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Autore: Ginevra1988    12/05/2018    6 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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E la chiamo magia
E la chiamo verità
[…]
Dopo tutto quello che abbiamo passato
Credi ancora nella magia?
Sì, certo che sì
[…]
Non voglio nessun altro a parte te
 
Magic – Coldpaly
 
 
 
 
1° novembre 1998 – Godric’s Hollow
 
 
   Harry trattenne l’ennesimo sbadiglio e cercò di raddrizzare la schiena: la notte era stata lunga e tormentata da sogni che oscillavano dall’inquietante allo spaventoso, finché verso le cinque lui non si era deciso ad alzarsi e a farsi un giro per Godric’s Hollow in attesa che il vecchio Connolly – così Leatherman chiamava il proprietario de Il rubino nella spada – si decidesse a preparare del caffè. Caffè che per altro non era servito ad un gran ché, pensò Harry passandosi due dita sulle palpebre chiuse, sotto le lenti degli occhiali.
   Tutte le Reclute erano in fila al limitare del bosco che si spandeva a nord del paese, in attesa che gli Istruttori dessero loro istruzioni sulla prima esercitazione. Nessuno di loro era particolarmente sveglio, notò Harry con una punta di sollievo: Micheal e Roger guardavano un punto fisso davanti a loro, Hannah aveva gli occhi gonfi e Nott… beh, Nott aveva lo stesso aspetto malaticcio di sempre. Leatherman sembrava pronto a sbranare il primo che avesse aperto bocca; l’unica ad apparire in forma era la Shacklebolt, con i capelli scuri raccolti nel consueto impeccabile chignon.
   “La prima esercitazione prevede due squadre” trillò l’Istruttrice; Leatherman estrasse da sotto il mantello un sacchettino malconcio e lo passò a Kiky. “Prendete una biglia a testa” biascicò l’uomo. “E datevi una mossa.”
   “Biglia bianca, squadra Bianca, biglia nera, squadra Nera” specificò inutilmente la Shacklebolt con un sorriso mentre i ragazzi si passavano il sacchetto, fino ad arrivare ad Ella, che estrasse con un sorrisetto malizioso l’ultima biglia bianca; si guardò intorno ed osservò le due squadre: Harry, Ron e Hannah erano con lei. Il ghigno di Ella si allargò ancora mentre fissava la biglia nera tra le dita di Nott.
   “Mangiamorte contro Auror” commentò malignamente; Harry notò lo sguardo spazientito che si scambiarono i due Istruttori.
   “E tu che avevi paura che litigassero con i colori delle Case” sibilò Leatherman.
   “Le squadre sono appena diventate Arancione e Viola” disse la Shacklebolt, il sorriso più tirato, mentre con un colpo di bacchetta modificava le biglie in mano alle Reclute.
   “E tu ti scambi con Major, adesso” ringhiò Leatherman puntando un dito minaccioso verso Ella. “Non ho nessuna intenzione di assistere all’ennesima sceneggiata tra te e Nott!”
   La Fletcher aprì la bocca per protestare, ma la sua biglia aveva già preso il volo in direzione della mano di Kiky, che si strinse nelle spalle con un sorrisetto di false scuse.
   “Viola con me, Arancioni con l’Istruttore Leatherman, per favore” scandì stancamente la Shacklebolt; Harry, Ron, Hannah e Kiky si raggrupparono attorno all’uomo, che si era allontanato di alcuni metri dalla collega. Estrasse una mappa e la distese in mezzo a loro con un colpo di bacchetta.
   “Squadra, il vostro compito stamattina è quello di proteggere la vostra base, che si trova qui” indicò con la punta della bacchetta un punto in alto a destra. “E di catturare la base della squadra avversaria.”
   “Non la vedo” commentò Ron scrutando accigliato la cartina.
   “Prima dovrete scoprire dov’è. Sappiate che le caratteristiche del territorio circostante alla loro base sono simili a quelle della vostra, per cui dovreste già avere un’idea indicativa su dove cercare.”
   Harry si concentrò sul puntino colorato in arancio: si trovava in un piccolo avvallamento, protetto dalla vista diretta da una piccola altura, mentre un lato era lambito da un corso d’acqua. Non potevano essere molti i luoghi in quel bosco con caratteristiche simili.
   “La prima cosa da fare però” continuò Leatherman. “E’ trovare la vostra base e difenderla come si deve. La prima squadra che cattura la base avversaria ha vinto. Io e Lena non saremo mai troppo lontani, se vi cacciate in qualche stupido guaio solite scintille rosse e uno dei due arriva. Ma vi conviene non combinare casini alla prima esercitazione. Avete sessanta secondi per pensare a come organizzarvi, tra poco daremo il fischio di inizio.”
   Leatherman aveva già voltato loro le spalle quando Hannah si lamentò: “Solo sessanta secondi?”
   “Pensi che i Maghi Oscuri ti diano più tempo per prepararti, Abbott?” rispose l’Istruttore voltando appena la testa verso di lei. “Dopo sessanta secondi potresti già essere morta.”
   L’uomo s’incamminò verso la Shacklebolt, che aveva già il fischietto tra le labbra e gli occhi fissi su un orologio da taschino dorato.
   “La loro base potrebbe essere qui o qui” disse Harry sotto voce indicando due punti sulla mappa.
   “Oppure qui” aggiunse Ron indicandone un terzo. “Anche se il corso d’acqua è più spostato, ma vale la pena controllare.”
   “Io posso trovarli molto in fretta” disse Kiky con un sorriso pacifico. “Posso trovare le loro tracce mentali, basta ascoltare i loro pensieri.”
   Harry la guardò in tralice, le labbra strette.
   “Non è corretto.”
   “Beh, potremmo avvicinarci alle tre zone e… lasciare che Kiky controlli le loro tracce” suggerì Hannah.
   “Se fossero Mangiamorte non avremmo scrupoli ad usare la mia abilità da Legillimens” sottolineò Kiky incrociando le braccia con aria di sfida.
   “D’accordo” sospirò Harry controvoglia.
   “Io e te potremmo andare alla nostra base e usare gli Incantesimi che usava Hermione” propose Ron, con molto buon senso. “Se ce ne riescono anche solo la metà di quelli che utilizzava lei i Viola non troveranno mai la nostra base.”
   “Ottima idea” concordò Harry, tutto pur di non andare in avanguardia con Kiky e la sua bacchetta da Legillimens. “Dividiamoci: io e Ron verso la nostra base, Kiky e Hannah a controllare i tre posti che abbiamo candidato.” Lanciò un’occhiata alla squadra avversaria: Ella stava gesticolando esagitata, mentre Roger cercava forse di proporle una strategia alternativa alla sua che, conoscendo la ragazza, prevedeva sicuramente l’esplosione di qualcosa. “Incamminiamoci verso la stessa direzione e dividiamoci quando siamo fuori vista.”
   La Shacklebolt fischiò e i due gruppi di Reclute scattarono attraverso il bosco in direzioni diverse; dopo aver superato una piccola collinetta, la squadra Arancione si fermò. Con un movimento veloce della bacchetta Hannah produsse una copia della mappa che consegnò a Harry e Ron, tenendo per lei e Kiky l’originale; ragazzi e ragazze si salutarono con un cenno della testa e si divisero. I due amici camminarono a passo veloce uno accanto all’altro in silenzio per diverso tempo; Harry aveva la sgradevole sensazione di essere tornato indietro nel tempo, a quasi un anno prima, quando da fuggitivi cambiavano posto ogni giorno, e ogni giorno dovevano allestire un nuovo accampamento.
   Trovare la base non fu difficile: si trattava una piccola costruzione, che poteva tranquillamente essere il capanno delle scope dei Weasley ridipinto di arancio, che se ne stava rannicchiata di fianco ad una minuscola cascata, incastrata chiaramente a colpi di bacchetta sotto ad una roccia striminzita che la copriva a mala pena. Ron aprì la porta, che emise un cigolio che probabilmente sentì ogni abitante di Godric’s Hollow.
   “Questa dovremo insonorizzarla” commentò Ron con un sopracciglio alzato. L’interno della base Arancione era angusto e poteva ospitare a mala pena due persone in piedi – se non respiravano troppo profondamente; cosa che per altro era vivamente sconsigliata: il tanfo di acqua stagnante era così forte da far rimpiangere l’odore di pipì di gatto della tenda di Perkins. I due ragazzi si precipitarono fuori dalla baracca al primo respiro.
   “Non è necessario stare dentro la base per difenderla, giusto?” chiese Harry tossendo. “L’importante è che non ci entri nessuno dei Viola.”
   Non ci fu bisogno di convincere Ron; meno facile fu farsi tornare in mente gli Incantesimi che usava Hermione: sembrava incredibile aver dimenticato quella specie di filastrocca che avevano sentito per settimane ogni stramaledetto giorno. Ci vollero diversi minuti e una serie di tentativi – uno dei quali rischiò di far saltare un paio di travi del tetto già traballante – per rendere la base relativamente protetta: Salvio Hexia, Protego totalum e Cave Inimicum avevano difeso la loro tenda in tempi molto più difficili, sarebbero stati più che sufficienti per un’esercitazione del corso Auror. Ma entrambi sapevano che gli Incantesimi non li sollevavano dalla sorveglianza del perimetro, così mentre Ron vigilava sul lato nord di fronte alla baracca, Harry salì sulla piccola altura da cui si gettava la cascatella e si mise a guardia del lato sud.
 
   Era ormai trascorsa una mezz’ora di abbondante niente, quando Harry decise di controllare una zona più ampia attorno alla base della squadra Arancione; i suoi sensi erano tutt’altro che allerta e il ragazzo si lasciava guidare più che altro dalla curiosità di esplorare quei boschi che gli erano sconosciuti e che pure avrebbero potuto essergli familiari come il palmo della sua mano – in un’altra vita, se Voldemort non avesse ucciso i suoi genitori, se lui non fosse stato il Bambino Sopravvissuto ma solo Harry, se se se! Un mucchio di se che non facevano che tormentarlo da tutta una vita. La mancanza di Ginny si agitò da qualche parte nel petto di Harry, che però decise di scacciare in blocco quei pensieri.
   Non aveva prestato alcuna attenzione a dove lo avevano portato i piedi e quando sollevò lo sguardo si ritrovò davanti ad una grossa roccia, coperta di muschio e rampicanti contorti, che sembrava essere caduta lì per sbaglio dalla tasca di un Gigante, dimenticata nel mezzo del bosco ad ammuffire finché non sarebbe scomparsa, inghiottita dal verde. Harry avvertì uno strano pizzicore sulla pelle e batté le palpebre: non sapeva a che distanza si trovasse dalla base, non sentiva più il rumore del fiumiciattolo, ma aveva un’idea della direzione da prendere per tornare indietro. Ma non subito; prima poteva di certo fermarsi un paio di minuti ad osservare quella roccia, distante appena un paio di metri. Si avvicinò curioso e mentre si avvicinava cominciò a notare qualche cambiamento: in un primo momento pensò che fosse la luce incerta del cielo nuvoloso ad ingannare i suoi occhi, che vedevano il muschio ritirarsi di qualche centimetro e scoprire la pietra. Ma quando fu a meno di un metro dal masso percepì distintamente i rampicanti muoversi e frusciare e nel giro di pochi secondi si intrecciarono tra loro come serpenti, prendendo la forma di un arco alto un paio di metri. I peli sulla nuca di Harry si rizzarono mentre il ragazzo si fermava di fronte alla roccia, divenuta ora liscia e perfetta come se qualcuno l’avesse levigata con cura; al centro dello spazio delineato dall’arco di rampicanti era inciso con precisione e perizia il triangolo che racchiudeva un cerchio e che era tagliato da una linea verticale, un disegno che Harry conosceva molto bene.
   “Che diavolo ci fa qui il simbolo dei Doni della Morte?” chiese il ragazzo alla roccia, come se questa potesse rispondergli. Tuttavia una sorta di risposta arrivò: Harry percepì chiaramente un aumento di quella sensazione di pizzicore sulla pelle e si ricordò di una delle prime lezioni della Shacklebolt: il potere magico ad alte concentrazioni può essere percepito a livello fisico da maghi e streghe, così come il naso percepisce gli odori o il palato i sapori. La magia riconosce la magia, è necessario solo saperla ascoltare.
   Il ragazzo si accorse appena della sua mano sinistra che si alzava e si allungava verso il simbolo, attratta come da un magnete; Harry arrivò quasi a sfiorare il cerchio con la punta delle dita, esitò un attimo, poi fece aderire il palmo alla roccia liscia. La superficie fredda tremò appena al suo contatto, come un animale che viene toccato mentre dorme, poi si gonfiò come se stesse traendo un profondo respiro; infine la parete si polverizzò completamente, riempiendo l’aria di minuscole particelle scintillanti. Harry tossì e con un semplice Incantesimo diradò la polvere: dietro l’arco di rampicanti si estendeva un corridoio, scavato anch’esso nella pietra e levigato fino a diventare liscio e lucente; era illuminato in modo uniforme da una fioca luce che sembrava emanare dalle pareti stesse, dato che il ragazzo non riusciva ad individuare né fiaccole né altre fonti luminose.
   La parte razionale di Harry gridò a gran voce di tornare indietro ed avvisare un Istruttore, ma di nuovo i piedi del ragazzo sembrarono agire in autonomia: Harry avanzò di qualche passo nel corridoio, pervaso da una curiosa sensazione di calma e dal fermo desiderio di scoprire cosa ci fosse in fondo a quella galleria. Non provò paura nemmeno quando sentì chiaramente la parete di roccia riformarsi alle sue spalle dopo che aveva percorso alcuni metri, eppure sapeva che avrebbe dovuto.
   Camminò per pochi minuti prima di arrivare in una piccola stanza circolare dalle pareti ricurve e perfettamente lisce; era priva di qualsiasi mobilio od ornamento e al centro vi campeggiava un alto leggio di legno dall’aria pesante ed antica, lavorato in modo semplice. Sopra di esso c’erano un drappo rosso scuro e un voluminoso libro rilegato in pelle consunta e dalle pagine ingiallite dal tempo, tanto che Harry pensò che anche quello si sarebbe dissolto in mille particelle polverose se solo lo avesse toccato. Il ragazzo si avvicinò ad osservarne la copertina, sulla quale era impresso di nuovo il simbolo dei Doni; si concesse solo di sfiorarlo con un dito. Il pizzicore sulla pelle di Harry aumentò fino a diventare fastidioso, quasi doloroso; la copertina del libro si aprì con quello che sembrava essere un vero e proprio sforzo fisico, mentre le pagine si sfogliarono da sole con leggerezza e velocemente, come se fossero incappate in un forte vento. Così come avevano cominciato a muoversi, le pagine di fermarono di colpo in un punto oltre la metà, su un foglio completamente vuoto. Vuoto a parte l’intestazione, che recitava Harry James Potter.
   Harry si avvicinò al libro e sfiorò la pagina con le dita, completamente ipnotizzato da quella visione. A nulla servirono gli sforzi della sua razionalità, che continuava a gridare di tornare indietro, di non toccare quel libro, per nessuna ragione; da qualche parte riaffiorò anche il ricordo di Arthur che rimproverava Ginny tanto tempo prima: Ma allora io non ti ho insegnato proprio niente? Che cosa ti ho sempre detto? Non ti fidare mai di niente che pensi da solo se non riesci a capire dove ha il cervello!
   Eppure Harry non riusciva a provare né paura né diffidenza, sapeva solo che doveva prendere quel libro, era suo, di diritto, senza alcuna ombra di dubbio. Spinto da una soffice curiosità, voltò la pagina da sinistra verso destra, in cerca di ciò che precedeva il suo nome – e quello che lesse finalmente lo allarmò. Si trattava di un altro foglio completamente bianco a parte l’intestazione, come il suo, e il nome che vi era impresso era forse l’ultimo che si sarebbe aspettato di leggere in quel momento: Draco Lucius Malfoy.
   Qualcosa scattò nella mente di Harry, come se avesse fatto una semplice operazione matematica con un ritardo ingiustificato: il simbolo dei Doni della Morte, il suo nome, quello di Malfoy… deglutì e voltò anche quella pagina, aspettandosi di trovare un nome ben preciso. Tuttavia, invece del solito foglio bianco, si trovò davanti a righe ordinate e fitte, scritte a mano in una calligrafia obliqua che Harry conosceva molto bene: quella di Silente.
 
   Scintille rosse! Scintille rosse!
   “L’hanno trovato!” gridò Ron indicando un punto nel cielo a Micheal, poco distante da lui. “Da quella parte!”
   Entrambi i ragazzi si misero a correre attraverso il bosco verso il punto da cui erano partite le scintille; erano ormai ore che tutto il gruppo di Reclute stava cercando Harry, il sole aveva cominciato a calare e l’aria fredda prese a pizzicare dolorosamente lungo la gola di Ron, incapace di respirare a bocca chiusa in quel momento.
   Arrivarono in una piccola radura al centro della quale c’era un grosso masso ricoperto di muschio e rampicanti; Kiky era in piedi davanti a quella roccia e ansimava, mentre la Shacklebolt tentava di calmarla con una mano sulla sua spalla. In quel momento arrivò anche Leatherman dal lato opposto della radura.
   “Dov’è?” chiese l’Istruttore; non aveva il fiato corto, nonostante fosse arrivato correndo, ma anzi aveva la voce dura e ferma. Kiky indicò la roccia, umettandosi le labbra con la lingua, a disagio; Leatherman la guardò perplesso.
   “Qui dentro?”
   “Sì, è lì dento, lo percepisco chiaramente.”
   “Sta bene?” chiese Ron. Kiky annuì.
   “Credo di sì. Mi ha sentito, ha provato a respingermi, ma sono riuscita a mantenere il contatto. Penso… penso che abbia capito che sono in ansia. Che lo siamo tutti.”
   Nella radura arrivarono di corsa anche le altre Reclute, da direzioni diverse; Ella aveva metà dei capelli bruciacchiati fin sotto l’orecchio e qualche spira di fumo stava ancora salendo dalle ciocche più annerite, ma Ron decise di non farsi domande, anche se era quasi certo che nella faccenda centrasse Nott.
   Il pensiero di Harry aveva la precedenza su tutto: era stato proprio Ron a dare l’allarme, quando il suo amico tardava a tornare dal giro d’ispezione che aveva detto di voler fare. Prima l’aveva cercato da solo, chiamando, gridando e correndo come una gallina senza testa; poi aveva fatto l’unica cosa che aveva senso fare: aveva chiamato gli Istruttori, che non l’avevano proprio presa con la calma che ci si sarebbe aspettati da loro. Ron aveva chiaramente sentito Leatherman, poco prima di dare l’ordine di sospensione dell’esercitazione, dire alla Shacklebolt: “Lo spiegherai tu a Prewett che ci siamo persi il Prescelto!”
   Kiky aveva messo in campo la sua abilità di Legillimens, cercando la traccia mentale di Harry che, per sua stessa ammissione, ormai conosceva molto bene.
   “Come diavolo facciamo a entrare?”
   Leatherman fissava la roccia con un certo disgusto; provò a toccarla con la bacchetta, con cautela, e saggiò la superficie con un paio di Incantesimi che Ron non riconobbe.
   “Lui com’è entrato?” chiese Theodore. Kiky si strinse nelle spalle, gli occhi chiari sbarrati; era evidentemente sotto pressione, forse anche affaticata mentre cercava di mantenere il contatto mentale e rispondere alle domande degli altri allo stesso tempo.
   “Prova a chiederglielo” suggerì Micheal.
   “Non sono una Telepate, non riesco a parlare!” gridò Kiky; una goccia di sudore le spuntò dall’attaccatura dei capelli, poco sopra l’orecchio destro.
   “Stai tranquilla, Major” disse dolcemente la Shacklebolt, accarezzandole un braccio. “Sappiamo che stai facendo del tuo meglio e lo stai facendo bene. Prima hai detto che Harry ha percepito la tua ansia; credi di poter trasmettere anche delle immagini? Quello che vedi tu?”
   Kiky la fissò per qualche momento poi annuì.
   “Posso provare” rispose in un sussurro. “Cosa dovrei…?”
   Leatherman nel frattempo era passato alle maniere pesanti.
   “Defodio! Reducto! Incendio!
   Nessuno di quegli Incantesimi sembrava avere altro effetto se non quello di aumentare il nervosismo dell’Istruttore; persino Incendio non riuscì ad attecchire al muschio e ai rampicanti, che si limitarono a frusciare con leggerezza mentre le fiammelle si estinguevano miseramente senza scalfire la vegetazione.
   “Potresti trasmettergli questo” suggerì la Shacklebolt trattenendo un sorrisetto divertito. “Potrebbe capire che stiamo cercando di raggiungerlo senza successo e che siamo preoccupati.”
   Kiky annuì ancora una volta e strinse appena gli occhi azzurri nello sforzo della concentrazione; Ron strinse la propria bacchetta, cercando di tenere a bada l’ansia e la frustrazione: avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa di utile, ma sapeva che l’unica cosa sensata era mantenere la calma.
   “Mi ha sentito!” esclamò Kiky, sorpresa da sé stessa; si bloccò per qualche momento, gli occhi fissavano qualcosa che gli altri non potevano vedere. “Lui… ha semplicemente toccato la roccia. Dietro c’è un corridoio e lui è lì.”
   “Brava” disse la Shacklebolt con un sorriso incoraggiante. Leatherman guardò il masso con aria di sfida e vi poggiò sopra il palmo della mano sinistra, ma la ritirò subito come se scottasse.
   “Incantesimi Repellenti” affermò con sicurezza. “Probabilmente la galleria si apre solo per Harry, ma non ho idea del perché. O meglio, tutte le idee che mi vengono sono ipotesi inquietanti, quindi digli di muovere il culo e uscire da lì dentro” Leatherman deglutì ed aggiunse abbassando la voce di un tono: “Se può.”
   “Ripeto che non sono una Telepate, non posso dire niente!” sbottò Kiky, il volto ormai solcato da diverse gocce di sudore nonostante l’aria diventasse sempre più fredda. La Shacklebolt le posò di nuovo una mano sulla spalla e la costrinse a guardarla negli occhi.
   “Fagli vedere che siamo tutti qui, che siamo preoccupati. Trasmettigli la tua ansia e vediamo cosa succede.”
   Le Reclute si radunarono accanto agli Istruttori, a distanza di sicurezza dal masso, stretti gli uni agli altri senza che nessuno si toccasse realmente. Kiky fece scorrere lo sguardo su di loro e si concentrò di nuovo; il silenzio si dilatò in modo insopportabile per Ron, che aveva voglia di prendere a calci quella stupida roccia. Cosa avrebbe detto a Ginny? Era lì solo la sera prima e adesso… Chiuse gli occhi e si costrinse alla calma, non doveva fasciarsi la testa prima che si fosse rotta.
   La radura di riempì all’improvviso del rumore dei rampicanti che sfregavano tra loro, mentre velocemente si ritiravano e formavano un arco; Ron fissò sbalordito la roccia, divenuta liscia, gonfiarsi ed esplodere in migliaia di particelle scintillanti nella luce incerta del tramonto. Gli Istruttori puntarono le bacchette verso l’apertura, frapponendosi fra di essa e le Reclute che si scambiavano occhiate cariche di ansia. Una figura avanzò in mezzo alla polvere: sembrava stringersi al petto qualcosa di quadrato e molto ingombrante, come un grosso libro, e sul naso… portava un paio di occhiali rotondi. Ron sospirò di sollievo: stava bene, quello stupido zuccone stava dannatamente bene.
   Leatherman scattò in avanti e prese Harry per un braccio, tirandolo lontano dall’ingresso del tunnel; velocemente come si era aperto, il varco nella roccia si richiuse, la pietra che cresceva e si ricompattava come una ferita sotto le mani di Madama Chips. Nel giro di pochi secondi il masso era di nuovo coperto di muschio e rampicanti ed aveva di nuovo l’aria anonima ed innocua di una semplice roccia nel bosco.
   “Cosa diavolo è successo?” sbraitò Leatherman. “Come sei arrivato lì dentro?”
   “Appoggia subito in terra quello” disse asciutta la Shacklebolt indicando il voluminoso tomo che Harry stringeva ancora a sé; il ragazzo la guardò perplesso, ma le obbedì. L’Istruttrice sigillò immediatamente il libro in una bolla protettiva e lo fece levitare davanti a sé, osservandolo con cautela.
   “Non dovrebbe essere Maledetto, ma ti sottoporremo comunque a un paio di esami più approfonditi” sentenziò la Shacklebolt.
   Harry sembrava sinceramente stupito di tutta quell’ansia e preoccupazione, mentre raccontava di come era arrivato in quella radura, a suo dire solo pochi minuti prima. Leatherman ascoltava con le braccia e le labbra serrate.
   “Poteva essere una trappola” sibilò quando Harry ebbe terminato il suo racconto.
   “Io…” Harry cercò di giustificarsi, ma abbassò lo sguardo quasi subito. “Sì, avrebbe potuto” ammise.
   “Quel libro potrebbe essere Maledetto, o Incantato, o chissà cos’altro. Qual è la procedura nel momento in cui ci si imbatte in qualcosa di magicamente sospetto? Perché non dirmi che questa… cosa non lo è” ringhiò Leatherman indicando la roccia.
   “Ma io…”
   “Dimmi, Potter, qual è la dannata procedura in questi casi?”
   “Isolare la zona e chiamare rinforzi, anche un superiore se si sospetta che la Magia possa essere di tipo superiore.”
   “Anche la più stupida delle Reclute sa a memoria la procedura!” abbaiò l’Istruttore. “E allora perché cavolo non l’hai seguita?”
   “Non lo so, signore. Ho agito d’istinto” disse Harry ai propri piedi. Leatherman si portò due dita alla radice del naso e strinse forte prima di proseguire.
   “Gli animali agiscono di istinto, Potter. Tu vuoi diventare un Auror, e gli Auror devono collegare il cervello alla dannata bacchetta prima di fare – qualunque – cosa! Sei parte di una squadra e come tale devi ragionare. I componenti dipendono gli uni dagli altri, le loro vite dipendono da come agiscono gli altri, e se ognuno va per i cazzi suoi capisci che la cosa può diventare pericolosa!”
   “Sì, signore. Mi dispiace, signore.”
   “Decideremo la tua punizione una volta rientrati da questo maledetto ritiro.”
   Leatherman voltò le spalle a Harry e si incamminò a grandi passi rabbiosi lungo la radura, seguito dalla Shacklebolt e dal libro galleggiante; le Reclute si accodarono agli Istruttori scambiandosi occhiate incerte. Kiky guardava Harry con aria particolarmente contrita e si decise ad abbassare lo sguardo solo quando lui le fece un timido sorriso e un cenno di ringraziamento con la testa. Nel frattempo Ron aveva raggiunto Harry e stava reprimendo il desiderio di abbracciarlo e strangolarlo nello stesso tempo.
   “Harry, che cavolo…”
   “Ti prego, non cominciare anche tu!” rispose l’amico con una smorfia. “Lo so, ho fatto una scemenza, ma ormai l’ho fatta e…”
   Gli occhi di Harry sfrecciarono verso il libro che fluttuava di fianco alla Shacklebolt.
   “Credo di aver trovato qualcosa di molto prezioso. E credo di sapere perché sono riuscito ad entrare là dentro e voi no.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Angolo di Gin
Yeah, rieccomi!
Mi sono presa una lunga pausa davvero, un po’ perché il lavoro e l’extra lavoro mi hanno impegnato quasi ogni momento, un po’ perché mi ero completamente arenata con la storia: blocco completo.
MA la buona notizia è che questa pausa è stata davvero mooolto utile ai fini della storia: ho cestinato completamente una parte della trama, ho cancellato in blocco un personaggio (mi sento quasi in colpa… chissà che un giorno non ci salti fuori uno spin off o roba simile) ed è nato questo capitolo, che è un passaggio importante.
Sembra che stia aggiungendo altra carne al fuoco – ok, in parte è così – ma prometto che tutti i fili sono al loro posto e li tirerò in modo degno, promesso.
La citazione inziale è un po’ una schifezza (pardon) ma devo pubblicare assolutamente entro oggi prima che mi passi per la testa di rimandare ancora.
Via sulle ali dell’ispirazione!
 
Presto su questi schermi ritroveremo anche Hogwarts e Dean – non so in che ordine, ma ci saranno!
 
Grazie a tutti come sempre a chi ha letto e leggerà e chi mi lascia un suo commento!
 
Special thanks to: SilverKiria!
 
Smack
Gin

 
   
 
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