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Autore: Vanya Imyarek    23/07/2018    2 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                     CHAD

 

 

 

  CI  VIENE  DETTO  ESATTAMENTE  COSA  SIAMO

 

 

 

 

 

Fu un’esperienza ben strana passare la notte nei dormitori di Setne.

Mortimer prese a russare come un trombone, quando si addormentò; io feci per mettermi il cuscino sulle orecchie, quando scoprii che Calvin e Luciano erano già organizzati per simili evenienze: stando attenti a non svegliarlo, lo rigirarono su un fianco e gli piazzarono uno di quei cerotti sul naso. Il problema diminuì sensibilmente, Calvin notò la mia espressione stupefatta e chiarì “Si arrabbia tantissimo se gli si dice che russa”

 E quello era il giusto compromesso tra l’ira di Mortimer e un sonno tranquillo. Poi verso le sette del mattino suonò una sveglia, era di Luciano, Calvin mugugnò e lo guardò malissimo, e l’italiano tolse il cerotto di Mortimer prima di infilare la porta e sparire chissà dove. Gli altri due si alzarono verso le dieci, mettendosi subito a discutere sui turni al bagno.

 Insomma, considerata anche la riunione alla Piramide, dormii da schifo e mi risvegliai a pezzi, ma rimasi comunque colpito da quanto normali e quotidiane sembrassero quelle situazioni. Ero così abituato ad andare al covo di Setne in piena notte, fermandomi a chiacchierare solo al prezzo di un bel po’ di sonno, che vedere quei ragazzi nella loro vita di tutti giorni, così come vedevo i ragazzi del Campo … quasi stonava. Non erano le persone che associavo al concetto di ‘vita di tutti i giorni’, semplicemente. Chissà cosa stavano facendo in quel momento i ragazzi di Ermes? Non avevo mai dato ai miei compagni di capanna tanto peso, ma quelle situazioni banalissime riuscirono a riportarmeli alla mente.

 Comunque. Adesso che ‘abitavo’ ufficialmente lì, dovevo darmi una mossa e mettermi al lavoro. Non avevo visto Dakao nel dormitorio, quindi sospettai che fosse ancora in isolamento, e Regina me ne diede conferma. Oltre a questo, fui convocato nella sala delle riunioni: noi eravamo lì, non c’era più bisogno di discutere nel cuore della notte, e bisognava parlare di un sacco di cose.

 Setne aveva ancora l’aria molto cupa, ma più dignitosa della sera prima: peccato, probabilmente avrebbe fatto meno gaffe e mantenuto l’uditorio saldamente dalla sua parte. Per fortuna Dakao non c’era ancora.

 “Capisco che ieri sera sia stata stressante” esordì Setne, dopo essersi schiarito la voce. “E vi pongo le mie scuse: sono stato sconvolto quanto voi, ma ciò non avrebbe dovuto impedirmi di mantenere la mia lucidità. Dunque, immagino ci sia bisogno di ripetere le nostre difese …” seguì, di nuovo, la stessa trafila della sera prima, senza variazioni. I ragazzi parevano molto più recettivi, questa volta, e l’argomento fu chiuso alla svelta.

 Regina passò subito dopo a quello che più premeva. “E cosa ce ne faremo di Maisie?”

 Setne sospirò, accigliandosi appena. “Mi pareva che non fosse più necessario parlarne. Quella ragazza non può essere lasciata in vita, soprattutto dopo che la traditrice ha insistito tanto per la sua salvezza. Se l’ha fatto, è perché c’era un piano, magari per raccogliere informazioni su di noi, e non possiamo permettere che si svolga”

 “E se c’era un piano, perché si sarebbe suicidata?” intervenne Penelope. “Non sarebbe stato più ovvio restare vivi per assicurarsi che Maisie non fosse scannata? E se Gaia era la spia, perché avrebbero avuto bisogno di introdurre qualcun altro a raccogliere informazioni?”

 “Tutte obiezioni molto valide” non dovevo agitarmi, ormai era convinto che la vera spia fosse un’altra. “Dunque molto probabilmente era il principio di un attacco. Maisie è una semidea degli Inferi, ha qualche potere, immagino, sui viaggi nell’ombra: Gaia avrebbe manipolato gli eventi in modo da farla arrivare qui, e lei sarebbe stata nel luogo perfetto per fare avanti e indietro di modo da portare qui tutto un esercito”

 “Ma allora perché non è scappata?” obiettai.

 “Per la stessa ragione per cui nessuno ha ancora invaso questo posto: tu e Penelope siete gli unici in grado di portar qui gente tramite viaggio nell’ombra. Sapete, per ragioni di sicurezza, potrei non aver messo voi ragazzi al corrente del preciso numero di difese di questo posto – e sono stato pienamente giustificato, dato quel che è successo con Gaia”

“Dunque il piano di quelle due è saltato” ricapitolò Penelope. “E allora che bisogno c’è di uccidere Maisie, se non può fare niente?”

 “Che bisogno c’è di tenerla in vita, semmai. E’ una nemica, e per quel che ne sappiamo, potrebbe avere altri mezzi di comunicare con i suoi capi. E anche se non lo fosse, non ricaveremmo alcun vantaggio nel tenerla qui a occupare una stanza. Mi dispiace, ragazzi, ma la natura della guerra e le leggi morali non sempre vanno a braccetto”

 Merda. Merda. Merda! Non c’era proprio niente che potesse convincerlo? Dannazione, anche a pensarci bene, non riuscivo a trovare buchi nella sua logica, e tentare la persuasione su un piano puramente morale mi avrebbe fatto dare dell’ingenuo (nel caso migliore) o avrebbe riattizzato i sospetti della spia. Dopotutto, solo perché si credeva fosse Gaia non significava che non potesse essercene un’altra, no? Ma non potevo lasciare che Maisie fosse uccisa, non dopo che ero stato io stesso a portarla lì dentro!

 No, aspetta, Penelope era riuscita a turbare l’esercito di Setne, la sera prima, con un’argomentazione piuttosto valida …

“Ma anche accettando di fare … questa cosa” intervenni. “Chi la fa? Chi vuole diventare il boia?”

 Per un istante ci fu silenzio. L’intero esercito guardò a terra, o in qualunque direzione che non fosse la mia. Regina prese a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli. Calvin tamburellava con le dita sul tavolo. Mortimer fissava le proprie braccia incrociate. Luciano e Hazelle sembravano impassibili, ma era un’impassibilità molto forzata. Per un istante, sperai nella vittoria.

 “Per quanto la morte della ragazza sia necessaria, non voglio costringere nessuno di voi a qualcosa che va contro le sue morali” fu poi la risposta di Setne. “Sarò io a disporre di lei. Voi non avrete parte in questo”

 La tensione nella stanza si allentò sensibilmente. Oh, ma che andassero tutti al diavolo! Davvero era solo quella la natura del problema? Non avevano voglia di sporcarsi le mani? Restavano lo stesso responsabili, proprio come Setne, proprio come noi, solo che non avrebbero dovuto vedere la morte della ragazza da una posizione privilegiata, sentire le sue suppliche o i suoi tentativi di farsi forza, pronunciare l’incantesimo o conficcare l’arma …

 Penelope mi strinse un braccio e io sobbalzai. Mi resi conto di aver avuto una specie di blackout, e che Setne stava continuando a parlare, questa volta a proposito di Dakao. Giusto. Dovevo preoccuparmi di non sembrare strano e non attirare l’attenzione. Concentrarmi su quelle cose importanti che venivano dette e che avrebbero giocato un ruolo nei nostri piani. Avevo voglia di polverizzare tutto e tutti quelli che c’erano in questa stanza, non sarebbe stato il modo più semplice e veloce di finire questa faccenda …? Hah, mi stavo distraendo di nuovo.

“ … un effetto devastante sul povero ragazzo” stava dicendo il nostro ‘capo’. “Non me la sto prendendo con lui, capisco fin troppo bene che danni può fare una donna ingannatrice. Ma al momento, è troppo sconvolto per esserci di qualsiasi utilità, o diamine, anche solo per distinguere il bene dal male e non attaccarci tutti nel momento in cui apriremo quella porta. Tenerlo in isolamento, dargli il tempo di elaborare il suo lutto e riflettere sull’accaduto, sarà meglio per tutti, lui compreso. E per questo, preferirei che nessuno di voi andasse a parlargli. Non sapete come potrebbe reagire”

 Sì, perché il completo isolamento era notoriamente favorevole alla salute mentale di chicchessia. Setne stava cercando di punirlo per il suo tentato attacco, o lo aveva direttamente bollato come qualcuno di cui sbarazzarsi ed entro breve avrebbe fatto una brutta fine ...? Anche lui.

 L’idea che mi venne in quel momento … era stupida, folle, disperata. Non avremmo mai fatto in tempo, anche se avessimo agito subito. Ma forse c’era la magra possibilità che Setne avrebbe voluto disporre le sue difese, o cercare di carpire informazioni alla ragazza, o insomma cincischiare in qualunque modo che non comportasse l’immediata morte di Maisie.

 E comunque, almeno per Dakao, almeno perché il piano che avevamo studiato con Thoth avesse qualche possibilità di successo, dovevamo agire immediatamente. Setne stava discutendo su chi sarebbe stata la persona migliore per portare i pasti al demone imprigionato; io mi offrii subito come volontario.

 “Pratichiamo entrambi la magia degli Inferi” spiegai. “Dovrei essere in grado di gestirlo, se tenta qualcosa di … azzardato”

 “Allora mi associo anch’io” intervenne Penelope. “Due persone sono meglio di una”

 Dovetti trattenermi dal sospirare di sollievo. Aveva capito dove volevo andare a parare! Benissimo, non avrei dovuto perdere tempo a spiegare nulla! Quanto mi sentii felice di essere in squadra con lei.

 Nessuno vide un buon motivo per obiettare a questo arrangiamento, men che meno Setne, che sciolse la riunione con l’ordine di andare tutti ai nostri posti. Io presi un piatto di uova e pancetta, Penelope una caraffa di succo d’arancia, e ci avviammo verso la cella di Dakao.

 “Secondo te Setne ha qualche incantesimo che gli lascia sapere quando viene usato il viaggio nell’ombra di giorno?”

 “Non avrebbe senso, se di notte non c’è” mi rimbeccò lei. “Ma perché lo chiedi? La notte sarebbe il momento migliore per agire …”

 “Sei pazza?” sibilai. “Dobbiamo farlo ora. Setne non aspetterà i nostri comodi per ammazzare Maisie! Vuoi un’altra morte inutile?”

 “Chiudi il becco!” ringhiò lei. “Che Setne continui a trovare impedimenti nell’uccidere Maisie. Visto? Tanto difficile? Vedi di pensare con calma per una volta nella tua vita!”

 Presi un respiro profondo. Vero, mi ero fatto prendere dal panico. Ma come non farlo, data la situazione? Certo, Penelope era anche abituata a tenere il sangue freddo davanti alla possibilità della morte di qualcuno … io avevo avuto la parte più facile in tutto quello, ed ero anche quello che si lamentava di più? Ridicolo.

 Dovevo chiudere il becco e stare calmo, come diceva lei – che al mio contrario, aveva anche trovato un modo per impedire la morte di Maisie. Chissà perché non riuscii a dirle niente di tutto quello, e mi limitai a mugugnare? Un qualche residuo degli stupidi battibecchi che avevamo sempre all’inizio? Troppo imbarazzo nell’ammettere la sconfitta? Non lo so. Sembra strano non saper spiegare i propri comportamenti, però sono sicuro che capita a tutti, più spesso di quanto non si voglia ammettere.

 Dopo questa parentesi sul mio patetico contegno, ci dirigemmo senza ulteriori discussioni alla stanza dove avevano chiuso Dakao. Una semplice camera degli ospiti in quella strana villa, incantata per non permettere l’uscita. Qualcuno aveva creato una finestrella come quella nelle carceri, probabilmente proprio per l’occasione. Sicuramente era stato molto d’aiuto nel confortare il giovane demone in lutto.

 Penelope aprì la finestrella, ma fece cenno a me di parlargli. Non si sentiva degna dopo quello che aveva fatto a Gaia? Comprensibile. Be’, con Dakao avevo principalmente interagito io, spingendolo a creare ulteriori problemi alla sua ragazza … ma almeno questo dovevo farlo. Non potevo scaricare tutti gli aspetti di quella faccenda addosso a Penelope. Aprii la finestrella.

 “Ehi” lo richiamai. Dakao sollevò la testa a guardarmi.

 Aveva un aspetto orribile: spettacolari ombre scure sotto gli occhi, pallido, i capelli spettinati, alcuni tagli sul viso come se si fosse graffiato da solo, e un’espressione a metà tra il distrutto, il furioso e il disperato.

 “Non ho fame” gracchiò in risposta. “Mettete del veleno in quel piatto e rimandatelo da lui”

 Mi lanciai un’occhiata intorno; non c’era nessuno. “Ci piacerebbe tanto, ma purtroppo non sarebbe il modo più discreto di agire”

 Dakao mi fissò come se mi vedesse per la prima volta dall’inizio della conversazione, a occhi spalancati e bocca leggermente aperta. “Voi siete …?”

 “Se prometti di non fare mosse avventate, possiamo entrare a parlare con te. Potremo aiutarti ad avere quello che vuoi. La tua vendetta su Setne”

 Lui rimase a fissarci esterrefatto ancora per qualche istante, poi annuì in fretta. “Quello che vorrei sarebbe aver capito cosa stava succedendo e aver portato via Gaia prima che succedesse tutto questo” sussurrò. “Ma quello non si può fare, vero? Non c’è nessuno che controlli il tempo. Vedere Setne a terra sarà un contentino, casomai”

 Scambiai una veloce occhiata con Penelope: potevamo prendere quello sfogo come un interesse a collaborare e non fare casini.

 “Che la serratura faccia cilecca” bisbigliò Penelope. Sentii un brutto crak-gneek,, e tutto l’insieme di serratura e maniglia collassò malamente.

 “Uh. La nostra discrezione. Dopo rendi la gente abbastanza sfigata da dimenticarsi sempre di passare qui davanti, okay?”

 Penelope annuì, gli occhi fissi sul disgraziato ammasso di metallo.

 Dakao non battè ciglio al siparietto; sarebbe stato decisamente troppo chiedere che lo fosse. “Quindi le spie siete voi” concluse lui. “Pensavo che fosse Regina”

 “Regina?”

 “Perché lei?”

“Perché è la più brava a passare inosservata. La maggior parte del tempo non ti accorgi neanche che ci sia, e nessuno aveva considerato la possibilità. Voi siete stati più o meno discretamente sospettati sia da Sisifo che da Luciano”

 Aveva ragione. Sembravamo incompetenti da far ridere, ora che ci pensavamo.

“Uhm. Tieni a mente che siamo letteralmente due persone pescate dal mezzo della strada e non agenti segreti appositamente addestrati” risposi con una risatina cui nessuno si associò.

 Dakao sospirò. “Immagino siate state scelti perché eravate appena arrivati, facce sconosciute al Campo? Più o meno il ragionamento che abbiamo fatto noi quando vi abbiamo mandati da loro. Che ironia …”

 “Noi non siamo mai stati spie del Campo” mi sembrava il caso di essere onesti su quel punto, almeno per spiegargli come mai, quando saremmo tornati dai mezzosangue, quelli avrebbero cercato di scannare i traditori. “Siamo stati impiegati da … una terza fazione, diciamo così. L’impiego come spie da parte vostra è stato un fortunato caso, ci ha permesso ti sorvegliarvi tutti quanti”

 Il demone ci fissò esterrefatto. Per un attimo sembrò cercare le parole per chiedere qualcosa, poi si limitò a scuotere la testa. “Non mi importa. Tutto quello che voglio è che Setne la paghi. Per come ha mentito a tutti noi, per come ha usato Gaia e l’ha disprezzata dopo averla fatta morire … l’ideologia non mi interessa più. Potete dire quello che volete, ma non ce n’è una che valga più dell’altra. Mi interessa solo la vendetta”

 Annuimmo entrambi. Ci andava bene: l’importante era che aiutasse. Certo, ciò non diceva cose molto positive sul corrente stato mentale ed emotivo del demone, ma per quanto cinico potesse suonare, non era quello che interessava al momento.

 “Proprio di questo volevamo parlarti” ripresi. “Abbiamo già un piano per la disfatta di Setne. Se ben gestito, lo porterebbe a una fine particolarmente orribile, ben peggio di quello che gli Inferi egizi hanno in serbo per lui” avevo la sua attenzione, decisamente. “Ma ci servirà il tuo aiuto. Ci serviranno i tuoi poteri degli Inferi”

 “Li userò” fu la risposta immediata. “Al diavolo cosa mi hanno portato finora, se serviranno a distruggere quel figlio di puttana, userò tutto quello che volete”

“Stasera ti accompagneremo dal nostro capo” lo informai. “Potremo discutere i dettagli del piano d’attacco con lui. Tu non muoverti dalla cella, passeremo noi …”

“Questo è ovvio, non so dove andare” mi interruppe stancamente lui. Ma quanto strideva con il ragazzo tranquillo e socialmente impacciato che avevo conosciuto fino ad allora? Era come se la morte di Gaia avesse premuto un interruttore. Mi faceva venire sempre più voglia di filarmela da quella stanza… difficile guardare alle conseguenze delle proprie azioni, suppongo.

 Comunque, una volta assicurata la collaborazione del demone, non avevamo più molto da fare al momento, e un’assenza troppo prolungata avrebbe destato sospetti. Ci limitammo a ringraziarlo, lasciargli piatto e bicchiere, e uscire.

 “Te la sei cavata” mi concesse Penelope, una volta che fummo fuori portata d’orecchio.

 Io sospirai. “Secondo te si renderà conto esattamente di come siamo coinvolti?”

 “Improbabile” replicò Penelope. “Gaia si è suicidata. Per tutti, è crollata sotto lo stress della sua vita. Ho passato mesi ad assicurarmi che fosse così”

 Mi bastò un’occhiata da parte sua, che decisi di lasciar perdere l’argomento. Mi diedi la risposta da me: se Dakao avesse subodorato il nostro coinvolgimento nella morte della sua ragazza, sarebbe stato il disastro.

 Il resto della giornata fu impiegato predisponendo accuratamente le misure di sicurezza di Setne. In quei pochi giorni, Becky aveva letteralmente fatto una strage dei ritornati: erano essenzialmente carne da macello, ma proprio per quel motivo la loro assenza si faceva sentire. Ormai l’esercito era ridotto alle poche persone originali, meno Dakao e Gaia, più l’unico ritornato superstite: Achille, guarda caso. Forse avremmo dovuto avvertire Becky della faccenda del tallone.

 Era inutile, a quel punto: Setne voleva tenerselo ben stretto, a guida del gruppo di difesa. Certo, la prima cosa che sarebbe passata per la testa di tutti sarebbe stata accanirsi sui suoi talloni, ma proprio per questo il nostro ‘capo’ l’aveva dotato di un paio di stivaloni che parevano corazzati e probabilmente anche pesantemente incantati, alla faccia dei sandali che andavano in voga all’epoca della sua morte. Avrebbe avuto bisogno di tanta sfortuna per perdere.

 Le altre difese erano di natura per lo più magica, e ci toccò fare avanti e indietro per tutta la villa per poter piazzare gli appositi geroglifici. Setne in persona … non avrebbe fatto niente, in pratica: si sarebbe rintanato in una stanza molto interna della villa, a fare da ‘ultima difesa’ alla corona di Tolomeo nel caso tutto il resto fallisse.

 Ovvero tutto il suo esercito fosse sterminato: le implicazioni non sfuggirono esattamente ai suddetti combattenti, e la gioia e il gaudio che ne derivò fu immaginabile. Mortimer decorò l’apprendere di questa disposizione con colorite bestemmie, Calvin protestò la mancanza di onore guerriero, e mi parve di sentire Luciano e Hazelle discutere a bassa voce di un piano di fuga nel caso le cose si fossero messe davvero male. Bene, il fantasma lavorava bene nel tenere il morale alto.

 Iniziavo a capire perché il suo nome non fosse sulla lista dei grandi faraoni: non per questioni dinastiche, ma perché, se era un eccellente operatore in solitario, non era un leader altrettanto capace. Metteva sempre sé stesso al primo posto e non faceva niente per nasconderlo: e se in tempi tranquilli ciò poteva passare in secondo luogo davanti al suo carisma e alle sue belle promesse, quando le cose si facevano difficili era solo logico che ciò non lo rendesse minimamente affidabile ad altre persone che volevano vivere.

 Questo esercito non aveva la minima possibilità di reggere all’attacco del Campo Mezzosangue. Non dovevamo più preoccuparci di loro: i più vigliacchi o rancorosi si sarebbero defilati alla mala parata, e anche chi sembrava aver accettato le disposizioni (solo Regina, a questo punto) probabilmente li avrebbe imitati al momento critico: in situazioni di paura e confusione si tende a imitare quello che fanno tutti gli altri, no? Dovevo averlo sentito dire da qualche psicologo all’istituto, era semplice istinto di sopravvivenza … avrebbe funzionato, vero? Regina non sarebbe stata lì a tentare una resistenza o ‘affrontare la morte con dignità’, vero?

 Quanto eravamo ridicoli coi nostri piani speranzosi e improvvisati.

 Ma era un’altra persona della cui vita non dovevamo preoccuparci: l’importante era garantire la fine peggiore possibile per Setne. E anche quello doveva aspettare. Meno male che adesso c’era Thoth: avevamo fatto abbastanza danni da soli.

 Le ore passarono con lentezza esasperante. Non pranzammo insieme, ognuno aveva turni di guardia designati per coprire il lavoro che avrebbero dovuto fare gli altri mentre mangiavano. Stesso dicasi per la cena. Setne si degnò di fare qualche comparsa, per tirarci su il morale e rinsaldare la lealtà che anche lui avesse intuito essere traballante; il fatto che invece di assumersi le responsabilità usasse tecniche di manipolazione e colpevolizzazione che una volta che ci pensavi su erano abbastanza facili da comprendere si tradusse in un discreto fiasco.

 Le disposizioni per il sonno furono un po’ più umane, riducendo le persone di guardia a solo due per turno, mentre gli altri dormivano. Non ci fu comunque conversazione, tutti volevano guadagnare quanto più sonno possibile. Anche se fossi stato un sincero devoto di Setne, mi sarei trovato con il morale a terra. Decisamente, mi ero fatto contagiare da tutta la depressione che mi circondava, ma anche il compito che mi aspettava era stressante.

 Finalmente fu il turno mio e di Penelope, il momento perfetto per mandare tutto a quel paese, acchiappare Dakao e cominciare finalmente l’azione vera e propria. Bastava tenere molto sotto controllo gli orologi. Setne non si accorse di nulla, Penelope spiegò di aver già fatto le sue maledizioni su eventuali misure di sicurezza.

 Dakao non si mostrò particolarmente entusiasta di star cominciando il piano di vendetta: mostrava semmai una quieta e seria determinazione. Diverso sia dalla rabbia controllata del mattino sia da quella incontrollata della sera prima: questi continui sbalzi d’umore e atteggiamento non mi facevano sentire per nulla tranquillo. Avevo la sensazione che prima o poi sarebbe esploso di nuovo: in un momento critico magari?

 Ci rivolse a malapena un cenno di riconoscimento, prima di fissarci in attesa che attuassimo il viaggio. Restammo in silenzio anche noi: qualunque cosa sarebbe suonata stupida, in quel momento.

 Il nostro arrivo alla Piramide Arena fu accolto da una Becky molto entusiasta, che iniziò a correrci incontro per poi fermarsi con un’occhiata confusa a Dakao. Lui la ricambiò con uno sguardo genuinamente stupefatto – e certo, per lui la dea bambina era una mina vagante priva di lealtà e ideologie che non fossero quella di vendicarsi su chi le aveva distrutto la famiglia. Ehi, era anche colei che aveva indirettamente spinto Gaia a lasciare la sicurezza della base di Setne e a farsi quasi catturare dagli agenti del Campo, cosa che aveva scatenato il loro litigio in base al quale lei si era uccisa … adesso il demone non avrebbe iniziato a prendersela con la persona sbagliata, vero?

 “Bene, sembra che siate stati veloci” commentò Thoth, e l’attenzione del demone si spostò rapidamente su di lui. Meno male, fu la prima cosa che pensai. “Lieto di fare la tua conoscenza, Dakao. Immagino che tu sappia chi io sia …”

“Questa è la Piramide Arena” riconobbe Dakao. “Tu sei Thoth … il dio dell’equilibrio”

 “E di tante altre cose, ma immagino non ti interessi. So che con le tue esperienze passate non ti fiderai a lavorare per qualcuno come me, ma spero vorrai riconoscere che abbattere Setne è un obiettivo comune. Se non vado errato, vi è una forte devozione a una causa nella tua cultu …”

 “Tu ti assicuri che nessuno diventi troppo potente” lo interruppe Dakao, comportandosi come se il dio non avesse detto nulla nel frattempo. Sospettai che non se en fosse nemmeno accorto. “A te non interessa nulla di ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, ti interessa solo che nessuno superi un limite fissato da chissà chi e che i danni siano limitati”

 Oh. Iniziavo a capire dove stava andando a parare il discorso. Merda, il nostro gran bel piano ci si stava ritorcendo contro.

 “Opponete Setne non perché è un despota egoista, ma perché aveva passato quel limite. Gaia l’aveva passato. La morte di una ragazza sola non sarebbe stata una perdita eccessiva, vero?” Si voltò a guardarci – me, in particolare. “La sua morte è stata davvero suicidio?”

 “Eravamo lì, ci hai visti, mentre …” balbettai, perché lo stavo dicendo, avrei solo peggiorato la situazione se avessi cercato di discolparci …

 “L’hai annunciata tu. Nessun altro in quella stanza aveva le capacità di percepire il momento della morte” replicò lui. Non riuscii a sostenere il suo sguardo.

“E’ stato un suicidio” intervenne Penelope. Anche lei stava guardando a terra, ma con quella che sembrò una gran fatica alzò gli occhi verso Dakao. “Ma da sola non l’avrebbe mai fatto. Io le ho ordinato di farlo. E’ questo il vero potere di Moros, sai? Non portare sfortuna: condurre tutto alla sua fine. E con i miei poteri, posso …”

 Probabilmente la bugia era più diplomatica di ‘sì, abbiamo passato settimane intere a tormentare la tua ragazza perché si uccidesse’, ma non riuscì a salvare Penelope. Dakao si avventò su di lei prima che io o uno qualunque degli dei nella stanza potessimo fare alcunché, colpendola così forte con i suoi artigli da farla cadere a terra.

 Si buttò verso di lei afferrandole la gola e urlandole qualcosa di incoerente, io afferrai un coltello, e prima che potessi intervenire un sottile strato di ghiaccio coprì Penelope. Dakao allontanò istintivamente le mani dal freddo, e in quella frazione di secondo il ghiaccio liberò la mia amica e si riversò su di lui, avvolgendolo e imprigionandolo completamente.

 “Ti ha fatto molto male?” fu quel che si premurò di chiedere Becky.

 Io la guardai esterrefatto: Penelope era amica di Sadie, non avrei mai pensato che la piccola dea sarebbe intervenuta a suo favore in qualunque modo! Ero incredulo, certo, ma nel senso positivo di incredulità. Riuscii perfino a sorridere prima che Thoth mi richiamasse alla situazione in corso.

 “So benissimo che quanto sto per dire non renderà la morte di quella ragazza più facile da sopportare …”

 “E allora sta’ zitto” gracchiò Dakao. Stava battendo i denti, ma non sembrava affatto spaventato dall’attacco. Fece scorrere lo sguardo su tutti noi, iniziando a ridacchiare. “Allora mi stavate prendendo per il culo! Anzi, siete riusciti a prendere due piccioni con una fava: avete distrutto la fonte di potere di Setne, e al contempo mi avete spinto a ribellarmi contro di lui. Peccato per questo piccolo incidente, avreste potuto guadagnarvi la mia completa fedeltà!”

 “Non potevamo fare altro” mormorò Penelope. Gli artigli di Dakao le avevano aperto lunghi tagli sul viso, ma non sembrava curarsene. “Anche se fossimo riusciti a convincere Gaia ad abbandonare Setne, sarebbe rimasta troppo potente. Tutti l’avrebbero vista come una minaccia all’equilibrio. Se non l’avessimo fatto noi, l’avrebbe fatto qualcun altro. Gaia ha firmato la propria condanna a morte nel momento in cui ha bevuto quella pozione”

 “Ti piacerebbe tanto credere che il suo sia stato un vero suicidio, sì? Heh … certo, così avresti la coscienza pulita, non che della vita di Gaia te ne freghi qualcosa. E fatemi indovinare, a questi discorsetti sta per seguire un tentativo di convincermi a non abbandonarvi, che Setne è comunque il male peggiore, vero?”

 Silenzio.

 “Perché è tutto quello che vi importa. L’ho già visto fare a chi mi ha condannato, perfino a Setne, quando parlava del suo passato. Vi date questa grande aria da eroi tragici, che devono prendere la decisione gravosa e difficile per tutti, compiendo l’eroico sacrificio dei propri principi morali per il bene comune, disposti a farsi odiare … in attesa delle lodi! Non vi importa dei vostri crimini, delle vostre ingiustizie, di chi ci rimane di mezzo, restate concentrati sul vostro scopo nobile, sulla bontà della vostra causa, e questo alle vostre orecchie trasforma le critiche in complimenti! Voi siete dalla parte giusta, e anche le vostre vittime, chi vi odia, prima o poi lo capirà, vi perdonerà sicuramente per avergli rovinato la vita in nome del bene superiore. Siete il genere di essere umano più patetico di questa Terra”

 Nessuno disse una parola. Cosa potevamo dire? Aveva assolutamente ragione. Star agendo per il bene superiore, quello che gli altri non potevano vedere, quello per cui erano troppo buoni o troppo soggiogati a uno psicopatico per cui agire … era stata la grande difesa delle nostre azioni. Ci eravamo tuffati sulla missione di arbitri del conflitto e spie proposta da Thoth senza un dubbio, senza mai provare a spiegare agli altri come stessero le cose, a portarli dalla nostra parte. Così che, in un eventuale confronto sulle nostre azioni, noi avremmo avuto la superiorità morale di agire per un bene che loro avevano ignorato?

 Non lo sapevo. Non ci avevo mai pensato, ma era come se lo avessi sempre pensato, forse dato così per scontato da non concretizzare neppure quel pensiero … io ero davvero quel genere di persona? Patetico, certo, ma avevo davvero pensato in quel modo folle? Quanta ragione aveva Dakao?

Mi sentii una grande spossatezza addosso. Avevamo passato metà di un anno tra intrighi e doppi giochi, e solo adesso mi rendevo conto di che idea poco chiara avessi di me stesso. Volevo solo che quella faccenda finisse, volevo solo andarmene da tutta quella confusione. Che vigliacco, vero?

 “Chi tace acconsente” commentò Dakao. Non avevo mai sentito tanto disprezzo nella voce di qualcuno. “Ma voi due mezzosangue … e anche tu, piccola dea … toglietemi una curiosità: voi lo sapete davvero cosa sia questo kosmos per cui agite? Pensate davvero che le vostre azioni siano quelle giuste per mantenerlo? Siete sicuri che mantenerlo sia la cosa migliore per tutti?”

 Penelope arretrò, presa in contropiede; Becky sbottò indignata che non doveva giustificare le sue azioni a un demone, guadagnandosi solo una risatina di scherno. A me quelle domande erano state già rivolte da Luciano, qualche tempo prima, e per qualche istante mi illusi di avere la risposta. Molto semplicemente, non volevo che le persone morissero inutilmente, e stavo agendo nel modo migliore per evitarlo.

 Risultato? Anche per me una risatina di scherno.

 “E di nuovo, come lo sai che è il modo migliore? Pensi che basti avere buone intenzioni?”

 Lanciai una mezza occhiata a Thoth – era stato lui a rivelarmi dell’equilibrio e dell’importanza di mantenerlo, praticamente nello stesso momento in cui avevo scoperto di essere un mezzosangue. Questa volta, Dakao rise sonoramente, senza la minima traccia di allegria.

 “Ed ecco i grandi eroi sconosciuti, i protettori dell’equilibrio! Un dio che pretende obbedienza, una bambina incapace di distinguere il bene dal male che si nasconde dietro la sua specie, e due marionette senza cervello. Detto in tutta sincerità, è la cosa più patetica che abbia mai visto”

 Becky fece per scattare in avanti e urlare qualcosa, ma fui io stesso a trattenerla.

 “Ha ragione” dissi semplicemente. Becky mi guardò esterrefatta, prima di lanciare occhiate confuse qua e là per tutta la stanza, come aspettando qualcuno che risollevasse improvvisamente il morale e riportasse le certezze sul posto. Penelope ormai guardava a terra, nel più assoluto silenzio, il viso una maschera di sangue per i tagli che aveva trascurato.

 Thoth, che era rimasto in silenzio a osservare lo scambio per quasi tutta la sua durata, finalmente si schiarì la voce e intervenne. “Su una cosa ti sbagli, Dakao Miridoka. Io non ho mai preteso obbedienza dai ragazzi. Ho semplicemente detto loro come stavano le cose, nel modo in cui io le sapevo. Mettersi al servizio mio e del Maat è stata una loro scelta: se avessero rifiutato, li avrei rispediti tranquillamente al Campo Mezzosangue. Ma loro hanno scelto di restare, e hanno scelto per proprio conto come gestire molte delle situazioni degli ultimi tempi. Io ho semplicemente dato loro qualche direzione. Puoi accusarli di qualunque cosa, ma non puoi accusarli di essere privi di pensiero autonomo. E lo stesso, ho modo di supporre, loro hanno fatto con Kebechet”

 “E loro hanno mai messo in discussione le tue parole?” ribatté Dakao. “No? So benissimo come funziona. Anch’io ho accettato senza discutere prima quello che mi veniva detto al Nomo, che gli dei fossero pericolosi, e ho continuato a fidarmi di loro dopo che sono arrivati i Kane e improvvisamente il sentiero degli dei pareva obbligatorio. E poi ho creduto allo stesso modo a Setne, quando mi ha promesso la mia vendetta su un sistema sbagliato. Non sei diverso da loro, pronto a fare grandi discorsi che diano ai tuoi leccapiedi l’impressione di avere autonomia, importanza, potere decisionale. Sono sicuro che li stai usando, che non hai detto loro neanche una frazione della verità e dei tuoi veri scopi … e onestamente, non me ne frega nulla. Voi due” tornò a far dardeggiare lo sguardo tra me e Penelope.

 “Siete liberi di fidarvi di questo essere, anche se sapete cos’ha fatto la sua razza. Procedete nella vita con il paraocchi, non ponete in discussione la vostra causa, vi direi di morire eroicamente per essa se non avessi altri piani”

 Il suo sguardo si fissò su Becky. “Tu fammi uscire di qui. Non ho intenzione di fare del male ai tuoi amici, non adesso. Tutti voi mi disgustate, ma odio Setne quanto voi, e siete l’unico mezzo che ho per distruggerlo. Collaborerò come concordato stamattina. Ma Chad, Penelope … una volta che la disfatta di Setne sarà assicurata, giuro che vi ammazzerò tutti e due”

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

alla faccia di marzo. Chiedo davvero scusa, ma l’ultimo semestre è stato il delirio più assoluto. Colpa mia, certo … e non prometto che non farò di nuovo casini simili, non con tesina di laurea e tirocinio e ultimi esami della triennale da gestire.

C’è di buono che questa storia è praticamente terminata, solo pochi capitoli di cui la maggior parte è già completa. Magari ce la faccio anche prima della fine dell’estate, così gli unici a subire i miei problemi di organizzazione saranno quelli che leggono anche la mia long fantasy!

Comunque, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie davvero a tutti quelli che hanno letto e recensito!

 

 

  
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