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Autore: Ghost Writer TNCS    03/11/2018    3 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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13. Forza interiore

I tiepidi raggi del sole avvolgevano la radura, accompagnati dal delicato fruscio del vento tra le foglie. Zabar, sveglio da circa un quarto d’ora, stava accarezzando il muso del grifone. Non era mai stato così vicino a un animale del genere, e i suoi movimenti erano attenti, quasi riverenti: era ben consapevole della maestosità e dell’intelligenza del grosso volatile.

Lanciò uno sguardo a Tenko, ancora assopita. In realtà avrebbe dovuto chiederle il cambio qualche ora prima, ma il sonno aveva preso il sopravvento e si era addormentato. Temeva che la demone si sarebbe arrabbiata, quindi non aveva ancora deciso se dirglielo o meno.

«Qualche consiglio?» chiese al grifone.

L’animale lo fissò, attento, poi emise un leggero verso di indifferenza e cominciò a pulirsi un’ala.

«Ah, grazie» ironizzò il chierico.

Dei lamenti attirarono la sua attenzione: era Tenko, sembrava stesse parlando nel sonno. Lo faceva in modo confuso, ma aveva tutta l’aria di essere spaventata: forse stava avendo un incubo.

Le si avvicinò. «Ehi, tutto bene?»

«Mmh… No… Basta… No…»

Le scosse leggermente una spalla. «Tenko, va tutto…»

Lei aprì gli occhi di scatto, lo vide e si avventò su di lui, rapida come un felino. Il grifone, colto di sorpresa, indietreggiò. La demone serrò le dita sul collo di Zabar, così forte da bloccargli il respiro.

Il chierico si dimenò d’istinto, provò a liberarsi, ma la giovane era troppo forte, la sua stretta troppo salda. Incapace di parlare, la implorò con lo sguardo. Ma era come se lei non lo vedesse, il suo volto era sfigurato dalla rabbia. Di colpo lei tornò tornare in sé, lo riconobbe e subito lo lasciò andare. Indietreggiò, e Zabar poté piegarsi di lato, tossendo affannosamente.

Tenko non sapeva cosa dire. «Io…» Corse via, evidentemente confusa. Si rifugiò nella foresta, dimenticandosi completamente delle armi e dello zaino.

Appena si fu ripreso, il chierico la seguì. La trovò a poche decine di metri di distanza, rannicchiata contro un albero. Sembrava terrorizzata.

Si fece coraggio e le si avvicinò. «Va… tutto bene?»

«Ti sembra che vada bene?!» ringhiò lei, adesso furiosa.

Lui arretrò istintivamente di un passo. «Scusa… mi sono espresso male.» Deglutì, e questo gli causò un fastidioso dolore alla gola. «Ti posso aiutare in qualche modo?»

Lei lo guardò dritto negli occhi. Nelle sue iridi rosa c’era rabbia, paura, dolore. «Puoi cancellare i miei ricordi?»

Zabar abbassò lo sguardo. «No. Non posso farlo.»

«Allora vattene.»

Il chierico si portò una mano alla nuca, forse alla ricerca delle parole giuste. «Riguarda quello che ti ha fatto il sacerdote?»

«Non voglio parlarne.»

«Mi dispiace, avrei voluto liberarti prima. Ci ho provato, ma…»

Lei si alzò fulminea e lo schiacciò contro il tronco di un albero. «Ho detto che non voglio parlarne!» La sua voce era tagliente, e nei suoi occhi c’era una chiara minaccia. Se il chierico avesse aperto bocca, lo avrebbe fatto tacere per sempre.

L’espressione di Zabar si tinse di paura, ma poi la comprensione prese il sopravvento. Annuì.

Tenko lo fissò ancora per qualche istante, poi lo lasciò andare e si voltò dall’altra parte.

Lui fece qualche passo verso la radura, dove li aspettava il grifone. «Se avrai voglia di parlarne, io ci sarò.»

La demone continuò a dargli le spalle e non rispose.

Zabar rimase immobile ancora qualche secondo, poi si allontanò in silenzio. Ognuno aveva il suo modo di superare le brutte esperienze, e non voleva imporle il suo aiuto. Oltretutto Tenko era una persona solitaria, quindi doveva lasciarle i suoi spazi.

La attese con pazienza, intrattenendosi un po’ con il grifone. Grazie all’incantesimo per domarlo, ora l’animale lo vedeva come il suo capobranco, e avrebbe assecondato ogni sua richiesta.

Quando Tenko emerse dalla foresta, la sua espressione era difficile da interpretare: c’era il consueto fondo di rabbia e desiderio di vendetta, ma anche un po’ di gratitudine e una punta di imbarazzo. Rimase un attimo in silenzio, poi accennò col capo all’animale. «Ha funzionato» disse. «Non ti sbagliavi.»

Zabar le rivolse un mezzo sorriso. «Bello sapere quanto ti fidi di me.» Accarezzò il collo muscoloso del volatile. «Se ti va possiamo mangiare qualcosa, poi possiamo partire.»

La demone annuì e insieme consumarono una rapida colazione a base di latte, pane raffermo e frutti di bosco raccolti lì intorno. Una volta sazi, salirono in groppa al grifone. Ovviamente le selle degli ippolafi non erano adatte a un animale così grosso, quindi si limitarono a portare dietro i loro zaini.

Nonostante il peso aggiuntivo, la maestosa creatura spalancò le grandi ali piumate e con un balzo fu in cielo. In pochi secondi salì verso la distesa azzurra, sfruttando i muscoli potenti e le correnti d’aria ascensionali per raggiungere la quota ideale.

Dall’alto il mondo era completamente diverso: era tutto più piccolo, e sfrecciava a una velocità impressionante. Tenko e Zabar ne rimasero affascinati. Erano talmente ammaliati che non sentirono il bisogno di dire nulla: non servivano parole per descrivere la meraviglia di quel momento.

Solo dopo una decina di minuti Zabar decise di rompere il silenzio: «Sai, tutti i draghidi, quindi anche i grifoni, sfruttano un po’ di magia per volare» spiegò ad alta voce, così da superare i soffi del vento. «Non sappiamo il vero motivo, probabilmente perché sono troppo pesanti per volare solo con le ali.»

Tenko stava per declassare quell’informazione come inutile, poi però si accorse di un aspetto singolare: «Vuoi dire che questo grifone è una specie di mago?»

«In un certo senso sì» confermò il chierico, felice di aver suscitato l’interesse della sua compagna di viaggio. «Non è un caso se i draghidi sono fra gli animali più intelligenti dopo le persone.»

La demone assimilò il fatto con un pizzico di invidia: dunque quel pennuto era un mago migliore di lei?

«Piuttosto, parlami un po’ del tuo amico» proseguì la demone. «È un chierico anche lui?»

«No, è il figlio di alcuni ricchi mercanti, e sta continuando il lavoro di famiglia. Si chiama Icarus Photorikos, l’ho conosciuto quando ero ancora un novizio. Per farla breve, già allora stava studiando un modo per acquisire la magia, e io gli ho dato una pozione come quelle che la mia famiglia preparava al circo. Tutti e due volevamo liberarci dall’oppressione del Clero, quindi siamo diventati subito buoni amici.»

«Quindi studia la magia anche se non è un chierico? Già mi piace.»

«Mi fa piacere. Per sua sfortuna però non è un mago naturale, quindi non ha la mia sensibilità.»

«Vuoi dire che ha le mie stesse abilità?»

«Dipende: tu puoi percepire l’energia magica?»

«No. E senza una bacchetta posso solo potenziare il mio corpo.»

«Beh, lui ha una debole percezione magica, ma non riesce a incanalarla bene, neanche con una bacchetta.»

«Vuoi dire che è più debole di me?»

«Anche se non sei una maga, noi demoni in genere abbiamo una buona predisposizione alla magia. Icarus però è un faunomorfo, quindi quando è nato non aveva alcuna abilità magica.»

Tenko annuì pensierosa.

«Comunque uno degli obiettivi della ricerca di Icarus è proprio di superare questo “limite”, e riuscire a eguagliare o superare un inquisitore. Del resto il nostro mondo è ricchissimo di magia, quindi l’unico problema è riuscire a controllarla.»

La demone fece un mugugno d’assenso. Non pensava che la magia fosse così complicata.

Mentre loro parlavano, il grifone continuava a librarsi rapido nel cielo, macinando terreno a una velocità vertiginosa. Grazie all’animale ci volle poco più di mezza giornata per percorrere una distanza pari ad almeno una settimana di ippolafo.

Era pomeriggio inoltrato quando avvistarono la città dove erano diretti: Chalacyra. Già da lontano Tenko capì che era più grande di quelle a cui era abituata: riuscì a distinguere ben due cinte di mura una dentro l’altra, e all’esterno si allargavano degli enormi campi coltivati.

Zabar decise di fare atterrare il grifone lontano dal centro abitato, così da non allertare le guardie e i contadini. Scelse una zona abbastanza ampia, al di là delle chiome degli alberi, così che nessuno ricollegasse il loro arrivo all’animale.

Da lì raggiunsero un sentiero largo e battuto, già percorso da diverse persone a piedi o su carri. Chalacyra era infatti una fiorente città commerciale, favorita dalla sua posizione strategica e dal fiume navigabile che la attraversava.

L’ingresso della città era pattugliato da alcune guardie, ma non subirono alcun controllo. Del resto c’era talmente tanta gente che sarebbe stato impossibile esaminare tutti.

Superate le mura si trovarono subito circondati da una folla di persone indaffarate e venditori ambulanti; Tenko non era abituata a dover sgomitare per farsi largo tra i passanti, ma in qualche modo questo le diede un senso di sicurezza: in un simile via vai era facile passare inosservati.

Il loro obiettivo era la città alta, la zona riservata alle persone più ricche, così continuarono a camminare spediti verso la zona centrale di Chalacyra. Raggiunta la seconda cerchia di mura, scoprirono che la porta era controllata da un manipolo di guardie. Sfuggire ai controlli sarebbe stato impossibile, e Tenko era una pericolosa ricercata. Anche se indossava il mantello col cappuccio, non potevano rischiare che la catturassero.

«Vado da solo, dirò a Icarus di mandare un carro a prenderti» le disse Zabar. «Aspettalo alle mura esterne, da dove siamo entrati.»

La demone, perfettamente consapevole della situazione, fece un cenno d’assenso e senza dire nulla tornò sui suoi passi.

Il chierico, che si aspettava almeno un rapido “a dopo”, rimase un po’ dispiaciuto per la freddezza della giovane. In ogni caso, se ripensava a quanto successo quella mattina, un saluto in più o in meno era niente più che una sciocchezza.

Fin dall’inizio, quando aveva scoperto che un’eretica era stata catturata, aveva sentito il desiderio di aiutarla, eppure più la conosceva, più si convinceva che Tenko non aveva affatto bisogno di aiuto. Aveva subito violenze e umiliazioni, eppure era ancora lì, forte dei suoi obiettivi, dei suoi ideali e dei suoi principi.

Forse una persona come lei poteva davvero cambiare il mondo.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Come prevedibile, il doloroso passato di Tenko continua a tormentarla e probabilmente non svanirà mai del tutto. Zabar vorrebbe aiutarla, ma ci sono cose che sono al di là delle sue capacità. In più la stessa Tenko non è una persona facile, ma piano piano stanno imparando a collaborare. Forse tra qualche capitolo lei si prenderà anche la briga di salutarlo XD

Nel prossimo capitolo conoscerete meglio Icarus, l’amico di Zabar che studia clandestinamente magia. Tenko è impaziente di conoscerlo, quindi non mancate.

A presto ;D


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