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Autore: inzaghina    08/11/2018    13 recensioni
A pochi giorni dal fatidico 2 maggio 1998 Harry, Ron, Hermione e Ginny s'interrogano su quale sia il modo giusto per ricominciare a vivere, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi, ma senza dimenticare le persone che si sono sacrificate per un mondo migliore. Al contempo, George dovrà affrontare per la prima volta un mondo senza il suo gemello, ritrovando la capacità di ridere; Percy dimostrerà che ha sbagliato e, con l’aiuto di una ragazza che lo capisce davvero, ricucirà il rapporto con i suoi familiari; Bill e Fleur cementeranno la loro unione e un ritorno inaspettato ridarà speranza al gruppo.
Uno sguardo sul periodo post-bellico e sulle difficoltà affrontate da tutti loro, e dai loro cari, per ritornare veramente a vivere, preoccupandosi solo del proprio futuro, dell'amicizia che li lega e degli amori che potranno finalmente godersi con serenità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is bigger than anything in its way'
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Capitolo 6 – To love something despite


 
“Anyone can love a thing because.
That’s as easy as putting a penny in your pocket.
But to love something despite.

To know the flaws and love them too.
That is rare and pure and perfect.”
Kvothe, from The Wise Man’s Fear
 


Era sabato 30 maggio 1998 e una leggera brezza muoveva le tendine gialle della camera, mentre Ginny e Hermione si preparavano per l’uscita a quattro che mai avrebbero ipotizzato possibile poche settimane prima. La riccia e Ron sarebbero partiti per l’Australia il martedì successivo e non sapevano quando avrebbero fatto ritorno a casa.
“Dici che servirà un maglione?” domandò la piccola di casa, osservando critica il proprio riflesso allo specchio.
Hermione, con ancora addosso l’accappatoio, si avvicinò esaminando il vestito bianco a fiorellini rossi che l’altra indossava. “Siamo pur sempre in Inghilterra,” le disse infine, “non mi fiderei del tempo perfetto che abbiamo avuto per tutto il giorno… è anche vero che possiamo sempre trasfigurare qualsiasi cosa in un maglione o un ombrello, ma prendilo su, tanto ho intenzione di applicare un incantesimo espandibile alla mia borsa…” concluse, parlando molto più velocemente del necessario.
“Tutto bene?” domandò Ginny, girandosi verso l’amica e sollevando un sopracciglio incuriosita.
“Certo, perché lo chiedi?”
“Intendi a parte il fatto che stavi pronunciando più di mille parole al minuto?”
“Beh, sono un po’ nervosa per via di stasera…” ammise infine la ragazza, lasciandosi cadere sul letto di Ginny.
“Mio fratello ti innervosisce?” il tono della Weasley era scettico.
“Beh, non abbiamo mai avuto un vero appuntamento e poi partiremo per Merlino solo sa quanto e andremo dall'altra parte del mondo da soli e…”
“E cosa?” la incalzò Ginny.
“E se si accorgesse che non siamo fatti l’uno per l’altra, ma avesse troppa paura di ammetterlo perché siamo amici da una vita?!” Ecco, l’aveva ammesso ad alta voce, questo era il dubbio che l’attanagliava da giorni ormai, giorni in cui lei e Ron avevano avuto poco tempo per stare insieme, da soli, mentre lei aveva avuto molti minuti per arrovellarsi sulla questione. Giorni in cui il timore di essersi lasciati trascinare dagli eventi l’aveva resa inquieta, vittima di una crisi dettata dagli ormoni, che mai aveva avuto occasione di vivere prima. 
Ecco cosa succedeva quando si passavano gli anni migliori dell’adolescenza aiutando il proprio migliore amico a sconfiggere il mago più oscuro del secolo.
“Herm,” Ginny le si sedette accanto, afferrando una delle sue mani, l’altra sollevò gli occhi preoccupati su di lei, in attesa di sentire ciò che aveva da dirle, “mio fratello è cotto di te, stimerei dall'inizio del quarto anno, ma forse addirittura da prima… so che non ha avuto il coraggio di ammetterlo quando se ne è reso conto, ma non dubitare dei suoi sentimenti per te... non farlo solo per l’ansia dettata da questo viaggio, sarà testardo ed un po’ immaturo, ma so che farà del suo meglio per essere al tuo fianco.”
“Questo lo so,” si affrettò a dire Hermione, “prima di questo nuovo risvolto del nostro rapporto siamo stati amici per sette anni...”
“E allora sai benissimo che non ti sto dicendo nulla di nuovo o incredibile. Quello tra voi due non è uno stupido capriccio, come è stata la storia con Lavanda, è qualcosa di profondo che vi legherà per il resto della vita e, credimi, so che può sembrare spaventoso, ma non avere paura di aprirti con lui e dirgli ciò che ti passa per la testa,” la consigliò l’amica, spingendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Quand'è che sei diventata così saggia, Ginny?” domandò la castana.
L’altra scosse la testa, come a sminuire quanto appena dichiarato dall'amica. “Non saprei, forse è per via di essere cresciuta in una famiglia così numerosa, oppure per il sesto anno da incubo vissuto lo scorso anno,” mormorò infine, ostentando indifferenza, anche se i tormenti dell’anno appena passato non l’avevano ancora abbandonata — e probabilmente mai lo avrebbero fatto del tutto.
“Ne hai parlato con qualcuno?” domandò Hermione, la cui perspicacia era sempre stata una caratteristica distintiva.
Ginny scrollò le spalle le spalle. “Con gli altri studenti, soprattutto con Neville, Demelza e Seamus,” ammise infine.
“Sai che puoi parlarne anche con me, ovviamente,” si affrettò a ricordarle l’altra, stringendole affettuosamente un braccio, “e con Harry, s’intende...” 
E Ginny comprese che quello era il momento in cui tirare fuori le sue di paure, proprio come aveva fatto Hermione pochi attimi prima, prese un profondo respiro prima di sollevare lo sguardo sull'altra. “Non vorrei far sentire Harry più in colpa di quanto già si senta,” ammise.
Le braccia di Hermione si allacciarono intorno alla vita dell’amica. “Oh, Ginny... pensavo che tu conoscessi bene Harry,” ridacchiò amara, “è ovvio che inizialmente si incolperà, ma sono più che sicura che tu riuscirai a fargli comprendere che lui non c’entra affatto e penso che ti farebbe bene confidarti con lui... non oso immaginare cosa abbiate sopportato in quei mesi in cui la scuola era sotto il controllo dei Mangiamorte.”
“E io non posso pensare alla paura che abbiate avuto voi tre da soli in giro per l’Inghilterra alla ricerca degli Horcrux.”
“Promettimi che approfitterete della nostra assenza per confidarvi,” dichiarò la Granger, inchiodandola sotto il suo solito sguardo indagatore.
Ginny sostenne lo sguardo dell’amica, prima di annuire, “credo che ne abbiamo bisogno entrambi.”
Hermione annuì soddisfatta.
“Tu però, dirai a Ron come ti senti e procederai a sopportare una sua dichiarazione un po’ melensa con tanto di orecchie arrossate e guance arroventate...” ghignò la Weasley, gesticolando e strappandole un sorriso.
Hermione scosse la testa, prima di abbracciarla di nuovo. “Grazie, Ginny.”
“Grazie a te, Herm... sono felice che saremo a scuola insieme a settembre.”
“Lo sono anche io,” ribatté la castana, “sarà bello condividere il dormitorio con qualcuno che non pensa solo ai colori di smalto più adeguati all'autunno, a come arricciare i capelli ed ai profumi dichiarati come più sensuali dal Settimanale delle streghe,” aggiunse, trattenendo a stento una smorfia.
Ginny scoppiò in una risata coinvolgente. “Sarai al sicuro con Demelza e me, siamo decisamente molto più a nostro agio con addosso la divisa da Quidditch.”

Poco più di mezz’ora dopo, le due ragazze raggiunsero la cucina, dove Harry e Ron le stavano aspettando.
“Scusateci per il ritardo,” si giustificò la più giovane.
I due scrollarono le spalle, prendendosi un minuto per osservarle.
“Stai benissimo,” disse Harry, quando Ginny si lasciò cadere al suo fianco sul divano.
“Grazie,” gli sorrise lei, stampandogli un bacio sulla guancia. “Anche tu non sei affatto male, quella camicia ti fa risaltare gli occhi,” gli disse, approvando la camicia bianca a righe verde menta ed azzurre, abbinata ai pantaloni beige.
“Sei davvero stupenda, Mione,” mormorò Ron, avvicinandosi alla ragazza per darle un bacio sulla guancia, inspirando il suo profumo fiorito. La riccia gli sorrise, prima di dargli un rapido abbraccio; aveva seguito il consiglio di Ginny ed aveva indossato un abito in stile marinaresco, a righe blu e bianche, con delle ballerine in pendant, che stava d’incanto con la sua pochette blu glitterata e si abbinava perfettamente alla camicia blu e ai jeans chiari indossati da Ron.
“Siamo pronti per andare?” chiese Harry, tentando invano di appiattirsi i capelli.
“Certo! Che avevate in mente?” rispose Ginny.
“Avevamo pensato di andare a Diagon Alley a provare quel nuovo ristorante di cui ci ha parlato Percy,” iniziò a spiegare Ron, prima che il suo migliore amico lo interrompesse. “Poi mi è venuto in mente che molto probabilmente saremmo incappati in qualche giornalista o dei curiosi e quindi abbiamo organizzato una serata nella Londra babbana…”
Entrambe le ragazze si illuminarono all’idea.
“Sono anni che non passo un sabato a Londra,” sussurrò Hermione, mentre tornava con la mente all'infanzia ed alle serate in compagnia dei genitori.
“E io è da anni che desidero passarcelo!” esclamò felice Ginny, alzandosi e prendendo Harry sotto braccio.
“Davvero non è un problema? Ho capito che quel ristorante ti interessava…” mormorò Harry, scrutandola.
“Certo che mi interessa provarlo, ma non dobbiamo per forza farlo questa sera e comunque, il piano B potrebbe anche piacermi più del piano A,” lo rassicurò la rossa, strizzandogli l’occhio.
Harry le stampò un bacio sulle labbra, sorridendo con lei.
“Quindi, come ci andiamo?” chiese Hermione, stringendo la mano di Ron nella sua.
“Polvere volante fino al Paiolo magico e poi la meteopolitana,” le rispose il ragazzo, facendola ridere.
“Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“Si chiama metropolitana, Ron,” lo corresse lei, prima di baciarlo sulla guancia.
“Oh beh, lo sapete che sono una frana con tutta questa tecnologia babbana,” il rosso si strinse nelle spalle, facendo ridere nuovamente il gruppo.
“Siete pronti ad andare, ragazzi?” chiese Molly, entrando in cucina con un cesto pieno di verdure raccolte nell'orto. I quattro annuirono.
“Divertitevi,” aggiunse Charlie, apparendo dietro alla madre con un cesto di uova.
“Lo faremo sicuramente,” rispose Ginny.
“State attenti,” si raccomandò la matriarca di casa.
“Certo,” la tranquillizzò Hermione.
“E non fate niente che io non farei,” concluse Charlie, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso malizioso.
I quattro adolescenti risero di nuovo, prima di avvicinarsi al camino e sparire tra le fiamme verdi.
 
***

 
“Davvero non eravate mai venuti qui?” chiese Harry, avvicinandosi a Ginny che scrutava il cielo limpido e punteggiato di stelle della serata primaverile.
“Forse ti scordi che sono nata e cresciuta in una famiglia con sette figli, mamma e papà non avevano tanto tempo per portarci a fare gite,” rispose lei, mentre il ragazzo allargava le gambe per farla accomodare meglio nel proprio abbraccio. 
“E come avete scoperto di questa serata?” continuò Ginny.
“Dal giornale che ha portato a casa Hermione l’altro giorno.”
I quattro si trovavano infatti alla serata di primavera organizzata dall'Osservatorio di Greenwich, un evento aperto al pubblico in cui i presenti, grazie al fatto che le luci del quartiere londinese sarebbero rimaste spente per tutta la notte, avrebbero potuto godere dello spettacolo della volta celeste.
“Non è stata una pessima idea quindi?” il tono del bambino sopravvissuto era incerto.
“Certo che no!” la ragazza fu svelta a rassicurarlo. “Perché avrebbe dovuto esserlo?”
“Oh beh, sai, in fondo è un po’ come essere a lezione di astronomia.”
Ginny rise e Harry sentì il proprio corpo vibrare con il suo. “Non c’entra per nulla con una lezione della professoressa Sinistra,” mormorò, dopo aver ripreso il controllo delle proprie facoltà, prima di girarsi nel suo abbraccio e far incontrare le loro labbra. Harry rispose con entusiasmo al bacio, assaporando la bocca calda di Ginny e accarezzando i suoi capelli lisci; erano in una zona piuttosto isolata dal resto dei presenti e passarono svariati minuti, prima che la necessità di ossigeno si facesse pressante.
“Ti posso assicurare di non aver mai pomiciato alle lezioni di astronomia,” ghignò Ginny, spingendo in su gli occhiali di Harry, ormai in equilibrio precario.
“Sono felice di saperlo,” dichiarò lui, prima di posarle un nuovo bacio sulla punta del naso.
“E tu ci eri mai venuto?”
Il ragazzo annuì. “Anni fa, durante una gita scolastica... una delle poche che ebbi l’occasione di fare visto che i miei zii non pagavano mai perché io vi partecipassi, una che non volevo perdermi per nessuna ragione...”
“Doveva essere brutto vedere gli altri bambini andare in gita senza di te,” commentò la ragazza.
“Si e no,” rispose Harry, “ovviamente essere l’unico a rimanere a scuola era brutto, ma per lo meno non dovevo sopportare i tormenti di Dudley.”
Ginny si strinse a lui. “E come mai ci tenevi tanto ad effettuare questa gita in particolare?”
“Sapevo che anche mamma era venuta in gita proprio qui,” sussurrò lui e Ginny capì dal suo tono di voce che le sue labbra si erano piegate in un sorriso. 
“E come lo sapevi?”
“Quando ero in prima elementare, mentre pulivo la stanza degli zii trovai una foto di mamma e di una sua amica bionda, abbracciate e sorridenti, scattata proprio qui durante una gita di terza elementare… ovviamente la presi con me, zia Petunia non se ne accorse mai”
“La hai ancora?”
Lui annuì. “È una delle poche cose che ho, a parte tutto quello che mi ha fatto avere Remus…”
“Mi piacerebbe molto vederla.”
“Certo, te la mostrerò volentieri,” rispose lui, pensando a quanto fosse bello avere finalmente qualcuno con cui condividere i tormenti del passato e i pochi ricordi che aveva.
“Quindi come sei riuscito a partecipare a quella famosa gita?” Ginny ritornò all'argomento precedente.
“Come ti dicevo, i miei zii non pagavano mai per le mie attività extra, ma quella volta avevo i soldi da parte, me li aveva dati la signora Figg per averle falciato il prato, anche se in realtà mi ero limitato a dare una mano al suo giardiniere. Con il senno di poi immagino che lo avesse fatto perché sapeva come mi trattavano i Dursley e voleva semplicemente che anche io partecipassi a quella gita che mi interessava così tanto, nel tempo riuscii ad avere altre mance per piccoli lavoretti, ma avrei preferito che mi dicesse che era una magonò e che mi raccontasse del nostro mondo...”
“E le avresti creduto?”
“Non ne ho idea, forse no, ma... credimi Ginny, la vita con i miei zii era talmente infernale che, anche ascoltare i discorsi vaneggianti di una vecchietta, era meglio di passare il tempo con loro.”
“Mi spiace così tanto, Harry,” la ragazza lo abbracciò forte, tentando di guarire le ferite antiche che lui si portava dietro dall'infanzia.
“Mi chiedo sempre come sarebbe stato crescere con i miei, o per lo meno con Sirius, come da loro desiderio...”
Ginny sollevò lo sguardo su di lui, anche se erano in penombra, sapeva che i suoi occhi verdi si erano rabbuiati e che il senso di colpa aleggiava in essi, come la coltre di nebbia mattutina su Hogwarts nelle umide giornate primaverili o autunnali.
“Harry...”
“Mmh?”
“Guardami,” lo pregò, attendendo che lo facesse prima di parlare di nuovo.
“Non è stata colpa tua.”
Lui prese un respiro, come a volersi preparare a rispondere, quindi Ginny posò il suo indice destro sulle labbra del ragazzo, per impedirglielo, “so che ci vorrà del tempo per venire a patti con tutto quello che è successo nei primi quasi 18 anni della tua vita, ma ci tengo a precisare un punto: i tuoi genitori, Sirius, Remus, Tonks, Fred, Malocchio, Colin e tutti gli altri... loro non sono morti a causa tua,” la Weasley prese una pausa, “se serve passerò il resto della mia vita a ricordartelo, perché sono convinta che ognuno di loro avrebbe preferito vivere, ma che essersi sacrificati per un mondo migliore sarebbe comunque stata la loro scelta, piuttosto che continuare a vivere in un mondo in cui Voldemort dettava legge e terrorizzava chiunque non la pensasse come lui.”
Dentro di sé Harry sapeva già tutto questo, eppure sentirselo dire dalla ragazza che amava aveva un effetto diverso, gli donava una consapevolezza nuova e la volontà di credere a ciò che Ginny gli stava dicendo.
“Sono un casino, eh?” le domandò dopo una piccola pausa, in cui le sue parole avevano avuto tempo di fare effetto.
“Forse,” gli concesse lei, sollevando gli angoli della sua bocca in un sorrisetto, “ma sei il mio casino e non ti cambierei con nessun altro.”
“Grazie, Gin,” le sussurrò all'orecchio, comprendendo che era così che si dovevano essere sentiti i suoi genitori alla fine della scuola, pur con la guerra che imperversava ovunque, pronti ad affrontare tutto, per via di quell'amore immenso che condividevano.
“Non credere che nemmeno io sia una passeggiata nel parco...” lo rassicurò lei.
Anche nel buio sentiva il suo sguardo scrutarla e la Grifondoro, approfittò del momento per confessare quanto anticipato ad Hermione: “l’ultimo anno a scuola è stato davvero difficile e potrei non tornare ad essere la ragazza spensierata che hai baciato in sala comune dopo aver vinto la Coppa di Quidditch.”
“Tu sei una delle persone più coraggiose che io conosca, Gin... al primo anno fosti posseduta da Voldemort e riuscisti a venirne fuori più forte di prima, al quarto anno facesti parte dell’ES e riuscisti a dimostrare il tuo grande valore combattendo con me e gli altri all'Ufficio Misteri, al quinto anno ricopristi egregiamente sia il ruolo di Cacciatrice che di Cercatrice nella squadra della scuola conquistando l’agognata coppa, dimostrando a tutti il tuo enorme valore oltre a riuscire nel donare a me l’amore che non avevo mai avuto la possibilità di provare prima…” si domandò brevemente se fosse il momento più adatto per confessarle ciò che provava, probabilmente avrebbe potuto organizzare una serata più romantica di quella, ma non poteva più tenersi dentro quel sentimento, cresciuto inesorabile anche nei mesi di lontananza.
“Ti amo, Ginny,” le sussurrò quindi, stringendola tra le braccia, “non ho mai amato nessun’altra e spero di poterti rendere felice come tu sai rendere felice me con un semplice sorriso, un bacio o una carezza…”
“Anche io ti amo, Harry,” ribatté lei, reclamando nuovamente le sue labbra per un bacio che potesse suggellare il momento.
 
Ron e Hermione li trovarono così, abbracciati e complici, nell'angolino più buio del terrazzo dell’Osservatorio.
“Avere visto quanto è luminoso il Cane Maggiore questa sera?” domandò loro Hermione, dall'abbraccio di Ron.
“Ce lo siamo persi,” ridacchiò Ginny in risposta.
“Sono sempre stato una frana in astronomia,” aggiunse Harry, non riuscendo a smettere di sorridere, dopo quanto appena dichiarato.
“È quella costellazione laggiù” spiegò Ron, indicando un punto particolarmente luminoso.
“E la stella più brillante è Sirio” concluse Hermione, attirando su di sé gli sguardi di Harry e Ginny.
“Giusto… me lo aveva detto di avere il nome della stella più brillante del cielo,” commentò Harry tra sé e sé.
“È un po’ come se stesse vegliando su di te, non trovi?” domandò Ginny.
“Già, è bello pensare che sia così,” annuì il ragazzo, facendo posto a Ron e Hermione accanto a loro due.
 
I quattro si fermarono fin dopo la mezzanotte a guardare le stelle, parlando dei progetti futuri e delle preoccupazioni per il viaggio in Australia di Hermione. 
Quando lo stomaco di Ron prese a brontolare, tutti scoppiarono in una risata, prima di decidere di andare a prendersi un gelato in centro, concludendo la serata in bellezza.
“Al nostro ritorno dall'Australia potremmo organizzare un’altra serata così,” propose Hermione, assaporando la panna montata che decorava il suo gelato.
“Mi piacerebbe andare al cinema,” disse Ginny, portando una cucchiaiata di gelato al lampone alla bocca.
“È quel posto in cui i babbani vedono i film?” si sincerò Ron, assaggiando il gelato al cioccolato.
Harry annuì, mangiando una cucchiaiata di gelato alla vaniglia, “sarebbe divertente.”
Tutti annuirono, allettati dalla prospettiva di passare del tempo come normali adolescenti.
 
***

 
Impegnato con Charlie nel retro del negozio, George non fece caso alla campanella che segnalava l’ingresso di qualcuno, continuò quindi a sistemare prodotti negli scaffali, preparandosi alla riapertura dei Tiri Vispi Weasley, anche se la data non era ancora stata decisa.
“George, ti cercano,” gli disse Percy, affacciandosi. 
Il fratello minore sollevò gli occhi nocciola su di lui. “Dì che non ci sono, Perce.”
“Penso che questa visita potrebbe farti piacere e comunque non accetterà un no come risposta,” ribatté l’altro, tornando in negozio.
Il ventenne sbuffò, tirandosi in piedi e chiedendosi chi potesse essere, prima di darsi una veloce lavata alle mani ed andare ad incontrare il misterioso visitatore. Una volta raggiunto il bancone si trovò faccia a faccia con una delle sue più care amiche, che lo osservava con un’espressione accigliata.
“C’è qualche motivo che ti ha spinto a non rispondere alle nostre lettere, George Weasley?” gli chiese Angelina Johnson, in una preoccupante imitazione del tono autoritario di sua madre. “Lee, Katie, Oliver, Alicia ed io eravamo preoccupati… ci avevi promesso che non ci avresti ignorato.”
George incontrò lo sguardo incoraggiante di Percy, prima di concentrarsi sulla ex compagna di scuola, “hai ragione, scusa…”
“Volevo sincerarmi che tu stessi bene e ho approfittato della giornata libera dagli allenamenti per farlo.”
“Scusa, avrei dovuto rispondervi, ma dopo aver deciso di sistemare il negozio in previsione della sua riapertura sono venuto qui ogni giorno...”
“Sono felice che tu abbia deciso di riaprire,” Angelina allungò la mano, sfiorandogli il bracco.
“Anche mamma è d’accordo,” aggiunse lui, il supporto genitoriale e di tutti i suoi familiari era stato fondamentale in quei giorni.
“Fred ne sarebbe felice,” sussurrò la Cacciatrice, temendo di aver toccato un nervo scoperto.
Il fantasma di un sorriso si fece strada sul volto pallido del gemello sopravvissuto e la ragazza capì di aver fatto bene.
“Mi hanno incaricato di invitarti ad una cena a casa di Oliver e Katie sabato prossimo. Sappi che non accetterò un no come risposta!” spiegò la ragazza, puntando le iridi scure nelle sue. “Anzi, già che siamo qui... che ne dici se ti offrissi il pranzo?”
Per George sussurrare si fu semplice, lui e Angelina si conoscevano da anni, sapeva che non lo avrebbe costretto a parlare se non ne avesse avuto voglia.
“Ci vediamo più tardi,” borbottò, rivolto ai suoi due fratelli maggiori.
“Fai con calma!” esclamò Charlie.
“Ci vediamo più tardi,” aggiunse Percy, dandogli una spintarella verso la porta.
George scosse la testa, che ne sapevano quei due di Angelina, che era andata al ballo con Fred? Il gemello non avrebbe di certo voluto che lui si chiudesse in sé stesso e smettesse di frequentare gli amici, anche se all'inizio sarebbe stata dura doveva perseverare.
Lo doveva fare per Fred.




Nota dell’autrice:
Buonasera a tutti, miei cari lettori... vi capirei se aveste abbandonato questa storia, ma nel settembre scorso mi sono sposata, per poi andare in viaggio di nozze ad ottobre e questa storia é necessariamente finita in standby.
Ho tutte le intenzioni di finirla, ovviamente, solo che ho preferito terminare l’altra long che avevo in corso, ossia: “Promesse da mantenere”.
Ora, con il mio splendido matrimonio alle spalle, posso riconcentrarmi sulla storia dei nostri sopravvissuti, sperando di rendere giustizia ad ognuno di loro.
Come avete potuto vedere, le nostre coppie stanno facendo dei grandi passi avanti; Harry e Ginny hanno confessato il loro amore, mi sembrava il momento adatto a farlo, Ron ed Hermione invece si preparano alla partenza e nel prossimo capitolo inizierà la loro nuova avventura, inoltre ho introdotto anche George ed Angelina, ci andrò con i piedi di piombo con loro, ma era tempo di far affrontare anche a George i suoi demoni. L’allusione alla coppia Oliver Baston e Katie Bell si rifà all’headcanon comune che vede i due come una coppia, trovo anche io che stiano benissimo insieme e li vedremo alla cena a cui George ed Angelina parteciperanno. Come nello scorso capitolo, chi ha letto “Promesse da mantenere” avrà riconosciuto Lexie, la verità è che le sono così affezionata da averla inserita, anche se solo vagamente, anche all’interno di questa storia, spero che vi faccia piacere.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo presto con il prossimo,
Francy
   
 
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