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Autore: piccolo_uragano_    21/04/2018    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Dovete spiegarmi cosa ci fate qui.”
“In realtà no” rispose Martha “non dobbiamo.”
Kayla sbuffò, rabbiosa. “Allora dovete smetterla di trattarmi come una bambina.”
“Kayla, non …”
“Zitto, tu.” Dissero insieme mamma e figlia.
“Fred Weasley, per amor del cielo, non hai diritto di parola dal momento che hai fatto a botte alla babbana.” Lo richiamò Martha.
“L’ho fatto per difendere Kayla.” rispose lui.
“Non dovevi.” Disse la ragazza. “Però dovreste spiegarmi perché giravate per il castello.”
“Ci sono anche Sirius e George, Arthur e Remus, Molly e Tonks.”
“Lavorate in coppie sciogliendo le coppie di fatto?” domandò Kayla.
“Roba dell’Ordine.” Si atteggiò Fred, mentre Kayla finiva di medicargli il naso.
“Dovrebbe bastare. Però dovresti smetterla di tirare pugni, di prenderne e di atteggiarti da grande uomo, e di tenere nascosta la metà interessante della tua vita alla tua ragazza, che, per la cronaca, sarei io.”
Fred scosse la testa, poi baciò la tempia di Kayla, e si alzò da terra. Raggiunse Martha, che aveva continuato a fare avanti e indietro per il corridoio buio. Si fecero un cenno con il capo, e ripresero a camminare a passo spedito e silenzioso, con la bacchetta ben stretta in mano e un sguardo freddo e spaventosamente pronto ad ogni cosa.
Kayla rimase seduta a terra dove li aveva incrociati. “Grazie, Kayla.” disse. “Ti faremo sapere cosa succede in questo castello appena ne sapremo di più. Ti vogliamo bene.”
Sentì dei passi velocissimi avvicinarsi, dalla parte opposta rispetto a dove erano spariti sua madre ed il suo ragazzo. Dopo pochi secondi, vide apparire Robert e Hermione con espressione tesa e la Mappa sotto al naso.
“Non so se lo sai” le disse il fratello “ma il castello è pieno di Mangiamorte, si sta riempiendo di membri dell’Ordine – uh, ecco Malocchio – e c’è un gigantesco Marchio Nero in cielo.”
Kayla rimase a bocca aperta.
“Hai intenzione di alzarti e darci una mano o no?” la incalzò lui di nuovo.
“Perché sono sempre l’ultima a sapere le cose?!”
Sirius scosse la testa. “Martha lo ammazzerà.”
“Non sappiamo ancora nulla.”
“Non sai cosa siano andati a cercare?”
La McGranitt esitò. “Non lo so, non me lo ha voluto dire. Nulla di buono. Credo qualche arma nuova.”
“Martha ammazzerà pure Silente.” Concluse lui.
“Harry ha promesso … ha promesso di eseguire ogni ordine di Silente, qualunque esso fosse. Ho il sospetto che sia tremendamente coinvolto, Sirius. E non intendo solo emotivamente, credo che Albus voglia lasciargli dei compiti, delle cose da fare in caso lui stesso non potesse o non riuscisse. In più, ti confido che sono abbastanza arrabbiata perché mi hanno tagliata completamente fuori. È come un circolo privato.”
Sirius accennò un sorriso e poi si guardò attorno. Era stato mille volte nell’ufficio della McGranitt, eppure, mai era stato così preoccupato. Fece un lungo sospiro. “Harry è molto leale. Credo sia una qualità ereditaria. Eseguirà gli ordini fino a quando gli sembrerà essere la cosa migliore per la sua vita e quella di Silente.”
“Non sono preoccupata per Harry, difatti.”

“Mi uccida!”
Martha si voltò di scatto, senza pensare minimamente ad Anacleto, il Mangiamorte che aveva dichiarato esplicitamente di volerla uccidere. Lanciò un fattura non verbale in modo che fosse fuorigioco per un po’, e iniziò a correre. Era a pochi metri dall’uscita, lei e il Mangiamorte, indietreggiando nel duello, avevano lasciato il castello senza accorgersene. Ecco perché lo aveva sentito, e lo aveva sentito solo lei.
“Mi uccida come ha ucciso lui!”
Non aveva mai sentito Harry così rabbioso. Nemmeno quando avevano litigato tanto da non parlarsi più.
Non aveva mai sentito nemmeno Harry essere così incosciente.
“Vigliacco!”
Fottutamente incosciente.
“Non chiamarmi vigliacco!”
Non fece in tempo. Era troppo lontana. Con un colpo di bacchetta di Piton, Harry era a terra.
“Non osare!” urlò lei, tirando una fattura che fu subito bloccata. “Se osi torcere un solo capello ai miei figli o a mio marito, quanto è vero Merlino, ti faccio passare le pene dell’Inferno!”
Harry si alzò a fatica, cercando di recuperare la bacchetta.
“Non ti conviene.” Rispose Piton. “Posso essere molto più cattivo di te.”
Martha lo aveva raggiunto. “Oh, ma io non sono cattiva. Sono solo molto brava.” Puntò la bacchetta contro di lui. “Molto brava a ricordare che sotto all’albero che sta dietro di te ti ho salvato la vita, molto brava a ricordare tutte le volte in cui ti ho difeso e ti ho coperto il culo, perché Lily mi ha sempre detto di fidarmi di te e dopo di lei me lo ha detto Silente.”
“Usa i mie incantesimi contro di me, come suo padre!”
“No! Usa te contro di te per farti vedere quanto schifo fai, come sua madre!”
Fu Piton ad infuriarsi e a puntare la bacchetta contro Martha.“Non osare-“
“Ha ucciso Silente.” Disse Harry, dietro la spalle di Martha. “Qualsiasi cosa tu faccia, Piton ha appena ucciso Silente.”
E, in quel preciso momento, scomparve in una nuvola nera.
Martha rimase immobile per qualche secondo. Non si girò nemmeno a guardare Harry. Sentì il gelo, sia dentro di lei che attorno a lei. Harry tremava, e lei non fece niente per aiutarlo. Non si sentiva in grado di farlo. Forse anche lei stava tremando, non lo sapeva.
Piton ha appena ucciso Silente.
Sirius, Robert e Kayla stavano combattendo nel castello. Harry era accanto a lei. Anastasia era dai Tonks, al sicuro.
Rose era morta.
Damian stava combattendo.
Gabriel era con Nicole e Anastasia.
Ninfadora e Remus stavano combattendo.
James e Lily erano morti.
Alice e Frank erano impazziti.
Ora, non sapeva come, si trovava davanti al corpo freddo ed immobile dell’uomo che le aveva fatto da guida, da mentore, da porto sicuro per tre quarti della sua vita.
Harry era chino accanto a lui, mentre Kayla gli teneva una mano sulla spalla, e Robert osservava immobile.
Lei gli osservava a distanza di un paio di metri.
Ebbe l’impressione di mettere la sua vita su una bilancia.
Guardò Robert. Pareva incredibile, ma meno di vent’anni prima era stato un puntino nella sua pancia, un calcolo del mese di gennaio, un test positivo. Due parole a Sirius che lo avevano spaventato. Era stato l’idea di responsabilità, una cartina tornasole che diceva a quei due ragazzi che stavano diventando grandi. Era stato una pancia che cresceva e delle nausee, era stato tante voci che la indicavano quando passava. Era stato qualcosa a cui si era letteralmente aggrappata quando aveva scoperto che suo padre era morto, e che aveva accarezzato mentre dava i M.A.G.O. e mentre sposava Sirius, convinta che la vita non va mai come te l’aspetti. Ecco, Robert era la prova che tutto può cambiare. Era stato il dolore fisico più strano e più potente che si potesse provare, poi era stato un piccolo essere umano da stringere piangendo. Era stato le notti in bianco, gli incantesimi per i pannolini, il fagotto che tutti volevano coccolare. Era stato tutte quelle frasi sulla somiglianza coi Black mentre ad un tavolo si cercava di capire come fermare Voldemort e tutti i Black al suo seguito. Era stato amato, amato tantissimo da tutti. Era il bambino che Martha teneva per mano al funerale di James e Lily e che aveva dormito con lei per i due anni seguenti. Era stato lo specchio di suo padre, anche se non lo ricordava. Era stato la forza di sua madre, anche se non lo sapeva. Era stato un ragazzino pieno di voglia di vivere che imparava a volare da solo su una vecchia Firebolt di Rose ma poi diceva a sua sorella di stare attenta a scendere le scale e a non tagliarsi con le forbici per le unghie. Era stato una testolina nera che, accanto a due rosse, andava a Hogwarts per la prima volta e dopo  pochi mesi riabbracciava suo padre dopo anni. Ora era un uomo pieno di coraggio e ideali utopici, voglia di combattere e di battersi, noncurante della posta in gioco.
Accanto a lui c’era Kayla, che era stata una bella notizia, una pancia nascosta, un fagotto che era stato abbracciato da una madre piangente che le cantava la ninna nanna. Era stata l’orgoglio di sua zia e sua nonna, era sempre stata elegante, non aveva mai pianto, aveva sempre detto le cose così come le passavano per la testa e non si era mai permessa di staccare i piedi da terra. Non aveva mai imparato a farlo. Era stata un colpo di scena, una Casata inaspettata, due colori quasi dimenticati dai suoi genitori ma che lei portava con indifferenza. Era sempre stata elegante. Anche ora, addolorata e preoccupata, manteneva una postazione dritta e i capelli sempre in ordine nonostante i ricci. Era sulla sua strada per essere una grande donna, si disse Martha, una con le palle di dire no e andare avanti.
Kayla teneva una mano sulla spalla di Harry, così uguale ai suoi genitori naturali in certi momenti da fare quasi male. Harry era stato un sorriso sulla bocca di Lily, un abbraccio fraterno, un consiglio e qualche pianto. Poi era stato la più grande preoccupazione, la consapevolezza di essere in pericolo. E anche allora, ignaro di tutto, non si era mai mostrato debole. Harry non ricordava di quando Martha lo aveva portato via dalla stanza in cui sua madre si era sacrificata per lui e Severus Piton piangeva abbracciandola:  lei non glielo aveva mai raccontato. Eppure era sicura che da qualche parte dentro di lui ci fosse qualcosa di quel momento. Nemmeno ora, in ginocchio, sconfitto, era debole. Non lo era mai stato. Non lo sarebbe stato mai. Perché non sarebbe stato mai solo, perché chi fa Potter di cognome non perde mai la voglia di vivere la vita al massimo e di garantire agli altri di poter fare lo stesso.
E poi, c’era Anastasia. Anastasia si meritava tutto, si meritava il meglio, si meritava una vita bellissima. Anastasia era nata allo scoccare del nuovo inizio della guerra, e aveva portato luce dove non era possibile.
Davanti a queste tre creature c’era un uomo che l’aveva capita tante volte senza dire niente, l’aveva aiutata senza farlo mai pesare, l’aveva fatta arrabbiare e fatta emozionare, l’aveva fatta sentire viva e forte tante volte quante l’aveva fatta sentire debole e impotente. Era arrivato a capirla senza che lei dovesse spiegarsi, ed ora era morto, dopo aver trascinato con sé in missione Harry. Era morto, per mano di una persona a cui aveva sempre dato fiducia e di cui aveva sempre detto di non dubitare. Aveva fallito, ma il suo viso pareva sereno. Nessuno si sarebbe mai arrabbiato con lui per aver fallito, e poi, quei tre strani ragazzi che lo circondavano non avrebbero mai smesso di difenderlo. Martha ne ebbe la certezza.
Sirius si parò dietro di lei e le prese la mano.
“Qualcosa di buono lo abbiamo fatto.” Disse. “Quei tre non si arrenderanno tanto facilmente.”
“Perché, tu vuoi arrenderti?” domandò lui, senza nascondere gli occhi lucidi.
“Non in questa vita.”
Sirius non si sedeva a guardare l’alba sul Lago da moltissimo tempo.
Da una parte, dovette ammettere, non aveva più l’età per farlo. Dall’altra, si era scordato di quanto potesse essere bella.
Quanti colori ci sono in un’alba soltanto? Quanti dettagli, quante sfumature? I colori rimangono per pochissimi attimi, per poi sfumare in qualcosa di nuovo, non prevedibile, tenendo sempre conto del colore precedente. E prima che l’occhio umano si possa abituare a quella sfumatura, eccola che cambia di nuovo.
Rose avrebbe detto che in quei colori c’era Silente. A lui venne da pensare che in quei colori ci fosse anche Rose. Che ci fossero loro, James e Lily che si raccontano le ultime novità. E quei colori così tranquilli e belli erano un messaggio per lui. Non ti preoccupare per noi, dicevano.
Era paradossale preoccuparsi per chi non c’era più. Sarebbe stato più giusto preoccuparsi di chi rimaneva, sempre più ammaccato e sempre più debole. E invece a lui veniva da preoccuparsi per Silente, per Rose, per James e Lily, per Dorea e Charlus, per Robert e Marie.  Voleva pensare a loro e non a sé stesso.
Voleva pensare a Silente che li raggiungeva, abbracciava Rose, e raccontava ai Redfort dei loro nipoti, a James, Lily e ai Potter di come Harry stesse bene, di come Martha e Sirius lo amassero alla pari dei loro figli naturali e di come lui considerasse i Black anche più che fratelli.
Non aveva voglia di pensare che forse non avrebbe visto Anastasia salire sull’Espresso per Hogwarts, che non avrebbe mai saputo che vita avrebbero avuto i suoi figli o non avrebbe mai potuto parlare a Nicole di sua madre. Non aveva voglia di pensare che, ancora una volta, il sogno condiviso con Martha di trovarsi vecchi a fumare in veranda, richiamando i mille nipoti perché non possono scuoiare le rane che trovano in giardino, era ancora più lontano.
Voleva pensare a Rose, a James, a Dorea, al loro affetto. Voleva pensare che Silente non avesse avuto paura neanche per un secondo.
Sentì dei passi dietro di lui, e riconobbe un più che familiare odore di vestiti vecchi, scarpe rotte e preoccupazioni. “No.” disse Padfoot, d’istinto.
“Cosa?” domandò Remus, perplesso.
“No, non ti odierebbe.”
“Che vai dicendo?”
“Anche lei si era rifatta una vita. Insomma, guarda Nicole, è un’opera d’arte, se Rose non avesse provato a rifarsi una vita, ora lei non esisterebbe. Ci pensi? Se lei non avesse voluto partire e andare avanti, ci sarebbe una persona in meno su questo mondo.”
“Stai parlando di Ninfadora.”
“No, naturalmente sto parlando del fatto che Anastasia ancora porti il pannolino – e che cazzo Remus, secondo te di cosa sto parlando?”
Remus si sedette accanto a lui. “Ha detto che non le importa.”
“Certo che non le importa.”
“Sono vecchio, malato, povero e pure un po’ antipatico.”
“E lei ha i capelli ogni giorno di un colore diverso, è scorbutica, schietta e ironica. Andreste alla grande.”
“Si merita di meglio.”
“Credi che la donna che ho sposato mi meritasse?”
“Tu e tua moglie vi appartenete. È diverso.”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
Lui guardò l’amico e accennò un sorriso. “Stai diventando una Redfort.”
“Tante volte credo che dovessi essere io a prendere il suo cognome e non viceversa.” Si perse ancora qualche secondo a guardare l’alba. “Forse è vero che io e Martha ci apparteniamo. Ma se è così, è perché ci siamo scelti contro ogni aspettativa. Voglio dire, lei doveva sposare qualche Tassorosso destinato a lavorare alla Gringott e a tornare a casa sempre alla solita ora con i capelli ancora laccati, e io … beh io non mi sarei dovuto sposare affatto, io avrei dovuto viaggiare il mondo in sella alla mia moto. Invece lei ha scelto me, e io ho scelto lei. E oggi lei è Martha Black.”
Remus ci pensò un secondo. “Forse io appartenevo a Rose.”
“Se io dovessi morir-“
“Non dirlo.”
“Lasciami fare la Redfort della situazione, cazzo. Dicevo? Ah, se io dovessi morire, vorrei che Martha si trovasse qualcun altro. Non troverà mai uno più bello di me, però sai … uno a posto, ecco.” Lasciò di nuovo passare qualche secondo. “Ci sono stati dei momenti in cui … ci ho pensato, sai. Che sarei morto. Ero solo, al buio, al freddo, non sapevo che giorno o che ora fosse. Sentivo solo le voci nella mia testa e mi nutrivo dei miei stessi ricordi. E ho pensato che, semplicemente, mi sarei addormentato. Sapevo che lei avrebbe amato i nostri figli per entrambi, sapevo che c’eravate tu e Rose, e anche Marie e i Weasley, ma chi avrebbe amato lei? Avrei voluto sapere che un giorno avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe amata. Sarei stato geloso come un dannato, sarei morto una seconda volta immaginando un altro uomo che sfiora la mia donna. Ma, sai, sarebbe stato giusto. Io non ci sarei stato più. E tutti meritiamo qualcuno che ci ama.”
“Lei merita di più.”
“Sciocchezze!”
“Non sono sciocchezze! Non ho nemmeno una casa o un lavoro, lei ha tutta la vita davanti!”
“Si da il caso che non le importi.”
“Dormiresti con un uomo che una volta al mese si trasforma in una belva?”
“Ho dormito nella tua stessa stanza per sette anni. Forse qualche volte ho pure messo le tue camice per errore.”  Sirius tirò fuori un pacchetto di sigarette. “La verità, Moony” ricominciò. “non è che hai paura di ferire Rose, o perderla di nuovo o qualche altra stronzata. La verità è che sai che sarebbe d’accordo, sai che ti avrebbe già preso a calci fino a portarti da lei. Corri, Merlino, corri da lei. È vero, sei vecchio, povero, parecchio rompipalle, e allora? Credi che lei sia da meno? Ti darà vita, Remus, ti farà tornare a gioire.”
“Come fai a gioire meno di tre ore dopo la morte di Albus Silente?”
“Come fai a non pensare che ti avrebbe detto le stesse cose che ti ho detto io, solo con qualche parolaccia in meno?”
Remus si guardò i piedi, poi fece cenno a Sirius di passargli la sigaretta.
“Non ti vedevo fumare dall’ultima partita persa da James.” Disse Padfoot.
“Ho fumato spesso, da allora. Ogni volta in cui io e Rose ci siamo mandati a quel paese. Poi ci mettevamo da qualche parte a fumare senza parlare.”
Lui ci pensò un po’. Poi, tirò fuori il pacchetto dalla tasca. “Tutte quelle che vuoi.” Si alzò. “Ti lascio solo. O forse no, chi lo sa.”
Sirius si sedette accanto a Martha. A pochi metri da loro, tutta la famiglia Weasley circondava il letto in cui dormiva Bill, con due grossi tagli sulla faccia.
Martha, seduta sola qualche letti più a destra, per lasciare alla famiglia tutto lo spazio necessario, sorseggiava un caffè. “Remus come sta?”
“Come uno che si sta per svegliare.” Rispose, fiero.
“Ho parlato con Ninfadora. È ridicolo.”
Sirius sorrise e le baciò i capelli. “Come sta?” domandò, indicando Bill con un cenno.
Martha sospirò. “Poppy dice che avrà alcune caratteristiche da lupo, probabilmente. E non parlo del super olfatto di Robert e Kayla, purtroppo. Ma non sappiamo ancora nulla, finché non si sveglierà.” Sirius la guardò con un dubbio terribile negli occhi. “Sì, si sveglierà.”
Prese la mano di Martha e la baciò.
“Mi spieghi tutto questo affetto?”
“Ho fatto un discorso troppo serio con Remus. Ora ho troppi pensieri.”
“Che tipo di pensieri?”
“Perché non chiedi che tipo di discorso, invece?”
“Perché a occhio e croce avete parlato di quando in una coppia uno dei due muore e l’altro deve andare avanti.”
Sirius accennò un sorriso. “Si da il caso che nessuno di noi due sia ancora morto.”
“Oh, ti conviene. Sono venuta a prenderti nell’oltretomba, devi restare qui con me un altro paio di secoli prima di costringermi a rifarlo!”
“Beh” disse lui. “loro non erano più una coppia, comunque. Rose stava con Damian.”
“Rose e Damian si volevano bene. È diverso.”
“Hanno fatto una figlia! Si volevano più che bene!”
Martha aggrottò le sopracciglia. “Vieni da una famiglia di matrimoni combinati!”
Lui sorrise e annuì. Poi, sospirò. “Spero solo che abbia capito. E che stia bene.”
“Se ha capito” rispose lei “starà bene.”

Tonks portava dei meravigliosi capelli color mogano, fumava con aria nervosa e fissava l’infinito. Robert, accanto a lei, si passava nervoso una mano nei capelli. Davanti a loro, parecchi metri più in là, poco prima del Lago, si poteva vedere Remus Lupin seduto, e si poteva capire quanto la sua mente fosse tormentata.
“Gli ho detto che non mi importa.” Esordì lei, dopo vari minuti di silenzio. “Gli ho detto che lo amo, cazzo, e che non mi importa se è vecchio, povero o dannato.”
“Che lo ami?” si stupì il primogenito Black. “Merlino, Ninfadora, tu gli uomini gli spaventi!”
“E sai lui che mi ha detto?”
“No.”
“Ha detto che merito di meglio. Ma, per le mutande di Tosca, lo decido io cosa merito!”
“Lo hai spaventato.” Ribadì Robert.
“Non posso averlo spaventato! È stato per anni con tua zia Rose!”
Robert rise di gusto.
“Scusa, non … non volevo.”
“Non volevi dire la verità? Oh, ti prego, fallo più spesso!” rispose, continuando a ridere.
Tonks sorrise, scuotendo la testa. “Ha detto che mi merito qualcuno di giovane e sano.”
“In Infermeria c’è la prova che quelli giovani e sani, spesso non lo restano per molto.”
Tonks si irrigidì. “Credi che lo sposerà ugualmente?”
“Fleur è più simile a te di quanto pensi. Vi fate solo bloccare dal fatto che sia bionda. E smorfiosa.”
“E francese.”
“Anche Nicole, Damian e Gabriel sono francesi. E vi adorate.”
“Con Damian non così tanto.”
“Damian non è in grado di esprimere dei sentimenti a voce. Rosalie non poteva che sceglier un uomo del genere.”
“Credi che cambierà idea?” domandò lei, facendo un cenno con la testa verso il puntino all’orizzonte che era Remus.
“Credo che abbia già cambiato idea, e che lo debba solo capire e accettare.”
“E quanto ci metterà?”
“Se la persona che si sta avvicinando a lui è mia madre” rispose, scrutando l’orizzonte “cambierà idea anche prima di sera.”
Sentirono la voce squillante di Martha chiamare Remus per nome e cognome. Lui scattò in piedi.
“Direi che è lei.” Rispose Tonks, finendo la sigaretta. 
Robert le batté una mano sulla spalla e le diede un leggero bacio sulla guancia in segno di saluto. “Vado a cercare Hermione, prima che mi dia per disperso. Tu tieniti pronta. Ti voglio bene!”
Lei si girò per guardarlo e sorrise. “E perché me lo dici?”
“Perché non dovresti mai dubitarne.”
“Beh, in caso non lo sapessi, te ne voglio molto anche io.”

Io e AlwaysPotter abbiamo capito come riarrangiare il settimo libro. 
Non dico quanto tempo avrò per farlo, ma le idee ci sono. E sono tante.
Intanto, beccatevi questo. 

 
   
 
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