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Autore: Myra11    30/04/2018    1 recensioni
Nyx Ulric.
Amico, Generale, Marito, Padre.
Immortale.
500 anni dopo la fine della sua famiglia, Nyx Ulric ritorna ad aiutare la città che ha promesso di proteggere.
Ma non tutti sono coloro che sembrano, e non tutti devono essere protetti.
E Nyx deve ricordare che la luce più intensa genera le ombre più profonde.
[Sequel di Dancing With Your Ghost, ambientata subito dopo la fine.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bahamut, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18
 
Era stata la pioggia ad accogliere il suo risveglio.
Una pioggia fitta, incessante, che sembrava sussurrarle qualcosa.
Pensando che fosse l’effetto degli antidolorifici, si alzò con cautela, chiamata da quella voce che riecheggiava nell’aria.
Uscì, e lo spettacolo del mare in burrasca le tolse il fiato.
Grandi onde che si gonfiavano sotto la pioggia, i fulmini che si riflettevano in onde delicate sull’acqua.
C’era qualcosa di bellissimo, e malinconico in quell’esplosione di forza naturale che le fece venire un magone in gola.
«Sei sveglia.» La voce che l’accolse non fu quella che si era aspettata, ma fu quella che ricordava di aver sentito mentre, nel delirio del dolore, pensava di essere al sicuro.
Perché lui era lì.
«Papà.» Le venne naturale.
Le venne naturale aprirgli il cuore, essere sincera come lo era la tempesta che li circondava.
E Lucian sorrise, quel delicato, quasi invisibile sorriso che le regalava mentre lei si addormentava.
Emilia si strinse nella giacca.
Era tutto così rilassante, pensò, nonostante il temporale.
Erano a Galdin, si rese conto riconoscendo il ristorante lontano, sul mare.
Fu con un brivido che pensò che, se quella era Galdin, la casa doveva essere quella di…
«Dov’è Nyx?»
Suo padre distolse lo sguardo, facendole gelare il sangue.
«Dov’è?» Chiese nuovamente, avvicinandosi, improvvisamente nervosa.
Lucian inspirò a fondo. «Sono andato ad Insomnia, quando la tempesta è iniziata. Ed è stato tre giorni fa.
Il cielo si è aperto all’improvviso, e ha iniziato a piovere, senza mai smettere, come se…come se gli dei piangessero.» Esitò un istante, e si voltò a prendere un fagotto che lei non aveva notato in precedenza.
«Quando sono arrivato, il Palazzo era crollato, completamente. In mezzo alle macerie, c’era il Cristallo in frammenti, e…questi.»
Svolse il panno, quasi con reverenza, e lei si portò una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo.
Quando lesse la scritta sui due eleganti pugnali, però, non riuscì a trattenere le lacrime.
Quando il buio stringerà il tuo cuore, io sarò la tua luce.
In quel momento, la nuova, seconda giovane luna fece splendere la sua luce tra le nuvole.
 

 
Era sera, si rese conto, e la luce della luna gli sfiorava la pelle mentre avanzava.
Aprendo gli occhi si era trovato su una strada lievemente in salita, sterrata, e si era sentito il cuore in gola quando si era accorto di dove portava.
Avanzò con calma, godendo del panorama di un verde intenso, dei sussurri dell’aria tra le foglie degli alberi, dei ringhi lontani dei giaguari.
E mormorò un grazie silenzioso.
Ringraziò la donna, la dea, che gli aveva permesso di essere lì.
Era stata una rivelazione, un fulmine a ciel sereno quando aveva visto Ardyn appoggiato al Cristallo.
Da quando erano stati separati, Bahamut aveva saputo.
Aveva saputo che la loro vita insieme si stava accartocciando su sé stessa, sciogliendosi come neve al sole.
Sapeva che sarebbe morta, che lui sarebbe diventato il nuovo dio al suo posto.
E gli aveva permesso di scegliere.
Gli aveva messo Ardyn davanti per spronarlo a riflettere, e ad agire, perché nessuno a parte lui sarebbe stato in grado di smuoverlo in quella direzione.
Ricordava la lotta, precisa come se la stesse vivendo, ogni movimento e ogni azione del suo avversario, ricordava quella gioia selvaggia, non del tutto sopita, di affrontare qualcuno al suo livello.
E ricordava l’istante in cui aveva capito che Bahamut, tramite Ardyn, gli aveva dato la possibilità di fare qualcosa che voleva da molto tempo.
Scegliere.
Avrebbe potuto diventare un dio, un re, un immortale che nulla avrebbe potuto fermare.
O tornare ad essere Nyx, solo Nyx.
I grandi cancelli gli comparvero davanti quasi all’improvviso, mozzandogli il fiato.
Perché era lì?
Avanzò lentamente, indeciso tra la curiosità e quella strana sensazione che gli si stava formando nel petto.
Ricordava lo scatto, la sensazione dei pugnali tra le sue mani, l’esplosione di dolore, le fiamme sulle braccia.
Ma non si era aspettato di trovarsi a Galahd, riaprendo gli occhi.
«Ce ne hai messo di tempo.»
La voce attirò la sua attenzione, e lui vide che c’era qualcuno che lo aspettava, accanto all’entrata della città.
Erano secoli che non la vedeva, e incrociare i suoi occhi fu un colpo al cuore.
Gli ricordò di giorni più bui, e giorni felici persi nelle onde del tempo.
«Che succede? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Sorrise, e lui non poté fare a meno di ricambiare.
«No, Crowe. Io…» Gli si smorzò la voce in gola. Cosa poteva dire?
Ma lei lo conosceva bene, e gli si avvicinò con la sua andatura da pantera. «Anch’io sono contenta di vederti. Ora vieni, gli altri ci staranno aspettando di sicuro.»
«Gli…gli altri?» Le chiese, seguendola automaticamente.
Camminava tra quelle strade così familiari, eppure ogni angolo era una botta emotiva che minacciava di romperlo.
La donna al suo fianco annuì, ma prima che potesse parlare una figura si avventò addosso a Nyx, stritolando in un abbraccio che gli strappò una risata. Quando fu libero, strinse la mano del suo migliore amico.
«Libertus.»
«Eroe. Era ora che ti decidessi a tornare, ci sei mancato.»
«Forza Libertus, non monopolizzare Nyx. Lo sai che c’è altra gente che vuole vederlo.»
«Oh si che lo so. Non voglio farla aspettare.»
Ripreso la loro strada, e Nyx si trovò a cercare di imporre al suo cuore un ritmo normale, di placare quella furia cardiaca che aveva nel petto, e quel groppo che gli stringeva la gola.
«Di chi state parlando?» Domandò alla fine, complimentandosi in silenzio con sé stesso per essere riuscito a mantenere un tono di voce normale; ma Crowe e Libertus lo conoscevano troppo bene, e si scambiarono un’occhiata tra l’affettuoso e il divertito prima di aprire la porta della casa davanti alla quale si erano fermati.
E il mondo esplose.
Perché Nyx si trovò in un salone che conosceva a memoria, in mezzo a coloro che formavano il suo cuore.
Prompto lo assalì senza troppe cerimonie, e fu solo quando Ignis lo allontanò e lo salutò con un sorriso e gli occhi che scintillavano che Nyx si rese conto di una cosa.
Erano tutti come li aveva conosciuti all’inizio, prima che il tempo e la vita li cambiassero.
Abbassando lo sguardo sulla propria mano, scoprì che la pelle era liscia, e fu una cosa così strana da lasciarlo incantato per qualche secondo.
Finchè una mano enorme non gli si posò sulla spalla, e una voce tonante lo strappò da quel pensiero.
«Ciao Gladio.» Sorrise alzando lo sguardo sul grande uomo, sentendo che la sua voce iniziava ad incrinarsi.
In qualche modo riuscì a salutare Aranea, con il suo sorriso da volpe, e Ravus, che gli rivolse uno sguardo orgoglioso.
Scoprì che, in quella calca, c’era perfino Drautos, e Cor, che si dimostrarono lieti di vederlo.
Il suo arrivo, invece, fu una sensazione strana, e ancora più strano fu la compagnia che si portava dietro.
Di sicuro, non si sarebbe mai aspettato di vedere Regis e Ardyn insieme.
«Cosa…» Non ce la faceva più.
Si sentiva soffocare, e l’unica cosa chiara era il battito rumoroso del suo cuore nelle orecchie.
Fu Regis ad avvicinarsi per primo, e quando si strinsero la mano Nyx ricordò quella terrificante sera di secoli prima, le dita del re che cadeva a terra in uno schizzo di sangue. «Nyx. Grazie, per tutto ciò che hai fatto.»
«Di nulla, Altezza. È stato un piacere.» Abbozzò un sorriso, che Regis ricambiò spontaneamente, e poi l’ultima voce che aveva sentito tornò alla sua attenzione.
«Lo ammetto, è strano vederti qui.» Commentò, e Nyx stava per ribattere con una battuta, ma si rese cono di una cosa.
Quello non era l’Ardyn che l’aveva combattuto e manipolato, era Ardyn come avrebbe potuto essere, il re rinnegato dal cuore pieno di luce. Così, si limitò a tendergli una mano. «Non sarei qui se non fosse per te, perciò…grazie. Davvero.»
«Prego, fratello.»
«Forza, fatevi da parte.» La voce precedette l’arrivo del suo proprietario, e Regis si spostò per far passare il figlio.
Noctis gli sorrise, quel sorriso appena accennato ma sincero che aveva imparato a conoscere.
Nessuno di loro due disse nulla, uno perché non era molto chiaccherone, e Nyx perché non ne era in grado.
Gli girava la testa ormai, come se fosse ubriaco, e allo stesso tempo aveva il cuore stritolato in una morsa dolorosa.
Che gli diede il colpo finale quando una bambina comparve da dietro Ardyn, una piccola di nemmeno dieci anni dai capelli d’oro e gli occhi grigi, esatto specchio dei suoi.
Più che inginocchiarsi crollò davanti a lei, che gli si lanciò al collo, stringendolo con tutta la forza che aveva.
Ricambiò quell’abbraccio con le braccia che tremavano, respirando a fatica.
«Ciao bambina.» Sussurrò, e sentì il sapore di quella sensazione come un gusto dolce sulle labbra.
Gioia, e commozione, una commozione così profonda da fargli bruciare gli occhi e tremare le mani.
Crowe si separò da lui con un sorriso che gli fece salire le lacrime. «Mamma aveva detto che saresti tornato.»
«Mamma?»
«Non vedeva l’ora di rivederti.»
Quella voce…
Aveva quasi paura di alzare lo sguardo.
Eccolo lì, pensò con un breve sorriso, quel secondo battito cardiaco nel petto.
La sensazione di essere sull’orlo di un precipizio, e di volersi buttare, di essere sicuro che nulla di male sarebbe potuto succedere.
Lasciò andare la bambina e si alzò lentamente, a fatica, e alla fine la guardò.
Sembrava di avere il sole davanti, e lui inspirò la sua presenza come se fosse aria dopo una lunga e terribile apnea. Aria fresca, pulita, che profumava di fiori e ti andava alla testa, facendoti venire le vertigini.
E quando lei sorrise e l’intera stanza sembrò illuminarsi, Nyx non riuscì a contenersi, e non volle farlo.
Coprì la distanza che li separava in due passi e l’attirò a sé.
Quando le loro labbra s’incontrarono e lei gli si abbandonò totalmente contro, sentì qualcosa che tornava ad incastrarsi nel posto giusto.
Era di nuovo completo.
Si separò sentendo sapore di sale, e quando lei gli asciugò una guancia, si rese conto di stare piangendo.
«Non piangere, amore mio.»
«Io…Luna…»
Io sto piangendo dalla gioia.
È stato un inferno senza di te.
Sei bellissima.
Mi sei mancata da morire.
Ti amo.
Un milione di pensieri gli passò in testa, ma lei intrecciò le dita alle sue, e ne restò solo uno.
Guardò tutti coloro che lo circondavano, sentì i fuochi d'artficio esplodere all'esterno, e seppe di aver preso la scelta giusta.
Ecco chi era.
«Va tutto bene. Sei a casa, ora.»
Nyx Ulric, l’uomo morto in ritardo.

 
Note:
eccoci alla fine di questa terza fic, che era nata come una e poi si è espansa a macchia d’olio xD
Che dire? Spero che vi sia piaciuta, e come sempre, un grazie enorme a tutti coloro che sono passati per questa fic, ai lettori, a chi segue, e a chi recensisce J
E ovviamente, un enorme grazie e un abbraccio a _White_, la mia accanita recensitrice x3
Non esisterebbero queste fic senza di te, perciò grazie cara <3
E per ora è tutto!
A presto! <3
  
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