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Autore: inzaghina    18/08/2018    14 recensioni
A pochi giorni dal fatidico 2 maggio 1998 Harry, Ron, Hermione e Ginny s'interrogano su quale sia il modo giusto per ricominciare a vivere, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi, ma senza dimenticare le persone che si sono sacrificate per un mondo migliore. Al contempo, George dovrà affrontare per la prima volta un mondo senza il suo gemello, ritrovando la capacità di ridere; Percy dimostrerà che ha sbagliato e, con l’aiuto di una ragazza che lo capisce davvero, ricucirà il rapporto con i suoi familiari; Bill e Fleur cementeranno la loro unione e un ritorno inaspettato ridarà speranza al gruppo.
Uno sguardo sul periodo post-bellico e sulle difficoltà affrontate da tutti loro, e dai loro cari, per ritornare veramente a vivere, preoccupandosi solo del proprio futuro, dell'amicizia che li lega e degli amori che potranno finalmente godersi con serenità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is bigger than anything in its way'
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Capitolo 5 – As if you were to die tomorrow
 
“Live as if you were to die tomorrow.
Learn as if you were to live forever.”
Mahatma Gandhi


 
 
Hermione era sempre stata abituata ad essere piuttosto indipendente nella sua vita. I suoi genitori l’avevano cresciuta coltivando in lei l’interesse per il mondo che la circondava, inculcandole l'idea che, nella vita, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Lei aveva sempre trovato conforto nelle loro parole, ma aveva spesso temuto di aver sbagliato qualcosa. Forse perché, ai tempi della scuola babbana, era stata piuttosto solitaria, facendo fatica a stringere amicizie durature. Non per mancanza di sforzi da parte sua, semplicemente si era sempre considerata diversa dalle compagne di scuola, con i loro sogni di principi, i glitter rosa e le Barbie con cui giocare per tutto il pomeriggio. Hermione, tornando con la memoria ai suoi primi ricordi, ricordava da sempre la curiosità, la volontà di avere risposte e l’amore per la lettura. Aveva sempre adorato leggere, vivendo le vite dei personaggi dei suoi libri ed immaginandosi una vita diversa anche per sé stessa. Aveva avuto solo un paio di amiche, prima di partire per Hogwarts e con nessuna delle due aveva mantenuto i rapporti una volta tornata dopo il suo primo anno in Scozia. Poteva ammettere in tutta tranquillità che Harry e Ron fossero stati i suoi primi veri amici, oltre che poterli ringraziare per la maggior parte dei rapporti che aveva stretto ad Hogwarts.
Quella notte, come la maggior parte delle precedenti, si stava rigirando nel letto, impossibilitata a prendere sonno. Aveva rinunciato alla pozione contro gli incubi, ma, col senno di poi, avrebbe forse dovuto accettare la dose che le era stata proposta da Molly. Lanciò un’occhiata a Ginny, osservando i capelli rossi sparsi sul cuscino, l’alzarsi ed abbassarsi ritmico del suo petto ed i piedi che spuntavano dal lenzuolo. Non volendo rischiare di svegliarla, Hermione si alzò dal letto e scese lentamente fino alla cucina.
Come accaduto pochi giorni prima, trovò la cucina già impegnata da una testa di capelli ramati, abbandonati sulle braccia conserte.
“George?”
Il ragazzo sollevò gli occhi nocciola arrossati su di lei. “Ciao, Hermione,” sussurrò, asciugandosi velocemente le guance.
“Posso fare qualcosa per te?” gli chiese.
L’altro sospirò rumorosamente, prima di scuotere la testa.
“Magari una tazza di the?” propose la riccia, alzandosi e mettendo su il bollitore.
“Mi manca così tanto,” mormorò il ragazzo, qualche secondo dopo.
Hermione gli posò una mano sulla spalla, spingendolo, in qualche modo, a proseguire.
“So che lui vorrebbe che io andassi avanti, che pensassi alla riapertura del negozio, che mi rallegrassi perché il resto della famiglia si è salvato, che progettassi il mio futuro, ma…” il giovane si interruppe, deglutendo rumorosamente, “la verità è che non ce la faccio, non ci riesco proprio e sento che lo sto deludendo, ma non so cosa fare,” concluse poi, tirando su col naso.
“Dubito che chicchessia possa essere deluso da te, George!” lo rassicurò Hermione, stringendogli una spalla, “men che meno potrebbe esserlo Fred.”
La strega raggiunse l’armadietto recuperando delle bustine di the, due tazze e dei biscotti, prima di far levitare con eleganza il vassoio fino al tavolo e sedersi accanto al gemello sopravvissuto.
“Avrebbe dovuto sopravvivere lui,” mormorò il ragazzo, così piano che lei sulle prime faticò a sentirlo.
Si bloccò, proprio mentre era sul punto di chiedergli di ripetere quanto detto, allungandogli una tazza.
“Non lo dire, non pensarlo nemmeno!” esclamò poi, con foga.
“E perché non dovrei?” borbottò sconsolato l’altro, scuotendo la testa, “era lui quello che faceva le battute più divertenti, che progettava gli scherzi più assurdi, che sapeva sempre come consolare Ginny dopo un incubo, che non aveva paura di questa assurda guerra che ci siamo trovati ad affrontare, che non ha mai fatto fatica a conquistare le ragazze… era lui che si meritava di avere un futuro, non io che non so nemmeno cosa farmene di questo dannato futuro.”
Hermione prese la mano di George tra le sue. “Fred non vorrebbe vederti così e sono piuttosto sicura che ti affatturerebbe se sentisse quello che hai appena detto.”
Ancora una volta, George tirò su rumorosamente con il naso, scuotendo la testa con veemenza. “Lo aveva promesso!”
“Che cosa aveva promesso?”
“Che sarebbe stato sempre al mio fianco!” dichiarò, sollevando gli occhi ed incontrando lo sguardo di Hermione.
E la ragazza capì. Capì che tutte quelle parole erano dettate dal risentimento che George provava nei confronti del gemello, perché si sentiva abbandonato da lui. Capì che, sicuramente, George si odiava per quanto provava, ma che non poteva fare a meno di sentirsi perso senza la sua metà e che ricominciare non sarebbe stato facile.
Le lacrime scorrevano calde sulle guance lentigginose di George, la vista era offuscata e la sensazione di inadeguatezza gli riempiva il cuore e l’anima.
“Non riesco ad andare avanti senza di lui…” mormorò, atterrito.
Hermione strinse con forza la sua mano, cercando di infondergli un po’ di determinazione. “Fred non sopporterebbe di vederti in questo stato, non oso nemmeno immaginare che cosa possa aver significato per te perderlo, perché il vostro legame era unico ed irripetibile, ma non dimenticarti mai che lui sarà sempre con te…”
Il ragazzo la fissò, sbattendo piano le palpebre, incitandola a continuare.
“Lui sarà sempre qui, George… nel tuo cuore” disse la ragazza, posizionando entrambe le loro mani sul suo petto. “Lo rivedrai nel coraggio di Bill e nella competitività di Ginny, lo riconoscerai nelle battute di Ron e nella risata di Charlie, avrà lo sguardo attento di Percy e lo ritroverai nell'abbraccio affettuoso dei tuoi genitori” continuò, riuscendo a sorridere al ricordo di Fred, “so che fa male, perché lui manca a tutti noi, ma tu glielo devi… devi accettare di essergli sopravvissuto e fare del tuo meglio per vivere una vita che valga la pena di essere ricordata e se ti verrà da piangere fallo, perché sentire la sua mancanza non sarà mai sbagliato e, se dovessi sentirti solo, ricordati sempre che lui veglierà su di te e non sarai mai davvero solo.”
“Grazie,” mormorò infine George, asciugandosi le lacrime.
“Sono nata figlia unica, ma tutti voi siete parte della mia famiglia e farò di tutto per aiutare te, i tuoi genitori ed i tuoi fratelli in questo momento così difficile,” dichiarò la strega.
“Chi l’avrebbe mai detto che proprio Ron avrebbe trovato una ragazza così determinata, disponibile ed assennata?” domandò pensieroso il ragazzo, facendole un sorriso fioco.
Hermione sentì le guance colorirsi, scegliendo di ricambiare semplicemente il sorriso.
“Se il mio fratellino dovesse combinare cazzate e farti soffrire se la dovrà vedere con me…” le promise, dopo qualche attimo di silenzio in cui i due sorseggiarono pensosamente il loro the.
“Hey, per quale motivo dovrei combinare cazzate?” il sussurro di Ron li fece voltare verso le scale, la sua figura allampanata li stava raggiungendo.
George appellò un’altra tazza, facendo segno al minore di sedersi, mentre Hermione si voltava ad osservarlo con occhi colmi di preoccupazione. “Non riesci ancora a dormire?”
Ronald si grattò nervosamente la testa, sedendosi accanto alla ragazza e cercando di sorridere, “in realtà avevo un po’ di pensieri su come organizzare al meglio il nostro viaggio e, quando non ti ho vista in camera di Ginny, ho pensato che potessi essere quaggiù…”
“Allora vi lascio soli,” disse George, iniziando ad alzarsi.
Hermione incontrò lo sguardo di Ron, scuotendo la testa, spingendo il ragazzo a fermarlo. “Resta con noi,” disse il futuro Auror.
“Non vorrei essere di troppo,” George fece una smorfia.
Gli occhi erano ancora lucidi, una delle sue mani ancora stretta in quella di Hermione, Ron comprese subito che il fratello aveva smesso di piangere da poco, “rimani, per favore… noi non sappiamo nulla di viaggi intercontinentali, tu potresti essere d’aiuto,” improvvisò infine.
Con la coda dell’occhio vide Hermione sorridere, comprendendo di aver fatto la scelta giusta.
La ragazza gli passò un biscotto, sfiorandogli le dita mentre glielo consegnava, il fratello invece si risedette, agguantando un biscotto anche per sé. I tre passarono gran parte della notte parlando dell’imminente viaggio in Australia, riuscendo a far sentire George decisamente meno solo.
 
“Grazie davvero, ragazzi… vado a cercare di dormire qualche ora,” disse il più grande, cirda due ore dopo, notando che erano quasi le tre di notte.
“Figurati,” gli disse il fratello.
“Ricordati che ci saremo sempre per te…” aggiunse Hermione.
George annuì, incamminandosi verso la scala, prima di voltarsi di nuovo e assumere un’espressione furba che i due non vedevano da un po’ sul suo viso, “cercate di non fare niente che io non farei…”
Ron fece una risatina, mentre Hermione incrociava le braccia a metà tra il divertito e l’infastidito.
“Anzi… fate qualsiasi cose vi vada di fare!” esclamò poi. “La vita è troppo breve per perdersi in inutili rimpianti,” concluse, facendo loro l’occhiolino e spedendo con un preciso incantesimo le tre tazze ed il bollitore nel lavandino.
I due lo osservarono salire i gradini, prima di scambiarsi un’occhiata incerta, ritrovandosi entrambi ad arrossire.
“Lascia perdere George e quello che ha detto,” bofonchiò Ron, prendendo la mano della ragazza nella sua e tracciando dei cerchi concentrici con il pollice.
“Perché dovrei?” chiese lei, costringendolo a sollevare gli occhi cerulei.
“Ha detto la verità, Ron… noi due, anzi, tutti le persone presenti in questa casa, siamo sopravvissuti ad una guerra e se non ci aiuterà questo a capire che non dobbiamo vivere di rimpianti, cosa lo farà?”
Ron si mordicchiò l’interno della guancia, cercando di capire dove la mente geniale della sua ragazza stesse andando a parare. Vedendo l’incertezza farsi strada negli occhi di Ronald, Hermione strinse la mano del ragazzo nella sua, prima di spiegarsi: “quello che volevo dire, Ron, è che non voglio più chiedermi quello che sia giusto fare e perdere tempo!”
“Con me?”
I capelli ricci di Hermione si mossero, mentre lei faceva segno di no con la testa, “quello passato con te non potrebbe mai essere tempo perso,” gli sorrise, accomodandosi nel suo abbraccio.
Il ragazzo si rilassò visibilmente, stringendola ed accarezzandole la schiena.
“Non voglio avere rimpianti, Ronald,” reiterò la giovane Grifondoro.
Lui le posò un bacio tra i capelli, inspirandone l’aroma di lavanda, “nemmeno io,” le sussurrò, provocandole una scia di brividi che partirono dalla testa e raggiunsero la punta dei piedi.
“È per questo che voglio che tu sappia che ti amo,” mormorò lei, mentre il cuore le batteva all'impazzata.
Ron si paralizzò, era da anni che voleva sentire quelle parole pronunciate dalla bocca che era solito redarguirlo per i compiti e richiamarlo all’ordine durante gli incontri dei Prefetti.
“Anche io ti amo,” rispose, dopo una pausa brevissima, “ti amo da anni ormai, ma non…”
Lei lo interruppe, posandogli un dito sulle labbra. “Il tempo perso non ci interessa più, Ron,” gli disse con dolcezza. “Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi tempi, anche dalla conversazione che abbiamo appena avuto con George, è che dobbiamo cogliere l’attimo, vivere nel presente e pensare solo al nostro futuro.”
“Sono d’accordo con te,” annuì lui, posando la fronte su quella di lei, “il futuro non mi spaventa, sapendo che sarai al mio fianco,” concluse, prima di reclamare le sue labbra per un bacio.
Un bacio che iniziò lentamente, anche se accompagnato dalla consapevolezza di aver condiviso i sentimenti che albergavano in entrambi i loro cuori, rendendo ancora più profondo il loro legame. Le lingue di entrambi si aprirono un varco nella bocca dell’altro, sfiorandosi e trovandosi impegnate in una danza ipnotica e passionale, che fece ben presto ritrovare i due a corto di fiato. La mano di Hermione si infilò tra i capelli disordinati di Ron, mentre quella di lui s’insinuò sotto la maglietta leggera che la ragazza aveva addosso come pigiama. Sfiorò il basso ventre della ragazza, risalendo fino al seno sodo, lasciato libero per la notte, lambendone la pelle solitamente confinata sotto la stoffa dei reggiseni e sentendola trattenere il fiato, si fermò, osservandola.
“Scusa,” sussurrò, abbassando la mano.
“Non scusarti,” soffiò lei, mentre i suoi occhi caldi si perdevano in quelli cristallini del ragazzo.
“Non voglio obbligarti a fare nulla,” si affrettò a dirle Ron, inspirando a fondo e cercando di riprendere fiato.
“Non lo stai facendo,” lo rassicurò lei, sorridendogli, “solo, credo che dovremmo cercare un posto un po’ più appartato…”
Ron spalancò gli occhi, vagamente incredulo, “cosa avevi in mente?” le domandò poi.
“Accio coperta,” enunciò Hermione, osservando il ragazzo afferrare tra le mani una coperta di patchwork cucita dalla signora Weasley.
“Potremmo ritornare vicino allo stagno,” gli propose poi, alzandosi e trascinandolo con sé. Ron la seguì docilmente, decidendo che il sonno poteva, decisamente, attendere.
 
Dopo averla osservata stendere la coperta sul terreno, si perse nel dettaglio dei suoi capelli che le ricoprivano il volto, mentre sistemava gli angoli colorati. L’aria frizzate della sera era piacevole, ed Hermione si lasciò cadere sulla calda coperta variopinta, prima di incontrare lo sguardo di Ron e dare una pacca indicando il posto accanto a sé. Lui non se lo fece ripetere due volte, sdraiandosi al suo fianco, limitandosi a fissarla, quasi non credendo a quanto stesse succedendo.
“Dove eravamo rimasti?” la voce di Hermione non era mai risuonata così suadente ed il ragazzo la attirò a sé, per riprendere a baciarla. Per alcuni minuti i due si baciarono, lentamente, senza fretta, cogliendo l’attimo e pensando solamente alla novità che stavano vivendo. Quando Ron lasciò, con rimpianto, le labbra della ragazza però, lei lo sorprese spingendolo lungo disteso sulla coperta, prima di salire a cavalcioni su di lui, portando i loro corpi in collisione. Hermione si morse il labbro inferiore, concentrata sulla mossa successiva, intenta a fissare bramosa il lembo di pelle lasciato scoperto dalla maglietta arancione indossata da Ron. Con un tocco leggero, infilò le dita sotto al cotone liso, spingendo la maglia in alto, fino a scoprire il ventre del ragazzo disseminato di lentiggini. Con un gesto improvviso e deciso sfilò l’indumento al ragazzo, per poi sdraiarsi su di lui, inspirando il suo profumo di pulito, di menta e di erba tagliata da poco. Lui la strinse a sé, massaggiandole la schiena, temendo che potesse avere freddo, ma la temperatura esterna era un pensiero decisamente lontano dalla mente della ragazza in quel momento. Si avvicinò al lobo del suo orecchio, posando un bacio alla base di esso, prima di sussurrare piano: “penso che sarebbe più equo se rimanessi senza maglietta anche io…”
Se Ron rimase stupito da questa richiesta, non lo diede a vedere, sdraiandosi su un fianco e portando la ragazza con sé, in modo che potessero guardarsi negli occhi. “Ne sei sicura?” si accertò.
Lei annuì, prima di prendere nuovamente l’iniziativa e togliere la maglietta bianca che separava la sua pelle da quella del ragazzo. La sua pelle chiara era perfetta, illuminata dalla fioca luce lunare e Ron rimase incantato ad osservarla, prima di avvicinare lentamente una mano, portandola a sfiorare il collo della ragazza, prima di scendere fino al suo seno. Il lieve gemito che sfuggì dalle labbra di Hermione gli donò vigore, spingendolo a continuare con le carezze, beandosi delle sensazioni che la loro semplice vicinanza gli stava provocando. Non poteva negare che, con Lavanda, si fosse dato parecchio da fare, ma non si era mai sentito in quel modo, non aveva mai provato una vicinanza simile con la compagna di scuola e, mai come in quel momento, era grato di non essersi spinto troppo oltre con lei. Hermione aveva chiuso gli occhi, mentre gemiti sempre più appagati le sfuggivano dalle labbra, in risposta alle carezze di Ron. Il ragazzo decise quindi di baciarle il collo, lasciando una scia umida che partiva dal mento e raggiungeva le sue spalle, per poi spingersi più giù, fino a chiudere la bocca su uno dei suoi capezzoli, mentre continuava a tormentare l’altro con le dita della mano destra. Stanca di rimanere inerte, anche Hermione accarezzò le spalle di Ron, ridiscendendo poi la schiena, arrivando a toccare l’elastico dei pantaloncini che il ragazzo indossava per dormire. Gli sfiorò gli addominali in tensione, venendo in contatto con il rigonfiamento nascosto a stento dai suoi shorts.
“Scusa,” borbottò lui, smettendo di baciarla e fissandola, contrito.
“E di cosa?”
“Di quello…” borbottò imbarazzato lui, indicando vagamente il suo ventre.
“Non devi scusarti, Ron,” gli disse lei dolcemente. “Più che altro sono stupita da questa tua reazione, per così poco…”
“Così poco?!” bofonchiò lui. “Non sai da quanto sogno di vederti senza reggiseno e di accarezzare le tua palle morbida,” aggiunse, sentendo le orecchie infiammarsi.
“Anche io sognavo le tue carezze da mesi, se non anni,” dichiarò lei, prendendo una mano nella sua. “Solo che non pensavo che bastasse così poco per eccitarti, dopo la tua esperienza pregressa, ecco…” l’allusione a Lavanda era chiara, così come quello che evidentemente pensava che avessero fatto.
“Oh,” Ron rimase a bocca aperta.
“Va tutto bene, sono convinta di quanto ti ho detto l’altro giorno, credo davvero che tutto succeda per una ragione…”
Ron la bloccò, posandole l’indice sulle labbra. “Non ho fatto sesso con lei, se è questo che pensi,” le disse con semplicità.
Questa volta fu la bocca di Hermione a spalancarsi, sbalordita, “ah no?”
Lui scosse la testa. “Sapevo che non era quella giusta e, anche se non nego di aver fatto un po’ di esperienze con lei, non mi sono mai spinto fino in fondo… ho sempre pensato che la prima volta dovesse essere speciale, con qualcuno di cui fossi innamorato, un po’ come è successo ai miei genitori… e non ho mai amato nessun’altra,” le spiegò, grattandosi nervosamente la testa.
Gli occhi di Hermione si inumidirono, mentre la ragazza sorrideva. “La penso anche io esattamente così,” gli disse, “e nemmeno io sono mai stata innamorata di qualcun altro.”
Si abbracciarono, consci che non servissero altre parole per esprimere ciò che li legava, prima di abbandonarsi a nuovi baci e carezze timide poi sempre più audaci, pur se rimanendo entrambi solamente senza maglietta. Quando le prime luci dell’alba illuminarono i loro corpi, entrambi capirono che era il caso di rivestirsi e tornare alla Tana. Lo fecero senza fretta, mano nella mano, passeggiando in un silenzio infranto solo dal frinire delle cicale.
“Ci vediamo tra poco,” le sussurrò lui, lasciandola davanti alla camera della sorella.
“A dopo,” ribatté lei, alzandosi in punta di piedi per sfiorargli le labbra un’ultima volta.
Si chiuse la porta alle spalle, infilandosi nel letto, chiudendo gli occhi e sognando le sue mani che la accarezzavano e le sue labbra morbide.

 
***
 

La scatola che gli aveva portato Andromeda Tonks era ai piedi del suo letto da tre giorni ormai, Harry non sapeva bene cosa aspettarsi dal suo contenuto. Da una parte fremeva all'idea di aprirla, ma dall'altra temeva di essersi fatto un’idea decisamente troppo roboante di quanto potesse celare quell'insieme di ricordi. Avrebbe tanto voluto che Remus avesse trovato il tempo di portargli la scatola di persona, chissà da quanto tempo l’aveva preparata; purtroppo in guerra non c’era tempo per i ricordi e per un passato, probabilmente, troppo doloroso anche per il suo compianto professore di Difesa. Si sentiva un idiota per aver anche solo formulato quel pensiero. Remus era morto e lo stesso destino era stato riservato anche a sua moglie. Il piccolo Teddy era orfano, proprio come era successo a lui. Harry si sarebbe assicurato che crescesse conoscendo i propri genitori e il sacrificio che avevano fatto per il suo futuro, oltre che viziandolo il più possibile, come si confaceva ad un padrino con i fiocchi.
“Si può?” la voce di Ginny lo riscosse dai suoi pensieri, facendolo sorridere in direzione della porta, che la ragazza aveva socchiuso.
“Tu sei sempre la benvenuta,” le rispose con sincerità. La rossa si chiuse la porta alle spalle, trovando posto al suo fianco, sul letto.
“Dove sono Ron e Hermione?”
“Stanno parlando con Audrey delle precauzioni riguardo l’utilizzo di una serie di passaporte internazionali,” rispose la ragazza.
Harry annuì.
“Non l’hai ancora aperta,” disse poi Ginny, indicando la scatola.
Lui scosse la testa, stringendosi nelle spalle.
“Credevo che fossi pervaso dalla curiosità,” dichiarò Ginny.
“Ed è così,” s’affrettò a chiarire lui, “ma temo anche di aspettarmi troppo da una scatola di ricordi che, comunque, non potrà ridarmi i miei genitori…”
“Ovvio che non potrà ridarteli,” gli disse la ragazza. “Ma questo non significa che non ti permetterà di sentirli più vicini,” aggiunse, scrutandolo con i suoi occhi luminosi. “Remus era uno dei loro più cari amici e sono sicura che quello che troverai lì dentro ti potrà essere di conforto.”
Harry annuì solennemente. “Sei veramente caparbia, Ginny Weasley,” dichiarò, ricambiando la sua occhiata.
“E te ne accorgi solo ora, Potter?” celiò lei, avvicinandosi per baciarlo con foga.
Lui la prese tra le braccia, accarezzandole i capelli lisci e lasciandosi cadere sul letto, trascinandola con sé. Si baciarono con entusiasmo e con lentezza, godendosi ogni attimo e provocandosi vicendevolmente brividi di piacere. Il pensiero di Ginny tornò al loro primo bacio, nella sala comune affollata e festante, quello di Harry si concentrò invece sui mesi passati vagabondando per l’Inghilterra, temendo che non avrebbe più stretto la ragazza tra le sue braccia, inspirando il suo profumo di fiori e di vaniglia. Quando la mancanza di ossigeno si fece pressante, i due si separarono con riluttanza. Gli occhi smeraldini si spalancarono su quelli nocciola ed entrambi si sorrisero, appagati.
“Sarebbe bello organizzare un’uscita a quattro prima che quei due se ne vadano nella terra dei canguri,” propose Ginny, prima di posare nuovamente le labbra su quelle di Harry per un rapido bacio.
“Piacerebbe anche a me,” acconsentì lui, riflettendo su quante esperienze normali si fosse perso visti gli ultimi anni che aveva vissuto.
“In effetti mi devi un bel po’ di appuntamenti galanti, prima che io me ne torni ad Hogwarts…”
“Sarà mia cura esaudire ogni suo desiderio, signorina Weasley,” ribatté lui, inarcando divertito le sopracciglia.
“Non voglio nemmeno pensare al fatto che dovremo separarci per un altro anno,” commentò lei, perdendo il tono sbarazzino usato fino a pochi attimi prima.
“Pensa solo che sarà l’ultima volta che saremo costretti a separarci,” dichiarò lui, sollevandole il mento e portandola a guardarlo nuovamente negli occhi.
Ginny annuì. “È una promessa, Potter?”
“Puoi contarci, Weasley!”
I due si baciarono di nuovo, perdendo la cognizione del tempo, ritrovandosi a riscoprire i dettagli dei corpi che avevano esplorato, troppo brevemente, durante il sesto anno di lui. I baci di Ginny erano come una ventata di aria fresca per Harry, che era sicuro in cuor suo, di come la ragazza fosse l’amore della sua vita. Non glielo aveva ancora dichiarato, pensava infatti che una comunicazione del genere meritasse uno scenario più appropriato della camera arancione del suo fratello maggiore, nonché suo migliore amico. Dal suo canto, Ginny sapeva che non aveva mai amato nessuno all'infuori di lui; era stata attratta da Michael e anche da Dean, aveva voluto bene ad entrambi, ma con nessuno dei due aveva avuto una connessione vagamente paragonabile a quella che aveva con il ragazzo che stava baciando con passione in quel momento. Liberarono le labbra dell’amato con un sorriso, fissandosi a lungo senza proferire parola.
“Che ne dici di farmi compagnia con quella scatola?” le propose lui, in tono un po’ incerto.
“Sarei onorata,” rispose lei, stringendo la mano di Harry nella sua, cercando di infondergli sicurezza. I due si tirarono a sedere e il ragazzo appellò la scatola, che ricadde tra di loro.
Harry ne sollevò il coperchio, venendo investito da un odore che gli ricordava la biblioteca di Hogwarts. La prima cosa che prese tra le dita fu un album dalla copertina in pelle leggermente consumata, lo aprì facendo ricadere una busta verde chiara, indirizzata a lui, riconobbe subito la calligrafia ordinata di Remus.
 
Harry,
     dopo la morte di Sirius, sono tornato per qualche tempo a casa di mio padre, cogliendo l’occasione per mettere finalmente mano ai ricordi degli anni scolastici che sapevo di trovare in soffitta.
Vorrei tanto avere la possibilità di raccontarti dei sette anni passati ad Hogwarts di persona, quando ci ripenso mi sento un po’ in colpa all'idea di tutto quel tempo in cui mi sono goduto la compagnia dei tuoi genitori, quando invece tu non li ricordi nemmeno.
Ho iniziato questo album durante il mio primo anno di scuola, dopo averlo ricevuto come regalo dai miei genitori. Al suo interno troverai numerose foto dei nostri anni scolastici e anche dei primi tempi dopo la fine della nostra istruzione. Sul retro di ogni foto, un’annotazione indica la data ed il luogo in cui è stata scattata, oltre a qualche dettaglio che ritenevo importante.
Dopo il nostro litigio, che è servito a ricordarmi in che modo riprovevole mi stessi comportando, sono tornato da Dora, che mi ha ripreso nonostante tutte le delusioni che le ho arrecato nel poco tempo da cui stiamo insieme. Ho quindi deciso di fare una copia di questo album anche per il mio bambino, o bambina, di cui tu ovviamente sarai il padrino, chissà che un domani non vi troviate ad osservare insieme queste foto?
So che saprai essere un esempio per lui e che gli insegnerai i valori dell’amicizia, dell’amore, della fiducia nel prossimo, del combattere per i più deboli e per i giusti ideali. So anche che potrà contare su di te in qualsiasi momento e che probabilmente lo vizierai più di quanto io ritengo necessario, esattamente come Sirius faceva con te non appena nascesti, con sommo divertimento di tuo padre e fastidio di tua madre.
I tuoi genitori sarebbero così orgogliosi dell’uomo che sei diventato, dei legami che hai costruito e della tua innata capacità di aiutare i più deboli. Non ti nascondo poi, che James sarebbe estremamente compiaciuto dalla tua bravura nel Quidditch, ha sostenuto per anni che i suoi figli sarebbero stati degli assoluti campioni, con Lily che lo prendeva in giro asserendo che magari non avrebbero avuto equilibrio.
Nella scatola, oltre a varie cianfrusaglie raccolte durante gli anni nella nostra camera (che sono sicuro ti divertiranno), troverai anche alcuni libri. Erano i preferiti di tua mamma. Devi sapere, infatti, che, fin dal primo anno, noi due abbiamo iniziato a scambiarci i nostri libri preferiti a Natale ed ai nostri compleanni; immagino che leggerli ti aiuterà a sentirti più vicino a lei.
Spero che questa scatola ti faccia percepire un po’ meno estranee le persone meravigliose che erano Lily e James.
Ti voglio bene,
         Remus
 
PS Dora dice di aggiungere che non dovresti far soffrire Ginny come io ho fatto con lei, è una ragazza forte e saprà stare al tuo fianco. Dalle fiducia, condividere la vita con una donna forte aiuta in  modo incommensurabile, io lo so bene...
 

“Quanto vorrei che fosse qui e che potesse raccontarmi le assurdità combinate da Sirius e mio padre ai tempi della scuola e dirmi di come Hermione gli ricordasse mia madre…”
Ginny gli posò una mano sulla spalla, osservando il suo sguardo incupirsi ed il volto rigarsi di lacrime.
“Ma più di tutto vorrei che fosse qui perché significherebbe che potrebbe vedere Teddy crescere e io avrei almeno uno dei migliori amici dei miei genitori al mio fianco,” aggiunse, sospirando.
“Lo vorrei così tanto anche io, Harry,” la ragazza si strinse a lui.
“Grazie di essere qui con me,” sussurrò il giovane.
“Non vorrei essere da nessun’altra parte.”
“Remus e Tonks avevano ragione…” aggiunse, dopo qualche istante di silenzio.
“A proposito di cosa?”
“A proposito di te, ovviamente,” mormorò Harry. “Sei una ragazza così forte ed indipendente, sei bellissima e divertente, sei un maschiaccio, ma sai essere così femminile e il profumo dei tuoi capelli mi fa letteralmente impazzire… non so bene cosa ho fatto per meritarmi le tue attenzioni e, se sarà necessario, passerò il resto della vita a farmi perdonare per averti lasciato un anno fa…”
Ginny lo interruppe. “Non saresti stato tu se non avessi cercato di salvarmi, Harry… ti conosco bene ormai.”
“Volevo tenerti al sicuro.”
“Ed è per questo che non devi affatto passare il resto della vita a farti perdonare, basta semplicemente che tu continuerai a considerarmi una tua pare e che mi prometti che affronteremo tutto insieme, fianco a fianco, sia le cose belle che quelle brutte. Se lo faremo insieme, nessuna difficoltà sembrerà insormontabile,” dichiarò la ragazza, con uno sguardo fiero negli occhi.
 “L’idea di essere al tuo fianco per il resto dei tuoi giorni mi rende davvero il ragazzo più fortunato sulla faccia della terra!” ribatté Harry, abbracciandola forte.
Ginny lo baciò con trasporto, prima che i due aprissero l’album di foto, scoppiando a ridere davanti ad una foto che doveva risalire al primo o al secondo anno. Sulla sinistra dell’inquadratura, una ragazzina dai capelli rossi che doveva essere la mamma di Harry, era completamente ricoperta di inchiostro, così come un’altra ragazzina bionda; sulla destra un giovane Sirius rideva sguaiato, mentre James aveva un’espressione atterrita, al cospetto della reazione di Lily, che gli puntava la bacchetta contro.
Harry staccò l’istantanea, per leggere quanto era scritto sul retro.

Hogwarts, aprile 1973 – James e Sirius hanno trovato divertente provare gli incantesimi ingozzanti, fino a che non hanno ricoperto Lily e Lexie di inchiostro, scatenando le loro ire.

“Questo era decisamente quello che mi sarei aspettato da mio padre e Sirius…”
Ginny sorrise con una vena di tristezza. “Credo che avrebbero formato un quartetto davvero incredibile con i gemelli...”
“E provocato un’infinità di capelli bianchi alla professoressa McGranitt,” concluse Harry, sfogliando la pagina per vedere le foto successive.

 

Nota dell’autrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Questo capitolo è forse un pochino troppo romantico e concentrato sulle coppie, ma credevo fosse giunto il momento che Ron ed Hermione si comunicassero i rispettivi sentimenti, oltre che la verità sulle esperienze passate del nostro Weasley con Lavanda. Non ho mai pensato che fosse arrivato fino in fondo con la biondina, mi piace credere che la sua prima volta sia stata con Hermione, chiamatemi inguaribile romantica, se volete… lo sono!
Harry e Ginny avevano altrettanto bisogno di stare un po’ insieme e non c’era persona migliore che potesse essere accanto al nostro bambino Sopravvissuto per aprire con lui la scatola dei ricordi di Remus.
L’idea dello scambio di libri mi sembrava davvero adeguata a Remus e all’idea che ho di Lily, chi di voi legge “Promesse da mantenere” poi, avrà riconosciuto Lexie nella foto guardata dai due ragazzi. Tengo troppo alla mia fanciulla per non aggiungerla in questa storia, anche solo per un’apparizione. La lettera di Remus era un’occasione per far sì che Harry si sentisse più vicino ai suoi genitori, oltre che la possibilità di aggiungere anche un commento di Dora sulla scelta di Harry di lasciare Ginny per andare a cercare gli Horcrux.
George invece, piano piano, riuscirà ad uscire dalla situazione di immensa tristezza in cui si trova. Perdere un gemello deve essere una delle esperienze più dolorose che ci sia nella vita, mostrerò come tutti quanti i suoi fratelli lo aiuteranno, per poi reintrodurre anche il personaggio di Angelina.
Grazie davvero a tutti quelli che leggono la storia, la recensiscono e l’hanno inserita nelle varie liste.
Spero che continui a piacervi!
Un abbraccio e buona domenica,
Francy
   
 
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