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Autore: lone_wolf_08    31/10/2018    4 recensioni
Il Reame Boscoso era la sua casa. Thranduil e Legolas la sua famiglia.
Eppure la sua vita lì non sarebbe potuta durare per sempre. Il coraggio di una donna sarà messo a dura prova da un destino inevitabile e da un passato doloroso.
Morwen lo guardò negli occhi: “Chi sono io?”
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 7 : COMUNQUE VADA



"Comunque vada anche se sarà finita sarai sempre la colonna sonora della mia vita"




A consiglio concluso andarono a pranzare in una grande sala all'aperto. Morwen e Legolas si sedettero vicino ad Arwen, di fronte ad Aragon e Bilbo. L'elfo biondo, giratosi verso la figlia di Elrond, chiese.

"Elladan and Elrohir non ci sono?".

"Purtroppo no" rispose lei.

Poi abbassando la voce continuò.

"Sono sulle tracce dei cavalieri neri e di sicuro non torneranno prima di un mese".

Morwen alzò gli occhi dal piatto a base di verdure e li fissò in quelli di Legolas. Poi sussurrò.

"Chi sono i Cavalieri neri?".

Ne aveva sentito parlare anche durante il consiglio da Frodo e Gandalf, ma non aveva la minima idea di chi fossero. Aragon, che l'aveva sentita, le schiarì le idee.

"Spettri malvagi al servizio del Signore oscuro. Ti auguro di non incontrarli mai".

Un lampo parve illuminare la sua mente. Fece due più due e capì.

"Sarebbero i nove?".

"Sì proprio loro" annuì il ramingo.

"Possiamo evitare di parlarne qui?" si intromise Arwen, il viso turbato.

Proprio come Aragorn, Morwen, tornò a fissare il piatto in silenzio. Vicino a lei Legolas conversava tranquillamente con Bilbo, mentre attorno a loro, elfi musici suonavano melodie rilassanti. Il pranzo passò così. Con Legolas intento a raccontare a Bilbo e ad Arwen di Yavieba e Morwen, immersa nei suoi pensieri; che passavano incessantemente dalla partenza imminente alla visione su Kludd che aveva avuto al consiglio. Pensava, poi, a come avrebbe potuto dire a Thranduil che ora era entrata a far parte della compagnia e doveva partire.
Voleva partire.
Una risata fragorosa la scosse dai suoi pensieri affollati. Gimli, seduto non molto lontano da lei, stava ridendo come un matto, mentre tutti gli altri commensali sorridevano o ridevano più sobriamente. Era così persa nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorta che qualcuno doveva aver detto qualcosa di divertente. Rise per non sembrare fuori posto.

Nei giorni che seguirono i membri della compagnia ebbero la possibilità di addestrarsi e di accumulare le forze in vista del viaggio. Legolas e Aragorn erano sempre insieme. Si raccontavano le ultime novità e si scambiavano preoccupazioni. Boromir lo si vedeva gironzolare per Gran Burrone da solo con il volto cupo, sempre quando non era nella sua stanza a riposare. Gimli invece, adorava chiacchierare con gli Hobbit, vantandosi delle sue prodezze e delle meraviglie architettoniche dei nani. Loro, d'altro canto, lo ascoltavano affascinati. E quando Marry e Pipino non erano intenti a farsi raccontare da Gimli o da Aragorn qualche aneddoto, si divertivano importunare Boromir o ad assillare Morwen con domande, spesso imbarazzanti, come "Ma tu sei un'elfa?" oppure "Legolas è il tuo fidanzato?".
La principessa di Bosco Atro invece, passava le giornate ad allenarsi per conto suo o ad esplorare Gran Burrone e i dintorni. Così i giorni scorrevano.

Quando Morwen andò ad aprire la porta della sua stanza per vedere chi avesse bussato, si trovò di fronte a Legolas.

"Che vuoi?" il tono di voce era freddo.

"Volevo parlarti..." cominciò insicuro, "...riguardo al consiglio".

"Beh mi sembra sia ora" esclamò lei con stizza.

Il biondo la guardò con fare interrogativo e l'altra continuò seccata.

"Credi che non mi sia accorta dello sguardo che mi hai lanciato alla fine del consiglio? Da quel momento fino ad oggi non hai fatto altro che evitarmi! Mi sembra più che giusto che tu mi debba qualche spiegazione riguardo questo tuo illogico comportamento".

Legolas, scosso dal fervore di lei, faticò a trovare le parole giuste. Ora che ci pensava non aveva passato neanche un po' di tempo con Morwen. Era stato troppo preso a pensare a cosa avrebbe potuto dirle, per farla desistere dal partecipare all'impresa, che non si era accorto di essersi comportato veramente male. Poi si sbloccò.

"Dobbiamo restare a parlare sulla soglia?".

Morwen si scansò e lo fece entrare, poi chiuse la porta.

"Allora?" lo incitò. L'arrabbiatura non le era passata.

"Mi dispiace se in questi giorni sono stato un po' assente" cominciò.

"Un po' assente?!?" lo attaccò lei. "Eri praticamente un fantasma! Stavi sempre con Aragorn, non mi parlavi, distoglievi lo sguardo quando lo incrociavamo...".

Morwen era furiosa. Legolas sconvolto. Come sarebbe riuscito a parlarle, ora che era così intrattabile?

"Come hai potuto lasciarmi sola in questi giorni? Credi sia facile ambientarsi in un posto sconosciuto in mezzo a persone sconosciute senza il minimo supporto? Da te non me lo sarei mai aspettata" gli occhi scuri esprimevano risentimento.

L'elfo non sapeva davvero cosa dire e due rimasero in silenzio per qualche interminabile secondo. Poi Morwen riprese.

"Che sei venuto a dirmi?" chiese con rabbia.

"Io..." Non dirle di Thranduil! "Sono venuto a scusarmi per questo mio comportamento".

La mora lo ascoltava a braccia conserte con occhi severi.

"Ero preoccupato e devo aver perso di vista il resto".

Non seppe dire altro; anche perché non avrebbe potuto trovare una scusa plausibile per averla abbandonata a sé stessa in quel modo. Legolas si stava odiando dal profondo.

"È questa la tua spiegazione? Eri preoccupato?".

Legolas sprofondava sempre di più.

"Perché? Secondo te io non lo ero? Pensavo che tu prima di tutti avresti capito".

Di nuovo quello sguardo risentito. Di nuovo Legolas si odiò. La giovane non era più arrabbiata, bensì delusa. E quella scheggia di delusione si conficcò nel cuore dell'elfo e fece più male di mille coltelli di rabbia. Detto ciò Morwen gli voltò le spalle e uscì dalla stanza senza dire una parola, lasciando il suo interlocutore a fissare il vuoto con frustrazione. Dopo qualche minuto, Legolas si sedette sul letto e si passò il viso tra le mani. La mente continuava a fargli sentire la voce di lei, mentre i suoi occhi delusi erano ancora impressi dentro di lui. Lo sguardo vagò per la stanza e si soffermò su una collana dal ciondolo blu posta sul comodino. La prese e la osservò. Era la collana che suo padre aveva dato a Morwen prima di partire per Gran Burrone. La corda era consunta e sbiadita, mentre l'agata blu era piccola e sfregiata qua e là. Non era per niente speciale e, se doveva dirlo, anche un po' bruttina. Si domandò che significato potesse avere per lei. Glielo avrebbe chiesto, ma non era il momento adatto. Il sole stava tramontando e l'elfo pensò di andare da Aragorn. Aveva bisogno di qualche consiglio.

Morwen se ne andò a passo spedito dalla stanza, lasciandolo lì in preda ai sensi di colpa e, con arco e frecce in mano, si diresse al campo di allenamento, mostratole due giorni prima da una guardia elfica. Arrivata, cominciò a scoccare frecce con rabbia, ma i centri mancati, che furono molti, non fecero che peggiorare la situazione. Scagliò l'arco lontano e fece per andarsene, quando una voce la fece sobbalzare dalla sorpresa.

"Se non ti concentri non potrai mai farcela".

Morwen si girò e lì, appoggiato ad un albero, stava un elfo dalla lunga e ondulata chioma dorata. Il viso traspariva una bellezza antica, bella e solenne al tempo stesso, come l'abito azzurro che portava. Gli occhi, blu come il mare profondo, brillavano divertiti e la bocca era increspata in un leggero sorriso, quasi derisorio. Ma no, non la stava deridendo. Nel complesso, però, furono i capelli dai riflessi lucenti a farle ricordare chi si trovasse davanti. Era l'elfo che aveva visto parlare con Elrond, prima che cominciasse il consiglio.

"Mi chiamo Glorfindel, tu dovresti essere Morwen giusto? La principessa di Bosco Atro".

"Si...sono io".

"Sai, Gran Burrone è noto per la sua capacità di rasserenare gli animi e le menti delle persone che solcano i suoi cancelli. Vedendo te però, questa sembrerebbe solo una diceria infondata".

Morwen non disse una parola. Non aveva intenzione di scambiare parole sui suoi problemi con il primo venuto, anche se questi le infondeva una certa sicurezza.

"Immagino che in questi momenti una persona voglia essere lasciata sola, ma sappi che parlare con qualcuno fa più bene di quanto pensi".

"Chi dice che abbia qualcosa da dire? Mi stavo solo allenando".

"In tal caso, chiedo perdono per la mia interruzione" disse in un mezzo inchino, la mano sul petto.

"In ogni caso io sono disponibile se vuoi parlare. Ora ti lascio al tuo addestramento".

Detto questo si voltò e salì con passo fiero le scale che portavano al palazzo.
Morwen non rispose, ma rimase ferma qualche secondo guardandolo andarsene. Qualcosa nelle sue movenze eleganti e altezzose le fece ricordare Thranduil e, in qualche modo, per la prima volta da quando era arrivata a Gran Burrone, si sentì a casa. La visita di Glorfindel fu tanto inaspettata quanto gradita. Riprese l'allenamento con una nuova serenità e rimase soddisfatta dei risultati finali. Tornando nella sua stanza, per ripulirsi per la cena, decise. L'indomani avrebbe parlato con Glorfindel.

A cena il suo umore migliorò ancora di più, grazie alle battute che le propinarono Merry e Pipino. Non smetteva di ridere e ogni tanto, per sbaglio, incrociava lo sguardo di Legolas, per poi distoglierlo subito e guardare altrove. Il biondo elfo, avvilito, riposava lo sguardo nel piatto ogni volta. Ad Aragorn e Glorfindel non sfuggirono questi particolari. Il giorno successivo Morwen si allenò tutta la mattina con Glorfindel e nel pomeriggio andarono a fare una cavalcata sulle colline di Rhudaur. Parlarono a lungo dei rispettivi reami e Morwen gli raccontò alcune sue piccole avventure, non molte in quanto trascurò quelle che coinvolgevano pericoli e uscite di nascosto (che erano la maggior parte). Lui, invece, le raccontò di storie passate della Prima e della Seconda Era. Morwen ascoltava affascinata. Le sembrò di tornare bambina, quando il suo sovrano le raccontava la storia di Beren e Lúthien, oppure la morte del grande Ancalagon il Nero. Ma lui non era Thranduil e lei non era nelle alte sale del Reame Boscoso, e neanche nel fitto bosco che lo avvolge. Era su un masso soleggiato nelle terre solitarie a godersi una sosta. Eppure l'avrebbe ascoltato per ore, se solo ce ne fosse stato il tempo. Ma il tramonto si avvicinava, perciò tornarono a Imladris prima che l'ultima luce lasciasse la valle. I due si congedarono e la ragazza corse in camera sua a ripulirsi, in vista della cena.

Legolas passò tutto il pomeriggio in compagnia di sé stesso pensando alle parole che avrebbe potuto dire a Morwen, al suo ritorno. Poi, mentre la ragazza si lavava e cambiava, decise di aspettarla fuori dalla sua stanza; così l'avrebbe colta di sorpresa e lei non avrebbe potuto evitarlo. Appena Morwen aprì la porta e vide Legolas fece un balzo indietro dalla sorpresa e, mettendosi la mano destra sul petto, esclamò.

"Legolas! Vuoi farmi morire d'infarto?!?".

L'elfo non rispose, si fece coraggio e affrontò la barriera che li aveva divisi per giorni.

"Morwen, capisco che ora tu sia arrabbiata ma credimi; non era mia intenzione lasciarti sola!" disse tutto d'un fiato.

Morwen stava già richiudendo la porta, quando lui la fermò con la mano.

"Ti prego ascoltami!".

Per la prima volta, dopo giorni, Morwen lo guardò negli occhi intensamente. Legolas recuperò il poco fiato che gli rimaneva, sostenendo lo sguardo di colei che aveva davanti.

"Non pretendo di essere il fratello e amico migliore di questo mondo, ma ciò che potrò fare per salvare il nostro rapporto lo farò...".

Morwen non lo interruppe.

"...Questa litigata non potrà certo rovinarlo. Ne abbiamo avuti di scontri, ma non ci siamo mai fatti sopraffare e li abbiamo superati tutti. Voglio che tu capisca che stare in silenzio non ti aiuterà".

Glorfindel le aveva detto la stessa cosa; doveva parlare.

"Ho fatto un errore enorme e mi odio per averti fatta soffrire. Vorrei rimediare, ma tu non me ne dai la possibilità".
La sua voce si era fatta più spezzata e i suoi occhi offuscati.

"Non sai quanto mi fa male il tuo silenzio. Mi mancano le cavalcate e gli allenamenti insieme a te, mi manca la tua risata sorellina, mi manchi tu".

Il silenzio che seguì, durò qualche secondo, durante il quale Morwen si rese conto che, per colpa del suo orgoglio, stavolta era stata lei a ferirlo. L'elfo stava per andarsene quando si sentì stringere forte al collo. Morwen gli era saltata addosso in un abbraccio soffocante.

"Quanto sono stata stupida!".

"Utilizza pure il plurale" rispose lui stringendola a sua volta.

Quando si staccarono, qualche secondo dopo, Legolas assunse un'espressione seria.

"Morwen devo dirti anche un’altra cosa".

Questo non rabbuiò lo sguardo della mora che, allegra, sembrava essersi tolta un grande peso.

"Non importa me lo dirai dopo...ho una fame!" e così dicendo si avviò spedita verso la sala da pranzo trascinandoselo dietro.

A tavola, Aragorn, vide compiaciuto che la tensione tra i due era svanita e sorrise con fare complice all'amico.
Glorfindel fece lo stesso con Morwen.
Qualche ora dopo, si alzarono tutti da tavola ristorati dall'ottimo cibo elfico, che Gimli continuava a sostenere "poco saziante". Morwen e Legolas si avviarono verso il patio più vicino per ammirare le stelle e godersi l'aria frizzante della sera. È il momento giusto per parlarle. Si disse l'elfo. La giovane assaporava la brezza notturna ad occhi chiusi, le labbra increspate in un sorriso. Tra un po' le sarebbe stata tolta la serenità che aveva da poco riacquistato.

"Morwen..." cominciò per attirare la sua attenzione.

Lei si girò guardandolo, sempre sorridente.

"Si?"

"Prima di partire da Bosco Atro, Thranduil mi fece promettere due cose".
"Di avere cura di te e...".

"E...?" lo incitò lei impaziente.

"Di impedirti di partecipare a qualsivoglia impresa Elrond avesse avuto in mente".

Poi trattenne il respiro in attesa della sua risposta. Lo sguardo di lei si fece corrucciato ma la voce rimase calma.

"E tu...?".

"Io gli promisi che l'avrei fatto".

Morwen gli scoccò un'occhiata infuocata.

"Non sapevo cosa fare Morwen! Non avevo mai visto mio padre così preoccupato e non seppi dirgli di no".

"Come può essere così egoista!" sbottò infine lei.

Legolas provò un moto di sollievo nel sentire che non era arrabbiata con lui ma con suo padre.

"Sa da quanto desidero avere un'avventura che mi faccia sentire viva. Sa quanto odio sentirmi intrappolata dentro quelle mura tutti i giorni. Non ho la minima intenzione di assecondare le sue richieste sappilo! Ora che ho trovato la libertà non vi rinuncerò tanto facilmente".

Legolas tentò di calmarla.

"Non prendertela troppo...Avrà avuto le sue ragioni" suppose.

"Le sue ragioni? Si vorrei proprio conoscerle!".

L'elfo non poté fare a meno di pensare alle parole del sovrano quando gli disse che non voleva perdere Morwen "di nuovo". Che avrebbe voluto dire? Quando si svegliò dai suoi pensieri vide Morwen che lo stava fissando con curiosità, come se stesse attendendo una risposta. Gli aveva appena fatto una domanda?

"Vuoi rispondermi?", la voce spazientita.

"Scusa stavo pensando...Cosa mi hai chiesto?".

La mora sbuffò.

"Ti ho chiesto se hai intenzione di mantenere la seconda promessa".

"No!".

Morwen fece un piccolo scatto indietro. Probabilmente non si aspettava una risposta tanto veemente. Lui stesso si stupì del fervore con cui l'aveva detto. Poi le parole scorsero libere come un fiume in piena.

"Non ho il diritto di togliere la libertà a qualcuno, specie se quel qualcuno sei tu, che sogni questo momento da una vita. Questo però non vuol dire che verrò meno alla prima promessa. Darò me stesso per proteggerti perché solo i Valar sanno quanto mi sta a cuore la tua incolumità".

Abbassò lo sguardo per cercare la mano di lei, la strinse e tornò a guardarla negli occhi.

"Comunque vada".

Gli occhi della mora brillavano e sul volto illuminato dalle prime stelle della notte si fece strada un sorriso.

"Comunque vada".


Nota dell'autrice:


Hi guyyys!
Scusate tanto tanto tanto per il super mega ritardo con cui sto aggiornando! Credo che potrei fare concorrenza a Trenitalia XD
Anyway eccoci qui al settimo capitolo. Purtroppo, è, almeno per me, un capitolo noiosetto ma mi farò perdonare col prossimo!
Non so voi ma io ho adorato Glorfindel e Aragorn che, da dietro le quinte, hanno contribuito a far riappacificare quei due testoni.
Recensioni ben accette! Anzi richieste XD
BUON HALLOWEEN A TUTTI!!!
(Io, oltre che essere una incallita tolkieniana, sono anche una grande potterhead perciò colgo l'occasione di ricordare oggi, nell'anniversario di morte, i nostri amati James e Lily Potter____ALWAYS)
Detto questo vi saluto tanto e ci vediamo al prossimo capitoloooo

Besos

Kia

   
 
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