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Autore: Ghost Writer TNCS    15/09/2018    3 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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10. Verso un nuovo domani

Un rumore di campane invase la città: uno degli uomini di guardia aveva dato l’allarme, e ora l’intera città si stava risvegliando. Molti si affacciarono alle finestre per capire cosa stesse succedendo, e la vista dei tre grifoni alimentò reazioni opposte: per i ribelli erano una minaccia temibile e imprevista, i fedeli al Clero invece li acclamarono come salvatori.

Euandros, di solito calmo e riflessivo, in quel momento tremava come un bambino. Prese Tenko per un braccio e la tirò verso le scale che portavano al piano di sotto.

«Sbrigati!» ordinò. «Non devono vederci!»

«Ehi, calmati!» protestò Tenko, attenta a non cadere dai gradini. «Ma che ti succede?»

«Non mi hai sentito?! Quelli sono inquisitori!»

La demone non capiva. «E allora? Abbiamo sconfitto la guardia nel cortile, possiamo uccidere anche loro.»

«No, è impossibile! Gli inquisitori non sono come le guardie.» Il faunomorfo aprì la porta della stanza di Tenko. «Gli dei hanno dato loro poteri enormi: è impossibile sconfiggerli.»

«E allora cosa dovremmo fare?! Fuggire? Proprio ora che abbiamo preso una città?!»

«Sì, dobbiamo fuggire!»

Un colpo fragoroso li fece trasalire. Tenko guardò dalla finestra della sua stanza e vide uno dei grifoni. Era atterrato proprio davanti alla locanda e ora stava facendo scendere il suo cavaliere. Era un faunomorfo e indossava un’armatura metallica. Sembrava di ottima fattura, ben diversa dalle uniformi di cuoio rinforzato delle guardie. Portava anche un maestoso mantello, simile a quello dei grandi sacerdoti.

«Cambiati, ti aspetto qui fuori» ordinò Euandros prima di chiudere la porta.

Tenko, seppur contrariata, fece come richiesto. Quanto potevano essere forti gli inquisitori? E poi erano solo in tre!

Una voce conosciuta arrivò dalla strada dove si trovava l’inquisitore. Guardò dalla finestra e vide Vorallath e i suoi, decisi a fronteggiare il nuovo nemico. Lei continuò a cambiarsi, ma allo stesso tempo non smise di osservare la situazione dall’alto: i sette demoni erano forti, sarebbero riusciti a tenere testa a un inquisitore?

La risposta fu pressoché istantanea: al guerriero del Clero bastò aprire la mano e un’enorme fiammata proruppe dal suo palmo, travolgendo Vorallath e gli altri.

Il cuore di Tenko perse un colpo: in pochi secondi l’inquisitore aveva tramutato i suoi compagni in scheletri anneriti. Euandros aveva ragione: non avevano nessuna speranza.

Seppur scossa, sapeva di non avere tempo per piangere la morte dei suoi amici. Si affrettò a sistemare le ultime fibbie, prese le armi e si mise lo zaino in spalla.

Uscì dalla stanza, ma proprio in quel momento una scossa fece tremare l’edificio. L’inquisitore aveva scagliato un getto di fiamme verso la locanda e i primi aliti di fumo cominciarono a sollevarsi dal piano inferiore.

«Dobbiamo uscire dalle finestre!» gridò Euandros a tutti i presenti.

 Confusi e spaventati, i ribelli si ammucchiarono nelle stanze sul retro, costretti a uscire dalle finestre. Tenko e il faunomorfo seguirono gli altri, ma erano troppo lenti. Un’altra fiammata investì il secondo piano, e tutti quelli nel corridoio vennero carbonizzati. La locanda cominciò a scricchiolare: stava per crollare.

La demone riuscì a buttarsi fuori della finestra, ma cadde addosso ai suoi compagni a terra. Lei stessa venne travolta, ma strinse i denti. Con uno sforzo di volontà si rimise in piedi e corse via, appena in tempo per non venire schiacciata dalla locanda in fiamme.

Cercò di aiutare i suoi compagni, ma non riusciva a vedere Euandros. Era rimasto schiacciato nel crollo?

Una mano la fece trasalire. «Che fai? Devi andare via!»

Lei si voltò di scatto. «Sei vivo.»

«Non per molto» ribatté Euandros, i vestiti bruciacchiati. «Devi andartene subito! Io proverò a trattenere l’inquisitore, ma non durerò molto.»

«Smettila! Non è il momento di fare gli eroi!» lo sgridò Tenko.

Lui la prese con forza per il bavero dell’uniforme. «Io sono rimpiazzabile, tu no! Vattene finché sei in tempo!»

Un’esplosione di fuoco aprì in due i resti della locanda.

«Vai, e cambia il mondo» le disse l’ex guardia raccogliendo un pezzo di legno. «Io… Tutti noi crediamo in te.»

Tra le fiamme già si vedeva la sagoma dell’inquisitore: non c’era tempo per discutere. Tenko guardò un’ultima volta Euandros, poi corse via, incapace di trovare le parole giuste.

Lo sapeva, non avrebbe mai più rivisto il faunomorfo. Si conoscevano da poco, ma non l’avrebbe mai dimenticato. Così come Vorallath e tutti gli altri.

Ancora una volta il Clero le aveva strappato tutte le persone care.

Corse verso le mura, sperando di non incrociare nessun altro inquisitore. Adesso tutte le finestre erano aperte, e il popolo stava acclamando a gran voce i guerrieri del Clero. Erano sinceramente entusiasti del massacro che si stava compiendo, e Tenko non poté non provare un profondo disgusto.

La demone usò la frusta come un rampino per saltare su un tetto, superò le mura e poi continuò la sua fuga in direzione della vicina foresta. Una volta nascosta tra gli alberi, si voltò verso la città. Vedeva diverse colonne di fumo, sentiva le grida, ma nessun rumore di battaglia: la disparità tra le forze in gioco era troppo grande.

Dopo tutto quello che aveva fatto, era ancora impotente nei confronti del Clero. Tirò un pugno a un albero. Era stato tutto inutile, e adesso si trovava di nuovo al punto di partenza.

Si appoggiò al tronco, psicologicamente esausta. No, in realtà non si sentiva affatto come prima. Aveva riscoperto il significato di avere dei compagni, aveva combattuto e vinto al loro fianco, li aveva guidati. E ora non c’erano più.

Una vocina seducente echeggiò nella sua mente: “Non ti preoccupare, anche se sono morti, puoi ancora rivederli…”

Scacciò con rabbia quel pensiero. Non sarebbe caduta di nuovo nel vortice della Memento Gaudia. Non voleva perdere i ricordi dell’ultimo mese.

Trasse un profondo respiro. Non era il momento di perdere la testa. Gli inquisitori erano vicini, doveva andarsene.

Vide delle nubi scure che cominciavano ad addensarsi sulla città, e le venne da pensare che forse il mondo era triste per lei. Ma dentro di sé sapeva che era un pensiero stupido: erano gli dei a mandare pioggia e temporali.

Riprese a camminare per la foresta, il passo svelto e le orecchie tese. Sentì dei tuoni in lontananza, il vento cominciò a spirare più forte, e questo la spinse ad affrettare ulteriormente il passo.

Non voleva rinunciare al suo progetto di distruggere il Clero, non finché aveva ancora fiato in corpo. Ma non avrebbe potuto coinvolgere altre persone, non ora che aveva visto all’opera la vera forza del suo nemico. Doveva saperne di più sugli inquisitori, ma soprattutto doveva capire come batterli. E sapeva esattamente dove iniziare a cercare.

***

Zabar stava camminando sicuro per la città, diretto verso la canonica. Come di consueto si era occupato di dare consigli al popolo, aveva risolto una piccola contesa fra due commercianti, e aveva curato un bambino che si era tagliato giocando con gli amichetti. Non essendo un sacerdote, non poteva amministrare le funzioni religiose, ma in quanto chierico godeva comunque di grande rispetto.

Girò un angolo, ma qualcuno gli andò addosso.

«Perdonatemi, mio signore» disse la persona che lo aveva urtato. Indossava un cappuccio lacero e doveva essere una donna.

«Tranquilla, non fa niente» la rassicurò il demone mostrando un sorriso gentile.

L’incappucciata sollevò leggermente il capo, e Zabar riconobbe subito quegli occhi rosa su sclere nere.

«Ti aspetto al posto dell’altra volta» gli disse Tenko, e senza aggiungere altro si allontanò.

Il demone non provò a fermarla, anzi proseguì sulla sua strada come nulla fosse. Era atteso alla mensa per il pranzo, e non avrebbe rotto l’abitudine, rischiando così di attirare l’attenzione.

Nel primo pomeriggio uscì come di consueto per svolgere le sue faccende, ma invece di occuparsi del popolo, indossò un mantello col cappuccio e andò alla locanda il Cinghiale Arrosto. Come promesso, Tenko lo stava aspettando a uno dei tavoli più appartati. Il suo viso era inconfondibile, ma a sorprenderlo furono innanzitutto i suoi vestiti: non era il top senza maniche di quando era stata catturata, né gli abiti fuori misura dell’ultima volta che l’aveva vista. Indossava un’uniforme da guardia, e ora che ci faceva caso, anche il suo sguardo aveva qualcosa di diverso.

Si sedette di fronte a lei. Non sapeva cosa dire, così provò con un banale “buongiorno”.

«Sei venuto» rispose Tenko. Non era stupita, ma non sembrava nemmeno felice.

Lui annuì. «Non potevo non farlo.» Si schiarì la voce. «Sei… cambiata.»

«Sono successe molte cose» confermò la demone. Dopo un attimo di silenzio, si piegò in avanti e gli raccontò brevemente ciò che aveva fatto nell’ultimo mese, di come aveva portato avanti il suo progetto di vendetta, e delle persone che aveva conosciuto. Gli spiegò anche dell’idea di attrarre il popolo sfruttando la liberalizzazione della magia.

Sull’ultimo argomento Zabar dimostrò un certo scetticismo: «Beh, la magia non è così semplice. E devi tenere presente che può essere molto pericolosa nelle mani sbagliate…»

«Vuoi aiutarmi o me ne vado?»

«No, no, no, no. Resta, ti prego. Magari… ne riparleremo un’altra volta. Piuttosto, hai deciso di aiutarmi?»

«In realtà sono io a volere il tuo aiuto. Prima però voglio farti una domanda: tu cosa pensi del Clero e degli dei?»

Zabar parve stupito da una simile domanda, ma la sua espressione mutò quasi subito. «Sì, immagino sia lecito chiedere.» Si piegò in avanti, così da poter parlare più a bassa voce. «Per farla breve, gli dèi sono dei megalomani egoisti; pensano più a farsi i dispetti a vicenda e a raccogliere nuovi fedeli, piuttosto che ad ascoltare le preghiere del popolo. Per quanto riguarda il Clero, ci sono brave persone che vogliono davvero aiutare il prossimo, ma purtroppo quasi tutte le cariche importanti sono nelle mani di gente che fa solo i propri interessi. Il loro principale obiettivo è scalare la gerarchia e ottenere sempre maggior potere, e per farlo sono disposti a fare il lavoro sporco per il dio di turno. A tutto questo si aggiunge la ferma volontà di lasciare il popolo nella più totale ignoranza: non è un caso che tutti i mestieri intellettuali siano riservati ai chierici, da leggere e scrivere fino allo studio della magia. Del resto è facile controllare una massa di ignoranti indottrinati fin dalla nascita.»

Questa volta fu Tenko a rimanere senza parole. Dopo un’analisi così schietta e precisa, qualsiasi osservazione le sembrava stupida o insignificante.

«Tu invece? Cosa pensi del Clero e degli dei?»

La demone si strinse nelle spalle e guardò altrove, come per controllare che nessuno stesse origliando. «Più o meno uguale.»

«Oh, bene: qualcosa su cui siamo d’accordo. Tornando a prima, dicevi che volevi il mio aiuto.»

Lei parve riscuotersi e ritrovò la sua risolutezza. «Infatti. Ho visto all’opera gli inquisitori, e devo capire come sconfiggerli. Puoi aiutarmi?»

Zabar si concesse qualche momento per riflettere. «Beh, non ho in tasca un’arma magica, se è quello che intendi. In compenso credo di sapere dove potremo scoprire la verità sugli dei e sul nostro mondo. Probabilmente lì troveremo anche indizi su come sconfiggere il Clero.»

«Perfetto. Dove devo andare?»

«Temo non sia così facile. Dovremo andare a sud, molto a sud, in una terra desolata e fuori dall’influenza del Clero. Ci sarei andato da solo, ma è un viaggio lungo e pericoloso, per questo ho bisogno del tuo aiuto. Sei con me?»

Tenko si concesse un tenue sorriso. «Quando partiamo?»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Come preannunciato da Euandros, gli inquisitori si sono rivelati nemici troppo potenti. I ribelli non hanno potuto fare niente per combatterli, e Tenko è stata costretta a fuggire.

Per la demone questa è l’ennesima sconfitta, una nuova ferita che il Clero ha aperto dentro di lei. Ma allo stesso tempo è un nuovo punto di svolta, un altro passo verso la sua dolorosa crescita. Prima si era convinta ad attaccare a testa bassa, decisa a uccidere tutte le guardie che le si fossero parate davanti, ora invece è pronta a mettere da parte la sua furia per ascoltare il piano di Zabar.

Adesso si presuppone un lungo viaggio, la famosa “cerca” delle storie fantasy, ma per una volta non andranno dietro a qualche potente arma del passato, al contrario il loro scopo è svelare l’origine del mondo. Una missione tutt’altro che facile.


Intanto, come da tradizione, ora che Zabar ha assunto un ruolo importante per la storia, vi propongo il suo disegno.

Zabar Biisto (AoE-1)


Grazie per essere passati e ci vediamo il primo weekend di ottobre.

A presto! ^.^


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