Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Gurubell    25/06/2018    0 recensioni
Immaginate un tempo in cui Hogwarts ancora non esiste e Beauxbaton ha solo una ventina d’anni. Un tempo in cui i maghi non sono ancora ufficialmente entrati in clandestinità, ma devono cercare di tenere comunque i loro poteri nascosti ai Babbani, che vogliono processarli e (tentare di) ucciderli mandandoli al rogo. Un tempo in cui i giganti sono ancora molti e vivono nascosti, ma liberi, controllati da un apposito Dipartimento del Concilio dei Maghi (oggi conosciuto come Ministero della Magia).
Immaginate cosa potrebbe succedere se proprio i giganti si ribellassero e iniziassero ad attaccare i maghi...
E’ in questo clima di tensione che nasce la nostra storia, l’avventura dei quattro Fondatori della più grandiosa scuola di magia e stregoneria di tutti i tempi, delle loro famiglie e dei loro amici. Vi siete mai chiesti cosa li avesse uniti? Cosa li avesse portati a decidere di fondare una scuola? Ebbene, state per scoprirlo...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I fondatori, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DDNT
Image and video hosting by TinyPic


N.D. Gurubell.
TANTI AUGURI MUFFIN!
Ecco qua, come regalo di compleanno per l'autrice Muffin98, creatrice di Lev, il nuovo capitolo di DDNT!
Lo sappiamo, ci abbiamo messo un sacco per aggiornare, speriamo che almeno sia valsa la pena aspettare.
Buona lettura!
Gurubell




002 – CAPITOLO 2. LA FINE E L'INIZIO


Atto primo: troppe voci dentro la testa

« Mer… »
La ragazza dai capelli castani sobbalzò, voltandosi di scatto verso il drappo a cui dava le spalle: Lev le fece cenno di raggiungerlo lì dietro, così, dopo aver controllato che nessuno la stesse osservando, scivolò furtiva oltre il pesante tendame di velluto rosso, facendo trasparire una certa preoccupazione.
« Cosa c’è? Che ti hanno detto? »
Levhai sospirò, facendo un cenno con la mano come per scacciare un insetto: « Mi stanno tormentando… continuano a ripetere la parola “doppio”, sembrano impazziti… »
« Sei riuscito a metterti in contatto con il ministro francese? »
« Ancora no… probabilmente il suo spirito non si sarà ancora reso conto della situazione… »
« E quel ragazzo, lo studente di Beauxbatons? Di lui sai qualcosa? »
Il ventiseienne affondò le mani nei propri capelli color sabbia, piegandosi in avanti con una smorfia di dolore: « No… non so niente… aiutami, mi stanno facendo impazzire… »
« Ssshhh, tranquillo, tranquillo, sono qui… »
La castana portò il cugino a inginocchiarsi lentamente, per poi permettergli di poggiare la fronte contro la propria spalla. « Stai tranquillo, Lev… respira a fondo… »
« Perché fanno così? Sono impazziti… fanno male… fanno troppo male… »
Il ragazzo represse a stento un gemito, singhiozzando, mentre le voci degli spettri si facevano sempre più insistenti, provocandogli fitte atroci: quando i fantasmi erano così irrequieti aveva quasi la sensazione che qualcuno gli stesse ficcando degli spuntoni roventi nel cranio.
Meredyth afferrò prontamente una fiala riposta nella tasca del biondo, stappandola con un colpetto di pollice:
« Respira questa… piano… »
Un flebile spiraglio di fumo violaceo fuoriuscì dall’imboccatura, entrando nelle narici del ragazzo. Il dolore scemò lentamente, fino a interrompersi, le voci si fecero sempre più flebili.
« Va meglio? »
Lev annuì appena, rialzandosi in piedi e riponendo la preziosa boccetta nella propria tasca: « Sì… spero che si saranno calmati quando finirà l’effetto… »
La venticinquenne sorrise e fece per aggiungere qualcosa, quando la voce di Lady Elaine li raggiunse, facendoli sobbalzare.
« Meredyth, Levhai, siete qui dietro, vero? »
I due cugini si scambiarono un’occhiata allarmata, uscendo allo scoperto.
« Lady Elaine… »
Gli occhi zaffirei della donna squadrarono entrambi con un’inquietante impassibilità, poi le sue labbra delicate si mossero, articolando un importante annuncio: « Lord Leon ci ha convocati nel suo ufficio. È appena arrivato anche il ministro. Ci stanno aspettando. »
« D'accordo… »
La glaciale ventottenne volse loro le spalle, incamminandosi imperiosa verso una delle uscite del salone. Lev sospirò, prendendo per mano la cugina e seguendo il loro capo con la rapidità e la leggerezza di un’ombra. Mentre varcavano la soglia, Meredyth incrociò per un istante lo sguardo di Charles, che sostava con la schiena poggiata al muro, bevendo da un piccolo boccale. Il Metamorphomagus le rivolse un’occhiata interrogativa, a cui lei rispose sillabando a filo di voce: « Ti dico tutto più tardi ».
Non ebbe tempo di controllare se avesse capito o meno: lo sfarzoso scenario del salone cedette il posto a un lungo corridoio scarsamente illuminato, attraverso il quale Lady Elaine procedeva spedita. Nello stesso istante, i giovani cugini O’Gallagher ebbero l’impressione di essere osservati ma, per una misteriosa ragione, nessuno dei due parlò all’altro dell’inquietate sensazione.

Atto secondo: inquietanti sospetti e occhi indiscreti

« Avanti, signori, Lord Leon ha appena chiesto di fare silenzio » fece eco Lord Artax, seduto accanto al padrone di casa, cercando di quietare il nervoso brusio che aveva pervaso la stanza dal momento in cui la riunione era iniziata. In quell’istante, qualcuno bussò sul legno scuro della porta e, senza aspettare la risposta, Lady Elaine entrò impettita con i due collaboratori al seguito. Seduto accanto a Lord Leon, un nano dai capelli color miele ed espressivi occhi celesti batté le mani un paio di volte, accogliendo i nuovi arrivati con un piccolo sorriso: « Bene, ecco qua il resto della mia ciurma. Perfino durante le feste ci tocca lavorare, vero? »
Era vestito elegantemente e la sua voce era limpida e piacevole. Elaine eseguì un piccolo inchino, imitata dagli altri due. « Buonasera, Ministro. Spero di non averVi fatto attendere troppo ».
« Levhai ha avuto… un piccolo problema» s’intromise Meredyth, posando una mano sulla spalla del cugino.
Il ministro del Concilio dei Maghi, Lord Rabastan Derwent, posò lo sguardo glauco sul ragazzo, abbozzando un’espressione comprensiva: « La solita emicrania? »
Lev annuì, cercando di celare il nervosismo: « Ora è passata… ci sono novità riguardo l’attacco alla carrozza del ministro Bonacieux? »
Quasi in concomitanza alle sue parole, la porta si spalancò nuovamente e, subito dopo, Lord Hammond e il conte Blanchefleur varcarono la soglia con passo cadenzato. I loro volti erano segnati da un’espressione grave. Leon si alzò in piedi, poggiando le mani sulla scrivania: « Amici miei, ditemi tutto… »
« Le Cappe Rosse hanno recuperato il corpo del ministro » annunciò il comandante, tenendo il proprio elmo sottobraccio. « Servirà inviare un gufo al ministero francese per informarli dell’accaduto… »
« Me ne occupo io » si offrì Clarice Blanchefleur, mentre il marito le rivolgeva un piccolo sorriso. Donna, battendo nervosamente il piede sul pavimento, incrociò le braccia con fare aggressivo: « Vi ricordo che il y a un mio studonte là fuori! Jerôme de Grandpré si trovova nella carrossa che è stata attaccota! Non avote trovato nulla? »
« Soltanto questo » rispose serio il conte Blanchefleur, porgendo alla rossa un prezioso pugnale dall’impugnatura d’argento, sulla quale era incastonato un grosso smeraldo. Donna lo afferrò, tradendo un fremito.
« Quosto è suo… » sibilò sconvolta. « Lui non se ne sepora mai… »
« Il ragazzo potrebbe essere vivo » tentò di rassicurarla Lord Artax. « Finché il corpo non si trova, aspetto sempre a decretare la morte di qualcuno... »
« Se non è morto, prosto lo sarà! » lo interruppe la preside di Beauxbatons. « Che motivo avrebbero degli stupidi jigonti di tenorlo in vita? Aspettore che orrivi sera per manjarlo come antipasto? Se non l’honno jà manjato, poi… »
« Credo che la signora, nonostante mi abbia fatto venire il mal di testa con le sue grida, abbia involontariamente centrato il punto » s’intromise Lord Alistair, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. Freya, seduta sulle ginocchia del marito, socchiuse le palpebre con fare confuso: « Spiegati. »
Il proprietario del Maniero delle Serpi ricambiò uno a uno gli sguardi dei presenti fissi su di lui: « Stupidi giganti. Ecco il punto: i giganti non sono creature ottuse come i troll, ma non eguagliano in intelligenza noi maghi e streghe. Oltretutto, tendono a restare confinati nel proprio territorio e non amano impicciarsi nelle faccende del popolo magico senza un valido motivo. Correggetemi se sbaglio, Lady Elaine. »
« Non sbagliate » replicò la bella strega con fare diffidente. « Ma non sono sicura di dove vogliate arrivare… »
« Io sì » disse Freya, alzandosi in piedi. « Che interesse avrebbero i giganti nell’attaccare e uccidere il ministro francese? L’idea non può essere partita da loro… »
« Oh cielo… » esclamò Lady Daphne a fil di voce. « Non starai dicendo che… »
« Sì, c’è sicuramente qualcuno dietro tutto questo. » sentenziò Lord Maxwell con aria grave. « Qualcuno che li ha convinti a commettere il crimine e aiutati a pianificare l’attacco. E, mi duole ammetterlo, ma ho il sospetto che l’artefice si trovi in questa casa. Se non addirittura in questa stanza… »
« Questa è un’accusa molto grave, Lord Ravenclaw » osservò pensieroso il conte Lawrence. « Ma, purtroppo, sono propenso a credere alle vostre parole, ora che il quadro della situazione pare essere un po’ più delineato. Temo però che non potremmo rendere pubblica una simile dichiarazione senza l’ausilio di prove, rischieremmo di scatenare un putiferio. »
« Se volete delle prove, l’Ordine dei Grifoni condurrà ricerche anche in capo al mondo » assicurò Lord Hammond, battendo il pugno sul petto.
« Dovranno essere prove davvero concrete » disse Lord Artax. Nel suo sguardo aleggiava un velo di amara delusione. « Mi turba molto il pensiero che possa esserci un traditore tra noi… »
« Anche a me, amico mio » replicò Lord Leon, mentre Freya si schiariva la voce con noncuranza, lanciandogli occhiate velenose. « Maxwell, Alistair, Lawrence… siete davvero propensi a credere che… »
« Oui! E’ chioro! » tuonò Donna, battendo il pugno sul tavolo, facendo sussultare il signore di Villa dei Leoni. « I jigonti sopevano che il ministro si stova recondo alla vostra festa! »
« Beh, questo erano in molti a saperlo » spiegò Leon in tono calmo.
La donna gli rivolse uno sguardo scettico: « Accompagnoto solo da moi e due studonti di Beauxbatons? Avevomo fatto crodere che il ministro avesse una gronde scorta al seguito e che sarobbe junto fin qui seguondo la solita stroda. Non erano in molti a sapore che abbiamo proso un’oltra vie, obbiamo mondoto il messajio direttamonte in villa. Persciò, chi ha udito la notisia doveva trovorsi per forsa jà qui.»
Lady Daphne storse il naso, visibilmente indignata: « Uno o più vili traditori sotto questo stesso tetto! Bah! »
« Già, una vera sorpresa, eh? » replicò ironica Lady Hufflepuff, facendo sussultare il marito che cercò invano di coprire il suo commento con dei colpi di tosse.

Al sicuro dagli occhi dei presenti, dietro un grosso drappo, Alex Neokleos ascoltava con attenzione ogni singola parola.

Atto terzo: fame di conoscenza

La riunione durava da ormai una decina di minuti e, nonostante fosse chiaro che tutti gli invitati si sentissero sulle spine in attesa di un qualsiasi responso, la situazione in sala sembrava essersi quietata.
Helga passeggiò avanti e indietro un paio di volte davanti al tavolo dei dolci, gettandosi attorno occhiate nervose. In quel momento sentiva l’incontrollabile desiderio di prendere una fetta di torta con mandorle e noci, ma non riusciva a liberarsi del chiodo fisso che la faceva sentire in colpa ogni volta che cedeva alla tentazione. Era talmente assorta nei propri pensieri da non rendersi conto del ragazzo che camminava a testa bassa in direzione perpendicolare alla sua, sussultando e colpendo col dorso della mano la mascella di lui quando si scontrarono.
« Oh, per la gonna di Medea! Scusatemi, scusatemi, non Vi avevo proprio visto! »
« Se per quello, nemmeno io avevo visto Voi » replicò distrattamente il giovane, massaggiandosi la zona colpita. « Anche se, fortunatamente, non ho l’abitudine di prendere a schiaffi chi mi viene addosso. »
« Mi dispiace tantissimo, non avevo intenzione di colpirVi… »
« Non importa, mio fratello maggiore, quando è ubriaco, ha l’abitudine di lanciare oggetti sul soffitto, che spesso mi rimbalzano addosso… beh, questo non penso Vi interessi, in realtà ho solo cercato di rassicurarVi, ma non sono bravo in queste cose… »
Era un ragazzo strano, anche se in qualche modo attraente, i suoi capelli erano lunghi e tanto scuri da sembrar neri, mentre le iridi dei suoi occhi erano tinte di un bel verde chiaro.
« Voi siete figlio di Lord Slytherin, giusto? » domandò Helga, riconoscendolo. « O meglio, uno dei suoi figli… »
« Sì, sono Salazar » rispose lui. « Purtroppo non possiedo una grande abilità nel riconoscere le persone, quindi non ho idea di chi siate Voi, il che è leggermente imbarazzante. »
« Sono Helga Hufflepuff, figlia di Lord Artax. Ho capito chi siete perché Vi ho visto entrare in sala con Vostro padre, i Vostri fratelli e un giovane servo… quel giovane servo, dietro di Voi… »
Huck sussultò sentendosi chiamato in causa, arrossendo violentemente quando il padroncino si voltò verso di lui, sorridendogli.
« Ah, sei qui, Huck. »
«V-Vi ho portato il Whiskey Incendiario » balbettò il ragazzino, cercandosi all’istante di ricomporsi. Non l’aiutò il fatto che le sue dita e quelle del ventunenne si fossero sfiorate mentre gli passava il calice.
Salazar bevve un sorso, poi indicò la bionda accanto a sé: « Huck, lei è Lady Helga Hufflepuff, figlia di Lord Artax. »
« La conosco » farfugliò il ragazzino, passando i palmi delle mani sui pantaloni. « Cioè, a dire il vero Lilah mi ha chiesto di cercarla. Lei, Lady Hanna, Lady Missy e i Vostri fratelli stanno discutendo di qualcosa e… Vi chiedo perdono se il calice era pieno solo a metà, Padron Christopherus me l’ha preso dalle mani e ne ha bevuto un po’ prima che potessi fermarlo… »
« Spero non ci abbia sputato dentro » osservò Salazar, volgendosi poi verso Helga. « Beh, a quanto pare siamo richiesti dai nostri parenti… e abbiamo una conoscenza in comune. »
« Lilah è una mia cara amica » spiegò la giovane, mentre si avviavano verso uno dei portoni d’ingresso del salone con Huck al seguito. Proprio a pochi metri da lì, i componenti delle due famiglie stavano discutendo animatamente; quando si accorse del cugino appena arrivato, Missy afferrò il braccio di Will: « Eccolo! Huck ha trovato entrambi! »
« Hai dovuto girare per tutto il salone oppure li hai scovati assieme, piccolo? » domandò un giovane dai capelli ricci e castani, tendendo poi la mano verso Salazar. « Piacere, Ignis Derrk, inventore e fabbricante di scope. » « Il piacere è mio » replicò Sal, scambiando un’occhiata interrogativa con i propri parenti. « Che sta succedendo qui? »
« Stiamo provando a vederci più chiaro, Scimmietta » rispose Will con un sorrisino furbo. « L’intera faccenda non ci convince. »
« La riunione sta durando parecchio e… come sono scortese, quasi scordavo di salutarVi, Lady Helga » disse Christopherus, esibendosi in un perfetto baciamano. Hanna Hufflepuff, che era rimasta in silenzio fino ad allora, rivolse al primogenito Slytherin uno sguardo truce.
Missy si morse le labbra, osservando poi con fare pensieroso: « Quei giganti hanno creato un bello scompiglio. Ho sentito che il ragazzo che accompagnava il Primo Ministro francese è sparito nel nulla… »
« Probabilmente se lo saranno mangiato » tagliò corto Lilah, alzando gli occhi al soffitto. La veste verde che fasciava la sua bella figura era stata chiusa solo in parte sul davanti, creando un’ampia scollatura. « Ecco perché non l’hanno trovato. Mistero risolto. Parlando piuttosto di cose serie, è da qualche ora che non riesco a trovare Iago. Pensavo si fosse infilato sotto qualche tavolo, ma quando l’ho chiamato non si è fatto vivo, non è da lui… »
« Forse l’ha mangiato Lord Leon » scherzò Will, beccandosi un’occhiataccia da parte della rossa.
Una voce sopra le loro teste li costrinse a volgere lo sguardo verso l’alto. Alex Neokleos stava volteggiando con fare annoiato. « Non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi. » disse pigramente. « Chi è questo Iago di cui parlava Lady McLyvon? »
« Non sono una lady. Comunque Iago è il mio tasso, lo porto sempre in giro con me.»
Il fantasma serrò le labbra in una smorfia pensierosa: « Sapete, credo proprio di aver visto un tasso lasciare la sala almeno mezz’ora fa. Si è allontanato passando sotto i tavoli, fino a raggiungere il portone Est e sgusciare fuori. Penso sia stato attirato da qualcosa… »
« Maledizione! » imprecò Lilah, sollevando gli orli della gonna e preparandosi a correre. « Spero non si sia cacciato in qualche guaio. »
« Ti accompagno » si offrì Helga, a cui fece eco Ignis.
« Sì, vengo anch’io… tu, Hanna, che fai? »
La medium si morse il labbro inferiore, poi si limitò a mormorare: « Io resto qui. Devo controllare una cosa. » « Oh, ma come, ci separiamo già? » frignò Will, assumendo apposta un tono infantile. Lilah gli rivolse un’occhiata annoiata: « Vuoi cercare Iago anche tu? »
« Sì, dai, andiamo Will, vengo anch’io! » esclamò Missy, rivolgendosi poi ai due cugini maggiori. « Sentite, vi andrebbe di investigare un po’ sulla faccenda dei giganti? Potreste chiedere in giro o prendere per sfinimento una delle guardie… »
« Ehm… d’accordo, come vuoi… » replicò Salazar, scambiando un’occhiata poco convinta con Huck, mentre i cinque si allontanavano rapidamente.
« La riunione è stata breve… »
« Cielo, in cinque per scovare un tasso! » ridacchiò Chris, scuotendo la testa. « Io proverò a scambiare due parole con la mia futura sposa. Voi due divertitevi come vi pare. »
Sal aprì la bocca per replicare, ma il giovane servo dalla zazzera bionda richiamò timidamente la sua attenzione: « Forse c’è un modo per scoprire qualcosa su quanto è appena accaduto… »
Il secondogenito Slytherin gli rivolse uno sguardo perplesso, al che Huck indicò con un cenno della testa il fantasma che ancora volteggiava sopra di loro. Il ventunenne si illuminò.
« Ma certo, come ho fatto a non pensarci? Ehm… chiedo scusa… »
« Alex » sorrise lo spirito, ben felice del fatto di esser preso in considerazione. « Mi chiamo Alex. »
« Senti, Alex… potresti recarti nello studio di Lord Leon e ascoltare quello che sta succedendo? »
« Divertente » rispose l’anima lentigginosa. « Mi state chiedendo di origliare? »
« Beh, no… » il tono di Sal assunse una nota d’imbarazzo. « Non è origliare, è… è… »
« E’ origliare, padrone » concluse timidamente Huck, quasi un po’ pentito di avergli suggerito una simile idea. « Forse è meglio lasciar perdere, magari… »
« Oh, no, al contrario! » Alex allargò le labbra in un sorriso: « Mi stavo annoiando a morte, sarei felice di aiutarvi. »

Atto quarto: crisi di panico e gruppi loschi

« Non lo so… quest’idea non mi piace proprio… il solo pensiero che qualcuno degli invitati… se non addirittura uno di noi possa aver fatto una cosa del genere… »
Lord Artax si coprì il volto con le enormi mani, deluso e sconcertato. « Insomma, perché? Perché uccidere il ministro e far sparire un ragazzo? Perché metterci i giganti contro? »
« Tu credi troppo nella bontà altrui, Artax » replicò Alistair con aria severa. « Non tutti condividono il tuo senso di lealtà. Anzi, c’è chi la lealtà non sa nemmeno cosa sia. »
« Lo so, però… »
Freya sfiorò con una carezza la spalla del marito, mentre Leon apriva la bocca per rispondere qualcosa. All’improvviso, la porta della stanza si spalancò e, con gli occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime, Michèle de Grandpré si fiondò all’interno della stanza, piantando le mani sul tavolo che la separava dal padrone di casa. « Où est mon frère? » strillò con voce strozzata. « Dov’è mio fratello? Dov’è Jerry? »
« Suvvia, cara, calmati, ti assicuro che faremo il possibile per ritrovarlo » tentò di rassicurarla Lady Daphne. Michèle si voltò disperata verso la preside di Beauxbatons, per poi trasalire non appena vide il pugnale che la donna stringeva tra le dita.
« No… no, no, no, no, no… »
Incespicò in direzione della rossa, strappandole l’arma dalle mani. Donna non oppose resistenza, mentre la diciottenne osservava con fare ossessivo ogni dettaglio della raffinatissima lama.
« No, no, no… »
La sua voce si ridusse a un sibilo, mentre, tra lacrime e singulti, cadeva in ginocchio, stringendo il pugnale del fratello al petto. Lady Freya si inginocchiò accanto a lei, sollevandole il mento delicatamente: « Non vogliamo illuderti, Michèle, ma il corpo di tuo fratello non è stato trovato. Questo ci fa sperare che sia ancora vivo ».
« Vogliomo organizore delle squodre di riscerca » spiegò Donna, restando in piedi ma rilassando la solita espressione rigida. « Metteremo a soqquodro l’intera Bretogna per ritrovore Jerôme ».
« Il vostro dipendente non è un necromante, Ministro? » domandò Lord Maxwell, indicando Lev con un cenno della testa. Prima che Rabastan Derwent avesse il tempo di rispondere affermativamente, Michéle si alzò in piedi di scatto, gettandosi su Lev e afferrandogli con forza i lembi della camicia: « Monsieur, sapote qualcosa? Vi prego, ditemi se gli spiriti vi honno parlato del mio Jerry! »
« Io… » mormorò il ragazzo, scambiando un’occhiata allarmata con Meredyth. « Mi dispiace, non mi è stato riferito nulla a riguardo… »
« Ma se Vi arrivossero notisie… di qualunque tipo… Vi prego, Vi prego, venite a dirmele! »
« Mademoiselle, non stategli così addosso » la rimbrottò Lady Elaine, facendole cenno di scostarsi dal suo dipendente. Non appena fu libero da quella presa disperata e spasmodica, Lev cercò di assumere un’espressione rassicurante: « Prometto che Vi riferirò qualsiasi novità, Mademoiselle. »
Nonostante si sentisse in colpa, non ebbe cuore di rivelarle che per circa un’ora sarebbe stato completamente isolato da qualsiasi voce proveniente dal mondo ultraterreno.
La studentessa tirò su col naso e, dopo aver mormorato un breve saluto ai presenti, uscì dalla stanza con passi rapidi e silenziosi. Fu piuttosto sorpresa quando, chiudendosi la porta alle spalle, notò un movimento sospetto dietro due colonne. Un po’ esitante, si sporse appena in avanti, domandando con fare cauto: « Sc’è qualcuno? »
Uno starnuto, seguito da un’imprecazione, le provocò un sussulto, mentre una ragazza bassa dalla folta chioma color rame usciva allo scoperto, stringendo tra le braccia un tasso dalla pelliccia grigia e nera. Indossava una lunga veste verde che sottolineava le sue curve accentuate.
« Cazzo, Will, ci hai fatti scoprire! » tuonò minacciosa, rivolgendosi a un ragazzo dai capelli castani e ribelli.
« Sei un disastro come spia! »
« Non è colpa mia se mi è entrato un pelo di Iago nel naso! » protestò lui, mentre altre tre persone sbucavano da dietro colonne diverse. « E per tua informazione, io e Missy siamo campioni di spionaggio. Ci siamo esercitati per anni facendo scherzi a quello scemo di Christopherus! »
« È vero » sorrise un’altra giovane dai capelli rossi, che Michèle riconobbe come Susanne Frey, la maestra di pozioni. « Come una volta, quando… oh, ciao, Michy! Cosa ti hanno detto lì dentro? Sai, noi volevamo provare a entrare con qualche inganno, solo che poi abbiamo visto che tu sei entrata normalmente e senza preavviso, così ci stavamo domandando se… »
La biondina strinse le labbra tra loro, battendo le palpebre per asciugare gli occhi lucidi. Il ragazzo alto e riccio che si era nascosto con Missy le si avvicinò, osservando con interesse il pugnale che stringeva tra le esili dita.
« Ottima fattura! » commentò. « E’ Vostro, Mademoiselle? »
La diciottenne scosse la testa, reprimendo a stento le lacrime: « No… è di mio fratello Jerry… lui si trovova nella carrossa che è stota attaccota… e quosto è tutto sciò che sono riusciti a recuperore… non sc’è trascia di lui… »
L’ultima componente del gruppetto di spie, una ragazzina bionda e formosa, le posò i palmi delle morbide mani sulle guance bagnate: « Potrebbe essere ancora vivo. Mio padre dice sempre “mai dire morto finché il corpo non si trova”. Sicuramente si staranno organizzando per cercarlo. »
Michèle annuì debolmente, e, in contemporanea, il ventenne dalla zazzera riccia indicò un punto imprecisato alle spalle del gruppo: « Ehi, ma quelli non sono i figli del Conte Lawrence? »
Gli spioni e la francese osservarono sospettosi il giovane Odd che, attorniato da cinque ragazze di età compresa tra i ventitré e i sedici anni, usciva furtivamente dal salone principale, avviandosi in direzione del lungo corridoio che seguiva la stanza delle riunioni. Quasi in simultanea, il gruppetto si spostò dietro tre colonne, tendendo le orecchie per udire i discorsi dei fratelli Blanchefleur.
« Cerchiamo di sbrigarci » mormorò una di loro, che Michèle identificò come Phoebe. « Corrompere Lail perché se ne stesse buona e non facesse la spia è stata un’impresa. E onestamente non mi sorprenderei se tra qualche minuto cambiasse idea e ci tradisse. »
« Se accadrà, faremo in modo di essere già lontani » fece eco una seconda voce, più grave e matura. Appostata accanto alla francese, Missy sussurrò: « Questa è Pearl, la maggiore ».
« Finiremo nei guai, questo è certo. » osservò Pimpernel, ricevendo risposta da una seconda voce che Michèle non aveva mai udito.
« Grazie per il tuo solito ottimismo, Nell. D’accordo, forse infrangeremo qualche regola, ma non me la sento di stare con le mani in mano, sapendo di poter fare qualcosa di utile ».
« Rosemary » bisbigliò Missy. « La terzogenita ».
Un rumore sospetto, seguito da un “merda!” indicò che Odd era appena inciampato su un tappeto. Un’altra persona parlò e, per esclusione, Chèle capì che si trattava della secondogenita Blanchefleur, Lucretia, gemella di Rosemary.
« Sono sicura che funzionerà. Sempre che Odd non rovini tutto come al solito o Lail non faccia la vipera. »
« Avremmo dovuto portare Sean e lasciare a casa lei. » brontolò Phoebe, mentre, con i fratelli, si addentrava nelle tenebre del lungo corridoio. Lo scemare dei passi dei Blanchefleur fu seguito da un inquietante silenzio. Michèle dischiuse le labbra per domandare qualcosa, ma si interruppe non appena la ragazza che teneva il tasso in braccio non domandò stupita: « Iago, cos’hai in bocca? Fammi vedere… ehi! A chi hai rubato questo rubino? »

Atto quinto: salvataggio, conforto, dubbi

La situazione stava diventando parecchio noiosa. Gli invitati erano troppo preoccupati per poter riprendere a godersi la festa, mentre l’orchestra suonava ormai per inerzia, con poca convinzione.
« Raye? »
Se solo ci fosse stato un modo per movimentare un po’ le cose…
« Raye! »
La quindicenne rossa batté le palpebre un paio di volte, abbassando lo sguardo sulla piccola Eleanor Gryffindor, che in quel momento era aggrappata al suo polso sottile, scuotendolo con insistenza.
« Che c’è? »
« Perché papà ci mette tanto a parlare con gli altri grandi? »
Hellen Marchbanks accarezzò i capelli della figlia minore, mentre con la mano libera stringeva affettuosamente quella del piccolo Heric: « Stanno discutendo di una questione molto importante, ci vorrà del tempo… »
« Voglio sapere cosa dicono! »
La moglie di Lord Leon sorrise con fare benevolo: « Quando sarai più grande potrai partecipare anche tu alle riunioni. »
« Godric e Charles sono grandi » obbiettò Heric. « Perché loro sono rimasti qui? »
Charles, che aveva appena raggiunto la numerosa famigliola, abbozzò un sorrisetto: « Per partecipare bisogna avere almeno venticinque anni, oppure far parte del Concilio. »
« Tu non hai venticinque anni, Charles? » chiese Joany Gryffindor. « Voglio dire, li compi tra poco più di un mese… »
« Charles non può » replicò Eleanor con fare saccente. « È un figlio bastardo, me l’ha detto Lady Daphne. È una cosa brutta. Non può come non possono i babbani e quelli senza poteri. »
Lanciò un’occhiatina velenosa ad Amande, che la fulminò con lo sguardo, alzando una mano per colpirla: « Sei una piccola vipera! »
« Ehi, ehi, stiamo calmi, okay? » intervenne Raye, tirando la bambina dietro di sé con non troppa delicatezza, mentre Charles bloccava la traiettoria dello schiaffo afferrando la mano della secondogenita Gryffindor.
« Ame… non ne vale la pena… »
La diciannovenne si morse il labbro, battendo le palpebre per asciugare gli occhi lucidi, e, non appena il fratellastro lasciò la presa, si allontanò rapidamente, ignorando il richiamo della madre.
Lady Gryffindor sospirò: « Penso sarà meglio portare i bambini nelle loro stanze, l’atmosfera inizia a farsi pesante… poi parlerò con Amande… » si guardò attorno per qualche istante. « Dov’è Godric? »
« Ehm… » esitò Raye. « L’ultima volta che l’ho visto batteva ritirata dopo aver fatto fiasco con la figlia di Lord Ravenclaw, fiasco che non ha assolutamente nulla a che vedere con me e… »
« Vado a cercarlo » s’intromise Charles. « Non mi fido a lasciarlo solo, specialmente in situazioni come questa. Se tutto va bene, starà pensando a un modo per uscire e affrontare qualche gigante… »
« Temo sia così » sospirò la padrona di casa. « Raye, se vuoi puoi accompagnare Charles, mi occupo io dei bambini. »
« Come desiderate, mia signora » rispose la ragazzina, rivolgendo un’espressione furba al migliore amico non appena la donna si fu allontanata coi tre figli minori al seguito, rivolgendo un rimprovero alla più piccola.
« Allora, Charlie, hai qualche idea su dove possa trovarsi quel babbeo di Scemodric? »
« Per cominciare, pensiamo all’ultimo posto in cui dovrebbe stare… »
« Direi che è un’ottima pista ».
I due ragazzi si voltarono sorpresi, mentre Ethan Blake li fissava con un ghigno. Il sedicenne dai capelli scuri aveva approfittato del fatto che Lord Ravenclaw fosse impegnato con la riunione per curiosare un po’ in giro.
« Sai dove si trova quello zuccone? » sospirò il Metamorphomagus. « Se lo sai ti prego di parlare subito, Ethan ».
« Non so dove si trovi esattamente, ma l’ho visto uscire dal portone Sud poco fa… »
« Il portone Sud? »
« Oh, cacchio! » esclamò Raye, poggiando il volto contro il palmo aperto della mano. « Ho capito cos’ha in mente! »
« Che vuoi… oh. OH. » Charles imitò il gesto dell’amica, sbuffando: « È davvero un idiota ».
« E te ne sei accorto solo adesso, Charlie? »
« Cosa intendete? » domandò Ethan, un po’ confuso. Il venticinquenne aprì la bocca per rispondere, quando notò Amande seduta in un angolino in disparte: « Ehm… voi andate intanto, vi raggiungo tra poco. Fermate pure Godric con qualsiasi mezzo. »
« Qualsiasi mezzo? » ripeté Raye, illuminandosi.
« Qualsiasi mezzo. Eccetto i draghi. »
La quindicenne sbuffò, ma afferrò la mano di Ethan e lo trascinò in direzione del portone Sud. Non appena scomparvero dalla sua vista, Charlie avanzò verso la maganò con passo deciso, ma si fermò quando qualcuno lo anticipò di poco, raggiungendola e posandole una mano sulla spalla.
« Mia signora, cosa ti affligge? »
Capelli scuri, occhi azzurri, accompagnato da una giovane donna alta dalla lunga chioma corvina e da una ragazza più giovane con i capelli candidi come la neve. Egli era senza dubbio Cormac Ravenclaw, e con lui c’erano la sorella maggiore Rowena e la cugina Bianca.
Amande tirò su col naso, cercando di asciugare le lacrime alla bell’e meglio: « Non è nulla, davvero. Una sciocchezza. »
« Le sciocchezze non provocano lacrime e dolore » osservò Lady Rowena con fare comprensivo. « E non dovrebbe esserci vergogna nell’esprimere emozioni negative: siamo esseri umani, dopotutto ».
« Un semplice screzio famigliare » replicò allora la secondogenita di Lord Leon. « Anche i parenti sanno essere davvero crudeli… o stupidi… »
« Su questo mi trovate d’accordo » annuì Bianca Greengrass, volgendo poi uno sguardo sprezzante al venticinquenne che fissava un po’ in disparte. « Cerchi qualcosa? »
Charles aggrottò la fronte, un po’ sorpreso da tanta scortesia, ma Amande, non appena si accorse di lui, si alzò in piedi, mormorando il suo nome e gettandosi tra le sue braccia. Ricambiando delicatamente la stretta, il Metamorphomagus si schiarì la voce, salutando i tre che lo fissavano in silenzio.
« Lady Rowena… Lord Cormac… Lady… »
« Bianca Greengrass » lo anticipò la ragazzina dai capelli albini, alzando gli occhi al soffitto.
« E futura Lady Slytherin » sogghignò Cormac, allungandole una gomitata, alla quale Bianca rispose con un’occhiataccia. Rowena abbozzò un sorriso, ignorando i due che avevano iniziato a battibeccare: « Salve, Charles Marchbanks. Ne è passato di tempo… »
« Marchbanks? » ripeté Bianca, interrompendo il litigio con Cormac e volgendo uno sguardo inquisitore al ragazzo più grande. « Quel Charles Marchbanks? »
Seguì un istante di silenzio imbarazzato, durante il quale i due venticinquenni si scambiarono una breve occhiata, senza riuscire a mantenere il contatto visivo. Poi, il giovane mago diede un colpetto sulla spalla di Amande, ancora stretta a lui.
« Vuoi che andiamo da nonna Agnes, così ti prepara qualcosa da bere? » mormorò alludendo all’anziana tata che l’aveva cresciuto. La diciannovenne annuì, sciogliendo l’abbraccio e sospirando: « Vi chiedo scusa, miei signori, ho bisogno di assentarmi per qualche momento. »
« Ma certo » rispose Cormac, illuminandosi non appena incrociò lo sguardo con lei. « Noi non scappiamo… cioè… se avrai ancora voglia di tornare qui e parlare con noi e… »
« Ridicolo » sibilò Bianca, serrando il volto in una smorfia di disgusto non appena vide il proprio promesso sposo avanzare nella sua direzione. Fece per allontanarsi con una scusa, ma lui fu più svelto, raggiungendo il trio prima ancora che Charles e Amande avessero rivolto i loro saluti a Rowena.
« Ah, eccoVi, Lady Bianca. È una mia impressione o siete una persona molto sfuggente? »
“Tu in compenso sei maledettamente appiccicoso” pensò la ragazzina con rabbia, mettendo quanto più veleno possibile nel sorriso falso che rivolse al primogenito Slytherin.
« Bianca è una persona riservata. » intervenne Lady Ravenclaw, per poi riportare la propria attenzione sui figli di Hellen Gryffindor. « Riguardati, mia signora. Arrivederci… Charles ».
« Arrivederci… Lady Rowena ».
Christopherus osservò la scena con fare perplesso, ma non si perse comunque d’animo: « I miei famigliari si domandano quando abbiate intenzione di far nuovamente visita alla nostra bella dimora, Milady. Certo, ultimamente ha un po’ bisogno di riprendersi, così come il nostro status di nobili, ma conserva ancora un aspetto magnifico. Già soltanto il cancello d’argento merita di essere ammirato. Vi ricordate il nostro cancello d’argento? »
« Naturalmente » replicò Bianca a denti stretti, maledicendo mentalmente quel logorroico spilungone e i due cugini che sorridevano sotto i baffi.
« Trovo che l’argento sia molto più sofisticato dell’oro » rincarò la dose Cormac, trattenendo a stento le risate non appena la minore gli allungò un calcio sulla caviglia.
« Esattamente! » s’illuminò il ventiquattrenne. « Adoro incontrare qualcuno che la pensi come me! »
« Sono stato una volta al Maniero delle Serpi ed ero rimasto letteralmente affascinato. Argento di qua, argento di là… ricordo anche un magnifico specchio con la cornice in argento… »
« Ah, sì, quello specchio era di mia madre » rispose Chris Slytherin, assumendo un’espressone più pacata. « E, a proposito di questo, mi dispiace molto per quanto è accaduto ai Vostri genitori, mia signora. Una terribile disgrazia, davvero ».
« Oh… sì » mormorò Bianca, fingendosi addolorata ma dignitosa. « Una disgrazia tremenda… »
C’era un qualcosa di strano nel suo tono, qualcosa che fece scattare un campanello d’allarme nella testa di Rowena. Per un attimo le era addirittura parso di scorgere una scintilla di soddisfazione negli occhi della cugina diciannovenne. Ma prima che potesse elaborare una qualsiasi teoria, l’entrata in salone di Lord Gryffindor catalizzò la sua attenzione, oltre a quella di tutti gli invitati.

Atto sesto: gli eroi sabotati

Lev fu il primo a uscire dalla porta dell’ufficio di Lord Leon, aggrottando un po’ la fronte quando una specie di fuggi-fuggi generale si scatenò davanti ai suoi occhi. Quattro o cinque giovani, che avevano chiaramente origliato la conversazione privata, si allontanarono di corsa verso la sala dei ricevimenti. Tra questi gli parve di scorgere la figlia minore di Lord Artax.
« Oi, che suscede? » domandò Donna Beautemps-Noble, puntando le mani sui fianchi. « Sci sono ragasini impiscioni? Mademoiselle, ti vedo, viens ici, s’il vous plaît ».
Michéle de Granprè, unica rimasta tra il gruppetto di spie, uscì allo scoperto, lisciandosi nervosamente le pieghe dell’abito. Lev notò un fremito nelle sue labbra rosate e carnose.
« Pardonnez-moi, Madame… non volevo spiore… sono preoccupata per il mio Jerry… »
La preside di Beauxbatons rilassò l’espressione severa di poco prima, scostandosi dalla soglia per far passare coloro che avevano partecipato con lei alla riunione.
« Abbiomo organisato delle squodre di salvatajo, Michéle, stiomo ondando a riprendere tuo fratello ».
« Non ti preoccupare, vedrai che riporteremo qui il ragazzo sano e salvo » promise Lord Artax, uscendo dalla stanza con la moglie attaccata al suo possente braccio. « Andrà tutto bene ».
« Comunque ogni secondo è prezioso » intervenne Lord Maxwell. « Perciò non perdiamo tempo ».
Mentre gli adulti si avviavano svelti verso il salone da ballo, Lev scambiò una rapida occhiata con Meredyth, alla quale non servirono parole per capire cosa volesse comunicarle il cugino.
« Vai, io avverto Charles ».
Il giovane medium annuì, compiendo una deviazione e scivolando silenzioso in direzione di una grande scalinata. Elaine affiancò la propria sottoposta, inarcando un sopracciglio: « Dove sta andando? »
« Oh… deve sistemare una cosa, ma farà in fretta… »
« Beh, gli conviene, non possiamo partire senza di lui ».
Mer si limitò ad annuire, cercando subito Charles con lo sguardo non appena varcò la soglia della grande sala dove soltanto poche ore prima regnava un’atmosfera festaiola. Sussultò quando qualcuno le afferrò la mano da dietro, chiamandola con un sussurro. Si voltò, abbozzando un sorriso non appena si ritrovò faccia a faccia con il Metamorphomagus di casa Gryffindor.
« Ehi, Mer… »
« Charles »
La venticinquenne si guardò attorno, cercando di non dare nell’occhio: « A quanto pare ci sono delle spie tra noi… qualcuno ha spinto i giganti ad attaccare la carrozza del ministro… »
« Ma perché? »
« Ancora non lo sappiamo… c’è però la possibilità che lo studente di Beauxbatons sia vivo, quindi abbiamo organizzato delle squadre di salvataggio… »
« Immagino tu sia inclusa in una di queste squadre… »
Meredyth sospirò, cercando di mostrarsi tranquilla: « Non preoccuparti per me, me la caverò. Andrò con Lady Elaine. »
« Dov’è Lev? »
« Doveva fare una cosa… »
Entrambi si voltarono di scatto quando udirono delle voci famigliari alle proprie spalle, seguiti da un gemito rabbioso.
« Tienilo stretto, Ethan, non farlo scappare! »
« Tienilo stretto anche tu, continua a divincolarsi come una belva ferita! »
« Che esagerazione, gli abbiamo solo dato un colpo in testa! »
« Ragazzi, che state facendo? »
Raye alzò lo sguardo sul migliore amico, illuminandosi con un sorriso. Lei e Ethan stavano trascinando faticosamente un pesante drappo avvolto attorno a un qualcosa di decisamente vivo e arrabbiato.
« Abbiamo colto il micetto con le mani nel sacco » sogghignò il sedicenne di casa Ravenclaw. « Si stava già mettendo l’armatura ».
« Oh, per l’amor del cielo, Godric! » esclamò il ragazzo più grande, inginocchiandosi per liberare il fratellastro dalla trappola delle due pesti. « Perlomeno sai cosa significhi la parola “buonsenso”? »
Godric Gryffindor si divincolò ancor più furiosamente, emettendo un grugnito non appena fu privo del drappo che lo avvolgeva. Balzò in piedi, puntando un dito contro i ragazzini: « Voi… voi, stupidi mocciosi impiccioni! »
« Che razza di ingrato! » esclamò Raye, mentre Ethan scuoteva la testa con aria di disapprovazione. « Noi ti salviamo la vita impedendoti di fare cazzate e tu ci ripaghi insultandoci. Non si fa ».
« Io non stavo facendo una cazzata! Io stavo… » la sua boria scemò un po’ quando incrociò lo sguardo di Charles. « Beh, okay, forse stavo per fare una cazzata, ma voi non avreste dovuto intromettervi, né tantomeno rapirmi! »
« E permetterti di andare da solo ad affrontare un branco di giganti? Suvvia, Dric…»
« Anche tu pensi sia stupido voler affrontare delle creature pericolose per difendere i più deboli, Mer? » lo interruppe il primogenito di Lord Leon, rivolto verso la bella strega dai capelli castani. Meredyth aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotta dalla voce del padrone di casa, che richiamò l’attenzione su di sé.
« Bene, miei cari ospiti, ecco la decisione che abbiamo preso durante l’assemblea straordinaria: abbiamo organizzato delle squadre di salvataggio per recuperare il giovane de Grandpré, nella speranza di trovarlo vivo e vegeto… » Poco distante da lui, Michéle si lasciò sfuggire un gemito, mentre Donna serrava le mani sulle sue spalle con fare protettivo. « I nostri valorosi combattenti dell’Ordine dei Grifoni daranno il loro contributo nelle indagini » continuò il signore di Villa dei Leoni. « Ci aiuteranno a capire cosa è appena successo, collaborando con il Concilio, e ci aiuteranno con le ricerche. Inoltre, una parte di loro resterà qui, per proteggere i nostri illustri ospiti. Dunque, ora comunicherò i membri delle squadre di salvataggio… »
Prima che potesse aggiungere altro, una voce giovane e maschile lo interruppe, seguita presto da altre, di vario genere. « Intendo far parte delle ricerche, padre » disse Godric Gryffindor, avanzando imperioso tra la folla.

« Voglio dare il mio contributo e dimostrare il mio valore. »
« Anch’io vorrei poter dare una mano. Ho una grande affinità con le creature magiche… penso che potrei tornarvi utile… »
« Io posseggo sufficienti conoscenze per affrontare la situazione. Voglio partecipare. »
« Vorrei anch’io unirmi a voi. Sto per entrare nell’Ordine, dopotutto, e sono abile nel creare diversivi… se potessi darvi prova delle mie abilità… »
Si era formato uno spiazzo circolare in mezzo alla sala, al centro del quale Lord Leon osservava sorpreso i quattro ragazzi che si erano appena fatti avanti quasi all’unisono: due maschi, due femmine.
Godric diede una rapida occhiata alla propria destra dove, in ordine, stanziavano Helga Hufflepuff, Rowena Ravenclaw e Salazar Slytherin. Ci fu uno scambio di sguardi un po’ perplesso, otto pupille circondate da iridi di diversi colori, che, seppur per un breve istante, stabilirono una forte e inaspettata connessione tra i loro proprietari.
Il capofamiglia dei Gryffindor si schiarì la voce con fare un po’ imbarazzato: « Apprezzo il vostro entusiasmo, figlio mio e miei giovani ospiti, tuttavia… »
« Se la Scimmia parteciperà alla spedizione, allora parteciperò anch’io! » sì intromise Will Slytherin, seguito a ruota dal fratello maggiore, dalla cugina e dal giovane servo, che sapeva di non poter lasciare soli i padroncini irresponsabili.
« Potrei essere utile anch’io, con le mie invenzioni! » commentò Ignis Derrk, posando una mano sulla spalla di Helga.
« Beh, che diamine, contate pure me, Charlie e Ethan! » fece eco Raye con entusiasmo, mentre Charles la tirava da parte, chiedendole se fosse pazza, anzi, se fossero impazziti tutti.
« Cielo, adesso tutti vogliono giocare a fare gli eroi! » commentò acida Bianca, scuotendo la testa e allontanandosi dal siparietto che giudicava a dir poco patetico. « Io passo, ho di meglio da fare ».
Non le sarebbe affatto dispiaciuto se qualcuno, tipo il suo promesso sposo, fosse finito spiaccicato per bene sotto il sedere di un gigante.
Prima che la situazione degenerasse ulteriormente, Leon prese parola, avanzando di qualche passo: « Mi spiace, ragazzi, le squadre sono già state stabilite. Tra voi, soltanto Lady Rowena potrà partecipare alle ricerche, in quanto considerata idonea per questioni di età e abilità. »
« Verrai anche tu, Cormac » annunciò Lord Maxwell. « Ma farai squadra con tua madre. »
« Cosa? » tentò di protestare il ragazzo. « Padre, con tutto rispetto, penso di potermela cavare anche senza… »
« Di che ti lamenti, almeno non vogliono lasciarti qui ad ammuffire! » sbottò Godric, irritato. Rowena avanzò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo: « Non osate parlare a mio fratello in questo modo! »
Un po’ intimidito da quegli occhi freddi e severi, il giovane grifone distolse lo sguardo, lanciando un’occhiata implorante al genitore: « Padre… »
Lord Leon abbozzò un sorriso di commiserazione: « Figlio mio, il tuo compito è restare qui a proteggere la nostra famiglia al mio posto. Tua madre, le tue sorelle e i tuoi fratelli hanno bisogno di te… »
Il ragazzo biondo strinse i pugni, mordendosi il labbro e dilatando le narici: « Questo non è giusto. » sibilò, prima di allontanarsi dalla sala con fare sdegnoso. Charles sospirò, provando a seguirlo, mentre Raye e Ethan si scambiavano un’occhiata furba, palesemente intenzionati a macchinare qualcosa.
Dopo aver osservato la spiacevole scena tra padre e figlio, Helga Hufflepuff prese parola con fare un po’ titubante: « Non avrete bisogno di nessuno di noi? Proprio nessuno? »
« Tesoro, non puoi chiederci di farti partecipare a una missione tanto rischiosa » rispose Artax con un sorriso benevolo.
« E per quanto riguarda voi » s’intromise Lord Slytherin, squadrando i propri parenti uno a uno. « Missy, tu sei sotto la mia responsabilità, visto che tuo padre non è qui, pertanto non posso darti il permesso di seguirmi. Voi tre: no, no e assolutamente no. E per quanto ti concerne, Huck, non posso rischiare di perdere la mia unica fonte di sostegno morale, pertanto resterai qui, al sicuro. »
« Padre… » cercò di protestare Sal, venendo zittito con un cenno della mano. Missy sbuffò contrariata, mentre Christopherus, dopo aver dato un’alzata di spalle, si allontanò dallo spiazzo vuoto, reintegrandosi alla folla. « Beh, pazienza, vorrà dire che mi godrò ancora queste deliziose bevande. »
Ci fu un mormorio carico di tensione quando Will Slytherin aprì la bocca per replicare qualcosa, un ghigno furbo stampato sul volto, ma Lilah lo tirò da parte prima che potesse fare danni.
« Oltre al vino ti sei bevuto anche il cervello? » lo rimbrottò, senza lasciare la presa sul suo braccio. « Che cosa penseresti di fare, tu, che sei sempre rimasto a farti servire nella tua lussuosa casetta, contro dei giganti assassini? »
« A dir la verità, non avevo davvero intenzione di andare, volevo solo far irritare mio padre » ridacchiò il diciannovenne, voltandosi non appena udì la voce del fratello dietro di sè.
« Will… »
L’espressione di Salazar faceva trasparire una certa ansia. Accanto a lui, Huck si guardava attorno con fare nervoso. « Sappiamo cosa si sono detti durante la riunione… »
« Ah, noi abbiamo afferrato qualcosa, eravamo fuori dalla porta. E Iago ha trovato anche un rubino. » replicò il più giovane, indicando il tasso dal pelo folto che si strusciava sulla gonna della padroncina.
« Beh, noi non abbiamo solo afferrato, qualcosa, sappiamo esattamente cosa è accaduto lì dentro. » Huck indicò il fantasma di Alex Neokleos, che volteggiava sopra di loro con un sorrisino complice. « Alex ci ha riportato tutto… »
« C’è una spia, Will. Una spia che probabilmente si trova nella villa. E qualcuno ha aizzato i giganti perché combinassero quel macello. Io credo… che dovremmo provare a indagare per conto nostro, se gli adulti non vogliono il nostro aiuto… »
Fitzwilliam Slytherin accettò la proposta di buon grado, mentre Lilah scuoteva la testa, visibilmente infastidita: « Vi metterete nei casini per una faccenda che non vi riguarda nemmeno ».
« No dai… saremo nei casini solo per qualche oretta, poi torneremo a fare i bravi, che ne dici? »
La rossa alzò un sopracciglio, preparandosi a rispondere, ma Will le alzò delicatamente il mento con le dita, le posò un rapido bacio sulle labbra e poi si allontanò con il fratello, il giovane servitore e il fantasma.
« Sapevo che avresti capito! »
« Ma che… » La ragazza sospirò, rigirando tra le dita il rubino trovato da Iago. Finse di non rendersi conto che Bianca Greengrass la stava fissando in disparte con aria sospettosa.
« Come stavo dicendo » riprese Lord Leon, quando il brusio in sala si fu un po’ quietato. « Ecco le coppie che guideranno le nostre sette squadre di soccorso: io e Lord Artax condurremo la prima; Lord Maxwell collaborerà con Lord Alistair; Lady Daphne sarà accompagnata dal proprio figlio, Cormac; Lady Freya e Madame Beautemps-Noble guideranno la quarta squadra… »
« Sempre che io e gli altri riusciremo a capire quello che dice… » mormorò tra sé la bella moglie di Artax.
« La quinta squadra sarà condotta dal Conte e dalla Contessa Blanchefleur; Lady Elaine farà coppia con Meredyth O’Gallagher e, per finire, Lady Rowena condurrà l’ultima squadra insieme a Levhai O’Gallagher. Bene, è tutto, miei signori e mie signore. »
« Dove accidenti è finito Levhai? » ringhiò Lady Elaine, rigirando nervosamente il proprio spegnino tra le mani, mentre si allontanava dal salone insieme agli altri soccorritori. « Se non si presenta qui entro due secondi io… »
« Eccolo, sta arrivando » rispose Meredyth, indicano il cugino con un cenno della testa. « Pensate sia stata una buona idea lasciare che il ministro tornasse già al Concilio? »
« Se conosco bene quel branco di idioti, di sicuro saranno già in preda alla confusione. Ci vuole la sua presenza per tenerli a bada. »
Si scostò appena, lasciando che Lady Freya la sorpassasse per raggiungere il marito. La bella lady di Rocca del Tasso posò una mano sulla gigantesca spalla di Lord Artax, gettando un’occhiata assassina al padrone di casa che camminava in testa al gruppo. « Cerca di non farti prendere troppo dal senso dell’onore e dell’amicizia. Se ti fai ammazzare per salvarlo, ti riporto in vita e ti uccido con le mie stesse mani. »
« Amore, ti prego, te lo chiedo per favore » sussurrò il possente e leale compagno. « Ci occuperemo della questione tra Leon e Daphne al momento più opportuno. Sono amico di Ellen quanto lo sono di Leon, lo sai che per me è una situazione difficile… »
« Almeno potresti evitare di mascherare le mie frecciatine con la tosse, come faceva Leon per mascherare altri rumori molesti quella sera, a casa Blanchefleur, quando mangiò troppi fagioli… »
Entrambi si lasciarono sfuggire una silenziosa risata, diventando rossi in volto e non accorgendosi che la loro figlia minore era sgattaiolata fuori dalla sala con Ignis e Missy Slytherin.
Poco più avanti, Levhai O’Gallagher si stava allontanando con fare discreto da Haelan Heatcliff, che marciava poco convinto insieme alle altre Cappe Rosse. Lev sapeva che Lord Hammond avrebbe evitato di riferire ai soldati che la spia (o le spie) si trovava sotto quello stesso tetto, dopotutto, il compito di un soldato era limitarsi a eseguire gli ordini, senza ricevere spiegazioni. Ancora riusciva a percepire tra le dita il calore della mano di Hael, che aveva stretto poco prima che il ventisettenne venisse richiamato dal padre per prendere il suo posto tra gli altri cavalieri.
« Ah, sei qui! Si può sapere che stavi facendo? » esclamò Lady Elaine con fare severo.
Il capitano Graham Prewett rivolse un sorriso interessato alla bella ventottenne quando passò accanto al trio, ma venne a malapena considerato.
« Io… perdonatemi, era una faccenda urgente… » si giustificò il necromante dai capelli color sabbia.
« Fila subito da Lady Rowena, non ha l’aria di essere una persona disposta a tollerare i ritardatari. Questo incontro è importante per noi, non dobbiamo far fare al Concilio brutte figure! »
« No, certo, lo capisco. Vado subito, Lady Elaine. » Il ventiseienne si scostò dal gruppo, camminando controcorrente in direzione della propria compagna di squadra. Per un attimo incrociò i magnetici occhi color ghiaccio della madre di lei, distogliendo immediatamente lo sguardo.
Aveva quasi raggiunto la venticinquenne che avanzava imperiosa, quando, passando accanto a una colonna, sentì qualcuno toccargli una mano.
Seminascosta nella penombra, Hanna Hufflepuff ritrasse immediatamente il braccio, fissando il giovane con fare allarmato. Non si era tolta i guanti e i suoi occhi grandi e un po’ tondeggianti erano l’unica flebile fonte di luce che proveniva dalla sua figura slanciata. Con voce bassa e un po’ roca, sibilò un’unica parola, un messaggio criptico da cui solo loro due sarebbero riusciti a ricavare un intero contesto: « Doppio. »
Irrigidendo la mandibola, Lev si limitò ad annuire: « Doppio. »

Atto settimo: incubo col sognatore

« Aidez-moi… »
La voce sembrava uscire da sola dalle sue labbra secche e screpolate. Un flebile sussurro strozzato.
« Est-ce que quelqu’un me sent? »
Udì dei passi pesanti. I suoi occhi faticavano ancora ad abituarsi all’oscurità dell’enorme cella in cui era stato rinchiuso. Quando agitava debolmente polsi e caviglie, subito gli rispondeva un cigolio di catene metalliche nel buio.
« Aiuto… »
Jerôme sospirò sconsolato, poggiando la schiena contro la fredda parete di pietra. La ferita alla testa, unita alla sete e alla fame, l’aveva indebolito parecchio, una grossa macchia di sangue rappreso e appiccicaticcio insudiciava i suoi bei ricci biondi.
Era successo tutto in fretta: lui e il ministro attendevano che la carrozza magica venisse riparata dai due folletti inventori che Michèle si era portata dietro, poi l’assordante barrito di un corno da guerra aveva risuonato da qualche parte, nel cuore della fitta foresta, e subito dopo, i giganti erano sbucati dal nulla, attaccandoli. I folletti erano fuggiti all’istante, giusto un secondo prima che un’enorme mano callosa afferrasse per la vita il giovane francese, mentre la diligenza magica, con il ministro ancora all’interno, veniva scagliata in un precipizio.
Jerry aveva tentato di difendersi piantando il proprio pugnale nella carne grigiastra che lo stringeva in una solida morsa, ma la lama aveva scalfito appena quello spesso strato di epidermide e il contraccolpo l’aveva portato a lasciare la presa sull’impugnatura. E, mentre cercava di riafferrare in tempo la propria arma, la noncuranza del bestione che lo stava trasportando lo portò a battere la testa contro il ramo di un gigantesco pino, perdendo i sensi. Si era risvegliato al buio in quella lurida cella, solo e angosciato.
Le guardie inglesi dovevano aver già trovato il suo pugnale e subito gli si strinse lo stomaco al pensiero della disperazione che avrebbe colto Michèle. Desiderò come non mai, in quel momento, possedere una qualsiasi abilità mentale per inviarle un messaggio a distanza, anche solo per rassicurarla, per dirle: “Sono vivo. Prigioniero, ma vivo.”
Un assordante frastuono di cardini arrugginiti lo fece trasalire, mentre un flebile spiraglio di luce si allargava sempre di più sul pavimento lurido della stanza. La porta della cella si stava aprendo!
Jerry scivolò in avanti, mettendosi carponi e provando a strisciare verso la sua unica via di fuga, pur sapendo che non sarebbe servito a nulla. In quel momento non riusciva a ragionare con lucidità e controllava a malapena il proprio corpo. Si aspettò di scorgere enormi sagome minacciose far capolino sulla gigantesca soglia, fatta su misura per esseri di dimensioni colossali, invece fu sorpreso dal leggero scalpiccio di piedi umani, che precedettero di poco la comparsa di due individui avvolti in lunghe cappe scure. Entrambi indossavano il cappuccio e i loro volti erano celati da maschere color argento cupo. Uno (o una, Jerry non riusciva a capire se fossero uomini o donne) si inginocchio all’istante accanto a lui, poggiandogli sulle labbra la pipetta di una borraccia. Il diciassettenne bevve avidamente senza esitazione.
Certo, per quanto ne sapeva quell’acqua poteva essere avvelenata, ma la sete bruciante che lo tormentava da almeno due ore ebbe la meglio. Inoltre il fatto che i suoi aguzzini l’avessero imprigionato invece che ucciderlo, lo portava a credere di esser loro utile per qualche misterioso scopo.
« Guarda come l’hanno ridotto! » esclamò quello che Jerry aveva identificato come l’Aguzzino Buono. « Non hai detto a quei bestioni di dargli da mangiare e da bere? »
« Sta respirando » commentò freddo l’Aguzzino Cattivo, che se ne stava in piedi e immobile come una statua. « E’ giovane e pare anche abbastanza forte. Di certo qualche ora di digiuno non basta per ucciderlo. »
« Avevi promesso che l’avrebbero trattato con riguardo! » ribatté l’altro con rabbia. « Già un innocente è stato ucciso per nulla! »
« La morte del ministro francese non è stata inutile, fidati. Comunque, del ragazzo mi importa poco, non mi servisse il suo sangue l’avrei già fatto fuori. Se a te sta tanto a cuore, potrai prendertene cura. »
« Puoi contarci. Non sopporterò altra violenza inutile. »
« Quando accettasti di collaborare con me, ti avevo spiegato che il nostro nobile scopo avrebbe avuto un costo e ci avrebbe portato a fare cose anche sgradevoli. Ti stai già facendo intenerire, Dreamer? »
Aguzzino Buono stavolta non rispose: tirò fuori la bacchetta e portò Jerry a poggiare la testa sulle sue ginocchia: « Stai fermo, ci vorrà un attimo ».
Il diciassettenne obbedì, mentre il dolore causato dalla ferita si spegneva lentamente, in concomitanza con la rapida guarigione provocata dall’incantesimo. Provò a cogliere un qualsiasi dettaglio sull’identità dei propri carcerieri, ma ogni tentativo fu vano: persino le voci, che filtravano attraverso le maschere magiche, avevano un suono assolutamente neutro e asessuato. Forse il tatto era l’unico modo per identificare almeno il sesso di quelle due persone, anche se l’idea non lo compiaceva affatto.
Dreamer, o Aguzzino Buono, raggiungeva senza problemi il metro e ottanta e aveva un fisico piuttosto forte, quindi Jerry era abbastanza sicuro si trattasse di un uomo. Cercando di farlo passare per lo spasmo di un prigioniero sofferente, si aggrappò con una mano alla sua gamba, tastando una muscolatura ferrea e ben modellata. Sì, era assai probabile che Dreamer fosse un uomo.
Aguzzino Cattivo gli si avvicinò, si inginocchiò accanto a lui e lo squadrò in silenzio per qualche secondo, mantenendo però una debita distanza. Forse, a differenza del collega, aveva intuito le sue intenzioni.
La sua altezza si aggirava approssimativamente attorno al metro e settanta, ma questo naturalmente non bastava per attribuirgli un genere. Il biondino trasalì quando il colpevole del suo rapimento gli afferrò il mento con la mano guantata. La sua voce si ridusse a un sibilo minaccioso. « Dreamer insiste per liberarti, quando avremo finito con te. Io preferirei ucciderti. Nulla di personale, solo questioni di sicurezza. Ti consiglio perciò di fare il bravo ed evitare giochetti o furberie, ti aiuterebbe a far prevalere il suo parere. Forse. » disse, indicando il collega con un cenno della testa.
Jerry aprì la bocca per rispondere qualcosa, ma, alla fine, il flusso intenso di emozioni ebbe la meglio su di lui, provocandogli un crollo. La testa gli girava, le immagini all’interno della cella semibuia si facevano sempre più indistinte. Perse i sensi, crollando a peso morto sulle ginocchia del Sognatore (così aveva deciso di identificare l’Aguzzino Buono). Un’ultima inquietante immagine si impresse nella sua mente confusa: ghiaccio. Glaciali iridi azzurre.
L’oblio lo avvolse.

Atto ottavo: al solitario manca una pietra

« Cerca di controllarti, la prossima volta. Il tuo cuore gentile ti tradirà se non fai attenzione. »
Dreamer si levò la maschera, senza però abbassare il cappuccio. Sedette su una scomoda seggiola di legno, poggiando i pugni chiusi sul tavolo.
« I patti erano chiari, Loner. Non c’è bisogno di ridurre il ragazzo in fin di vita, né di fare del male ad altri innocenti. »
« Non so se l’hai notato, ma prima stava cercando chiaramente di identificarti attraverso il tatto. »
« E allora? Non sa chi sono, al massimo può capire se sono maschio o femmina. Non ha alcun modo per risalire a noi, anche se Leon e gli altri dovessero trovarlo. A meno che magari non gli facciano tastare le gambe di tutti gli invitati alla festa… »
« Fossi in te eviterei il sarcasmo. Non dobbiamo tralasciare nemmeno il più insignificante dettaglio. »
C’era un grande specchio appeso alla parete dell’enorme stanza. Il Solitario scoprì i propri lineamenti, osservandosi a lungo nella superficie riflettente. A un certo punto, però, il suo volto assunse un’espressione allarmata e inorridita.
« Maledizione! »
« Cosa c’è? »
Gli occhi color ghiaccio dell’aguzzino malvagio si puntarono in quelli del Sognatore, che ricambiò l’occhiata con uno sguardo interrogativo.
« Questa non ci voleva, Dreamer. Ho perso uno dei miei rubini! »




Antro delle Gurubell:

Bene, sono successe un po’ di cose qui, abbiamo finalmente conosciuto Jerry che non era apparso nel capitolo precedente e c’è stata la primissima interazione tra i quattro fondatori, che si sono fatti avanti nello stesso momento per offrire il proprio aiuto nelle ricerche e nelle indagini.

Abbiamo incontrato anche Iago, il tasso di Lilah, che a quanto pare ha trovato senza volerlo un importante indizio (o forse ha fatto tutto di proposito?) Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, è stato un lungo e duro lavoro. Chissà se le squadre di salvataggio riusciranno a salvare Jerry? E chissà chi sono i due aguzzini, Loner e Dreamer, il Solitario e il Sognatore? Solo due, tra tanti enigmi e tante domande, che troveranno una risposta durante il corso della storia.
Ancora tanti auguri Muffin e, in ritardo, auguri anche a Marty, creatrice di Raye!
Al prossimo capitolo!

Gurubell

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Gurubell