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Autore: AdhoMu    07/06/2018    6 recensioni
[Leanne/Montague]
Montague (Kain? Craig? Graham?) e Leanne (di cognome?).
Due personaggi dalle identità confuse e di cui sappiamo pochissimo.
Un incontro inaspettato darà vita ad un rapporto che si svilupperà nei mesi precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Magica e che li porterà, con un po' di fortuna, a trovare se stessi l'uno nell'altra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kain Montague, Leanne, Mary MacDonald, Mulciber
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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13. Aromagie che sciolgono il ghiaccio.
 
Di tutte le ricchezze che ho viste
Una sola io vorrei davvero
I tuoi occhi di acqua celeste.
(Stefano Benni - Di tutte le ricchezze)

 
Il ghigno sarcastico di Aidan Avery durò poco.
Un lampo di luce gialla, seguito da un grido, balenò nell'aria abbagliando le cornee dei presenti.
Bastardo!
Greta aveva fatto saettare la bacchetta, attaccando il cognato e colpendolo di striscio con un incantesimo tagliente. Quello spalancò gli occhi, incredulo; poi indietreggiò di qualche passo, portando la mano alla guancia ferita, che già sanguinava abbondantemente.
Graham non perse tempo.
Approfittando dell'effetto sorpresa si lanciò in avanti verso i Mangiamorte, travolgendone tre con incantesimi di potenza inaudita che parevano un prolungamento della sua prodigiosa forza fisica; Leanne, nel frattempo, era riuscita a impastoiarne un quarto, mentre Greta, inferocita, faceva sferzare la bacchetta, accanendosi su Avery che, sconcertato, tentava di difendersi come meglio poteva.
Purtroppo gli oppositori erano in molti e i ragazzi, pur determinati a non arrendersi, capirono subito che le cose, per loro, si sarebbero inevitabilmente messe male. Nessuno dei tre era abituato a duellare, eccetto Graham che, a scuola, aveva spesso e volentieri menato le mani e agitato indebitamente la bacchetta. Ma si era trattato pur sempre di scaramucce fra studenti; quella, invece, era una situazione molto seria. Leanne era veloce e possedeva buoni riflessi, ma non aveva mai imparato ad usare la magia come un'arma; Greta, dal canto suo, pur essendo di qualche anno più vecchia di loro e più capace, si vedeva costretta alla cautela a causa della gravidanza. In ogni caso, però, erano tutti e tre decisi a vendere cara la pelle.
Ergendosi in tutta la sua considerevole statura, Graham si scagliò contro coloro che furono così sventurati da capitargli a tiro, travolgendoli con ogni sorta di mezzo magico e babbano. Andò avanti così per qualche minuto, fra urlacci e schiocchi di nasi frantumati e di ossa spezzate finché, inevitabilmente, qualcosa lo fermò. 
Di punto in bianco il ragazzo rimase immobile, improvvisamente esitante.
Bastian Macnair stava in piedi davanti a lui; si mordicchiava il labbro inferiore e lo fissava impassibile, passandolo da parte a parte con il suo sguardo glaciale. Come sempre, non aveva un capello fuori posto ed era vestito in modo impeccabile, come se fosse appena uscito di casa per recarsi ad un appuntamento con una qualche dannata Principessa del Galles.
Stupeficium! - buttò lì Graham, senza troppa convinzione.
Protego - sibilò Macnair in tono basso e piatto, muovendo appena il polso. Colpito di rimbalzo dal suo stesso incantesimo, Graham vacillò.
L'altro non mosse un passo. Non lo attaccò, non tentò di sbaragliarlo né di schiantarlo. Montague era troppo grosso e carico, in quel momento; uno Schiantesimo di media entità, probabilmente, avrebbe avuto ben poco effetto su di lui. Quello sbruffone impulsivo di Avery ci avrebbe senz'altro provato. Ma non Macnair, che era metodico, osservatore e prediligeva agire a freddo. Graham era apparentemente incontenibile, certo, ma era anche suscettibile, infervorato ed eccitabile; aveva commesso il grosso errore di lasciare aperta la mente. Ed in essa, come da copione,  risiedeva la sua vulnerabilità.
Confundus! - la voce bassa e un po' graffiante di Macnair fu sopraffatta dal baccano che risuonava tutt'intorno, ma la formula magica andò a segno; lui strinse impercettibilmente gli occhi quando l'incantesimo si conficcò in profondità nella mente indifesa di Graham che, stordito, sbattè le palpebre e indietreggiò di qualche passo.
 
Graham! - urlò Leanne, vedendolo barcollare. Un momento di distrazione fu sufficiente perché uno Schiantesimo la prendesse alle spalle. La ragazza cadde a terra con un grido. Nel frattempo un Mangiamorte anziano, un certo Yaxley (Graham lo conosceva di vista, avendolo incontrato qualche volta alla Gringott), era riuscito a disarmare Greta e la teneva sotto tiro.
- Gree! Leanne! No! - Graham scosse la testa, cercando di recuperare la concentrazione, ma ormai li aveva tutti addosso; con non poca fatica e un numero considerevole di incantesimi scagliati al suo indirizzo, i Mangiamorte riuscirono infine ad impastoiarlo.
- Ottimo lavoro - commentò Avery, avvicinandosi. Teneva ancora la mano premuta sulla guancia e aveva il colletto della camicia tutto sporco di sangue. Ai suoi piedi, Graham tentava invano di liberarsi e strepitava inferocito, con un'espressione assassina dipinta sul volto. - Chiudetelo in quella stanza laggiù. Me la vedo io con lui.
- Non...non osare! - Greta urlava come una pazza. - Non osare toccarlo! Lui no! Mi hai capita? 
- Chiudi il becco, traditrice del tuo sangue e, ahimè, anche del mio.
Lei spalancò gli occhi e si buttò in avanti, trattenuta per un pelo da Yaxley.
- Sei tu, sei tu che lo hai tradito! Cane!
Avery la fissò con cattiveria.
- Portatelo via - ordinò poi ai suoi accoliti, indicando Graham con un cenno del capo. Greta continuava a dibattersi:
- Se gli torci anche un solo capello io ti ammazzo, maledetto! Ti ammazzo!
- Oh. La lady ha perso l'aplomb - la provocò Avery, ridendole in faccia. Si voltò divertito verso Macnair, ma quello non lo degnò di uno sguardo, impegnato com'era a rimuovere con estrema attenzione un pelucco dalla manica della giacca nera.
Con un'alzata di spalle, Aidan Avery seguì il corpo levitante di Graham fino alla sua cella improvvisata.
 
*
 
- Siamo nei guai.
Leanne, che misurava a grandi passi il perimetro della stanza in cui le avevano rinchiuse, alzò gli occhi e guardò Greta.
- Siamo nella merda, vorrai dire...
- Sì. Nella merda fino al collo - rispose lei, carezzandosi la pancia già lievemente arrotondata.
In altre circostanze, la parola 'merda' in bocca a Greta avrebbe anche potuto suonare divertente, ma in quel momento la situazione non si confaceva all'ilarità.
Leanne le si avvicinò e sedette accanto a lei sul pavimento.  Al momento di chiderle dentro, Macnair aveva fatto evanescere tutti i mobili per evitare che potessero in qualche modo avvalersene per darsi alla fuga. Rimanevano solo il vasto tappeto, segnato laddove decenni di zampe lignee l'avevano pressato, ed una considerevole collezione di vasi di vetro di Murano ordinatamente ammucchiata in un angolo.
- Cosa... cosa è successo a tuo marito, Gree? - chiese Leanne, in un mormorio sommesso.
Greta la guardò tristemente, tentando di organizzare i pensieri.
- Lo hanno... lo hanno colpito. Non so se... se... - disse infine, reclinando la testa all'indietro per appoggiarla alla parete. - Avevamo ricevuto il messaggio di mamma, sai...
Leanne le prese la mano.
- Eravamo pronti a fuggire, lui era d'accordo con me - proseguì Greta, la voce rotta dal pianto. - Eean era... lui era una brava persona. Non come... 
- Non-pronunciare-quel-nome - la interruppe Leanne, con un moto di stizza, come se dire 'Aidan' fosse più grave di nominare il nome completo di Lord Voldemort.
- Insomma, abbiamo preparato tutto, ma dovevamo fare attenzione. C'erano sempre persone indesiderabili in giro per casa. 
- Immagino.
- Quando abbiamo saputo della caduta del Ministero, abbiamo capito che non potevamo aspettare un minuto di più e abbiamo tentato il tutto per tutto. Evidentemente, però, ci tenevano sotto controllo. 
- Ma tu...
- Sì, io ce l'ho fatta, ma solo perché... perché... - Greta non riusciva a terminare la frase.
- Non c'è bisogno di andare avanti, Gree - le disse dolcemente Leanne, stringendole la mano.
- Mi ha urlato di andare avanti. Di non voltarmi a guardare. Di fuggire lontano e portare via Plin.
Plin?
Plin. Questo qui, o questa qui - spiegò Greta con un sorriso mesto, indicandosi la pancia. - Eean lo/la chiamava così. Diceva che è il suono che fa una goccia di rugiada.
 
*
 
Mal di testa.
Mal di collo.
Mal di spalle.
Mal... di tutto.
Sdraiato sul freddo pavimento, gli sembrava di svenire e rinvenire in continuazione. Era esausto e dolorante. Neanche nei lunghi mesi di degenza in infermeria si era sentito così a pezzi. Certo, era rimasto privo di forze per un bel po'. Ma mai, mai in vita sua, prima di allora, gli era toccato sopportare un dolore forte come quello che gli era appena stato inflitto da Avery.
Quel bastardo gli aveva fatto assaggiare un po' di Cruciatus, a più riprese, nel tentativo di farlo cantare. Voleva sapere che cosa fosse accaduto alla Villa, chi erano coloro che vi si erano rifugiati e come avevano fatto a scappare. Graham non aveva aperto bocca, ma il suo silenzio era costato molto, molto caro.
- Eh sì che promettevi bene, quando eri più piccolo - lo schernì Avery. - Saresti stato un perfetto Mangiamorte: sprizzi sangue puro e magia potenzialmente oscura da tutti i pori. Il Signore Oscuro ti avrebbe senz'altro apprezzato molto, Montague. Io stesso avrei scommesso ad occhi chiusi su di te. E invece...
Graham rimase in silenzio. Respirava a fatica, era esausto.
- ...e invece, ci hai ingannati tutti. Che delusione. Un altro schifoso traditore del proprio sangue - concluse Avery, con un sorrisino di ironico rammarico.
Dopo alcuni minuti, il Mangiamorte si chinò su di lui, facendolo girare a pancia in su con un colpo di bacchetta.
- Sei proprio sicuro di non volermi raccontare nulla? – lo incalzò.
Silenzio.
- Lo prendo per un no. E sia. Ma sappi - concluse Avery, guardandolo torvo - che appena arriva Mulciber coi ferri, un bel Marchio Nero onorario non te lo leva nessuno.
E facendo ondeggiare il mantello se ne andò, lasciando Graham steso a terra, pesto e scomposto.
 
*
 
Dopo aver rinchiuso le due streghe nella stanza che gli era parsa più adatta allo scopo, Bastian Macnair era uscito in corridoio e si era messo a guardare fuori da una delle grandi finestre che fiancheggiavano il lato ovest della casa.
Da quella posizione si godeva una gran bella vista del giardino e della collina di Greenwich, che discendeva dolcemente fino alla zona dei canali del Tamigi; in lontananza, i tetti e le torri di Londra si confondevano come in una stampa dal disegno particolarmente intricato.
Macnair fece vagare lo sguardo sugli alberi del giardino.
Tanti anni prima, quando era ancora un bambino col pallino delle pozioni, gli era stato detto che, nel giardino di alcune magioni appartenenti alle casate di maghi più antiche e tradizionali, crescevano numerose specie magiche e non magiche egualmente adatte alla bollitura nel calderone. Villa Montague era una di queste.
“Chissà se se c’è anche...” si domandò; e la sua vista acuta gli fornì una veloce risposta.
Eccolo lì.
Alto e flessuoso, con la chioma verdeargento ed il tronco rossastro, un imponente eucalipto magico si stagliava contro gli arabeschi azzurri e arancioni del cielo al tramonto.
Macnair chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, il sole era già scomparso e il girdino era avvolto nel buio. L’eucalipto e tutte le altre piante, immerse nell’ombra, non si vedevano più; nel frattempo il vetro della finestra, divenuto riflettente come uno specchio, gli rimandò l’immagine di due occhi chiari come l’acqua che lo guardavano fisso.
Erano i suoi.
Belli, ma sempre troppo gelidi e freddi, gli dicevano tutti. Tutti quelli che non sapevano che, dietro a quello strato sottile di ghiaccio, si agitavano ben altri pensieri. Pensieri dolci e al tempo stesso tormentati, pensieri che lo accompagnavano sempre e in ogni dove.
Pensieri che il suo losco compare interruppe bruscamente, avvicinandosi a lui con passo pesante.
- Mi ci sono voluti tre Schiantesimi contro quell’energumeno – esordì Avery. – Non voleva sapere di starsene buono. Oh, ma alla fine l’ho piegato...
- Ha parlato?
- Macché. Neanche sotto Cruciatus.
- E con l’Imperius?
- Niente.
- Davvero un gran peccato non averlo dalla nostra.
- Già.
Avery fece spallucce come a dire “c’esta la vie”.
- Ma sai che ti dico? Quando non si fa breccia da una parte, ci si prova dall’altra. Fammi un po’ vedere cosa abbiamo qui dentro – disse, aggirando l’amico e abbassando la maniglia della stanza dov’erano rinchiuse Leanne e Greta.
 
Attraverso la porta semiaperta, Macnair ebbe modo di ascoltare il breve dialogo che si tenne all’interno. Prima la voce adirata (e allarmata) di Greta che gridava:
- Che cosa vuoi? Dov’è mio fratello? Che cosa gli avete fatto?
E Avery che le rispondeva:
- Si è beccato quel che si meritava, quel bestione.
Poi un’altra voce, probabilmente quella dell’altra ragazza, che lo insultava:
- Maledetto bastardo!
Grave errore, pensò Macnair, socchiudendo gli occhi. Ora, Avery doveva essersi per forza accorto di lei. E, considerando il modo poco ortodosso con cui il suo amico, spesso e volentieri, soleva ‘divertirsi’ con le prigioniere, soprattutto quelle carine come lei, la cosa non prometteva nulla di buono.
Difatti, dopo un silenzio di qualche secondo, si udì nuovamente la voce di Avery che diceva, presumibilmente rivolto a Greta:
- A te non faccio niente (anche se, te lo dico, non mi dispiacerebbe affatto) perché, che tu ci creda o no, nutro ancora qualche scrupolo nei confronti di mio fratello.
- Non osare parlare di lui!
- Ne parlo eccome. E poi – continuò Avery dopo una breve pausa – porti in grembo un membro della mia famiglia, il che ti tiene in salvo. Per ora.
Non aggiunse altro.
Un secondo dopo, Greta era stata sbattuta in malo modo fuori dalla stanza, all’interno della quale cominciò quasi subito a scatenarsi il putiferio. Avery rideva, Leanne urlava ed era tutto un fragore di vasi di Murano frantumati.
 
Greta Montague batteva il pugno sulla porta e singhiozzava, intimando ad Avery di aprire immediatamente la porta. Batté, minacciò e supplicò; tutto invano. Poi voltando la testa ,disperata, si accorse di Macnair, che era rimasto in piedi accanto alla finestra e la guardava impassibile.
- Macnair! – lo implorò lei, afferrandogli d’impulso il braccio. Il ragazzo aveva arrotolato puntigliosamente le maniche della camicia immacolata; le dita di Greta si strinsero attorno al suo polso, sfiorandogli la pelle.
– Ti prego, ti prego!... Non lasciare che Aidan... che le faccia...
Ora, Greta non era mai stata una Legilimens, né un’esperta di Divinazione né, in alcun caso, una strega dotata di chissà quali poteri fuori dal comune. Non seppe mai in che modo riuscì a leggere dentro a Macnair anche se poi, ripensandoci in seguito, finì per convincersi che questo surplus di magia le fosse stato regalato da Plin, la piccola creatura che, da qualche tempo, nuotava beata dentro di lei.
- Ti prego! – ripeté Greta. – Mio fratello la ama... Se mai ti è capitato di amare qualcuno in vita tua, non permettergli di... di...
In quel momento, l’anta della finestra si spalancò, forse mossa dal vento della sera, o forse dalla disperazione di Greta. E l’effluvio intenso dell’eucalipto magico di Villa Montague entrò, impetuoso,  insieme alla corrente d’aria, invadendo il corridoio.
Bastian Macnair ne fu colpito in pieno.
Chiuse gli occhi, vide i bagliori rossastri dell’outback, i canguri e i koala; socchiuse le labbra, inebriato dal profumo di eucalipto che si insinuava in profondità dentro di lui; dilatò le narici per aspirare a pieni polmoni l’aroma della brezza morbida e salata dell’Oceano Pacifico.
La visione durò un attimo, ma fu in grado di scuoterlo da capo a piedi.
 “Se mai hai amato qualcuno, in vita tua...”
Assolutamente sì.
“E se ci fosse lei, là dentro?”
Assolutamente no.
Aveva lasciato aperta la mente. Che errore da principiante. Lo ammise a se stesso e, serenamente, si arrese. Diresse uno sguardo pacato verso Greta e mosse qualche passo verso la porta.
- Quando uscirò da quella stanza con Avery – le disse allora, in tono eloquente – dovrai fare due cose. Innanzitutto, dovrai “coglierci di sorpresa” e Schiantarci. Prima lui, ovviamente, e poi me. Tutti e due.
- Ma...
- Niente “ma”. Devo essere libero da qualsiasi sospetto, o per me non ci sarà scampo.
- Va... va bene. E la seconda cosa?
- Dovrai prelevare le vostre bacchette dalla tasca della giacca di Avery ; poi, dovrai raggiungere tuo fratello al più presto e trovare un modo per uscire di qui. Mulciber arriverà a momenti con i ferri; se non sarete abbastanza veloci, ti ritroverai un Marchio Nero in famiglia – rispose lui, mentre Greta si tappava la bocca con le mani.
- Ci siamo capiti?
- Sì – annuì la strega.
Macnair si alzò e andò ad aprire la porta.
 
Dentro la stanza, la situazione era deplorevole. C’erano pezzi di vetro ovunque e segni di lotta; in un angolo, Avery era finalmente riuscito ad acchiappare Leanne e la teneva ferma a terra, sotto di sé, mentre con una mano armeggiava con la fibbia della cintura. La ragazza cercava invano di divincolarsi; aveva i vestiti a brandelli e un bel po’di lividi distribuiti qua e là.
- Adesso ti faccio vedere io, sporca Mezzosan...
- Avery.
Quello si fermò, un po’ansimante. Con un colpo di testa, gettò all’indietro la chioma scura.
- Cosa vuoi, Macnair? Sei venuto a prenderti la tua parte?
- Io non faccio certe cose – rispose l’altro, gelido. – Mulciber è arrivato.
- Ma per la Spocchia di Salazar! – ringhiò Avery, stringendo la mano intorno al collo di Leanne, che aveva smesso di agitarsi. – Proprio sul più bello...
- Convocazione immediata.
- Peccato. Dover lasciar perdere un’attività così appagante... Dovresti provare, qualche volta.
- Io certe cose non le faccio – ripeté Macnair, piatto.
- E infatti è proprio per questo che quella bella pollastra australiana ti manda sempre in bianco...
Non fece in tempo a finire la frase.
Macnair gli si era lanciato addosso e lo aveva fatto girare su se stesso con un colpo di bacchetta, per poi puntargliela alla gola.
- Non. Osare.
Avery lo guardò con un ghigno, assottigliando lo sguardo. Faceva lo spavaldo, ma in fondo ai suoi occhi brillava un lumicino di apprensione.
- Suvvia, Bastian. Si scherzava.
- Oblivion!
Gli occhi di Avery si fecero vacui. Macnair lo fissò, gelido, e poi non seppe resistere alla tentazione di risparmiare a Greta il lavoro sporco.
- Stupeficium!
Avery cadde all’indietro. Macnair rovistò nelle sue tasche ed estrasse le tre bacchette dei prigioneri.
- Prendi! – ordinò, lanciandole a Leanne che, nel frattempo, si era rialzata in piedi a fatica. Era coperta di lividi e di graffi. La ragazza le prese al volo e si precipitò fuori dalla stanza, per poi rifugiarsi fra le braccia di Greta.
- Va tutto bene – le disse quella, accarezzandole la testa. – Andiamo.
- Montague.
La voce di Macnair richiamò l'attenzione di Greta, che si voltò a guardarlo.
- Ricordati cosa devi fare - soggiunse lui, alludendo a quanto convenuto fra di loro poco prima. E, detto questo, aprì le braccia, preparandosi ad incassare il colpo, che però non arrivò.
Invece di Schiantarlo, Greta gli appioppò un ben più blando Petrificus Totalus.
- Grazie – mormorò, per poi girarsi verso Leanne, che ancora si stringeva a lei tutta tremante, ed esclamare:
- Muoviamoci!
 
*
 
Raggiungere Graham non fu cosa facile.
La Villa e il giardino erano pieni di seguaci del Signore Oscuro, e le due ragazze dovettero procedere con molta cautela.
Mentre si dirigevano in tutta fretta verso la dispensa, però, andarono quasi a sbattere contro un soggetto alto e nerovestito, probabilmente appena arrivato, che reggeva fra le mani una mezza dozzina di oggetti metallici allungati dall'aspetto poco rassicurante. Sembravano ferri per marchiare il bestiame.
Leanne cacciò un urlo.
L'aveva riconosciuto immediatamente: era lo stesso tizio che era andato a chiedere di lei al Georgiano.
Ares Mulciber.
Mentre Leanne lo osservava con gli occhi sbarrati, domandandosi che cosa lei e Greta avrebbero potuto fare contro un tipo così, accadde un fatto inesplicabile. Quando i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza, un'espressione di indecifrabile stupore si dipinse sul volto scavato del Mangiamorte. Mulciber rimase impietrito ad osservare quella ragazza bionda e riccia dall'aspetto dimesso, che lo fronteggiava angosciata. Il mago assunse l'espressione di uno cui avessero appena scagliato contro un Confundus; la sua sorpresa parve aumentare quando i suoi occhi si posarono sulla mollettina di mithril, che ormai aveva assunto la tonalità del blu cobalto.
- M-Mary...? - balbettò, incredulo.
Leanne non perse tempo chiedendosi chi diavolo fosse la Mary chiamata in causa; agitò il polso e, mossa dall'impulso, gli scagliò contro il più potente Incantesimo di Ostacolo che le riuscì di produrre:
- Impedimenta!
L'impatto, violento e inaspettato, lo fece volare lontano.
- Oh, per Godric!... L'avrò... l’avrò...
- Arresto Momentum! - gridò Greta, arrestando a mezz'aria un paio di molle da camino che si dirigevano saettando verso di loro. - Andiamo, Leanne!
Altri oppositori, richiamati dal chiasso, erano entrati all'interno della Villa e si erano lanciati al loro inseguimento, bersagliandole di oggetti e sortilegi.
Greta e Leanne corsero a perdifiato, tentando di non inciampare né di farsi colpire dalle fatture che volavano tutto intorno a loro; quando la porta della stanzetta in cui era rinchiuso Graham si parò davanti a loro, le due ragazze proruppero in un Alohomora congiunto che fece quasi scardinare la spessa anta di legno di faggio.
- Colloportus! - gridò Leanne, chiudendosi dentro, mentre Greta, previdente, apponeva sull'uscio un più lungimirante e solido Salvio Hexia.
Graham, semincosciente ma vivo, giaceva sul freddo pavimento del locale, che era piccolo, scuro e privo di finestre.
"Decisamente claustrofobico", osservò Leanne con una stretta al cuore, sapendo quanto gli spazi ristretti lo facessero soffrire.
- Macnair ha detto che la dispensa è stata sottoposta ad incantesimi anti smaterializzazione! - gemette Greta, non appena ebbe recuperato un minimo di fiato. - Siamo in trappola!
- No! - urlò Leanne, gettandosi in ginocchio accanto a Graham. - Graham lo può fare! È l'unico ad essersi smaterializzato dentro Hogwarts...
- È troppo debole, Leanne!
- No! - ripeté lei, ostinata. - Lo può fare! Lui può fare tutto!
Si mise a scuoterlo con forza; per farlo tornare in sé, gli assestò perfino un paio di buffetti sostenuti (erano veri e propri ceffoni, a onor del vero, ma lei sapeva che Graham li avrebbe percepiti come innocue pacchette). Lo sguardo del ragazzo si fece a poco a poco meno vacuo.
- Le... Leanne.
Tentò di stendere le dita per carezzarle una guancia, ma il dolore glielo impedì.
- Cosa ti hanno... - le chiese, accorgendosi dei suoi abiti laceri e dei lividi che cominciavano a costellarle la pelle.
- Ascoltami bene, Graham - lo interruppe lei, prendendogli il viso fra le mani. - Ci devi tirare fuori di qui, hai capito?
Lo stato di coscienza del ragazzo oscillava pericolosamente fra l'acceso e lo spento. Gli occhi grigi gli si facevano vitrei ed era scosso da brividi.
- Non... non posso...
- Sì invece! Graham! - Leanne gli mise in mano la bacchetta; poi gli sollevò la testa e se la strinse al petto. - Tu puoi fare tutto amore mio. Tutto! Ascoltami - gli disse, scostandosi un poco da lui per guardarlo negli occhi. - Tu... eri già uno Spezzaincantesimi, ancora prima di rendertene conto...
- Leanne ha ragione, Graham - Greta gli si era avvicinata alle spalle e lo cingeva da dietro, facendo aderire la pancina rotonda alla schiena del fratello. Da fuori, i colpi e le imprecazioni si susseguivano. - Tiraci fuori di qui, Ham!
E così, stretto fra le due (anzi, tre) persone che gli erano più care al mondo, il ragazzo riuscì a recuperare un briciolo di lucidità.
- Te-tenetevi... - balbettò, con un filo di voce. - Do-dove...?
- A Stennes! - urlò Leanne, tirando fuori il primo luogo che le era venuto in mente.
Crack.
Proprio in quell'istante la porta cedette, spalancandosi con uno schianto. Mentre si smaterializzava insieme a Graham, Greta e Plin, Leanne ebbe la netta impressione di udire un ruggito rabbioso risuonare nell'aria.
 
Alcune cosette:
1) Capitolo un pochino più lunghetto, ma questa volta non me la sono sentita di lasciare in sospeso il filo del racconto.
2) Lo ammetto. Per il passo in cui Greta riesce a convincere Bastian a fare del bene, mi sono ispirata al brano dei Promessi Sposi (Cap. XXI) in cui Lucia converte L’Innominato con la seguente frase: “Dio perdona tante cose per un’opera di Misericordia!”.
3) Per eventuali delucidazioni circa il rapporto di amore/odio fra Macnair e Alicia Spinnet (la “pollastra australiana” è proprio lei, come da Capitolo 10), cfr. (ancora una volta!) la long L'Assistente di Pozioni, fino ad Epilogo A.
   
 
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