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Autore: Chiaroscura69    25/07/2018    2 recensioni
Riflessioni cupe, a volte affrante, altre volte apatiche, dettate dal mio malessere
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come vive un depresso? Cosa prova durante l'arco di una giornata? Di una vita?
Non sono una psicologa, e non mi fido troppo degli psicoterapeuti. Niente da dire contro di loro, la verità è che mi spaventano. Mi spaventa la capacità che hanno di dare un nome alle sensazioni, alle emozioni e ai sentimenti indefinibili che provo.
Da poco ho scoperto di avere un disturbo ossessivo compulsivo di tipo passivo aggressivo. Me lo ha detto uno strizzacervelli, quindi è sicuramente vero. Ma sarete d'accordo con me; fa più paura con questa terminologia. Mi capita di avere in mente un susseguirsi di immagini violente, rivolte a me stessa o a chi mi sta vicino, di solito le persone o gli animali che il mio subconscio ritiene più fragili e quindi più facilmente danneggiabili.
Sono malata? Forse.
Forse lo sapevo già.
Comunque mi son già persa; ciò che volevo dire è: cosa direbbe uno psicoterapeuta di un depresso?
Io non lo so e nella mia ignoranza mi riservo dal dare definizioni generali, dunque, descriverò me stessa.
La mia vita è un susseguirsi di fasi; alcuni cicli pieni di euforia, allegria e fiducia per il futuro, altri (più lunghi e più intensi) di tristezza devastante e acquisizione della consapevolezza che ogni speranza per il futuro fosse un'illusione.
Oggi sto cercando di trattenere le lacrime da quando ho aperto gli occhi, nella mia stanzetta da ragazza universitaria di basso profilo economico, e mi sono chiesta per quanto ancora devo alzarmi e fingere che questo mondo, che questa vita, mi vadano bene.
Mi sento un fantasma, è come camminare con i vestiti più sgargianti in un mondo di ciechi. Sento di non essere abbastanza e fantastico spesso su come reagirebbe la gente con cui condivido la mia esistenza infelice se, per caso, morissi. Mi immagino il mio funerale: una pletora di persone che piagnucola, che in vita ha guardato le mie di lacrime e mi ha voltato le spalle. Immagino mia madre, che mantiene un contegno che non le appartiene, mentre pensa a quante volte non ha cercato di capirmi come avrebbe dovuto e mi ha fraintesa completamente, ridimensionandomi in una piccola, ingenua, donna. Mio padre sarebbe il più disperato, lo so, nel vedere la sua Elettra, che lo adorava come un dio, stesa su un letto funebre, la pelle bianca come avrebbe dovuto essere il suo abito da sposa, in un ipotetico matrimonio mai pervenuto.
Tuttavia cerco di non soffermarmi troppo sull'immagine edonistica della mia morte prematura, non vorrei che diventasse per me un'ossessione, o, peggio ancora, un'aspirazione.
Tornando alla depressione, io non mi definirei espressamente depressa.
Forse sono solo nichilista.
Nei cicli negativi della mia vita riesco coscientemente ad accettare che per me la felicità non esiste e non esisterà mai, il problema sono i cicli positivi. In questi ultimi la speranza si insinua come una sanguisuga, mi avvelena il cuore. Non riesco più a scindere i miei sogni illusori dalla mera realtà e costruisco castelli su castelli per aria, fino a quando un nuovo ciclo negativo non distrugge tutto.
A volte mi chiedo cosa trovino in me le poche persone che mi stimano profondamente e mi chiedo perchè io non sia per loro motivo di disturbo, dato che lo sono per me stessa. Oddio, adesso non voglio dire che mi odi o che mi disprezzi profondamente, per carità. Io credo di essere nella perfetta mediocrità, come tutti del resto.
Ed è proprio questo ad affliggermi.
   
 
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