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Autore: Marne    28/10/2018    4 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 4.

Nuovi “amici”.

 

 

Solamen miseris socios habuisse doloris.” *

[Christopher Marlow – Doctor Faustus]

 

 

 

Era il giorno del suo compleanno ed Harry Potter, nonostante le avversità, lo aveva trascorso nel modo migliore: una colazione abbondante, una partita a Quidditch con Ron, Hermione e Ginny ed un pranzo da leccarsi i baffi. In serata, la signora Weasley aveva messo in conto di preparargli una torta, così che potessero festeggiare con altri membri dell’Ordine che sarebbero arrivati per una veloce riunione pomeridiana. Harry era entusiasta di quel particolare. Dopo la morte di Sirius, nessuno aveva più messo in dubbio la sua partecipazione alle riunioni stesse e finalmente avevano iniziato a prenderlo seriamente in considerazione.

Se non ti fossi sentito tanto importante, – disse una vocina sul fondo della sua coscienza – probabilmente non ti saresti precipitato al Ministero e allora Sirius sarebbe ancora vivo.

«Amico, tutto bene?» gli chiese Ron, dandogli un colpo sulla spalla. Davanti a lui, una montagna di biscotti stava lentamente raggiungendo la sua fine, divorati con voracità nonostante la promessa fatta alla madre di lasciarli per la riunione. Erano i preferiti di Remus e, citando la signora Weasley, Merlino solo sapeva se quell’uomo ne aveva bisogno. «Hai fatto una faccia bruttissima! È il tuo compleanno, mangia un biscotto».

Hermione, appena giunta dal giardino e con alle spalle Ginny, gli dedicò uno sguardo pieno di disgusto. «Tu vuoi che lui ne mangi così da scaricare su di lui tutte le colpe quando tua madre scoprirà che non ce ne sono più» gli disse, scuotendo il capo. Era incredibile quanto si fosse inacidita nei suoi confronti. Harry non poteva darle torto: il comportamento di Ron intorno a Fleur era a dir poco imbarazzante, oltre che degradante per tutto il genere femminile. La battuta che anche lui gli aveva sentito fare su Tonks1 lo aveva sinceramente innervosito, la sera precedente. Harry, tuttavia, conosceva il suo migliore amico ed i suoi limiti, era molto più difficile che si offendesse. «Stai bene, Harry? Sei pallido» gli chiese un attimo dopo Hermione, lo sguardo velato di preoccupazione.

Dietro di lei, anche Ginny si accigliò. Harry sentì qualcosa muoversi sul fondo del suo stomaco ma non osò dire una parola. Si limitò quindi a stringersi nelle spalle e ad usare la tattica che per anni gli aveva evitato discussioni imbarazzanti: cambiare discorso. «Qualche membro dell’Ordine è già arrivato?».

Ginny indicò l’esterno con un cenno del capo. «Bill e Charlie stanno aiutando papà con degli gnomi e credo che Flebo stia facendo il tifo» disse, con una smorfia. «Gli altri stanno arrivando. Mamma ha detto che Silente ci raggiungerà più tardi, perché deve fare qualcosa di importante prima».

Harry annuì, con un sospiro. «Speriamo che Piton non si trattenga per la torta».

Ron, al suo fianco, quasi si strozzò con il biscotto che aveva appena graffignato dal piatto. «Se non sbaglio, credo che Silente abbia detto alla mamma che lui non ci sarebbe stato. Per una qualche ragione non credo ritenga sia saggio tenerlo in un posto piccolo come questo e circondarlo da gente che non lo ha proprio in simpatia».

«Il professor Piton è un membro dell’Ordine come tutti gli altri» mormorò Hermione, l’espressione esasperata. «In tutti questi anni lo abbiamo sempre ritenuto responsabile delle varie disgrazie che ci sono capitate ma, sorpresa!, alla fine non era mai lui il colpevole, tutt’altro».

Ginny scosse il capo. «Probabilmente è colpa dei capelli» commentò, inarcando le sopracciglia, «sono così unti da fargli scivolare addosso qualunque tipo di buona predisposizione da parte nostra».

Ron fu sul punto di morire per la seconda volta, Harry dovette concentrarsi per colpirgli la schiena e non fare la stessa fine. La stessa Hermione, seppur con riluttanza, non riuscì a frenare un risolino divertito. Fu in quel modo che la signora Weasley ed i maggiori fra i Weasley li trovarono, quasi piegati su se stessi dalle risate. Dietro di loro fecero lentamente la loro comparsa gli altri membri dell’Ordine che erano stati invitati – sorprendentemente pochi, solo i più intimi. Che quella non fosse una riunione importante? – ed a chiudere la fila il signor Weasley, visibilmente stanco dopo la giornata lavorativa.

Ciò a cui le riunioni dell’ES non avevano preparato Harry era la noia che sfortunatamente caratterizzava le riunioni dell’Ordine. Non c’erano incantesimi da insegnare, soltanto una lunga schiera di ronde e turni da organizzare, relazioni da consegnare e informazioni da condividere. Nulla di importante, nulla di nuovo.

Con l’arrivo di Silente, tuttavia, la situazione sembrò mutare improvvisamente. Il Preside, calmo come sempre, era arrivato con giusto un’ora di ritardo, scusandosi con gli altri membri e giustificandosi con degli “accordi” che dovevano essere necessariamente presi. Nonostante ciò il vecchio sorrise ai più giovani partecipanti e fece gli auguri ad Harry, prima di accomodarsi a capotavola.

«Sono spiacente di aver invaso casa tua proprio oggi, Molly» disse, gentilmente, «soprattutto perché la prossima riunione era già stata fissata per la fine di agosto. Avrete pensato che sia successo qualcosa di grave, nonostante le notizie che giungono siano da sole sempre più tragiche» continuò, rivolgendosi a tutti gli altri presenti. «Ma qualche settimana fa ho ricevuto notizie a dir poco disturbanti ed ho dovuto condurre ulteriori indagini, il cui risultato – relativamente positivo – mi ha portato a convocarvi in anticipo».

Preoccupato, Remus si piegò leggermente in avanti, per poter osservare il Preside. «Cos’è successo? Ha a che fare con la scomparsa di Greyback? I licantropi che ho incontrato nei giorni scorsi erano parecchio ansiosi» mormorò, accigliato.

Silente annuì ma sollevò la mano, facendogli cenno di aspettare. «Tutto a suo tempo» commentò, sospirando. «Ninfadora, penso tu possa ragguagliare gli altri sulla prima parte dell’accaduto».

Tonks, che sembrava essersi mimetizzata con l’angolo buio in cui si era seduta2, si alzò in piedi, rovesciando contemporaneamente la sua sedia. «Come penso saprete, mia madre è la sorella maggiore di Bellatrix e di Narcissa Malfoy, la moglie di Lucius» iniziò, incrociando le braccia al petto. «Più o meno due mesi fa è stata contattata dalla signora Malfoy, lei era preoccupata per Draco e per ciò che Voi-Sapete-Chi gli avrebbe fatto per vendicarsi del fallimento di Lucius al Ministero».

Accanto ad Harry, Ron sbuffò. «Gli starebbe bene a quel furetto» mugugnò, a voce non abbastanza bassa da non farsi sentire dal Preside, che gli lanciò uno sguardo lievemente contrariato. Ron naturalmente non se ne accorse, ma Hermione sì e non si risparmiò una gomitata nello stomaco dell’amico. «Hermione! Che ho detto di male?».

«Va’ avanti, Ninfadora» incitò Silente, facendo cenno alla giovane Auror di riprendere. Harry lo guardò intensamente. C’era una nota di leggera irritazione nella sua voce, oppure era stata tutta una sua impressione? Silente non perdeva la pazienza con loro, neppure quando accusavano Piton del qualsivoglia tradimento.

 Tonks annuì. «Avevano uno specchio comunicante fin da bambine, credo che l’abbiano usato più di una volta negli anni, ma mia madre ha sempre evitato di dircelo» spiegò, stringendosi nelle spalle. «Immagino che Narcissa non fosse deviata come Bellatrix, volerle bene non deve essere tanto assurdo».

«Una Malfoy avrebbe chiesto aiuto a tua madre? Una rinnegata Black sposata con un Nato Babbano e con una figlia Auror?» chiese, basito, Charlie, guardando la vecchia amica con le sopracciglia inarcate. «A me sembra piuttosto una trappola».

Molly annuì. «Albus, per quanto io non sia mai d’accordo con il mettere a rischio i ragazzi, sono piuttosto certa che Narcissa Malfoy non metterebbe suo figlio in mano all’Ordine. Deve essere una trappola» sbottò, scuotendo il capo. «Se andassimo a prenderlo, ci ritroveremmo un contingente di Mangiamorte pronto ad uccidere a vista. Naturalmente con ciò non dico che non dovremmo aiutare il ragazzo, neppure lui merita quella fine».

Harry, guardando il Preside, ebbe improvvisamente un flash dell’espressione di puro terrore che Lucius Malfoy aveva avuto quando non era riuscito ad ottenere la Profezia. Ed al suo sguardo al cimitero, quando Voldemort aveva fatto il suo ritorno. Per quanto le sue parole fossero state entusiaste e servili in entrambe le occasioni, i suoi occhi di certo non lo erano stati. L’idea che Narcissa potesse voler chiedere aiuto per salvare Draco non gli sembrò poi tanto assurda.

«Narcissa non voleva che noi andassimo a prendere Draco, però. Aveva già ottenuto un aiuto, al riguardo» le rispose il Preside, lo sguardo cupo. «E devo dire che hai ragione, Molly, a casa Malfoy c’era un contingente di Mangiamorte pronto a colpire al primo movimento sbagliato» confermò, lasciando che la sua voce assumesse una nota estremamente grave. «Narcissa Malfoy è stata uccisa sei settimane fa, dopo aver garantito la fuga di suo figlio. Due ore dopo, suo marito è stato trovato morto ad Azkaban. Ufficialmente, sono entrambi morti suicidi e, con Draco scomparso, tutte le loro proprietà sono passate in eredità a Bellatrix».

Tonks si portò una mano alla bocca, lasciandosi cadere sulla sedia – che Charlie aveva rialzato -, e disse una parolaccia così brutta da costringere Fleur a fare un verso sconvolto. «A mia madre prenderà un colpo» sussurrò. «Voleva che andassimo a prendere anche lei, dopo Draco. Non pensavamo-».

Silente annuì. «Temo che Narcissa fosse consapevole dell’impossibilità di salvare se stessa insieme a suo figlio. Lo stesso Draco è riuscito a salvarsi grazie all’intervento delle persone contattate da Narcissa, altrimenti Greyback non avrebbe lasciato nulla di lui».

Lupin sbiancò. «Hanno mandato Greyback da lui» sussurrò, preoccupato. «Sei settimane fa? Non c’era la luna, se non sbaglio».

«No, non c’era, ma concorderai che ciò non basti a ridurre la pericolosità di quell’uomo» convenne Silente, scuotendo il capo. Gli occhietti azzurri si fissarono su ognuno di loro, in particolare su Harry. «Nella lettera che Andromeda Tonks mi fece consegnare, Narcissa mi chiedeva di far sì che Draco fosse al sicuro almeno a scuola, perché qualcun altro si sarebbe preso cura di lui al di fuori. Qualcuno che io, come anche i più anziani di voi, credevo fosse morto. Mi promise addirittura il suo supporto nella prossima guerra, in cambio della sicurezza del figlio».

 Harry ebbe il terribile sospetto che si trattasse di Codaliscia, ma lo mise immediatamente da parte. Impossibile, Silente non si sarebbe fidato di lui.

«Di chi stiamo parlando?» domandò il signor Weasley, che aveva assunto un’espressione fra il confuso ed il sospettoso. «I Malfoy hanno amici solo nell’élite purosangue ed ognuno di loro venderebbe anche i figli pur di ottenere il favore di Tu-Sai-Chi» ragionò, grattandosi distrattamente la nuca. «Dubito che la signora Zabini si sia schierata, alla fine, o che possa esserci d’aiuto in qualche modo».

«Sempre che non voglia sposare Voldemort e fargli fare la fine degli ultimi sette mariti» intervenne Bill, con una risata cupa. Charlie, al suo fianco, rise più forte e fece scontrare il pugno contro il suo, nonostante sia Tonks che Fleur li stessero folgorando con lo sguardo.

Il Signor Weasley scosse il capo. «Hai detto che pensavi fosse morto? Ed utile?» domandò, più in modo retorico che seriamente, per poi impallidire e voltarsi in direzione di Malocchio. L’Ex capo Auror, che era rimasto in silenzio assoluto fino a quel momento, aveva l’occhio sano puntato su Silente e quello meccanico in direzione dell’esterno della Tana. Quando lui annuì, il signor Weasley si voltò in direzione della moglie e poi, ancora una volta, verso Silente. «Vuoi dirmi che Aloisius è ancora vivo?».

Il Preside annuì. «Incredibile, vero? Mai sottovalutare l’amore familiare» concordò. Per tutti gli altri membri più giovani – che diversamente dagli altri, tutti sconvolti, non avevano la minima idea di chi fosse quest’uomo – si premurò di spiegare. «Alousius Malfoy è il fratello maggiore di Lucius. Più di vent’anni fa si oppose al Marchio e vide morire sua moglie e suo figlio maggiore per mano di Voldemort e dei suoi scagnozzi. Riuscì quasi ad ucciderlo, ma Rabastan Lestrange fece la spia e, stando alle nostre fonti, lui si suicidò con i due figli minori pur di non essere catturato dai Mangiamorte».

«Aloisius Malfoy è stato l’uomo che per la prima volta è riuscito a mostrare Voldemort per l’uomo che realmente è. Un uomo che può morire» aggiunse Malocchio, annuendo. «Ho fatto le mie ricerche, Albus. A quanto pare ha vissuto sotto falso nome ed ha insegnato Difesa a Beauxbatons per quasi vent’anni. Si è ritirato tre anni fa a causa di una malattia. Non penso sarà di grande aiuto nella Guerra, se non come consulente».

«State parlondo di Monsieur Tremaine?» chiese Fleur, sconvolta. Che si fosse intromessa nella riunione rendeva bene quanto incredibile avesse trovato quella nuova scoperta. Solitamente, a detta di Molly, restava semplicemente attaccata al braccio di Bill come un’ameba. «Madame Maxime era désespéré, quando lui è andato in pensione antiscipata».

«Hai fatto le tue ricerche anche sui suoi figli?» domandò il Preside, pazientemente, come se già sapesse come si sarebbe concluso quel loro discorso. Harry – che onestamente non aveva idea di cosa stesse succedendo – aveva l’assoluta certezza che quel discorso di Malocchio fosse tutto a beneficio loro, il Preside probabilmente sapeva già tutto ciò che c’era da sapere.

Moody annuì. «Il più grande dei due sopravvissuti è un Auror, in effetti» commentò. «Certo, un auror francese-».

«Gli Auròr franscesi sono i miliori d’Europa!» sbottò allora Fleur, piccata. «Molti vengono chiamati a collaborer con la Confédération magica internazionale!».

Moody la liquidò con un gesto della mano. «Quanto alla femmina, la più piccola, si è diplomata con un anno d’anticipo ed ora fa la medimaga a Parigi, all’Asclépios, ma niente di che».

«È l’ospedale miliore di Paris!».

Ancora una volta, Moody la liquidò. «Il punto è che nessuno dei due ha seguito realmente le ombre del padre. Il maschio potrebbe tornare utile, ma non so quanto gli Auror di Parigi gli consentiranno di partecipare alle nostre missioni. Smaterializzarsi fra gli Stati non è mai una sciocchezzuola».

«Dillo a me» mugugnò Charlie. «Se avessi saputo che tutta questa storia ruotava intorno ai Malfoy, avrei evitato di partire dalla Romania. Il vecchio Vlad non ama particolarmente lasciarmi andare in giro, professor Silente».

Accanto a lui, Bill inarcò le sopracciglia. «Mi hai detto che sei venuto per la torta di Harry».

«Fa’ silenzio».

Fu Silente ad interrompere quella che avrebbe potuto diventare una vera e propria zuffa fra fratelli – era un peccato che Fred e George non fossero riusciti a venire – alzando la mano ed attirando nuovamente su di sé l’attenzione. «Alastor, grazie per la tua ricerca, ma credo che avrai bisogno di incontrarli per constatare sulla tua pelle quanto i rapporti siano… inaccurati su di loro. Sono pur sempre i figli di Aloisius Malfoy» spiegò, con uno di quei suoi sorrisini capaci di – contemporaneamente – rassicurare Harry e fargli venire i brividi.

«Odio quando fa così» mugugnò Ginny, in un sussurro, usando lo stesso identico tono del fratello maggiore poco prima. «Non so mai se avere paura o no».

Qualcosa di estremamente caldo si mosse nello stomaco di Harry. Probabilmente aveva esagerato con il pudding a pranzo.

«Quindi il ragazzo adesso è con loro?» chiese la signora Weasley, distraendo Harry dal suo interrogatorio interiore. Aveva lo sguardo bizzarramente preoccupato, considerando che si stesse parlando di Draco Malfoy. «Lo possono tenere al sicuro fino a settembre?» aggiunse, scambiando un’occhiata con il marito. Il signor Weasley non sembrava colpito come lei, ma non era neppure totalmente incurante3.

Il Preside annuì. «Sei settimane fa lo stesso Aloisius mi ha rassicurato sulle sorti di Draco e sulla sua presenza per il nuovo anno scolastico» confermò, accennando un sorrisino. «Ha anche pensato di darmi qualche consiglio per la sua sicurezza».

Intorno al tavolo, quelle affermazioni scatenarono reazioni più o meno divertite. Ma non nella signora Weasley. O in Tonks.

«I suoi compagni di casa tenteranno di soffocarlo con un cuscino nel cuore della notte» esalò l’Auror, i capelli già grigi diventati totalmente neri. «Diventerà obiettivo di tutti i figli di Mangiamorte».

Ron si strinse nelle spalle. «Nulla che lui non abbia fatto a tanti altri nel corso degli anni» sbottò, a voce bassissima. «Per cinque anni ti ha dato dell’orfano, Harry… e a me del pezzente e traditore. Vediamo come se la caverà dall’altra parte della bacchetta».

Hermione gli lanciò uno sguardo scandalizzato. Harry, nonostante una parte di lui stesse intimamente festeggiando per la caduta dal piedistallo del vecchio nemico, non riuscì a gioire perché qualcun altro era stato costretto a diventare orfano per mano di Voldemort.

«Ha perso entrambi i suoi genitori per mano di qualcuno che credeva essere amico della sua famiglia» sbottò Hermione, fulminandolo. «E probabilmente adesso sarà ancora più preso di mira di noi» aggiunse, dandogli un pugno sulla spalla con fare tutt’altro che amichevole. «Nessuno merita quel trattamento, se non Voldemort stesso».

Silente annuì, senza riuscire a nascondere un sorriso ammirato. «La signorina Granger ha, naturalmente, ragione». Guardò i quattro studenti seduti al tavolo, soffermandosi particolarmente su Ron. «Non vi chiedo di diventare suoi amici, ma, almeno, di non contribuire a quanto dovrà già soffrire».

La signora Weasley scosse ancora il capo, con un sospiro. «Povero ragazzo, dev’essere stato traumatico per lui».

«Come lo è stato per me essere posseduta dal diario che suo padre mi aveva rifilato» aggiunse Ginny, vagamente irritata. «Non dico che debba essere ucciso nel sonno o che noi dobbiamo mettere il dito nella piaga, ma prima che io possa provare pena per un Malfoy dovrà passarne di acqua sotto i ponti. Voglio dire, non ha mai smesso di chiamare Hermione in quel modo disgustoso».

Hermione strinse le labbra, ma un attimo dopo sorrise. «Non l’ha più fatto da quando gli ho dato uno schiaffo»4, disse. «Immagino abbia imparato almeno quella lezione. Posso sempre rifarlo per insegnargliene altre».

Harry ridacchiò, ricordando l’espressione di Malfoy dopo che Hermione gli aveva manifestato tutto il suo disappunto per la sorte “toccata” a Fierobecco. «Credo abbia avuto il segno per almeno due giorni. Hai un destro micidiale, Hermione. Dovresti fare i provini e diventare battitore per la squadra».

Lei rise, arrossendo leggermente. «Dubito che la mia coordinazione mano-occhio sia adatta».

«O che lei possa ottenere di farci giocare tutti per terra, senza scope» aggiunse Ron, ridacchiando. «Hermione non è proprio brava a volare».

Ad impedire ad Hermione di dare un’altra dimostrazione del suo destro micidiale fu Lupin. «Una pecca ridicola, considerando gli altri infiniti talenti che la nostra Hermione ha dimostrato sia dentro che fuori l’ambito scolastico, ne sono certo».

Il modo in cui lei arrossì fece ridacchiare un po’ tutti, anche il Preside. Ron, tuttavia, arrossì ancora di più sotto lo sguardo furioso di sua madre. Ad Harry sembrò quasi di sentire la ramanzina telepatica che probabilmente lei stava tentando di fare. E non riuscì neppure a darle torto, Ron sapeva quanto Hermione fosse imbarazzata dalla storia del volo.

«Harry», lo richiamò il Preside. «Mi rendo conto che chiederti di… mettere da parte il risentimento potrebbe essere troppo. Tuttavia, proprio come tu hai perso Sirius, Draco ha perso la sua famiglia e questo l’avrà molto provato. Sarebbe preferibile che voi possiate collaborare».

Sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso, Harry annuì con una certa resistenza. «Farò il possibile. Ma se lui mi darà rogne, non ci penserò due volte a farlo pentire».

«Non farti vedere da Hermione, però» commentò Ron, già dimentico del rimprovero mentale appena ricevuto. «Ti toglierebbe punti per essere corretta».

«Intelligente da parte tua fare dette affermazioni da ruffiano davanti al Preside, Ronald» lo riprese Hermione, secca. «I Prefetti servono la scuola, non gli amici».

Silente sorrise, benevolo, sorvolando sull’intera discussione fra Hermione e Ron. «Non ti chiedo altro, Harry. Al resto penseremo noi professori» convenne il Preside. Da qualche parte sperduta nelle sue vesti, un orologio vibrò rumorosamente. «Ah, i nostri ospiti dovrebbero essere qui da un istante all’altro, anche se elegantemente in ritardo. Alastor?».

«Si sono materializzati pochi minuti fa alla fine del viale. Non è stato un viaggio facile per qualcuno» commentò l’ex Auror, senza riuscire a nascondere un ghigno divertito. «Stanno arrivando».

Come se fossero stati una sola entità, Ginny e Ron balzarono alla finestra, velocemente seguiti da Fleur. Tutti e tre, fortunatamente coperti dalle tende, riuscirono a dare un’occhiata agli ospiti, dapprima mormorando fra loro e poi condividendo le loro nuove visuali.

«Sono in tre, tutti molto bizzarri» iniziò Ron, sulle punte pur essendo il più alto. Harry trovò curioso che un mago potesse definire chiunque altro come bizzarro. Gli sembrò leggermente ipocrita. «Due maschi incappucciati ed una femmina con un cappello ridicolo» spiegò, prima di fischiare ammirato. Fleur, che aveva emesso un verso sdegnato quando Ron aveva usato i termini “femmina” e “maschi”, lo guardò con totale orrore quando sentì il suo commento sul cappello. «Uno dei due maschi è davvero enorme. Pensate abbiano portato Greyback? Lo avranno messo sotto Imperius, sono Malfoy, lo farebbero».

«Aloisius non ha voluto darmi informazioni su Greyback, immagino che potremo chiedere loro una volta che saranno arrivati in casa» commentò il Preside, osservando tutti e tre come se fossero stati curiose scimmiette dello zoo. «Quanto alla tua supposizione, giovane signor Weasley, mi auguro che non la ripeterai davanti ai nostri nuovi amici. Potrebbero indispettirsi nell’essere catalogati con un tale sdegno, tu non trovi?» aggiunse, rivolto a Ron. Lui, arrossendo a livello delle orecchie, si schiarì la voce e si allontanò dalla finestra, tornando a sedersi con l’espressione di un cane bastonato. Harry non riuscì a nascondere un risolino, cosa che gli fece guadagnare un calcio non proprio delicato direttamente sulla caviglia.

«Siete due bambini» commentò invece Hermione, scuotendo il capo.

Dei colpi alla porta impedirono che la discussione potesse continuare. Velocemente, sia Ginny che Fleur ripresero i loro posti e la signora Weasley, accompagnata dal marito e dal professor Silente si avvicinò all’entrata per far accomodare in nuovi ospiti e, probabilmente, per identificarli. In quel momento la sicurezza non era di certo troppa.

Quasi a conferma delle supposizioni di Harry, il Preside si avvicinò alla porta disse: «Quali sono state le ultime parole che ho personalmente scritto ad Aloisius Malfoy, prima che tentasse di uccidere Voldemort?». Nella stanza, più di una persona sembrò rabbrividire al solo sentir pronunciare quel nome. Ma non Harry.

«La vendetta non ti condurrà che alla morte» rispose una voce maschile da oltre la porta. Era una voce profonda, ma apparentemente gentile e con un leggero accento francese. La sua risposta dovette bastare al professor Silente perché, annuendo, si fece da parte e consentì alla signora Weasley di aprire la porta.

Quasi contemporaneamente, una voce di donna – meno gentile ma ugualmente francesizzante – mugugnò qualcosa di incomprensibile per Harry, ma palesemente non per Fleur, che inarcò le sopracciglia con aria scettica. Harry la vide chinarsi in direzione di Bill e, con buone probabilità, tradurre quanto aveva sentito, facendolo ridacchiare.

«Venite, prego» stava dicendo, intanto, la signora Weasley, indicando ai tre nuovi ospiti la cucina, dove tutti loro erano raggruppati. Suo marito, probabilmente dopo aver salutato, era velocemente tornato nella stanza ed aveva duplicato delle sedie così che fossero già pronti dei posti per i loro tre nuovi ospiti.

Vedendoli, Harry comprese perché Ron li avesse definiti bizzarri. I due maschi avevano il viso completamente nascosto dal cappuccio del mantello – per entrambi verde scuro ma leggero – e la donna, più piccola di parecchi centimetri, era invece coperta da un leggero mantellino nero e da un cappello così largo da coprirle praticamente gli occhi.

Se i dissennatori fossero stati umani

L’uomo al centro, enorme proprio come Ron lo aveva descritto, si tolse per primo il cappuccio, seguito un momento dopo dagli altri due. Con sorpresa generale, il secondo uomo non era l’ipotetico zio di Draco Malfoy ma Draco Malfoy stesso, nonostante Harry per un istante avesse faticato a riconoscerlo. Erano spariti i capelli coperti di robaccia appiccicosa ed altrettanto spariti erano gli sguardi pieni di superiorità e disprezzo. La sua espressione era vuota quasi quanto quella della donna che lo affiancava, così simile a lui da poter passare per sua sorella. L’uomo centrale, evidentemente il cugino, non condivideva i tratti da Malfoy degli altri due: alto e con delle spalle che avrebbero fatto invidia a Grop, aveva dei capelli così lunghi che se non fossero stati raccolti probabilmente avrebbero superato le sue spalle ed una barba che, stando al modo in cui la occhieggiava, Silente gli invidiava particolarmente.

«Vi ringraziamo per averci dato la possibilità di collaborare con voi» iniziò l’uomo enorme, chinando elegantemente il capo in direzione generale di tutti gli altri. Accanto a lui, Harry sentì Hermione irrigidirsi ma, prima che potesse tranquillizzarla – evidentemente era più facile fare la spavalda lontano da Malfoy e non così vicino a lui – la sua attenzione venne attirata dal leggero ghigno di Ron. Ghigno non diretto a Draco ma, piuttosto, a suo fratello Charlie. Spostato anche il suo sguardo su di lui, Harry notò come fosse bizzarramente arrossito e come si fosse raddrizzato sulla sua sedia. Strano. «Io sono il Capitano Alistair Malfoy, degli Auror di Parigi. Conoscete già mio cugino Draco, naturalmente, mentre lei è mia sorella Nettie. Ci scusiamo profondamente per l’assenza di nostro padre, ma la sua malattia rende il viaggio per smaterializzazione estremamente complicato».

Piuttosto agitata, la signora Weasley si fece avanti. «Prego, sedetevi! Non state lì in piedi come asticelli» mormorò, indicando loro le sedie. Si sedettero con una tale coordinazione che Harry si ritrovò a sbattere le palpebre. Sembrava tutto una messa in scena provata e riprovata per ottenere l’effetto più drammatico possibile. Conoscendo Draco e Lucius Malfoy, Harry non riuscì ad allontanare il sospetto che fosse realmente così. «Posso portarvi una tazza di tè?».

L’uomo, Alistair, dedicò alla signora Weasley un sorriso da copertina, annuendo. «La ringrazio, madam, io la accetto volentieri. È possibile con del limone e molto zucchero?» le domandò, garbato, facendola arrossire terribilmente intorno alle orecchie. Quando lei annuì, lui la fulminò con un altro sorriso. «Mercì, madam, è gentilissima». Quando notò che lei fosse stata sul punto di reiterare la domanda agli altri due Malfoy, tuttavia, parlò di nuovo. «Spero non si offenderà se mia sorella e mio cugino rifiuteranno la sua offerta, ma sono entrambi terribilmente allergici al tè. Temo sia un problema di famiglia».

«Malfoy allergico al tè?» sussurrò Ron, praticamente nell’orecchio di Harry per non farsi sentire. «Ricordalo per il futuro».

«Mi auguro che non lo ricorderete per il futuro» si intromise la donna, fulminandoli entrambi con i suoi occhi verde pallido. Ad Harry bastò il suo tono di voce per fargli dimenticare qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto di dimenticare. Se i dissennatori fossero umani… «Sarebbe terribile avere la certezza che qualcuno, in questa stanza, abbia sfruttato una conoscenza non nota ad altri soggetti per far del male ad un nuovo alleato. Davvero sconveniente. Totalmente inappropriato».

Il più leggero dei sorrisi incurvò le labbra di Draco, ma non lasciò trasparire altra emozione nonostante le parole della cugina li avessero messi tutti con le spalle al muro. Harry non riuscì a non pensare che lo stesso ragazzo poco più di qualche mese prima avrebbe sfruttato quella “immunità” per rendersi ancora più detestabile del solito.

Vagamente imbarazzato da quella parentesi, Alistair si schiarì la voce. «Una sola tazza di tè, madam Weasley, la ringrazio infinitamente» ripeté, con un sorriso, raddrizzandosi nella sua sedia e lanciando uno sguardo veloce su tutti gli occupanti della stanza, senza soffermarsi su nessuno in particolare, neppure su Harry. Strano, solitamente la prima cosa che gli estranei facevano era fissarlo in attesa che mettesse in mostra la cicatrice ed iniziasse ad urlare “fuggite sciocchi, Voldemort è tornato!”. «Tornando a noi, mio padre è attualmente in viaggio da Parigi, raggiungerà Londra con i mezzi babbani entro la fine della settimana. Ha dovuto fare delle deviazioni per il continente alla ricerca di vari libri, attualmente in possesso di nostri amici di famiglia».

«Magia oscura» affermò Moody, brusco.

La donna – Nettie – inarcò un sopracciglio. «Sì, Magia Oscura» ripeté, facendo il verso al vecchio Auror, con tanto di smorfia. «Per distruggere qualcosa bisogna conoscerla, sempre che voi inglesi non preferiate andare alla cieca, come al solito».

Alistair posò una mano sul gomito della sorella, senza neppure guardarla. «Zia Narcissa era in possesso di informazioni particolarmente utili e disturbanti legate alla sopravvivenza curiosa di Voldemort negli ultimi anni» si intromise, senza preoccuparsi nel pronunciare quel nome di cui tutti sembravano esser spaventati. «Salvando Draco, ha passato a lui queste informazioni tramite una lettera». Con un cenno, invitò il cugino a tirare fuori detta lettera dalla tasca interna del mantello.

Harry notò la mano di Malfoy tremare leggermente, le dita strette sulla busta di carta pregiata. «Quindici anni fa, mia madre incontrò suo cugino, Regulus Black, poco prima che lui… morisse» cominciò a spiegare lui, senza aprire tuttavia la lettera. Regulus, il fratello minore di Sirius che, stando a quanto Remus gli aveva raccontato, era morto poco dopo aver abbandonato i Mangiamorte. «Regulus, come mia madre, aveva un talento speciale per l’Occlumanzia, che a Voi-Sapete-Chi manca completamente».

Harry si sentì vagamente agitato a quella scoperta. Voldemort non era bravo con l’Occlumanzia, eppure era entrato nella sua mente come se gli fosse costato una sola passeggiata. «Voldemort non è uno sprovveduto-» tentò allora, piuttosto piccato, sentendosi ancora una volta come tutte le volte in cui, nell’anno precedente, aveva dovuto difendere la sua posizione.

«Non abbiamo mai detto fosse uno sprovveduto» lo zittì la donna, Nettie, guardandolo come Hermione era solita guardare la professoressa Cooman –  quasi fosse un incrocio fra un verme e Goyle – e facendolo sentire estremamente in imbarazzo. «Semplicemente, non è bravo con le Arti della Mente come vorrebbe far credere. Abbastanza per controllare menti deboli, poco allenate. Non per contrastare il dono naturale di Regulus Black o zia Narcissa». La sua espressione cambiò totalmente, quando fece un leggerissimo sorriso, sinceramente inquietante. «Ed in breve tempo, non abbastanza da piegare il nostro Draco. Ha già dimostrato un enorme potenziale» aggiunse, posando una mano sul braccio del cugino ed osservandolo come una estremamente fiera sorella maggiore.

Accanto a lui, Ron mugugnò ma non si azzardò a dire nulla. Harry sentì il peso di quegli occhi verdini fissi su di loro, con cattiveria, e restò in religioso silenzio.

«Draco, va’ avanti» intervenne, fermo, Alistair, senza guardare lui o la sorella. Non sembrava divertito dalla loro digressione.

Malfoy annuì, serio e per nulla toccato né dal mugugno di Ron né dall’intervento della cugina. Non era un comportamento da lui, ma, dopotutto, neanche Harry si era sentito molto se stesso, dopo la morte di Sirius.

«Regulus aveva scoperto, grazie ai suoi poteri, il piano che Voi-Sapete-Chi aveva ideato per sfuggire alla morte» continuò il più giovane dei Malfoy. Harry vide con la coda dell’occhio il modo in cui Silente si irrigidì5.

«Se vi riferite al Marchio Nero» si intromise Moody, «sappiamo già tutto. Abbiamo avuto la nostra parte di Mangiamorte pentiti negli anni, non abbiamo impiegato molto a capire cosa fossero davvero quei tatuaggi».

«Non ritenete affascinante come un simbolo così potente possa essere anche estremamente brutto?» gli rispose, candida, Nettie Malfoy. «Non che ci sia da restare sorpresi, gli inglesi hanno dei gusti così angustianti».

Alistair diede un altro colpo alla sorella, sempre senza dire nulla. Poco lontano, Fleur annuì con espressione greve.

«Non stiamo parlando del Marchio Nero ma di qualcosa di ben più pericoloso» mormorò Malfoy, aprendo lentamente la busta e tirando fuori la lettera di sua madre. «Si tratta di Horcrux, oggetti con all’intero pezzi di un’anima, staccati dalla fonte così che questa non possa mai morire davvero. Magia così oscura da non poter essere neppure nominata nelle scuole» spiegò, fissando il foglio alla ricerca di un punto specifico. «A detta di mia madre, Regulus le rivelò di aver sfruttato il suo ascendente sul Signore Oscuro per identificarne il più possibile, arrivando alla conclusione che lui ne abbia realizzati almeno quattro».

«Impossibile» sibilò Moody. «Una persona non potrebbe creare più di un Horcrux, figurarsi quattro! Il risultato sarebbe così instabile da non poter esistere! Senza contare il peso che un’anima dovrebbe subire».

«Cos’è un Horcrux?» domandò invece Hermione, ed Harry notò come dovette essersi frenata dall’alzare la mano. «Non ho mai letto nulla del genere, su nessun libro di Arti Oscure che ho trovato fino ad ora».

Più d’un paio di occhi si puntarono su di lei, compresi quelli dei due Malfoy più grandi. Draco invece non la degnò neppure di uno sguardo.

Ovviamente, pensò Harry, lei non era degna della sua meraviglia.

«Hermione?» mormorò, basito, Lupin. «Hai detto.., Arti Oscure?».

Lei, in visibile difficoltà ed imbarazzo, si strinse nelle spalle. «Ho trovato qualcosa nella biblioteca. Se mi ritroverò a combattere contro Mangiamorte esperti, voglio almeno avere idea di cosa potrebbero lanciarmi contro. Non sarò brava a difendermi come Harry, ma senza ciò che so io lui non sarebbe dov’è, adesso» sbottò, piuttosto toccata sull’orgoglio6.

Con la coda dell’occhio, Harry vide Malfoy accennare un sorrisino, che tuttavia sparì molto velocemente.

«Un Horcrux è un pezzo d’anima, come il signor Malfoy ha accennato» iniziò il Preside, gli occhi puntati sui tre nuovi membri dell’Ordine. Sembrava troppo calmo, a detta di Harry. L’ultima volta in cui l’aveva visto in quel modo era stato davanti alla Umbridge e la cosa non si era risolta in modo molto pacifico. «Può essere creato solo pagando un prezzo altissimo».

«Un omicidio» si intromise Remus, lo stesso tono usato anni prima durante le loro lezioni. «Per creare un Horcrux è necessario un omicidio. Il sangue della vittima – metaforicamente parlando – consente all’anima dell’assassino di corrompersi, staccarsi dal suo originario portatore e calarsi in un qualunque altro oggetto, al riparo dalla morte del corpo. Un Horcrux, per quanto terribile, è praticamente indistruttibile, quindi è il modo migliore per assicurarsi che l’anima, semplicemente, non muoia con il corpo».

Silente annuì. «Crearne uno ti rende instabile, ma sembrerebbe che Voldemort ne abbia creato qualcuno in più» aggiunse, indicando la lettera che Draco reggeva in mano. «Regulus ne scoprì addirittura quattro».

«Secondo Regulus, il Signore Oscuro aveva scelto di sforzare al massimo le sue capacità per assicurarsi che, anche nell’eventualità in cui almeno uno dei suoi pezzetti fosse stato distrutto, gli altri fossero stati ancora irreperibili» continuò Draco, stringendo per un attimo le labbra. «Quattro pezzi, almeno finché mia madre ha avuto notizie del cugino. Due è riuscito ad identificarli e, almeno così sperava, distruggerli, ma degli altri non aveva molte notizie. Prima che potesse trovare altre informazioni, il Signore Oscuro si rese conto della sua intrusione mentale e lui dovette scappare».

«Quali sono questi due?» domandò Harry, che aveva stranamente iniziato a sentire il barlume del sospetto. La questione delle anime non gli piaceva particolarmente, se doveva esser sincero. «Uno potrebbe essere… un diario?».

I tre Malfoy non lo guardarono con sorpresa, confermando il suo sospetto. Fu Draco a prendere la parola, ancora una volta. «Uno di questi era un diario, sì, che Regulus consegnò a mia madre purché lo tenesse al sicuro e che mio padre diede a Ginevra Weasley cinque anni fa, senza immaginare cosa realmente fosse» spiegò, serio, guardando Ginny e, successivamente, i suoi genitori. «Mia madre preferì non dirgli nulla sulla natura del diario, commettendo, evidentemente, un errore». Nettie gli diede un colpo – anche piuttosto forte – al braccio. «A nome della mi famiglia, vi porgo le nostre scuse»7.

Harry, che aveva già aperto la bocca per inveire contro di lui, restò immobile, gli occhi sgranati per la sorpresa. Ginny, al suo fianco, aveva anche il dito alzato per dare una maggiore spinta alla sua sfuriata. Neppure gli altri sembravano essersi aspettati quella sua affermazione, perché nessuno aprì bocca.

«Niente potrebbe giustificare il comportamento di mio zio Lucius» continuò Alistair, «ma noi siamo qui anche per scusarci del suo comportamento. Siamo lieti che non ci siano stati effetti collaterali sulla giovane mademoiselle Weasley e siamo grati al signor Potter per aver distrutto, seppur inconsapevolmente, un Horcux».

Il silenzio sbalordito continuò e sembrò palesemente irritare Draco che, tuttavia, restò assolutamente immobile. Forse era merito della mano che la cugina aveva artigliato al suo braccio, così stretta da ave fatto sbiancare delle nocche già pallide.

«Uh» disse Ginny, non sapendo cosa dire. «Beh, inutile restare lì a ricamarci sopra, no?» azzardò, lanciando uno sguardo ai genitori, tuttavia troppo confusi – o sconvolti – per dire alcunché. Harry ricordò come anche all’epoca i due fossero stati troppo presi dalle condizioni di salute della figlia per preoccuparsi di fare una vera e propria sfuriata a Malfoy. Anche loro sapevano che era stata opera sua, ma forse erano stati troppo coscienti di quanto inutile sarebbe stato opporsi a Lucius.

«Il secondo Horcrux?» incalzò a quel punto Harry, vagamente nervoso. «Cos’è? Dov’è?».

«Un medaglione appartenuto a Salazar Serpeverde. Voi-Sapete-Chi fece l’errore di chiedere l’elfo di famiglia dei Black per testare le sue prove, dando modo a Regulus di sospettare» rispose Draco, serio. «Fortunatamente, avendogli ordinato di tornare, l’elfo sfuggì alla morte ed avvisò mio cugino. Da lì, Regulus si mise a cercare e trovò il diario. Riuscì a nascondere al Signore Oscuro le sue conoscenze, ma non che avesse trovato il lago dove aveva nascosto il Medaglione. Da lì è tutto piuttosto confuso, per non rischiare di mettere in pericolo mia madre, Regulus non le diede altri dettagli. Le disse che si sarebbe occupato del Medaglione e, semplicemente, sparì».

«Venne ucciso da Voldemort, no?» domandò Remus, accigliato. «Sirius lo incontrò poco prima, lui gli disse che gli dispiaceva essere stato così cieco e che sarebbe morto con l’anima pulita».

Alla menzione del suo padrino, Harry si irrigidì ma non disse nulla.

«Non abbiamo altre notizie sugli Horcrux, quindi» disse invece Moody, brusco. «Black preferì non dire nulla per non mettere a rischio la cugina. Utile, ma non troppo. Avrebbe potuto lasciare una qualche traccia, prima di farsi ammazzare».

Fu Alistair a sorridere, a quel punto. «Oh, io aspetterei ad essere tanto duro nei suoi confronti» disse, compiaciuto. «In questo preciso istante, mio padre lo sta rintracciando. Regulus Black non è morto. Sappiamo con certezza che il suo elfo riuscì a salvarlo e siamo piuttosto sicuri che negli ultimi anni abbia cercato altre informazioni sugli altri Horcrux. Dobbiamo solo trovarlo».

 

***

 

Quasi un’ora dopo, fu Lupin ad allontanare la discussione dagli Horcrux, ponendo la domanda che probabilmente l’aveva tormentato per tutto il tempo. «Cos’è stato di Greyback? Dov’è?» chiese, preoccupato, stringendo a pugno la mano destra, quella attraversata da una delle cicatrici più brutte che Harry avesse mai visto.

Nettie Malfoy accennò un lievissimo sorriso. «Di quale pezzo stiamo parlando, esattamente?» chiese, in modo retorico, poggiando una mano sul braccio di Draco, che le diede un affettuoso buffettino sulle dita. «Cane mangia cane, non si dice così? Nel nostro caso, cani8 mangiano lupo».

Ed il suo sorriso si allargò malignamente.

 

***

 

Ore dopo, Hermione riuscì finalmente a trovare qualche minuto per se stessa.

Il calore che improvvisamente sentì sulla gamba la fece sospirare e, quando tirò fuori il galeone che teneva sempre in tasca, sorridere.

Eri bellissima, stasera.

 

 

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Madonna quanto è venuto lungo sto capitolo. Scusatemi.

 

 

Se non avete capito la scena finale non vi meritate niente.

(Non è vero, state tranquilli 😉)

 

 

 

 

Punti importanti:

 

 

» * – Ai sofferenti è di conforto avere compagni nella miseria. A parole nostre: mal comune, mezzo gaudio.

 

» 1 – In una parte del sesto libro, Ron dice più o meno “perché fidanzarsi con Tonks se c’è Fleur a spasso?”. Fondamentalmente, Tonks fa schifo perché brutta per i suoi standard. Ah, quanto adoro Ronald Weasley.

 

» 2 – Tonks per tutto il sesto libro è cupa, con i capelli color topo e pallida come uno spettro. Harry è convinto sia per la morte di Sirius, in realtà è perché è innamorata di Remus e lui non corrisponde.

 

» 3 – Non amo molto i signori Weasley, li ho sempre ritenuti molto meh. Tuttavia sono genitori e sanno cosa si prova ad avere un figlio fra le grinfie dei cattivi. 

 

» 4 – Ok, nei libri non è così, ma questo è il mio circo, quindi ballano le mie scimmie. C’è un motivo a tutto gente 😉

 

» 5- Regulus Black ha sfasciato i piani di Silente a quanto pare, gli Horcrux non sono più un segreto. Io amo Regulus Black e sono così felice di averlo riportato in vita, non avete idea.

 

» 6 – Hermione ha aperto gli occhi sul suo vero valore. Mi chiedo chi le abbia fatto capire che, forse, Harry deve ringraziare lei se è ancora vivo e vegeto. Magari è stato Krum. (shhh io non ho detto niente)

 

» 7 – OOC? Forse. Ma ricordiamoci che Draco da sei settimane è un orfano e che suo zio non lo tratta di certo come se fosse un piccolo principe. Draco è stato – ed è ancora – sottoposto ad una rieducazione totale. Aloisius non vuole che suo nipote mantenga vecchi rancori con i suoi nuovi alleati. E, come scoprirete, Aloisius è un tipo parecchio severo. Perché lo scoprirete? Diciamo solo che Piton non è presente alla riunione perché è piuttosto risentito con Silente.

 

» 8 – Non si tratta di cani normali, naturalmente. Vedrete, Draco ha sempre pensato di essere più un tipo da gatti, ma magari si sbagliava. Diavoli di cani, quelli di Nettie.

 

Greyback non ha fatto una bella fine. Lupin approva molto. Lupin ha preso in grande simpatia Nettie.    

 

 

 

Vi aspetto domenica prossima! 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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