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Autore: Neko    10/08/2018    1 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

 

Alice e Roni vennero a conoscenza della loro imminente partenza, una volta rientrate a casa.

In genere le bambine facevano il tempo pieno, ma per quella occasione, furono ritirate da scuola all’ora di pranzo.

Vennero messe al corrente dei possibili pericoli e che dovevano dare ascolto agli adulti e soprattutto rimanere tutti uniti per garantire a tutti quanti, maggiori possibilità di tornare a casa sani e salvi.

Bambine o meno, non vennero usati mezzi termini. C’era in gioco la vita di tutti, ma questo le piccole sembravano averlo già compreso, grazie a quanto erano state esposte nei giorni passati.

Al di là dei pericoli che incutevano un po’ di timore alla bambine, in loro vi era anche quella sorta di curiosità che nasceva dentro di loro all’idea di visitare terre di cui avevano sempre e solo sentito parlare.

Tutte e due, con l’aiuto delle rispettive madri, prepararono uno zainetto, con dentro quello che sarebbe potuto servire loro.

La partenza era prevista il giorno stesso, subito dopo pranzo e la prima destinazione era già stata decisa: L’isola che non c’è.

 

“L’unico mezzo che conosco per giungere all’isola che non c’è, è la Jolly Roger!” disse Killian, frustrato al pensiero della fine che aveva fatto la sua nave.

“Emma sa aprire i portali, può condurci direttamente li!” disse David, ma sua figlia disse subito “So aprire i portali per la foresta incantata e…in realtà sono passati sei anni dall’ultima volta che l’ho fatto e non mi sono mai allenata ad aprirli, quindi per quanto ne so, posso riuscirci o meno. Non ho le garanzie di assicurare la giusta destinazione!”

“Fagioli magici ne abbiamo?” chiese Snow.

“No, sono spariti dalla circolazione ormai. Ho provato a cercarne qualcuno, ma sembra che le poche piante che avevamo piantato a Storybrooke, siano seccate. Non so se per il clima a cui le piante non si riescono ad adattare completamente o se anche questo è causa degli inferi che avanzano!” Disse Regina.

“Non mi stupirei se la seconda opzione fosse quella corretta. Il male farà di tutto per ostacolarci!” disse Emma, sospirando “Killian, se ripariamo la Jolly Roger e provassi ad aprire un portale, anche se non riuscissi proprio a condurvi sull’isola, la tua nave ci può condurre là, giusto?”

“Certo love, una volta imparata la strada per quella maledetta isola, non la si scorda più!” disse Killian.

“Bene allora, occupiamoci della nostra amata nave, capitano!” disse Emma sorridendo.

Aveva pensato da subito di riparare la Jolly Roger,  ma aveva voluto aspettare di sentirsi meglio. Non avrebbe voluto rischiare di ripararla male e di lasciare qualche falla che avrebbe condotto loro ad affondare appena toccate le acque.

 

Una volta al porto, con tutto quello che necessitavano, Emma si concentrò ed estendendo le mani in avanti, si concentrò per ridare alla nave il suo antico splendore.

Anche Alice, Roni e Regina contribuirono con i loro poteri, ognuno occupandosi di un pezzo della nave e sebbene Emma e Regina avessero fatto il lavoro esterno per garantire un viaggio sicuro, diedero alle bambine il compito di arredare le cabine.

“Tutto fatto mamma!” disse Alice, contenta del lavoro svolto.

“Si, le stanze sono bellissime!” disse Roni saltellando.

Gli adulti si guardarono un po’ spaventati, temendo di ritrovare ogni cabina, tinta di rosa o lilla, con peluche e bambole sparsi ovunque.

Killian andò immediatamente a controllare, spaventato all’idea, ma anche fosse stato così, avrebbe fatto i suoi complimenti alle bambine, fingendo che l’arredamento tipico femminile e da bambine gli sarebbe piaciuto.

Fu sorpreso e sollevato quando vide, che l’unica cabina ad avere un aspetto troppo rosa, era quella destinata alle due bambine. Mentre la sua cabina e quella di Emma, era come in origine e la camera di Regina e quella dei charming, ricordava a grandi linee l’arredamento che avevano le loro stanze nelle loro rispettive case.

“è tutto perfetto!” disse Killian riunendosi al gruppo “Grazie bambine!”

“Falle? Hai controllato che non vi sia qualche asse montata male?” chiese Regina, infondo non sapeva esattamente come era strutturata una nave, ma poteva stare tranquilla da un lato, perché Emma conosceva la nave da cima a fondo, quasi come Killian.

“Ho controllato anche quello, è sembra apposto. Direi di caricare le scorte in cambusa e di partire!” disse killian facendosi aiutare da David.

Fu il momento per Regina di salutare il marito e suo figlio. Roland la abbracciò forte e disse loro di stare attenti e promise a sua madre che si sarebbe preso cura di suo padre, impedendogli di finire nei guai.

Regina rise a quella promessa, in quanto sapeva che il ruolo sarebbe stato inverso, in quanto, era Roland, dato l’età, a cacciarsi spesso nei guai.

Snow, David e Emma, abbracciarono Neal,  chiedendogli di fare il bravo.

“Vi prego, posso venire anche io? Perché Alice si e io no? Farò il bravo. Non ho poteri, ma papà mi sta insegnando a usare la spada e…” disse Neal, poco contento della scelta dei genitori.

“No Neal, è pericoloso. Saremo più tranquilli se stai qui!” gli disse David.

“Ma non è giusto io…” cominciò a protestare il bambino, ma Robin sapeva come calmarlo “Vedrai Neal, io e te ci divertiremo e ti insegnerò a tirare con l’arco!”

Il bambino sembrò contento della proposta e  dimenticò subito il suo intento di seguire i genitori.

Snow avrebbe voluto dire qualcosa, in quanto voleva insegnargli lui a tirare con l’arco, ma doveva ammettere che l’idea di Robin era stata vincente e lei si sarebbe occupata di migliorare la sua mira una volta tornati a casa.

 

Tutto era pronto per la partenza. Ora non restava che  prendere il largo e aprire un portale. Emma si mise a prua della nave quando fu il momento e si concentrò. Snow e David si tenevano al parapetto, tenendo tra di loro la loro nipotina e Regina fece lo stesso con Roni.

Killian invece si sistemò al timone, confidando nei poteri di Regina, per  levare l’ancora e ammainare le vele.

Emma aprì gli occhi quando si sentì pronta e le sue mani si illuminarono di bianco.

Il mare sotto di loro cominciò ad agitarsi e un vortice cominciò ad aprirsi sotto di loro, prima piccolo, poi sempre più grande.

“Regina, ammaina le vele. Diamo un po’ di slanci0 a questo gioiellino!” disse Killian, girando il timone verso babordo, dove il vortice si stava aprendo.

“Tenetevi forte!” urlò il capitano della nave, quando a tutta velocità si buttò dentro il vortice.

Tutti chiusero gli occhi e quando li riaprirono, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Emma guardò Killian e quando vide l’uomo sorriderle, capì di aver aperto il portale giusto.

“Non potevi condurci più vicino di così love!” disse Killian, vedendo in lontananza una piccola terra sorgere dalle acque.

“Papà, stiamo volando!” disse Alice stupita, in quanto non aveva mai visto la nave del padre solcare i cieli, ma solo le acque.

“Lo so tesoro! Questa è l’unica nave in grado di farlo!”

“è fantastico!” disse Roni. “Possiamo farlo più spesso?” chiese a Regina, la quale accarezzandole la testa le disse “Magari in contesti più calmi, vero capitano?”

“Sicuro!” disse Killian calando piano piano, la nave sempre più verso il mare.

“Non puoi calare la nave una volta giunti alle coste dell’isola? Vorrei evitare di incontrare le sirene e soprattutto che mia figlia ci rimetta quasi la vita per impedirci di litigare!” disse David.

“Non possiamo papà. Abbiamo appurato che uno degli ingredienti che ci servono,  è una squama di sirena. Dovremo catturarne un’altra, evitando però di trasformarla in pietra questa volta!” disse Emma,  guardando Regina.

“Ehi, quella sirena se l’è cercata!” disse il sindaco in sua difesa.

Lo scafo della nave toccò presto l’acqua e per precauzione le bambine furono mandate sotto coperta, con l’ordine di non uscire fuori per nessuna ragione al mondo.

L’isola  che non c’è si avvicinava sempre di più, ma niente sembrava voler indicare l’arrivo delle sirene.

Killian era un po’ sorpreso. Le sirene erano aggressive e cercavano di affondare più navi possibili e quello strano silenzio gli sembrava innaturale.

“Qualcosa non va?” disse infatti Killian.

“Cosa?” chiese Emma preoccupata.

“Le sirene non si sono ancora fatte vive. In genere sarei contento di questa faccenda, in quanto mi hanno creato parecchi problemi in passato, ma mi inquieta questo loro non manifestarsi!” disse Killian.

“Vuoi dire che potrebbe essere successo loro qualcosa e per qualche ragione sono andate via?” chiese Regina “Se così fosse come faremo a procurarci una squama di sirena!”

“Aspettate, non sentite qualcosa?” chiese David “è molto basso a mala pena riesco a percepirlo!”

Tutti tacquero per un instante e cercarono di concentrarsi per sentire quello che David aveva sentito. Non udirono altro che le onde del mare inizialmente, ma successivamente, Killian soprattutto, riuscì a percepire una debole melodia.

Killian sorrise “Non sono scomparse, semplicemente non riusciamo ad udirle! Quello che a malapena percepiamo è il loro canto. Un loro modo per attirare i marinai a sé, per poi sorprenderli e affondarli senza pietà conducendoli verso il fondo del mare e annegarli!”

“Devono essere molto lontane per percepirle così debolmente!” disse Emma “Dovremo avvicinarci a loro per prendere quello che ci serve!”

“No, non credo sia necessario. In realtà credo siano molto vicine!” disse Killian.

“Ma se a malapena si sentono. Mi chiedo, infatti, come abbia fatto David a sentirle. Ho dovuto concentrarmi per udire una lieve melodia e adesso nemmeno la percepisco!” disse Regina.

“Questo perché sei una donna. Le sirene sono interessate solamente agli uomini per questo, tu, Emma e Snow faticate molto a sentirle!” spiegò Killian.

“Ma anche tu e mio padre le percepite lievemente!” gli disse Emma.

“Le percepiamo di sicuro più di voi, ma non così tanto da rimanere attratti dal loro canto, ma questo non significa che non sono vicini. Semplicemente io e David abbiamo trovato qualcosa che ci protegge dal loro infido incantesimo!” disse Killian.

“Cioè?” chiese David.

“Il vero amore. Esso può ridare la vita e fare cose altrimenti impossibili e ci protegge da incantesimi che ci potrebbero portare al tradimento della nostra anima gemella!” disse Killian.

“Allora come faremo a…” cominciò Emma, ma venne subito fermata dall’uomo.

“Da loro il tempo di comprendere che non hanno potere su di noi, le farà arrabbiare e verranno a noi! Esattamente come l’altra volta!”

“L’altra volta non hanno cantato però?” disse Regina “Perché? strategia diversa?”.

“No, usano sempre lo stesso modo, ma se guardi  le persone di allora, erano le stesse di adesso e anche se io ed Emma non sapevamo di essere destinati a stare insieme, il vero amore ci ha protetto lo stesso!” disse Killian.

“e Gold? C’era anche lui!” disse Snow.

“Lui era il signore oscuro, un incantesimo del genere su di lui non avrebbe mai funzionato!” disse Killian.

Un rumore di passi attirò l’attenzione di tutti prima che una vocina si fece sentire “Mamma, papà, noi ci stiamo annoiando di sotto! Venite a giocare con noi?”

“Tornate subito di sotto bambine!” disse Regina in modo severo, per sperare di evitare quello che subito successe  appena dopo terminata la frase.

Accadde tutto in modo talmente veloce che nessuno potè fare niente per impedirlo.

Qualcosa uscì dal mare e si buttò sul ponte della nave dietro ad Alice. La bambina e i suoi genitori non fecero in tempo nemmeno a vedere l’essere che era apparso, che questo scomparve in acqua, portandosi dietro la bambina.

“Alice!” urlò Emma affacciandosi al parapetto, prima di sentire un altro tuffo, che si rivelò essere Killian, gettatosi in acqua per soccorrere la figlia.

Regina spinse subito Roni sotto coperta e raggiunse Snow che cercava di trattenere Emma dal gettarsi in acqua anch’essa.

La salvatrice  era arrabbiata con le due donne. Non capiva come potevano chiederle di non provare a raggiungere sua figlia.

“Aiutali con la magia!” disse Regina.

“Non vedo niente, come posso aiutarli?” disse Emma in preda al panico con le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi.

“Sei connessa ad Alice, puoi sentirla, puoi fare in modo che tuo marito la veda nelle profondità del mare.

Emma chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì improvvisamente un battito accellerato e comprese che era quello della sua bambina. Immediatamente creò una bolla d’aria intorno alla sua bocca e fece sì che la piccola si illuminasse per permettere a Killian di trovarla.

L’uomo però era tornato a galla per riprendere fiato.

Killian, segui la luce!” disse Emma, stringendo con forza il parapetto.

L’uomo non se lo fece ripetere due volte e subito si rituffò in acqua, questa volta con una bolla d’aria, anch’esso intorno alla bocca. Emma infatti sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungere la bambina, in quanto la sua luce si affievoliva sempre più, man mano che andava nelle profondità, tanto che Emma dovette assicurarsi di un altro dettaglio e proteggere la sua famiglia da un’ulteriore insidia: la pressione marina.

Killian nuotava il più veloce possibile, ma le sirene erano più veloci di lui. Decise a questo punto di non combattere più contro le sirene che cercavano di afferrarlo, ma si fece catturare e una volta preso, si fece trasportare verso il fondale, più velocemente.

Erano a una profondità tale che senza la luce di Emma che veniva sprigionata da Alice, avrebbe fatto una certa fatica a intravvedere le sagome delle sirene. Non le vedeva alla perfezione a causa dell’assenza di occhialini o maschere subacquee, ma dal loro atteggiamento, poteva comprendere che qualcosa le scombussolava e sapeva cosa. Il fatto che sia lui che la bambina, erano ancora in vita.

Una volta fermi sul fondo del mare, killian potè distinguere dalla forma e dal colore, i vecchi scheletri degli uomini che purtroppo avevano ceduto al potere di quei mostri. Che fosse o  meno immune dall’annegamento o dalla pressione marina, c’erano altri modi in cui lui e sua figlia potevano andare a far compagnia a quei corpi e quindi con uno strattone, si liberò dalla presa delle sirene che lo tenevano prigioniero e con l’aiuto del suo uncino e della sua spada, riuscì a ferirle, prima di dirigersi verso Alice. La bambina era pietrificata dalla paura. Ella aveva la magia e avrebbe potuto fare qualcosa, ma sapeva che,  come sua madre, quando era terrorizzata, non riusciva a fare ricorso ai suoi poteri.

Riuscì ad allontanare le sirene attorno a lei e  spingendola, la spronò a nuotare verso la superficie.

Killian era proprio dietro di lei, ma le sirene tornarono all’attacco e per permettere almeno alla bambina di trarsi in salvo, si fermò ad affrontare quelle spietate creature, che non avrebbero avuto pietà nemmeno  di una bambina.

Emma era in preda al panico. Continuava a fissare la superficie dell’acqua nella speranza di vedere sia Alice che Killian tornare a galla. Ci stavano impiegando un sacco di tempo e senza l’utilizzo della magia, sapeva che non ci sarebbe stato niente da fare. Mai come allora era stata contenta di possedere dei poteri magici.

Vide che la luce che avvolgeva Alice, si faceva sempre più forte, finchè finalmente la vide spuntare chiamandola.

Emma immediatamente si tuffò per afferrarla.

“Tranquilla, sei al sicuro adesso!” disse, guardandosi però intorno, cercando Killian non ancora uscito.

David lanciò loro una corda che Emma afferrò per trarre in salvo la bambina.

Snow immediatamente abbracciò la piccola e le avvolse una coperta per non farle prendere freddo, mentre Emma ancora una volta si affacciò per cercare Killian. Regina dovette nuovamente fermarla, sapendo che non ci avrebbe pensato due volte a tuffarsi in soccorso del marito, ma quello che videro da li a poco, fece accapponare la pelle alle due donne.

Sangue.

Molto sangue stava macchiando quelle acque azzurre e con  una voce piena di terrore Emma urlò il nome di Killian.

David deglutì a fatica, temendo anche lui per la vita del suo genero.

Si sentì poi una lunga boccata d’aria e la testa di Killian fu ben visibile.

Killian!” disse Emma con quella poca voce che riusciva ad emettere a causa dello spavento preso e  svuotata da ogni energia, cadde sulle ginocchia.

David aiutò l’uomo a salire a bordo, felice di constatare che a parte qualche taglio, egli stava bene, quel sangue non apparteneva a lui.

“Ci penseranno due volte la prossima volta ad attaccarci!” disse Killian, prima di guardare la sua bambina, ancora spaventata tra le braccia di sua nonna.

Killian le si avvicinò e la bambina gli gettò le braccia al collo e cominciò a piangere a dirotto, sfogando tutta la paura che aveva provato. Mentre la cullava, guardò Emma, che nemmeno le si era avvicinata.

La vide appoggiata al parapetto con la testa poggiata sulle ginocchia e immobile, con Regina che le strofinava la schiena, mentre lo guardava con aria preoccupata.

Killian sospirò e prese la bambina in braccio e la portò sotto coperta per farla cambiare e riposare.

La  portò nella sua stanza dove c’era una Roni spaventata, che appena li vide entrare, si mise in piedi avvicinandosi a loro, quasi facendo inciampare Killian.

“Sta bene? Quelle brutte sirene le hanno fatto del male?” chiese Roni, vedendo l’amica che a malincuore lasciava la presa del padre.

“Starà bene. Deve solo riposarsi e dimenticare questa brutta avventura!” disse Killian poggiandola a terra e prendendo dei vestiti asciutti dal suo zainetto.

“devi cambiarti questi vestiti prima di prenderti un raffreddore!” disse, vedendo la bambina annuire.

 

Sul ponte Snow si era inginocchiata accanto a Emma che fino a quel momento, dopo il salvataggio di Killian, non aveva dato segni di emozioni. Sembrava come se si fosse incantata. Se prima era con la testa appoggiata alle sue ginocchia, ora fissava da diverso tempo la stessa asse di legno del ponte.

“Emma, stai bene?” chiese Snow, domanda che infastidì parecchio Regina.

“Ti sembra che stia bene?” le disse infatti.

Snow sospirò “Lo so che non sta bene, ma volevo farla reagire, non può restare così. Killian e Alice stanno bene e…” non terminò la frase che Emma, si alzò di scatto e se n’è andò, sparendo sotto coperta.

“Ecco, ha reagito!” disse Regina sbuffando e appoggiandosi al parapetto. Quell’avventura era veramente iniziata col piede sbagliato.

 

Killian finì di sistemare la figlia e di asciugarle i capelli “Ecco qua, ora sei apposto. Riposa un po’ tesoro!”

“Non ho sonno!” disse la bambina “Solo un po’ spaventata!”

“Allora rimani qui tranquilla con Roni. Giocate, disegnate, ma niente colpi di testa!” disse Killian.

“Colpi di testa?” chiese Roni, non comprendendone il significato “Cioè non fate pazzie come quella di prima. Vi avevamo detto di non venire di sopra. Questa volta vi è andata bene, ma credo che vi sia chiaro che avrebbe potuto finire veramente male!” disse con tono serio.

Alice e Roni annuirono.

“Mi dispiace, non volevamo, ma…ci stavamo annoiando!” disse Roni.

“Meglio annoiate che morte!” disse Killian, facendo sussultare le bambine.

“Staremo qui. Promesso!” disse Alice per poi alzare lo sguardo verso la porta, dove Emma la stava guardando.

Killian seguì la direzione dello sguardo di sua figlia e anche lui vide la sua amata, che dopo averlo guardato negli occhi per qualche secondo se ne andò.

“La mamma è arrabbiata con me, vero?” chiese Alice triste.

“No tesoro, non è arrabbiata. È solo molto spaventata. Ha avuto molta paura di perderti!” disse Killian spostandole una ciocca leggermente umida dietro le orecchie. “Vedrai che appena farà mente locale che stai bene…stiamo bene, tornerà quella di prima, ok?”

“Ma forse, se vado da lei e le chiedo scusa e le do un grande abbraccio, si sentirà meglio e…” cominciò Alice, ma suo padre la interruppe.

“No Alice, lascia fare a me. Penso io a tua madre!”

Alice abbassò la testa e non obbiettò oltre.

 

 

 

  
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