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Autore: _Bri_    11/12/2018    3 recensioni
Raccolta di One-Shot legate alla long "Di Ghiaccio e Tempesta", completata e disponibile sul mio profilo. Auguro una buona lettura ai vecchi e nuovi lettori.  
1 • Wild
2 • Primo appuntamento
3 • George's Dilemma
4 • La Festa
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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 George’s Dilemma
(nel giorno delle viole)

 
     
Daphne non era più abituata ad indossare i tacchi. Difficile ammetterlo, ma dal giorno della battaglia di Hogwarts aveva avuto ben poche occasioni per fare sfoggio dei suoi begli abiti e delle sue scarpe ricercate. Meno difficile, comunque, fu accettare il fatto che aveva capito non le importasse affatto. La sua vita era stata stravolta in maniera decisamente positiva dalla presenza di Lee; quel rapporto che era nato come un gioco e che vedeva le proprie radici nel giorno del ballo del Ceppo, si era radicato fino al punto di far ammettere alla strega che, Lee Jordan, era in assoluto la persona che preferiva al mondo; fu dunque naturale accettare che l’unica cosa che desiderasse, fosse vivere con lui nel modesto appartamento al numero 9 della piazza centrale di Diagon Alley. Da quel giorno non aveva che indossato scarpe e vestiti comodi, per affrontare il corso di comunicazione che le avrebbe spalancato le porte dell’Organizzazione di Eventi, la sua vocazione. Daphne aveva la giusta dose di charme e parlantina per rendere tutto più che impeccabile ed erano una manciata scarsa, gli esami ancora da sostenere per il raggiungimento del diploma supplementare ai M.A.G.O.
Per far pratica aveva convinto Matilda a collaborare all’organizzazione del suo matrimonio, ragion per cui era dalla mattina che girava come una trottola nel casale che la giovane coppia aveva scelto per il grande giorno. Fortunatamente il 19 Settembre si era rivelato un giorno di sole, e solo qualche innocuo cirro pascolava nel cielo limpido. Il Casale di madame Felix non era molto distante dalla Tana, dove Arthur e Molly avrebbero avuto il piacere di ospitare il matrimonio, ma fu George il primo a dissentire (facendo gioire Daphne che riteneva quella casa davvero inadatta per ospitare una cerimonia); prima di tutto George non aveva voglia di far stancare la madre e sapeva che se avessero tenuto il matrimonio proprio alla Tana, la donna non si sarebbe fermata un solo istante. Secondo poi, il ragazzo era cosciente che ci sarebbe stata la remota possibilità che i genitori di Matilda si presentassero al matrimonio, ragion per cui affermò che sarebbe stato meglio trovarsi in un luogo neutrale. Daphne aveva quindi dato sfogo a tutto il suo estro creativo, che sovente Matilda si vide costretta a limitare, altrimenti si sarebbe ritrovata a camminare su tappeti di zaffiri e rubini e per quanto benestanti, visti gli affari di George che andavano molto bene, non avrebbe di certo voluto sostenere costi eccessivi solo per festeggiare il matrimonio. Daphne dovette mordersi più volte la lingua; riteneva infatti inaccettabile che la sua migliore amica si fosse dimostrata così rigida e poco interessata alla cerimonia, ma alla fine arrivò a prendere quella come una sfida personale: un matrimonio in grande stile da milioni di galeoni sarebbe stato in grado di organizzarlo chiunque, invece avere un vincolo di budget significava dover mettere maggior impegno, per risultare egualmente sensazionale.
Ebbene, tutto stava andando secondo i suoi piani ed ogni cosa sembrava trovarsi al posto giusto; ma quando Daphne scorse Lee, perfettamente in tiro ma con la faccia di chi aveva appena ricevuto una pessima notizia, roteò gli occhi verso l’alto: qualcosa doveva pur andare storto, no?
 
-Che succede?- lo incalzò subito Daphne, senza giri di parole. Lee si passò una mano sul viso con gesto disperato
 
-Abbiamo un problema-
 
-Se riguarda l’arco nuziale, mi sono già mossa per dare una bella strigliata a quegli incompetenti che pretendono anche  di farsi chiamare fiorai!- Daphne alzò il naso e scacciò l’aria con la mano. Aveva tutto sotto controllo
 
-Tesoro…apprezzo il tuo pragmatismo, ma il problema è molto più grosso di un mazzo di fiori-
 
-Sentiamo-
 
Lee umettò le labbra, prima di fissare gli occhi algidi della compagna –Si tratta di George…temo ci abbia ripensato-
 
*
 
Matilda aveva cacciato via amiche, zia, suocera e future cognate. Incominciava a sentirsi soffocata e non era esattamente quello che voleva per il suo matrimonio. Pronta ormai da una buona mezz’ora, continuava a guardare la propria figura nello specchio, incapace di credere che quella fosse proprio lei: il caschetto stranamente composto in boccoli ordinati ed impreziosito da una vecchia spilla che la madre ci aveva tenuto tanto a farle avere, incorniciava il viso dal trucco leggero, ma che faceva risplendere quegli occhioni cerulei; quel vestito di tulle ricamato e che arrivava a coprire le ginocchia, la fasciava come una ballerina. Non c’era niente di eccessivo, eppure le ricordò che, quel giorno, la sposa sarebbe stata lei.
Si sarebbe sposata con George Weasley, il grande amore della sua vita, questo era innegabile
 
-Tia, sei proprio bella sai?-
 
Matilda sorrise nel sentire la voce dell’unica persona di cui aveva tollerato la presenza in quella stanza dedicata a lei; dal riflesso dello specchio osservò una matassa di capelli azzurri ed un paio di occhi verdi che la guardavano con stupore. I piedi ancora scalzi piroettarono in direzione di Teddy, anche lui vestito in maniera impeccabile nel completino che la stessa Matilda aveva scelto per lui
 
-Grazie tesoro, ma tu sei sempre il più bello di tutti- rispose lei, mentre si chinava a prendere in braccio il bambino, per poi stringerlo a sé –La zia è molto agitata, lo sai?-
 
Teddy, abbarbicato su di lei, le ispezionava il viso con cipiglio
 
-Pecché? Io sono tanto felice!-
 
-Anche io lo sono- si affrettò a rassicurarlo –ma sai, lo zio George è una testa tutta matta, potrebbe combinare qualche guaio e alla zia i guai non piacciono per niente-
 
Teddy si allacciò con forza al suo collo, ornato dalla semplice catenina con il ciondolo a forma di volpe che proprio George le aveva regalato molti anni prima –Tio è simpatico, mi fa ridere! Voglio che lancia i fuochi attificiali come al mio compleanno!-
 
L’entusiasmo del bambino la fece ridere di cuore –Voglio che lanci- lo corresse –ci divertiremo tantissimo, vedrai…e questa sera potrai chiedergli di lanciare i fuochi con lui, che ne dici?-
 
Gli occhi di Teddy si allargarono in maniera adorabile, mentre i suoi capelli pettinati con cura assunsero nell’immediato un intenso tono di rosso –Si! Anche la nonna? E Harry?-
 
-Anche loro, si…ma attento, perché alla nonna non piacciono tanto gli scherzi dello zio George-
 
Un bussare delicato pose fine a quel dialogo. Con Teddy stretto al collo, Matilda mosse la bacchetta per aprire la porta
 
-Wow…allora ci siamo davvero, sarò costretto ad accettare l’idea di saperti sposata a George Weasley-
 
Matilda sorrise davanti all’immagine del gemello che teneva le mani nel completo blu scuro che indossava con la nonchalance che gli era propria; Teddy dedicò una fugace occhiata a Draco, prima di tornare a guardare Matilda
 
-Lui chi è?- chiese curioso
 
-Si chiama Draco ed è mio fratello-
 
Draco represse la voglia di mostrare lo sdegno davanti alle poche attenzioni di quel bambino insolente; aveva capito al volo chi fosse, anche se era la prima volta che lo incontrava di persona. L’attenzione del mago, comunque, tornò nell’immediato alla sorella: nel rimirarla sentì un nodo ingombrante incastrargli la gola. Matilda era bellissima e radiosa, ma soprattutto sembrava davvero felice. Si scambiarono una lunga occhiata, prima che lei spezzasse il silenzio
 
-Stavo proprio dicendo a Teddy che mi sento molto agitata-
 
-Pecché scoppiamo i fuochi!- urlò Teddy, lanciando le braccine in alto; di nuovo i suoi capelli turchesi virarono al rosso
 
-Credo sia normale, stai per infilarti in una famiglia…- lo sguardo burbero della sorella lo fece esitare, così che la sua risposta si piegò ad un compromesso più tenue -…numerosa, una famiglia molto numerosa-
 
-La tua diplomazia ti fa onore- scherzò Matilda –piuttosto credo sia quasi il momento di andare…dove hai lasciato Astoria? Non l’ho ancora vista!-
 
-Sai quanto sia discreta quella ragazza…ha preferito lasciarti la tua privacy, credo abbia raggiunto quella sciroccata della sorella; Daphne dovrebbe prendersi un calmante, mi è sembrata molto più agitata di te, non credo sia normale-
 
-Che vuol dire scicoccata?-
 
Matilda, esasperata, lanciò l’ennesima occhiataccia a Draco, che di tutta risposta si strinse nelle spalle trattenendo una risata
 
-Ecco tesoro…-
 
Ma la porta si spalancò di nuovo, interrompendo il tentativo di spiegazione: l’espressione di Daphne trapelava agitazione e premura, cosa che non sfuggì affatto a Matilda; la bionda Greengrass fu spostata con forza da Ginny che per poco, vista la tanta irruenza, non distrusse lo chignon in cui aveva chiuso i lunghi capelli rossi
 
-Che succede?-
 
-Matt, dobbiamo parlare- imperò Ginny, puntando poi gli occhi caldi su Draco –Lasciaci sole, Malfoy!-
 
-Ehi! Come ti permetti Weasley?! Ti sei dimenticata che sono il testimone di mia sorella?!-
 
Hermione irruppe nella stanza barcollando sui sandali troppo alti, chiusa nel suo lungo vestito cobalto
 
-Glielo avete detto?-
 
-Detto cosa?- Matilda riuscì a mantenere la calma solo grazie alla presenza di Teddy, ancora tenacemente stretto a lei
 
-Puoi chiedere a tuo fratello di lasciarci sole?- Ginny tentò di oscurare la vista di Draco, ponendosi davanti a lui. Fu il turno di Fleur: la mezza veela fluttuò elegantemente nella stanza, trattenendo fra le mani il bouquet di viole che Hermione l’aveva obbligata a confezionare, asserendo che quella fosse un’importante tradizione babbana; Draco sentì l’ira passare dal galoppo al trotto ed il colpo di grazia arrivò con il profumo di quella splendida donna che sembrava risplendere di luce propria
 
-Oh, Matildà! Tu es splendide!- cinguettò sinceramente commossa Fleur, davanti la vista di Matilda che, di contro, si avvilì nel percepire che la quasi cognata fosse molto più bella di lei, persino nel giorno del suo matrimonio
 
-Si, va bene! Siamo tutti d’accordo, ma ora dovremmo davvero parlarti!- disse agitata Ginny
 
-Tu sarosti Draco?- chiese con sospetto Fleur, fissando il mago che aveva preso a boccheggiare davanti alla sua meravigliosa siluette
 
-Credo sia meglio rimandare a più tardi le presentazioni, Fleur…- mormorò Hermione
 
-Qualcuno ha intenzione di spiegarmi cosa succede, o sono costretta ad assoldare una veggente?-
 
-Si tratta di…George- Daphne usò estrema cautela, anche se trasudava ansia: il suo primo matrimonio stava per andare a rotoli e questo aumentava di gran misura il suo livello d’agitazione. Nel sentir nominare il futuro cognato, Draco sembrò riprendersi e spostò la sua attenzione da Fleur a Daphne, seppure con gran fatica
 
-Che ha combinato quell’idiota?!-
 
-Non dare dell’idiota a mio fratello!-
 
Matilda approfittò di quel bisticcio per avvicinarsi ad Hermione –Reggeresti Teddy?-
 
L’amica annuì e sfoderò un gran sorriso al bambino, che s’aggrappò al suo collo mentre Matilda voltò il capo verso Daphne, che stropicciava le mani con frenesia –Allora? George sta bene? Parla Daphne, mi sto preoccupando!-
 
La bionda Greengrass tornò a fissare l’amica; così prese un gran respiro e sussurrò –Fisicamente si…ma…-
 
-Ma?-
 
-Ecco…ci ha ripensato Matt, non vuole più sposarsi…me l’ha appena detto Lee-
 
Nonostante la strega avesse mantenuto un tono molto basso, pare che tutti avessero sentito quella confessione: subitamente si voltarono a fissare Matilda, terrorizzati da ciò che quella notizia avrebbe scatenato. Draco, per primo, sgranò gli occhi e poi cominciò ad agitare le braccia
 
-Io lo ammazzo! Lo sapevo che non era che un buffone! Dovrebbe ringraziare tutti i defunti maghi per essere riuscito ad avere questa possibilità con te, invece ora non vuole più sposarti?!-
 
Matilda alzò una mano per mettere a tacere lo sproloquio di Draco; l’espressione serena sul suo volto li lasciò di stucco
 
-Forse è scioccata- Sussurrò Ginny ad Hermione
 
La ex serpeverde scosse il capo –Tranquilli, me lo immaginavo. Ci penso io-
 
-C…che?- balbettò stupita Daphne, ma quando vide Matilda avviarsi alla porta, ancora scalza per giunta, saltò sul posto. Appena la giovane sposa scavallò al corridoio, tutti i presenti si scambiarono delle occhiate di reale sgomento e, silenziosi, seguirono la strega
 
*
 
Ron non faceva altro che tamponarsi la fronte con un fazzoletto dello stesso tono di grigio del suo bel completo; aveva risparmiato un sacco di galeoni per poterselo permettere, ma in veste di testimone dello sposo non aveva badato a spese. Certo, probabilmente se non fosse riuscito a far cambiare idea a suo fratello, che attualmente era seduto in un angolo della stanza con la fronte china sulle ginocchia, quel sacrificio economico sarebbe stato inutile. Ron si schiarì la voce prima di rivolgersi all’altro, che non sembrava dare cenni di vita
 
-Georgie…non ti farebbe bene prendere un po’ d’aria? O magari bere qualcosa di fresco…secondo me stai avendo solo un attacco di ansia in piena regola-
 
Ma dal fratello, nessuna risposta. Ron roteò gli occhi al cielo e si passò una mano sulla faccia, prima di ritentare –Vuoi che chiami Bill? O la mamma?-
 
George smosse appena la testa in segno di diniego, gettando Ron nello sconforto. Non era bravo in quelle cose lì, no davvero. In quel momento avrebbe voluto l’aiuto di Harry, o di Hermione che con le parole era senza ombra di dubbio la migliore dei tre. Per questo quando sentì un tenue bussare alla porta, Ron tirò un sospiro di sollievo: qualcuno era venuto in suo aiuto, che Godric sia sempre lodato
 
-Georgie?- quel pigolio delicato fece gelare Ron e scattare la testa di George; il più piccolo dei due si ritrovò a fissare il volto sconvolto del fratello, con gli occhi ridotti a due fessure per il tanto piangere
 
-Matt?!- Rispose George, scattando subito in piedi e scansando Ron, il quale intralciava la traiettoria verso la porta. Quest’ultimo non seppe proprio cosa fare, se non rimanere inerme a guardare il fratello; appena George mise la mano sulla maniglia, pronto ad annullare la distanza che lo separava da Matilda, quest’ultima alzò il tono
 
-Aspetta! Non dovresti guardarmi…le tradizioni, sai…rimaniamo così, va bene?-
 
La mano di George rimase ancora per un po’ incastrata alla maniglia, fin quando non annuì, silenziosamente, lasciando la presa. Dopo qualche secondo volse il capo per rivolgersi al fratello minore
 
-Ron…ci puoi lasciare soli?-
 
Come destatosi d’improvviso, Ron sgranò gli occhi e si affrettò a rispondere –Oh! Si, certo…ecco, permesso…non guardo…non guardate…-
 
Matilda osservò Ron strisciare, con le mani sugli occhi, oltre la porta
 
-Ronald, tu puoi guardarmi-
 
-Meglio di no, le tradizioni…sai-
 
Il giovane Weasley sarebbe caduto, se la mano di Hermione, che con le altre ragazze aveva seguito Matilda, non l’avesse tirato via. A quel punto Matilda si voltò per fissare la piccola corte che l’aveva circondata
 
-Emh…va tutto bene, potete lasciarci soli?-
 
Un po’ a malincuore, comunque tutti annuirono e seguitarono ad allontanarsi, compreso Draco che fu trascinato via da Astoria, unitasi al fiume di persone al seguito di Matilda, senza realmente capire cosa stesse succedendo. Finalmente nel corridoio non era rimasta che lei, che poggiò le mani alla porta nuovamente chiusa; dall’altra parte George aveva assunto inconsapevolmente la stessa posa: entrambi con lo sguardo fisso sul legno che li separava
 
-Matt…mi dispiace, sono un codardo- la voce commossa di George arrivò spezzata alle orecchie di lei, che accennò un sorriso e scosse il capo, anche se sapeva che lui non poteva vederla
 
-No che non lo sei tesoro…hai solo paura, è comprensibile-
 
-Non so perché…mi sento crollare. Pensavo di avercela fatta, di aver superato il dolore, ma oggi…proprio oggi…-
 
-Ne abbiamo parlato tanto, posso dirti come la penso?-
 
George strinse i pugni mentre poggiava la fronte sul legno. Non riusciva a trattenere le lacrime ed il suo consenso si mescolò ad un singhiozzo. Così Matilda socchiuse gli occhi e prese fiato, per munirsi di quell’autocontrollo necessario per supportare entrambi
 
-La verità, Georgie, va bene? Tu hai solo paura che coloro che ami possano scomparire…come è successo con Fred. Me ne sono accorta, sai, che da qualche tempo a questa parte non fai altro che rinunciare: non rischi più, e non è da te! Tu sei un guerriero George…-
 
Un singulto scosse il corpo di George che, piano, roteò per poggiare la schiena alla porta, per poi scivolare giù
 
-Non lo sono mai stato…-
 
-Non è vero! Io ti conosco meglio di chiunque altro…so chi sei George Weasley! Ed è inutile che continui a nasconderti dietro ai sorrisi, è inutile che ti sforzi di fare la parte del burlone, sempre, in ogni momento! Ti prego, ascoltami…-
 
Come se avesse intuito dove fosse andato a finire, Matilda s’accucciò a terra e spianò i palmi sul legno, a cui prese a parlare con delicatezza
 
-Georgie…non devi smettere di lottare contro le cose brutte, questo è ovvio…ma guarda che il dolore serve, amore mio, serve proprio come serve la felicità. Devi rischiare, perché allontanare chi ami non ti servirà a nulla; prima o poi moriremo tutti-
 
-Non dirlo…- George sfregò il viso con violenza; era un pensiero inaccettabile quello di perdere qualcun altro di amato, a cui non riusciva a far fronte.
Aveva accolto la proposta di Matilda con entusiasmo; la sua Matilda non s’era smentita e ad un solo mese dal suo ritorno, mentre George cucinava, gli aveva chiesto con fermezza priva di qualsiasi tipo di romanticismo (ma carica di passione) se avesse voluto sposarla. Lì per lì era rimasto vagamente spiazzato, ritrovatosi a fissare quegli occhioni grigi sgranati, che lo ricercavano impazienti; quell’improvvisata aveva mandato all’aria tutti i suoi piani, che prevedevano una proposta di matrimonio vera e propria, con tanto d’anello che non aveva nemmeno fatto in tempo a comprare. Ma George non aveva esitato, a dirle di si: entrambi convennero sul fatto che non avrebbero voluto nessun altro al proprio fianco e che era giunto il momento di festeggiare la loro relazione, rinata dalle ceneri dopo anni burrascosi; anni che, comunque, avevano trascorso con il pensiero dell’altro sempre ben presente, nella mente e nel cuore. Si erano gettati in quell’avventura con entusiasmo, parlando e riparlando di chi avrebbero voluto invitare, come avrebbero voluto festeggiare, dove sarebbero voluti andare in luna di miele. Matilda a suo solito aveva proposto una meta assurda, decisa a trascinarlo nel Borneo per coniugare svago e studio magizoologico, ma George l’aveva frenata, specificando che l’unica cosa che avrebbero dovuto fare sarebbe stata divertirsi, rilassarsi e, ovviamente, fare l ‘amore senza sosta. Per questo avevano deciso di affidare i preparativi della cerimonia a Daphne, che smaniava per assisterli: Matilda e George avrebbero solo dovuto occuparsi del loro viaggio, celebrativo d’amore e di vita. A quel punto, però, la mente di George cominciò ad offuscarsi, bombardata da pensieri più che negativi: e se qualcosa fosse andato storto? E se Matilda si fosse ammalata di un brutto male incurabile? E se fosse morta?
Morta.
Quella parola non riusciva ad assimilarla; per il tempo in cui lei si era trovata lontana, nonostante George l’avesse sempre costantemente pensata e non avesse smesso di essere in pena per lei, aveva comunque rinunciato all’idea di averla accanto. Ma quando le cose erano cambiate con il ritorno della strega, si era convinto che avrebbe passato il resto della sua vita a tentare di essere felice con Matilda, sempre. Avrebbe condiviso con lei qualsiasi momento buio e sempre con lei avrebbe gioito delle vittorie di entrambi; proprio per questo l’idea di un distacco definitivo era insopportabile da mandare giù. Non dopo la morte di Fred, che ancora, talvolta, faceva fatica a digerire.
L’ovvia conseguenza di quei pensieri fagocitanti e malsani, fu la crescita costante dello stato ansioso, sfogatosi infine in quel giorno, che stava rimettendo in gioco ogni sua decisione più che certa. Forse George non doveva sposarla, forse avrebbe solo dovuto allontanarla e cercare di vivere la propria vita al meglio, anche se senza di lei. Perché, se davvero avesse dovuto perdere anche Matilda, probabilmente questa volta non sarebbe sopravvissuto al dolore.
Dall’altro capo Matilda teneva l’orecchio poggiato alla porta, come ad auscultare il battito del legno, che le restituiva ogni singolo pensiero incastrato nella testa del suo futuro marito. Tirò il fiato all’ennesimo singhiozzo di George, così con vocina roca parlò nuovamente
 
-George, tu mi ami?-
 
Orripilato all’idea che la sua compagna potesse aver frainteso i suoi sentimenti, George smise di piangere e si affrettò a rispondere
 
-Certo che ti amo, ogni giorno di più se possibile, sciocca…-
 
Nel parlare, George si rigirò, trovandosi ora in ginocchio davanti alla porta, fregandosene dell’abito che si stava sgualcendo, sebbene la giacca fosse in salvo appesa nell’armadio
 
-Allora se è così ti prego, non lasciarmi! Possiamo decidere di non sposarci, nessuno ci obbliga a farlo, se non te la senti! Ma non puoi farti sconfiggere dai brutti pensieri: io non ti lascerò mai, te lo prometto…purtroppo non posso assicurarti quanto tempo ancora passeremo insieme, ma credo saremo costretti ad accettare il fatto che, la vita, ci riserba sempre delle sorprese, belle o brutte che siano. George…posso aprire un pezzettino la porta?-
 
George si asciugò le lacrime con un polso e si tirò appena indietro, per lasciare che quella porta si schiudesse appena: un cigolio, poi la mano destra di Matilda sbucò dallo spiraglio e George sapeva che ricercava la sua. La accolse stringendola fra le proprie, baciandola e sfregando il naso affilato sul dorso; era incredibile quanto calmante fosse l’effetto della sua vicinanza. Quel contatto lo tranquillizzò all’istante, così che alla fine si ridusse a tenerla stretta con la sinistra, in attesa che lei andasse avanti.
Dall’altro capo, Matilda stava per scoppiare: avrebbe voluto spalancare la porta e gettarsi su di lui, ma un ultimo barlume di speranza era acceso in lei; auspicava che George tornasse indietro sui suoi passi
 
-Georgie…sarebbe sicuramente più semplice abbandonare tutto e ritirarsi in una vita da eremita, ma quanto sarebbe giusto? Vivere soli e senza amore…io non lo potrei mai permettere, ecco. Ce lo meritiamo, l’amore, ne abbiamo passate troppe per rinunciarci, sebbene io sappia benissimo che questo sentimento s’accompagna sempre al dolore, prima o poi. Però non vuoi goderti il momento? Io voglio essere felice, voglio esserlo con te, per quanto più tempo possibile. Tu lo vuoi?-
 
George deglutì, mentre con distrazione faceva la conta delle sue dita piccole e pallide. Ancora una volta aveva ragione lei. Ebbene si, sarebbe stato più semplice allontanare quante più persone possibili per non rischiare di soffrire, ma sarebbe davvero stato in grado di rinunciare all’amore? Che fosse per Matilda, o per i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi amici. Finalmente George accennò a sorridere: no, non era quello che voleva davvero. Avrebbe vissuto dignitosamente, circondato da quanto più affetto possibile e sarebbe partito proprio da lei.
A Matilda, George, non avrebbe potuto rinunciare mai
 
-Lo voglio Lemonsoda, ma tu promettimi di tirarmi sempre su, come hai fatto ora-
 
La risata di Matilda arrivò cristallina
 
-Bene. Allora, razza di cretino che non sei altro- la mano scivolò velocemente via dalla sua, per ritirarsi oltre alla porta –ora ti metti in piedi, ti fai sistemare quella camicia che so già che sarà tutta sgualcita e scendi di sotto; lo sai che detesto i contrattempi quasi quanto aspettare! E vedi di essere particolarmente bello, che non voglio delle foto dove sarebbe impossibile distinguerti da uno dei rospi del coro di Vitious! Vai un po’ a spiegare alle persone che all’inizio eri un essere umano; già ti manca un orecchio, cerchiamo di non peggiorare la situazione!-
 
George scoppiò a ridere mentre si tirava su a fatica, contemporaneamente a Matilda dall’altro capo che, sentendolo ridere, si rilassò e sorrise
 
-Allora ci vediamo fra poco. Niente più scherzi, Weasley-
 
-Promesso, al massimo potrei, chessò…trasformare il tuo vestito in quello di un dromedario(1)-
 
-Tu provaci, ma poi dovrai vedertela con l’ira di Daphne, credo tenga più lei a queste formalità che noi due-
 
George alzò le mani –per carità, non vorrei mai mettermi contro di lei-
 
*
 
Il grande giardino che circondava il casale, era particolarmente rumoroso: gli ospiti parlottavano tra loro, mentre George, affiancato da Ron e Lee, attendeva sotto l’arco nuziale tempestato di viole. Il sole si apprestava al tramonto e una luce rara e meravigliosa rendeva l’atmosfera particolarmente piacevole. Kingsley, in attesa di officiare il matrimonio, sistemava nervosamente il colletto della camicia; Andromeda teneva Teddy per mano in attesa della sposa e, di tanto in tanto, lanciava un’occhiata all’ultima fila, dove erano apparsi sua sorella ed il marito che, seppur sempre rigido, non riusciva a mascherare un briciolo di commozione, così come Narcissa che, Andromeda lo sospettava, avrebbe voluto essere molto più vicina a Matilda di quanto non lo fosse in realtà. Tra il marasma di Weasley e relativi accompagnatori, mogli e figli, c’era Hagrid, che non faceva altro che soffiarsi rumorosamente il naso, accompagnato da Madame Maxime; l’intero corpo insegnante di Hogwarts si era presentato, così come le amicizie che Matilda aveva coltivato nel corso del suo viaggio: Santiago e Metrodora si sporgevano nella speranza di vedere la sposa; due uomini dalla testa rasata e vestiti d’un caldo arancio, osservavano gli ospiti con aria placida; una donna dai lunghissimi capelli ricchi, scuri come la sua pelle d’ebano, attendeva con aria emozionata al fianco (casuale) di Charlie, che non si risparmiava di studiarla con il sorriso sulle labbra; fra gli altri c’era un ragazzone altissimo e dai capelli molto chiari, la barba lunga e l’espressione ostica.
Insomma, tutti attendevano con impazienza che la sposa si facesse vedere.
Ma su tutti c’era lui, George, che sentiva il cuore battere in gola con ritmo serrato ed incalzante.
E quel battito, per quanto non lo ritenesse possibile, aumentò d’intensità con la musica che accompagnò il fruscio dell’abito da sposa ed i passi di lei, che apparve come d’incanto sul vialetto che conduceva all’arco e che divideva le file delle sedie degli invitati.
Si sentiva improvvisamente un idiota. Lui, che aveva titubato, e che ora si sentiva più leggero che mai; perché qualsiasi dubbio era stato spazzato via con l’arrivo di quella magnifica tempesta, racchiusa in ricci chiari, il sorriso di ciliegia ed un bouquet di violette stretto fra le mani.
Da lontano Matilda liberò una risata imbarazzata e lui ricambiò, non riuscendo proprio a smettere di ispezionarla: era bellissima, lo era per George
 
-Allora Lemonsoda, vedi di sbrigarti!- gridò lui sovrastando la musica –vuoi diventare mia moglie o no?-
 
E Matilda rise ancora, prima di rispondere con tono acuto –Io ho atteso tutta una vita! Qualche minuto non farà la differenza!-
 
Singulti commossi partirono dai presenti, mentre Matilda trasformava i passetti incerti sui tacchi, in una camminata veloce, impaziente, fino a raggiungere Draco che l’attendeva al lato destro  dell’altare e che tirò su col naso, mantenendosi comunque rigido.
George era lì per lei e Matilda l’aveva raggiunto; non avevano occhi che per l’altro, bisognosi di svolgere quella pratica il prima possibile
 
-Ci siamo- disse George rilasciando un forte respiro e afferrandole le mani, liberate dal bouquet che Matilda aveva lasciato sull’altarino
 
-Ci siamo- confermò lei con un cenno del capo, giocando con le sue mani.
 
Per la prima volta dal due Maggio del 1998, George si sentiva davvero felice. Non che non sentisse il peso dell’assenza di Fred al suo fianco, mentre scambiava delle bislacche promesse con la sua imperfetta metà, come poteva essere diversamente da così?
Eppure mentre guardava gli occhi grigi e commossi di quella donna, percepì di rivivere tutta la loro storia:
La prima volta che la vide, quando non era che una bambina desiderosa di trovare l’aula giusta.
Quel primo giorno del suo sesto anno ad Hogwarts, quando l’aveva travolta con uno dei suoi scherzi.
Il ballo del ceppo, gli incontri dell’ES, le volpi di carta ed i cunicoli bui dei passaggi segreti.
Le liti che mascheravano una gelosia ancora incompresa.
Quel loro primo bacio, sotto la neve.
La fuga di lei dalla casa di quella vecchia prozia.
La prima volta che avevano fatto l’amore.
La dissidenza ad Hogwarts, che avevano condotto mano nella mano.
La battaglia e la gioia di saperla viva.
Infine il suo ritorno da quel viaggio durato troppo a lungo, ma necessario per entrambi
 
-Allora Georgie?- lo destò Matilda, che tratteneva l’anello fra le dita, pronta a cingere il suo anulare. George sciolse l’ennesimo sorriso mentre stendeva la mano per aiutare Matilda, dopodiché prese l’anello per lei, dalla manina di Teddy
 
-Guarda che non puoi tornare indietro da questo- la canzonò. Matilda allungò la sinistra accennando un sorriso
 
-Lo so bene, quindi sbrigati prima che cambi idea-
 
Mentre George infilava l’anello sull’anulare di Matilda, una serie di singhiozzi echeggiarono nel giardino.
Per fortuna, pensò George mentre Kingsley li dichiarava marito e moglie, quelli non erano che pianti di gioia.
 
*
 
Gli invitati circondavano i novelli sposi trattenendoli con abbracci, baci e raccomandazioni. Persino la zia Muriel si era ritrovata a complimentarsi con Matilda, seppure aveva avuto da ridere sull’abito fin troppo semplice. “Fleur era più bella”, commentò, meritandosi un ammonimento da parte di Molly, ma niente avrebbe potuto scalfire la felicità di Matilda, la quale s’allontanò da loro, per avvicinarsi ai genitori che la osservavano in disparte. Lucius trattenne il fiato nell’osservare la sua bambina, ormai donna, chiusa in un abito da sposa, avvicinarsi a lui con un accenno di sorriso
 
-Bambina…- mormorò lasciando la mano di Narcissa al suo fianco, che osservava commossa la scena
 
-Papà- rispose lei, ora davanti a lui. Lucius avrebbe voluto dire moltissime cose: avrebbe voluto congratularsi con lei, chiederle perdono per non aver salvaguardato la loro famiglia; avrebbe voluto abbracciarla forte e scusarsi per non essere riuscito ad accompagnarla all’altare. Ma per Lucius Malfoy era troppo, non sarebbe mai stato in grado di andare contro le sue convinzioni fino a quel punto.
Si sorprese, il mago, nel ritrovarsi fra le braccia quel corpicino minuscolo che s’era stretto forte alla sua vita
 
-Grazie di essere venuti, era molto importante per me-
 
Tremando appena, accompagnato dai singulti di Narcissa che aveva abbandonato tutta la sua naturale compostezza, Lucius carezzò la testa di sua figlia. Non dissero nulla, non sarebbe stato giusto in quel momento; quello era il giorno di Matilda, della sua bambina che, finalmente, vedeva serena e felice. Il destino (o forse i loro opposti ideali) li avevano divisi e a Lucius non restava che accettare il fatto che sua figlia aveva preso la sua strada, come al tempo fece sua cognata Andromeda. Quando si staccò da quell’abbraccio, gli occhi di entrambi erano rossi, velati di pianto. Per un momento l’inconciliabile distanza s’era assottigliata, ma in pochissimo tempo, Lucius tornò a sentirsi fuori posto. Narcissa allungò una mano per carezzare la guancia di sua figlia
 
-Sei radiosa- sussurrò fissandola
 
-Sono felice- rispose Matilda con un filo di voce
 
“Dov’è la sposa?! Sta per perdersi il suo primo ballo con lo sposo!” la voce infuriata ed amplificata di Daphne risuonò in tutto il giardino. Così Lucius si scambiò uno sguardo con la moglie: per loro era tempo di andare e lasciare Matilda alla sua vita.
Seguirono con lo sguardo la sua figura allontanarsi e raggiungere il centro del giardino, dove George Weasley l’attendeva impaziente. Ancora una volta Narcissa strinse la mano del marito e con lui si smaterializzò; entrambi con un nodo allo stomaco che ci mise un po’ di tempo, prima di sciogliersi definitivamente.
 
Accompagnati da una vivace canzone pop-rock babbana, George e Matilda aprirono le danze di quella notte speciale, ma solo dopo il lancio del bouquet che, per poco, non venne afferrato dalla piccola Victoire, sfuggita alla presa di Bill. Harry arrossì vistosamente quando Ginny si ritrovò il bouquet di violette in mano (che non aveva nemmeno tentato di prendere), con grande invidia da parte di Hermione e le altre pretendenti.
Matilda osservò la scena ridendo sotto i baffi, per poi allungare la mano al marito
 
-Allora signor Weasley, mi concedi questo ballo?-
 
-Ho saputo mai dirti di no, Lemonsoda?-
 
Matilda s’aggrappò al collo di George costringendolo a chinarsi verso di lei –Per una volta hai ragione tu- rispose con sfida, prima di stampargli un bacio sulla bocca, che lui ricambiò con passione.
Era stato proprio uno stupido, a pensare di poter rinunciare a quella bocca, con cui amava avvelenarsi; a quei capelli che adorava scombinare. A quegli occhi di ghiaccio e tempesta, che lo stordivano come fossero una droga potente.
Ma aveva rimediato. Da quel momento, la loro storia, sarebbe stata una placida e dolce discesa, che avrebbero percorso fianco a fianco.
Di questo, George, sentiva di esserne più che certo.

 
 

(1) Riprende una battuta che si trova in "Di Ghiaccio e Tempesta", quando scherzosamente Ginny, Hermione e Matilda si ritrovano a parlare di un futuro ipotetico matrimonio con George.

Il titolo di questa os è preso da un bellissimo brano dell’artista jazz Clifford Brown, chiamato appunto “George’s dilemma”. Inizialmente avrebbe dovuto avere un altro nome, ovvero “La verità”, dato che l’intero dialogo tra Matilda e George mi è stato ispirato da “La verità” di Brunori Sas. Rimanendo in ambito musicale, ho sempre accompagnato l’arrivo di Matilda all’altare ( o quel che è) all’ascolto di “Stranizza d’amuri” di Franco Battiato. Insomma, se vi va ascoltatevi questi brani.
 
Cari tutti. Sono arrivata con tanta fatica a partorire questa os che per me ha un’importanza unica; dovete sapere che per molto tempo, durante la stesura degli ultimi capitoli di “Di Ghiaccio e Tempesta”, ho seriamente messo in dubbio la felicità di questa coppia (ne sa qualcosa Adho, che si è sorbita le mie paturnie per tantissimo tempo e penso sia arrivata a non sopportarmi più). Voi che mi seguite lo sapete quanto io sia attaccata al canon e sono consapevole che questa coppia, suggellata ora da un matrimonio, sia una grande e forte virata a riguardo. Ma io non ce l’ho fatta, perché ho creduto che Matilda, che io ho cresciuto con amore, meritasse il suo lieto fine con George.
Prima dell’epilogo stavo mandando tutto all’aria: avevo deciso che Matilda e George si sarebbero lasciati per sempre e che George avrebbe poi sposato Angelina; insomma chi ha amato questa mia coppia ha rischiato grosso per un momento. Eppure è andata diversamente ed io non posso che essere più felice di così, ora come ora.
Ora, è vero che la signora Rowling deve essere venerata e rispettata, ma le sue cantonate belle grosse le ha prese anche lei: una di queste cantonate, a mio dire, è stata proprio far sposare George ed Angelina; (questo pensiero, ve lo assicuro, nasce ben prima di Ghiaccio e sicuramente è stato anche questo a stimolare la nascita di Matilda Malfoy) mi è parso uno scivolone, far convolare a nozze questi due: lo è stato tanto per George quanto per Angelina; sebbene ogni personaggio che non fosse il protagonista, giustamente, sia stato trattato come marginale, la Rowling ha spesso commesso l’errore di rendere Fred e George come una sola persona e questo è stato sottolineato dalla scelta di far avvicinare Angelina a George, dopo la morte di Fred. Se è vero che non vi è alcuna certezza che fra Fred ed Angelina ci fosse stato, in passato, un legame d’amore vero è proprio, è altrettanto vero che l’unica strega che sappiamo avvicinarsi a Fred (parlo dell’episodio del ballo del ceppo) è stata proprio Angelina. La Rowling avrebbe potuto giocare proprio sul fatto di non aver fornito molte informazioni sui due gemelli e avrebbe potuto scegliere, per George, un altro qualsiasi personaggio che non fosse stato precedentemente nominato dal gemello; invece ha deciso che Angelina dovesse essere la prescelta. Questo dal mio personalissimo ed opinabile punto di vista ha contribuito a non dare spessore a George, “il gemello sopravvissuto” (perché purtroppo a questo è stato ridotto, complice purtroppo il fandom che predilige Fred, forse perché essere morto fa più figo, altrimenti non ho altra spiegazione dato che la Rowling stessa non si è mai sforzata di rendere i due differenti l’uno dall’altro). Inoltre so benissimo che per quanto ne sappiamo (ovvero pochissimo), Angelina e George si sarebbero potuti sinceramente innamorare, ma penso che vista proprio la scarsissima –o meglio nulla- quantità di informazioni che abbiamo su di loro, questo legame possa essere fortemente fraintendibile e per me è stato inevitabile pormi delle domande in merito.
Insomma, so che questa mia visione non è condivisa da molti, che difendono questa coppia. Ognuno ha il diritto di vederla come vuole ovviamente, ma io ci tenevo a dirvi la mia a tal proposito, che in parte motiva la mia volontà di staccarmi dal canon scegliendo, per George, una compagna non più degna –perché io Angelina l’ho sempre adorata e proprio per questo mi fa ancora più rabbia questa scelta- ma semplicemente diversa. Insomma, qualsiasi persona che non fosse stata lei sarebbe andata bene. Poi ok, è arrivata Matilda e per me ora non esiste George senza di lei e viceversa, ma questa è un’altra questione e fa solo parte del mio headcanon :)
Spero di non avervi annoiati con questa lunga digressione, ma il bello di questo sito è anche lo scambio d’opinione!
Inoltre a proposito di Lucius e Narcissa: so di aver dato loro poco spazio, ma la mia volontà è stata quella di concentrarmi su Matilda e George; se avessi ora aggiunto troppa carne al fuoco non sarebbe uscito fuori nulla di buono. Per questo ho scelto una soluzione più soft, decidendo di affrontare in un’altra os il loro rapporto. Spero di trovarvi d’accordo.
Ovviamente, sono più che felice di aver pubblicato questo capitolo che avevo nel cuore da tanto, tanto tempo. Fatemi sapere la vostra (e si, mi aspetto la sassaiola dopo l’esposizione delle mie perplessità).
 
Bri

 
 
   
 
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