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Autore: AdhoMu    03/06/2018    6 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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12. Scacco matto ai Signori dei Falconi.
 
- A proposito di prima...
- Non c’è bisogno di dire nulla, dài - disse lui, stringendole delicatamente il braccio intorno alle spalle. Mary alzò la testa per guardarlo in viso.
- E invece sì.
- Il mio comportamento è stato fuori luogo, lo so - sospirò lui, un po’ rammaricato.
- Al contrario. Io avrei reagito esattamente come te - lo contraddisse lei, scuotendo la testa. - Anch’io me ne sarei andata sbattendo la porta, se avessero chiesto a te di fare una cosa del genere.
- Ti hanno praticamente obbligata ad accettare...
- Non abbiamo molta scelta, lo sai. È per il bene superiore.
- A volte Silente si riempie la bocca, con questo bene superiore...
- Ma, purtroppo o per fortuna, ha ragione. Dobbiamo assolutamente recuperare quel Giratempo. Non possiamo lasciarlo in mano a loro, o saranno guai seri.
- Sì, ma... usare te come esca...
- Sei preoccupato.
- Non dovrei esserlo?
Mary appoggiò la guancia sulla sua spalla tiepida.
- Dovresti. Devi. Sì. É pericoloso, lo so.
Lui le carezzò i riccioli dorati e rimase in silenzio per qualche minuto.
- La maggior parte delle persone sedute a quel tavolo, poco fa... James, Lily, Silente stesso... non hanno visto quello che ho visto io quel giorno.
- Ne sono tutti al corrente.
- Sì, ma non hanno visto di persona quello che ti ha fatto, quel... Non hanno visto come urlavi e ti contorcevi a mezz’aria... – lei si tirò su di scatto, decisa a fermarlo, ma lui proseguì. – Non ti hanno vista cadere a terra in quel modo. Sembravi... sembravi...
- ...morta.
- Sì.
Un silenzio gravido di angoscia cadde nuovamente fra loro. Ancora una volta, fu lui a romperlo per primo, dopo qualche minuto di riflessione. Si tirò su a sedere sul letto, sfilandosi dall'abbraccio della ragazza. Tirandosi dietro il lenzuolo, allungò una mano per prendere qualcosa dal comodino.
- Ascolta, Mary.
- Dimmi.
- Quando dovrai... fare quello che ti è stato chiesto di fare, vorrei che tu usassi questo.
Le prese la mano e vi depose un piccolo oggetto luccicante, richiudendogli intorno le dita che lei, incuriosita, aprì subito per vedere di cosa si trattava. Era un piccolo scudo metà giallo e metà nero, con un piccolo rilievo dell’inconfondibile Tasso argentato piazzato nel mezzo.
- Ma questa è...
- Sì. La mia spilla di Prefetto. Il professor Cirrell vi appose uno speciale incantesimo protettivo come premio per un mio compito che giudicò particolarmente buono.
- Eri già così bravo in Difesa contro le Arti Oscure?
- Secondo lui sì... – replicò lui abbassando il capo, modesto.
- Non potevi che diventare un membro dell’Ordine – Mary lo guardò, sorridendo ammirata.
- I Tassorosso non sono versati per le Arti Oscure – si giustificò lui, un po' imbarazzato. Dalla sua voce, però, traspariva tutto l'orgoglio che provava per la sua Casa. - Usala tu, ti prego.
- Ma potresti averne bisogno...
- Io ho bisogno di sapere che tu sei al sicuro – rispose lui, carezzandole la guancia con dolcezza. Avvicinato poi il viso a quello di Mary, accostò le labbra alle sue e la baciò a lungo, con il cuore che gli batteva forte nel petto, un po' felice e un po' angosciato.
 
*
 
- Io ho bisogno di sapere che tu sei al sicuro! – stava sbraitando Graham, mentre percorreva a grandi falcate il lato lungo della sala da pranzo. Tutto ciò che, sventuratamente, si trovava sulla linea della sua traiettoria (mobili, oggetti, vegetali ed elfi domestici) veniva meticolosamente travolto e lanciato altrove.
- Kain... - tentò di calmarlo la signora Montague, invano. Graham era una furia incontenibile in quel momento, probabilmente prossimo all'autocombustione.
Leanne, seduta su una delle grandi sedie rivestite di cuoio disposte intorno all'enorme tavolo, lo osservava senza dire nulla.
Subito dopo che Ares Mulciber aveva lasciato il Georgiano, il signor Hollein aveva mandato il suo Patronus alla Gringott per chiedere a Graham di raggiungerli al più presto. Quando il ragazzo si era trovato davanti il pomposo pinguino che parlava con la voce del Direttore, aveva immediatamente piantato in asso baracca e burattini e si era precipitato fuori.
Senza dire una parola, con la sua espressione più ermetica e impassibile, aveva ascoltato il resoconto di Leanne e di Hollein; poi, insieme alla ragazza, aveva preso la Metropolvere diretto a casa. Leanne non osava aprire bocca perché sapeva che, presto o tardi, Graham sarebbe esploso – e ovviamente, quando lo fece, lo fece con il maggiore strepito possibile.
Chicazzoè sto Mulciber e checazzovuole da te?! – lo si udì ruggire fin dalle pendici del giardino. Dai cipressi secolari disposti lungo il viale si levarono stormi di passeri in fuga.
- Kain...
- Io gli torco il collo. Torco il collo a tutti!
- Padroncino Craig, le porcellane Ming no, la prego... – squittiva Brisby, afferrando al volo i piatti e i vasi di delicatissima ceramica bianca e azzurra che volavano nell’aria come pop corn.
 - Questo Mulciber è una persona molto, molto pericolosa, Kain. Ai tempi della Prima Guerra, pare abbia fatto a pezzi Benji Fenwick, un mio compagno di casa - disse la signora Montague in un soffio.
- E perché non si trova ad Azkaban? - rabbrividì Leanne, rompendo il silenzio per la prima volta da quando era arrivata.
- Walden Macnair gli fornì un alibi di ferro - s'inserì il signor Montague, che fino a quel momento se n'era rimasto zitto. - Tutti a spalleggiarsi a vicenda. Macnair, Lestrange, Mulciber, Piton e quella pazza furiosa di Bellatrix Black. Era dura far parte della Casa di Salazar, a quei tempi. Si vedevano di quelle cose...
- Per fortuna hai cercato compagnia altrove - gli sorrise la moglie.
- Sì. Io e Andromeda Black siamo stati così fortunati da accaparrarci dei Tassorosso.
Si udì tossire. Graham guardava i genitori, un po' a disagio.
- Come la mettiamo, quindi? - chiese poi, laconico.
- La mettiamo che, da domani, Lausanne non mette piede fuori di qui.
E così fu.
 
*
 
Poi, a poco a poco, richiamati da messaggi e passaparola non pronunciati ma misteriosamente risaputi, i babbani prossimi al Mondo Magico e i Nati Babbani intorno ai quali il cerchio, inesorabilmente, cominciava a stringersi, iniziarono a fare la loro timida comparsa sulla soglia di Villa Montague. Il primo a presentarsi fu un giovane mago gallese che aveva studiato con Greta, insieme ai genitori benzinai. Due giorni dopo, ecco arrivare un altro nucleo familiare; questa volta un mago padre di famiglia con la moglie babbana e due bambini che non avevano mai dato segni di magia.
- Il Ministero ci aveva accordato il permesso di espatrio - spiegò l'uomo, visibilmente agitato. - Ma tutti i canali di uscita sono controllati. Mangiamorte ovunque.
- Esattamente come l'ultima volta - commentò il signor Montague, tirando lunghe boccate di sigaro. E, insieme alla moglie, diede disposizione agli elfi domestici affinché preparassero le stanze per accogliere i nuovi arrivati.
Nei giorni successivi, l'afflusso aumentò in modo considerevole. In breve, la Villa dovette essere sottoposta ad opportuni incantesimi di estensione per farci stare tutti coloro che bussavano alla porta chiedendo ricovero.
Giocoforza, l'ultimo giorno di luglio, i signori Montague fecero chiamare Graham e Leanne nel loro salottino privato per parlare loro di una cosa molto importante.
- Sedetevi, ragazzi - esordì la signora Montague, appellando due poltroncine di velluto.
- Bando alle ciance - cominciò suo marito. - Non c'è molto tempo da perdere. Le nostre fonti ci informano che, ormai, la caduta del Ministero è imminente. 
- Ragion per cui dobbiamo immediatamente cominciare ad operare il Piano di Evacuazione.
Graham e Leanne si scambiarono un'occhiata.
- E come avreste intenzione di fare? - chiese il ragazzo, evidentemente scettico. - Londra è blindata.
- Faremo come l'altra volta - rispose la signora Montague, lisciandosi la veste. - Durante la Prima Guerra Magica, io e tuo padre partecipammo attivamente, insieme ai tuoi nonni, all'evacuazione dei soggetti in pericolo. Proprio da questa Villa. Tu e Keira eravate piccoli e di certo non ve ne ricordate...
- Assolutamente no - ammise Graham, facendosi attento.
- Useremo come rifugio la villa di famiglia sulle Grenadine.
- La villa ai Caraibi?!
- Esatto. Ma avremo bisogno del vostro aiuto. Craig, Lausanne; state bene attenti, ora.
La famiglia Montague, raccontò il mago soffiando fuori il fumo, possedeva una grande casa sulle isole Grenadine (la “Casa Coloniale”), risalente all'epoca della colonizzazione francese. Costruita in legno e circondata da un'ampia e ariosa veranda, era usata pochissimo, ma gli elfi domestici in servizio stabile la mantenevano in uno stato impeccabile. Una lussureggiante e impenetrabile foresta tropicale, potenziata da specie vegetali magiche, cresceva tutt'intorno, celandola agli sguardi indiscreti. Era il luogo ideale per trasferirvi le persone le cui vite si trovavano ora minacciate dai seguaci del Signore Oscuro.
- Ma in che modo state pensando di realizzare il trasferimeno? – domandò Leanne, intrigata.
- Il camino centrale della Casa Coloniale è collegato con quello di questa saletta – spiegò la signora Montague. – Ma l’incantesimo che permette la connessione ha delle... particolarità.
- Esatto – continuò il marito. – Tanto per cominciare, c’è bisogno di qualcuno che lo attivi direttamente da là. E non è tutto: affinché funzioni, ci vuole un discendente di sangue Montague ad ogni estremità.
- Questo significa... – s’intromise Graham, accendendosi una Hermes.
- Che io e tuo padre ci recheremo alle Grenadine per attivare il portale – disse sua madre – mentre tu e Lou-Anne dovrete rimanere qui e, al momento opportuno, completare il processo.
- Ma neanche per sogno! – esclamò il ragazzo, saltando in piedi. – Leanne viene con voi immediatamente. Non può rimanere qui e perdere tempo e rischiare di...
- Non dire baggianate Graham! – strillò Leanne, stringendogli il braccio. – Senza di te non mi muovo di qui!
- Ma l’importante è che ci sia qui io, no? – ribatté lui, testardo.
- Tecnicamente sì, Craig – disse il signor Montague, conciliante. – Ma Lausanne non può venire con noi. Non ha il permesso di espatrio.
- E voi, ce l’avete?
- Noi abbiamo tutto Kain, lo sai – rispose la signora Montague, mentre Graham borbottava qualcosa che suonò simile ad “ammanicati”. – Stammi bene a sentire. Noi partiremo nel giro di due ore. Contiamo di arrivare a destinazione domattina sul presto. Non appena la connessione sarà pronta per essere attivata, ti manderemo Aristide con le istruzioni.
Aristide, il falcone del signor Montague, era già incappucciato e pronto sul suo trespolo. Il padrone gli lisciava le piume, assorto, mentre lui emetteva degli stridii acuti e delicati.
- Siamo d’accordo?
Graham annuì, aggrottando la fronte.
- Nel frattempo, mi raccomando, mantenete alti i sistemi di protezione della Villa – raccomandò la signora Montague, in tono risoluto.
- Nessuno ha mai espugnato questa Villa, madre.
- No. Ma questa volta c’è un piccolo problema – disse il signor Montague, serio, senza smettere di lisciare le piume di Aristide. – Aidan Avery, il cognato di tua sorella, conosce l’ubicazione di casa nostra. L’Incanto Fidelius è quindi invalidato. Dobbiamo giocare sul tempo, prima che loro si accorgano di quello che stiamo facendo.
- A proposito... e Greta?
- Le abbiamo già fatto pervenire un messaggio. Lei e Eean dovrebbero raggiungervi al più presto.
 
*
 
Le ore che seguirono la partenza dei coniugi Montague furono di una calma piatta snervante e densa di elettricità. Quella calma che, di solito, antecede lo scatenarsi della tempesta.
E difatti, la sera del giorno dopo, Graham e Leanne appresero con grande sgomento - ad informarli fu un vecchio Magonò affranto, già scampato alla Prima Guerra e appena approdato alla Villa - che il Ministro Scrimgeour era stato assassinato e che il Ministero era caduto.
- Quindi è questione di ore - osservò Leanne, nervosa, mentre Graham percorreva a grandi passi il perimetro della proprietà recitando complicatissimi incantesimi protettivi che aveva imparato al corso di Spezzaincantesimi. - La protezione del Ministero è svanita. Villa Montague è in pericolo.
E nel cielo terso, nessuna traccia di Aristide. Il tempo stringeva, ma il falcone non si vedeva.
La stessa cosa valeva per Greta. Le ore passavano ma, della sorella di Graham e di suo marito, neanche l'ombra.
Alla luce dei fatti appena accaduti, i maghi e le streghe in fuga continuavano ad arrivare, sempre più numerosi. Dentro la Villa e nelle sue dipendenze, si respirava aria di una polveriera pronta ad esplodere.
 
Spesso, fra un giro di incantesimi e l'altro, Graham si affacciava alla finestra della sua stanza e guardava assorto il giardino, socchiudendo gli occhi. Fra gli alberi secolari avevano cominciato a spuntare delle tende per alloggiare coloro che non trovavano posto dentro casa.
- Che cos'hai, Ham? - gli chiedeva Leanne, infilandosi fra lui, la balaustra e sistemandosigli fra un braccio e l'altro.
- Io sarei stato dall'altra parte, ora - rispondeva lentamente lui, abbassando la testa per posare il mento sulla sua spalla. La sua voce suonava seria e addolorata. - Se non fosse successo quello che è successo, io sarei...
- Ma non lo sei - tagliava corto lei, alzando una mano per tappargli la bocca. - Sei dalla parte giusta, Graham! Ed è questo che conta.
Lui girava il capo per guardarla, incantato dai riflessi del sole che le facevano brillare le iridi castane; faceva scivolare le braccia intorno al suo corpo sottile e la stringeva a sé.
- Vedrai che bello, il Mar dei Caraibi. È verde come lo stendardo di Salazar...
- Che meraviglia avere un fidanzato ricco - commentava Leanne strizzandogli l'occhio e facendolo finalmente sorridere.
- Vedi di tenertelo stretto, allora - sbuffava lui, facendola girare verso di sé e poi trascinandola delicatamente all'interno della stanza, grato per le iniezioni di vita che lei riusciva sempre a regalargli. - Un buon partito come me non si incontra ad ogni angolo, sai.
- Neanche uno sbruffone così spocchioso e pieno di sé, se è per questo - ridacchiava la ragazza, abbracciandolo forte.
 
*
 
Passarono altri due giorni prima che, finalmente, succedesse qualcosa. E quando la situazione si smosse, accadde tutto in una volta.
Graham e Leanne avevano cominciato a chiedersi se, per caso, qualcosa non fosse andato storto alla Casa Coloniale quando all'improvviso, dal giardino, qualcuno urlò:
- Il falcone! GUARDATE!
- Siamo salvi! - acclamarono altre voci.
Si udì un fischio profondo fendere l'aria; i due ragazzi si precipitano sulla terrazza per vedere meglio. Ed eccolo là, Aristide, che descriveva cerchi ampi nel cielo; Graham lo richiamò tendendo il braccio e lui, con una virata regale, venne a posarsi stringendo gli unghioni sulla protezione di cuoio. Legato ad una zampa dell'uccello con un nastrino verde, c'era un piccolo rotolo di pergamena con il sigillo "M".
I rifugiati esultarono. Dopo giorni e giorni trascorsi in preda allo sconforto, l'arrivo di Aristide portava con sé la speranza di farcela.
Stando bene attenta a non farsi beccare (il becco del falcone era tagliente come un rasoio), Leanne afferrò il rotolino di pergamena e lo svolse per leggerlo.
- Il portale è pronto, Graham. Vai ad attivarlo, presto! Io intanto organizzo la fila... Brisby!
- Comandi, signorina Lausanne!
- Aiutami a mettere in ordine gli ospiti, per favore. Prima i bambini!
- Sissignorina, signorina Lausanne!
- Leanne...
- Cosa c'è, Graham?
- Non... Non sono sicuro di saper fare questo incantesimo - borbottò lui, dopo avere letto velocemente il biglietto.
- Io, invece, sono sicura di sì - lo interruppe lei, saltellando da un piede all'altro. - Tu sai fare tutto, ricordi?! Mi hai perfino trovato la figurina di Panoramix il Druido!
- Sciocca... - sorrise lui, facendo una smorfia.
Proprio in quel momento, un secco crack precedette l'arrivo di Greta. Materializzarsi all'interno del cerchio magico le era stato possibile solo perché Villa Montague era ancora casa sua. Era sola, spettinata e molto, molto spaventata.
- Gree! Salazar sia lodato! - esclamò Graham, spalancando gli occhi. - Dov'è Eean?... - chiese poi, sospettoso
- Non c'è un minuto da perdere! - gridò lei trafelata. - Mi hanno quasi...
Una serie di sibili profondi richiamò la loro attenzione. Intorno alla cupola protettiva che avvolgeva Villa Montague cominciarono a zigzagare densi sbuffi di fumo nero.
- Mangiamorte! - strillò una giovane strega, terrorizzata.
- Sbrigati, testone! - urlò Leanne a Graham. - Sono arrivati!...
 
*
 
La barriera avrebbe forse retto per qualche manciata di ore. Forse.
Con l'aiuto di Greta, Graham era riuscito ad attivare il portale e l'evacuazione era cominciata.
Man mano che i rifugiati defluivano lentamente attraverso il camino, Graham, Leanne, Greta e alcuni altri maghi e streghe più abili degli altri si davano da fare per rafforzare lo spessore della cupola. Purtroppo, molti dei quali avrebbero potuto dare una mano si trovavano in condizioni di impotenza, perché le bacchette erano state loro requisite dall'Ufficio Purezza Ematica del Ministero.
Intanto, da fuori, gli attacchi si moltiplicavano.
Protego Maxima! - ripeté Leanne per l'ennesima volta. 
Era esausta e scarmigliata; la piccola fenice di mithril brillava fra i suoi capelli di una luce azzurra che si faceva ad ogni istante più intensa, reagendo alla magia oscura degli assalitori.
Dopo un tempo che parve loro eterno, Brisby venne a chiamarli.
- Signorina Caroline, padroncino Craig, signorina Lausanne. L'evacuazione è prossima al termine. Venite dentro, presto!
Secondo le istruzioni inviate tramite Aristide, Graham avrebbe dovuto attraversare il camino per ultimo; al suo passaggio, la connessione con la Casa Coloniale si sarebbe chiusa ermeticamente.
- Brisby, ti ordino di smaterializzarti alle Grenadine! - comandò il ragazzo, mentre Greta si preparava ad entrare nel camino.
In quel momento, una detonazione fragorosa seguita da un tremore intenso scosse la Villa, facendoli cadere a terra tutti e tre.
Leanne, al colmo dell'orrore, vide la parete dietro al caminetto che si sgretolava in un cumulo di macerie. Greta si rialzò tossicchiando, coperta di polvere; per un soffio non era stata colpita dai calcinacci in caduta libera.
- Molto bene. Che cosa abbiamo qui? - domandò una voce canzonatoria e malvagia.
Aidan Avery, in piedi davanti a loro, li osservava con un ghigno compiaciuto.
Accanto a lui, un manipolo di inquietanti figuri vestiti di nero completava quel quadro apocalittico.
   
 
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