Vorrei dire che mi sono alzata carica e prontissima per questo ultimo esame della triennale, ma sarebbe una bugia: ho talmente tanta ansia che stanotte non ho praticamente chiuso occhio. Sento una sensazione di vuoto nello stomaco e non vedo l'ora di togliermi questo peso.
Ho preso il treno due ore prima del previsto, tanto ormai ero sveglia e ho la sensazione che se fossi rimasta a casa avrei passato tutto il tempo a camminare nervosamente su e giù per la mia stanza, senza riuscire a combinare nulla. Quando arrivo in facoltà, decido di aspettare in cortile per approfittare un po' della bella giornata, ma la realtà è che dopo dieci minuti ho già caldo e quindi decido di rientrare e mi sistemo in una delle poltroncine dell'atrio. Provo a ripassare qualcosa, ma è completamente inutile, visto che la mia testa si concentra su tutto tranne che sulle parole scritte sui fogli, nonostante io le stia fissando con insistenza da almeno cinque minuti.
- Scusa se ti disturbo, mi sapresti dire dov'è lo studio 32? -
Pur riconoscendone sia la voce che i lineamenti, non riesco a ricordarmi dove ho già visto il ragazzo che mi sta chiedendo informazioni.
- Ciao! - lo saluto, mentre il criceto sulla ruota nella mia testa corre alla velocità della luce per capire esattamente chi sia - sì, certo, è al terzo piano prendendo la scala alla tua sinistra -
- Ciao! - evidentemente il suo criceto corre più veloce del mio, perché poi aggiunge - è vero che tu studi qui! Come va? -
- Io sto bene, grazie. Tu? - avevo intenzione di chiudere la frase così, quando finalmente lo riconosco e aggiungo - cosa ci fai tu qui? Hai sbagliato facoltà? -
Ride, poi mi risponde - Tutto bene, dai. Dovrei andare a ricevimento da un professore, ma non trovo lo studio. Grazie delle indicazioni a proposito -
- Figurati, questo posto è un labirinto. Sono tre anni che sono qui dentro e ogni tanto ancora mi perdo, oppure scopro posti mai visti. Se hai bisogno ti accompagno -  mi offro
- No ma figurati, se stai studiando non ti disturbo, hai detto terzo piano, vero? -
- Sì -
- Ok, grazie mille. Ci riprovo - mi saluta con un cenno della mano ed inizia ad allontanarsi, dalla parte sbagliata.
- Davide? - lo chiamo quando è ancora a portata d'orecchio
- Sì -
- Stai andando dalla parte sbagliata -
- Oh - si ferma e torna indietro, mentre io raccolgo le mie cose e decido di accompagnarlo fino allo studio del professore, onde evitare di avere la sua sparizione sulla coscienza.
- Grazie per avermi accompagnato - mi dice quando lo lascio davanti alla porta dello studio 32, dove già una decina di persone aspetta di entrare
- Ma figurati, nessun problema - guardo l'orologio e realizzo che probabilmente anche io dovrei iniziare a cercare lo studio del professore dove fare l'esame, quindi lo saluto - ci vediamo in giro -
- Certo! Grazie ancora! -
 
Mi sembra di muovermi al rallentatore, fatico a realizzare che ho ufficialmente finito gli esami della triennale e sono veramente ad un passo dalla laurea. Esco dallo studio del professore con uno stato d'animo incerto, sorrido a trentadue denti, ma allo stesso tempo la tensione accumulata sta iniziando a scaricarsi, sottoforma di lacrime ferme all'angolo degli occhi.
Mentre aspetto che anche le mie amiche facciano l'esame per andare a pranzo insieme, prendo in mano il telefono e chiamo entrambi i miei genitori, poi scrivo un messaggio a mia sorella e alle mie amiche dicendogli che sono uscita e che è andato tutto bene.
- Si può sapere qualcosa di più specifico o mi devo accontentare di questo messaggio? -
So chi è ancora prima di voltarmi: - Lo sapevo che eri troppo cattiva per partire senza salutarmi! - e poi le corro incontro e la abbraccio, inciampando quasi nella sua valigia.
- Ma secondo te?! - mi dice, restituendomi l'abbraccio. Diana è una mia compagna di corso con la quale ho legato tantissimo (al punto che ormai in casa nostra è una specie di figlia/nipote acquisita). Fuorisede, avendo già finito gli esami la settimana prima, sta tornando a casa dalla sua famiglia per il resto dell'estate e tra un esame e l'altro non eravamo riuscite ad organizzarci per salutarci come si deve, prima che lei ripartisse. - Allora? Dimmi tutto! -
 
Siamo sedute a raccontarci le ultime novità, quando vedo Davide che scende le scale e, accorgendosi della mia presenza, mi fa un cenno con la mano prima di avviarsi verso la porta.
- Scusami un attimo - dico a Diana prima di raggiungerlo
- Ehi! Allora? Com'è andato l'esame? - mi chiede prima di uscire
- Molto bene, e il tuo ricevimento? -
- Dovrò fare un esame in più, ma direi di potercela fare -
Gli chiedo di quale materia e, scoprendo che è uno dei corsi che ho seguito lo scorso anno, mi offro di passargli i miei appunti.
- Davvero? -
- Ma sì, non c'è problema, te li passo volentieri. Aspetta, ti lascio il mio numero così quando ne hai bisogno mi scrivi e te li mando - mi porge il suo telefono ed io scrivo il mio numero, restituendoglielo.
- Grazie mille, davvero -
Ci salutiamo ed io me ne torno da Diana, che ha seguito la scena dalla sua poltroncina e, prima ancora che io mi sia seduta nella mia, mi guarda e con un sorriso a trentadue denti mi chiede:
- Mi sono forse persa qualcosa? -


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Ciao a tutti,
sono più sconvolta di tutti voi per aver pubblicato questo secondo capitolo a così poca distanza dal primo, seppure piuttosto breve. Spero comunque che vi stia piacendo e che abbiate voglia di sapere come continua.
Alla vera Diana, se mai troverà questa storia, ti vogliamo benissimo (soprattutto i nonni!) ❤