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Autore: Il Professor What    16/07/2018    0 recensioni
Il Dottore, come sappiamo, viaggia nel tempo e nello spazio, a bordo della sua macchina e con i suoi compagni. La serie e gli altri media ci hanno fatto vedere che, occasionalmente, il nostro Signore del Tempo preferito ha visitato anche il nostro paese. Ma se ci fossero state altre avventure, che la serie non ci ha mostrato? Questa è la seconda di tredici storie dove il Dottore interagisce con la storia del nostro paese.
Nella Firenze del 1881, Carlo Collodi è deciso a terminare la storia di Pinocchio con un finale ben diverso da quello che conosciamo. Qualcuno, però, non è affatto contento della cosa, e pone una minaccia che sembra seria alla vita dello scrittore. Al Secondo Dottore, Jamie e Zoe il compito di capire di chi si tratta, e come fermarlo.
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 2
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doctor Who: The Italian Adventures'
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Parte 6

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“Il Pescecane!” urlò Zoe riconoscendo la forma scura, che nuotava veloce verso Pinocchio.

“Il cosa?” domandò Collodi.

“Nella storia… c’è un Pescecane che inghiotte Pin… Oh dannazione!” esclamò Zoe, capendo cosa stesse per succedere. Giù tra i flutti, intanto, il burattino continuava a nuotare verso la costa, nel tentativo di scappare al pesce.

“Dobbiamo fare qualcosa” sbuffò Collodi, sporgendosi oltre il bordo. La scogliera era troppo ripida, con nessun sentiero che portava verso il basso. Gli asini, spaventati dal Serpente, si erano dati alla fuga, portando con sé i finimenti che li tenevano assieme, che forse avrebbero potuto essere una corda abbastanza lunga da tendere al burattino.

“Babbo!” La voce di Pinocchio arrivò a Collodi chiara e forte. Il burattino si era fermato a poca distanza dalla scogliera, e non nuotava più, limitandosi a galleggiare. “Babbo, buttati!”

“Come?”

“Fidati, babbo! Seguimi dentro il Pescecane!”

“Ma ci divorerà!”

“No, non lo farà! È tutto già pensato! La storia deve terminare!”

“Ma io non l’ho finita!”

“La finiremo insieme!”

“Si butti, signor Collodi” insistette Zoe, che aveva sentito tutto. “Pinocchio è arrivato qui con Jamie, sul Colombo, e il Serpente ha attaccato anche lui. È il protagonista della sua storia, ed è buono! Finora chi tentava di fermarci erano i personaggi negativi del suo libro.”

“Sicura?” domandò Collodi.

“Ma certo, è pura logica! Pinocchio vuole che la storia termini, è quello che ha cercato di dirle tutto questo tempo.”

Collodi guardò Zoe, poi Pinocchio, poi il Pescecane, poi ancora Zoe, tormentato dall’indecisione. Da un lato, ogni suo istinto ragionevole gli diceva che era una pazzia, che non aveva senso, che c’era un altro modo. Dall’altro, però, Zoe aveva ragione, e Pinocchio… lui l’aveva creato buono, Pinocchio, e quando era venuto in casa sua il burattino non aveva fatto male a nessuno, e…

“Oh, al diavolo!” esclamò alla fine, prima di spiccare un salto oltre il bordo della scogliera.

***

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 “Jamie, molla la zampa!” urlò il Dottore. “Afferra il Serpente al collo e calati giù!”

“Ma sei impazzito?”

“Fidati di me, so cosa fare con lui!”

“Lo spero bene” mugugnò Jamie a denti stretti. Fatte penzolare le gambe nel vuoto, il ragazzo si dondolò in avanti e indietro, prima di lasciarsi andare spingendosi contro il collo del rettile. Le sue mani riuscirono ad afferrare la pelle squamosa appena in tempo, e la strinsero con tutte le loro forze.

“Capitano” disse il Dottore, quando vide Jamie che iniziava a lasciarsi scivolare lungo il collo della bestia. “Adesso faccia come me: si butti a terra a testa in giù e inizi a scalciare nell’aria.”

“Eh?” chiese quest’ultimo stranito.

“Nel libro, il Serpente muore dalle risate vedendo Pinocchio cadere a terra e scalciare con le gambe in aria. Dovrebbe funzionare anche qui. Forza!”

Detto questo, il Dottore fece una capriola in avanti, puntò la testa a terra e iniziò a muovere freneticamente le gambe in aria, nel modo più comico possibile. Il capitano, dopo un attimo di meraviglia, decise di imitarlo, anche se gli ci vollero due o tre tentativi prima di riuscire finalmente a stare in equilibrio sulle proprie braccia. Dalla sua postazione, Jamie vide il Serpente voltarsi e, con gli occhi rossi, fissare le due figure che scalciavano. Uno sbuffo uscì dalla sua bocca, che si contorse in un ghigno, e poi scoppiò in una fragorosa, fredda risata, che aumentò di tono e di volume, finché la testa non gli esplose di schianto. Il suo corpo iniziò a cadere, giusto un attimo dopo che Jamie aveva raggiunto il terreno, e il Dottore e il capitano ebbero appena il tempo di togliersi da lì prima che cadesse loro addosso.

“Ci è mancato poco” sospirò Jamie di sollievo. “Stai bene, Dottore?”

“Sì, ora che ti vedo” fu la risposta del Signore del Tempo, accompagnata da una pacca sulla spalla al giovane scozzese. “Avete visto Zoe?”

“Sono qui, Dottore. Jamie!” esclamò la ragazza abbracciandolo. “È un piacere rivederti!”

“A-anche per me” arrossì Jamie.

“Dov’è Collodi?” chiese il capitano. In fretta, Zoe spiegò quello che era successo con il Pescecane, e come Collodi e Pinocchio fossero spariti nella pancia del pesce.

“Pinocchio gli ha chiesto di buttarsi?” chiese il Dottore. “Sei sicura?”

“Sicurissima! Ha detto che la storia doveva essere terminata!”

“Be’,” intervenne Jamie, “la Fata ha detto che solo se Collodi termina la storia, questo mondo cesserà di esistere. Era per questo che dovevamo portare Collodi alla villa, c’è uno di quei centri di controllo che…”

“Ma certo! Ovvio!” esclamò il Dottore. “Stupendo! Jamie, sai come tornare alla villa?”

“Vi guiderò io” disse una voce alle loro spalle. Il Grillo parlante era riapparso. “Scusate se mi ero assentato, ma purtroppo le forze negative della storia mi avevano fatto prigioniero. Sono riuscito a scappare soltanto adesso.”

***

“Che posto è questo?” domandò Collodi quando lui e Pinocchio ebbero superato lo stretto esofago della bestia. Nella pancia del mostro, c’era un tavolino con sopra una candela, alcuni libri e un piatto con un po’ di pesce.

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“La pancia del Pescecane” spiegò Pinocchio. “Qui dovrei ritrovare il mio babbo.”

“E dov'è?”

“Non può esserci” spiegò Pinocchio. “Non finché tu non continui con la storia. Il babbo è l’unico personaggio che non c’è qui.”

“L’avevo pensato così. Doveva essere assente perché…”

“Sì, lo so, lo so, così io avrei desiderato tornare da lui” completò il burattino, assumendo un’espressione così triste che Collodi si sentì smuovere le viscere.

“Mi dispiace. Sono stato un codardo a non voler finire la storia. Ho avuto paura, stavi diventando troppo… vivo per i miei gusti. Temevo di perdere il controllo, di finire intrappolato in qualcosa da cui non sarei mai uscito.”

“Volevo solo vivere” sospirò Pinocchio. “Lo so che non sono un bravo ragazzo, ma perché devo finire impiccato a una quercia? Mi odi così tanto?”

“Non ti odio, figliolo. Non posso odiarti. Sei la mia creazione migliore. Nessuno dei miei altri libri ha avuto così tanto successo. Le lettere degli ammiratori, e l’editore soddisfatto, e… il divertimento che provavo quando scrivevo le tue avventure, tutto… era bellissimo.”

“E ne hai avuto paura?”

“Un padre ha sempre paura quando cresce un figlio” ammise Collodi. “E tu sei mio figlio. Ho provato a negarmi la verità, ma poi un uomo saggio mi ha detto che, se non fossi stato all’altezza del compito, la tua storia non mi sarebbe mai venuta in mente. Si vede che io sono davvero il padre giusto per crescere un figlio come te, e… tu mi sei mancato, figlio mio. Quando tornerò nel mondo reale, riprenderò in mano la storia.”

“No, la devi riprendere in mano adesso!” esclamò Pinocchio. “Ora! Devi terminare la storia come nel libro, altrimenti resteremo qui!”

“Ma io non so come si fa! Non l’ho ancora scritta, io…”

“Signor Collodi, mi sente?”

***

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“Mi sente!” esclamò Zoe. Non appena erano entrati nella villa, il Dottore aveva chiesto alla Fata di indicare loro la postazione di controllo. La donna aveva loro indicato la scrivania, cui era attaccato il casco di collegamento psichico fra la mente umana e l’Intelligenza. Il Dottore aveva detto a Zoe di sedersi subito, senza rispondere alle domande della ragazza sul perché proprio lei.

“Ottimo! Ora, Zoe, inizia a suggerire a lui e a Pinocchio i capitoli del romanzo sulla pancia della balena. Te li ricordi a memoria, vero?”

“Certo!” sorrise la ragazza, prima di iniziare a ripetere, parola per parola, quanto Collodi aveva scritto nel libro.

Nella pancia del Pescecane, Collodi, spinto da una forza misteriosa, si sedette al tavolino e prese a mangiare il poco pesce. Il burattino uscì, e rientrò, alzando le braccia per la sorpresa. I due iniziarono a parlare, usando le battute del libro, prima che Pinocchio prendesse Collodi e, conducendolo per mano, iniziasse a guidarlo su per l’esofago del Pescecane.

“Sta funzionando!” esclamò Jamie, mostrando i fogli che uscivano dai computer della sala. Non erano più bianchi, ma pieni di scritte nere e piccole, come quelle di quando la sala era in attività la prima volta che erano stati lì.

“Perfetto!” disse il Dottore. “Continua, Zoe!”

Sotto la guida di Zoe, Pinocchio e Collodi uscirono dalla pancia del Pescecane, salirono in groppa a un gigantesco Tonno e vennero da lui portati a riva. Lì si diressero verso una casa poco distante, superando il Gatto e la Volpe ridotti a mendicare. Nella casa, furono accolti dal Grillo parlante, che rimproverò Pinocchio, e lo indirizzò da un contadino che lo mise a lavorare la macina per un bicchiere di latte da dare al babbo malato.

***

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Fu a questo punto che Collodi fermò Zoe. Le parole a lui sussurrate nella testa gli avevano finalmente fatto venire in mente qualcosa. Si alzò dal letto dove stava sdraiato in seguito allo sviluppo della storia, ed esitante, iniziò a parlare.

“Pinocchio diventerà un burattino obbediente, e… e… andrà a scuola, si farà onore… guadagnerà un po’ di soldi, ma li darà tutti alla Fata che ha saputo malata… e poi… Poi una sera la Fata gli apparirà. Lo ringrazierà di tutto, gli dirà che è stato bravo, e che i ragazzi perbene meritano una ricompensa. Lui si sveglierà, e sarà un bambino vero, di carne e ossa. Andrà nell’altra stanza, dove troverà il padre sano, ringiovanito perfino. Ci sarà un burattino, in un angolo, abbandonato sulla sedia. Lui lo guarderà e dirà…”

“Com’ero buffo quando ero un burattino, e quanto sono contento, ora, di essere diventato un bambino vero” completò per lui Pinocchio, che gli era apparso al fianco, nella forma di un bambino in carne e ossa, scuro di capelli. Collodi si chinò alla sua altezza e gli accarezzò la guancia, con le lacrime agli occhi, mentre il bambino Pinocchio sorrideva di gioia.

“Grazie, babbo” gli mormorò, mentre iniziava a svanire sotto i suoi occhi. Collodi provò a trattenerlo, ma un improvviso giramento di testa gli impedì di fare qualsiasi cosa. Attorno a lui, tutto il mondo fantastico stava scomparendo, risucchiato in qualche posto al di fuori dello spazio e del tempo.

***

“Non la ringrazierò mai abbastanza, Dottore” disse Collodi, un’ora dopo, mentre sedevano tutti a mangiare alla trattoria dove tutto era cominciato – tranne il capitano, che tornato sulla terra aveva voluto correre a casa. Esattamente come la volta precedente, con la dissoluzione della Terra dei Racconti, i viaggiatori erano stati rimandati nel loro tempo e luogo di provenienza.

“E di cosa?” si schermì quest’ultimo. “Ha fatto tutto Zoe.”

“No, Dottore” lo corresse la ragazza. “Ha capito lei che la Fata aveva in mente di far sedere Collodi come se fosse il precedente controllore, così che potesse mettere le cose a posto.”

“Sì, ma tu con la tua memoria di ferro hai permesso a Collodi di scrivere esattamente la storia.”

“Ma questo non dovrebbe causare un paradosso temporale? Insomma, ha completato la storia prima del tempo, no?” domandò Jamie.

“Se fosse avvenuto all’interno delle regole dello spaziotempo, sì” ammise il Dottore. “Ma, per fortuna, chiunque ha costruito la Terra dei Racconti l’ha posta al di fuori dal nostro universo normale; pertanto, lì i paradossi possono avvenire liberamente. Comunque, se il signor Collodi desidera, conosco delle tecniche in grado di cancellare la memoria.”

“E le sarei molto grato se le usasse” intervenne lo scrittore. “Preferisco dimenticare quel che ho visto in quella terra, non è divertente scrivere un racconto di cui si conosce già la fine. Però mi raccomando, voglio conservare il ricordo di avervi incontrato.”

“Come desidera” sorrise il Dottore.

“A ogni modo,” riprese Collodi, “intendevo ringraziarla per quello che mi ha detto sulla carrozza. Avevo bisogno di qualcuno che mi ricordasse che non si può vivere nella paura. E dire che ho combattuto per l’Unità d’Italia, avrei dovuto imparare…”

“Il coraggio non si impara mai, signor Collodi. La paura non è una malattia, che si può curare e non torna più. Per fortuna, però, esistono modi per combatterla. Si ricordi sempre: il coraggio non è non avere paura, è avere paura e agire lo stesso.”

“Avevo bisogno di sentirmelo dire. Stasera scrivo a Martini, gli dico che ricomincio a scrivere. E a proposito, Dottore, mi pare di aver capito che dobbiate rimanere qui per un po’…”

“Purtroppo sì, il TARDIS ha sostenuto gravi danni nel viaggio verso la Terra dei Racconti. Devo fare alcune riparazioni prima di poter ripartire.”

“Sarei lieto se approfittaste della mia ospitalità in questo periodo. La casa è piccola, ma…”

“Oh, non ce n’è bisogno” si intromise Zoe. “Ho controllato prima di venire qui, i quartieri residenziali del TARDIS sono ancora abitabili.”

“Però” disse Jamie “ammetto che mi piacerebbe passare un po’ di tempo qui. Siamo venuti per una vacanza, no? Ci meritiamo un po’ di riposo!”

“E allora, vacanza sia!” esclamò il Dottore. “E, signor Collodi, non abbiamo bisogno di ospitalità, ma una guida potrebbe farci comodo.”

Collodi stava per replicare che sarebbe stato un piacere, quando la porta della trattoria si riaprì, e il capitano De Magistris rientrò, conducendo per mano un bambino che, dalla somiglianza, era evidentemente suo figlio. Si diressero entrambi verso il tavolo, dove il capitano lo presentò ai viaggiatori.

“È un onore conoscerti, giovanotto” disse Collodi. “Ho sentito che leggi volentieri la storia di Pinocchio.”

“È vero quel che mi ha detto papà? Che non è morto?”

“Assolutamente” sorrise Collodi. “Il burattino è vivo e vegeto, e pronto per nuove avventure.”

“Ma come è possibile? L’avevano impiccato!”

“Oh, non si uccide facilmente un diavolaccio come lui. Ci hanno provato, bada bene, ma lui è indistruttibile.”

“Ma lo ritroverà il suo babbo?”

“Purtroppo questo non posso dirtelo, mio giovane amico. Ti rovinerei la sorpresa. Però posso dirti questo, a patto che tu non lo dica a nessuno, nemmeno al tuo papà.”

Il bambino annuì di slancio, e Collodi si abbassò per sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Nessuno seppe cosa fosse, ma tutti videro gli occhi del piccolo allargarsi per l’eccitazione, prima che di slancio, abbracciasse lo scrittore. Collodi, dopo un attimo di sorpresa, restituì l’abbraccio, mentre alla sua sinistra il Dottore stava sorridendo del più ampio dei suoi sorrisi.

NOTE DELL'AUTORE

- La fine del romanzo raccontata da Zoe è, ovviamente, la fine del vero racconto di Collodi. La frase detta da Pinocchio è, di fatto,  l'ultima frase originale del romanzo.
- Collodi ha veramente combattuto per l'Unità d'Italia: all'epoca della prima guerra d'indipendenza (1848-9), si arruolò volontario.
- La stanza di controllo, la scrivania e il collegamento psichico sono tutti elementi presenti in "The Mind Robber".

E anche questa seconda avventura italiana è giunta alla fine. Ne sono contento. Ringrazio di cuore chi ha letto e seguito questa storia: grazie, siete meravigliosi. E' con un po' di dispiacere che vi informo che adesso la serie si prenderà una pausa, ma solo perché intendo tradurre in inglese le prime due storie e pubblicarle su un altro sito. Se però volete continuare a leggermi, trovate un'altra storia in un altro fandom, che inizierò a breve, e la cui stesura sarà alternata alla scrittura/traduzione delle "Italian Adventures."

Grazie di tutto, e ad maiora!

(Il Professor What si allontana fischiettando il tema di Harry Potter)

  
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