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Autore: Naco    09/11/2018    3 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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Un mondo troppo distante
Ovvero
Regola n. 6: La vera forza è saper scendere a patti con le proprie debolezze


Kaori aprì gli occhi e si rese conto di essere in un luogo completamente buio, le mani legate alla testiera di un letto. Cosa le era successo? Ricordava di essere stata pedinata e di aver cercato di catturare il tipo che la seguiva, e invece alla fine era stata lei ad essere presa in ostaggio.
Lentamente, la sua vista si abituò all’oscurità e poté prestare attenzione al posto in cui si trovava: era una stanza ampia, anche se completamente vuota, a parte il letto su cui era adagiata. Per il resto non c’erano altri dettagli che le potessero far capire dove si trovasse: le finestre erano chiuse e la luce che filtrava era troppo poca per poter comprendere persino che ora del giorno fosse. Ripensò all’uomo che l’aveva seguita: probabilmente, si trattava della stessa persona che aveva tentato di rapire Shizuka negli studi, o forse di un suo complice, ma a parte questo non aveva altre informazioni su di lui. Nella mente rivisse la scena più volte: nonostante si fosse allenata con la pistola, anche stavolta era stata catturata con troppa facilità. Davvero non aveva imparato nulla?
Cercò di chiudere la mente a quei pensieri: non era il momento di essere negativa; adesso doveva pensare a come poter scappare o per lo meno riuscire a rendersi utile, per quel che poteva.
Cercò di strattonare le corde, ma erano troppo strette e comprese subito non sarebbe mai riuscita ad allentarle. Si chiese se l’avessero perquisita e se avessero già trovato il coltellino che portava con sé, oltre alla pistola: probabilmente, era proprio così; del resto, avevano a che fare con un professionista.
Ad un tratto, le parve di sentire dei rumori provenire dall’esterno. Smise di dimenarsi e cercò di concentrarsi il più possibile su quello che stava accadendo oltre la parete: c’era qualcuno, fermo davanti alla porta che conduceva a quella stanza. No, erano due persone. Due uomini, a giudicare dalle voci.
«Si può sapere che diavolo stai facendo? Perché hai rapito la donna? È l’assistente di City Hunter! Di sicuro ci ucciderà!» stava dicendo una delle due. Nonostante la porta fosse chiusa e le voci le giungessero attutite, riuscì a capire ogni parola, forse perché l’uomo era così nervoso che aveva iniziato ad urlare. Si accorse che aveva una voce familiare, che aveva già sentito da qualche parte. Ma dove?
«Non alzare la voce con me. Non ti preoccupare, è proprio perché quella donna è l’assistente di City Hunter che l’ho catturata. Vedrai che, per salvarla, farà come gli abbiamo detto e ci porterà quello che vogliamo!»
«Ma hai visto quanto è forte? E poi c’è anche quell’altro tizio spaventoso!»
«Falcon non agirà di testa sua, fidati».
«Come fai a saperlo? Non doveva andare così, Kuroyami-san! Io volevo solo-»
«Lo so e basta. Adesso, smettila di lamentarti: avrai quello che vuoi, sta’ tranquillo» lo fermò Kuroyami tagliente. «Ma quei due sono gli sweeper più famosi del Giappone e ho intenzione di toglierli di mezzo ad ogni costo. Hai capito?»
«D’a… d’accordo. Ma Shizuka…»
«Una volta che mi sarò liberato di City Hunter e Falcon, potrai fare quello che ti pare con lei».
L’altro non rispose: probabilmente aveva capito che non aveva senso ribattere e aveva desistito.
Dopo pochi secondi, la porta si aprì e uno dei due uomini entrò nella stanza, mentre l’altro rimase sulla soglia. Kaori era terrorizzata, ma posizionò la testa in modo che sembrasse che stesse ancora dormendo, mentre con gli occhi socchiusi studiava le due figure.
La luce proveniente dall’esterno non era molta, ma li illuminava abbastanza da poter riconoscere nel famigerato Kuroyami l’uomo che li aveva attaccati agli studi, grazie agli abiti che ancora indossava; l’altro, invece, era più mingherlino e probabilmente più giovane, e aveva la parte superiore del volto protetta da una maschera nera che le impediva di capire chi potesse essere.
Quell’elemento la incuriosì. Perché, pur trovandosi al chiuso, quell’uomo aveva deciso di coprirsi il volto, mentre l’altro ormai se ne infischiava bellamente?
“Non vuole che si sappia chi è” comprese. E questo significava che sapeva di poter essere riconosciuto e preferiva non rischiare. Avrebbe tanto voluto che dicesse qualcos’altro, qualunque cosa. Se davvero l’aveva visto da qualche parte, di sicuro con un piccolo sforzo sarebbe riuscita a capire di chi potesse trattarsi.
Tuttavia, i due uomini non profferirono parola: Kuroyami si guardò intorno, come se volesse controllare che non ci fossero problemi e, dopo qualche minuto, uscì dalla stanza.
«È sicuro che andrà tutto secondo i piani?» chiese finalmente la prima voce.
«Sta’ tranquillo. Sono un professionista, io»
«Sì, lo so».
Kaori non riuscì a sentire altro, perché si allontanarono in fretta. Non aveva importanza: era bastata quella domanda, posta proprio mentre la porta non si era ancora completamente chiusa, a farle capire di chi fosse la famigerata voce e perché avesse avvertito la necessità di non farsi riconoscere.

**

«Kaori-san è stata rapita per colpa mia?!» Falcon, Miki, Ryo, Shizuka e Saeko, giunta pochi minuti prima, erano seduti nel soggiorno di casa Saeba e stavano aggiornando Shizuka sulla telefonata che avevano ricevuto. «Ma è terribile! Dobbiamo fare qualcosa!» balzò in piedi, guardando i presenti uno alla volta aspettando che seguissero il suo esempio; tuttavia, gli altri non si mossero.
«Calmati, Shizuka. Il rapitore ha già detto dove e a che ora avverrà lo scambio, non ha senso che ci muoviamo prima» cercò di tranquillizzarla Ryo.
Lei, per tutta risposta, sgranò gli occhi, confusa: come poteva parlare in quel modo? «Non riesco a capirti: come fai ad essere così calmo? E se dovesse succederle qualcosa?»
«Non le accadrà nulla: il rapitore non trarrà alcun vantaggio nel farle del male, se prima non avrà messo le mani su di te».
La fredda logica inoppugnabile dell’uomo la sconvolse. «Come puoi esserne così sicuro? Quel pazzo ha tentato di rapirmi agli studi, in mezzo a tutta quella gente!»
«Lo so perché è così che funziona. Per adesso Kaori gli serve viva e non le torcerà un capello».
«Ma se…» provò di nuovo, ma Ryo la bloccò prima che potesse dire altro. «Kaori è una professionista e sa perfettamente che la priorità è proteggere la tua vita, Shizuka, anche a discapito della propria. Quindi, smettila di preoccuparti».
Shizuka, però, non era disposta a lasciar perdere. Come poteva parlare della sua socia in quel modo? Si era fatta l’idea che lei fosse innamorata di lui, ma dubitava che lui provasse un minimo di affetto nei suoi confronti, visto quel che aveva appena detto. «Come puoi dire così? Kaori-san è una donna! Ti importa così poco di lei?»
Ryo le lanciò una lunga occhiata penetrante che la fece istintivamente indietreggiare, tuttavia non aggiunse altro. Per la frustrazione, la ragazza sbatté un piede sul pavimento con rabbia.
«Hayato-san, e tu non dici nulla?» chiese allo sweeper, ma anche Umibozu non rispose.
«Siete dei mostri, ecco cosa siete!» urlò inviperita e uscì dalla stanza sbattendo la porta con violenza.
Rimasero in silenzio finché non sentirono i passi di Shizuka allontanarsi verso la sua stanza. Solo allora, Ryo rivolse la sua attenzione alla poliziotta che non aveva aperto bocca dacché era entrata.
Saeko scosse la testa: «Purtroppo il coltello che avete recuperato non era un modello particolare e non c’erano impronte sul manico, quindi non abbiamo potuto scoprire nulla sull’identità del rapitore».
«Lo immaginavo. E sulle coordinate che ti ho mandato?»
Gli occhi della donna brillarono. «Avevi ragione: si tratta di una villetta fuori città, ben nascosta nel verde. Il tipico posto in cui qualcuno tende a nascondersi oppure dove si può tenere qualcuno senza che nessuno lo noti».
«Non riesco a capire, quindi sai dov’è Kaori?» intervenne a quel punto Miki.
«Più o meno. Grazie alla ricetrasmittente che ha sempre addosso mi ci è voluto poco per scoprirlo».
«Allora Shizuka ha ragione, perché non andiamo a salvarla adesso? Di sicuro li coglieremmo di sorpresa!»
«Perché ci sono ancora troppi punti oscuri in questa storia».
«Non capisco» ammise.
«Sono del parere che il tizio che l’ha rapita e che ha cercato di catturare Shizuka agli studi sia stato semplicemente assoldato da un’altra persona» spiegò.
«Eh?»
«Riflettici: abbiamo potuto appurare che è un vero professionista. Se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe già fatto. La stessa Shizuka ci ha spiegato che non conosce nessuno che potrebbe volerle fare del male e io dubito che un killer professionista si diverta a giocare con una ragazza in questo modo. Per questo, presumo che ci sia un’altra persona dietro tutto questo».
«E immagino che tu abbia capito chi sia questo famigerato mandante, ma non vuoi dirglielo perché potrebbe essere qualcuno che lei conosce, giusto?»
Ryo scosse la testa. «No, questo particolare continua a sfuggirmi. Però, sì, sono convinto che si tratta di qualcuno che Shizuka conosce. Perciò, finché non avremo qualche informazione in più, preferisco attenermi alle sue richieste».
«Magari si tratta proprio dell’uomo che Kaori ha visto agli studi, quel Kudo di cui mi hai parlato» si chiese Umibozu meditabondo. «Potrebbe avere creato della confusione proprio per permettere al nostro uomo di eludere i controlli».
«O forse il nostro uomo ha semplicemente colto quel momento per poter entrare» propose invece Saeko. «Ho fatto dei controlli e, a parte essere un fan sfegatato di Shizuka, non è venuto fuori niente di interessante, anche se questo non lo esclude a priori. Ma, per quanto ne sappiamo, potrebbe non c’entrare niente e l’ha fatto entrare qualcun altro».
«In sintesi, non abbiamo nulla su questa fantomatica seconda persona» concluse Ryo.
I presenti annuirono e Miki improvvisamente si alzò «Vado a vedere come sta Shizuka».
«Lasciala perdere, vedrai che si calmerà», cercò di farla desistere Umibozu, ma lei gli lanciò un’occhiata in tralice.
«Lei non fa parte di questo mondo, Falcon, è ovvio che non capisca cosa stia succedendo. Mi è sembrata abbastanza sconvolta da poter fare qualche sciocchezza».
«Suppongo che tu non le abbia detto ancora nulla» commentò Ryo appena Miki chiuse la porta dietro di sé, ma il grugnito di Falcon gli fece comprendere che non era il caso di porre ulteriori domande.
Ryo stava per fargli una delle sue solite battute poco carine, ma il telefono squillò proprio in quel momento e tutta la sua attenzione fu per la chiamata in arrivo.
Non era il rapitore, ma uno degli uomini di Saeko che cercavano il commissario.
La conversazione non durò molto ma, quando la poliziotta alzò lo sguardo verso di loro, aveva un’espressione che non prometteva certo buone notizie.
«Ho come l’impressione che non stai per dirmi che hai intenzione di pagarmi dieci mokkori in una volta sola» commentò sarcastico Ryo.
La donna non sorrise nemmeno. «Mi hanno appena informato che ultimamente nella zona che abbiamo circoscritto grazie alle tue coordinate è stato avvistato un uomo che teniamo d’occhio da un po’. Si chiama Kuroyami».
«Kuroyami….» Ryo parte impensierirsi tutto ad un tratto e gli altri due si fecero più attenti: forse gli era tornato in mente qualcosa che potesse fare luce sulla vicenda.
«Lo conosci, Ryo?»
«Mai sentito nominare!»
Saeko avrebbe voluto strozzarlo: se non lo avesse conosciuto bene, si sarebbe chiesto se fosse davvero preoccupato per le sorti di Kaori. Poteva comprendere molto bene la reazione della povera Shizuka.
«Invece a me non suona nuovo» intervenne invece Umibozu. «Ma non so dove l’abbia sentito».
«In realtà anche noi non abbiamo molte informazioni in proposito: sembra che sia apparso sulla scena relativamente da poco tempo e che sia vissuto all’estero fino a qualche anno fa. Pare che sia un esperto di trappole».
«Tsè!» fu l’unico commento di Umibozu, che si sentì immancabilmente chiamato in causa.
«Uhm, ora che ci penso, quando ero appena arrivato in America, sentii di un killer che si faceva chiamare Black Shadow ed era specializzato nell’uso di trappole. Potrebbe essere la stessa persona, visto il nome.* Però non so molto di lui, perché non ho avuto mai modo di incontrarlo: pare che fosse già caduto in disgrazia, all’epoca. Correva voce che fosse stato ucciso, ma probabilmente si era solo nascosto per qualche tempo per poter riprendere l’attività da qualche altra parte. Qui in Giappone, per esempio».
«Sicuramente vorrà farsi di nuovo un nome e avrà accettato l’incarico che gli veniva offerto dal tizio. Non gli sarà parso vero di potersi scontrare contro noi due».
Ma Ryo non era molto convinto. «Tu credi? Io invece ho un’altra idea»
Tuttavia non aggiunse altro, perso nei propri pensieri.


Miki bussò più volte prima di aprire la porta della stanza di Shizuka, ma alla fine decise di abbandonare ogni scrupolo e di entrare lo stesso. La trovò seduta sulla punta del letto, immobile; probabilmente, non l’aveva neanche sentita entrare, perché non si mosse da quella posizione finché non si accomodò accanto a lei.
«Anche tu sei venuta dirmi di non preoccuparmi?» domandò lei senza guardarla.
Miki scosse la testa. «Al contrario. Sono qui per dirti che ti capisco. E che, se dipendesse da me, sarei già corsa a salvare Kaori-san».
«E allora perché non hai detto nulla? Kaori non è anche una tua amica?»
«Certo. Ma ho fiducia in Saeba-san e Falcon: loro sanno quello che stanno facendo».
«Davvero?» la ragazza non pareva molto persuasa e Miki riusciva a comprendere bene cosa stesse pensando.
«Vedi, anche se non lo dà a vedere, Saeba-san è molto preoccupato per Kaori».
«E allora come può restare seduto senza far nulla? Se una persona a me cara fosse in pericolo, farei di tutto per aiutarla. Anche Hayato-san… è così diverso dall’uomo che ho conosciuto tanti anni fa: quella volta rischiò addirittura di essere catturato dalla polizia per salvare me e mio padre da quel pazzo che ce l’aveva con noi. Invece prima…».
Miki le sorrise e la fece voltare verso di lei. Quella era la donna per cui il suo matrimonio con Falcon era in crisi, ma non riusciva a odiarla o a provare antipatia per lei. Perché anche lei aveva compreso e amato le qualità di Falcon che le avevano fatto battere il cuore fin da quando aveva otto anni.
«È normale per te pensarla in questo modo, anzi sarebbe strano se non lo fosse. Ma nel nostro mondo non funziona così. Per noi, un piccolo errore di valutazione, una distrazione qualsiasi può costarti la vita. Lasciarsi guidare solo dai sentimenti è lo sbaglio più grande che si possa commettere. È questo che fa la differenza tra un professionista e uno che non lo è. E loro lo sono. Si sono assunti il compito di proteggerti, e lo faranno. Ma salveranno Kaori, vedrai».
Shizuka la fissò. «Ne parli come se fosse la cosa più normale del mondo».
«Beh, diciamo che sono abituata: non è la prima volta che accade una cosa del genere».
Shizuka non ebbe modo di chiedere ulteriori delucidazioni, perché la porta si aprì e Saeko si unì a loro. «Ryo e Umibozu hanno detto di prepararvi. Vi aspettano giù, nel garage».
Le due donne si guardarono: finalmente era arrivato il momento di agire.

**

Nel buio in cui si trovava, Kaori non riuscì a comprendere quanto tempo fosse passato dal momento in cui era stata portata in quel posto. Si era appisolata varie volte - forse la sostanza che avevano usato per tramortirla aveva avuto un effetto più lungo di quel che aveva pensato inizialmente - ma quando il suo rapitore la prese in malo modo e se la caricò sulla spalla, era vigile e pronta alla lotta.
«Lasciami andare, maledetto!» gli urlò cercando di divincolarsi, ma la forza dell’uomo era nettamente superiore alla sua e con un paio di movimenti riuscì a impedirle ulteriori resistenze.
«Accidenti, quanto casino fai! Se non stai un po’ ferma, ti faccio dormire un altro po’, hai capito?»
Kaori a quella minaccia si immobilizzò subito: doveva rimanere sveglia se voleva scoprire qualcosa di più su quella storia ed essere d’aiuto a Ryo e agli altri.
Kuroyami la portò fuori da quella che, da quel poco che era riuscita a vedere, sembrava una baita nel bosco come quella di Falcon, e la caricò su un furgoncino che si trovava sul retro dell’abitazione, scaraventandola all’interno senza tanti complimenti.
«Ehi, che modi!» si lamentò, ma nessuno le diede retta.
Il mezzo partì dopo poco. Non aveva idea di dove la stessero conducendo, perché anche lì dentro era buio pesto. Il camion procedette su una strada di campagna, piena di curve e dossi che la sballottavano da una parte all’altra dell’abitacolo. Non potendo aggrapparsi a niente, Kaori smise di far resistenza, pregando solo di non rompersi qualche osso.
Dopo una ventina di minuti - anche se a lei parvero molti di più - le curve lasciarono il posto a una strada diritta che le fece tirare un sospiro di sollievo; anche il manto stradale sembrava molto più compatto, a giudicare dalla mancanza di altri scossoni, perciò comprese che erano rientrati in città. Non in centro, però: il furgoncino procedeva sicuro, senza rallentare o fermarsi, segno che comunque la strada che stavano attraversando era libera dal traffico.
Quando finalmente il motore si fermò e qualcuno venne ad aprire il portellone per tirarla malamente fuori, l’aria salmastra del mare che le riempì le narici e il suono prolungato di una nave che chiamava a sé gli ultimi passeggeri le fecero capire dove si trovasse, ancora prima che i suoi occhi si abituassero alla nuova situazione: era in una zona del porto ormai in disuso, dove c’erano decine e decine di costruzioni abbandonate in attesa di essere rare al suolo.
Kuroyami la prese ancora una volta sulle spalle e la portò all’interno di una delle strutture.
«Resta con lei finché non ti do il segnale» fu l’unica cosa che disse all’altro uomo.
«Dove vuoi che se ne vada così legata?» commentò quello per la prima volta e, dal suo tono, Kaori si rese conto che era spaventato anche più di lei. La scoperta le fece tirare un sospiro di sollievo: evidentemente, anche a lui quella situazione non doveva piacere per niente e, se avesse giocato bene le proprie carte, avrebbe potuto sfruttare la sua paura a proprio vantaggio.
«Tu fa’ come ti dico e attieniti al piano» fu la risposta di Kuroyami allontanandosi.
Kaori attese di non sentire più i passi del killer e portò tutta la propria attenzione sull’uomo che era rimasto con lei: sentiva la sua ansia crescere di minuto in minuto, anche se cercava di calmarsi misurando a grandi passi il posto in cui si trovavano.
«Anno-san?» provò a chiamarlo lei, facendosi coraggio. Dalla sua reazione sarebbe dipesa la sua vita.
L’uomo si fermò all’improvviso e un silenzio surreale li avvolse.
«Anno-san?» riprovò.
«Che stai dicendo? Mi hai scambiato per un’altra persona!» ribatté lui, cercando di mantenere il tono distaccato e riprendendo a camminare, ma era chiaro che fosse terrorizzato dal fatto di essere stato riconosciuto.
«Anno-san, la prego».
«Ti sbagli, io non conosco nessun Anno!» la sua voce stavolta era più alta e più sicura.
Kaori decise di desistere e di tentare un’altra tattica. Non aveva idea se l’uomo nascondesse addosso un’arma, per questo sarebbe stato meglio per lei evitare di farlo innervosire. Per questo motivo, rimase per qualche minuto in silenzio, sperando che si calmasse.
«Lei è innamorato di Shizuka, non è vero?» domandò a bruciapelo dopo un po’ di tempo.
Anche questa volta Anno si fermò. «Chi te l’ha detto?» le domandò. Stavolta, non c’era ostilità nelle sue parole, ma solo una sincera curiosità.
«Me ne sono resa conto durante la registrazione della scena d’amore. All’inizio pensavo che dipendesse solo dalle sue indiscutibili abilità di attore, ma non ne sono più così sicura. C’era troppo affetto nel suo sguardo, per essere solo una finzione».
«Ti devo fare i miei complimenti. Sei l’unica che si è accorta di quello che provo per Shizuka. Si vede che sei l’assistente di City Hunter».
Non era molto sicura che l’intuizione che aveva avuto dipendesse da quello; semplicemente, era anche lei una persona che aveva sofferto e soffriva ancora per amore, ed è più facile riconoscere gli stessi sentimenti negli occhi degli altri.
«Se la ama, perché le sta facendo questo?»
Ci fu ancora un attimo di silenzio e Kaori temette di aver fatto la domanda sbagliata e aver perso quel lieve collegamento che c’era stato tra loro.
«Non volevo arrivare a tanto» ammise lui, dandole le spalle. «Ho cercato di corteggiarla come qualsiasi uomo farebbe con una donna, ma ogni volta che ero in sua compagnia non faceva altro che parlare dell’eroe che l’aveva salvata e di quanto lo amasse, e continuava a ripetere che aveva scelto di partecipare a quel film proprio perché sperava che lui tornasse da lei».
Di sicuro stava parlando di Umibozu, comprese.
«Era un’ossessione, per lei. Così ho pensato che potevo diventare io, il suo nuovo cavaliere senza macchia e senza paura».
Kaori non riusciva a credere alle proprie orecchie. «Quindi ha assunto quel Kuroyami perché prima la spaventasse e poi tentasse di rapirla, cosicché lei potesse salvarla…. proprio come fece quell’uomo tanti anni fa?»
Anno non rispose, ma era chiaro che aveva indovinato. Era per questo che Kuroyami si era introdotto negli studi nonostante ci fossero tutte quelle persone, faceva tutto parte della loro messinscena: Kuroyami avrebbe fatto finta di rapire Shizuka e lui sarebbe intervenuto per salvarla. Però lei e Ryo si erano mossi prima e avevano rovinato il loro piano.
«Ma si rende conto di quello che ha fatto? Quello è un sicario professionista!»
«Certo che lo so! Però non sapevo che altro fare! Sarebbe andato tutto bene se voi due non vi foste messi in mezzo! Adesso lui non pensa ad altro che a far fuori City Hunter e Falcon! Ha riempito questo posto di trappole che scatteranno appena quei due metteranno piede qui dentro».
Kaori avrebbe voluto urlare di frustrazione, prendere a pugni l’attore e dirgli che era un emerito cretino, che per colpa sua adesso non erano solo lei, Ryo e Umibozu ad essere in pericolo, ma anche lui stesso e Shizuka, perché dubitava che uno di tal fatta si sarebbe accontento solo dei soldi, ma di sicuro avrebbe voluto liberarsi di tutti i testimoni.
Ma non lo fece. Perché, in fondo, lei non si era comportata in modo molto diverso da lui. Certo, non aveva assunto killer professionisti per i propri scopi ma, per colpa della propria gelosia, non aveva forse rischiato che Shizuka venisse rapita? Certo, adesso era a conoscenza del fatto che la ragazza non avrebbe corso nessun pericolo, ma allora non avrebbe potuto saperlo. Come poteva accusare Anno di qualcosa, quando anche lei aveva agito nel proprio interesse, senza pensare alle conseguenze?
Tuttavia, quello non era il momento di biasimare se stessa: doveva liberarsi e avvisare Ryo e gli altri prima che fosse troppo tardi.
«Anno-san, la prego, mi liberi, devo avvisare Ryo!»
«Non posso farlo, ormai è troppo tardi: non appena City Hunter e Falcon entreranno nel magazzino, Kuroyami porterà via Shizuka, in un posto in cui io potrò andare a liberarla. Se dovessi aiutarti, lui saprebbe che sono stato io e ucciderebbe anche me e Shizuka».
«Ma non capisce? Lui vuole solo uccidere Ryo e Falcon, non gli importa un accidenti di salvare Shizuka! E dopo che l’avrà uccisa, toccherà a lei!»
«Io non-»
«Anno-san! Se la ama davvero, non può permettere che Shizuka rischi la vita in questo modo!» urlò con tutta la rabbia e l’impotenza che avvertiva in quel momento.
Nel silenzio che seguì le sue parole, Kaori sentì il rombo di un motore che si fermava a poca distanza dal luogo in cui si trovava. Non aveva dubbi che si trattasse della jeep di Umibozu. Lui e Ryo erano arrivati e lei non poteva far nulla per aiutarli.



* Kuroyami è, appunto, la traduzione giapponese di Black Shadow (letteralmente: ombra nera).

Note dell’autrice
Sì, lo so cosa state pensando. Un tizio con un soprannome simile, che è anche un esperto di trappole: un personaggio del genere esiste in City Hunter, precisamente nei capitoli 153-157, quelli dedicati al nonno. Ammetto che me ne ero completamente dimenticata e per un attimo, quando ci ho fatto caso, ho pensato di cambiare qualcosa; tuttavia, alla fine, ho deciso di non intervenire: innanzi tutto perché, diciamocelo, personaggi simili non sono di certo rari in questo manga (ricordate Silver Fox?) e poi perché, alla fin fine, le storie sono comunque piuttosto diverse, quindi, perché complicarmi ulteriormente la vita? Mi auguro comunque che questo dettaglio ispirato (senza volerlo) al manga possa piacervi lo stesso.
   
 
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