Il paradiso
perduto.
Capitolo 4.
Nuovi “amici”.
“Solamen miseris socios habuisse
doloris.” *
[Christopher Marlow – Doctor Faustus]
Era il
giorno del suo compleanno ed Harry Potter, nonostante le avversità, lo aveva
trascorso nel modo migliore: una colazione abbondante, una partita a Quidditch
con Ron, Hermione e Ginny ed un pranzo da leccarsi i baffi. In serata, la
signora Weasley aveva messo in conto di preparargli una torta, così che
potessero festeggiare con altri membri dell’Ordine che sarebbero arrivati per
una veloce riunione pomeridiana. Harry era entusiasta
di quel particolare. Dopo la morte di Sirius, nessuno aveva più messo in dubbio
la sua partecipazione alle riunioni stesse e finalmente avevano iniziato a
prenderlo seriamente in considerazione.
Se non ti fossi sentito tanto importante, – disse
una vocina sul fondo della sua coscienza – probabilmente
non ti saresti precipitato al Ministero e allora Sirius sarebbe ancora vivo.
«Amico,
tutto bene?» gli chiese Ron, dandogli un colpo sulla spalla. Davanti a lui, una
montagna di biscotti stava lentamente raggiungendo la sua fine, divorati con
voracità nonostante la promessa fatta alla madre di lasciarli per la riunione.
Erano i preferiti di Remus e, citando la signora Weasley, Merlino solo sapeva se quell’uomo ne aveva bisogno. «Hai fatto una
faccia bruttissima! È il tuo compleanno, mangia un biscotto».
Hermione,
appena giunta dal giardino e con alle spalle Ginny, gli dedicò uno sguardo
pieno di disgusto. «Tu vuoi che lui ne mangi così da scaricare su di lui tutte
le colpe quando tua madre scoprirà che non ce ne sono più» gli disse, scuotendo
il capo. Era incredibile quanto si
fosse inacidita nei suoi confronti. Harry non poteva darle torto: il
comportamento di Ron intorno a Fleur era a dir poco imbarazzante, oltre che
degradante per tutto il genere femminile. La battuta che anche lui gli aveva
sentito fare su Tonks1 lo aveva sinceramente innervosito, la sera
precedente. Harry, tuttavia, conosceva il suo migliore amico ed i suoi limiti,
era molto più difficile che si offendesse. «Stai bene, Harry? Sei pallido» gli
chiese un attimo dopo Hermione, lo sguardo velato di preoccupazione.
Dietro di
lei, anche Ginny si accigliò. Harry sentì qualcosa muoversi sul fondo del suo
stomaco ma non osò dire una parola. Si limitò quindi a stringersi nelle spalle
e ad usare la tattica che per anni gli aveva evitato discussioni imbarazzanti: cambiare discorso. «Qualche membro
dell’Ordine è già arrivato?».
Ginny
indicò l’esterno con un cenno del capo. «Bill e Charlie stanno aiutando papà
con degli gnomi e credo che Flebo
stia facendo il tifo» disse, con una smorfia. «Gli altri stanno arrivando.
Mamma ha detto che Silente ci raggiungerà più tardi, perché deve fare qualcosa
di importante prima».
Harry
annuì, con un sospiro. «Speriamo che Piton non si trattenga per la torta».
Ron, al suo
fianco, quasi si strozzò con il biscotto che aveva appena graffignato dal
piatto. «Se non sbaglio, credo che Silente abbia detto alla mamma che lui non
ci sarebbe stato. Per una qualche ragione non credo ritenga sia saggio tenerlo
in un posto piccolo come questo e circondarlo da gente che non lo ha proprio in
simpatia».
«Il
professor Piton è un membro dell’Ordine come tutti gli altri» mormorò Hermione,
l’espressione esasperata. «In tutti questi anni lo abbiamo sempre ritenuto
responsabile delle varie disgrazie che ci sono capitate ma, sorpresa!, alla fine non era mai lui il
colpevole, tutt’altro».
Ginny
scosse il capo. «Probabilmente è colpa dei capelli» commentò, inarcando le
sopracciglia, «sono così unti da fargli scivolare addosso qualunque tipo di
buona predisposizione da parte nostra».
Ron fu sul
punto di morire per la seconda volta,
Harry dovette concentrarsi per colpirgli la schiena e non fare la stessa fine.
La stessa Hermione, seppur con riluttanza, non riuscì a frenare un risolino divertito.
Fu in quel modo che la signora Weasley ed i maggiori fra i Weasley li
trovarono, quasi piegati su se stessi dalle risate. Dietro di loro fecero
lentamente la loro comparsa gli altri membri dell’Ordine che erano stati
invitati – sorprendentemente pochi, solo i più intimi. Che quella non fosse una
riunione importante? – ed a chiudere la fila il signor Weasley, visibilmente
stanco dopo la giornata lavorativa.
Ciò a cui
le riunioni dell’ES non avevano preparato Harry era la noia che sfortunatamente caratterizzava le riunioni dell’Ordine.
Non c’erano incantesimi da insegnare, soltanto una lunga schiera di ronde e
turni da organizzare, relazioni da consegnare e informazioni da condividere.
Nulla di importante, nulla di nuovo.
Con
l’arrivo di Silente, tuttavia, la situazione sembrò mutare improvvisamente. Il
Preside, calmo come sempre, era arrivato con giusto un’ora di ritardo, scusandosi con gli altri membri e
giustificandosi con degli “accordi” che dovevano essere necessariamente presi.
Nonostante ciò il vecchio sorrise ai più giovani partecipanti e fece gli auguri
ad Harry, prima di accomodarsi a capotavola.
«Sono
spiacente di aver invaso casa tua proprio oggi, Molly» disse, gentilmente,
«soprattutto perché la prossima riunione era già stata fissata per la fine di
agosto. Avrete pensato che sia successo qualcosa di grave, nonostante le
notizie che giungono siano da sole sempre più tragiche» continuò, rivolgendosi
a tutti gli altri presenti. «Ma qualche settimana fa ho ricevuto notizie a dir
poco disturbanti ed ho dovuto condurre ulteriori indagini, il cui risultato – relativamente
positivo – mi ha portato a convocarvi in anticipo».
Preoccupato,
Remus si piegò leggermente in avanti, per poter osservare il Preside. «Cos’è
successo? Ha a che fare con la scomparsa di Greyback? I licantropi che ho
incontrato nei giorni scorsi erano parecchio ansiosi» mormorò, accigliato.
Silente
annuì ma sollevò la mano, facendogli cenno di aspettare. «Tutto a suo tempo»
commentò, sospirando. «Ninfadora, penso tu possa ragguagliare gli altri sulla
prima parte dell’accaduto».
Tonks, che
sembrava essersi mimetizzata con l’angolo buio in cui si era seduta2,
si alzò in piedi, rovesciando contemporaneamente la sua sedia. «Come penso
saprete, mia madre è la sorella maggiore di Bellatrix e di Narcissa Malfoy, la
moglie di Lucius» iniziò, incrociando le braccia al petto. «Più o meno due mesi
fa è stata contattata dalla signora Malfoy, lei era preoccupata per Draco e per
ciò che Voi-Sapete-Chi gli avrebbe fatto per vendicarsi del fallimento di
Lucius al Ministero».
Accanto ad
Harry, Ron sbuffò. «Gli starebbe bene a quel furetto» mugugnò, a voce non
abbastanza bassa da non farsi sentire dal Preside, che gli lanciò uno sguardo lievemente contrariato. Ron naturalmente
non se ne accorse, ma Hermione sì e non si risparmiò una gomitata nello stomaco
dell’amico. «Hermione! Che ho detto di male?».
«Va’
avanti, Ninfadora» incitò Silente, facendo cenno alla giovane Auror di
riprendere. Harry lo guardò intensamente. C’era una nota di leggera irritazione
nella sua voce, oppure era stata tutta una sua impressione? Silente non perdeva
la pazienza con loro, neppure quando accusavano Piton del qualsivoglia
tradimento.
Tonks annuì. «Avevano uno specchio comunicante
fin da bambine, credo che l’abbiano usato più di una volta negli anni, ma mia
madre ha sempre evitato di dircelo» spiegò, stringendosi nelle spalle.
«Immagino che Narcissa non fosse deviata come Bellatrix, volerle bene non deve
essere tanto assurdo».
«Una Malfoy
avrebbe chiesto aiuto a tua madre? Una rinnegata
Black sposata con un Nato Babbano e
con una figlia Auror?» chiese,
basito, Charlie, guardando la vecchia amica con le sopracciglia inarcate. «A me
sembra piuttosto una trappola».
Molly
annuì. «Albus, per quanto io non sia mai d’accordo con il mettere a rischio i
ragazzi, sono piuttosto certa che Narcissa Malfoy non metterebbe suo figlio in
mano all’Ordine. Deve essere
una trappola» sbottò, scuotendo il capo. «Se andassimo a prenderlo, ci
ritroveremmo un contingente di Mangiamorte pronto ad uccidere a vista.
Naturalmente con ciò non dico che non dovremmo aiutare il ragazzo, neppure lui
merita quella fine».
Harry,
guardando il Preside, ebbe improvvisamente un flash dell’espressione di puro terrore che Lucius Malfoy aveva avuto
quando non era riuscito ad ottenere la Profezia. Ed al suo sguardo al cimitero,
quando Voldemort aveva fatto il suo ritorno. Per quanto le sue parole fossero
state entusiaste e servili in entrambe le occasioni, i suoi occhi di certo non
lo erano stati. L’idea che Narcissa potesse voler chiedere aiuto per salvare
Draco non gli sembrò poi tanto assurda.
«Narcissa
non voleva che noi andassimo a prendere Draco, però. Aveva già ottenuto un
aiuto, al riguardo» le rispose il Preside, lo sguardo cupo. «E devo dire che
hai ragione, Molly, a casa Malfoy c’era un contingente di Mangiamorte pronto a
colpire al primo movimento sbagliato» confermò, lasciando che la sua voce
assumesse una nota estremamente grave. «Narcissa Malfoy è stata uccisa sei
settimane fa, dopo aver garantito la fuga di suo figlio. Due ore dopo, suo
marito è stato trovato morto ad Azkaban. Ufficialmente, sono entrambi morti
suicidi e, con Draco scomparso, tutte le loro proprietà sono passate in eredità
a Bellatrix».
Tonks si
portò una mano alla bocca, lasciandosi cadere sulla sedia – che Charlie aveva
rialzato -, e disse una parolaccia così brutta da costringere Fleur a fare un
verso sconvolto. «A mia madre prenderà un colpo» sussurrò. «Voleva che
andassimo a prendere anche lei, dopo Draco. Non pensavamo-».
Silente
annuì. «Temo che Narcissa fosse consapevole dell’impossibilità di salvare se
stessa insieme a suo figlio. Lo stesso Draco è riuscito a salvarsi grazie
all’intervento delle persone contattate da Narcissa, altrimenti Greyback non
avrebbe lasciato nulla di lui».
Lupin
sbiancò. «Hanno mandato Greyback da lui» sussurrò, preoccupato. «Sei settimane
fa? Non c’era la luna, se non sbaglio».
«No, non
c’era, ma concorderai che ciò non basti a ridurre la pericolosità di
quell’uomo» convenne Silente, scuotendo il capo. Gli occhietti azzurri si
fissarono su ognuno di loro, in particolare su Harry. «Nella lettera che
Andromeda Tonks mi fece consegnare, Narcissa mi chiedeva di far sì che Draco
fosse al sicuro almeno a scuola, perché qualcun altro si sarebbe preso cura di
lui al di fuori. Qualcuno che io, come anche i più anziani di voi, credevo
fosse morto. Mi promise addirittura il suo supporto nella prossima guerra, in
cambio della sicurezza del figlio».
Harry ebbe il terribile sospetto che si
trattasse di Codaliscia, ma lo mise immediatamente da parte. Impossibile, Silente non si sarebbe
fidato di lui.
«Di chi
stiamo parlando?» domandò il signor Weasley, che aveva assunto un’espressione
fra il confuso ed il sospettoso. «I Malfoy hanno amici solo nell’élite
purosangue ed ognuno di loro venderebbe anche i figli pur di ottenere il favore
di Tu-Sai-Chi» ragionò, grattandosi distrattamente la nuca. «Dubito che la
signora Zabini si sia schierata, alla fine, o che possa esserci d’aiuto in
qualche modo».
«Sempre che
non voglia sposare Voldemort e fargli fare la fine degli ultimi sette mariti»
intervenne Bill, con una risata cupa. Charlie, al suo fianco, rise più forte e
fece scontrare il pugno contro il suo, nonostante sia Tonks che Fleur li
stessero folgorando con lo sguardo.
Il Signor
Weasley scosse il capo. «Hai detto che pensavi fosse morto? Ed utile?» domandò,
più in modo retorico che seriamente, per poi impallidire e voltarsi in
direzione di Malocchio. L’Ex capo Auror, che era rimasto in silenzio assoluto
fino a quel momento, aveva l’occhio sano puntato su Silente e quello meccanico
in direzione dell’esterno della Tana. Quando lui annuì, il signor Weasley si
voltò in direzione della moglie e poi, ancora una volta, verso Silente. «Vuoi
dirmi che Aloisius è ancora vivo?».
Il Preside
annuì. «Incredibile, vero? Mai sottovalutare l’amore familiare» concordò. Per
tutti gli altri membri più giovani – che diversamente dagli altri, tutti
sconvolti, non avevano la minima idea di chi fosse quest’uomo – si premurò di
spiegare. «Alousius Malfoy è il fratello maggiore di Lucius. Più di vent’anni
fa si oppose al Marchio e vide morire sua moglie e suo figlio maggiore per mano
di Voldemort e dei suoi scagnozzi. Riuscì quasi ad ucciderlo, ma Rabastan
Lestrange fece la spia e, stando alle nostre fonti, lui si suicidò con i due
figli minori pur di non essere catturato dai Mangiamorte».
«Aloisius
Malfoy è stato l’uomo che per la prima volta è riuscito a mostrare Voldemort
per l’uomo che realmente è. Un uomo
che può morire» aggiunse Malocchio, annuendo. «Ho fatto le mie ricerche, Albus.
A quanto pare ha vissuto sotto falso nome ed ha insegnato Difesa a Beauxbatons per quasi vent’anni. Si è
ritirato tre anni fa a causa di una malattia. Non penso sarà di grande aiuto
nella Guerra, se non come consulente».
«State parlondo di Monsieur Tremaine?»
chiese Fleur, sconvolta. Che si fosse intromessa nella riunione rendeva bene
quanto incredibile avesse trovato quella nuova scoperta. Solitamente, a detta
di Molly, restava semplicemente attaccata al braccio di Bill come un’ameba. «Madame Maxime era désespéré, quando lui è andato in
pensione antiscipata».
«Hai fatto
le tue ricerche anche sui suoi figli?» domandò il Preside, pazientemente, come
se già sapesse come si sarebbe concluso quel loro discorso. Harry – che
onestamente non aveva idea di cosa
stesse succedendo – aveva l’assoluta certezza che quel discorso di Malocchio
fosse tutto a beneficio loro, il Preside probabilmente sapeva già tutto ciò che
c’era da sapere.
Moody
annuì. «Il più grande dei due sopravvissuti è un Auror, in effetti» commentò.
«Certo, un auror francese-».
«Gli Auròr franscesi sono i miliori d’Europa!» sbottò allora Fleur, piccata. «Molti vengono
chiamati a collaborer con la Confédération magica internazionale!».
Moody la
liquidò con un gesto della mano. «Quanto alla femmina, la più piccola, si è
diplomata con un anno d’anticipo ed ora fa la medimaga a Parigi, all’Asclépios,
ma niente di che».
«È l’ospedale miliore di Paris!».
Ancora una
volta, Moody la liquidò. «Il punto è che nessuno dei due ha seguito realmente
le ombre del padre. Il maschio potrebbe tornare utile, ma non so quanto gli
Auror di Parigi gli consentiranno di partecipare alle nostre missioni.
Smaterializzarsi fra gli Stati non è mai una sciocchezzuola».
«Dillo a
me» mugugnò Charlie. «Se avessi saputo che tutta questa storia ruotava intorno
ai Malfoy, avrei evitato di partire dalla Romania. Il vecchio Vlad non ama
particolarmente lasciarmi andare in giro, professor Silente».
Accanto a
lui, Bill inarcò le sopracciglia. «Mi hai detto che sei venuto per la torta di
Harry».
«Fa’
silenzio».
Fu Silente
ad interrompere quella che avrebbe potuto diventare una vera e propria zuffa
fra fratelli – era un peccato che Fred e George non fossero riusciti a venire –
alzando la mano ed attirando nuovamente su di sé l’attenzione. «Alastor, grazie
per la tua ricerca, ma credo che avrai bisogno di incontrarli per constatare
sulla tua pelle quanto i rapporti siano… inaccurati
su di loro. Sono pur sempre i figli di Aloisius Malfoy» spiegò, con uno di quei
suoi sorrisini capaci di – contemporaneamente – rassicurare Harry e fargli
venire i brividi.
«Odio
quando fa così» mugugnò Ginny, in un sussurro, usando lo stesso identico tono del fratello maggiore poco
prima. «Non so mai se avere paura o no».
Qualcosa di
estremamente caldo si mosse nello stomaco di Harry. Probabilmente aveva
esagerato con il pudding a pranzo.
«Quindi il
ragazzo adesso è con loro?» chiese la signora Weasley, distraendo Harry dal suo
interrogatorio interiore. Aveva lo sguardo bizzarramente preoccupato,
considerando che si stesse parlando di Draco Malfoy. «Lo possono tenere al
sicuro fino a settembre?» aggiunse, scambiando un’occhiata con il marito. Il
signor Weasley non sembrava colpito come lei, ma non era neppure totalmente incurante3.
Il Preside
annuì. «Sei settimane fa lo stesso Aloisius mi ha rassicurato sulle sorti di
Draco e sulla sua presenza per il nuovo anno scolastico» confermò, accennando
un sorrisino. «Ha anche pensato di darmi qualche consiglio per la sua sicurezza».
Intorno al
tavolo, quelle affermazioni scatenarono reazioni più o meno divertite. Ma non
nella signora Weasley. O in Tonks.
«I suoi
compagni di casa tenteranno di soffocarlo con un cuscino nel cuore della notte»
esalò l’Auror, i capelli già grigi diventati totalmente neri. «Diventerà
obiettivo di tutti i figli di Mangiamorte».
Ron si
strinse nelle spalle. «Nulla che lui non abbia fatto a tanti altri nel corso
degli anni» sbottò, a voce bassissima. «Per cinque anni ti ha dato dell’orfano,
Harry… e a me del pezzente e traditore. Vediamo come se la caverà dall’altra
parte della bacchetta».
Hermione
gli lanciò uno sguardo scandalizzato.
Harry, nonostante una parte di lui stesse intimamente festeggiando per la
caduta dal piedistallo del vecchio nemico, non riuscì a gioire perché qualcun
altro era stato costretto a diventare orfano per mano di Voldemort.
«Ha perso
entrambi i suoi genitori per mano di qualcuno che credeva essere amico della
sua famiglia» sbottò Hermione, fulminandolo. «E probabilmente adesso sarà ancora
più preso di mira di noi» aggiunse, dandogli un pugno sulla spalla con fare
tutt’altro che amichevole. «Nessuno merita quel trattamento, se non Voldemort
stesso».
Silente
annuì, senza riuscire a nascondere un sorriso ammirato. «La signorina Granger
ha, naturalmente, ragione». Guardò i quattro studenti seduti al tavolo,
soffermandosi particolarmente su Ron. «Non vi chiedo di diventare suoi amici,
ma, almeno, di non contribuire a quanto dovrà già soffrire».
La signora
Weasley scosse ancora il capo, con un sospiro. «Povero ragazzo, dev’essere
stato traumatico per lui».
«Come lo è
stato per me essere posseduta dal diario che suo padre mi aveva rifilato» aggiunse Ginny, vagamente irritata.
«Non dico che debba essere ucciso nel sonno o che noi dobbiamo mettere il dito
nella piaga, ma prima che io possa provare pena per un Malfoy dovrà passarne di
acqua sotto i ponti. Voglio dire, non ha mai smesso di chiamare Hermione in
quel modo disgustoso».
Hermione
strinse le labbra, ma un attimo dopo sorrise. «Non l’ha più fatto da quando gli
ho dato uno schiaffo»4, disse. «Immagino abbia imparato almeno
quella lezione. Posso sempre rifarlo per insegnargliene altre».
Harry
ridacchiò, ricordando l’espressione di Malfoy dopo che Hermione gli aveva
manifestato tutto il suo disappunto per la sorte “toccata” a Fierobecco. «Credo
abbia avuto il segno per almeno due giorni. Hai un destro micidiale, Hermione.
Dovresti fare i provini e diventare battitore per la squadra».
Lei rise,
arrossendo leggermente. «Dubito che la mia coordinazione mano-occhio sia
adatta».
«O che lei
possa ottenere di farci giocare tutti per terra, senza scope» aggiunse Ron,
ridacchiando. «Hermione non è proprio brava a volare».
Ad impedire
ad Hermione di dare un’altra dimostrazione del suo destro micidiale fu Lupin.
«Una pecca ridicola, considerando gli altri infiniti talenti che la nostra
Hermione ha dimostrato sia dentro che fuori l’ambito scolastico, ne sono
certo».
Il modo in
cui lei arrossì fece ridacchiare un po’ tutti, anche il Preside. Ron, tuttavia,
arrossì ancora di più sotto lo sguardo furioso
di sua madre. Ad Harry sembrò quasi di sentire
la ramanzina telepatica che probabilmente lei stava tentando di fare. E non
riuscì neppure a darle torto, Ron sapeva
quanto Hermione fosse imbarazzata dalla storia del volo.
«Harry», lo
richiamò il Preside. «Mi rendo conto che chiederti di… mettere da parte il
risentimento potrebbe essere troppo. Tuttavia, proprio come tu hai perso Sirius,
Draco ha perso la sua famiglia e questo l’avrà molto provato. Sarebbe
preferibile che voi possiate collaborare».
Sentendosi
gli occhi di tutti puntati addosso, Harry annuì con una certa resistenza. «Farò
il possibile. Ma se lui mi darà rogne, non ci penserò due volte a farlo
pentire».
«Non farti
vedere da Hermione, però» commentò Ron, già dimentico del rimprovero mentale
appena ricevuto. «Ti toglierebbe punti per essere corretta».
«Intelligente
da parte tua fare dette affermazioni da ruffiano
davanti al Preside, Ronald» lo riprese Hermione, secca. «I Prefetti servono la
scuola, non gli amici».
Silente
sorrise, benevolo, sorvolando sull’intera discussione fra Hermione e Ron. «Non
ti chiedo altro, Harry. Al resto penseremo noi professori» convenne il Preside.
Da qualche parte sperduta nelle sue vesti, un orologio vibrò rumorosamente.
«Ah, i nostri ospiti dovrebbero essere qui da un istante all’altro, anche se
elegantemente in ritardo. Alastor?».
«Si sono
materializzati pochi minuti fa alla fine del viale. Non è stato un viaggio
facile per qualcuno» commentò l’ex Auror, senza riuscire a nascondere un ghigno
divertito. «Stanno arrivando».
Come se
fossero stati una sola entità, Ginny e Ron balzarono alla finestra, velocemente
seguiti da Fleur. Tutti e tre, fortunatamente coperti dalle tende, riuscirono a
dare un’occhiata agli ospiti, dapprima mormorando fra loro e poi condividendo
le loro nuove visuali.
«Sono in
tre, tutti molto bizzarri» iniziò
Ron, sulle punte pur essendo il più alto. Harry trovò curioso che un mago potesse definire chiunque altro come bizzarro. Gli sembrò leggermente
ipocrita. «Due maschi incappucciati ed una femmina con un cappello ridicolo»
spiegò, prima di fischiare ammirato. Fleur, che aveva emesso un verso sdegnato
quando Ron aveva usato i termini “femmina” e “maschi”, lo guardò con totale orrore quando sentì il suo commento sul
cappello. «Uno dei due maschi è davvero enorme.
Pensate abbiano portato Greyback? Lo avranno messo sotto Imperius, sono Malfoy,
lo farebbero».
«Aloisius
non ha voluto darmi informazioni su Greyback, immagino che potremo chiedere
loro una volta che saranno arrivati in casa» commentò il Preside, osservando
tutti e tre come se fossero stati curiose scimmiette dello zoo. «Quanto alla
tua supposizione, giovane signor Weasley, mi auguro che non la ripeterai
davanti ai nostri nuovi amici. Potrebbero indispettirsi nell’essere catalogati
con un tale sdegno, tu non trovi?» aggiunse, rivolto a Ron. Lui, arrossendo a
livello delle orecchie, si schiarì la voce e si allontanò dalla finestra,
tornando a sedersi con l’espressione di un cane bastonato. Harry non riuscì a
nascondere un risolino, cosa che gli fece guadagnare un calcio non proprio
delicato direttamente sulla caviglia.
«Siete due
bambini» commentò invece Hermione, scuotendo il capo.
Dei colpi
alla porta impedirono che la discussione potesse continuare. Velocemente, sia
Ginny che Fleur ripresero i loro posti e la signora Weasley, accompagnata dal
marito e dal professor Silente si avvicinò all’entrata per far accomodare in
nuovi ospiti e, probabilmente, per identificarli. In quel momento la sicurezza
non era di certo troppa.
Quasi a
conferma delle supposizioni di Harry, il Preside si avvicinò alla porta disse: «Quali
sono state le ultime parole che ho personalmente scritto ad Aloisius Malfoy,
prima che tentasse di uccidere Voldemort?». Nella stanza, più di una persona
sembrò rabbrividire al solo sentir pronunciare quel nome. Ma non Harry.
«La vendetta non ti condurrà che alla morte»
rispose una voce maschile da oltre la porta. Era una voce profonda, ma
apparentemente gentile e con un leggero accento francese. La sua risposta
dovette bastare al professor Silente perché, annuendo, si fece da parte e
consentì alla signora Weasley di aprire la porta.
Quasi
contemporaneamente, una voce di donna – meno gentile ma ugualmente francesizzante – mugugnò qualcosa di
incomprensibile per Harry, ma palesemente non per Fleur, che inarcò le
sopracciglia con aria scettica. Harry la vide chinarsi in direzione di Bill e,
con buone probabilità, tradurre quanto aveva sentito, facendolo ridacchiare.
«Venite,
prego» stava dicendo, intanto, la signora Weasley, indicando ai tre nuovi
ospiti la cucina, dove tutti loro erano raggruppati. Suo marito, probabilmente
dopo aver salutato, era velocemente tornato nella stanza ed aveva duplicato
delle sedie così che fossero già pronti dei posti per i loro tre nuovi ospiti.
Vedendoli,
Harry comprese perché Ron li avesse definiti bizzarri. I due maschi avevano il viso completamente nascosto dal
cappuccio del mantello – per entrambi verde scuro ma leggero – e la donna, più
piccola di parecchi centimetri, era invece coperta da un leggero mantellino
nero e da un cappello così largo da coprirle praticamente gli occhi.
Se i dissennatori fossero stati umani…
L’uomo al
centro, enorme proprio come Ron lo
aveva descritto, si tolse per primo il cappuccio, seguito un momento dopo dagli
altri due. Con sorpresa generale, il secondo uomo non era l’ipotetico zio di
Draco Malfoy ma Draco Malfoy stesso,
nonostante Harry per un istante avesse faticato a riconoscerlo. Erano spariti i
capelli coperti di robaccia appiccicosa ed altrettanto spariti erano gli
sguardi pieni di superiorità e disprezzo. La sua espressione era vuota quasi
quanto quella della donna che lo affiancava, così simile a lui da poter passare
per sua sorella. L’uomo centrale, evidentemente il cugino, non condivideva i
tratti da Malfoy degli altri due: alto e con delle spalle che avrebbero fatto
invidia a Grop, aveva dei capelli così lunghi che se non fossero stati raccolti
probabilmente avrebbero superato le sue spalle ed una barba che, stando al modo
in cui la occhieggiava, Silente gli invidiava particolarmente.
«Vi
ringraziamo per averci dato la possibilità di collaborare con voi» iniziò
l’uomo enorme, chinando elegantemente il capo in direzione generale di tutti
gli altri. Accanto a lui, Harry sentì Hermione irrigidirsi ma, prima che
potesse tranquillizzarla – evidentemente era più facile fare la spavalda lontano da Malfoy e non così vicino a
lui – la sua attenzione venne attirata dal leggero ghigno di Ron. Ghigno non diretto a Draco ma, piuttosto, a suo
fratello Charlie. Spostato anche il suo sguardo su di lui, Harry notò come
fosse bizzarramente arrossito e come si fosse raddrizzato sulla sua sedia. Strano. «Io sono il Capitano Alistair Malfoy,
degli Auror di Parigi. Conoscete già mio cugino Draco, naturalmente, mentre lei
è mia sorella Nettie. Ci scusiamo profondamente per l’assenza di nostro padre,
ma la sua malattia rende il viaggio per smaterializzazione estremamente
complicato».
Piuttosto
agitata, la signora Weasley si fece avanti. «Prego, sedetevi! Non state lì in
piedi come asticelli» mormorò, indicando loro le sedie. Si sedettero con una
tale coordinazione che Harry si ritrovò a sbattere le palpebre. Sembrava tutto
una messa in scena provata e riprovata per ottenere l’effetto più drammatico
possibile. Conoscendo Draco e Lucius Malfoy, Harry non riuscì ad allontanare il
sospetto che fosse realmente così. «Posso portarvi una tazza di tè?».
L’uomo,
Alistair, dedicò alla signora Weasley un sorriso da copertina, annuendo. «La
ringrazio, madam, io la accetto
volentieri. È possibile con del limone e molto zucchero?» le domandò, garbato,
facendola arrossire terribilmente intorno alle orecchie. Quando lei annuì, lui
la fulminò con un altro sorriso. «Mercì,
madam, è gentilissima». Quando notò che lei fosse stata sul punto di
reiterare la domanda agli altri due Malfoy, tuttavia, parlò di nuovo. «Spero
non si offenderà se mia sorella e mio cugino rifiuteranno la sua offerta, ma
sono entrambi terribilmente allergici al tè. Temo sia un problema di famiglia».
«Malfoy
allergico al tè?» sussurrò Ron, praticamente nell’orecchio di Harry per non
farsi sentire. «Ricordalo per il futuro».
«Mi auguro
che non lo ricorderete per il futuro»
si intromise la donna, fulminandoli entrambi con i suoi occhi verde pallido. Ad
Harry bastò il suo tono di voce per fargli dimenticare qualsiasi cosa lei gli
avesse chiesto di dimenticare. Se i
dissennatori fossero umani… «Sarebbe terribile avere la certezza che
qualcuno, in questa stanza, abbia
sfruttato una conoscenza non nota ad altri soggetti per far del male ad un
nuovo alleato. Davvero sconveniente. Totalmente inappropriato».
Il più
leggero dei sorrisi incurvò le labbra di Draco, ma non lasciò trasparire altra
emozione nonostante le parole della cugina li avessero messi tutti con le
spalle al muro. Harry non riuscì a non pensare che lo stesso ragazzo poco più
di qualche mese prima avrebbe sfruttato quella “immunità” per rendersi ancora
più detestabile del solito.
Vagamente
imbarazzato da quella parentesi, Alistair si schiarì la voce. «Una sola tazza
di tè, madam Weasley, la ringrazio
infinitamente» ripeté, con un sorriso, raddrizzandosi nella sua sedia e
lanciando uno sguardo veloce su tutti gli occupanti della stanza, senza
soffermarsi su nessuno in particolare, neppure su Harry. Strano, solitamente la
prima cosa che gli estranei facevano era fissarlo in attesa che mettesse in
mostra la cicatrice ed iniziasse ad urlare “fuggite
sciocchi, Voldemort è tornato!”. «Tornando a noi, mio padre è attualmente
in viaggio da Parigi, raggiungerà Londra con i mezzi babbani entro la fine
della settimana. Ha dovuto fare delle deviazioni per il continente alla ricerca
di vari libri, attualmente in possesso di nostri amici di famiglia».
«Magia
oscura» affermò Moody, brusco.
La donna –
Nettie – inarcò un sopracciglio. «Sì, Magia
Oscura» ripeté, facendo il verso al vecchio Auror, con tanto di smorfia. «Per
distruggere qualcosa bisogna conoscerla, sempre che voi inglesi non preferiate
andare alla cieca, come al solito».
Alistair
posò una mano sul gomito della sorella, senza neppure guardarla. «Zia Narcissa
era in possesso di informazioni particolarmente utili e disturbanti legate alla
sopravvivenza curiosa di Voldemort
negli ultimi anni» si intromise, senza preoccuparsi nel pronunciare quel nome
di cui tutti sembravano esser spaventati. «Salvando Draco, ha passato a lui
queste informazioni tramite una lettera». Con un cenno, invitò il cugino a
tirare fuori detta lettera dalla tasca interna del mantello.
Harry notò
la mano di Malfoy tremare leggermente, le dita strette sulla busta di carta
pregiata. «Quindici anni fa, mia madre incontrò suo cugino, Regulus Black, poco
prima che lui… morisse» cominciò a spiegare lui, senza aprire tuttavia la
lettera. Regulus, il fratello minore di Sirius che, stando a quanto Remus gli
aveva raccontato, era morto poco dopo aver abbandonato i Mangiamorte. «Regulus,
come mia madre, aveva un talento speciale per l’Occlumanzia, che a
Voi-Sapete-Chi manca completamente».
Harry si
sentì vagamente agitato a quella scoperta. Voldemort non era bravo con
l’Occlumanzia, eppure era entrato nella sua mente come se gli fosse costato una
sola passeggiata. «Voldemort non è uno sprovveduto-» tentò allora, piuttosto
piccato, sentendosi ancora una volta come tutte le volte in cui, nell’anno
precedente, aveva dovuto difendere la sua posizione.
«Non
abbiamo mai detto fosse uno sprovveduto» lo zittì la donna, Nettie, guardandolo
come Hermione era solita guardare la professoressa Cooman – quasi fosse un incrocio fra un verme e Goyle –
e facendolo sentire estremamente in
imbarazzo. «Semplicemente, non è bravo con le Arti della Mente come vorrebbe
far credere. Abbastanza per controllare menti deboli, poco allenate. Non per
contrastare il dono naturale di Regulus Black o zia Narcissa». La sua
espressione cambiò totalmente, quando fece un leggerissimo sorriso,
sinceramente inquietante. «Ed in breve tempo, non abbastanza da piegare il
nostro Draco. Ha già dimostrato un enorme
potenziale» aggiunse, posando una mano sul braccio del cugino ed osservandolo
come una estremamente fiera sorella maggiore.
Accanto a
lui, Ron mugugnò ma non si azzardò a dire nulla. Harry sentì il peso di quegli
occhi verdini fissi su di loro, con cattiveria,
e restò in religioso silenzio.
«Draco, va’
avanti» intervenne, fermo, Alistair, senza guardare lui o la sorella. Non
sembrava divertito dalla loro digressione.
Malfoy
annuì, serio e per nulla toccato né dal mugugno di Ron né dall’intervento della
cugina. Non era un comportamento da lui, ma, dopotutto, neanche Harry si era
sentito molto se stesso, dopo la morte di Sirius.
«Regulus
aveva scoperto, grazie ai suoi poteri, il piano che Voi-Sapete-Chi aveva ideato
per sfuggire alla morte» continuò il più giovane dei Malfoy. Harry vide con la
coda dell’occhio il modo in cui Silente si irrigidì5.
«Se vi
riferite al Marchio Nero» si intromise Moody, «sappiamo già tutto. Abbiamo
avuto la nostra parte di Mangiamorte pentiti negli anni, non abbiamo impiegato
molto a capire cosa fossero davvero quei tatuaggi».
«Non
ritenete affascinante come un simbolo così potente possa essere anche estremamente brutto?» gli rispose,
candida, Nettie Malfoy. «Non che ci sia da restare sorpresi, gli inglesi hanno
dei gusti così angustianti».
Alistair
diede un altro colpo alla sorella, sempre senza dire nulla. Poco lontano, Fleur
annuì con espressione greve.
«Non stiamo
parlando del Marchio Nero ma di qualcosa di ben più pericoloso» mormorò Malfoy,
aprendo lentamente la busta e tirando fuori la lettera di sua madre. «Si tratta
di Horcrux, oggetti con all’intero pezzi di un’anima, staccati dalla fonte così
che questa non possa mai morire
davvero. Magia così oscura da non poter essere neppure nominata nelle scuole»
spiegò, fissando il foglio alla ricerca di un punto specifico. «A detta di mia
madre, Regulus le rivelò di aver sfruttato il suo ascendente sul Signore Oscuro
per identificarne il più possibile, arrivando alla conclusione che lui ne abbia
realizzati almeno quattro».
«Impossibile»
sibilò Moody. «Una persona non potrebbe creare più di un Horcrux, figurarsi quattro! Il risultato sarebbe così
instabile da non poter esistere!
Senza contare il peso che un’anima dovrebbe subire».
«Cos’è un
Horcrux?» domandò invece Hermione, ed Harry notò come dovette essersi frenata
dall’alzare la mano. «Non ho mai letto nulla del genere, su nessun libro di Arti Oscure che ho
trovato fino ad ora».
Più d’un
paio di occhi si puntarono su di lei, compresi quelli dei due Malfoy più
grandi. Draco invece non la degnò neppure di uno sguardo.
Ovviamente, pensò
Harry, lei non era degna della sua
meraviglia.
«Hermione?»
mormorò, basito, Lupin. «Hai detto.., Arti
Oscure?».
Lei, in
visibile difficoltà ed imbarazzo, si strinse nelle spalle. «Ho trovato qualcosa
nella biblioteca. Se mi ritroverò a combattere contro Mangiamorte esperti,
voglio almeno avere idea di cosa
potrebbero lanciarmi contro. Non sarò brava a difendermi come Harry, ma senza
ciò che so io lui non sarebbe dov’è,
adesso» sbottò, piuttosto toccata sull’orgoglio6.
Con la coda
dell’occhio, Harry vide Malfoy accennare un sorrisino, che tuttavia sparì molto
velocemente.
«Un Horcrux
è un pezzo d’anima, come il signor Malfoy ha accennato» iniziò il Preside, gli
occhi puntati sui tre nuovi membri dell’Ordine. Sembrava troppo calmo, a detta
di Harry. L’ultima volta in cui l’aveva visto in quel modo era stato davanti alla Umbridge e la cosa non si era
risolta in modo molto pacifico. «Può essere creato solo pagando un prezzo
altissimo».
«Un
omicidio» si intromise Remus, lo stesso tono usato anni prima durante le loro
lezioni. «Per creare un Horcrux è necessario un omicidio. Il sangue della
vittima – metaforicamente parlando –
consente all’anima dell’assassino di corrompersi, staccarsi dal suo originario
portatore e calarsi in un qualunque altro oggetto, al riparo dalla morte del
corpo. Un Horcrux, per quanto terribile,
è praticamente indistruttibile, quindi è il modo migliore per assicurarsi che
l’anima, semplicemente, non muoia con il corpo».
Silente
annuì. «Crearne uno ti rende instabile, ma sembrerebbe che Voldemort ne abbia
creato qualcuno in più» aggiunse, indicando la lettera che Draco reggeva in
mano. «Regulus ne scoprì addirittura quattro».
«Secondo
Regulus, il Signore Oscuro aveva scelto di sforzare al massimo le sue capacità
per assicurarsi che, anche nell’eventualità in cui almeno uno dei suoi pezzetti
fosse stato distrutto, gli altri fossero stati ancora irreperibili» continuò
Draco, stringendo per un attimo le labbra. «Quattro pezzi, almeno finché mia
madre ha avuto notizie del cugino. Due è riuscito ad identificarli e, almeno
così sperava, distruggerli, ma degli altri non aveva molte notizie. Prima che
potesse trovare altre informazioni, il Signore Oscuro si rese conto della sua
intrusione mentale e lui dovette scappare».
«Quali sono
questi due?» domandò Harry, che aveva stranamente iniziato a sentire il barlume
del sospetto. La questione delle anime non gli piaceva particolarmente, se
doveva esser sincero. «Uno potrebbe essere… un diario?».
I tre
Malfoy non lo guardarono con sorpresa, confermando il suo sospetto. Fu Draco a
prendere la parola, ancora una volta. «Uno di questi era un diario, sì, che
Regulus consegnò a mia madre purché lo tenesse al sicuro e che mio padre diede
a Ginevra Weasley cinque anni fa, senza immaginare cosa realmente fosse» spiegò,
serio, guardando Ginny e, successivamente, i suoi genitori. «Mia madre preferì
non dirgli nulla sulla natura del diario, commettendo, evidentemente, un
errore». Nettie gli diede un colpo – anche piuttosto forte – al braccio. «A
nome della mi famiglia, vi porgo le nostre scuse»7.
Harry, che
aveva già aperto la bocca per inveire contro di lui, restò immobile, gli occhi
sgranati per la sorpresa. Ginny, al suo fianco, aveva anche il dito alzato per
dare una maggiore spinta alla sua sfuriata. Neppure gli altri sembravano
essersi aspettati quella sua affermazione, perché nessuno aprì bocca.
«Niente
potrebbe giustificare il comportamento di mio zio Lucius» continuò Alistair,
«ma noi siamo qui anche per scusarci del suo
comportamento. Siamo lieti che non ci siano stati effetti collaterali sulla
giovane mademoiselle Weasley e siamo
grati al signor Potter per aver distrutto, seppur inconsapevolmente, un Horcux».
Il silenzio
sbalordito continuò e sembrò palesemente irritare Draco che, tuttavia, restò
assolutamente immobile. Forse era merito della mano che la cugina aveva
artigliato al suo braccio, così stretta da ave fatto sbiancare delle nocche già
pallide.
«Uh» disse Ginny, non sapendo cosa dire.
«Beh, inutile restare lì a ricamarci sopra, no?» azzardò, lanciando uno sguardo
ai genitori, tuttavia troppo confusi – o sconvolti – per dire alcunché. Harry
ricordò come anche all’epoca i due fossero stati troppo presi dalle condizioni
di salute della figlia per preoccuparsi di fare una vera e propria sfuriata a
Malfoy. Anche loro sapevano che era stata opera sua, ma forse erano stati
troppo coscienti di quanto inutile sarebbe stato opporsi a Lucius.
«Il secondo
Horcrux?» incalzò a quel punto Harry, vagamente nervoso. «Cos’è? Dov’è?».
«Un
medaglione appartenuto a Salazar Serpeverde. Voi-Sapete-Chi fece l’errore di
chiedere l’elfo di famiglia dei Black per testare le sue prove, dando modo a
Regulus di sospettare» rispose Draco, serio. «Fortunatamente, avendogli
ordinato di tornare, l’elfo sfuggì alla morte ed avvisò mio cugino. Da lì,
Regulus si mise a cercare e trovò il diario. Riuscì a nascondere al Signore
Oscuro le sue conoscenze, ma non che avesse trovato il lago dove aveva nascosto
il Medaglione. Da lì è tutto piuttosto confuso, per non rischiare di mettere in
pericolo mia madre, Regulus non le diede altri dettagli. Le disse che si
sarebbe occupato del Medaglione e, semplicemente, sparì».
«Venne
ucciso da Voldemort, no?» domandò Remus, accigliato. «Sirius lo incontrò poco
prima, lui gli disse che gli dispiaceva essere stato così cieco e che sarebbe
morto con l’anima pulita».
Alla
menzione del suo padrino, Harry si irrigidì ma non disse nulla.
«Non
abbiamo altre notizie sugli Horcrux, quindi» disse invece Moody, brusco. «Black
preferì non dire nulla per non mettere a rischio la cugina. Utile, ma non
troppo. Avrebbe potuto lasciare una qualche traccia, prima di farsi ammazzare».
Fu Alistair
a sorridere, a quel punto. «Oh, io aspetterei ad essere tanto duro nei suoi
confronti» disse, compiaciuto. «In questo preciso istante, mio padre lo sta
rintracciando. Regulus Black non è morto. Sappiamo con certezza che il suo elfo
riuscì a salvarlo e siamo piuttosto sicuri che negli ultimi anni abbia cercato
altre informazioni sugli altri Horcrux. Dobbiamo solo trovarlo».
***
Quasi un’ora dopo, fu Lupin ad allontanare
la discussione dagli Horcrux, ponendo la domanda che probabilmente l’aveva
tormentato per tutto il tempo. «Cos’è stato di Greyback? Dov’è?» chiese,
preoccupato, stringendo a pugno la mano destra, quella attraversata da una
delle cicatrici più brutte che Harry avesse mai visto.
Nettie Malfoy accennò un lievissimo
sorriso. «Di quale pezzo stiamo
parlando, esattamente?» chiese, in modo retorico, poggiando una mano sul
braccio di Draco, che le diede un affettuoso buffettino sulle dita. «Cane
mangia cane, non si dice così? Nel nostro caso, cani8 mangiano lupo».
Ed il suo
sorriso si allargò malignamente.
***
Ore dopo, Hermione riuscì finalmente a
trovare qualche minuto per se stessa.
Il calore che improvvisamente sentì
sulla gamba la fece sospirare e, quando tirò fuori il galeone che teneva sempre
in tasca, sorridere.
Eri
bellissima, stasera.
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di
tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Madonna quanto
è venuto lungo sto capitolo. Scusatemi.
Se non avete
capito la scena finale non vi meritate niente.
(Non è vero,
state tranquilli 😉)
Punti
importanti:
» * – Ai sofferenti è di conforto avere compagni
nella miseria. A parole nostre: mal comune, mezzo gaudio.
» 1 – In una
parte del sesto libro, Ron dice più o meno “perché fidanzarsi con Tonks se c’è
Fleur a spasso?”. Fondamentalmente, Tonks fa schifo perché brutta per i suoi
standard. Ah, quanto adoro Ronald Weasley.
» 2 – Tonks
per tutto il sesto libro è cupa, con i capelli color topo e pallida come uno
spettro. Harry è convinto sia per la morte di Sirius, in realtà è perché è
innamorata di Remus e lui non corrisponde.
» 3 – Non amo molto i signori Weasley, li ho sempre ritenuti molto meh. Tuttavia sono genitori e sanno cosa
si prova ad avere un figlio fra le grinfie dei cattivi.
» 4 – Ok, nei
libri non è così, ma questo è il mio circo, quindi ballano le mie scimmie. C’è
un motivo a tutto gente 😉
» 5- Regulus
Black ha sfasciato i piani di Silente a quanto pare, gli Horcrux non sono più
un segreto. Io amo Regulus Black e sono
così felice di averlo riportato in vita, non avete idea.
» 6 – Hermione
ha aperto gli occhi sul suo vero valore. Mi chiedo chi le abbia fatto capire
che, forse, Harry deve ringraziare lei se è ancora vivo e vegeto. Magari è
stato Krum. (shhh io non ho detto niente)
» 7 – OOC? Forse.
Ma ricordiamoci che Draco da sei settimane è un orfano e che suo zio non lo
tratta di certo come se fosse un piccolo principe. Draco è stato – ed è ancora –
sottoposto ad una rieducazione totale. Aloisius non vuole che suo nipote
mantenga vecchi rancori con i suoi nuovi alleati. E, come scoprirete, Aloisius
è un tipo parecchio severo. Perché lo scoprirete? Diciamo solo che Piton non è
presente alla riunione perché è piuttosto risentito con Silente.
» 8 – Non si
tratta di cani normali, naturalmente. Vedrete,
Draco ha sempre pensato di essere più un tipo da gatti, ma magari si sbagliava.
Diavoli di cani, quelli di Nettie.
Greyback non
ha fatto una bella fine. Lupin approva molto. Lupin ha preso in grande simpatia
Nettie.
Vi aspetto
domenica prossima!
Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto
su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie