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Autore: Naco    19/10/2018    2 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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Due sweeper per una cliente
ovvero
Regola n 3: Anche l’immaginazione può essere molto gratificante

«Penso sia arrivata l’ora di spiegarci meglio questa storia, Shizuka» propose Ryo, incrociando le braccia al petto.
Adesso che avevano preso la decisione finale, i sei erano seduti intorno al tavolo per parlare del caso e pensare a una linea d’azione. Tutta la loro attenzione era per la giovane donna, ma era chiaro che la tensione tra i presenti fosse ancora piuttosto alta, per quanto cercassero di non darlo a vedere.
Shizuka bevve un sorso di tè per raccogliere meglio le idee. «Vedete, tutto è iniziato circa un mese fa. Ogni giorno nel mio camerino arrivano centinaia, anche migliaia, di messaggi di fan, quindi all’inizio non mi ero accorta di nulla. In generale, io riesco a leggerne solo alcuni, per lo più è il mio manager che se ne occupa. Ebbene, un giorno, mentre stavamo smistando la posta, lo vidi improvvisamente impallidire; gli chiesi cosa fosse successo, e lui all’inizio mi disse di non preoccuparmi, che non era nulla. Ma io lo conosco da oltre quattro anni e capii subito che mi stava mentendo, così lo costrinsi a dirmi la verità. In sintesi, una delle lettere che avevo ricevuto conteneva questo messaggio».
La donna tirò fuori un pezzo di carta dalla sua borsetta e lo depose al centro del tavolo, in modo che tutti potessero vederlo: si trattava di una semplice carta da lettere su cui vi erano scritte solo due parole: “Ti prenderò”. Ovviamente, la frase era stata creata con caratteri staccati da vari giornali e non c’era nessuna firma.
«All’inizio io pensai che fosse soltanto il biglietto di un fan un po’ troppo innamorato: ricevo tanti di quei messaggi assurdi che potrei scriverci un libro, perciò non me ne preoccupai. Il mio manager, però, non era dello stesso avviso: tutti i biglietti precedenti, infatti, per quanto strani, sono stati scritti dall’autore di proprio pugno e nessuno ha mai cercato di nascondersi».
Ryo annuì: «È naturale. Il fan vuole essere conosciuto e attirare l’attenzione del proprio idolo, non rimanere nell’ombra».
“E tu ne sai qualcosa”, pensò Kaori ma non disse nulla e si limitò a lanciargli un’occhiata penetrante che però il socio non colse, troppo interessato alla bella attrice seduta di fronte a lui.
«Però… da quel momento in poi, ho iniziato a non sentirmi più sicura e ad avvertire la bruttissima sensazione che qualcuno mi spiasse ovunque andassi».
«Hai idea di chi possa essere? Un innamorato respinto, qualche screzio sul lavoro che possa aver spinto qualcuno a farti qualche brutto scherzo?» s’informò Kaori.
La ragazza scosse la testa: «No, non credo. Non ho nessuno nella mia vita» il suo sguardo si posò velocemente su Umibozu che fece finta di nulla «e anche se il mondo dello spettacolo è pieno di avvoltoi, non credo che qualcuno mi voglia così male da arrivare a fare una cosa del genere».
«Capisco. Ma come mai hai aspettato tanto prima di contattarci?»
Stavolta Shizuka abbassò la testa e arrossì: «Perché, nonostante tutto, ho continuato a pensare che potesse essere solo frutto della mia immaginazione e che mi fossi solo lasciata suggestionare dalle paure del mio manager. Forse, il mio era solo un infantile tentativo di auto-convincimento. Poi, un paio di giorni fa, sono tornata a casa e mi sono resa conto che alcuni oggetti erano in luoghi diversi rispetto a dove li avevo lasciati. E questo mi ha spaventata a morte, perché ho comunque un sistema di sicurezza piuttosto efficiente, che non è scattato».
«Hanno rubato nulla? Non so, biancheria, vestiti…»
“Quello lo fai soltanto tu, pezzo di imbecille!” gli urlò Kaori nella testa, ma anche stavolta si morse la lingua e non disse nulla. Ryo le lanciò un’occhiata fugace, ma lei era troppo preoccupata a trattenersi per farci caso.
Anche Shizuka non fece troppo caso al bizzarro riferimento dello sweeper, perché scosse semplicemente la testa. «No, nulla. Gli oggetti sono stati soltanto messi in una posizione diversa».
«Vuole dirti che non ha problemi ad entrare nel tuo appartamento e che può farlo quando gli pare» le spiegò Umibozu.
Lei annuì. «Sì. Perciò, queste notti ho preferito dormire agli studi cinematografici: lì c’è sempre qualcuno di guardia e anche di notte c’è molto via vai».
«Non è sufficiente: chiunque sia, se riesce ad entrare in casa tua con tanta facilità, potrebbe non avere problemi a eludere anche la più stretta sorveglianza» spiegò Umibozu.
«Proprio così!» Ryo balzò subito in piedi «Per questo motivo, sarebbe meglio che tu ti trasferissi il prima possibile da me!».
Falcon batté un pugno sul tavolo con violenza. «Non se ne parla!»
«Come sarebbe a dire? Non vorrai forse ospitarla a casa tua, vero?»
«Perché no? Con me e Miki starebbe molto più al sicuro!»
«Hai capito Umibozu! Non ti facevo così spudorato! Non ti basta la dolce Miki, vuoi mettere le tue mani anche su Shizuka!»
Umibozu gli sbatté la testa con violenza sul tavolo. «Io non sono come te!»
«Ma davvero?» ribatté l’altro riprendendosi subito.
I due sweeper si fronteggiarono truci.
«Miki, tu cosa ne pensi?» chiese Kaori, ma la ragazza scosse la testa senza esprimersi.
«Povera Miki! Non pensi a lei?» insistette allora Ryo.
«Miki sa bene che questo è solo un lavoro come tanti altri. Non è vero, Miki?»
La donna lo fissò in un modo che esprimeva molto bene la propria opinione in proposito, ma lo stesso assentì. Kaori, però, non ce la faceva a vedere l’amica in quelle condizioni e «Ho un’idea. Perché non vi trasferite tutti da noi?» propose.
I presenti non riuscirono a credere alle proprie orecchie.
«Beh, non abbiamo così tante camere a disposizione, ma possiamo comunque organizzarci: Miki e Umibozu potrebbero stare in quella di Ryo e tu potresti prenderti il divano. Shizuka, ovviamente, avrà la stanza degli ospiti*».
«Vuoi scherzare? Perché io dovrei rinunciare al mio letto? Al massimo potrei dormire io con Miki o con Shizuka-san…»
Kaori lo ignorò: «Oppure io e Miki potremmo dormire insieme e tu potresti dividere la stanza con Umibozu. Cosa ne dite?»
«Ti ha dato di volta il cervello?!» l’urlò di Ryo attirò l’attenzione di tutta la sala. «Io con quell’energumeno non ci dormo!»
«Per una volta, sono d’accordo con te».
«Allora dormirai sul divano» decise lei prepotente «oppure vuoi dormire con me?»
A quelle parole gli altri sgranarono gli occhi, mentre Ryo diventò bianco come un lenzuolo e le rinfacciò che avrebbe preferito dormire appeso fuori nel futon che dividere il letto con un travestito che magari gli sarebbe saltato addosso durante la notte.
«Quindi prenditi il divano e non scocciare!» ribatté lei, senza aggiungere altro.
«Kaori-san, non è necessario! Posso tornare benissimo a casa!» cercò di fermarla Miki, ma lei fu irremovibile.
«Niente affatto, Miki-san: più siamo, più in fretta risolveremo questo caso!» “E più in fretta potremo tornare alla normalità”, avrebbe voluto aggiungere.
Shizuka assistette alla scena con ansia sempre crescente. «Nogami-san… siamo proprio sicure che non posso restare a dormire negli studi?»


Kaori accompagnò Shizuka nella stanza degli ospiti, lasciando i due sweeper a giocarsi la divisione delle stanze a morra cinese con la supervisione di Miki. Alla fine il direttore del ristorante li aveva gentilmente invitati a discutere dei loro problemi in una sede più appropriata, perché stavano disturbando gli altri clienti. La lite su chi avrebbe dormito dove - e, soprattutto, con chi - comunque, non aveva trovato ancora una soluzione, ma era proseguita anche dopo perché, nonostante la soluzione trovava da Kaori, ad un certo punto, Ryo aveva commentato che non avrebbe mai ceduto il proprio letto a un tizio che gliel’avrebbe di sicuro distrutto con il suo enorme peso, cosa che aveva scatenato una violenta reazione da parte di Falcon. Una volta arrivati a casa loro, però, Kaori aveva perso la pazienza e aveva tuonato che, se non avessero piantato di fare tutto quel casino, ci avrebbero pensato solo lei e Miki a proteggere Shizuka e li avrebbe cacciati di casa.
«Mi dispiace portare tutto questo scompiglio» si scusò ancora una volta la loro cliente.
«Sta’ tranquilla: la loro è solo scena, in realtà si stimano e si aiutano a vicenda».
La ragazza sembrò sorpresa da quelle parole. «Davvero?»
«Fidati: continueranno a battibeccare per ore ma nel momento cruciale, saranno una cosa sola!»
«Noto che li conosci molto bene».
«Beh, sì. Ormai sono l’assistente di Ryo da otto anni».
«E da quanto invece conosci Hayato… volevo dire Umibozu-san?»
A Kaori non sfuggì la curiosità velata nella domanda che sembrava quasi buttata lì a caso e si chiese se la donna non fosse ancora innamorata di Falcon e se Miki avesse ragione a temere.
«Da un po’ meno, ma comunque anche lui da molto tempo».
«Da quanto ho capito lui e Miki-san sono sposati…»
«Sì, da qualche mese ormai».
«Capisco».
Per un attimo il silenzio cadde fra le due e Kaori avvertì una sorta d’imbarazzo. Di sicuro, Shizuka aveva capito che lei e Miki erano amiche e sospettò che fosse molto combattuta su come approcciarsi a lei.
«E tu, Shizuka-san?» domandò alla fine per spezzare la tensione «Da quanto mi è parso di capire, anche tu e Umibozu-san vi conoscete da molto».
«Lui non vi ha raccontato nulla, vero?» chiese lei, invece di rispondere.
Kaori scosse la testa e la donna sorrise: «Lo immaginavo. In questo non è cambiato per niente».
Gli occhi scuri di Shizuka per un attimo si velarono. Cos’era? Nostalgia? Affetto? L’istante era durato troppo poco per poterlo dire.
«Incontrai Hayato-san quando andavo ancora a scuola. Anche se il nostro rapporto è durato molto, molto meno del vostro» iniziò l’attrice, ma il suo racconto fu interrotto all’improvviso da un tonfo, proveniente dal soggiorno, che scosse con violenza le pareti della camera.
«Shizuka-san, resta qui!» le ordinò Kaori correndo via, preoccupata. Cos’era stato? Un’esplosione? Ryo e gli altri stavano bene?
Spalancò la porta della stanza temendo il peggio. Era preparata a tutto, tranne a quello che le si parò davanti.
Ryo e Umibozu erano per terra che se le stavano dando di santa ragione. O meglio, Umibozu era sopra e schiacciava l’avversario con tutto il proprio peso, mentre Ryo, in posizione di svantaggio, con le braccia tese, cercava di togliersi l’altro di dosso. Era chiaro che quello era solo l’ultimo atto di una lotta che era iniziata diversi minuti prima: il divano, che fino a pochi minuti prima si trovava al centro della stanza, era infatti stato scaraventato di lato, mentre il tavolo di legno aveva perso una gamba e l’altra era quasi staccata; Miki, dall’altra parte della camera, li guardava indecisa se dividere i due contendenti o lasciare che si ammazzassero una volta per tutte.
«Si può sapere che accidenti sta succedendo qui?» chiese a nessuno in particolare.
«Niente di grave: adesso hanno iniziato a discutere su come dividersi i turni di guardia» spiegò Miki.
«Ti ho già detto che l’accompagno io a lavoro!» stava ancora dicendo Ryo.
«Non se ne parla proprio! Con un maniaco come te, non sarà solo Shizuka in pericolo, ma tutte le donne che saranno lì!»
«Tsè! Se ti presentassi tu, le spaventeresti tutte, invece!»
«Almeno non dovrebbero temere che qualcuno salti loro addosso!»
«Meglio, no? Se quel tizio vede un giovane bello e aitante assieme a Shizuka, farà qualche mossa falsa e uscirà allo scoperto! Devi solo ringraziarmi!»
«Giovane bello e aitante? Tsè! Da quanto non ti guardi allo specchio?»
Kaori non poteva credere ai propri occhi. Ci tenevano così tanto a stare con Shizuka che avevano distrutto il loro soggiorno per decidere una cosa del genere? Da Ryo se lo aspettava, ma da Umibozu…
Avrebbe voluto prendere i due martelli più pesanti che aveva e distruggerli sulla testa di quei due cretini. La tentazione fu così forte che tremò: si figurò la scena in mente e per una frazione di secondo si sentì meglio. Aveva ragione Miki: immaginare di colpire dava la stessa sensazione di appagamento che avrebbe provato se avesse usato davvero il martello. Con l’unica differenza che, in questo modo, non aveva risolto la situazione e i due stavano ancora litigando.
«Fatela finita!» gridò con tutta la forza che aveva in corpo. Il suo acuto fu così violento e inaspettato - erano talmente presi dalla loro diatriba che non l’avevano sentita arrivare - che tacquero all’istante.
«Passi Ryo, ma mi meraviglio di te, Umibozu-san. Domani mattina io, Miki e Ryo accompagneremo Shizuka negli studi, mentre tu» indicò Falcon «controllerai il perimetro della struttura: non mi fido che se ne occupi Ryo, penserebbe più a fare il galletto che al lavoro». Ed era sicura che anche Miki preferisse unirsi a loro per proteggere Shizuka piuttosto che restare sola con Umibozu.
«Ehi, non ti sembra di esagerare?» chiese Ryo risentito, ma Kaori non era dell’umore per dargli corda e lo incenerì con lo sguardo. «Sono stata abbastanza chiara?» domandò.
I due uomini annuirono ripetutamente, e solo allora tirò un sospiro di sollievo. Mise le mani sui fianchi, esasperata. «Non posso crederci, tutto questo casino per una ragione così stupida! Mi avete fatto prendere un colpo, pensavo che qualcuno-».
Ma questa volta qualcosa attirò l’attenzione degli altri tre, perché all’improvviso l’atmosfera si fece seria. «Tutti a terra!» urlò Ryo e si buttò su di lei per allontanarla dalla traiettoria della raffica di proiettili che, dopo pochi secondi, iniziò a piovere su di loro, distruggendo la finestra e quel che restava del tavolo di legno.
Miki, intanto, schivò con agilità alcune pallottole, si precipitò verso il divano, lo spostò in modo che lo schienale desse le spalle alla finestra e fece cenno agli altri di raggiungerla.
«Dov’è Shizuka?» chiese invece Umibozu dirigendosi verso la porta.
«Nella camera degli ospiti» spiegò Kaori ancora stretta a Ryo; Umibozu non perse tempo e si lanciò verso le scale senza esitazione.


La pioggia di proiettili durò solo pochi secondi e poi cessò in fretta come era iniziata.
Una volta che ebbero la certezza che il cecchino se ne era andato, i tre ci precipitarono al piano superiore per dare manforte a Umibozu, ma Shizuka non solo stava bene, ma non aveva subito alcun attacco.
«Ce l’avevano con noi» commentò Ryo appena lui e Umibozu furono soli. Alla notizia che qualcuno aveva attentato alle loro vite, Shizuka era rimasta così sconvolta che Kaori le aveva preparato una camomilla e l’aveva messa a letto; poi, con l’aiuto di Miki, la giovane aveva cercato di mettere a posto il soggiorno, completamente devastato; Ryo e Falcon, invece, erano usciti a fare un giro di perlustrazione per cercare di scoprire qualcosa sul loro attentatore. «Chiunque sia, voleva farci capire che sa chi siamo».
«Il che significa che è davvero un professionista» replicò calmo l’altro.
Casa Saeba era situata in una posizione particolare, su cui era praticamente impossibile sparare se si era un semplice dilettante.
«Tsè! Per fortuna che avevi detto che a casa tua saremmo stati al sicuro!» borbottò Falcon mentre, con una rapida occhiata esperta, studiava la terrazza da cui il cecchino aveva fatto fuoco.
«Avresti preferito che distruggesse il bar di Miki?» replicò Ryo «Già è arrabbiata con te; in quel caso, ti avrebbe ucciso».
«Umpf!» fu il suo unico commento, affacciandosi.
Ryo gli si mise accanto. Da quel punto, si poteva vedere Miki e Kaori che chiacchieravano tra loro, mentre rassettavano: da quella distanza non poteva sentire cosa stessero dicendo né riusciva a leggere il labiale, ma era più certo che stessero parlando di loro. Rimasero per qualche minuto in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
«Quando hai accettato quell’incarico, l’avevi subito immaginato, vero? Che non ci trattava solo di un fan troppo appiccicoso».
Umibozu annuì: «Anche Saeko mi ha spiegato che non era convinta che fosse di un semplice stalker, perché il suo modus operandi non è quello tipico di quel tipo di persone. Per questo le aveva consigliato di chiedere aiuto a un esperto. Pare che lei gli abbia fatto subito il mio nome, ma la cosa l’aveva insospettita e così le ha consigliato di contattare prima te».
«E visto che io ho rifiutato, ha dovuto accettare a malincuore che te ne occupassi tu».
«Non era molto entusiasta neanche Saeko. E nemmeno io ero così felice di avere di nuovo a che fare con Shizuka, soprattutto perché era chiaro che aveva indagato su di me ed era riuscita a rintracciarmi».
«Però non hai potuto rifiutare visto che era in pericolo» indovinò Ryo.
Umibozu si limitò ad assentire.
«Pensavo che dopo tutti questi anni si fosse arresa. E invece…»
«Invece quella donna non solo si ricorda di te, ma ha fatto di tutto per ritrovarti» lo prese in giro. «E, cosa che ha dell’incredibile, è ancora pazzamente innamorata di te! Ma come si fa?»
Umibozu, però, si rifiutò di dargli ulteriori dettagli sulla vicenda. «Tsè. Non dire sciocchezze!» blaterò. «Qui non c’è niente, torniamo a casa, altrimenti quelle due si preoccuperanno!»
Ryo sogghignò: da quel punto di vista, probabilmente sarebbe rimasto sempre lo stesso.

**

Casa Saeba era stranamente tranquilla quella notte.
Miki si girò più volte nel letto, ma non riusciva proprio a prendere sonno. Il respiro di Kaori, accanto a lei, era leggero e regolare, segno che ormai la donna era nel mondo dei sogni da un bel pezzo. Sorrise: era strano vedere Kaori dormire così tranquilla nonostante in casa ci fossero ben due donne su cui Saeba avrebbe potuto allungare le mani, ma immaginò che la presenza di Umibozu l’avesse tranquillizzata.
E, ironia della sorte, era proprio il pensiero dell’uomo che amava che non riusciva a farle chiudere occhio.
Kaori aveva ragione: anche lei sapeva bene che Falcon non l’avrebbe mai tradita. Se avesse voluto lasciarla per un’altra donna, gliel’avrebbe detto chiaramente. Non era quello che la preoccupava.
Ciò che le faceva male era stato rendersi conto che non sapeva nulla di quegli anni in cui Falcon non era stato con lei: cosa aveva fatto, dopo che aveva abbandonato i mercenari? Aveva provato più volte a fargli delle domande, ma lui non aveva mai risposto e lei non aveva insistito, pensando che un giorno sarebbe stato lui a sbottonarsi a tal proposito; invece, gli anni erano passati e l’uomo non aveva mai soddisfatto la sua curiosità. Perché? Non c’era davvero nulla da dire o preferiva non rivangare un passato che voleva dimenticare e che avrebbe potuto farla soffrire? Miki non era certa della risposta e questo non faceva che alimentare ansie e insicurezze.
Ad un certo punto, un rumore attirò la sua attenzione. Tese l’orecchio. Kaori, accanto a lei, continuava a dormire serena; dalla strada, si sentiva il rombo ovattato delle auto in transito; dal corridoio, invece, non giungeva alcun suono. Che si fosse immaginata tutto? Si rilassò un attimo, ma un secondo dopo uno scricchiolio accese tutta la sua attenzione. No, non era stato frutto della propria fantasia.
Si alzò il più silenziosamente possibile e, cercando di non far rumore, aprì piano la porta: il corridoio era silenzioso e buio. Rimase in attesa per qualche minuto. Stava per tornare a letto, quando avvertì una presenza a pochi metri da lei. La tentazione di spalancare la porta, puntare la pistola e intimare alla misteriosa figura di non muoversi fu forte, ma riuscì a trattenersi: forse si trattava di un tentativo di visita notturna di Sabea, per il quale non aveva senso spaventare tutti.
L’ombra passò oltre la stanza e si diresse verso le scale che portavano in soggiorno. No, non poteva trattarsi di lui, allora: la stanza di Shizuka era dalla parte opposta e non aveva cercato in alcun modo di entrare in quella che condivideva con Kaori.
Aprì ancora un po’ l’uscio e con circospezione si spostò sul corridoio: l’ombra sconosciuta non aveva notato la sua presenza e se ne stava ferma sull’ultimo scalino, indecisa se scendere dabbasso o tornare indietro.
«Hai intenzione di restare lì ancora a lungo?» domandò all’improvviso la voce di Falcon.
Per una frazione di secondo, Miki pensò che stesse parlando con lei; solo dopo si accorse che la persona davanti a lei si era dapprima congelata sul posto e poi aveva iniziato a scendere con calma verso il piano inferiore.
«Come immaginavo, mi hai sentita arrivare» commentò. Non le ci volle molto per capire a chi appartenesse quella voce.
«Cosa ci fai qui?» chiese nel frattempo suo marito. «Torna a letto, in questa casa girano tipi pericolosi di notte».
«Anche se così fosse, so che tu mi proteggeresti».
Miki strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi. Mai come in quel momento, avrebbe voluto svegliare Kaori e chiederle un martello. Prese un profondo respiro e immaginò la scena nella mente, così come aveva consigliato di fare all’amica: il sollievo dato da quella visione, però, durò solo una manciata di secondi.
La donna, intanto, era scesa e aveva raggiunto Falcon. Miki sapeva che rischiava di farsi scoprire, ma si avvicinò ugualmente alla rampa per poter seguire meglio la loro conversazione. Purtroppo, la stanza era immersa nel buio e lei non riusciva a vedere nulla, solo due ombre che si fronteggiavano.
«Dal giorno in cui mi lasciasti, ti ho cercato a lungo, ma nessuno ha voluto darmi informazioni su dove fossi finito e come stesti. Perché?»
«Mi pare di essere stato chiaro quella volta: io non sono l’uomo adatto ad una come te. Vivo in un mondo troppo pericoloso».
«In quel periodo mi pare di averti dimostrato chiaramente che non è così!» ribatté triste.
«Sei una donna coraggiosa, Shizuka, come poche. Ma il coraggio non basta, a volte».
«Avrei potuto sempre imparare!» stavolta l’ombra di Shizuka si avvicinò a quella di Falcon. «Avrei potuto esserti utile!»
Lei gli fu di fronte e Miki immaginò che stesse provando a scuoterlo per avere una sua reazione, ma l’uomo continuava a rimanere immobile.
«È per lei che non mi hai voluta? Per tua moglie?» domandò allora lei stizzita, ma lui non replicò neanche a quella domanda. «Che c’è? Non vuoi che sappia di quello che c’è stato tra noi?»
«Miki non c’entra, lasciala fuori da questa storia!» tuonò alla fine Falcon.
Miki era sconvolta. Non aveva mai sentito Falcon alzare la voce con una donna, mai. L’aveva visto imbracciare armi, uccidere i nemici a sangue freddo, trattare con i criminali della peggior specie; ma mai, mai se l’era presa con una donna.
Chi era quell’uomo che si confrontava con Shizuka? Miki non era sicura di riconoscere in lui la persona che aveva sposato.



* Allora, da quanto ho capito leggendo il manga (idea confermata da una conversazione tra Kaori e Sayuri), la ragazza prima viveva al piano inferiore, poi si è spostata a Casa Saeba in quello che era il salone e le clienti dormivano con lei. Tuttavia, per esigenze di trama - e di privacy XD - ho preferito organizzare le camere a modo mio, senza tenere conto della struttura della casa nel manga e nell’anime. Spero che perdonerete questa piccola licenza.
   
 
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