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Autore: crige    05/09/2018    5 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Spesso ci roviniamo la vita con le nostre stesse mani.
Passiamo troppo tempo a chiederci il come e il perché.
A domandarci se una cosa sia giusta o sbagliata.
Forse a volte, dovremmo fare semplicemente quello che ci va di fare.

Fottercene delle conseguenze.
Se siamo abbastanza forti per buttarci nel buio, di sicuro lo siamo abbastanza anche per affrontare quelle.
Eppure, chissà perché, ci spaventano così tanto.

La verità è che ci importa troppo del giudizio degli altri.
Delle voci che potrebbero girare.
Di quello che potrebbe andare a crearsi.

E finiamo, ancora una volta, col mettere il prossimo davanti a noi.
Come se questa fosse una scelta obbligata.
La sola possibilità che abbiamo.

Ma dovremmo imparare che non è così.
Non è sempre tutto bianco o nero.
A volte può essere anche grigio, no?!
Le sfumature sono bellissime se solo ci dessimo la possibilità di scoprirlo noi stessi.

Quando siamo adolescenti liberi e ribelli facciamo tutto quello che ci va di fare.
Superata però la maggiore età, praticamente ci spegniamo.
Come se da lì in poì quello che vogliamo non conta più.
Ma non è così.

Inviateli quei messaggi che vi fanno paura.
Regalate quegli abbracci che vi fanno esplodere il cuore nel petto.
E per favore, non privatevi della gioia nel baciare qualcuno che vi piace.

Buttatevi.
Rischiate ancora come quando avevate sedici anni!
Ma non vi sentivate liberi e felici?
Non volete esserlo ancora?

Fanculo la cosa giusta!
Fanculo la cosa che gli altri si aspettano da noi!
Voi cosa volete?
Rispondetevi sinceramente e andate a prendervela!

Ridete.
Vivete.
Amate.
Saltate nel vuoto e riscoprite la gioia nel sentirvi finalmente di nuovo liberi.
La vita è una sola ed è vostra!
Voi e soltanto voi potete decidere come sia più giusto viverla.









Tiro un' altra boccata dalla sigaretta che tengo stretta tra l'indice e il medio.
Sospiro, passandomi poi una mano tra i capelli.
Sento il cuore prendere a battare all' impazzata.
Devo cercare di riacquistare un minimo di autocontrollo.

Quando stamattina mi sono svegliata e ho visto quel video, ho perso un battito.
Me la sono presa con la mia compagna di squadra, codardamente.
La colpa è solo mia.
E adesso non so che aspettarmi.

Ho preso la valigia, l'ho scaraventata sul letto della stanza dell' albergo e ho iniziato a infilarci tutte le mie cose.
Ho corso fino alla mia macchina gettandola malalmente nel bagagliaio, per poi partire sgommando.
In meno di tre ore ero già davanti casa.

E adesso sono qui.
Ferma in macchina, a fumare l' ennesima sigaretta cercando delle parole che non ho.
Delle giustificazioni che non possiedo.
Sperando in un perdono che non mi merito.

Lei lo ha visto.
E io non so minimamente cosa fare o dire per poter rimediare.
So solo che son qua da almeno venti minuti e ho paura ad entrare in casa mia, nostra.

Prendo un ultimo respiro e scendo dalla macchina.
E' inutile temporeggiare.
Prima o poi dovrò affrontarla.

Mi chiudo lo sportello alle spalle, buttando il mozzicone a terra.
Lo spengo con il tacco della scarpa e alzo lo sguardo verso la nostra abitazione.
La luce della cucina è accesa.
Segno che è già sveglia.

Guardo il Rolex al mio polso che segna le otto e mezzo di mattina.
Deduco che lei non abbia dormito.
Di solito non esce dal letto prima delle dieci.
Un brivido mi corre lungo la schiena, confermandomi che sono in un mare di guai.

Lentamente mi dirigo alla porta.
Chiudo gli occhi per un secondo e poi faccio girare la chiave nella toppa.
Entro, cercando di far meno rumore possibile.

Supero il corridoio girando a destra per la cucina.
Lei non c'è.
Mi volto dirigendomi in sala.
La trovo di spalle, seduta su una delle due poltrone.

-Ehi- mormoro, avvicinandomi.

-Ciao- ancora non mi guarda.

-Erica..-

-No- alza una mano, interrompendomi -ora parlo io-

Finalmente si gira puntando i suoi occhi nei miei.
Sono freddi, arrossati e stanchi.
Delle enormi occhiaie padroneggiano sul suo viso.
Avevo ragione: non ha dormito e deve avere anche pianto.
Mi sento così in colpa...

-Sono stanca, Eleonora- sospira -ho pensato tanto a cosa dirti, ma sinceramente non ho più né forze, né parole- si alza, lentamente -dimmi solo perché- è quasi una supplica la sua.

-Ero ubriaca!- mi affretto a dire -non so neanche io perché l'ho baciato! Non so..-

-No!- mi stoppa ancora una volta -non mi riferisco al bacio- scuote la testa, sorridendo tristemente -perché hai bevuto così tanto?-

-Io..- balbetto -mi hanno fatto una matricola e io..- mi blocco, guardandola.

La verità è che non so cosa dire.
La verità è che sono stata io a continuare a bere.
A volere di più.
A chiedere ancora più cocktail e a buttarli giù tutto d'un fiato.
La colpa è solo mia.

-Io capisco che è un momento difficile- mormora -capisco che sei arrabbiata e preoccupata per tua madre. Capisco che le cose con Francesca non vanno bene, ma questo non ti giustifica. Non più- si asciuga una lacrima prima ancora che possa scendere -sono così stanca di giustificarti sempre-

-Mi dispiace- abbasso la testa, colpevole -non so cosa mi sia preso-

-Non ti riconosco più- quelle parole mi trapassano come lame -dov'è la persona che amo? Dov'è la ragazza che riesce sempre a farmi ridere? A farmi sentire protetta, orgogliosa...amata?-

-Amore..- soffio, avvicinandomi.

-No- alza di nuovo una mano -non ti avvicinare- la sua voce trema un po' e questo mi spezza il cuore -io ti Amo più di quanto credevo fosse possibile, ma così non ce la faccio più-

Mi sento mancare la terra sotto i piedi.
Il respiro mi si blocca in gola.
Le orecchie iniziano a fischiare e io non mi sento più padrona del mio corpo.

-Che vuoi dire con questo?-

Non mi risponde.
Si limita a girare dietro il divano.
Solleva due valigie e torna di fronte a me.
Sempre molto attenta a non avvicinarsi troppo.

Guardo alternativamente lei e quelle due borse.
Sento come se il cuore smettesse di battere.
E d' un tratto... d' un tratto mi sento persa.

-Te ne vai..- mormoro, spaesata.

-No- scuote la testa -tu te ne vai-

-Io non...- la guardo, per poi abbassare lo sguardo -io non so dove andare-

-Non m' importa- afferma, incrociando le braccia -non posso stare con una persona che non riesce ad affrontare le cose in modo maturo. Non posso stare con una persona sempre ubriaca che spara cattiverie a gratis contro chi cerca solo di proteggerla. Non posso stare con una persona che per colpa dell' alccol bacia qualcun' altro-

-Non mi lasciare..- è quasi un sussurro il mio, mentre cerco di non crollare -ti prego-

-Non ti sto lasciando- dice, con tono piatto -mi sto solo prendendo del tempo e te ne sto concedendo a te per riprenderti-

-Erica..- faccio un passo, fermandomi una volta che lei scuote la testa -ho bisogno di te-

-Anche io, Eleonora- sospira di nuovo -ma non della tua brutta copia-

Sto per aggiungere dell' altro, quando la vedo muoversi.
Mi supera senza degnarmi di uno sguardo.
Recupera la borsa e le chiavi.
Si ferma con una mano sulla porta, dandomi le spalle.

-Non voglio trovarti quando tornerò- e senza aggiungere altro, se ne va.

E' con il rumore della porta che sbatte, che sento il mio cuore andare in mille pezzi.
La consapevolezza di aver rovinato tutto mi travolge facendomi scivolare a terra.
Ed è lì, in ginocchio sul pavimento, che crollo inesorabilmente in un pianto disperato.

Ho rovinato tutto.
Ho allontanato la persona che amo.
Ho ferito la persona più importante della mia vita.
Non parlo con i miei genitori.
E adesso non mi rimane più niente.

Dopo quelle che mi sembrano ore, mi alzo da terra.
Prendo una valigia per mano e dopo un' ultima rapida occhiata alla casa, esco da lì.
Mi dirigo alla macchina abbandonando le borse nei sedili posteriori.
Salgo sulla mia Audi e lascio il vialetto senza una meta precisa.

Dopo una mezz' oretta di giri senza senso, mi ritrovo manco so come davanti all' entrata del cimitero.
Da quant'è che non vengo qui?
Evidentemente troppo, se neanche mi ricordo l' ultima volta che ci sono stata.
Scendo dalla macchina, accendendomi una sigaretta.
Supero l' enorme cancello in ferro battuto e mi accingo a percorrere quella strada che potrei fare anche a occhi chiusi.

Passano alcuni minuti e mi ritrovo qui.
Davanti ai tuoi occhi spenti, in ginocchio, chiedendoti in silenzio un consiglio.
Allungo una mano, accarezzando la foto che ti ritrare in tutta la tua bellezza.

-Ciao, F- mormoro, cercando di non tornare a piangere -immagino che tu debba essere molto delusa da me, eh?- sorrido, senza allegria -ho combinato proprio un bel casino- sospiro -sono solo una testona senza speranza-

Non ho smesso per un solo istante di pensare a quello che ho detto a Francesca.
Alle parole che mi sono uscite senza che io riuscissi a fermarle.
Ero arrabbiata, ferita e molto delusa.
Delusa dal sapere che lei è tornata solo perché è stata mia madre a chiederglielo.

Non penso realmente quello che le ho detto.
Come potrei?
Ma rivederla ha rianimato in me tutto ciò che ho provato quando constatai che lei se n'era andata.
Tutta la rabbia e la frustrazione che provai trovando quella sua stupida lettera.
E quella sera è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

-So che non avrei dovuto dirle quelle cose e immagino che tu mi stia odiando per quello che le ho detto- la mia voce trema un po' -mi sento così persa.... Dimmi cosa devo fare, Fede!- quasi urlo quell' ultima frase -tu sapevi sempre tutto, mentre io... io non so più niente-

Allungo ancora una volta una mano accarezzando la foto sulla lapide.
Lascio andare un sospiro, chiudendo gli occhi.
Vorrei solo che tu ricambiassi il mio sguardo almeno un' ultima volta..

Mi ricompongo passandomi una mano sul viso.
Prendo un respiro profondo e poi mi alzo.
Mi riporto gli occhiali da sole sugli occhi e ripercorro il percoso a ritroso fino alla macchina.
Come sempre, riesci a darmi le riposte che io non ho.

Non posso tornare da Erica fino a quando non ho capito come posso rimediare.
Non posso farmi perdonare se non riesco a pensare ad altro se non a bere qualcosa.
E' stata chiara, dura.
Ma forse è quello di cui ho bisogno adesso.

Risalgo in auto, adesso con una meta precisa.
Non ho dove altro andare.
Spero solo che non mi chiuda la porta in faccia.

Dopo una ventina di minuti mi ritrovo davanti quella casa che conosco a memoria.
Non so se è la decisione giusta.
Ma non ho altra scelta.
Recupero le due valigie dall' auto e mi dirigo verso la porta.
Suono il campanello rimanendo in attesa.

Passa qualche minuto, ma di lei non c'è nessuna traccia.
Mi attacco al campanello, sperando solo che non sia uscita.
Qualche altro minuto dopo, sento la sua voce annunciarsi.
Mi alzo i Rey Ban sulla testa, aspettandola.

Apre il portone e leggo solamente sorpresa nei suoi occhi.
Sembra essersi appena svegliata.
Ha un aspetto orrbile, ma non credo di poter essere in condizioni migliori delle sue.

-Erica mi ha cacciato di casa- abbasso lo sguardo -non sapevo dove altro andare-

-Entra- sospira, facendomi passare.

Chiude l' uscio dietro di sé, seguendomi poi in salotto.
Lo supero, andando verso la mia vecchia camera.
Ma mi blocco prima di entrare.

-Ilaria..-

-Non ci sarà per qualche giorno e comunque lei dorme con me- afferma, con tono piatto -puoi sistemarti nella camera degli ospiti-

Annuisco, entrandovi subito dopo.
Chiudo la porta, rimanendo con la schiena contro di essa.
Che cazzo faccio adesso?

Decido di disfare intanto le valigie.
Ripongo i vestiti nell' armadio.
Dopodiché mi metto qualcosa di più comodo, stendendomi poi sul letto.

Mi perdo a fissare il soffitto.
Sono stanca, ma non riesco a domire.
Troppi pensieri mi frullano nella mente.
Mi sento vuota.....e persa.

Mezz' ora dopo sento il portone chiudersi.
Francesca è uscita.
Non credo che abbia voglia di parlarmi.
Ma del resto, come posso biasimarla?




                                                                                                      **********


Suono il campanello, aspettando pazientemente.
Mi sono fiondata qui il prima possibile.
Ho bisogno di capirci qualcosa.

La porta si apre, ma non riesco neanche a realizzare che vengo travolta da un abbraccio.
La sento scoppiare a piangere, mentre la stringo più forte.
La alzo quasi di peso, chiudendomi il portone alle spalle.

-Che è successo? Eleonora è venuta da me- le chiedo, cercando i suoi occhi.

-Ho dovuto farlo- mormora, cercando di asciugarsi le lacrime -io non la riconosco più-

Si stacca, andando in salotto.
La seguo, prendendo posto accanto a lei sul divano.
Allargo un braccio, permettendole di tornare ad abbracciarmi.

-Alessia ieri mi ha accennato a dei video-

-E' venuta a cercarti?- domanda, sorpresa -comunque sì- annuisce -si è ubriacata pesa e ha baciato uno-

-Si, mi ha trovato- dico, distrattamente -L' hai mandata via per questo?-

-No!- scuote la testa con impeto -no- ripete -le avevo detto che se si fosse ridotta un' altra volta così me ne sarei andata. Solo che questa è anche casa mia e ho il diritto di cacciarla!- si asciuga le lacrime, tirandosi su -non può sempre averla vinta lei-

Quella frase mi scaturisce un sorriso.
Adesso la riconosco.
Credo che tra le due, in realtà, la più forte sia proprio Erica.
Per sopportare Eleonora ci vuole una grande pazienza.

-Mi dispiace-

-No!- mi lascia una botta sulla spalla, alzandosi subito dopo -te sei sparita! Io ho provato a cercarti in questi giorni e te non mi hai considerato!- esclama, mollandomi un altro colpo -sei una testona proprio come lei!- cerca di colpirmi di nuovo, ma la blocco.

-Ehi, ehi, ehi!- mi alzo a mia volta -non sono venuta qui per farmi prendere a pugni- le indico la borsa ai miei piedi -ma per chiedere asilo!-

Scoppia in una risata isterica.
Si allontana alzando le braccia  e gesticolando vistosamente.
Mormora qualche insulto nella mia direzione.

-Erica..-

-Secondo te perché cazzo l' ho cacciata di casa?- si blocca di colpo, fissandomi.

-Io non...-

-Sapevo che sarebbe venuta da te!- dice, spiazzandomi -ho detto a Lorenzo e ad Alessandro che non dovevano accoglierla! Con i suoi non parla ancora, dove pensi che sarebbe andata?-

-io..-

-No!- alza una mano, bloccandomi -sono furiosa pure con te!- ringhia, senza darmi modo di replicare -ora tu te ne torni a casa e ci parli!- afferma, con un tono che non ammette repliche.

La vedo andare verso la mia valigia e prenderla.
Successivamente si avvicina alla porta  e la apre.
Mi guarda un' ultima volta, prima di gettarla sul vialetto di casa.

-Ma che..-

-E non provare a replicare!- mi punta un dito contro -sono stata io a raccattarla quando te ne sei andata senza dire niente! Sono stata io a impedirle di sprofondare quando tu non c'eri! Sono stata io a rimetterla in piedi! Quindi non ti azzardare a dire una sola parola! Fuori!- urla, facendo un cenno con la testa verso la porta -non voglio vedere nessuna delle due fino a quando non risolverete i vostri cazzo di problemi!-

-Erica..- tento di nuovo.

-Lei non sta bene, Feffe- mi guarda dura -devi prenderla a muso duro e obbligarla a parlarti! Sta andando in mille pezzi e io ho provato di tutto per cercare di aiutarla, ma non ne sono più in grado! Io ho fatto il possibile. Ora tocca a te. Almeno questo ce lo devi- mi indica di nuovo la porta -fuori!-

Abbasso la testa, incapace di reggere il confronto.
Le sue parole mi hanno attraversato come lame, ferendo tutto ciò che incontravano.
Mi sento confusa e tremendamente in colpa.
Non avevo ancora realizzato quanto dolore ho provocato anche a lei.
Sono proprio una stupida se pensavo davvero che le cose si sarebbero sistemate solo tornando per un po'.

-E ah, Francesca?!- mi richiama quando ormai sono quasi alla macchina -vedi di fare a modo con la mia migliore amica!- sbatte poi la porta, senza darmi modo di difendermi.

Scuoto la testa rassegnata.
Poso la valigia nel bagagliaio e mi metto al volante.
Mi sa che non ho molta scelta.

Speravo che mi accogliesse a braccia aperte.
Quando mi ha visto e abbracciato ho sperato per il meglio.
Ma mi sbagliavo di grosso.
Quella ragazza ne sa una in più del diavolo.

Dopo appena cinque minuti sono di nuovo davanti casa mia.
Scendo dall' auto prendendo la mia valigia.
Sbuffo, recuperando le chiavi del portone.

Man man che mi avvicino sento distintamente della musica provenire da casa mia.
Mi sembra un pianoforte.
Aspetta un momento..... io non ho un cazzo di pianoforte!

Apro la porta, richiudendola poi il più silenziosamente possibile.
Abbandono la borsa all' entrata.
Mi avvicino sempre più verso quella musica.
Mi nascondo dietro la colonna del salotto, sbirciando la scena.

Eleonora è seduta ad un pianoforte, che di sicuro non c'era prima che me ne andassi.
Le sue mani si muovono veloci e sicure su quei tasti.
Ha gli occhi chiusi e la testa leggermente rivolta verso l' alto.

Ha i capelli legati in una coda alta, con una bandana azzurra legata in testa a mo' di turbante.
Una cannottiera bianca le fascia il busto.
Indossa un paio di vecchi pantaloncini da rugby e delle Infradito.

D' un tratto inizia a intonare una canzone.
Riconosco essere "Abbi cura di te" di Levante.
Mi ha sempre affascinanto come riesca a far sua qualsiasi canzone canti.

Aspetto che finisca prima di palesarmi.
Le appoggio una birra sul piano, senza dirle niente.
Anche se forse avrei dovuto darle una coca-cola.
Successivamente mi siedo sul divano, accendendo la televisione.

-Dovevano portarlo da noi stamattina- mi spiega -ma date le circostanze, me lo sono fatto recapitare qui-

Non le rispondo.
Mi limito a continuare a guardare le immagini che si susseguono su quello schermo.
Stanno dando un qualche vecchio episodio di Grey's Anatomy.

La sento prendere posto lontano da me.
Stende i piedi sul tavolincino davanti.
Recupera un pacchetto di sigarette dalla tasca e se ne accende una.

Restiamo in silenzio per parecchio tempo.
Ogni tanto la sento sospirare.
Ha praticamente bevuto la birra a goccia.

So che Erica mi ha detto di parlarci, ma non ci riesco.
Non adesso e non così.
Devo prima sbollire un po' di rabbia.
Devo prima capire come iniziare il discorso e quali parole usare.
E poi sì, devo trovare la voglia.

Non so cosa intendesse con quel "Lei non sta bene".
Sì, sono preoccupata, ma al momento sono ancora troppo arrabbiata.
Anche se vedere così Erica mi ha lasciato al quanto spiazzata.

-Feffe...- inizia, titubante, senza guardarmi -mi dispiace per quello che ti ho detto. Non lo penso davvero-

-Lo so- dico, con tono neutro.

-Sono una stronza- soffia, gettando la testa all' indietro.

-So anche questo-

-Ero arrabbiata con te e...-

-Sei- la correggo -sei arrabbiata con me-

Sospiro, senza rivolgerle uno sguardo.
Prendo qualche altro sorso dalla mia bottligia.
Recupero poi il porta-tabacco, rollandomi una sigaretta.
Faccio qualche boccata prima di parlare di nuovo.

-Sai, credevo che tornando qui le cose sarebbe tornate  a posto tra di noi- sorrido, amara -ma mi sbagliavo- scuoto la testa, aspirando un altro po' dal mio drum -è colpa mia- ammetto, immaginando il suo sguardo sorpreso -avrei dovuto dirti che me ne andavo e avrei dovuto renderti più partecipe della mia vita là. Ma non ce l'ho fatta-

-Francesca..-

-Fammi finire- la interrompo -non è stato facile mollare tutto e andarmene, ma ho dovuto farlo. Una volta lì però mi sono resa davvero conto di quanto quella decisione avrebbe stravolto non solo la mia, ma anche le vostre vite. Sono stata una codarda e un' egoista- sospiro -ma più passava il tempo e più mi rendevo conto di aver fatto la scelta giusta. Avevo bisogno di staccare. Di riniziare da un' altra parte e di lasciarmi alle spalle tutto il resto. Ho duvuto lasciarti indietro, per ritrovare me stessa. Ma non ti chiederò scusa per questo-

Mi alzo dal divano spegnendo il mozzicone nel posacenere, senza aggiungere altro.
Le lancio il telecomando, lasciandola poi da sola.
Sto per entrare in camera mia, quando sento un tonfo.

Torno in sala, bloccandomi sul posto alla scena che mi ritrovo davanti.
Eleonora è piegata su sé stessa.
Una mano intorno alla gola e la bottliga di birra vuota caduta ai suoi piedi.
Ha le lacrime agli occhi e fatica a respirare.
Dopo un primo momento di sorpresa, corro ad inginocchiarmi davanti a lei.

-Nene!- esclamo, mettendole una mano sulla spalla -che succede?-

Sono nel panico.
Non so cosa fare o cosa dire.
Rimango lì a fissarla, impotente.

D' un tratto allunga un braccio, posando una mano sul mio cuore.
Chiude gli occhi, cercando di prendere dei respiri profondi.
L' abbraccio di slancio, inziando a cullarla leggermente e a sussurrarle qualche "shhh" nell' orecchio.

Finalmente dopo qualche minuto la sento calmarsi.
Si attacca con bisogno alla mia maglietta, impedendomi di muovermi.
Mai l' avevo vista così.
Ho avuto una gran paura.

-Che..-

-Attacco di panico- mormora, interrompendomi.

-Da..-

-Quando ho trovato la tua lettera- confessa, interrompendomi di nuovo.

Mi scosto, guardandola negli occhi.
Scuoto la testa più volte, cercando di assimilare le sue parole.
Allora è di questo che parlava Erica stamattina.

L' abbraccio di nuovo, incapace di dire qualcosa.
Non posso credere che stia così per colpa mia.
Come ho fatto a non accorgermene?
Perché non mi ha detto nulla?

-Scusami- si sposta, dolcemente -sto andando da una psicologa per cercare di finirla con questa storia-

-Nene..-

-Non è colpa tua- cerca di sorridermi -pensavo di averli superati, ma quando ho saputo che saresti tornara sono ricominciati. Non so perché mi succeda tutto ciò. Al tempo la psicologa mi suggerì di riprendere a suonare il pianoforte e di frequentare dei corsi di Yoga e sembrava aver funzionato, ma poi sono riniziati- alza le spalle -Erica sa come prendermi quando succede- abbassa lo sguardo, senza aggiungere altro.

-Mi dispiace così tanto!- esclamo, sul punto di piangere -è solo colpa mia! Io..-

-No, invece- scuote la testa -non posso reagire così solo perché te non ci sei-

-Nene..-

-Non ho bisogno della tua cazzo di compassione- mi sposta bruscuamente, tornando a essere scontrosa come al solito.

Si alza senza neanche guardarmi.
La vedo sparire nella sua stanza, senza fare nulla per fermarla.
Tutto questo mi ha letteralmente bloccato.

Adesso capisco la sua rabbia e la sua frustrazione.
Adesso capisco perché sia lei che Erica ce l' abbiano tanto con me.
Ho creato solo casini sia andandomene che tornando.
E ora sono ancora più confusa su quello che devo fare.

Vorrei andare da lei e dirle quanto è importante per me.
Quanto il suo pensiero sia stato d' aiuto e di conforto in tutti questi anni a Londra.
Specialmente nei primi mesi di solitudine.
Vorrei dirle quanto le sono grata per tutto quello che ha fatto per me.
Vorrei sputarle addosso la verità.
Ma non posso.
L' unica cosa che riesco a fare, è prendere le chiavi e uscire di casa.
Ancora una volta dimostro di essere la codarda che sono.





                                                                                                 **********



"Mi dispiace tanto Erica" sospiro, portandomi il telefono all' altro orecchio "vuoi che venga lì?"

"No" risponde tristemente "ho bisogno di stare un po' da sola"

"Come preferisci" annuisco, anche se non può vedermi.

"Magari mi puoi distrarre" riconosco subito quel tono furbetto "Feffe mi ha detto che ieri sei andata a cercarla"

Cazzo.
E io che volevo semplicemente dimenticare la cosa.
Fingere che non sia mai successa.
Ignorare Francesca e andare avanti.
Tanto tra poco riparte, no?
Sarebbe stato facile.

"Sì, Erica" dico, con tono colpevole.

"E quindi?" domanda, curiosa.

"L'ho baciata"

"COSA?" urla, obbligandomi a staccare di qualche centimentro il cellulare "ALLELUJA, CAZZO!"

"Smettila di urlare" l' ammonisco "comunque non c'è niente da esultare. E' letteralmente scappata"

"Oh avanti, lo sai come è fatta"
cerca di tirarmi sù "dalle solo un po' di tempo"

"Non credo che sia così questa volta" soffio, alzandomi dal letto, a causa del campanello di casa che ha preso vita "è diverso"

"No, non è vero" insiste "è sempre la solita musona" scoppia a ridere, contagiandomi.

"Questo è vero" sorrido, scendendo le scale "Aspetta un attimo che vedo chi è che rompe le palle"

Mi appoggio il telefono sulla spalla, aprendo successivamente la porta.
Spalanco gli occhi realizzando chi ho di fronte.
Non ci posso credere.

"Erica ti richiamo"

"Ehi, ma che..." chiudo la chiamata senza darle il tempo di finire la frase.

-Feffe- mormoro, poi, non staccando un momento gli occhi dai suoi.

Il primo pensiero che mi balza in mente è che è semplicemente bellissima.
Ha i capelli mossi e sciolti che le ricadono tutti su una spalla.
Una camicia bianca di lino le copre la parte alta del corpo.
E credo che indossi gli stessi shorts della sera prima.
E pure le stesse Vans.
La cosa che stona in tutto questo sono i suoi occhi.
Gonfi e arrossati.
Penso di aver già capito la causa.

-Credo di aver cocciato la macchina- scoppia a ridere, confermando la mia tesi.

-Ti faccio entrare solo perché non mi va che tu guidi in questo stato- soffio, decisamente arrabbiata -com'è che hai venticinque anni e continui a non capire un cazzo?-

-Me lo dice sempre anche Ilaria- ride di nuovo, mentre mi precede per le scale.

-Eh, chissà perché- faccio, ironica, chiudendo la porta di camera mia alle nostre spalle.

-Comunque non ho guidato così- si difende, non riuscendo a togliersi quel sorriso idiota dalla faccia -ero già qui prima di vedere i draghi-

-E la macchina?-

-Avevo dimenticato di togliere il freno a mano- si apre in una nuova risata -oooops- alza le spalle, buttandosi poi a peso morto sul mio letto.

Una parte di me sperava di vederla apparire davanti alla mia porta.
Che arrivasse e mi dicesse che aveva sbagliato.
Che avrebbe voluto baciarmi anche lei in molte occasioni.
E invece si presenta qui completamente fatta.
Non ho parole.

-Lo sai che non mi è mai piaciuta l' idea che ti fai le canne- dico, con tono duro -specialmente se ti presenti qui in queste condizioni-

-Si, mammina, lo so- brontola -ma tu non puoi capire-

-Cosa non posso capire?-

-Che è tutto così dannatamente sbagliato- mormora, tornando seria per un momento.

-Che vuoi dire con questo?- 

-Che il grande puffo è il più saggio dei puffi!- scoppia di nuovo a ridere, facendomi intuire che l' attimo di lucidità è già andato a farsi benedire.


Passa qualche minuto prima di sentirla russare.
Alzo gli occhi al cielo, mentre le vado incontro.
Le tolgo le scarpe e poi la metto sotto il lenzuolo.
Non dovrebbe essere lei la più grande tra le due?
Ecco, questa è sicuramente una delle cose che non mi mancavano per niente della nostra relazione.
Inizio a capire Erica...

Guardo l'orologio e storco il naso constatando che sono già le sei di sera.
Ho passato un' ora al telefono con la mia migliore amica.
Avrei tanto voluto che mi dicesse di andare da lei.
Ma capisco la sua necessità di stare da sola.
Prenderei io stessa a schiaffi Eleonora se non mi facesse ancora così tanta paura.
E poi a quanto pare anche io ho una gatta da pelare.

Decido di mettermi alla scrivania a riguardare l' ultima lezione del corso di fotografia.
Anche se so già che non sarà molto proficuo.
Non riesco a smettere di chiedermi il perché Francesca sia venuta qui.
Ieri sera sembrava voler correre dall' altra parte del Mondo, pur di starmi lontana.

Non nego di esserci rimasta malissimo.
Non so in che cosa sperassi esattamente.
Conoscendola avrei dovuto aspettarmi che fuggisse.
Se ripenso a quanto ho dovuto rincorrerla la prima volta, non posso far altro che sorridere.

Riesco a concentrarmi per quasi un' ora, prima che dei suoi versi buffi richiamino la mia intenzione.
Mi giro e la trovo a pancia in giù.
Il lenzuolo che le è scivolato leggermente di lato.
La faccia completamente spiaccicata nel cuscino.
E un broncio adorabile stampato sul viso.
Chissà a cosa sta pensando.

All' improvviso apre gli occhi, guardandosi intorno spaesata.
Alza di scatto la testa, rilassandosi solo dopo aver ricordato dove si trova.
In fine si riporta sul cuscino, portando il suo sguardo su di me.

-Scusami- soffia, realmente dispiaciuta -come vedi continuo ad essere un disatro-

-Non avevo dubbi- non posso fare a meno di sorridere a quella frase -penso sia la prima cosa che mi hai detto quando iniziammo ad uscire- la vedo sorridere -che ci fai qui, Feffe?-

-Eleonora si è stabilita da me e...- sospira chiudendo gli occhi -e non riesco a non sentirmi in colpa tutte le volte che la guardo- confessa, lasciandomi confusa -soffre di attacchi di panico da quando me ne sono andata e io non ne sapevo nulla-

Ora inizio a capire cosa tentava di dirmi Erica.
Ora ho capito il perché Eleonora vada da una psicologa.
Ma soprattutto, ora capisco perché la mia amica non voleva dirmi niente.

Eleonora si è sempre dimostrata una persona forte.
Tutti la dipingono come tale.
Immagino che la bionda non volesse che qualcuno la guardasse in modo diverso.
Neanche se si tratta di noi.
Un po' posso capirla.

-Non potevi saperlo- le dico dolce, portandomi a sedere sul letto vicino a lei -e non è colpa tua- titubante allungo una mano, iniziando ad accarezzarle i capelli.

Con mia grande sorpresa non si ritrare e non prova neanche a impedirmelo.
Continua a guardarmi con i suoi enormi occhi verdi, scrutandomi come se cercasse risposte a chissà quali domande.
Alza un po' la testa, portandosi alla mia altezza.

-Che stiamo facendo, Alessia?- è quasi un sussurro il suo -tra poco io me ne dovrò andare-

-Lo so- alzo le spalle -ma non sono riuscita a controllarmi- sospiro -da quando ti ho rivista ho capito che mi sei sempre mancata. Che non ti avevo dimenticato e che non potrei mai farlo. Ho fatto una grande cazzata quella sera e non passa giorno senza che io me ne penti. Vorrei tanto che non fosse mai successo, ma purtroppo è accaduto e io ho capito subito di aver rovinato la cosa più bella che mi fosse mai successa. Ma non ho mai smesso di amarti e penso di averlo capito solamente guardandoti di nuovo negli occhi-

-Perché sei andata a letto con lei, Alessia?- la sua è quasi una supplica.

-Non lo so, Feffe- scuoto la testa, cercando di non scoppiare a piangere -immagino perché mi mancavi, perché avevo bisogno dell' affetto di qualcuno. La distanza ci stava distruggendo e io non sapevo più cosa fare-

-Non importa- abbassa lo sguardo per un momento -penso che sarebbe finita lo stesso- afferma, spiazzandomi -forse non era il momento giusto- fa un sorriso tirato, continuando subito dopo -ma come fa a esserlo adesso?-

Abbasso la testa, sentendo tutto il peso delle sue parole.
Non posso non darle ragione.
Che futuro potremmo mai avere?
Io qui e lei a Londra?

Abbiamo già visto che la distanza non fa per noi.
Che siamo due persone che vogliono viversi appieno un rapporto e non a piccole dosi.
Abbiamo bisogno di viverci.
Ogni giorno, in ogni momento.
E questo non sarebbe possibile.
Non è vero che l' amore supera qualsiasi cosa.
A volte le situazioni sono troppo grandi e semplicemente la lontananza finisce con il dividere anche le menti, oltre che i corpi.

All' improvviso allunga una mano sulla mia guancia.
Mi accarezza distrattamente con il pollice, richiamando il mio sguardo.
Riporto gli occhi su di lei, rimanendo piacevolmente stupita di trovarli di un verde limpidissimo.

-Scusami se sono scappata ieri e se sono piombata qui senza avvisarti-

-Non fa niente- mormoro -lo capisco-

-No, tu non capisci invece- sorride -non ho avuto storie importanti a Londra perché non facevo altro che paragonare le altre a te- confessa -nonostante tutto io non ho mai smesso di pensarti e Dio- scoppia a ridere -Ilaria aveva ragione e ammetterlo è davvero umiliante-

-Su che cosa?- la sua risata richiama il mio sorriso.

-Sul fatto che nessuna era perfetta ai miei occhi, perché la perfezione sarai sempre e solo tu-

Perdo un battito a quelle parole.
Ho sognato molte volte un possibile nostro riavvicinamento, ma questo supera di gran lunga tutti i sogni che ho fatto.
Sentirla ammettere di non avermi dimenticato, mi fa esplodere il cuore di gioia.
Non so davvero cosa dire.

-Io..-

-Io sono un disatro- afferma, sorridendo -sono un casimo ambulante, la mia vita è un casino- ripete le stesse indentiche parole che mi disse prima del nostro primo bacio e io mi sento di nuovo un' adolescente -è difficile starmi vicino- continua, strappandomi un sorriso divertito -credi di poter resistere?-

-Lasciami almeno provare- ripeto  le mie stesse parole di quella sera, vedendola sorridere.

E in un attimo le sue labbra sono sulle mie.
Si muovono piano, lentamente come se avessero paura di rovinare tutto.
Si riassaggiano riscoprendosi in quel gesto che hanno compiuto almeno un miliardo di volte.

Incrocio una mano tra i suoi capelli, stringendoli.
La sento sospirare, mentre la sua lingua mi chiede il permesso di entrare.
Non me lo faccio ripetere due volte.

Come ieri sera, il suo sapore torna a esplodermi prepotentemente in bocca.
E allo stesso tempo anche il mio cuore esplode.
Un brivido mi passa lungo tutta la schiena, risvegliando in me sensazioni e emozioni che non provavo da tempo.

Francesca si sporge in avanti, poggiando una mano sul mio fianco.
Fa una leggera pressione, invitandomi a sdraiarmi.
Con un solo movimento si porta sopra di me.
Sospiriamo insieme a quel dolce contatto tra i nostri corpi.

Mi era mancato sentirla così vicina.
Mi erano mancati i suoi occhi chiari.
Mi era decisamente mancato baciarla e avere il suo corpo sopra il mio.
Dio, questo supera di gran lunga le mie aspettative.

-Sei bellissima- soffia, sfiorandomi il naso con il suo.

-Tu di più- porto una mano sul suo viso, incapace di smettere di sorridere -mi sei mancata da morire-

-Anche tu- sospira, tristemente -ma come faremo? Cosa..-

-Shhh- le porto due dita sulle labbra -pensiamo solo a goderci questo tempo insieme, al dopo ci penseremo poi-

-Ma..-

-Pensi di poterlo fare per me?- le chiedo, interrompendola.

-D' accordo- acconsente, dopo qualche secondo.

Rotola via da me, stendendosi su un fianco.
La imito, ritrovandoci faccia a faccia.
Mi avvicino un po', lasciandomi stringere dalle sue braccia.
Non mi sentivo così felice da anni.
Solo tra le sue braccia riesco a sentirmi davvero al sicuro.
Davvero...a casa.

-Che intendi fare con Eleonora?- domando, dopo diversi minuti di baci e coccole.

-Immagino che dovrò affrontarla- sospira -mi sa che dovrò dirle la verità- sussurra quell' ultima frase più a sé stessa che a me.

-La verità?- 

-Lascia stare, Alessia- scuote la testa.

-Non riniziare a tenermi fuori dalle cose- un po' mi arrabbio, stoppandomi subito però quando poggia due dita sulla mia bocca.

-Te lo dirò- afferma -ma devo prima dirlo a lei-

-Così va meglio- sorrido trionfante.

-Erica mi ha praticamente ordinato di fare per bene con te- ridacchia -forse dovremmo dirle che è solo colpa tua-

-Colpa?!- esclamo, indignata -semmai è merito mio!-

-Mmmm sì- annuisce -forse- scoppia a ridere, contagiandomi.

-Sai, sei davvero cambiata- dico, ad un tratto, lasciandola confusa -vuoi dormire qui?- chiedo subito dopo -solo dormire!- le punto un dito contro -sono una ragazza per bene-

-Eh certo- ride di nuovo, lasciandomi un sorriso ebete sulla faccia -comunque, accetterei volentieri, ma devo andare da Nene-

-Immaginavo- sbuffo, come una bambina.

-Ti faccio sapere- mi stampa un bacio sulle labbra, alzandosi subito dopo -bisogna che lavori seriamente a quel cazzo di progetto-

-Te ne vai già?- 

-Devo- si abbassa sul mio viso -anche se non vorrei- aggiunge poi, lasciandomi un altro bacio.

-Fatti almeno sentire- l' ammonisco, seria -non sparirai di nuovo, vero?-

-Non lo farò- mi sorride un' ultima volta, prima di lasciare la stanza.

Quando stamattina mi sono svegliata, non avrei mai immaginato che la giornata sarebbe andata così.
Non mi sarei mai sognata di riavere Francesca nella mia vita, non così almeno.
E invece è successo e io mi sento felice come la prima volta che mi chiese di uscire.
Quando si tratta di lei io torno ad avere diciassette anni.
Quando si tratta di lei, io smetto di pensare razionalmente.
Quando si tratta di lei, non è il mio cervello a prendere le decisioni.
Ma il cuore.
Perché dalla prima volta che i miei occhi hanno incrociato i suoi, ho capito che me lo aveva rapito e che lo aveva fatto suo.



                                                                                                   **********


Non riesco a togliermi questo sorriso idiota dalla faccia.
Per una volta ho fatto ciò che volevo fare.
Senza starmi a chiedere il come o il perché.
Senza pensare alle conseguenze o a tutti i contro.
Volevo soltanto fare ciò che mi avrebbe reso felice.
Indipendentemente da quanto questa felicità possa durare.

Ripenso a Alessia, al quel bacio mozzafiato.
Alle carezze, agli abbracci.
Mai cosa mi è sembrata più giusta.
Ho capito che non potevo far altro che arrendermi di fronte a quei suoi occhioni color nocciola.
Ma soprattutto, non potevo ignorare ancora come si anima il mio cuore al solo vederla.

Mi toglie il fiato ogni volta.
Mi disarma completamente.
Abbatte ogni muro che avevo innalzato.
Mi spoglia di ogni mia armatura.
E io non posso farci niente.
Quella ragazza rimarrà sempre il mio punto debole.

Sorrido, mentre fermo la macchina davanti casa mia.
Sorrido, scendendo dall' auto.
Sorrido, avviandomi verso la porta.
Non sorrido più, quando sento un enorme baccano provenire da casa mia.

Mi affretto ad entrare e vengo accolta da una musica decisamente troppo alta.
Vado in sala, scuotendo un paio di volte la testa, cercando di capire se quello che vedo è realtà o ancora l' effetto della canna.
Alzo gli occhi al cielo quando mi rendo conto che è tutto vero.

Eleonora salta da una parte all' altra della stanza con una bottiglia di vodka tra le mani, ormai quasi a metà.
E' scalza e in mutande, con solo una maglia lunga a coprirla che le arriva a metà coscia.
Si muove a ritmo, palesemente ubriaca.

Prendo un bel respiro dirigendomi verso lo stereo.
Lo spengo di botto, ricevendo un "Buuuuu" di disapprovazione da parte sua.
Mi volto a guardarla.

E' in piedi sul divano con uno sguardo di sfida, mentre prende una boccata da quella che deduco essere una canna.
Che poi, da dove è uscita?
Beve dalla sua bottiglia, alzando un sopracciglio.

-Guasta feste!- biascica -mi stavo divertendo!-

-Eh, lo vedo- faccio un cenno con la mano, indicandola -che cazzo stai facendo?-

-Quel che cazzo mi pare- soffia, arrabbiata -non ti riguarda!-

-Direi di sì, dato che sei in casa mia come ospite- scandisco bene quell' ultima parola -o te lo sei dimenticato?-

-Fanculo!- ringhia, balzando giù e venendomi incontro -è solo colpa tua se sono qui!-

-No!- esclamo, strappandole la bottiglia di mano -è colpa di questa!- la agito davanti la sua faccia, prima di poggiarla sul mobile dove vi è lo stereo -Erica ti caccia di casa per l' alcool e te cosa fai? Bevi come una stronza?-

-Tu non sai niente!- grida, spingendomi -ti odio!-

Chiudo gli occhi a quell' ultima affermazione.
Quelle parole mi colpiscono in pieno, ma riesco comunque a scrollarmele di dosso.
Non è in lei.
E' ubriaca, arrabbiata, ferita e io devo cercare di mantenere la calma per tutte e due.

-E allora spiegami!- soffio, esasusta da queste continue lotte -sono qui davanti a te e ti sto ascoltando!-

Lascia andare un ringhio frustrato.
Si passa una mano tra i capelli, allontanandosi di qualche passo.
La vedo portarsi lo spinello alle labbra, inspirando con bisogno.
Non sono nella condizione di dirle che non è la cosa più giusta.
Insomma, ero fatta anche io fino a qualche ora fa.

-Tu non ascolti!- punta i suoi occhi infuocati di rabbia, nei miei -ti limiti solo a sentire!-

-Nene- mi appoggio con la schiena al pianoforte lì vicino -parlami- quasi la imploro -urlami pure contro, sfogati, ma io non me ne vado-

-Non è vero!- urla -tu te ne vai sempre! Mi abbandoni ogni volta! Te ne fotti di cosa possa provare io! Tu scappi!-

Non sono in grado di dirle che si sbaglia.
Perché ha ragione: io scappo.
L'ho fatto con Marta, con Alessia e sì, anche con lei.
Ma su una cosa ha torto: a me importa  cosa sente.

-Avevo bisogno di te!- abbassa il tono di voce -io avevo bisogno di te- ripete, cercando di trattenere le lacrime.

-Sono qui, adesso!- la guardo, sentendomi colvepove -ti ascolto- 

-Mi hai lasciato di nuovo da sola!- ancora una boccata di canna -come quando Federica morì! Io avevo bisogno di te e te mi hai lasciato da sola!-

-Quando, eh? Non avevi bisogno di me prima che me ne andassi in Inghilterra!- ribatto, iniziando ad agitarmi -ti stava andando tutto bene! Ero io a essere a pezzi e non te ne sei accorta!-

-Eh giusto!- si apre in una risata isterica -allora la soluzione migliore era scappare! Non quella di parlare con me, vero?-

-Al momento sì! Mi sembrava la cosa giusta!-

Ed è così.
E' la verità!
Non trovavo un' altra soluzione.
Tutte mi sembravano sbagliate.
Tutte, tranne quella.

-Non volevo pesare ancora su di te! Non quando la tua vita stava finalmente prendendo un senso!- le dico, esasperata -ma non lo capisci?-

-E tu non capisci che non sei un peso per me? Quando lo capirai?- fa un passo in avanti -ti ho portato a casa mia quando eri l' ultima persona che avrei voluto vedere! Ti ho fatto entrare nella mia famiglia! E successivamente pure tua sorella! Ho fatto di tutto per te!-

-Lo so, questo, Nene! E non ti ringrazierò mai abbastanza!-

-No, non lo sai!- grida, guardandomi con cattiveria -ho lasciato che ti prendessi la persona che amavo senza dire una parola!-

Sbatto un paio di volte le palpebre, incapace di assimilare quelle parole.
Che sta cercando di dirmi?
No, non può essere.
Me ne sarei accorta.
Io...io lo avrei capito se...

-Tu l' amavi- è quasi un sussurro il mio -tu eri innamorata di Federica-

-L'hai capito, finalmente!- ringhia -l' amavo da sempre! Da prima di rendermene conto e sicuramente da prima che arrivassi tu!- confessa -ho provato a mettermi in mezzo, ho combattutto con tutte le mie forze! Ma poi ho capito che continuando così l' avrei solo persa! E allora smisi! Smisi di oppormi e rinunciai a lei! Averla come amica era sempre meglio di niente-

-Nene, io non lo sapevo- scuoto la testa -non ne avevo idea-

Ma come ho fatto a essere così cieca?
Come ho fatto a non accorgermene?
Ma soprattutto, perché me lo sta dicendo solo adesso?

-Immagina come mi sono sentita quando lei è morta e te, uscita dall' ospedale, sei sparita per giorni! Pensavo di avervi perso entrambe quella sera! Pensavo di aver perso tutte e due le parti di me!- una lacrima le solca il viso -poi sei tornata a casa e io ho giurato a me stessa che non avrei più permesso che tu cadessi! Ho promesso a me stessa che ti avrei protetto! Che ci sarei sempre stata! Ma quando io avevo bisogno di te, tu te ne sei andata! Più volte!-

-Mi dispiace! Io..-

-No!- alza una mano, bloccandomi -per anni sei stata l' unica cosa che riusciva a tenermi in piedi! Poi un giorno mi alzo e scopro che te ne eri andata senza manco dirmi niente!- si asciuga il viso con un braccio -e mi è mancata l' aria! Perché sì, Erica sarà anche l' amore della mia vita, ma tu sei la compagna della mia anima-

Cita il nostro telefilm preferito e io mi sento crollare.
Le sue parole mi trafiggono, facendomi capire veramente per la prima volta quanto io l' abbia distrutta.
E neanche una volta sola.

Ho sempre dato per scontato che lei ci sarebbe sempre stata.
Indipendentemente da tutto e tutti.
Non mi sono mai fermata a chiedermi quanto questo significasse per lei.
Lei, che è sempre stata la mia roccia.

-Sono iniziati gli attacchi di panico e io non sapevo cosa fare- mormora -Erica cercava di tamponare il tutto come meglio riusciva e Dio solo sa quanto mi abbia aiutata. Ho riniziato a suonare il pianoforte, ho frequentato i corsi di yoga, mi sono presa più responsabilità a lavoro, ma anche più giorni liberi e finalmente pensavo di aver risolto il problema- soffia, abbassando lo sguardo -poi ti ho visto sullo schermo del computer di babbo dopo anni che non vedevo la tua faccia e sono crollata di nuovo- confessa, spiazzandomi -e lì ho capito che non posso stare senza di te. Senza averti nella mia vita, ma non alle tue condizioni! Ho capito quanto mi abbia distrutto farmi carico di tutte e due per tutti questi anni, ma sai una cosa?- torna a guardarmi -lo rifarei altre mille volte! Perché quando si tratta di te io non capisco più niente! Un giorno Federica mi fece promettere che comunque sarebbero andate le cose tra di voi, io avrei dovuto esserci per te. Sempre. Indipendentemente da tutto. E io, Francesca, le promesse le mantengo-

Mi sento totalmente incapace di dire qualcosa.
Sono bloccata sul posto, con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
La gola secca e un peso sullo stomaco che cresce ogni minuto che passa.
Sono stata solo un' egoista.

- Per tutti questi anni ci hai raccontato di quanto tu stia benissimo a Londra, mentre io mi sentivo morire ogni giorno sempre più- afferma, prendendo un altro tiro dalla canna -sentivo che mi mancava qualcosa e non riuscivo a  colmare quella mancanza con niente. Perché quella mancanza è mia sorella, sei tu- mi indica, riabbassando subito dopo la mano -tu là stai benissimo, ma io qui non so più chi sono-

Mi guarda malissimo quando scoppio in una risata nervosa.
Mi passo una mano sul viso, cercando di darmi un contegno.
Ma con scarsi risultati.
Prendo a camminare avanti e indietro sotto il suo sguardo attento.

-Io sto benissimo?- ripeto, sarcastica -forse volevi dire che io lì sto meglio che qui!- soffio, confondendola -io non sto bene, Nene! Ho solo trovato una mia dimensione e me la sono fatta calzare a pennello! E questa realtà è sempre meglio di quella che avevo qui!-

-Tu..-

-Sono quasi morta, Nene- confesso, interrompendola.

-Cosa? Quando?- balbetta, sbattendo più volte le palpebre.

-Dopo che ho rotto con Alessia e dopo aver ricevuto quella telefonata da mio padre, mi sono resa conto che mi eri rimasta solo tu! Che la mia vita si riduceva a te! A vivere per te! Di nuovo!! Ed ero così stanca di fingere sempre con tutti, specialmente con Marta! Perché mi sentivo in colpa ogni volta che la guardavo!- sostengo il suo sguardo, decisa -Non sapevo più chi fossi, non sapevo cosa volessi realmente fare! Mi sentivo persa e senza uno scopo!- 

-Feffe..- fa un passo nella mia direzione, ma si blocca quando alzo una mano.

-Una sera iniziai a bere enormi quantità di alcool- inizio, sentendo un brivido percorrermi la schiena al ricordo di quel giorno  -volevo solo dormire e presi qualche pasticca a caso. Forse sonniferi, non lo so. Mi addormentai sul divano. Ero quasi in coma quando non so per quale fortuna tua madre venne a chiamarmi per chiedermi non so che cosa e mi trovò. Sono viva solo grazie a lei! Mi ha buttato sotto la doccia gelata e mi ha costretto a vomitare tutto e dopo ha fatto in modo che venissi ricoverata in una clinica privata-

-No, tu eri andata a fare un' escursione in montagna. Tu eri..- balbetta, rifiutandosi di capire.

-No, Nene- sorrido, amara -io sono quasi morta e tu non ti sei resa conto di quanto soffrissi. Ma non è colpa tua, come potrebbe esserlo? Mi hai salvato già troppe volte in questi ultimi anni e io non volevo continuare così! A sentirmi inutile, vuota- ormai non sono più in grado di fermare le lacrime -quando mi ripresi, Maria mi suggerì di andarmene. Le dissi che stavo già pensando di andare a Londra, ma che volevo parlarne con te. Lei mi disse di non farlo, perché se tu avessi scoperto tutto te ne saresti fatta una colpa e ancora una volta saresti andata in pezzi a causa mia- la vedo spalancare gli occhi, incredula -così scrissi quelle lettere e ve le lasciai. Feci un biglietto di solo andata, recuperai le mie cose e me ne andai-

-Mamma non mi ha mai detto nulla!- esclama, arrabbiata -perché cazzo mi avete tenuta all' oscuro di tutto questo? Io avrei potuto aiutarti!-

-Ma era giunto il momento che mi aiutassi da sola- sussurro, asciugandomi il viso.

Non vado fiera di quella notte.
Non vado fiera di quello che ho fatto e non passa giorno senza che io me ne vergogni.
Ho passato anni a dare la colpa agli altri, quando la colpa è stata solo mia.
Non di Alessia, non di Nene, né di nessun' altro.
Solo mia.

-I primi tempi non era tutto rose e fiori. Mi mancavate tantissimo e io mi sentivo fuori posto ovunque andassi- dico, riattirando la sua attenzione -poi ho conosciuto Ilaria- un sorriso spontaneo prende vita sulle mie labbra -e le cose sono migliorate. Pian piano ho trovato il mio posto e mi sono ritrovata a mia volta. Ho riscoperto l' amore che ho per il disegno e il mio sogno di lavorare per qualche agenzia di grafica e finalmente ce l'ho fatta, Nene. Certo, non dove vorrei. Ma non si può avere tutto nella vita-

La vedo afflosciarsi sul bracciolo del divano.
Continua a guardarmi senza dire niente.
RImane in silenzio a scrutarmi.
Posso vedere come stia cercando di assimilare tutte quelle informazioni.

Lentamente mi avvicino a lei.
Le rubo lo spinello dalle mani, riaccendendolo.
Lo fumo distrattamente senza guardarla.
Ora sa tutto e mi sento nuda di fronte al suo sguardo.

Avevo promesso a Maria che non le avrei mai detto nulla.
Ma non è da noi nasconderci le cose e lo abbiamo realizzato nel peggior modo possibile.
Ci siamo fatte la guerra per quasi un mese, incapaci di comprenderci a vicenda.
E questo ci ha distrutto.
Non potevamo continuare così e lo abbiamo capito entrambe.

All' improvviso allunga una mano, afferrando la mia libera.
Riporto lo sguardo su di lei e rimango totalmente spiazzata dal suo sorriso.
Un sorriso puro, sincero.
Uno di quei sorrisi che non le vedevo sul volto da molto tempo.

-Siamo due Testone del cazzo- scoppia a ridere, contagiandomi -Federica aveva fottutamente ragione- continua a ridere -ci aveva visto lungo-

Si alza buttandomi le braccia al collo, sringendomi in un abbraccio.
Dopo un attimo di sorpresa, ricambio la stretta.
E sento come se finalmente avessi riacquistato la parte più bella di me.
La sua.

-Lei ci ha fatte unire per un motivo- mormora al mio orecchio -non mandiamo tutto a puttane-




 
____________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Quasi mi stupisco di me stessa per aver aggiornato così presto.
Ma dovevo farmi perdonare per i miei ritardi cronici, no?!
Il prossimo capitolo è già in stesura (sembro quasi professionale), quindi non dovrebbe tardare ad arrivare.
Ma spero in qualche altro vostro parere, così da sapere se la storia vi stia piacendo o meno!

Ora, venendo al capitolo, che ne pensate?
Francesca ha sputato finalmente fuori la verità!
Ve lo immaginavate?
Magarai conoscendola, forse un po' sì.
Ma mi sa che siete ancora un po' tutti rimasti al bacio tra lei e Alessia, quindi parliamo di loro.

Si era capito che non si erano indifferenti.
Si era capito che Alessia la ama ancora e che Francesca sente ancora qualcosa per lei.
Alla fine tutto è scoppiato e non potevano più far finta di niente.
Ma chissà come andrà a finire.
Feffe dovrà ripartire per Londra e Alessia inizierà la magistrale a Firenze.
Non sembrano avere un futuro.
Al momento però hanno deciso solo di viversi, quindi staremo a vedere!

Erica e Eleonora hanno i loro problemi.
O meglio, la bionda li ha.
Finché non li risolverà, Erica non la vuole in casa.
In questa storia scopriamo il suo lato maturo.
Vediamo sempre più quanto sia cresciuta e quanto il loro rapporto si sia evoluto.
Vedremo come Eleonora cercherà di rimediare e di farsi perdonare.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia risposto a qualche vostra domanda.
Ma le sorprese e i misteri non sono finiti.
Vedremo, vedremo!

Adesso vi lascio e torno al mio bicchiere di amaro.
Per qualsiasi cosa, come sempre, sapete come contattarmi!
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e a leggere.
Sopratutto a chi spende qualche minuto per lasciarmi un porprio parere.
Lo apprezzo molto.
E ah, grazie anche alle 159 persone che mi hanno messo tra gli Autori Preferiti *.*
Siete fantastici!

Un abbraccio sincero,

Crige.


  
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