Andromeda. Voglio dire… ha osato sposarsi per amore! Per amore, ci rendiamo conto? Ha osato fare quello che praticamente fanno tutte le persone di questo mondo!
Se avessi quel leggero desiderio di morte che la gente tende a credere che abbia davvero, prenderei in considerazione di interrompere la filippica sul disonore in ogni sua salsa, e forse causare loro aneurismi multipli, informandoli: di come sono anni che a scuola divido la stanza con un licantropo, di come detto licantropo mi trascini in biblioteca a studiare perché di mio non ho mai voglia, mi passi cioccolata a ogni ora del giorno, mi causi distrazioni varie quando vaga in ogni dove in quei suoi improbabili maglioni troppo larghi e in ultimo mi ospiti regolarmente nel suo letto la notte prima delle vacanze perché il pensiero di dover tornare in questo posto mi fa venire gli incubi. E di come tutto questo sia comunque più sensato e normale della loro visione del mondo.
Ma appunto, quel desiderio non ce l’ho, per cui mi costringo ad ascoltare in silenzio. Li lascio blaterare, prima o dopo finiranno la scorta di baggianate e mi lasceranno tornare alla mia vita, che essendo una quantità di tempo finita potrebbe essere impiegata in attività più produttive.
-… e vogliamo assicurarci dunque che tu non commetta lo stesso errore-
Errore. Buffo. Credevo di aver letto da qualche parte che la definizione di errore fosse leggermente diversa. Fare qualcosa di cui hai considerato bene le conseguenze, perfettamente legale e socialmente accettato credo che sia proprio il contrario di un errore.
Oh, ma forse si sta riferendo a questi ultimi dieci minuti che nessuno purtroppo ci restituirà mai, sprecati a parlare del nulla. Improbabile, ma voglio concedere il beneficio del dubbio.
-Ebbene?-
Walburga mi squadra sospettosa. Stanno di nuovo provando a impormi qualcosa che non voglio fare e ancora non ho mandato al diavolo nessuno, decisamente non è da me.
-Quindi che vogliamo fare, mi combinate il matrimonio?- tutta questa situazione sta diventando talmente assurda che faccio fatica a mantenere una faccia seria. Davvero, mi vien da ridere per come siano capaci di tenere con tanta calma un discorso che nemmeno nei secoli bui cercando di farla sembrare un’idea assolutamente normale. Ho volutamente esagerato, almeno potrebbero smentirmi, magari dandomi anche dell’idiota per averci pensato.
No, non stanno smentendo. Decisamente non stanno ridendo… no. Assolutamente no.
Penso al peggio e stranamente scopro di averci pure preso! Chissà perché non sbaglio mai con loro…
-Perfetto!- sbotto scocciato, ricacciandomi indietro la tenda di capelli in cui si è trasformata quella che, quasi una vita fa, era la frangia –E sentiamo, chi?-
-Sai perfettamente chi-
E qui ci siamo superati! Perché cercare al secondo grado di parentela quando possiamo passare direttamente al primo? Anzi, già che ci siamo, sfortuna che Regulus non sia una ragazza o avremmo già risolto alla nascita, no?
Il bello è che chi mi conosce poco poi si domanda se non sono io a essere troppo drammatico quando dico di odiare sul serio la mia famiglia.
-Ah sicuro, sapete cosa? Scordatevelo-
Walburga ne aspettava una mezza e la giacca di pelle purtroppo non basta a proteggermi da quegli artigli che si ritrova per unghie, che vanno a conficcarsi senza troppa fatica nel mio braccio mentre sibila –Cosa hai detto?-
-Ho detto che ve lo potete sognare- ripeto, scandendo pure le lettere per essere sicuro che senta bene tutto quanto –C’è un limite anche all’indecenza-
Orion comincia a dar segni di insofferenza, celati malamente dietro un tono autoritario -Sirius cerca di essere ragionevole-
Oh, cosa mi tocca sentire. Decisamente questo è troppo. Una cosa del genere potrebbe dirla la McGranitt dopo l’ennesima bravata del tutto superflua che si va ad aggiungere alla già troppo estesa collezione, e capiterebbe a proposito.
Ma stavolta sembra proprio che sia io l’unico a ragionare qui dentro, e sono già stato particolarmente magnanimo a contenere il disgusto che mi provoca la sola idea di quello che starebbero progettando.
-Sei nostro figlio e fintanto che vivrai sotto questo tetto farai quello che ti vien detto!- Walburga mi tira a sé, e so già che mi resterà il segno delle sue grinfie dopo questo sfoggio di amore materno –Non ti permetterò di disonorare ancora il nome dei Black, piccolo ingrato…-
Non ce l’ho fatta più. Semplicemente, ci ho visto nero e non ho più pensato alle conseguenze delle mie parole. Capita quando si arriva al limite della sopportazione. E soprattutto, capita quando per una volta sei fin troppo sicuro di essere nel giusto, sai che tutto quello che dici non può che farti bene perché sono gli altri ad avere torto marcio.
Mi libero della stretta rassettandomi con un sospiro intenzionalmente drammatico –Non preoccuparti, mamma, lo so. Sono una tale delusione- nel sistemare la manica lascio deliberatamente intravedere uno dei tatuaggi che finora ho sempre avuto cura di nascondere sotto maniche lunghe e magliette. Tanto per dare un tocco di teatralità in più al discorso –Ma sai… a volte proprio non me lo riesco a impedire. Dev’essere colpa della consanguineità, tra le altre cose…-
Sto pattinando sul ghiaccio sottile, una svista e il bagno gelato potrebbe essere il male minore. Ma c’è da dire che vale davvero la pena di vederle quell’espressione scioccata di chi sta per avere un attacco di cuore.
-Non credere di poter fare come tua cugina e contaminare la nostra discendenza con del sangue di bassa lega!-
Sì, lo ammetto, ho la tendenza a ridere nei momenti meno opportuni. Peter è convinto che un giorno finirò in un mare di guai se non riesco a togliermi questo vizio, ma che posso farci? Non riesco a farne a meno quando sono davvero al limite.
E adesso che sono al limite di… tutto direi… non faccio eccezione. Scoppio a ridere, e di gusto anche, a sentire quest’ultima uscita.
-Non hai idea di quanto tu sia arrivata in ritardo per quello!-
-Spiegati-
-Beh, come posso dire…- perché potrebbe facilmente arrivarci anche da sola, ma se ha per forza bisogno che lo dica perché non accontentarla?
–Il fatto è che a me non interessa. Purosangue, mezzosangue, babbani… anche un licantropo…-
Va bene, con Remus è stato un incidente quando ancora non ero pratico con l’altra mia forma quindi tecnicamente non conterebbe. Ma se un giorno per miracolo gli entrasse in testa che mica ha la peste nera e mi dicesse di volerci riprovare… l’ultima risposta che mi verrebbe in mente di dargli è un no.
Per quanto riguarda il discreto numero di appuntamenti che ho rimediato tra la scuola e le uscite nei locali di Londra, stesso discorso, l’ultima cosa che faccio è pormi problemi sullo stato di sangue di chi attira la mia attenzione. Se l’interesse è ricambiato, tanto mi basta.
-A me piacciono tutti. Se pensate che inizi a fregarmene qualcosa…-
Il manrovescio non l’ho avvertito subito. Mi sono ritrovato voltato dall’altra parte, la testa che gira e il sapore metallico di sangue sulla lingua. Uso il colletto della maglietta per tamponare il labbro spaccato, nel frattempo che Orion fa sfoggio delle sue nocche indolenzite aggiustandosi l’anello di famiglia.
L’unica cosa che è stato capace di insegnarmi, sia pure con le cattive. Un paio di anelli, anche poco appariscenti, e se si arriva alle mani sarai sempre quello conciato meglio.
-Soddisfatto ora?-
Bene, si sono sfogati. Dopotutto queste sono le “discussioni” in casa, a loro non importa cosa penso. Per loro conta soltanto che la risposta sia sì a qualunque cosa venga loro in mente, se per sfortuna non sei d’accordo poco male. Un paio di ceffoni e se ancora la risposta è no se ne può sempre riparlare un altro giorno.
-Impara a moderare i termini-
-Moderate questo- e trovo che il gestaccio ancora non renda bene quanto me ne importa dell’educazione, al momento –Conosco la strada. E sì lo so, a letto senza cena… meglio che dividere la tavola con due psicopatici come voi comunque-
Quello è stato il vero problema. Ho supposto che stavolta fosse come le altre, quando dopo aver preso la solita mano di botte la questione poteva dirsi risolta. Troppe lettere della scuola per la mia condotta? Una tirata su come un vero Black non si faccia trascinare in questo genere di cose da traditori del loro sangue e posso andare a sistemarmi il naso sanguinante. Una scappatella notturna per andare al concerto dei The Clash che attendevo da mesi? Prima le prendo per essere uscito di nascosto e poi le riprendo perché ho osato andare in un locale pieno di babbani. Mi costringono a essere presente alla cena di Natale, dove mi sono presentato coi colori di Grifondoro sulla cravatta che avevo l’obbligo, ma non la voglia, di indossare davanti a mezzo parentado? Un paio di lividi e innumerevoli strilli dopo ero libero di andarmene in camera.
A quanto pare, però, per loro è di vitale importanza avere un erede. E non è la prima volta che mi dimostro poco interessato a portarmi a letto una con cui condivido un minimo legame di parentela. Sembrano essere arrivati alla conclusione che debbano assolutamente fare qualcosa per raddrizzarmi, perché non esiste che io decida della mia vita e non intenda dar loro un nipote.
Solo che di tutti i modi, proprio non credevo possibile che Walburga arrivasse a tanto. Non appena ho fatto l’errore di darle le spalle, mi ha puntato contro la bacchetta. Non ha pronunciato alcuna formula, ma è questo il bello della magia, no? Basta volerlo, volerlo sinceramente, e il gioco è fatto.
Quando si dice un errore… imperdonabile.
È stato un attimo. Dolore bianco, intenso, totale.
Sono crollato, contorcendomi sul tappeto. Non è servito a molto. Un dolore così lancinante da annebbiare la vista, di quelli così insopportabili che saresti disposto a fare qualunque cosa pur di farli smettere, accompagnato da voci di cui non riuscivo a capire le parole coperte com’erano da un suono terrificante…
Mai sentito nessuno gridare così.
E forse non lo sentirò mai più. Perché era la mia voce, talmente distorta da essere quasi irriconoscibile.
-Walburga…-
Lei non gli da retta. Nemmeno mi stupisco che faccia di testa sua. Vuole farmi male, ora che finalmente le ho servito sul piatto d’argento la scusa valida per farmi pagare tutti gli sgarbi che ritiene le abbia fatto finora.
-Walburga ora basta!-
Mi trovo a ringraziare tutte le divinità di cui riesco a ricordarmi man mano che il dolore va attenuandosi.
Riesco a prendere un respiro tremante dopo l’eternità che è durata quel singolo minuto, mollemente abbandonato sul pavimento come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili. Senza forze, completamente annullato, vuoto. Perfino pensare è troppo complicato ora come ora.
Orion e Walburga stanno continuando a parlare fra loro ma non riesco a capirli, il ronzio nelle orecchie copre ogni suono, forse si stanno accapigliando perché lei ritiene di non aver fatto nulla che non fosse suo diritto fare. Provo faticosamente a mettermi seduto, ma il corpo non mi risponde. Come non fosse più mio. Non tento una seconda volta. Resto lì, a fissare il soffitto senza vederlo davvero.
Qualcosa al limite del mio campo visivo si muove, attirando la mia attenzione. La porta è quasi del tutto aperta, e riesco a mettere a fuoco la forma di mio fratello pochi istanti dopo. Ha il passo felpato, i nostri genitori non si sono minimamente accorti della sua presenza. Chi lo sa da quanto tempo è lì...
-Reg…-
Non ho più voce. Quel poco che mi è rimasto è un sussurro rauco, così flebile che io stesso fatico a percepirlo.
Regulus resta dov’è, nascosto dietro lo stipite. Incrocia il mio sguardo per sbaglio e subito tenta di evitarlo.
Aiutami…
Lo penso disperatamente, ripetendolo come un mantra a fior di labbra. Saprebbe leggere, se solo volesse guardare da questa parte.
Regulus ti prego...
Tiene gli occhi bassi, troppo spaventato per metter piede qui. Troppo spaventato per fare qualcosa per suo fratello.
Fa’ qualcosa
Non stare fermo lì…
Scuote la testa in un cenno di diniego, mimando un “mi dispiace” facendo un passo indietro.
Riprovo a chiamarlo, ad alzarmi, a fare qualcosa -Reg…-
Ma lui, silenzioso com’è venuto, se n’è già andato.
REGULUS!!!!
Riesco a rotolare sul fianco, lottando per riprendere il controllo del mio corpo dolorante e ammaccato. Mi ripeto che non può essere così diverso da tutte le volte che mi sono infortunato a Quidditch. Se posso rimettermi su una scopa dopo tutte le cadute che ho fatto, posso rimettermi in piedi adesso. Lo sforzo di rigirarmi a pancia sotto però quasi mi fa perdere i sensi.
Ignoro i puntini neri che prendono a confondermi la vista, non posso permettermi di svenire. Non ora. Devo andarmene di qua e alla svelta.
Nella caduta la bacchetta era scivolata dalla tasca dei jeans ed era rotolata fuori dalla mia portata. Regulus deve averla spinta verso di me nel socchiudere la porta per spiare. Oppure l’ha fatto volontariamente, appena prima di filarsela?
Allontano il pensiero, non è il luogo né il momento per mettermi a cercare risposte che non siano cosa mi conviene fare per togliermi di qui. Scarto a prescindere la finestra, non posso passare di lì senza poi dover usare la magia potenzialmente davanti a chiunque si ritrovi a passare in quel momento per attutire la caduta. Sono appena le sei, dopotutto, impossibile che la strada sia deserta per cui meglio evitarsi di finire ancora più nei pasticci mettendo di mezzo anche il Ministero. Ma basterebbe fare una rampa di scale e arrivare al camino prima che riescano a raggiungermi per cui… ora o mai più.
Afferro la bacchetta e mi rialzo più velocemente possibile. Speravo che quei due fossero così impegnati a gridarsi addosso l’un l’altra da non prestarmi attenzione, ma al momento sono dolorante e decisamente meno aggraziato del mio solito. Difficile non vedermi mentre mi faccio violenza fisica e mentale per non finire in terra un’altra volta.
C’è una cosa però: sono particolarmente disperato. Basta a farmi correre più veloce di quanto non ho mai fatto in vita mia. Sto ancora scendendo gli ultimi gradini quando scaglio un Incantesimo di Appello per recuperare una manciata di polvere dalla scatola nel ripostiglio. Il tonfo del contenitore sulle vecchie assi del pavimenti si confonde col mio battito cardiaco.
Non mi guardo indietro, metto a tacere quella parte di cervello che mi avverte come i passi alle mie spalle si stiano minacciosamente, e velocemente, avvicinando. Sono già sulla porta della sala da pranzo, non possono recuperare il vantaggio.
-TORNA SUBITO QUI!-
Lo strillo stridulo non fa che incoraggiarmi. Mi infilo nel camino gettando la manciata di polvere.
-Casa Potter!-
L’ultima cosa che vedo attraverso le fiamme color smeraldo è la smorfia contorta di Walburga.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Isara_94